Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 21/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus riflette sul mistero dell’Annunciazione e rende omaggio all’astronomia, poi invita a gustare la gioia di accogliere Gesù
  • La Festa di Natale troppo spesso dimentica del suo protagonista Gesù
  • Lettera del Papa all'arcivescovo di Colonia, nel VII anniversario della morte del teologo Giovanni Duns Scoto
  • Il cardinale Bertone ricorda Pio XII e ne sottolinea l’impegno per la pace
  • Padre Lombardi: è infondata l'attribuzione a Giovanni XXIII di una preghiera per gli ebrei
  • Convegno in Vaticano per il Sahel
  • Oggi in Primo Piano

  • L'attesa del Natale in Orissa, tra speranze di pace e timori per le persecuzioni anticristiane
  • L’impegno del Tribunale internazionale per il Rwanda, con sede in Tanzania
  • La storia della pastorella di Lourdes in un musical in scena al teatro Sistina di Roma
  • Chiesa e Società

  • Domani in Argentina e Cile Messe in chiusura del 30.mo anniversario della mediazione papale che evitò il conflitto tra i due Paesi
  • L’arcivescovo di Mexico esorta i fedeli ad essere presenti all'Incontro mondiale delle famiglie
  • Cuba: il vescovo di Guantanamo esprime attese e desideri nel messaggio Natale
  • Perù: nuovo monastero di vita contemplativa a Callao
  • Debellato in Guatemala il morbo di Chagas
  • Missioni in Africa, 150.mo anniversario della morte del fondatore
  • Repubblica democratica del Congo: festa nella capitale per i ragazzi di strada
  • 24 Ore nel Mondo

  • Permane la tensione a Malmoe, in Svezia, scossa da cinque giorni di scontri tra giovani immigrati e Forze dell’ordine
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus riflette sul mistero dell’Annunciazione e rende omaggio all’astronomia, poi invita a gustare la gioia di accogliere Gesù

    ◊   Le leggi della natura siano di stimolo per contemplare le opere del Signore. Benedetto XVI all’Angelus spiega il ruolo dell’astronomia per scandire i tempi della preghiera ed invita - a pochi giorni dal Natale – a prepararsi per accogliere il Redentore. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Un’insolita lezione di astronomia del Papa, che è partito nella sua riflessione dal tema dell’Annunciazione - offerto dal Vangelo nella quarta domenica di Avvento - mistero cui ritorniamo ogni giorno recitando l’Angelus, la preghiera che ci fa rivivivere “il momento decisivo in cui Dio bussò al cuore di Maria e, ricevuto il suo sì incomincio a prendere carne in lei e da lei”. A pochi giorni dal Natale il Papa ha quindi invitato “a fissare lo guardo sul mistero ineffabile che Maria ha custodito per nove mesi nel suo grembo verginale:”

     
    “Il mistero di Dio che si fa uomo. E’ questo il primo cardine della redenzione. Il secondo è la morte e risurrezione di Gesù, e questi due cardini inseparabili manifestano un unico disegno divino: salvare l’umanità e la sua storia assumendole fino in fondo col farsi carico interamente di tutto il male che le opprime”.

     
    Mistero di salvezza che “oltre a quella storica, ha una dimensione cosmica”: “Cristo – ha sottolineato il Santo Padre - è il sole di grazia che, con la sua luce, trasfigura ed accende l’universo in attesa”. E la stessa Festa del Natale – ha spiegato il Papa – è legata al solstistizio d’inverno, che segna l’allungarsi delle giornata nell’emisfero boreale, e questo a partire dalle ore 12 del 21 dicembre.

     
    Benedetto XVI ha ricordato che Piazza San Pietro è una meridiana, laddove il grande obelisco getta la sua ombra – la più lunga dell’anno in questi tempi - lungo una linea che corre sul selciato, verso la fontana sotto la sua finestra. Questo per rimarcare il ruolo dell’astronomia nello scandire i tempi della preghiera, come l’Angelus recitato al mattino, a mezzogiorno e a sera; per cui anticamente con la meridiana si conosceva il ‘mezzogiorno vero’ e si regolavano gli orologi.

     
    Il Papa ha così colto l’occasione per segnalare l’Anno mondiale 2009 dell’Astronomia, indetto nel 4° centenario delle prime osservazioni al telescopio di Galileo Galilei. Diversi furono - ha poi rammentato - i pontefici cultori di questa scienza come “Silvestro II che la insegnò, Gregorio XIII, cui dobbiamo il nostro calendario, e San Pio X che sapeva costruire orologi solari”.

     
    “Se i cieli, secondo le belle parole del salmista, “narrano la gloria di Dio”, anche le leggi della natura, che nel corso dei secoli tanti uomini e donne di scienza ci hanno fatto capire sempre meglio, sono un grande stimolo a contemplare con gratitudine le opere del Signore”.

     
    Tornando al tema del Natale, impariamo - ha concluso Benedetto XVI - da Giuseppe e Maria il segreto del raccoglimento per gustare la gioia di accogliere Gesù:
     
    “Prepariamoci ad accogliere con fede il Redentore che viene a stare con noi, Parola d’amore di Dio per l’umanità di ogni tempo”.

     
    Dopo la recita dell’Angelus, nei saluti ai pellegrini di tutto il mondo, il Papa ha rivolto un indirizzo particolare a 50 novelli sacerdoti dei Legionari di Cristo, ordinati ieri dal cardinale Angelo Sodano nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, ed ancora all’associazione palermitana “Quelli della Rosa Gialla”, che ha realizzato un’opera teatrale ispirata alla vita di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia 15 anni fa.

    inizio pagina

    La Festa di Natale troppo spesso dimentica del suo protagonista Gesù

    ◊   Il Natale è ormai alle porte, ma in Occidente si rischia di celebrare questa Solennità dimenticandone il protagonista: a sottolinearlo è stato padre Raniero Cantalamessa nelle sue prediche d’Avvento alla Famiglia pontificia. Ascoltiamo il predicatore della Casa Pontificia, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – Rischiamo di fare una festa senza il festeggiato, perché il Natale sta diventando proprio questo: una festa in cui è assente il festeggiato, cioè Gesù Bambino. Vediamo sempre più diffondersi una mentalità che dà al Natale un significato tutto diverso: ricordo l’episodio recente di Oxford dove si è voluto evitare perfino il nome di Natale chiamandolo “Festival della luce”. Fa parte di questo tentativo che prende il pretesto dalla sensibilità di altre religioni presenti tra noi, ma in realtà invece è un pretesto del secolarismo, del laicismo che non vuole avere segni religiosi tra i piedi, nella società, per così dire.

     
    D. – Come imparare ad abbandonarsi allo Spirito di Cristo?

     
    R. – La Parola di Dio è il mezzo privilegiato, è il primo mezzo; il secondo sarà l’Eucaristia, ma all’Eucaristia si arriva dopo che si è scoperto chi è Gesù. Quindi, il primo approccio dev’essere la predicazione, ma non una predicazione generica: qui è proprio la lezione di Paolo! Bisogna partire dal kerygma. Il kerygma vuol dire quel grido che ha come contenuto la notizia più importante che riassume tutto: “è morto per i miei peccati, è risorto per la mia giustificazione”. Per noi, oggi, in una società che non è più cristiana nel senso di una volta - dove la scuola, la famiglia non educano più alla fede - la fede non sboccia così spontaneamente, a poco a poco: bisogna suscitarla. E San Paolo dice che la fede nasce esclusivamente in presenza di questo annuncio. Tutto il resto – la catechesi, la morale, la spiritualità – vengono dopo per formare una fede che è nata. Ma “fides ex audito”, dice Paolo, la fede nasce dall’ascolto di questo annuncio.

     
    D. – Nella terza predica d’Avvento lei ha citato una frase di Origene: “Che giova a me che Cristo sia nato una volta da Maria a Betlemme, se non nasce anche per fede nella mia anima?”. Quale augurio possiamo trarre da questa frase?

     
    R. – Gesù è nato una volta storicamente, una volta per tutte, ma può nascere sempre di nuovo per fede nella persona che – diceva San Bonaventura – concepisce il desiderio di accogliere Cristo nella propria vita in un modo nuovo. Ecco: è nato Gesù in quel cuore, quindi questo sarebbe il vero Natale che io auguro a tutti gli ascoltatori, soprattutto se sono credenti. Di non accontentarsi di un Natale esteriore ma di fare un Natale interiore, che sarà fonte di una gioia forse sconosciuta.

     
    D. – A chi sta vivendo un periodo di difficoltà, anche magari nella propria fede, nel proprio rapporto con Dio, cosa possiamo dire?

     
    R. – L’Anno Paolino su questo ci dà un grande incoraggiamento: pensare che Gesù un giorno entrò nella vita di uno che lo stava perseguitando … Allora, bisogna avere fiducia che se si è in buona fede, se non si rigetta Dio, se ci si sforza, Gesù è così buono, così generoso, così paziente con noi, che troverà il modo di arrivare a noi, di fare il Natale con noi, nonostante le difficoltà economiche, spirituali o altro.

     
    D. – Quindi, lasciarsi in qualche modo pervadere dallo spirito di Cristo …

     
    R. – Sì: credere in Lui, credere nel senso forte di avere fiducia in Lui.

    inizio pagina

    Lettera del Papa all'arcivescovo di Colonia, nel VII anniversario della morte del teologo Giovanni Duns Scoto

    ◊   Un richiamo per tutti gli studiosi, credenti e non. Questo – secondo Benedetto XVI – deve rappresentare il metodo seguito dal beato Giovanni Duns Scoto nello stabilire l’armonia tra fede e ragione. E’ quanto emerge dalla Lettera apostolica inviata dal Papa il mese scorso, ma resa nota solo ieri, all’arcivescovo di Colonia, il cardinale Joachim Meisner, in occasione del settimo centenario della morte del teologo-filosofo. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    “Ben saldo nella fede cattolica, Giovanni Duns Scoto si è sforzato di comprendere, spiegare e difendere le verità della fede alla luce della ragione umana”. “Null’altro si sforzò di fare se non di dimostrare la medesima consonanza di tutte le verità, naturali e soprannaturali, che promanano da un’unica medesima Fonte”. E’ il ritratto che Benedetto XVI delinea del teologo per i settecento anni dalla morte avvenuta l’8 novembre 1308. L’occasione è stata offerta al Papa dal Congresso scientifico internazionale che sulla figura di Duns Scoto si è svolto a Colonia dal 5 al 9 novembre scorsi. Nella Lettera apostolica inviata all’arcivescovo della città tedesca, il cardinale Joachim Meisner, il Papa ricorda le elevate espressioni di stima e ammirazione rivolte al beato Giovanni da Paolo VI e Giovanni Paolo II; quindi sottolinea come Duns Scoto “associando la pietà con la ricerca scientifica, con il suo raffinato ingegno così profondamente è penetrato nei segreti della verità naturale e rivelata, divenendo luce ed esempio a tutto il popolo cristiano”. “Dottore dell’Ordine”, “Dottore Sottile”, “Dottore Mariano”: è chiamato così Giovanni Duns Scoto che – ricorda Benedetto XVI – non di rado ha posto “in speciale risalto la suprema autorità del Successore di Pietro” e che la Chiesa è custode del vero significato delle Scritture. Il Papa lo descrive come il discepolo di San Francesco, innamorato contemplatore e predicatore del Cristo Crocifisso, ma anche come l’adoratore del Santissimo Sacramento dell’Eucarestia, che scrisse di Dio come “formalmente amore e formalmente carità”.

    inizio pagina

    Il cardinale Bertone ricorda Pio XII e ne sottolinea l’impegno per la pace

    ◊   Papa Pacelli, grande innamorato della Madonna. Così lo ha definito il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nella sua omelia pronunciata stamani nella Basilica di Santa Margherita d’Antiochia, Concattedrale di Montefiascone, dove si trovava per la presentazione del libro “Un buon Pastore. Luigi Boccadoro, vescovo di Viterbo”. Il porporato dopo aver trasmesso il saluto e la benedizione di Benedetto XVI, ha ricordato che nel 1950 Pio XII proclamò il dogma dell’Assunta. Il servizio di Virginia Volpe:

    Tutta dedicata alla figura di Papa Pacelli l’omelia del cardinale Bertone: “Dono prezioso del Natale è la pace – ha detto - e Cristo è la nostra vera pace. Pio XII riaffermò in più circostanze questa verità, non cessando mai di invocare la pace negli anni travagliati del suo lungo pontificato”. Il segretario di Stato ha poi citato il radiomessaggio di Papa Pacelli del Natale del 1942, nel quale il Santo Padre indicò al mondo i punti essenziali per costruire la pace. “Egli – ha continuato il porporato - volle in modo concreto testimoniare la sua ansia per la pace con una sua ben nota attività caritativa in favore delle famiglie più colpite dai tragici eventi bellici. E quando si scatenò la persecuzione contro gli Ebrei, volle impartire urgenti e precise disposizioni alle istituzioni cattoliche di Roma affinché aprissero le porte a uomini, donne e bambini anche a rischio della vita; così che si salvarono proprio grazie al coraggio e alla sensibilità del Papa e della Chiesa”. Il cardinale Bertone ha poi riaffermato l’universalità e l’inalienabilità dei diritti umani, che oggi sono a rischio per l’individualismo e il relativismo culturale e etico che caratterizza il nostro tempo. “Affermare i valori umani ed evangelici – ha detto - è un impegno civile e apostolico a cui costantemente Pio XII richiamò i cristiani del suo tempo. Oggi diremmo che si tratta di testimoniare quella ‘carità politica’, espressione concreta dell’amore di Cristo per l’uomo e per il creato, che deve farsi vicinanza a chi è povero e solo, a chi forestiero o straniero è ‘ultimo’ nella società, per costruire un’umanità solidale da tramandare alle generazioni future”.

    inizio pagina

    Padre Lombardi: è infondata l'attribuzione a Giovanni XXIII di una preghiera per gli ebrei

    ◊   E’ infondata l’attribuzione a Giovanni XXIII di una preghiera per gli ebrei scritta poco prima di morire. Così il direttore della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, in riferimento ad un articolo pubblicato sul quotidiano la “Repubblica” che parla di un testo rimasto inedito. Ascoltiamo la nota del nostro direttore, padre Federico Lombardi:

    La pagina culturale della “Repubblica” di ieri porta un ampio articolo su una preghiera di Giovanni XXIII per gli ebrei, scritta poco prima di morire. Ho avuto modo di sentire in proposito mons. Capovilla: chi più competente in materia del segretario dello stesso Papa?, e ho scoperto con sorpresa che l’attribuzione al “papa buono” di quel testo è infondata. Il testo era già comparso nel gennaio 1965 su una pubblicazione dell’“American Jewish Committee” ed altrove, ed era stato pubblicato poi anche in Italia nel ’66 da “Quest’Italia” e alcune altre testate. Ma fin da allora, l’attribuzione a Giovanni XXIII era apparsa inattendibile ai veri esperti in materia. Tutta la vicenda fu studiata attentamente e risolta in modo che si sperava definitivo da un articolo pubblicato sulla “Civiltà Cattolica” nel giugno 1983 dal padre Giovanni Caprile con la collaborazione, naturalmente, anche di mons. Capovilla.

     
    Intendiamoci: il testo della presunta preghiera del Papa non contiene nulla di male ed ha anche qualche affinità di stile con i suoi scritti, e ciò spiega perché diverse persone abbiano creduto che potesse essere sua. Ma altri argomenti interni, la sua assenza fra gli scritti lasciati dal Papa e la totale mancanza di qualsiasi prova di tale attribuzione conduce necessariamente ad una conclusione negativa. Padre Caprile si diffonde nel ricordare le testimonianze di rispetto e di amore di Giovanni XXIII per il popolo ebreo in tutto il corso della sua vita, e ne mette in rilievo i grandissimi meriti in questo campo, ma conclude che per comprenderli ed apprezzarli adeguatamente, la verità storica è più che sufficiente, senza dover ricorrere a pie e sia pur verosimili finzioni. Dopo 25 anni, dobbiamo far nostra ancora una volta questa conclusione.

    inizio pagina

    Convegno in Vaticano per il Sahel

    ◊   Impegno sociale e interessi imprenditoriali si possono conciliare e quando avviene, ne nascono frutti evidenti ed abbondanti. E’ questa una delle conclusioni emerse dal convegno dal titolo “Oltre la crisi, la speranza: aziende per il Sahel con progetto di Civiltà dell’Amore”, promosso in Vaticano dal Comitato di Collegamento di Cattolici per una civiltà dell’Amore, per sensibilizzare le aziende ai progetti di sviluppo e cooperazione rivolti soprattutto ai Paesi sottosviluppati. Un percorso iniziato un anno fa, quando il Comitato ha iniziato una proficua collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, presso il Pontificio Consiglio Cor Unum, rivolgendo poi il suo impegno alle esigenze dell’Africa. Roberto Piermarini ha chiesto al dottor Guido Giannini di Cor Unum e all’ingegner Giuseppe Rotunno, segretario generale del Comitato di Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore, se si possono conciliare impegno sociale per le popolazioni più povere e interessi imprenditoriali:

    R. – Certamente, è possibile perché è stato dimostrato sul campo da tanti imprenditori che a livello personale hanno incominciato a fare questi interventi e a vivere pienamente questa doppia funzione, senza necessariamente andare nel Sud del mondo ma già da qui. E abbiamo potuto vederlo direttamente con questa iniziativa di aziende per il Sahel, dove imprenditori – per esempio, l’Artigiancassa, che è del Gruppo Bnl – hanno già da anni avviato una sorta di collaborazione per creare microimprese di lavoro proprio nell’area subsahariana, con grande successo locale e grande soddisfazione, qui, per le aziende.

     
    D. – Giannini, qual è l’obiettivo principale di questi progetti di sviluppo che hanno preso il via circa un anno fa?

     
    R. – Prima di tutto, il favorire la costituzione di aziende locali con responsabili e personale locale, e incoraggiando la formazione di una adeguata forza lavoro che possa concorrere alle finalità della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, istituita – come si sa – dal Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II nel 1984 e che nel prossimo febbraio celebrerà il suo 25.mo.

     
    D. – Perché il progetto si concentra proprio nella zona africana del Sahel?

     
    R. – Primo, perché è la zona più povera del mondo per via della siccità, e quindi è la sfida più grande per l’Occidente industrializzato, chi può offrire uno sviluppo sostenibile, adeguato, rispettoso delle persone e dell’ambiente, deve misurarsi nel Sahel. Poi, perché nel Sahel abbiamo la Fondazione Giovanni Paolo II che è stata la grande scommessa del Santo Padre e dove noi, adesso, stiamo vedendo che è la terra d’origine di tante carovane di emigrati che, disperati, proprio, in quella siccità e in quella miseria, cercano lavoro in Europa e nel Nord del mondo.

     
    D. – Ingegner Rotunno, dal convegno sono emersi i rischi che corrono i Paesi più poveri della terra a causa della crisi finanziaria che ha colpito il mondo?

     
    R. – Certo. Dal convegno sono emerse queste preoccupazioni anche nel messaggio di ringraziamento che la Fondazione Giovanni Paolo II ci ha mandato; ma circondato dalla grande preoccupazione che con questa crisi il Sud del mondo e il Sahel possono essere abbandonati da noi. Questo abbandono è da evitare nel modo più assoluto, proprio per le nostre aziende, perché se le nostre aziende tagliano i ponti con il futuro che viene da queste nuove terre, è un danno innanzitutto per noi. Quindi, bisogna evitare che questo ponte di collegamento tra aziende e aree di sviluppo non solo non venga interrotto, ma venga proprio adesso, nel pieno della crisi, intensificato come priorità per uscire dalla stessa crisi globale.

     
    D. – Ingegner Rotunno, cosa si prefigge il Comitato di Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’amore?

     
    R. – Fare progetti di civiltà dell’amore: nel Sahel è una misura grande di progetti, per noi Civiltà dell’amore, perché non riguarda solamente il settore economico o del lavoro di questa gente, ma riguarda anche il discorso ambientale, perché bisogna rilanciare questa dimensione; riguarda anche il discorso delle famiglie, a cui offrire un’alternativa, appunto, all’emigrazione forzata; va inserito il discorso delle nuove risorse di quelle popolazioni, di quelle civiltà che sono state nel passato e che oggi possono rinverdire. Quindi, Civiltà dell’amore che comprende tanti aspetti di sviluppo e di futuro per loro e per noi, è l’obiettivo che il nostro Comitato si prefigge insieme ai missionari sul posto.

     
    D. – Dr. Giannini, cosa può nascere ora?

     
    R. – Diciamo da queste finalità del Comitato nasce anche quella collaborazione che si è instaurata da qualche tempo. Conosciamo il Comitato Civiltà dell’amore ormai da circa 15 anni: Civiltà dell’amore sorge un po’ sulla scia della civiltà dell’amore promossa da Papa Paolo VI che fu fondatore anche del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. E nell’attuale contesto economico, finanziario e politico posso dire che quella profetica visione di Paolo VI è tutt’ora valida. Non vedo altra soluzione alla crisi che non l’istaurarsi di una civiltà dell’amore in cui forza lavoro, imprenditori e tutta la società civile si mettano insieme e si diano una mano perché le cose possano procedere con la maggiore giustizia e solidarietà possibili.

     
    Tutte le aziende, gli imprenditori e gli operatori bancari che vogliono collaborare alla realizzazione dei progetti per il Sahel, possono rivolgersi a: Comitato di Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore, tel. 06.79.35.0412

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    L'attesa del Natale in Orissa, tra speranze di pace e timori per le persecuzioni anticristiane

    ◊   La Chiesa e le comunità cristiane dell’India si apprestano a festeggiare il Natale in un clima ancora fortemente segnato dagli attacchi terroristici di Mumbai. Resta poi altissima la tensione in Orissa, dove continuano le persecuzioni anticristiane. È stato tuttavia scongiurato lo sciopero generale indetto dai leader indù per il 25 dicembre, che avrebbe messo i fedeli cristiani nell’impossibilità di festeggiare il Natale. Dall’India Stefano Vecchia:

    Anche in vista del Natale – qui festa nazionale – l’India cerca di recuperare valori e serenità ponendo la pace e la volontà di convivenza al centro del suo futuro. Non a caso una cerimonia interreligiosa benedirà oggi pomeriggio a Mumbai la riapertura dei due hotel – Taj Mahal e Oberoi – obiettivi principali dell’azione terroristica del mese scorso. Alla cerimonia sarà presente l’arcivescovo cardinale Oswald Gracias. Tra pochi giorni, insieme alla principale ricorrenza cristiana, la città e il Paese ricorderanno la strage di Mumbai ad un mese dall’evento, e l’avvio, 12 mesi fa in Orissa, di una nuova fase di violenze anti-cristiane.

     
    Come si prepara la Chiesa locale al 25 dicembre? I cattolici, in particolare – ricorda il cardinale Gracias – dovranno vedere in questa giornata, in questa convergenza di eventi, un’occasione di reazione, una scelta per la speranza contro la disperazione, per la pace contro il terrore. Una reazione che a Mumbai, città cosmopolita dalla lunga tradizione di convivenza di tante comunità, cuore finanziario del Paese, è già realtà. Lo è spontaneamente per la popolazione, pure duramente colpita; lo è anche per le autorità e per le Forze di sicurezza sotto accusa, che stanno cercando di garantire festività serene alla città. Ma è lontano, ad oriente, nello Stato di Orissa che l’India in questi giorni incerti mette in discussione la sua essenza di Nazione e di grande democrazia.

     
    Questo Stato da un anno è teatro di quella che i leader cristiani non esitano a definire “pulizia etnica”; qui le esigenze di controllo delle caste superiori dei vasti interessi economici concentrati sui gruppi meno favoriti, si associano alla volontà di espulsione o riconversione coatta dei tribali, in buona parte cristianizzati. In particolare nel distretto di Kandhamal che vive questi giorni in un’alternativa di emozioni: tre giorni fa, il sollievo per la decisione dei leader indù radicali di sospendere lo sciopero generale del 25 dicembre, che porterebbe l’impossibilità per i cristiani di celebrare il Natale e probabilmente nuove violenze; ieri, lo scetticismo. Le autorità stanno isolando il Kandhamal, avverte una voce della Chiesa in Orissa, per timore che gli irriducibili del radicalismo induista non rispettino le indicazioni ufficiali dei loro leader. La speranza dell’arcivescovo di Chuttack-Bubaneshwar, mons. Raphael Cheenath - che aveva salutato la sospensione dello sciopero come possibilità per i cristiani di celebrare il Natale nei villaggi da cui sono stati espulsi da violente intimidazioni - oggi sembra allontanarsi. Solo i prossimi giorni mostreranno se per i cristiani del Kandhamal il Natale porterà un rientro difficile nelle loro case, oppure un esilio definitivo.

    inizio pagina

    L’impegno del Tribunale internazionale per il Rwanda, con sede in Tanzania

    ◊   Ha riscosso la soddisfazione e il plauso del segretario generale delle Nazioni Unite la recente condanna di quattro alti ufficiali rwandesi responsabili di crimini contro l’umanità durante il genocidio del 1994. Tutti gli imputati sono stati condannati all’ergastolo e dovranno ora scontare la pena comminata dal Tribunale internazionale per il Rwanda, con sede in Tanzania. Sul modo in cui i condannati sconteranno la loro pena Stefano Leszczynski ha intervistato Flavia Lattanzi, già giudice internazionale presso il Tribunale di Arusha e, oggi, giudice in carica al Tribunale internazionale dell’Aja per la ex Jugoslavia:

    R. – La pena viene scontata nel carcere di uno Stato che dia al Tribunale la propria disponibilità a ricevere il condannato. Ci sono degli accordi che vengono conclusi fra le Nazioni Unite e gli Stati, e ce ne sono vari sia riguardo al Tribunale per il Rwanda che riguardo al Tribunale per la ex Iugoslavia. L’Italia ha concluso l’accordo per tutte e due le situazioni e infatti noi abbiamo ricevuto già tre condannati dal Tribunale della ex Iugoslavia che stanno scontando la pena in Italia. Un nostro connazionale, tra l’altro, condannato dal Tribunale per il Rwanda sta scontando presso un carcere italiano quel poco che in verità ancora gli è rimasto da scontare.

     
    D. – La popolazione rwandese come vive l’operato del Tribunale penale internazionale oggi?

     
    R. – Quando ci sono delle assoluzioni, la sentenza di assoluzione non viene vissuta molto bene; ci sono delle reazioni abbastanza dure, però questo è comprensibile. Le vittime, in fin dei conti, non si rendono conto che il Tribunale, i due Tribunali - perché la stessa cosa succede anche per i processi davanti al Tribunale per la ex Iugoslavia -, applicano uno standard elevatissimo di determinazione della prova. Ma la ragione sta anche nel fatto che spesso non c’è collaborazione proprio da parte dei testimoni che non vogliono rivivere quei momenti drammatici.

     
    D. – C’è, secondo Lei, una ricaduta positiva sulla società rwandese che deriva dall’attività del Tribunale penale internazionale?

     
    R. – Io ritengo, nonostante tutto, che ci sia quest’aspetto, che il tentativo di pacificazione si stia realizzando. Quello che sta facendo Il Tribunale è un lavoro di assistenza e protezione dei testimoni, perché purtroppo alcuni testimoni, tornati in Rwanda, sono stati assassinati. Nonostante tutto, anche il governo rwandese sta facendo moltissimo per ricostruire la convivenza tra le due etnie.

    inizio pagina

    La storia della pastorella di Lourdes in un musical in scena al teatro Sistina di Roma

    ◊   Un euro a biglietto per ogni rappresentazione dello spettacolo: “Bernardette. Il Miracolo di Lourdes”. E’quanto la produzione Musical Emotion devolverà al “Progetto Bambini” dell’Unitalsi a partire da domani 22 dicembre quando la storia della famosa pastorella andrà in scena al teatro Sistina di Roma. Ventiquattro gli attori del musical in due atti realizzato da Graziano Galàtone con la regia di Claudio Insegno e la supervisione artistica del ballerino Steve La Chance. Il servizio di Benedetta Capelli:

    (musica)

     
    Quattordici anni, pastorella tra i Pirenei, di salute precaria ma sempre determinata nel raccontare quello che vede soprattutto nel parlare della “Bianca Signora” apparsa nella grotta di Massabielle che le chiede preghiere. E’ lì il fascino e il mistero di Bernardette Soubirou che ancora oggi, a 150 anni dalle apparizioni mariane, continua a incuriosire e a ispirare la fantasia come nel caso del musical: “Bernardette. Il Miracolo di Lourdes”. Ma che cos’è questo spettacolo? Edoardo Lombardi, direttore della produzione:

     
    “Non è il classico musical, c’è anche della prosa che racconta tutta la storia del miracolo attraverso, appunto, la vita e gli occhi di Bernardette. E’ una sorta di opera popolare. Ci sono delle musiche molto melodiche che vanno a raccontare le varie fasi della vita di Bernardette”.

     
    Un’adolescente vissuta nella seconda metà dell’Ottocento che accettò e offrì all’Immacolata Concezione le sue sofferenze. Ma qual è il messaggio che porta ancora oggi? Edoardo Lombardi:

     
    “E’ la semplicità. Noi abbiamo cercato di raccontare veramente così com’è la storia. Quindi, di conseguenza, quello che si cerca di trasmettere, al di là del messaggio di speranza, è proprio la semplicità della persona. E’ una storia semplice e bella, quindi apprezzata anche da chi non crede, sicuramente”.

     
    Uno spettacolo che nasce in sinergia con l’Unitalsi, da sempre in prima linea a Lourdes nell’assistenza ai malati. Una collaborazione nel segno del “Progetto Bambini” in attesa di aprire a Roma “Casa Bernardette”. Il responsabile dell’iniziativa Emanuele Trancalini:

     
    “Su Roma, noi abbiamo quattro case accoglienza per i genitori dei bambini ricoverati, del tutto gratuite. Cerchiamo di non dargli solamente una casa ma di stare loro vicino nelle varie fasi della malattia dei loro bambini perché spesso e volentieri, poi, si trovano soli, con le loro famiglie di origine lontane, e quindi non hanno nessuno”.

     
    Diciannove sezioni, due delegazioni estere e 280 sottosezioni: sono i numeri dell’Unitalsi che è nata proprio davanti alla grotta di Massabielle: andare tra i Pirenei per l’Unitalsi significa tornare alle origini. Il legame con Lourdes va così avanti senza ostacoli ormai da più di cento anni. Ancora Emanuele Trancalini:

     
    “Dura da 105 anni, da quando è nata l’associazione, attraverso un disabile che voleva farla finita e voleva uccidersi sotto la grotta, invece è tornato e ha detto: ‘La Signora ha vinto’. Ha poi detto: ‘Se ha fatto bene a me, farà bene anche ad altre persone’ e da lì è partita la nostra associazione. Lourdes è diventata la nostra seconda casa”.

     
    Una casa illuminata dallo splendore della Donna vestita di Sole e abitata dal viso raggiante di Bernardette.

     
    (musica)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Domani in Argentina e Cile Messe in chiusura del 30.mo anniversario della mediazione papale che evitò il conflitto tra i due Paesi

    ◊   Domani, con una concelebrazione eucaristica in contemporanea, una nella “Basilica di Nostra Sinora de Luján” in Argentina e l'altra nel “Tempio votivo di Nostra Signora del Carmine di Maipú”, in Cile, decine di vescovi delle due nazioni e con loro due popoli fortemente cattolici, chiuderanno le celebrazioni iniziate lo scorso 5 dicembre del 30.mo anniversario dell'inizio della mediazione di Papa Giovanni Paolo II che evitò la guerra e portò poi nel 1984 alla firma di un Trattato di pace, amicizia e collaborazione. Alla Santa Messa saranno presenti Michelle Bachelet Jeria e Cristina Fernández de Kirchner, presidenti rispettivamente del Cile e dell'Argentina che già, all'inizio del mese, avevano preso parte nella regione australe del continente, proprio nella zona confinante all'origine della controversia, alle prime celebrazioni presiedute dall'Inviato straordinario in Missione Speciale nonché latore del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI, l'arcivescovo di São Paulo, cardinale Odilo Pedro Scherer. “Sarà un momento di preghiera e di ringraziamento”, ha dichiarato il vescovo cileno di Rancagua, mons. Alejandro Goic Karmelic, presidente della Conferenza episcopale che presiederà la Santa Messa nella capitale, Santiago, parole che ha ripetuto il suo omonimo argentino, l’arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio, ricordando che “la pace si costruisce ogni giorno anzitutto nel cuore degli uomini”. Sullo sfondo delle celebrazioni, in queste settimane, è apparsa gigantesca la figura di Giovanni Paolo II e di molti suoi collaboratori che resero possibile, contro ogni speranza come sembrava alla fine di dicembre di 30 anni fa, la coraggiosa intuizione del Papa che decise di inviare nella zona il cardinale Antonio Samoré per tentare di aprire quello spiraglio necessario per fermare ciò che sarebbe stato una mattanza. Oggi tutti riconoscono ciò che magari tre decadi fa non si accettava: la pace è sempre possibile anche perché la guerra nulla risolve. Il 29 novembre scorso, alla vigilia della prima cerimonia commemorativa, nella sua lettera al presidente del Cile Michelle Bachelet e dell’Argentina Cristina Fernández, Benedetto XVI scriveva: “la decisione di porre solennemente sul Monte Aymond, frontiera fra i due Paesi, la prima pietra di un monumento commemorativo di tale ricorrenza, mi dà l'opportunità di ricordare quei primi giorni di dicembre 1978, quando i responsabili di queste due amate Nazioni giunsero a pensare che si erano esaurite le possibilità di arrivare a un accordo che ponesse fine alla loro secolare controversia. Sembrava loro ancor più difficile accettare il suggerimento dato loro dal Pontefice nel suo messaggio dell'11 di quel mese, affinché insistessero in un esame sereno e responsabile del problema, di modo che prevalessero le esigenze della giustizia, dell'equità e della prudenza come fondamento sicuro e stabile della convivenza fraterna fra i popoli cileno e argentino”. Oggi, i due popoli, dopo il ripristino faticoso della democrazia, e proprio grazie alla saggezza di tanti che sotto gli orientamenti di Giovanni Paolo II e dei suoi collaboratori seppero accogliere “nell’ora estrema” i consigli sul dialogo e il negoziato nel rispetto dei legittimi interessi delle parti, vivono in pace e progrediscono insieme. Non solo. In virtù del Trattato di amicizia che siglò la fine definitiva di ogni rivalità e delle secolari rivendicazioni nella regione australe, questi due popoli collaborano e costruiscono insieme ciò che serve per consolidare e accrescere questa pace ritrovata. Nelle preghiere della Santa Messa dunque non si guarderà solo al passato; anzi, si penserà e si chiedere l’aiuto dell’Altissimo soprattutto per il futuro. È quello che tra l’altro chiedono a gran voce i due popoli che oggi, più che mai sono consapevoli di quanto ha scritto Benedetto XVI nel suo messaggio ai partecipanti di un convegno commemorativo che a Buenos Aires presiedette il cardinale Jorge Mario Bergoglio: “La mediazione continua ad essere un paradigma da proporre all’attenzione della Comunità internazionale. Essa ha dimostrato, insieme alla pazienza e alla responsabilità delle Parti, come in ogni controversia il dialogo non pregiudica i diritti ed amplia invece il campo delle possibilità ragionevoli di composizione delle divergenze. Pertanto, occorre continuare a ricorrere alla diplomazia e ai suoi metodi negoziali, che attingono forza dalle risorse morali dei popoli e ad esse accordano fiducia, per garantire loro pace, sicurezza e benessere. Le nuove generazioni, memori dalle lezioni della storia passata e recente, guardino il futuro con occhi di speranza e si impegnino a realizzare la civiltà dell’amore, di cui Giovanni Paolo II fu profeta talvolta inascoltato”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    L’arcivescovo di Mexico esorta i fedeli ad essere presenti all'Incontro mondiale delle famiglie

    ◊   Un’attiva partecipazione al VI Incontro mondiale delle famiglie: è quanto auspica il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Mexico. Adesso che si avvicina questo importante incontro, in continuità con la lettera indirizzata a tutti i sacerdoti dell'Arcidiocesi in preparazione a questo evento, il porporato desidera ribadire a tutti l’invito a partecipare attivamente a questo speciale appuntamento. Il VI Incontro Mondiale delle Famiglie avrà luogo in Messico dal 14 al 18 gennaio 2009 sul tema: “La Famiglia, formatrice nei valori umani e cristiani”. In concreto, si svolgerà un Congresso teologico-pastorale dal 14 al 16 gennaio nella sede della Expo-Bancomer, a Santa Fe, e un Festival di Testimonianze nella spianata della Basilica di Guadalupe il giorno 17. Infine il 18 gennaio è prevista una solenne Concelebrazione Eucaristica di chiusura nella Basilica di Guadalupe. “La nostra partecipazione a tutte le fasi dell’incontro sarà molto importante - continua il cardinale, ripreso dall’agenzia Fides -; perciò invito tutti ad essere disponibili nelle date indicate per partecipare sia al Congresso teologico-pastorale che al Festival e alla solenne Messa di chiusura”. Mons. Rivera esorta i parroci e i sacerdoti impegnati nella pastorale a rendere consapevoli e a motivare i fedeli laici ad iscriversi a questo importante incontro. “Attendendo una nutrita e fruttuosa partecipazione di tutti a questo evento, auguro ad ognuno di Voi che la Santa Famiglia, in questo Natale, guidi all’amore verso Cristo ciascuno dei vostri familiari” conclude il testo. (V.V.)

    inizio pagina

    Cuba: il vescovo di Guantanamo esprime attese e desideri nel messaggio Natale

    ◊   “Ogni Natale è festa per Dio e per gli uomini”, afferma mons. Wilfredo Pino Estévez, vescovo della diocesi di Guantánamo-Baracoa (Cuba), in un messaggio inviato a tutti i fedeli per il Natale e il nuovo anno 2009. Il vescovo afferma che “la prima cosa importante per avvicinarsi a Dio è ‘farci bambini’, abbassare la testa, riconoscere la nostra piccolezza, essere umili”. Aggiunge che “il Natale è, e deve continuare a essere, la festa della famiglia”. Quindi invita tutti a fare un gesto speciale per le persone che vivono sole e non hanno nessuno con cui condividere la loro vita. Al vescovo non sfugge che questo sarà un Natale difficile per molti, visto che “si conclude un anno che per molte famiglie è stato duro. Tre uragani hanno reso la vita ancora più difficile ad un buon numero di famiglie cubane”. Ma è proprio attraverso queste catastrofi che “Dio ci ha messo davanti la grande opportunità di praticare la carità verso i bisognosi”. Il vescovo - ripreso dall’agenzia Fides - ringrazia per “l’enorme ondata di solidarietà ed aiuto", che si è diffusa a Cuba ed oltre le sue frontiere per aiutare le famiglie colpite”. A conclusione del messaggio, il Vescovo di Guantánamo-Baracoa esprime alcuni suoi desideri per il 2009 e invia una benedizione per il Natale in modo speciale “agli ammalati, ai carcerati, agli handicappati, a quelli che vivono soli, a quelli che sono lontani dalla loro famiglia e della loro terra cubana, a quelli che si sentono tristi, a quelli che hanno perso la loro casa, ai rifugiati, alle coppie senza figli e con figli problematici, affinché non si stanchino di fare il bene”. (V.V.)

    inizio pagina

    Perù: nuovo monastero di vita contemplativa a Callao

    ◊   In Perù, la città portuale di Callao ha un secondo monastero di religiose contemplative. Si tratta del Monastero della Santissima Trinità, che ospita 10 giovani monache dell'Ordine Cistercense. Il monastero è stato benedetto dal vescovo locale, mons. Miguel Irizar Campos, l'8 dicembre scorso, nella solennità dell'Immacolata Concezione. L'edificio è situato lungo la litoranea di Pachacùtec, nel quartiere di Ventanilla. La comunità monacale è internazionale. Le religiose, infatti, sono brasiliane, italiane, polacche ed australiane. I lavori di costruzione del Monastero della Santissima Trinità non sono ancora terminati. Oltre alla costruzione della residenza delle monache è prevista anche quella della foresteria con annessa cappella per i fedeli, che vorranno partecipare, insieme alle monache, alla celebrazione eucaristica e al canto delle Ore. Con questa nuova fondazione, la diocesi di Callao conta adesso due monasteri di vita contemplativa. Il primo è quello delle Carmelitane Scalze situato nellla località nota come Fondo Oquendo. Ospita 22 carmelitane ed è stato inaugurato, dallo stesso mons. Irizar, nell'ottobre del 2003.(A.M.)

    inizio pagina

    Debellato in Guatemala il morbo di Chagas

    ◊   Cominciata 10 anni fa con un'iniziativa congiunta dei Paesi del Centroamerica, la lotta per fermare la 'Tripanosomiasi americana' – detta anche morbo di Chagas, dal nome del suo scopritore – ha ottenuto in Guatemala la sua prima vittoria, riferisce l'agenzia Misna. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms/Who) ha infatti certificato che lo Stato è il primo della regione ad aver fermato la diffusione della malattia endemica dell'America Latina, trasmessa per lo più da insetti-vettori simili a cimici, che proliferano in ambienti insalubri. Il primo obiettivo prefissato nel 1998 era quello di interrompere al livello regionale la trasmissione della patologia, che può essere mortale, entro il 2010: secondo dati dell'Oms, tra i pochi disponibili sebbene datati 1981, all'epoca in media 30.000 persone contraevano il morbo ogni anno e quattro milioni erano a rischio di contagio. Il secondo obiettivo era quello di eliminare progressivamente l'insetto-vettore, ridurre l'infestazione domiciliare al di sotto del 5% e fermare la trasmissione attraverso sangue infetto. (A.L.)

    inizio pagina

    Missioni in Africa, 150.mo anniversario della morte del fondatore

    ◊   “Onoriamo la memoria del nostro fondatore e ricordiamo la prima missione in Africa che venne annientata nel giro di poche settimane”: é quanto ha detto padre Kieran O’Reilly, superiore generale della Società delle missioni africane. Nel 2009 ricorrerà il 150.mo anniversario della morte di mons. Melchior de Marion Brésillac, che l’8 dicembre 1856, in Francia, insieme ad altri sei compagni diede vita al primo Istituto per le missioni. “Le nostre missioni si sono trovate di fronte ad ogni tipo di difficoltà, ricorda sempre il Superiore generale, ma la nostra fiaccola non si è mai spenta”. Proprio a conferma di questo è stata annunciata la creazione di altri tre distretti per l’Africa, che prenderanno il nome di Baia del Benin, Golfo di Guinea e Grandi laghi. Un’altra importante novità presente nei tre insediamenti, secondo quanto riportato dall’Agenzia Fides, sarà la larga presenza, all’interno della Società delle missioni africane, di confratelli africani a tutti i livelli decisionali. Lo scopo di queste missioni è quello di rispondere alla domanda di cristianesimo dell’Africa predicando il Vangelo e accogliendo gli africani. (F.C.)

    inizio pagina

    Repubblica democratica del Congo: festa nella capitale per i ragazzi di strada

    ◊   Una giornata di festa a Kinshasa a favore di 1000 ragazzi di strada: è l'iniziativa in programma domani, promossa da una rete di organizzazioni cattoliche (congregazioni religiose maschili e femminili e laiche) coordinata dai Servi della carità. La giornata finanziata dalla grande Brasseria di Kinshasa BRACONGO, ha per tema: "Noi vogliamo la pace per un reinserimento duraturo in famiglia". La manifestazione avrà luogo presso la grande sala polivalente-teatro del Seminario Teologico Internazionale "Maison Sainte Famille de Nazareth" dell'Opera don Guanella. Lo scopo primario è far vivere una giornata di gioiosa preparazione al Santo Natale ai ragazzi congolesi, con momenti di preghiera, canti, presenza di artisti, doni per tutti, pasto, musica e danza. "Vorremmo soprattutto offrire un messaggio a tutti - spiega padre Guido Matarrese, dell'Opera don Guanella - non si può pensare di vivere armoniosamente insieme senza pace, riconciliazione, capacità di accoglienza reciproca senza farsi disorientare dai limiti dell'altro; dobbiamo essere disposti piuttosto a superare pregiudizi, paure, stereotipi, divisioni e a deciderci per intraprendere insieme il cammino della vita sostenendoci a vicenda, proprio come ha fatto Gesù, il Verbo fatto carne, che é venuto ad abitare in mezzo a noi ed a percorrere con noi il cammino della vita". (V.V.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Permane la tensione a Malmoe, in Svezia, scossa da cinque giorni di scontri tra giovani immigrati e Forze dell’ordine

    ◊   A cinque giorni dall’inizio della rivolta del sobborgo di Rosengard, permane la tensione a Malmoe, in Svezia, con centinaia di agenti in tenuta anti sommossa che pattugliano le strade del quartiere. La protesta è guidata da bande di giovani immigrati, coadiuvate da gruppi di squatter. Intanto, il Paese si interroga sui problemi d’integrazione della popolazione straniera che, nel 2008, ha conosciuto l’incremento più alto dal 1970. Il servizio di Marco Guerra:

    E’ una tregua armata quella che regna oggi nelle strade Rosengard, quartiere di immigrati alla periferia Malmoe, teatro degli scontri tra giovani manifestanti e Forze dell’ordine. Per evitare nuove violenze la polizia pattuglia in maniera massiccia il sobborgo con oltre 200 agenti in assetto antisommossa. Il bilancio di cinque giorni di disordini parla di numerose barricate nelle strade, cinque auto bruciate, una molotov tirata contro una scuola e cinque giovanissimi tratti in arresto. Gli incidenti sono scaturiti mercoledì sera a seguito dello sgombero di uno stabile in cui era sorto un centro culturale musulmano con annessa moschea. Il centro islamico è stato sfrattato dopo che il legittimo proprietario dell’edificio non aveva voluto rinnovare il regolare contratto di affitto. A guidare la protesta sono bande di giovani immigrati, in prevalenza musulmani, coadiuvate da gruppi di squatter e no global. La rivolta di questi giorni sta comunque scuotendo tutta la Svezia poiché rivela i problemi della mancata integrazione di una popolazione straniera che incrementa di anno in anno e che rappresenta il 20% degli abitanti del Paese. Nella sola Malmoe un terzo dei residenti sono stranieri e fra di essi 60 mila sono musulmani praticanti.

     
    Afghanistan
    All’indomani dell’annuncio, da parte dello Stato maggiore Usa, dell’aumento delle truppe Statunitensi in Afghanistan, tornano a farsi sentire i talebani che, attraverso un portavoce, hanno dichiarato che l’America conoscerà comunque la stessa sconfitta che toccò ai sovietici. Ieri, parlando da Kabul, il capo di Stato maggiore, ammiraglio Mullen, aveva annunciato un rinforzo tra i 20 e i 30 mila soldati. Questa decisione risponde alla linea del presidente eletto Obama, che si è impegnato a rafforzare il contingente americano in Afghanistan parallelamente al ritiro delle truppe dall'Iraq.

    Iran
    Le Forze dell'ordine iraniane hanno fatto irruzione oggi a Teheran negli uffici del Circolo dei difensori dei diritti dell'uomo, diretto dal Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi. Lo ha detto alla France Presse la vicepresidente del gruppo, Marghes Mohammedi, specificando che la Polizia ha chiuso gli uffici. Nella sede dell'associazione era in programma nel pomeriggio una cerimonia per celebrare il 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

    Gaza
    Continua il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza al sud di Israele, a due giorni dalla fine del 'cessate il fuoco', annunciata da parte di Hamas. Stamani uno dei razzi ha colpito un'abitazione civile a Sderot senza provocare vittime. Mentre una granata ha invece ferito un agricoltore. Anche l’aviazione dello Stato ebraico è tornata a colpire, distruggendo una postazione missilistica da cui un gruppo di miliziani si accingeva a lanciare razzi Qassam. Il premier israeliano, Ehud Olmert, ha intanto dichiarato - aprendo la seduta del Governo - che Israele prenderà tutte le misure necessarie per porre fine ai tiri di razzi da Gaza. La maggior parte degli attacchi sono stati comunque rivendicati dalla Jihad Islamica che, a differenza di Hamas, non aveva mai aderito alla sospensione delle ostilità, negoziata dall’Egitto nello scorso giugno.

    Italia politica
    Riforma della giustizia, rilancio del presidenzialismo e ritorno al nucleare. Sono questi i punti salienti della consueta conferenza di fine anno del capo dell’esecutivo italiano, Silvio Berlusconi. Il premier ha fatto inoltre un bilancio dell’operato di otto mesi di Governo, ripercorrendo tutti gli interventi nelle crisi internazionali e nelle questioni interne del Paese, dall’emergenza rifiuti al salvataggio di Alitalia. Per l’opposizione si trattato della solita conferenza di propaganda e, secondo il portavoce del Pd Orlando, il premier ha parlato di “un’azione di governo di cui nessuno ha visto traccia”.

    La Cina contro la pirateria somala
    La Cina invierà tre unità militari nel golfo di Aden per fronteggiare la pirateria somala. Le due cacciatorpediniere e la nave d’appoggio, che partiranno il prossimo 26 dicembre da Sanya, avranno il compito di proteggere il traffico commerciale cinese, ma anche i convogli che trasportano aiuti umanitari per le organizzazioni internazionali. La missione di Pechino si aggiunge a quella dell’Unione Europea, che ha già preso posizione nelle acque del Corno d’Africa.

    Sri Lanka
    Ancora violenze nello Sri Lanka tra le truppe governative e i ribelli Tamil. In un comunicato diffuso su un sito vicino alla guerriglia, le Tigri di liberazione dell'Eelam Tamil (Ltte) hanno annunciato di aver ucciso almeno 60 soldati dell’Esercito in una controffensiva in prossimità di Kilinochchi, capitale politica dei ribelli. Solo martedì scorso 120 ribelli Tamil e 25 soldati regolari erano rimati uccisi, in uno dei bilanci più cruenti dei combattimenti che vanno avanti da settimane con l'Esercito impegnato a stroncare le ultime sacche di resistenza della guerriglia separatista. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 356

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina