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Sommario del 23/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa si prepara a celebrare il Natale: il Papa presiederà domani nella Basilica di San Pietro la Messa di Mezzanotte
  • Nomine
  • Il discorso del Papa alla Curia: commento del vaticanista Sandro Magister
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Twal: il Natale porti un'era di pace e giustizia in Terra Santa
  • Accorato appello per la liberazione delle due religiose italiane rapite in Kenya
  • Al via a Mosca la riunione dei Paesi esportatori del gas
  • Dibattito a Roma sull'America di Obama: l'intervento del cardinale Laghi
  • Inaugurata a Roma la Mostra “Michelangelo giovane, il crocifisso ritrovato”
  • Tradizionale scambio di auguri natalizi alla Radio Vaticana
  • Chiesa e Società

  • Peggiora la situazione in Darfur
  • Orissa: rafforzate le misure di sicurezza in vista del Natale
  • Iraq: il Natale a Kirkuk più forte delle persecuzioni
  • Natale di integrazione per i rifugiati iracheni in Siria
  • Pakistan: iniziative del governo per il Natale
  • Filippine: le diverse comunità religiose unite per un Natale di pace a Mindanao
  • Cerimonie conclusive nel 30.mo anniversario della mediazione pontificia tra Cile e Argentina
  • In Siberia consegnata alla Chiesa ortodossa una reliquia di San Nicola
  • Campagna pubblicitaria dei vescovi olandesi per far conoscere il valore del Natale
  • Messaggi di leader e autorità religiose ai giovani di Taizé
  • Gli aiuti della Cei ai Paesi in via di sviluppo dal 1990
  • 24 Ore nel Mondo

  • Colpo di Stato militare in Guinea Conakry
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa si prepara a celebrare il Natale: il Papa presiederà domani nella Basilica di San Pietro la Messa di Mezzanotte

    ◊   La Chiesa si prepara a festeggiare il Natale. Domani Benedetto XVI celebrerà, alle ore 24 nella Basilica Vaticana, la Messa di Mezzanotte e come di consueto il 25 dicembre pronuncerà il suo Messaggio natalizio e impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi” dalla Loggia centrale di San Pietro. In questa antivigilia di Natale, un invito a riflettere sui nostri stili di vita in tempi di crisi economica, è giunto ieri da mons. Giuseppe Betori, neoarcivescovo di Firenze. “Se prendessimo sul serio la crisi che è nata da un’idolatria del denaro – ha osservato il presule - credo che torneremo tutti ad una maggiore essenzialità”, senza demonizzare il consumo che fa girare l’economia – ha aggiunto - perché “c’è consumo voluttuario e consumo di condivisione”. Una sfida da raccogliere. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Natale di crisi economica nei Paesi occidentali, sebbene il mercato del lusso, dei beni voluttuari e dei viaggi, specie esotici, continui a crescere, mentre si allarga la forbice tra ricchi e poveri e cresce il numero degli emarginati, anche nel Nord più opulento. In mezzo è la classe media, per lo più disorientata e spaventata all’idea di dover contrarre i propri consumi, mentre i governi e i media lanciano messaggi contraddittori su cure e rimedi. Al nostro microfono abbiamo don Albino Bizzotto, fondatore e presidente dell’Associazione “Beati i costruttori di pace”. Allora, don Albino: dalla sofferenza economica possiamo in questo nostro mondo così sovente dimentico di valori, trarre qualche beneficio?

     
    R. – Penso che, come tutte le crisi, c’è un aspetto che è negativo e che fa paura: molte persone hanno paura anche di questi messaggi sempre sulla crisi. Ma penso anche che la crisi darà la possibilità di attingere ancora più in profondità alla nostra umanità. Io credo che, per la prima volta, ci sentiamo molto più vicini al resto del mondo e per la prima volta stiamo comprendendo che sta affondando il sistema del benessere dei consumi. Però, questo significa anche fare i conti con la realtà di tutti quelli che abbiamo intorno e anche metterci davanti agli altri in modo diverso. Credo che tutto quello che sta avvenendo, avvenga per la necessità di ricomprendere la nostra umanità insieme a tutti gli altri e metterci affianco di tutti gli altri, così come siamo. E allora, probabilmente, più che i valori, saranno le nostre persone, sarà proprio la nostra umanità a fare i conti con quello che sta avvenendo.

     
    D. – Don Albino, in questo Natale, che cosa dire ai fedeli?

     
    R. – La cosa più bella è il modo con cui Dio Padre si rende presente con Gesù dentro alla storia … come dire?, Gesù nella sua esperienza va nella parte più lontana da Dio, cioè fa l’esperienza di una umanità che è quella più lontana possibile perché nessuno rimanesse fuori dall’abbraccio e dalla tenerezza di Dio. Questa, per me, è la grande sorpresa della vita, ancora oggi; la grande novità che noi possiamo avere, e trovarci all’interno delle storie anche più brutte ma dove l’incontro, la condivisione e la possibilità che è data a ciascuno di noi proprio per questa realtà di Dio presente che ci chiama all’interno delle realtà, ma anche si rivela attraverso la nostra umanità, io credo ch questo sia una cosa bellissima e che abbia una grande attrazione anche oggi. E sto facendo un’esperienza ogni giorno: si sono moltiplicati i poveri, si sono moltiplicati i bisogni delle persone ma le novità che nascono dall’incontro sono straordinarie, sono bellissime.

     
    D. – Dunque, in questo Natale di crisi economica non dobbiamo certo lasciarci prendere da sentimenti di tristezza?

     
    R. – Il desiderio di ciascuno è di essere voluto bene, anche di voler bene. Io dicevo, proprio all’inizio dell’Avvento: “Per cortesia proviamo a fare più incontri e meno regali” …

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    Nomine

    ◊   In Romania, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Oradea Mare, Gran Varadino, Nagyvárad dei Latini presentata da mons. József Tempfli per sopraggiunti limiti d’età. Il Pontefice ha nominato suo successore il reverendo László Böcskei, finora vicario generale di Tomişoara.

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    Il discorso del Papa alla Curia: commento del vaticanista Sandro Magister

    ◊   La Chiesa “non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza”, deve “proteggere anche l’uomo contro la distruzione di se stesso”: è uno dei passaggi forti del discorso di ieri di Benedetto XVI alla Curia Romana, in occasione degli auguri natalizi. Un intervento articolato in cui il Papa ha sviluppato un’approfondita riflessione sulla presenza dello Spirito Santo nella vita della Chiesa. Per un commento su questo discorso, che ha destato ampia eco, Fabio Colagrande ha intervistato il vaticanista del settimanale “L’Espresso”, Sandro Magister:

    R. – Il Papa si è riferito a due fatti dell’anno passato: la Giornata mondiale della Gioventù, a Sydney, e il Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio, e li ha unificati in una trattazione sullo Spirito Santo. Un po’ inattesa, forse, ma molto, molto pertinente, da come egli ha cercato di far capire. Lo Spirito Santo anzitutto come Spirito creatore: infatti, c’è stata nel discorso di Benedetto XVI questa visione grandiosa, molto positiva della Creazione nel suo insieme, dell’uomo e del cosmo, con la formulazione di una sorta di ecologia dell’uomo che è un po’ uno dei passaggi centrali di questo discorso.

     
    D. – Questo discorso prenatalizio di Benedetto XVI è davvero intriso di gioia e speranza. E’ d’accordo con questa analisi?

     
    R. – Sì. Senza dubbio. Anche se questa gioia è una cifra costante di questo Pontificato: la sua predicazione non è mai una predicazione a tinte fosche, anzi: è una predicazione molto luminosa, che si prefigge esattamente proprio di portare luce dove c’è tenebra e da questo punto di vista, questo discorso è un discorso molto esemplare dell’orientamento complessivo di questo Pontificato.

     
    D. – Ecco, veniamo al Sinodo sulla Parola di Dio. Un evento che Papa Benedetto XVI ha vissuto con molta intensità …

     
    R. – Benedetto XVI ha partecipato non soltanto come spettatore e ascoltatore, ma anche come protagonista. Ha fatto un intervento, circa a metà dei lavori, molto breve ma estremamente chiaro nella sua formulazione. Un intervento che – tra l’altro – echeggiava proprio quello che è stato lo spirito con cui lui ha scritto e sta scrivendo nella seconda parte, quel libro straordinario che è “Gesù di Nazaret”, cioè della lettura della Parola di Dio come parola umana e, nello stesso tempo, la sua comprensione come espressione di un disegno che Dio compie nell’umanità stessa.

     
    D. – Uno dei temi centrali di questo discorso alla Curia è stata la Gmg dello scorso luglio in Australia. Qual è stata la lettura del Papa di questo avvenimento?

     
    R. – Ha dato una lettura, un’interpretazione di queste giornate indirettamente o implicitamente polemica nei confronti di quella sottovalutazione, di quella squalifica quasi snobistica che tanti ceti intellettuali cattolici – il Papa l’ha detto quasi esplicitamente – hanno fatto, criticando queste forme di aggregazione giovanile. Il Papa ha sottolineato degli aspetti che, in realtà, sono quelli che hanno sostanziato questa Giornata mondiale della gioventù: la grande Via Crucis di Sydney, ha detto, è stata veramente il momento emblematico di quelle giornate. Io non esiterei a dire che effettivamente quella è stata una grande e moderna sacra rappresentazione. Ma in più, il Papa ha aggiunto che oltre alla Via Crucis c’è stata la grande liturgia e lì, nella grande liturgia la Parola diventa fatto: quello che noi non siamo capaci di fare, lo fa Dio.

     
    D. – Benedetto XVI si è anche soffermato sull’Enciclica “Humanae vitae” di Paolo VI. Cosa l’ha colpita di questo passaggio?

     
    R. – Confesso che questo riferimento all’Enciclica “Humanae vitae” è arrivato in modo fulminante e abbastanza sorprendente, al termine di questo sviluppo che il Papa ha fatto nel primo punto della sua sostanziale catechesi sullo Spirito Santo, quella riferita appunto allo Spirito Santo come Spirito creatore. Ed è interessante ‘come’ il Papa ci è arrivato a questa rivalutazione positiva dell’intenzione profonda della “Humanae vitae”. Ci è arrivato praticamente in nome di una ecologia dell’uomo che difenda non soltanto le foreste tropicali, gli animali, le piante, le acque da qualsiasi offesa, ma che difenda l’uomo stesso dal pericolo di autodistruggersi, e dice che l’uomo, appunto, deve avere la capacità di riconoscere nella Creazione quell’ordine che non può essere sconvolto, e quell’ordine comprende l’uomo e la donna, comprende il maschio e la femmina. La teoria del ‘gender’, aggiunge il Papa, la moderna teoria del ‘gender’ secondo cui la sessualità è una creazione personale e culturale, è qualcosa che – dice il Papa – distrugge proprio l’essenza dell’uomo e da questa distruzione dobbiamo proteggere l’uomo e l’“Humanae vitae” – e qui interviene il Papa – è esattamente un richiamo a questa importanza di difesa che l’uomo esige.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Alain Besançon su Chiesa e sessualità nella storia in un libro di Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia recensito, in cultura, da Timothy Verdon.

    In Somalia è in atto un genocidio ignorato dal mondo: in evidenza, nell'informazione internazionale, la denuncia dell'Onu; intanto l'Unione africana prolunga la propria missione nel Paese. 

    Il cardinal Mercati e gli studiosi perseguitati per motivi razziali: un saggio di Paolo Vian su una pagina di storia da non dimenticare.

    La storia non è il racconto di un idiota: Paolo Fornari sulla collaborazione tra Dio e uomo nel pensiero di Eric Herman Voegelin.

    Nell'informazione religiosa,  Frans Daneels illustra la nuova "Lex propria" del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, firmata da Benedetto XVI il 21 giugno scorso.

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Twal: il Natale porti un'era di pace e giustizia in Terra Santa

    ◊   Il nuovo patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fuad Twal, nel primo messaggio natalizio dalla sua nomina, ha sottolineato oggi con gioia, in conferenza stampa a Gerusalemme, il desiderio di Benedetto XVI di recarsi in Terra Santa il prossimo anno. Quindi ha denunciato la situazione della minoranza cristiana ma esprimendo la propria speranza per un futuro di pace. Da Gerusalemme, il servizio di Sara Fornari:

    Un messaggio – quello del patriarca latino di Gerusalemme – centrato sulla speranza che questo Natale sia la nascita di un’era nuova, di stabilità e sicurezza e di quella pace tanto sospirata da tutti i popoli, che si fonda sulla giustizia e sulla verità. “Questo Natale ci ritrova più portati alla speranza - ha detto mons. Twal - il quale, pur riconoscendo che “c’è stato un vero salto di qualità, basato su una sincera volontà di progredire nella realizzazione del dialogo e dell’accettazione dell’altro”, ha però denunciato instabilità, mancanza di prospettive chiare per l’avvenire, aggressioni contro i cittadini e violazioni contro proprietà e beni. Il pastore della Chiesa latina di Gerusalemme ha espresso anche una apprensione condivisa da tutti i Patriarchi d’Oriente per il futuro e le condizioni delle comunità cristiane, per i villaggi e città della Terra Santa che soffrono disagi e tribolazioni a causa delle difficoltà di comunicazione.

     
    “Così anche noi stiamo aspettando – questo il cuore del messaggio del Patriarca Twal – la manifestazione della grazia del Signore che metterà fine all’occupazione e all’ingiustizia. Aspettiamo l’alba di una nuova era nella quale il perdono vincerà sulla vendetta, l’amore sull'odio; un’era nella quale sorgerà il sole di pace e giustizia”.

     
    Il direttore della Sala Stampa padre Federico Lombardi aveva già confermato in novembre che "sono in corso contatti diplomatici per studiare la possibilità di un viaggio del Papa in Terra Santa nel corso dell'anno prossimo". Sui significati che potrebbe avere questo viaggio, ascoltiamo lo stesso patriarca Fuad Twal al microfono di Luca Collodi:

    R. – Per noi significa molto, perché così si viene a conoscere bene la nostra situazione e le condizioni non facili che viviamo. Speriamo che possa essere una ragione per una maggiore collaborazione per la pace in modo che tutti ne approfittiamo: noi cristiani di tutti i riti e i due popoli, israeliano e arabo.

     
    D. – Perché la pace è ancora un sogno nel Natale 2008, per la Terra Santa?

     
    R. – Non è un sogno! Ci sono tanti gesti e tanti segni, anche incontri internazionali che vanno verso questa pace. Siamo contenti di vedere che oramai c’è una coscienza mondiale e internazionale sulla necessità e sul bisogno di realizzare questa pace qui, in Terra Santa. Sappiamo che la chiave della pace in Medio Oriente sta a Gerusalemme – sia della pace, sia della guerra. Cominciamo da qui. E noi seguiamo con la nostra preghiera e con la nostra gratitudine tutti i passi positivi che conducono a questa pace. Siamo ottimisti.

     
    D. – Un pellegrinaggio del Papa in Terra Santa può avvicinare il dialogo tra arabi e israeliani?

     
    R. – Certamente, perché il Papa è per tutti, lui vuole bene a tutti. Sappiamo che non c’è la pace per un popolo senza la pace per l’altro e non ci sarà mai la sicurezza per uno se non c’è sicurezza per l’altro. Poi c’è Gesù, c’è il Bambino, c’è Natale che ci annuncia questa pace: non dobbiamo dimenticare la dimensione spirituale di Natale che arriva con tanti pellegrini, tanti amici, tanti pregano per noi … Non siamo soli, in questa missione!

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    Accorato appello per la liberazione delle due religiose italiane rapite in Kenya

    ◊   Un accorato appello per la liberazione delle due suore italiane rapite in Kenya lo scorso 9 novembre è stato lanciato oggi dai familiari e dal Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld, cui appartengono. “Nel nome di Dio misericordioso – si legge nell’appello – vi supplichiamo con umiltà e fiducia, lasciate che queste due sorelle tornino in libertà a curare i vostri malati, ad accogliere i vostri bambini che soffrono, gli anziani che hanno bisogno di medicine”. Rinuccia Giraudo e Maria Teresa Olivero, questi i nomi delle due religiose, si trovavano da oltre 35 anni in missione al servizio dei più poveri nella zona di El-wak, teatro di tensioni tra diverse etnie. Il sequestro non è stato finora rivendicato. Ma ascoltiamo, al microfono di Paolo Ondarza, il responsabile della comunità missionaria Padre de Foucauld a Cuneo, don Pino Isoardi:

    R. - Dopo tutto questo tempo, anche se c’è stata un’alternanza di sentimenti e la paura non è sparita del tutto, continuiamo con la fiducia e con la speranza. Viviamo le attività diverse con regolarità, ma direi che tutto è vissuto con intensità nuova, perché lo sentiamo che dobbiamo dare, in qualche modo, il meglio di noi per essere più vicini alle sorelle. Vivremo sia la veglia di Natale, sia la veglia di fine anno, con il cuore su quest’avvenimento. Una cosa che ci tengo a dire è che stiamo sperimentando, in una maniera nuova – anche se già ne conoscevamo il valore – la vicinanza della solidarietà di moltissime persone. Questo apre anche il nostro cuore a essere più sensibile e partecipe per quello che succede intorno a noi, sia nel mondo vicino che lontano; ci accorgiamo che siamo più sensibili a tutto, e quindi viviamo tutto quello che è la regolarità della vita, ma, direi, con un cuore più sveglio e più attento.

     
    D. – Voi più volte avete chiesto alla stampa riservatezza; insieme a questo appello, avete anche chiesto preghiere alla gente, e lei ricordava che questo, effettivamente, sta avvenendo…

     
    R. – Sì, continuano a giungerci molte testimonianze di iniziative varie, un po’ in tutte le parti del mondo. Ci commuove, per esempio, il fatto che nella lontana Cina - dove lavorano due nostre fraternità – quando i missionari arrivano in un centro per malati di lebbra, la prima domanda, il primo saluto è: “come stanno le vostre sorelle, ci sono novità?”.

     
    D. – Un appello o una preghiera, per le vostre sorelle, Rinuccia Giraudo e Maria Teresa Olivero…

     
    R. – Intanto vorrei dire un grazie a tutti quelli che stanno adoperandosi per il buon esito di questa vicenda, e sono molti, in particolare non faccio dei nomi, ma le istituzioni noi attestiamo che si stanno dando veramente da fare, anche se c’è il silenzio stampa. Ai rapitori vorremmo dire che noi siamo fiduciosi che stanno rispettando e trattando bene le nostre sorelle, e loro sanno che le nostre sorelle hanno sempre stimato e amato il loro popolo; chiediamo che le lascino tornare in libertà, a continuare il loro servizio di amore ai più poveri. Ci farebbe anche piacere – lo chiediamo come una preghiera – che le nostre sorelle potessero sapere quante persone pensano a loro, pregano per loro e le attendono.

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    Al via a Mosca la riunione dei Paesi esportatori del gas

    ◊   Al via a Mosca la riunione dei Paesi esportatori del gas, a cui prendono parte, tra gli altri, anche i ministri di Iran e Qatar. L'obiettivo è quello di discutere e definire lo statuto di un nuovo organismo per la cooperazione tra produttori. L’incontro giunge dopo che ieri Russia e Bielorussia hanno siglato un accordo sulle forniture di gas nel 2009. Mosca ha minacciato di tagliare le forniture energetiche all’Ucraina, se Kiev non provvederà quanto prima a pagare i debiti contratti con il Cremlino. Ad annunciarlo, ieri, il vice-premier russo. Per i particolari il servizio di Giuseppe D’Amato:

    Viktor Zubkov è stato chiaro: Mosca rispetterà tutti i suoi obblighi con gli europei ma la trattativa con Kiev è in alto mare. Come nell’inverno del 2005, si teme che gli ucraini possano prelevare abusivamente quantità di gas in transito, in caso di chiusura del rubinetto dopo il primo gennaio. Due i problemi al momento irrisolvibili: il macigno del debito accumulato non ancora saldato da Kiev ed il prezzo del metano per l’Ucraina, da definirsi per il 2009. A Bruxelles fonti della Commissione europea hanno invitato alla calma. Dalla Russia giunge il 25% circa del fabbisogno dei 27. L’80% di questo quantitativo transita per l’Ucraina. I depositi europei sono pieni e in inverno non è freddo, dicono all’Ue.

     
    Dunque a Mosca si parla di cooperazione tra Nazioni ricche di risorse energetiche. Ma da più parti si crede che tra gli obiettivi di questa conferenza ci sia anche quello di elaborare una nuova geopolitica del gas. Per un’analisi dell’attuale assetto del mercato energetico europeo e del ruolo fondamentale del colosso russo, Stefano Leszczynski ha sentito Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della Sera:

    R. – Gran parte del gas consumato in Europa occidentale, in Europa orientale e negli ex-Paesi dell’Unione Sovietica ed ex-Paesi satelliti, viene fondamentalmente da due fonti: dalla Siberia e dall’Asia centrale, dalla zona del Caspio. Tutto questo gas, o gran parte del gas, oggi passa attraverso i gasdotti russi. Questo vuol dire che il Turkmenistan, tanto per citare un Paese che volesse vendere gas all’Ucraina, deve passare per i tubi russi. Quindi cosa succede? Gazprom ha costretto questi Paesi a vendere a loro il gas e poi, a sua volta, Gazprom lo rivende all’Europa. Quindi la Russia ha un controllo totale del mercato. Il tentativo è quello di creare delle linee alternative che portino il gas in Europa non passando per la Russia.

     
    D. – Si parla addirittura della possibile creazione di un cartello dei Paesi produttori di gas …

     
    R. – Un cartello di produttori del gas avrebbe comunque possibilità di agire solamente su una parte molto ridotta delle forniture di gas, perché il metano viene in massima parte venduto attraverso i gasdotti che uniscono stabilmente un Paese consumatore e un Paese produttore.

     
    D. – Non c’è la possibilità di chiudere un rubinetto unico, quindi rendere il prodotto energetico più pregiato? I rapporti sono sempre bilaterali?

     
    R. – Assolutamente sì! Il prezzo del gas, naturalmente, non è stabile, nel senso che varia. Ma varia in base ad un paniere di prodotti petroliferi – gasolio, benzina, eccetera – per cui è legato a quei prezzi. Ora, oggi che i prezzi dei prodotti petroliferi sono scesi – sono scesi i prezzi del petrolio, ma sono scesi anche i prezzi dei prodotti finiti – anche il prezzo del gas scende. Questo avviene in base ai contratti firmati. Ora, naturalmente, in caso di crisi gravissima un Paese come la Russia potrebbe anche mandare a monte i contratti e chiudere i rubinetti, però sarebbe veramente un’azione estrema. Un'azione estrema anche perché non solo avrebbe conseguenze politiche gravissime, ma avrebbe anche conseguenze interne sulla stessa Russia: quel gas che non verrebbe più venduto in Europa, rimarrebbe infatti nei depositi russi perché non potrebbero venderlo a nessun altro.

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    Dibattito a Roma sull'America di Obama: l'intervento del cardinale Laghi

    ◊   Che cosa porterà all'America e al mondo la nuova presidenza degli Stati Uniti? E' stato questo il tema del dibattito che si è svolto ieri, a Roma, in occasione della presentazione dell'ultimo numero della rivista di geopolitica Limes dedicato al “Progetto Obama”. L'incontro ha visto la partecipazione in video conferenza del cardinale Pio Laghi, che, tra gli altri incarichi, è stato nunzio negli Stati Uniti e che, in particolare in occasione della Seconda guerra del Golfo , fu incaricato da Papa Giovanni Paolo II di rappresentare la posizione della Santa Sede al governo statunitense: il 1° marzo 2003 incontrò il presidente George W. Bush chiedendo che si evitasse la guerra. C'era per noi Fausta Speranza.

    L'America che eravamo abituati a considerare prima indiscussa potenza mondiale si presenta ridimensionata: l'aggettivo è di Lucio Caracciolo, direttore di Limes, che nell'editoriale parla del piano dell'economia, della sicurezza e di altro. In ogni caso, parliamo di un'America alla quale Benedetto XVI ha guardato con speranza nel suo ultimo viaggio e alla quale ha portato un messaggio di speranza. E' quanto ha ribadito nel suo intervento il cardinale Pio Laghi:

    “Benedetto XVI quando è andato in aprile, ed è andato a celebrare anche il suo compleanno, è stato ricevuto dalla Casa Bianca, da Bush, in una maniera straordinaria. Ha portato molta speranza negli Stati Uniti. Obama rompe una tradizione durata 220 anni di 43 presidenti bianchi. Quello che è avvenuto il 4 novembre credo si possa considerare come una liberazione da quell’orrendo peccato originale che per tanti anni ha macchiato il volto e la natura degli Stati Uniti, cioè lo schiavismo”.

    Accanto a tutto ciò ci sono considerazioni importanti da fare da parte della Santa Sede e della Conferenza episcopale statunitense sul piano dell'etica. Secondo l'articolo dell'editorialista Massimo Franco, all'interno di Limes, “Il Vaticano teme il dopo Bush”. Il cardinale Laghi smentendo timori e affermando di condividere le posizioni fin qui espresse da Barack Obama in materia di giustizia sociale, sanità e migrazione, si è espresso così:

    “Obama porta con sé alla Casa Bianca il primo vicepresidente cattolico, Joe Biden. Si è visto nei giornali che Obama avrebbe incaricato il suo vicepresidente di una task force per la famiglia. Questo è un buon segno. Naturalmente, sperando che la famiglia venga difesa, perchè questo è un punto fondamentale dei rapporti tra la Chiesa cattolica, che rappresenta il 25 per cento della popolazione degli Stati Uniti ed è un blocco abbastanza solido, una spina dorsale. Oltre a questo c’è quello della difesa della vita. Il punto che può essere di contrasto con la Chiesa è proprio questo: la famiglia e poi la difesa della vita”.

    A ricordare le priorità della Chiesa è stato anche mons. Marcelo Sànchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. A dire la sua su come il mondo politico italiano guarda al nuovo corso statunitense, Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico.

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    Inaugurata a Roma la Mostra “Michelangelo giovane, il crocifisso ritrovato”

    ◊   Inaugurata oggi a Roma, presso la Camera dei Deputati, la Mostra “Michelangelo giovane, il crocifisso ritrovato”. Al centro dell’iniziativa è il crocifisso ligneo attribuito dagli esperti al Buonarroti, mostrato al Santo Padre lo scorso 13 dicembre durante la visita all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede; l’opera resterà in mostra nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio fino al 23 gennaio prossimo. Presente all’inaugurazione anche il direttore dei Musei Vaticani, il prof. Antonio Paolucci che, al microfono di Antonella Palermo, commenta le incertezze sull’attribuzione dell’opera al grande artista rinascimentale:

    R. - Si tratta, in ogni caso, di un’opera di grandissima qualità. Se non è di Michelangelo, di chi può essere? Una volta Federico Zeri, che fu il primo a conoscerla, fece una battuta che è rimasta proverbiale: “Se non è di Michelangelo e di Dio”.

     
    D. - Come si esprime nella fattispecie questa altissima qualità?

     
    R. - Si esprime in una conoscenza vertiginosamente perfetta, incredibilmente perfetta dell’anatomia umana. Noi sappiamo che il giovanissimo Michelangelo, a Firenze - quindi diciassettenne, diciottenne - frequentava, con il permesso del rettore, il convento agostiniano di Santo Spirito a Firenze, dove si praticava l’anatomia che era formalmente proibita. Ma Michelangelo - lo sappiamo da tutta la sua lunghissima produzione - aveva come unico ed esclusivo mezzo espressivo, il corpo umano. Non gli interessava nient’altro, non il paesaggio, non il contesto, ma la terribile eloquenza dell’anatomia umana. Quando c’è stata la visita formale del Papa, nell’ambasciata di Italia presso la Santa Sede, il Santo Padre si è fermato a lungo di fronte a questa scultura, parlava con me, con i miei colleghi intorno a lui, e non sarebbe mai andato via, sarebbe rimasto lì a discutere della spiritualità del corpo umano - di come Michelangelo lo ha affrontato - un tema che lui, da filosofo, da teologo, sente molto, quello cioè della valenza sacra che ha l’immagine dell’uomo fatto a sua immagine e somiglianza.

     
    D. - Rispetto a tante altre rappresentazioni di Gesù crocifisso, perché questa la colpisce in modo particolare?

     
    R. - Perché, se l’attribuzione è giusta - come io credo ma naturalmente non c’è la certezza - si tratterebbe della prima testimonianza conosciuta di un uomo, Michelangelo Buonarroti, che è stato un vero e proprio teologo cristiano, uno dei più grandi e lo dimostra la sua teologia attraverso il corpo umano. Pensiamo al Giudizio Universale della Sistina e non c’è chi non capisca questo ruolo terribilmente moderno, in un certo senso, di Michelangelo.

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    Tradizionale scambio di auguri natalizi alla Radio Vaticana

    ◊   La famiglia della Radio Vaticana si è riunita oggi per il tradizionale scambio degli auguri partecipando nella Cappella dell'Annunciazione a una Santa Messa in preparazione del Natale. Durante la Messa, padre Richard Mjigwa, sacerdote della Tanzania, del programma Inglese- Africa della nostra emittente, ha detto che il Natale è evento centrale della fede cristiana: il Verbo si è incarnato diventando “Parola vivente” e “ponte” tra i popoli. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (canto)

    Nella famiglia della Radio Vaticana, ognuno con il proprio ruolo al servizio del Santo Padre, è “missionario e servitore” della Parola. Non è servitore della voce che arriva all’udito - ha spiegato padre Mjigwa - ma della “Parola che edifica il cuore”. Chi è impegnato a diffondere questo messaggio di Salvezza - ha aggiunto - ha bisogno di coraggio per essere fedele alla Verità, creatività nella relazione con le tecnologie e pazienza verso se stesso e gli altri. Padre Mjigwa ha poi ricordato le sofferenze e le speranze dell’Africa, dove la Chiesa è chiamata ad essere “sale” per guarire le ferite provocate dalla discordia e ad essere “luce” per contribuire alla libertà e alla pace:

    “Sopra le nubi della sofferenza, della guerra, della malattia, della fame e della miseria che colpisce l’Africa, spunta il sorriso di Dio che diventa speranza, gloria, pace, amore, solidarietà, riconciliazione e perdono”.

    Di sorrisi che diventano speranza ha parlato, dopo la Santa Messa, il nostro collega Alessandro Gisotti, che ha raccontato la storia di Lisa, una bambina ucraina nata senza bocca ed operata in Italia grazie all’interessamento, tra gli altri, anche della nostra emittente:

    “Questo destino apparentemente segnato è stato invertito grazie anche a un 'domino di speranza' che ha fatto cadere una tessera dopo l'altra".

     
    Alido Brinzaglia della direzione tecnica ha inoltre proposto una panoramica sulla radio sotto diversi aspetti, sottolineando in particolare il contributo delle varie innovazioni tecnologiche. Padre Federico Lombardi, direttore della Radio Vaticana, ha ricordato infine la missione dell’emittente pontificia al servizio della Chiesa e del Santo Padre:

    “Cerchiamo di continuare a collaborare perché il suo ministero sia accolto, sia capito, sia ben accetto da tutti i popoli della terra che noi, in certo senso, rappresentiamo e a cui parliamo. Siamo dei lavoratori della Buona Notizia: questo è il nostro servizio, di cui c’è tanto bisogno e che tutti, in fondo, aspettano, molto profondamente, nella loro anima”.

    (canto)

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    Chiesa e Società



    Peggiora la situazione in Darfur

    ◊   A quasi sei anni dall’inizio della crisi, la situazione sta peggiorando, e la gente è più disperata che mai. La Caritas denuncia il peggiorare della situazione in Darfur, e lancia un appello al mondo per raccogliere 11 milioni di dollari per aiutare più di 250.000 persone. Dall’inizio del conflitto - scrive l'Agenzia Zenit - sono circa 4,7 milioni le persone che hanno abbandonato la loro abitazione, mentre le vittime sono circa 300.000. La Caritas Internationalis, che riunisce 162 organizzazioni caritative cristiane, sta mettendo in atto un programma di aiuti umanitari nel sud e nell’ovest del Darfur. Il prossimo anno, queste associazioni prevedono di intervenire nella regione per cercare di assicurare a tutti l’accesso all’acqua pulita, le strutture igieniche e l’assistenza sanitaria. Contano anche di riuscire a ridurre la fame distribuendo sementi e attrezzature che aiuterà la gente a produrre ciò che serve per divenire autosufficienti dal punto di vista alimentare. La Caritas promuoverà anche l’istruzione, istituendo classi permanenti e fornendo ai bambini il materiale scolastico. La scolarizzazione servirà ad aumentare la conoscenza dei diritti umani, e quindi la costruzione della pace. (F.C.)

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    Orissa: rafforzate le misure di sicurezza in vista del Natale

    ◊   Nello Stato indiano di Orissa, teatro recentemente di drammatiche violenze contro i cristiani, sono state rafforzate le misure di sicurezza in vista del Natale. Sono stati intensificati, in particolare, i controlli da parte delle forze dell’ordine. Ma nella comunità cristiana resta comunque il timore che possano ripetersi attacchi alle chiese, come già accaduto nel Natale del 2007. I rappresentanti della Chiesa cattolica e di altre quattro confessioni cristiane – rende noto l’agenzia Misna - hanno già incontrato il capo del governo dell’Orissa, Naveen Patnaik, chiedendo maggiore protezione. Hanno ottenuto la promessa di un rafforzamento della presenza di agenti presso i luoghi di culto. Ma i timori sono ancora forti ed in quasi nessuna delle 24 parrocchie nel distretto di Kandhamal si celebrerà la Messa notturna di Natale. L'arcivescovo di Cuttack-Bhuaneswar, mons. Raphael Cheenath, ha confermato che la Santa Messa sarà invece celebrata negli 11 campi di sfollati dove vivono circa 11.000 cristiani fuggiti a causa delle violenze. Nei giorni scorsi, intanto, gruppi radicali indù avevano minacciato agitazioni e scioperi in occasione del Natale se non fossero stati arrestati i responsabili dell’assassinio del capo religioso indù Laxmanananda Saraswati, ucciso lo scorso 23 agosto. Il recente arresto di sette persone, attivisti maoisti, e garanzie da parte delle autorità di proseguire le indagini hanno convinto i responsabili del movimento induista radicale Vishwa Hindu Parishad (Vhp) - di cui Saraswati era uno dei capi locali - a revocare lo sciopero. La speranza è che l'Orissa non sia teatro di nuovi drammatici episodi. Le violenze dei mesi scorsi, seguite all’omicidio del leader radicale indù, avevano provocato la morte di almeno 38 persone. (A.L.)

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    Iraq: il Natale a Kirkuk più forte delle persecuzioni

    ◊   Il desiderio più ricorrente per le famiglie cristiane irachene di Kirkuk è partecipare alla messa di mezzanotte. Un desiderio che anche quest’anno non potrà essere esaudito: le celebrazioni notturne infatti, sono vietate in tutto il Paese per questioni legate alla sicurezza. Resta però la speranza che “un giorno il Paese ritrovi la pace” e la “libertà”: questa è la ragione di fondo che spinge le famiglie a restare – fra difficoltà e sofferenze – ed a testimoniare con la loro vita il senso più profondo della festività natalizia. La messa solenne di mezzanotte – celebrata in realtà alle 17.30 di domani e trasmessa in diretta televisiva da un canale satellitare – è il momento più importante per le famiglie di Kirkuk, dopo la quale c’è il tradizionale scambio di auguri: serenità per le famiglie e pace per tutto l’Iraq. Nei giorni che precedono la festa, alcune famiglie della città irachena raccontano all'agenzia AsiaNews l’emozione con la quale si “vive l’attesa, si addobba l’albero e si prepara il presepio in tutte le case”. Vi è poi la consuetudine di “scambiarsi visite tra famiglie, recitare preghiere in comune e condividere il cibo, un elemento fondamentale”. Quello che la gente descrive, non è altro che il tentativo di “vivere in normalità” che è spesso negata alle famiglie cristiane irachene, costrette a subire violenze e persecuzioni pur non mancando le “testimonianze di solidarietà e affetto da parte di una parte preponderante della comunità musulmana”. Una vicinanza che viene confermata dagli scambi di auguri che i “fratelli musulmani” rivolgono ai cristiani in occasione del Natale. E dalle attenzioni verso i più bisognosi, con “la distribuzione gratuita di 400 polli alle famiglie povere della città, perché anche loro possano festeggiare il Natale”. All’interno della comunità cristiana “non si vive un clima di paura. La festa, al contrario, si trasforma in un momento di rinnovata speranza: siamo pronti a celebrare il Natale – raccontano le famiglie – con gioia. La preghiera diventa un mezzo per alleviare le sofferenze e per farci sentire vicini ai cristiani di tutto il mondo, che ricordano la nascita di Gesù. La nostra voce urla con forza ‘Siamo ancora qui’ per testimoniare Cristo, certi del fatto che non siamo soli”. Mons. Louis Sako, arcivescovo della diocesi di Kirkuk, attraverso AsiaNews lancia un messaggio di auguri ai fedeli: “Per me Natale – sottolinea il prelato – significa rinascere ogni giorno nella difficoltà quotidiana. La festa ci invita ad amare, ad accogliere, a condividere senza barriere. Con questa forza profonda che sorge della nostra fede, possiamo davvero realizzare la pace”. (R.P.)

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    Natale di integrazione per i rifugiati iracheni in Siria

    ◊   “Questo Natale sarà all’insegna della convivenza che qui in Siria è facilitata anche dal rispetto reciproco tra musulmani e cristiani”. Parla cosi mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo, di come i rifugiati cristiani iracheni trascorreranno il Natale in Siria. “Molti si ritroveranno in chiesa a Damasco e ad Aleppo. La parrocchia è il loro punto di riferimento principale, è il luogo dell’identità e dell’appartenenza, irachena e cristiana. Si tratta di un luogo fondamentale per chi come loro vive fuori dal Paese di origine”. Prosegue poi ricordando che “La chiesa è la loro casa e vi vivono con gli altri fedeli siriani”. La Siria può essere presa ad esempio proprio per la tolleranza e la convivenza tra le fedi. Mons. Audo conclude – come riporta l’agenzia Sir - dicendo che “l'eventuale del Papa in Terra Santa, potrà dare un nuovo impulso alla convivenza tra le fedi. Per quello che possiamo, facciamo di tutto per essere una chiesa aperta e solidale”. (F.C.)

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    Pakistan: iniziative del governo per il Natale

    ◊   In Pakistan, nel periodo che precede il 25 dicembre, sono previste numerose iniziative pubbliche promosse non solo da organizzazioni e comunità religiose. Anche alcuni partiti politici e istituzioni hanno infatti programmato incontri ed eventi. Il ministero per le minoranze ha organizzato un evento celebrativo presso il Pakistan National Council of Arts (Pnca) della capitale. L’ospite principale è stato il primo ministro, Syed Yousuf Raza Gilani. Augurando buone feste e felice anno nuovo a tutti i cristiani del Pakistan, il premier ha affermato che il Paese considera un obbligo morale la salvaguardia e la promozione della cultura della pace e dell’armonia. Ribadendo l’impegno del governo a sostenere lo sviluppo economico delle minoranze e a preservarne l’identità di religione, il primo ministro ha anche annunciato la decisione di destinare ad esse il 5% dei posti di lavoro in tutti i governi federali. “È un dovere verso la nostra fede nel potere del popolo e nella prosperità delle minoranze”, ha affermato il premier. Gilani ha inoltre spiegato che il Partito del popolo pakistano (Ppp) ha intenzione di aumentare il numero di seggi destinati ai rappresentanti delle minoranze nelle assemblee nazionali e provinciali. Commentando le dichiarazioni del primo ministro pachistano, il segretario esecutivo della Catholic Church’s National Commission for Justice and Peace (Ncjp), Peter Jacob, ha rivelato ad AsiaNews che la partecipazione alle celebrazioni natalizie, da parte della popolazione, testimonia il desiderio di riconciliazione, nonostante la situazione difficile in cui vive il Paese. L’auspicio è che in futuro vengano promosse iniziative anche in favore delle centinaia di migliaia di cristiani, in grande maggioranza poveri, per alleviare le loro sofferenze. (A.L.)

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    Filippine: le diverse comunità religiose unite per un Natale di pace a Mindanao

    ◊   Leader religiosi cristiani e musulmani, giovani, professori ed accademici, docenti della scuole, operatori sociali, catechisti: tutti uniti per offrire una speranza di pace alla travagliata isola di Mindanao, nelle Filippine del Sud, in occasione del Natale. E’ il desiderio espresso nell’incontro interreligioso della società civile dell’isola, che si è concluso oggi, nella città di Davao, patrocinato dal “Bishop-Ulama Forum”, organizzazione che riunisce vescovi cristiani e ulama musulmani, nata nel 1996. Dopo tre giorni intensi di consultazione e dibattito, di ascolto di più voci delle diverse comunità religiose e di organizzazioni che operano a Mindanao – riferisce l’agenzia Fides - tutti hanno concordato sulla necessità di uno sforzo comune per ricostruire l’armonia interreligiosa e sociale sull’isola. L’assemblea ha chiesto una pronta ripresa dei negoziati di pace fra governo e gruppi di guerriglieri musulmani, dopo l’abbandono delle trattative avvenuto in agosto scorso e il riacutizzarsi del conflitto militare che tanti disagi sta creando alla popolazione civile, specialmente nell’estremo sud dell’isola e nell’arcipelago delle Sulu, la corona di isolette nei pressi di Mindanao. Lo strumento principale individuato dall’assemblea è stato il dialogo, come base di ogni relazione umana, della reciproca conoscenza, del chiarimento delle proprie e altrui motivazioni ed esigenze. Cristiani, musulmani, indigeni lumads, presenti all’incontro di Davao hanno espresso la buona volontà di “mettersi in discussione e di entrare in empatia con le altre comunità”, per promuovere riconciliazione e pace. La festività cristiana del Natale può essere un’occasione di fraternità e di pace a Mindanao: “A Natale tacciano le armi”, ha esortato l’assemblea, chiedendo una tregua nei combattimenti. Fra le iniziative opportune e necessarie per costruire il dialogo e la pace a Mindanao, tutti hanno chiesto più frequenti incontri di confronto e di preghiera, per affidare a Dio le sorti di Mindanao e riportare l’attenzione sui valori spirituali, che possono sciogliere i cuori e creare solidarietà e fratellanza. Questo atteggiamento va costruito ad ogni livello: nelle scuole, nei villaggi, nelle comunità, nelle diverse province e regioni. (R.P.)

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    Cerimonie conclusive nel 30.mo anniversario della mediazione pontificia tra Cile e Argentina

    ◊   “La mediazione di Giovanni Paolo II e il suo successo sono una prova colossale dell’amore di Dio verso i popoli del Cile e dell’Argentina”. Così il presidente dell’episcopato cileno, il vescovo di Rancagua mons. Alejandro Goić Karmelić durante la solenne concelebrazione eucaristica per ricordare il 30.mo anniversario dell’inizio della mediazione pontificia per la soluzione del contenzioso tra i due Paesi nella zona australe. A queste parole pronunciate nel tempio “votivo alla Madonna del Carmine di Maipú”, hanno fatto eco ieri quelle di mons. Jorge Pedro Casaretto, vescovo di San Isidro, che nella basilica di “Nuestra Señora de Luján”, a Buenos Aires, ha sottolineato l’importanza “di implorare la pace di Dio ogni giorno, fiduciosi nel suo amore infinito”. Come programmato da tempo, nelle due capitali e in contemporanea, i due episcopati hanno concelebrato la Santa Messa alla presenza delle più altre cariche dei due Paesi: Michelle Bachelet e Cristina Fernández, presidenti rispettivamente di Cile e Argentina. I presuli argentini e cileni con la decisione di celebrare quest’atto di ringraziamento presso i santuari mariani più importanti, hanno voluto indicare anche nella Madre del Signore la mediatrice delle preghiere per la pace sia nel passato sia nel futuro. Come simbolo di questa vocazione mariana, nei rispettivi santuari, ieri, una famiglia cilena a Buenos Aires ha ricevuto una riproduzione della Madonna di Luján da portare nel suo Paese. A Santiago i vescovi hanno invece consegnato ad una famiglia argentina una riproduzione della Madonna del Carmine da custodire in Argentina. “La Madre di Dio sia per i nostri popoli la suprema garanzia di fratellanza e di permanente intercessione presso il suo Figlio, Principe della pace”: sono parole risuonate nel cuore di due nazioni che, come ha ricordato il Presidente dell’episcopato cileno mons. Alejandro Goić Karmelić, stavano per soccombere “alla superbia”. Oggi, invece, “con la memoria vogliono ricordare che il pericolo di guerra non va mai consegnato all’oblio”. “Quando i popoli credono nella pace”, lavorano per raggiungerla, “il Dio della Pace è sempre presente”, ha aggiunto mons. Goić. Il presidente della Conferenza episcopale cilena ha insistito sul fatto che queste “commemorazioni devono essere anche un monito per le nuove generazioni”. Nella basilica della Madonna di Luján, il presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale mons. Jorge Casaretto, ha reso infine omaggio a Papa Giovanni Paolo II e a tutti i suoi collaboratori che hanno possibile questa mediazione. In particolare, mons. Casaretto ha voluto sottolineare la tenacia del Papa e la sua “enorme e incondizionata fiducia nella preghiera”, alla quale – ha aggiunto – “si sono unite le preghiere di milioni di argentini e cileni per implorare il dono della pace”. Milioni di persone consapevoli che la pace “è un cantiere aperto a tutti e non solo ai diplomatici e agli strateghi”, come diceva Giovanni Paolo II. Con un momento d’intenso raccoglimento religioso, trasmesso in televisione, si sono chiusi i numerosi atti di commemorazione del trentesimo della mediazione pontificia iniziati lo scorso 5 dicembre nella regione australe alla presenza dell'inviato Straordinario in Missione Speciale e latore del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI, l'arcivescovo di São Paulo, cardinale Odilo Pedro Scherer. (A cura di Luis Badilla)

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    In Siberia consegnata alla Chiesa ortodossa una reliquia di San Nicola

    ◊   “Un autentico segno dell’amore e dell’apprezzamento reciproco tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica”. E’ quanto ha affermato il vescovo ortodosso di Kerovo e Novokuznetsk, mons. Aristarco, in occasione della consegna di una reliquia di San Nicola da parte del vescovo cattolico della diocesi della Trasfigurazione a Novosibirsk, mons. Joseph Werth. Alla cerimonia, avvenuta lo scorso 19 dicembre durante una solenne Messa nella cattedrale di Kemerovo, in Siberia, ha partecipato anche il nunzio apostolico nella Federazione Russa, l’arcivescovo Antonio Mennini. “I vescovi, i sacerdoti e i credenti ortodossi e cattolici – ha detto mons. Werth - si incontrano e pregano l’unico Signore”. “Sono sicuro – ha aggiunto – che in futuro si stabiliranno relazioni così calorose anche in altre città della Siberia”. Per l’associazione caritativa “Aiuto alla Chiesa che Soffre” la consegna della reliquia è stata “un chiaro segno di avvicinamento” tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. “Spesso si menzionano solo i mille anni di separazione, dimenticando che i cristiani d’Oriente e Occidente condividono anche un millennio di unione”, ha spiegato Peter Humeniuk, responsabile per i contatti di Aiuto alla Chiesa che Soffre con la Chiesa ortodossa russa. La cerimonia – riferisce l’agenzia Zenit – è stata particolarmente toccante. Una fedele cattolica, che ha assistito alla Santa Messa, ha detto che si è trattato di un incontro emozionante: “Alla recita del Padre Nostro – ha spiegato – ci siamo presi tutti per mano” recitando la preghiera come fratelli e sorelle. “Questo - ha concluso – è il mondo che sogno”. (A.L.)

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    Campagna pubblicitaria dei vescovi olandesi per far conoscere il valore del Natale

    ◊   I vescovi olandesi hanno lanciato una campagna pubblicitaria relativa alle imminenti festività natalizie. La campagna si intitola “Welkom thuis” (Benvenuti a casa) e – riferisce l’agenzia Sir - è rivolta alle persone che frequentano solo sporadicamente le chiese e che si autodefiniscono appunto “cattolici di casa”. Vari sono gli elementi che la compongono, tra questi spot televisivi e il primo numero della rivista “Welkom huis”, uscito in 250 mila copie andate subito esaurite. Il successo dell’iniziativa ha sorpreso gli stessi promotori, che hanno dichiarato di “sperare di potere stampare al più presto altre copie” e hanno invitato “le persone a richiederle direttamente”. Si tratta di un prodotto che mira ad informare in maniera immediata e semplice sull’essenza della fede cattolica. Alla campagna di comunicazione contribuisce anche il sito www.katholieknederland.nl/welkomthuis che offre informazioni di supporto alle parrocchie ma anche tutte le notizie sul Natale, domande e risposte sulla Chiesa e sulla fede, con podcast e video. (L.Z.)

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    Messaggi di leader e autorità religiose ai giovani di Taizé

    ◊   I giovani si schierino dalla parte di “un progresso tecnologico ed economico che vada di pari passo con una maggiore umanità”. E’ l’augurio del rev. Ishmael Noko, segretario generale della federazione luterana mondiale, rivolto ai 40 mila giovani che dal 29 dicembre al 2 gennaio parteciperanno a Bruxelles al 31.mo incontro europeo dei giovani, animato dalla comunità di Taizé. “E’ doloroso constatare – osserva Noko - con quale rapidità massicce risorse finanziarie vengano mobilitate in questo momento di crisi per sostenere i mercati finanziari e le istituzioni”. “In periodi di migliore congiuntura economica, anche solo una parte di queste risorse” non veniva invece trovata per combattere l’estrema povertà nel mondo. Noko lancia quindi l’appello alle Chiese affinché si uniscano per promuovere “forme di governo capaci di migliori risposte alle esigenze di giustizia e dunque degne di fiducia”. Anche l’arcivescovo di Canterbury, capo della Comunione anglicana, Rowan Williams, ha incentrato il suo messaggio sulla sfida lanciata anche ai giovani dalla crisi finanziaria. Si rivolge ai giovani di Taizè anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon: “Vi riunite – si legge nel messaggio ripreso dal Sir - in un momento cruciale per la comunità umana”. “Siamo di fronte – aggiunge - ad una crisi finanziaria mondiale, all’urgenza dello sviluppo, all’insicurezza alimentare e ad un’accelerazione del cambiamento climatico”. “Le vostre voci – spiega Ban Ki-moon - saranno decisive per spingere i dirigenti del mondo intero ad agire con urgenza, avendo, in primo luogo, la preoccupazione del bene comune”. “Io so che voi, i giovani d’oggi – precisa infine Barroso - desiderate un mondo più ecologico, più solidale e più giusto. Per questo ci tengo ad incoraggiarvi ad esercitare una cittadinanza attiva affinché il ruolo preponderante dell’Europa possa esercitarsi a profitto del mondo intero e che l’Europa continui ad essere un posto di ospitalità, di solidarietà e di apertura dove noi possiamo tutti celebrare una ‘festa dei popoli’ permanente”. (A.L.)

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    Gli aiuti della Cei ai Paesi in via di sviluppo dal 1990

    ◊   Sono quasi 6300 gli interventi caritativi della Cei a favore dei Paesi in via di sviluppo: ne dà sintetica relazione una nota dell’ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei diffusa oggi e ripresa dall'agenzia Sir, in cui si parla di un bilancio dal 1990 di 6275 interventi. In particolare, si informa che “il Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo mondo ha approvato nel mese di novembre 2008, 52 progetti che diventeranno operativi nel 2009. Di essi, 13 interessano l’Africa (Angola, Burundi, Ciad, Congo Brazzaville, Madagascar, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Sao Tome e Principe, Sudan, Togo, Uganda), uno Papua Nuova Guinea, 15 l’America Latina (in particolare Bolivia, Brasile, Colombia, Nicaragua, Perù), 22 l’Asia (in particolare Bangladesh, Cambogia, Filippine, India, Myanmar) e uno l’Albania”. La nota prosegue rilevando che dei 6275 interventi censiti, “la maggior parte ha riguardato progetti di formazione (4631 interventi, di cui 1217 nel settore delle comunicazioni, 810 per favorire l’apprendimento e la formazione professionale, 605 per la salvaguardia dell’ambiente); 311 interventi hanno fatto fronte a emergenze umanitarie e 770 sono stati finalizzati alla realizzazione di infrastrutture”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Colpo di Stato militare in Guinea Conakry

    ◊   In Guinea Conakry è in corso un colpo di Stato miltare, seguito a poche ore dalla morte, avvenuta questa notte, del presidente Lansana Contè, uno tra i più longevi leader africani, piegato da una malattia all'età di 74 anni, gli ultimi 24 dei quali trascorsi al potere. Ora nella capitale Conakry la situazione è confusa, ma regna la calma e non si segnalano violenze. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo l’annuncio della scomparsa di Contè, il capitano delle forze armate, Moussa Dadis Camara, ha letto alla radio nazionale un messaggio in cui si comunicava la sospensione della Costituzione, il blocco delle attività politiche e sindacali, la destituzione del governo in carica e delle altre istituzioni principali e l'avvento di un "Consiglio Consultivo" costituito da civili ma anche da ufficiali delle forze armate. L’ufficiale ha inoltre criticato quanti hanno governato negli ultimi anni, accusandoli di aver sperperato le risorse del Paese e lanciando strali contro la corruzione generalizzata. Successivamente sono stati convocati tutti i ministri del disciolto esecutivo e diverse altre cariche dello Stato a radunarsi in una caserma dell'esercito, sebbene ufficialmente per "garantirne la sicurezza". Poi, è stato ordinato alla popolazione di rimanere in casa. Al momento, nella capitale Conakry non si segnalano violenze nè in altre zone del Paese. Fra il deposto gruppo dirigente legato a Contè si è fatto sentire solo il presidente del parlamento che, ad una radio francese, ha detto di non credere che tutte le forze armate siano al fianco dei golpisti. La Guinea ha enormi risorse naturali, eppure è tra i Paesi più poveri del mondo. La popolazione di oltre otto milioni abitanti è poi ancora afflitta da un elevatissimo tatto di mortalità infantile.

     
    Somalia
    L’Unione Africana prolungherà di due mesi la missione dei suoi 3.400 baschi verdi in Somalia. Lo ha annunciato il portavoce dell'organizzazione, dopo che ieri il governo etiopico ha confermato il ritiro del proprio contingente entro la fine dell’anno. Le truppe di Addis Abeba sono nel Paese dal dicembre 2006, quando cacciarono le Corti islamiche al potere a Mogadiscio. Negli ultimi mesi, però, si è registrata un’offensiva dei miliziani integralisti che hanno ripreso il controllo di diverse aree del Paese.

    Iraq
    Il parlamento iracheno è stato riconvocato per una sessione di emergenza prevista per oggi pomeriggio per votare sul progetto di legge per la proroga della permanenza delle truppe non americane, che scade il prossimo 31 dicembre. L’assemblea irachena avrebbe già dovuto esprimersi ieri su sulla questione ma il voto è stato rinviato a causa delle tensioni scoppiate nei giorni scorsi tra il presidente della Camera, Mahmud al-Mashadani, e numerosi deputati. Dal canto suo, il consiglio di sicurezza dell'Onu ha oggi formalizzato, in una risoluzione approvata all'unanimità, la scadenza del mandato della forza multinazionale in Iraq al 31 dicembre 2008. Intanto, sul terreno non si fermano le violenze. Almeno cinque poliziotti iracheni hanno perso la vita a causa di un attentato dinamitardo avvenuto a Tarmiyah.

    Vertice Brasile-Ue
    Un’occasione per discutere della crisi finanziaria internazionale. Questo l’incontro di ieri a Rio de Janeiro tra i vertici di Brasile e Unione Europea. Il capo di Stato brasiliano Lula da Silva ha infatti accolto il presidente di turno dell’Ue, il francese Sarkozy, accompagnato dal presidente della Commissione Ue, Barroso. Ce ne parla Maurizio Salvi:

    Brasile e Unione Europea cercheranno, d’ora in vanti, di coordinare al meglio le loro posizioni per affrontare i problemi che attanagliano il pianeta, primo fra tutti la crisi finanziaria. E’ questo uno dei risultati del secondo vertice di Rio de Janeiro. Oltre che per una riforma del sistema e delle organizzazioni finanziarie internazionali nel senso di un maggiore controllo, le parti si sono impegnate a rilanciare il Doha Round ed adoperarsi per disinnescare la linea legata ai mutamenti climatici. “Abbiamo deciso, con il presidente Lula - ha concluso Sarkozy - che le cose debbono cambiare”. Questa disponibilità di Lula è stata valorizzata dal capo dello Stato francese con un riconoscimento dell’importanza che avrebbe l’assegnazione, al Brasile, di un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu.
     
    Belgio
    Dopo aver accolto le dimissioni del governo Leterme, il re del Belgio, Alberto II, ha affidato all'ex primo ministro Wilfried Martens (72 anni) la missione di "esplorare" la situazione per individuare un vero e proprio premier incaricato alla formazione del nuovo governo. L’esecutivo guidato da Yves Leterme è stato travolto dallo scandalo legato all’operazione della cessione della banca "Fortis" al gruppo bancario francese "Bnp Paribas", operazione ora congelata. Il governo Leterme era comunque già stato, nei mesi scorsi, sull'orlo di una crisi per non aver saputo dirimere i contrasti, linguistici e di riforma dello Stato, che oppongono il nord fiammingo, che spinge per una maggiore autonomia, e il sud francofono del Paese.

    Grecia
    Ancora disordini in Grecia. Colpi d'arma da fuoco sono stati sparati questa mattina contro un furgone della polizia ad Atene. Nessun agente è stato ferito. L'indagine è stata affidata all'antiterrorismo. L'episodio - per cui non è giunta alcuna rivendicazione - si è verificato sullo sfondo della mobilitazione di parte della gioventù greca per l’uccisione, il 6 dicembre scorso, di un ragazzo di 15 anni, da parte di un poliziotto.

    Caso Englaro
    La Corte Europea per i diritti dell'uomo ha giudicato ''irricevibile'', il ricorso presentato da 34 associazioni italiane contro la sentenza della Corte d'appello di Milano che autorizza la sospensione di idratazione e alimentazione per la donna, di Lecco, in stato vegetativo persistente da quasi 17 anni. Un provvedimento reso definitivo dalla Corte di Cassazione e che ha avuto lo stop del ministro Maurizio Sacconi per quanto riguarda l’applicabilità nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Intanto la Casa di cura “Città di Udine” ha dato la disponibilità ad avviare il percorso di morte a patto che la responsabilità sia condivisa con la Regione Friuli Venezia Giulia. Al microfono di Massimiliano Menichetti il commento di Rosaria Elefante uno degli avvocati che ha presentato il ricorso presso la Corte di Strasburgo:

    R. – Prendiamo atto della sentenza della Corte Europea che ha scelto di non entrare nel merito, ma ha dichiarato il ricorso irricevibile, perché non ha ritenuto le associazioni ricorrenti legittimate ad agire, non qualificandole né come vittime dirette o indirette. E’ però importante sottolineare che, nella motivazione di irricevibilità del ricorso, viene evidenziato chiaramente che quanto disposto dalla Corte d’Appello di Milano non obbliga alcuno alla sospensione della nutrizione della alimentazione, ma autorizza esclusivamente il tutore alla sospensione della stessa.

     
    D. - Questo però genera altre domande di carattere etico, ma anche pratico...

     
    R. – Certo, anche perchè a questo punto appare doverosa una riflessione da parte di tutti quelli che considerano questo decreto come una sorta di legge, come una fonte di obbligo e non come una semplice autorizzazione quale di fatto è.

     
    D. – Questo nonostante la sentenza della Corte di Cassazione?

     
    R. – Anche la Corte di Cassazione non ha dichiarato obbligatorio questo decreto, lo ha reso definitivo. Il che significa che rimane un atto autorizzativo e non obbligatorio per nessuno. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 358

     
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