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Sommario del 18/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a 11 nuovi ambasciatori presso la Santa Sede: senza giustizia non si costruisce la pace. Appello contro l'eutanasia e per il dialogo tra cristiani e islamici
  • Il Papa al Centro Televisivo Vaticano: un servizio prezioso per la comunione della Chiesa e le attese umane e spirituali dell'uomo contemporaneo
  • In udienza dal Papa la presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'Osservatore sulle accuse di Fini alla Chiesa per le leggi razziali: "approssimazione storica e meschino opportunismo politico"
  • Il taglio record dell'Opec non scuote il prezzo del petrolio
  • Sono 200 milioni i migranti nel mondo
  • Il cardinale Antonelli: Lejeune non vinse il Nobel perché era contro l'aborto
  • Sant'Egidio presenta la guida di sopravvivenza per i poveri di Roma
  • Chiesa e Società

  • I vescovi indiani: le violenze anticristiane sono atti di terrorismo
  • Casa di accoglienza per malati terminali nel Tamil Nadu
  • Uganda: il vescovo di Gulu denuncia bombardamenti indiscriminati
  • Kenya: il cardinale Njue chiede più attenzione per gli sfollati
  • Zimbabwe: piano nazionale per fermare l'epidemia di colera
  • Congo: aiuti della Caritas agli sfollati del Nord-Kivu
  • I vescovi d’Europa in difesa della 'domenica' come giorno di riposo
  • Messico: fervono i preparativi per l'Incontro Mondiale delle Famiglie
  • La Chiesa in Bolivia condanna gli scontri di Patacamaya
  • Imam e rabbini per la pace: sì al dialogo contro ogni forma di estremismo
  • Senegal: il cardinale Sarr guarda alla crescita del dialogo islamo-cristiano
  • Burkina Faso: appello per l’abolizione della tortura
  • Espulsi in Bielorussia tre sacerdoti polacchi. Commento di mons. Kondrusiewicz
  • Progetti sociali della Fondazione Francescana per la Terra Santa
  • Francia: appello dei vescovi per l’alloggio ai senza tetto
  • Spagna: un progetto per le donne che soffrono in seguito all’aborto
  • Iniziative delle Chiese in Cina per promuovere il vero significato del Natale
  • Cuba: l'arcidiocesi dell’Avana inaugura il sito internet
  • Caso Eluana: nota del Centro di Bioetica della Cattolica
  • Sabato l’ordinazione dei Legionari di Cristo nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • All'Auditorium Conciliazione di Roma una serata spettacolo per scoprire San Paolo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Genocidio in Ruanda: ergastolo per l'ex colonnello Bagosora
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a 11 nuovi ambasciatori presso la Santa Sede: senza giustizia non si costruisce la pace. Appello contro l'eutanasia e per il dialogo tra cristiani e islamici

    ◊   La pace mondiale ha bisogno di poggiare sulla base della giustizia e di una rinnovata etica del dialogo, specie in un momento di instabilità come l’attuale, provocato dalla crisi economica globale. E’ la visione che Benedetto XVI ha offerto al gruppo di undici nuovi ambasciatori presso la Santa Sede ricevuti in udienza questa mattina, in rappresentanza degli Stati di Malawi, Svezia, Sierra Leone, Islanda, Lussemburgo, Madagascar, Belize, Tunisia, Kazakhstan, Bahrein e Isole Fiji. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un’udienza con il mondo di fronte e le sue problematiche: dalla crisi finanziaria, all’eutanasia e l’aborto, all’impegno del dialogo con i Paesi islamici. Undici ambasciatori provenienti dai cinque continenti, che hanno rinnovato il volto del Corpo diplomatico accreditato in Vaticano e con i quali Benedetto XVI si è intrattenuto riflettendo anzitutto sulle sfide che il ruolo di un mediatore internazionale porta con sé, non solo a livello contingente ma anche a livello “ideale”. “La ricerca e la promozione della pace” costituisce l’essenziale della “bella missione” di un ambasciatore, ha affermato il Papa nel discorso pronunciato in francese al cospetto dei nuovi diplomatici:

     
    “L’Ambassadeur peut et doit être un bâtisseur de paix….
    L'ambasciatore può e deve essere un costruttore di pace. L'artigiano di pace, di cui si parla qui, non è solo la persona di temperamento conciliante che desidera vivere bene con tutti e, se possibile, evitare i conflitti, ma è anche uno che si mette totalmente al servizio della pace e si impegna attivamente a costruirla, a volte fino al punto di dare la propria vita”.

     
    Se nel passato, l’umanità ha fatto l’esperienza di una “indegna schiavitù” all’interno di sistemi politici ed economici che, ha osservato il Papa, per troppo tempo “hanno cercato l’uniformità con la demagogia e la violenza”, oggi c’è una richiesta di “pace autentica” che non può essere soddisfatta, ha asserito Benedetto XVI, “se non quando regna la giustizia”:

     
    “Le Saint-Siège a d’ailleurs publié, à la veille de la Conférence de Doha...
    La Santa Sede ha pubblicato alla vigilia della conferenza di Doha, che si è conclusa pochi giorni fa, una nota sull'attuale crisi finanziaria e il suo impatto sulla società e sui singoli individui. Questi sono alcuni punti di riflessione destinati a promuovere il dialogo su vari aspetti etici che dovrebbero governare le relazioni tra finanza e sviluppo e incoraggiare i governi e gli attori economici a cercare soluzioni durature e la solidarietà per il bene di tutti, in particolare per quelli più vulnerabili rispetto alle drammatiche conseguenze della crisi”.
     
    Nei discorsi indirizzati in particolare ai singoli diplomatici europei, il Papa, rivolgendosi all'ambasciatore del Lussemburgo Paul Dühr, ha manifestato fra l’altro una “viva preoccupazione” per il progetto di legge sull’eutanasia e il suicidio assistito in discussione nel parlamento del Paese, invocando il rispetto della vita e della dignità umana. Un rispetto sollecitato anche con l’ambasciatrice della Svezia, Perols Ulla Birgitta Gudmundson, in particolare sui temi della tutela giuridica della famiglia e della vita non ancora nata. Benedetto XVI ha pure apprezzato l’apertura della Svezia alle migliaia di cristiani in fuga dall’Iraq, aggiungendo di “pregare ogni giorno” per la situazione dei cristiani in Medio Oriente.
     
    Oltre che con il Lussemburgo, il tema dell’attuale crisi finanziaria è stato sottolineato da Benedetto XVI anche nell’intervento all’ambasciatrice dell’Islanda, Elin Flygenring, con l’auspicio che il Paese nordeuropeo conosca una pronta ripresa dalle serie difficoltà economiche che l’hanno colpito.

     
    La promozione della pace, il valore della libertà religiosa, la necessità del dialogo tra le culture come anche l’impegno per una crescita economica sostenibile e solidale sono i temi forti affrontati dal Papa nei discorsi agli ambasciatori di quattro Paesi a maggioranza islamica: Tunisia, Kazakhstan, Bahrein e Sierra Leone. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Un segno di speranza per l’Africa e il mondo”. Benedetto XVI ha tratteggiato così gli sviluppi in Sierra Leone, dopo anni terribili di guerra e violenza distruttiva. Nel discorso all’ambasciatore, Christian Sheka Kargbo, il Papa ha costatato che le recenti elezioni hanno manifestato “il desiderio del popolo di una pace duratura e di una solida democrazia”. Quindi, ha espresso l’auspicio che le istituzioni democratiche del Paese siano sempre più forti e venga promossa la giustizia nella società. La Chiesa, è stata la sua rassicurazione, sostiene con convinzione questo nuovo clima di stabilità sociale e si impegna in favore della reciproca comprensione tra persone di fede e etnia diversa. Ha così ribadito l’importanza degli sforzi del governo per uno sviluppo sostenibile e una gestione attenta delle risorse. Nell’attuale contesto della globalizzazione, ha aggiunto, è necessaria una cooperazione tra settore pubblico e privato e una concertazione tra Paesi e organismi internazionali. Altrettanto urgente, ha avvertito, è la lotta contro la corruzione nella politica.

     
    Con l’ambasciatrice della Tunisia, Rafiâ Limam Baouendi, il Papa si è soffermato sulla difficile situazione economica a livello globale che richiede l’attuazione di “un’autentica solidarietà”, “affinché i poveri non siano ancor più penalizzati”. Una crescita economica che si sviluppi a detrimento di popoli interi, è stato il suo monito, non è accettabile. La vita dell’uomo, è stata la sua riflessione, non può essere ridotta alla sola dimensione materiale. Al tempo stesso, il Pontefice ha indicato come necessario il dialogo tra le culture e tra le religioni, affinché sia promossa la pace, il rispetto della persona e dei suoi diritti fondamentali. D’altro canto, ha aggiunto, il riconoscimento che la vita è un dono Dio e dunque è sacra rappresenta “la base comune” per costruire un mondo più armonioso e più accogliente. Né ha mancato di porre l’accento sull’importanza della libertà religiosa e di coscienza. Infine, ha incoraggiato la Tunisia a svolgere un ruolo importante nell’area del Mediterraneo e nel continente africano.
     
    Nel discorso all’ambasciatore del Bahrein, Naser Muhamed Youssef Al Belooshi, il Pontefice ha invitato cristiani e musulmani a collaborare, nonostante le loro differenze, per difendere i valori essenziali della vita e della famiglia, della pace e della solidarietà. Ed ha auspicato una mutua comprensione tra persone di fedi diverse in vista di relazioni sempre più fraterne. In particolare, il Papa ha lodato la tradizione di accoglienza del Bahrein verso i lavoratori stranieri, molti dei quali sono cattolici. Ha inoltre ringraziato le autorità del Regno che assicurano il rispetto della libertà religiosa auspicando inoltre che i fedeli possano disporre di nuovi luoghi di culto. Il Pontefice ha anche sottolineato che la libertà religiosa comporta anche la possibilità per la persona "di cambiare religione se la coscienza lo richiede".

     
    L’importanza del dialogo tra fedi e culture è stato anche il tema dominante del discorso all’ambasciatore del Kazakhstan, Amanzhol Zhankuliyev. Un Paese, ha costatato il Papa, che geograficamente è luogo di incontro e di dialogo, in un’area che di prossimità con Russia, Europa, Cina e Paesi a maggioranza musulmana. Il Kazakhstan, è stato la sua riflessione, può essere una sorta di laboratorio dove si ricerca una “coabitazione rispettosa della diversità culturale e religiosa”. Esperienza, ha aggiunto, che dimostra come sia possibile “agli uomini di vivere con dignità in pace e nel rispetto della fede di ognuno”. Le religioni, ha proseguito, hanno un ruolo positivo da giocare se si rispettano e collaborano assieme a degli obiettivi comuni. Dal canto loro, gli Stati non devono interferire nello spazio religioso né utilizzare la religione in modo abusivo. Benedetto XVI ha infine fatto riferimento alle tante ricchezze naturali presenti in Kazakhstan, chiedendo che queste vengano ripartite in modo equo per favorire la stabilità politica nazionale e internazionale.

     
    E veniamo alle credenziali degli ultimi quattro ambasciatori: Madagascar, Belize, Malawi e Isole Figj. Ce ne parla Roberta Gisotti.

    La crescente distanza tra il nord e sud del mondo, tra ricchi e poveri, è stata al centro del discorso del Papa all’ambasciatore del Madagascar, Rajaonarivony Narisoa. Questo Paese ha visto infatti peggiorare la propria situazione socio-economica dopo il passaggio di devastanti cicloni. Da qui l’auspicio che la comunità internazionale non riduca gli aiuti allo sviluppo per le Nazioni più povere prendendo a pretesto la crisi finanziaria mondiale.

     
    All’ambasciatore Oscar Ayuso del Belize, nel Centroamerica, il Papa ha raccomandato che i giovani raccolgano l’eredità di tradizioni culturali e religiose frutto di una storia di cooperazione e mutuo rispetto. Valori cui oggi si contrappongono – ha osservato il Papa - alienanti modelli culturali d’importazione, che alimentando un clima di cinismo, favoriscono l’abuso di alcol e droghe e indeboliscono l’idealismo, la generosità e la speranza dei giovani. Di fronte a questi fenomeni – ha ribadito il Santo Padre - la famiglia si pone a baluardo per il futuro della società e la difesa della dignità umana.

     
    Rivolto all’ambasciatore del Malawi, Isaac Chikwekwere Lamba, Benedetto XVI ha rimarcato la necessità urgente per i Paesi africani di essere uniti per affrontare le sfide del futuro ed assicurare uno sviluppo sano e integrale ai loro popoli. In particolare ai leader politici e religiosi del Malawi, che già stanno impegnandosi per cooperare nella vita politica, il Papa ha chiesto di combattere insieme per garantire la sicurezza alimentare, sconfiggere la povertà e le malattie, specie il flagello dell’Aids.

     
    Parole di incoraggiamento Benedetto XVI ha rivolto infine all’ambasciatore, Pio Bosco Tikoisuva, delle Isole Figj per i passi avviati al fine di ristabilire un governo democratico nell’arcipelago nel Sud Pacifico, al largo dell’Oceania, dopo il colpo di Stato del 2006, nella speranza – ha osservato il Papa – che si dia voce a tutti i settori della società e si mettano a frutto i talenti e le energie di tutti gli abitanti di diverse etnie. Il Papa ha quindi sollecitato una cooperazione regionale nell’area del Pacifico per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, per assicurare un modello di sviluppo sostenibile.

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    Il Papa al Centro Televisivo Vaticano: un servizio prezioso per la comunione della Chiesa e le attese umane e spirituali dell'uomo contemporaneo

    ◊   Un servizio “allargato … ai confini del mondo” che risponde “alle attese umane e spirituali” dell’uomo di oggi: così il Papa ha definito il lavoro svolto dal CTV, il Centro Televisivo Vaticano, incontrando stamani dirigenti e dipendenti del Centro, accompagnati dai familiari, in occasione del 25.mo anniversario di fondazione. Ha rivolto il saluto d’omaggio al Pontefice, il direttore generale del CTV, padre Federico Lombardi. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Benedetto XVI ha espresso la propria soddisfazione per il “servizio prezioso” che svolge il Centro Televisivo Vaticano “per la comunione della Chiesa” permettendo a “un numero sempre più grande di fedeli” nel mondo di seguire “ciò che avviene al centro della Chiesa” anche grazie alla collaborazione con “non poche televisioni cattoliche” che trasmettono le riprese del CTV. Eventi spesso di carattere liturgico:

     
    “La liturgia è veramente il culmine della vita della Chiesa, tempo e luogo di rapporto profondo con Dio. Seguire l’evento liturgico attraverso l’occhio attento della telecamera, per permettere una vera partecipazione spirituale anche a coloro che non possono essere fisicamente presenti, è compito alto e impegnativo, che richiede anche da voi una preparazione seria e una vera sintonia spirituale con ciò di cui siete – in certo modo – il tramite”.
     
    Ma il CTV, voluto da Giovanni Paolo II nel 1983 – ha ricordato il Papa – “non raggiunge solo i fedeli cattolici”:

     
    “Mettendo le immagini a disposizione delle più grandi agenzie televisive mondiali e delle grandi televisioni nazionali o commerciali, voi favorite un’adeguata e tempestiva informazione sulla vita e sull’insegnamento della Chiesa nel mondo di oggi, a servizio della dignità della persona umana, della giustizia, del dialogo e della pace”.

     
    Si tratta di un servizio che vuole inserirsi sempre di più nel contesto delle nuove tecnologie della comunicazione:

     
    “Affinché la Chiesa continui ad essere presente con il suo messaggio ‘nel grande areopago’ della comunicazione sociale – come lo definiva Giovanni Paolo II – e non si trovi estranea agli spazi in cui innumerevoli giovani navigano alla ricerca di risposte e di senso per la loro vita, dovete cercare le vie per diffondere, in forme nuove, voci e immagini di speranza attraverso la rete telematica che avvolge il nostro pianeta con maglie sempre più fitte”.

     
    In questa prospettiva il Papa auspica una sempre maggiore “convergenza” fra i diversi media al servizio della Santa Sede:

     
    “Già da sempre la collaborazione fra il vostro Centro e la Radio Vaticana è stata molto stretta ed è andata crescendo, perché nelle trasmissioni l’immagine e il suono non possono venire separati. Ma oggi Internet chiama a una integrazione sempre crescente della comunicazione scritta, sonora e visiva, e sfida quindi ad allargare e intensificare le forme di collaborazione fra i media che sono al servizio della Santa Sede”.

     
    Benedetto XVI ha incoraggiato quindi il CTV “ad affrontare con fiducia” l’importante compito istituzionale dell’archivio delle immagini riprese nel corso degli anni: si tratta di “una risorsa preziosa, non solo per la produzione di programmi televisivi attuali e futuri, ma … per la storia della Santa Sede e della Chiesa”.

     
    Il Papa infine ha voluto ricordare Emilio Rossi, scomparso il 4 dicembre scorso, per diversi anni presidente del CTV e poi presidente del suo Consiglio di Amministrazione, “offrendo – ha detto - la testimonianza di un generoso e competente servizio alla Chiesa e alla società”.

     
    Un ricordo cui si è unito con commozione anche padre Lombardi. Il direttore del CTV, nel suo indirizzo al Papa, ha quindi spiegato cosa sia in effetti il Centro Televisivo Vaticano:

     
    “A chi ci interroga dobbiamo spiegare che non siamo una stazione televisiva con una propria programmazione, ma siamo – appunto – un Centro di produzione, che riprende e mette a disposizione delle televisioni di tutto il mondo le immagini dell’attività del Santo Padre, in diretta o registrate, a seconda delle situazioni. Spieghiamo ai nostri interlocutori che, quando vedono a casa comparire sul piccolo schermo il Papa in Vaticano, anche se stanno guardando la RAI o la Bayerische Rundfunk o la CNN, nella quasi totalità dei casi all’origine ci siamo noi, anche se ciò non viene quasi mai detto. In realtà, in un anno trasmettiamo in diretta circa 230 avvenimenti, ed archiviamo circa 2000 ore di nostre registrazioni”.

     
    All’udienza hanno partecipato anche il cardinale John Patrick Foley, primo presidente del Centro, e padre Antonio Stefanizzi, segretario del CTV per molti anni.

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    In udienza dal Papa la presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa

    ◊   Benedetto XVI ha incontrato stamani la presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee). Al termine dell’udienza con il Papa, il presidente dell’organismo ecclesiale, cardinale Péter Erdő, i vice presidenti, cardinali Josip Bozanić e Jean-Pierre Ricard, ed il segretario generale, padre Duarte da Cunha, hanno presentato nella sede della nostra emittente il calendario delle attività per il 2009 e ricordato alcune importanti iniziative. C’era per noi Amedeo Lomonaco:

    Durante l’incontro con il Papa, sono state ricordate alcune iniziative promosse recentemente dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. Tra queste, c’è il primo forum cattolico-ortodosso, organizzato per offrire una voce comune sul valore della famiglia. Si tratta di un ulteriore tassello del mosaico ecumenico che si aggiunge ai significativi passi compiuti nel dialogo con le Chiese ortodosse, come spiega il cardinale Péter Erdő:

     
    “Stiamo preparando questa collaborazione seguendo i suggerimenti del Santo Padre che mette un grande accento sull’opportunità di collaborare con l’ortodossia anche nel campo delle questioni morali e sociali. Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa è il partner della Chiesa ortodossa nella ricerca di risposte cristiane alle sfide morali e sociali nel continente”.

     
    Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa ha anche organizzato diversi incontri per dare impulso alla collaborazione tra le Chiese di Europa e Africa. Particolare attenzione è stata poi rivolta al dialogo tra cristiani e musulmani. Le due religioni – ha affermato il cardinale Jean-Pierre Ricard - possono concorrere per favorire la pace e la concordia, nella difesa del pluralismo e della democrazia. Promuovere le ricchezze spirituali delle due religioni significa anche riconoscere che Paesi musulmani e l’Europa delle radici cristiane non possono esimersi da un dialogo franco e schietto. Un altro progetto del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa ha riguardato l’analisi della situazione dell'insegnamento della religione nelle scuole. L’obiettivo è di contribuire ad una riflessione che accompagni i cambiamenti nell’attuale contesto europeo. Molto fitto è anche il calendario 2009. Sono previsti, tra i diversi appuntamenti, il Congresso europeo sulla catechesi a maggio, la riunione annuale tra i responsabili della Conferenza delle Chiese europee e la presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, l’incontro dei delegati delle diverse Conferenze episcopali sul rapporto con l’islam e la plenaria ad ottobre a Parigi incentrata sul tema “Chiesa e Stato”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Successivamente, il Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori.

    In Norvegia, il Papa ha nominato vescovo prelato di Tromsø mons. Berislav Grciƒ, del clero della diocesi di Banja Luka (Bosnia ed Erzegovina), finora amministratore parrocchiale a Oberhaching e a Deisenhofen, arcidiocesi di Monaco e Frisinga.
     Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Gibuti l’arcivescovo George Panikulam, nunzio apostolico in Etiopia e delegato apostolico in Somalia.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   I rapporti tra finanza e sviluppo devono reggersi sull’etica: in prima pagina, il discorso di Benedetto XVI a 11 ambasciatori, in cui ricorda che la giustizia si fonda sull’equità e sulla solidarietà nelle relazioni internazionali

    Combattimenti a Gaza, la tregua è solo un ricordo: in rilievo, nell’informazione internazionale, la critica situazione nel Vicino Oriente

    Tutte le domande meritano una risposta: in cultura, l’intervento del cardinale Angelo Scola alla presentazione del volume, curato da Sandro Magister, “Omelie. L’anno liturgico narrato da Joseph Ratzinger”

    “Artiglieri del bene” combattono sulla riva della Dora: Oddone Camerana ripercorre i 25 anni del Sermig

    Tutti i retroscena della “guerra dei carrelli”: Giulia Galeotti sul business planetario dei prodotti alimentari

    Un articolo di Claudia Di Giovanni dal titolo “Il prestigiatore che inventò la fantascienza”: a 70 anni dalla morte di George Méliès, pioniere del cinema nella Parigi della Belle époque

    Buone nuove anche per la feccia del mondo: Erminio Antonello sul decimo volume, tradotto in italiano, dell’opera omnia di San Vincenzo de’ Paoli

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    Oggi in Primo Piano



    L'Osservatore sulle accuse di Fini alla Chiesa per le leggi razziali: "approssimazione storica e meschino opportunismo politico"

    ◊   “Sorprende e amareggia il fatto che uno degli eredi politici del fascismo – che dell'infamia delle leggi razziali fu unico responsabile e dal quale pure da tempo egli vuole lodevolmente prendere le distanze - chiami ora in causa la Chiesa cattolica. Dimostrando approssimazione storica e meschino opportunismo politico.” Così l’Osservatore Romano commenta nell’edizione di ieri, le accuse nei confronti della Chiesa contenute nel recente discorso del presidente della Camera dei deputati italiana, Gianfranco Fini, pronunciato martedì scorso in occasione di un convegno per il 70.mo anniversario dell'introduzione delle leggi razziali in Italia. “L’ideologia fascista – ha detto Fini – non spiega da sola l’infamia. Anche la società italiana si è adeguata alla legislazione antiebraica. Salvo talune luminose eccezioni, non sono state registrate manifestazioni particolari di resistenza – ha detto ancora – nemmeno da parte della Chiesa cattolica”. Tra i tanti storici che hanno dissentito dal presidente della Camera, il prof. Matteo Luigi Napolitano, docente di storia delle relazioni internazionali all’Università del Molise e delegato internazionale del Pontificio comitato di Scienze Storiche, il quale spiega al microfono di Luca Collodi perché vanno contestate queste affermazioni contro la Chiesa:

    R. – Vanno contestate perché la resistenza della Santa Sede si attuò in diverse forme con atteggiamento sempre critico, non solo nei confronti della legislazione razziale italiana, ma anche nei confronti della legislazione razziale di tutti gli Stati – Germania in testa – che avevano sistemi dittatoriali, che avevano adottato una legislazione antisemita. E ciò è particolarmente vero anche durante la seconda guerra mondiale. Ma, per restare al rapporto con l’Italia, vediamo che si tratta di un atteggiamento che la Sede Apostolica attua nei confronti della deriva razzista italiana già quando si ha sentore che queste leggi razziali saranno varate. Il 2 luglio del 1938, “L’Osservatore Romano” riporta il giudizio del Papa sul significato di “cattolico”, che vuol dire “universale” e che vuol dire detestare lo spirito di separatismo e di esasperato nazionalismo che allora proprio, nel 1938, è imperante. Il rappresentante italiano a Washington – il 20 ottobre 1938 – ci dice chiaramente che la parola papale è un elemento che sta dissolvendo le simpatie in favore del fascismo dei cattolici americani, che adesso fanno di tutt’erba un fascio, cioè includono Italia, Germania e Russia in un tutt’unico detestabile, discriminando e conculcando le libertà dei cittadini, e naturalmente dev’essere assolutamente criticata. Abbiamo una documentazione molto più vasta che ci consente poi di analizzare la parola papale, analizzare l’atteggiamento diplomatico, anche, della Segreteria di Stato: perché questo è importante! E vedere che c’è un tutt’unico, una continuità di azione tra il massimo vertice – appunto, il Pontefice – e i suoi collaboratori.

     
    D. – Quindi possiamo dire che Pio XI si batté in ogni modo su questo punto, anche accusando l’Italia di seguire in ogni modo i tedeschi su strade sbagliate – il riferimento era alla legislazione anti-ebraica?

     
    R. – Assolutamente sì! Pio XI ad un certo punto ha anche degli sfoghi di disappunto nei confronti di Mussolini con i suoi collaboratori e si chiede come mai l’Italia debba andare a imitare il nazismo, su queste cose. Non c’era alcun bisogno di creare una legge doppione, anche perché gli italiani non la sentivano! Gli americani stessi avvisano gli italiani di questa deriva pericolosa. Il 5 novembre 1938, il sottosegretario di Stato americano in un colloquio con l’ambasciatore italiano a Washington gli dice: "Ma, scusate, avete 100 mila ebrei, in Italia. C’è bisogno di andare a fare una legislazione come quella che stanno facendo i tedeschi? Voi non ne avete nessun bisogno! Tra l’altro, il Vaticano – dice incidentalmente il sottosegretario di Stato – ha detto chiaramente che gli esseri umani – cito testualmente – 'non devono essere discriminati a causa della loro fede religiosa o della loro origine razziale'. Allora, se l’ha detto il Vaticano – e questo è il discorso che fanno gli americani – è chiaro che voi, un Paese cattolico, un Paese che ha dentro il Vaticano, dovreste in qualche modo prendere esempio da quello che il Vaticano sta facendo". E quando il decreto legge viene pubblicato, il 13 novembre 1938, quindi tre giorni dopo la sua pubblicazione, la Segreteria di Stato pubblica una nota di protesta, consegnata all’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede.

     
    D. – Prof. Napolitano, perché la Chiesa viene talvolta indicata come responsabile di fatti negativi in questo periodo bellico?

     
    R. – Penso ci sia in parte anche un processo anche di rimozione di un passato e ci sia anche una volontà di non riconoscere le vere colpe: le vere colpe non stanno certamente nella Chiesa cattolica, che in quel momento era enclave, cioè era un’isola circondata dall’Italia fascista e dall’Italia fascista che nel 1943 – voglio ricordarlo – fu occupata dai nazisti. Quindi, buttare sulla Chiesa tutte le colpe di decisioni, di atti, di fatti che hanno altre responsabilità, furono – appunto – compiuti da altri, mi sembra quantomeno fuorviante e quantomeno riduttivo. Voglio soltanto ricordare una cosa, che la Santa Sede e la Sede Apostolica già dal 1933, a pochi giorni dal varo della prima legislazione antisemita tedesca, è la prima a muoversi in favore degli ebrei tedeschi, quando nessuno – tra le grandi potenze europee – rompe i ponti con Hitler o rompe le relazioni diplomatiche con la Germania nazista per il fatto di aver varato una legge razziale contro gli ebrei tedeschi.

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    Il taglio record dell'Opec non scuote il prezzo del petrolio

    ◊   Le quotazioni del petrolio sono scese ieri sotto i 40 dollari al barile per la prima volta dal luglio del 2004. Questo nonostante l’Opec abbia annunciato il taglio di 2,2 milioni di barili al giorno. Oggi c'è stato un lieve rialzo. Salvatore Sabatino ha chiesto un’analisi ad Ugo Bertone, direttore del quotidiano di informazione economica “Finanza e mercati”:

    R. – In questo periodo i primati, il più delle volte negativi, si sprecano perché questo è stato il maggior taglio mai praticato dall’Opec. Siamo di fronte ad una situazione assolutamente fuori dalla norma, in cui fare previsioni è molto difficile. Quello che è accaduto è semplicemente che la quotazione del petrolio sale quando viene consumato. In questo momento, gli Stati Uniti d’America, che sono estremamente più flessibili di noi, il petrolio non lo stanno consumando: in questo momento, la caduta dei consumi americani – e tra l’altro anche la caduta dell’uso dell’automobile – è tale che nessuno va a ricostituire le scorte. Non è un bel segnale, è un segnale di deflazione.

     
    D. – Il fatto che i Paesi abbiano deciso un taglio così netto della produzione e che le quotazioni siano addirittura scese, non rischia di indebolire anche politicamente il cartello dei Paesi produttori?

     
    R. – Il cartello dei Paesi produttori credo sia in condizioni di estremo allarme: nel corso degli ultimi anni i produttori hanno varato piani di investimento molto ambiziosi. Noi abbiamo visto la rinnovata aggressività della Russia, che non fa parte del cartello; abbiamo visto nei cieli di Dubai creazioni da decima meraviglia del mondo, se non da centesima follia; abbiamo visto dei piani di sviluppo industriali di vario genere un po’ dappertutto … E, soprattutto, non dimentichiamo, che l’Iran ha voluto dotarsi di una struttura atomica. In questo momento, a metà di questi piani di investimento, buoni o meno buoni, virtuosi o meno virtuosi, i ministri di questi Paesi devono fare i conti con meno della metà di quello che aveva previsto il più prudente dei loro governanti. Questo, per certi versi, riduce il loro potere ma non si traduce in un momento favorevole per l’Occidente.

     
    D. – Vista la situazione che si è venuta a creare, ora quali potrebbero essere le prossime mosse dell’Opec?

     
    R. – Io credo che in questo momento loro tenderanno a consegnare il meno possibile, ma soprattutto a guardarsi l’un l’altro, perché ciascuno di loro ha degli impegni molto forti; ogni Paese ha sottoscritto degli impegni ufficiali, però ha una gran voglia di tenere le briglie un po’ sciolte. Quello che noi dobbiamo sperare è che non vengano bruscamente tagliati i piani di sviluppo, sia delle fonti energetiche tradizionali, sia soprattutto anche gli sviluppi delle nuove fonti di energia. In questo momento, però, il coltello dalla parte del manico ce l’hanno i consumatori che non consumano.

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    Sono 200 milioni i migranti nel mondo

    ◊   Sensibilizzare la società sulla tutela e l’importanza dei lavoratori immigrati: questo l’obiettivo dell’odierna Giornata Internazionale dei Migranti, sancita dalle Nazioni Unite nel 2000. L’evento ricorda l’approvazione della Convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri della loro famiglia, avvenuta il 18 dicembre 1990. Ma qual è, oggi, il contributo degli immigrati alla società? Isabella Piro lo ha chiesto a mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes:

    R.- Sul piano economico, il contributo più vistoso per il loro Paese di origine, è la trasmissione di rimesse. Quanto agli immigrati, è più che scontato che in un’Italia che sta rapidamente invecchiando, in cui sono sempre meno le forze giovani che possono immettersi nel mondo del lavoro, questi lavoratori che vengono da lontano, sono non soltanto preziosi ma indispensabili, pensiamo soprattutto al settore della collaborazione familiare, colf e badanti. Se siamo convinti che una società multiculturale, interculturale comporti dei grandi vantaggi, questo passaggio da una monocultura ad un pluralismo culturale lo dobbiamo soprattutto all’immigrazione. Questi vantaggi, però, non scattano automaticamente: ci si deve aprire con coraggio e lungimiranza a questa realtà nuova. Chiusura significherebbe non soltanto isolamento, rifiuto di incontro, ma tensione e scontro.

     
    D. – Quanti sono, all’incirca, i migranti nel mondo e quali le zone in cui si muovono più frequentemente?

     
    R. – Secondo i dati dell’Onu, oggi sono abbondantemente superati i 200 milioni, pari a quasi ad un terzo della popolazione mondiale. Se però si tiene conto che gli effetti delle migrazioni rimbalzano fortemente sui familiari che rimangono nella loro terra, possiamo dire che il mondo migratorio coinvolge una cifra che va oltre il mezzo miliardo. Tra i migranti, poi, va fatta particolare attenzione a quelli che lasciano la loro terra non per sole ragioni economiche e per sfuggire la fame, decine di milioni di richiedenti asilo e rifugiati che scappano - come la Sacra Famiglia - per sfuggire la spada di tanti “erodi” attuali. Area di partenza di queste masse, sono per lo più Paesi del cosiddetto Terzo Mondo, i Paesi della povertà, della fame, della lotta per la sopravvivenza; aree di destinazione sono i Paesi economicamente più sviluppati, anzitutto la nostra Europa occidentale, il Nord America, in particolare gli Stati Uniti.

     
    D. – Come evitare la paura del “diverso” e i pregiudizi sullo “straniero”?

     
    R. – Per noi cristiani, la prima cosa è prendere in mano il Vangelo e ripensare alla fraternità universale in Cristo, all’unico Padre nei Cieli, alla universalità cioè alla cattolicità della Chiesa. La rimozione della paura e di conseguenza l’accoglienza sono leggi fondamentali di vita cristiana. C’è un Padre e quindi, noi, ci dobbiamo sentire tutti fratelli.

     
    D. - Dal punto di vista normativo e sociale, cosa occorre per migliorare la situazione?

     
    R. – Con realismo. C’è da prendere atto che in un campo così complesso come la migrazione, in cui si devono armonizzare esigenze e valori spesso contrapposti, attendersi una legge perfetta, è pura utopia. Si tratterrà sempre di un compromesso che non può soddisfare in pieno; naturalmente tanti passi in avanti si potrebbero fare se la migrazione non fosse come è oggi, un terreno su cui contendere fra forze politiche opposte e se ci si sedesse insieme attorno ad un tavolo, guardando non ad interessi di parte ma all’interesse della nostra società e dei migranti che ospitiamo. Dal punto di vista sociale, occorre essere più civili, più umani, più indipendenti da strumentalizzazioni ideologiche e politiche. In una parola, occorre autocritica e conversione.

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    Il cardinale Antonelli: Lejeune non vinse il Nobel perché era contro l'aborto

    ◊   E’ stato assegnato ieri pomeriggio, a Strasburgo, alla memoria del genetista francese Jérome Lejeune, il primo Premio per la Vita intitolato a Madre Teresa di Calcutta. Sempre nella città francese, in mattinata, si è svolta invece la cerimonia del Premio Sacharov, il riconoscimento del Parlamento europeo per chi si distingue nella difesa dei diritti umani e che nel 2008 festeggia vent’anni. Da Strasburgo, ci riferisce Fausta Speranza:

    Il diritto alla vita rappresenta il primo, basilare diritto di ogni persona umana. E’ la convinzione del presidente del Movimento per la Vita italiano, l’europarlamentare Carlo Casini che ha organizzato la cerimonia del Premio per la Vita proprio nello stesso giorno in cui il Parlamento europeo ha consegnato il Premio Sacharov che festeggia quest’anno 20 anni. Il tutto a 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Un contesto dunque importante per un premio che è stato consegnato dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ha ricordato l’eccezionale impegno a difesa della vita di Madre Teresa di Calcutta e la grande testimonianza che ha lasciato lo scienziato Jérome Lejeune che definito strenuo difensore della vita:

    “Due figure che hanno tanto lavorato, tanto si sono impegnate con tanto amore, con tanta intelligenza, tanta dedizione per la promozione della vita umana, per andare incontro a tutte le persone che sono rifiutate, che sono sofferenti, che sono nel bisogno, a cominciare proprio dai bambini non nati. Ricordiamo il grido di Madre Teresa: 'Dateli a me se vi fanno paura, se vi fa paura avere ancora dei bambini' e lei ne ha salvati tanti, migliaia e migliaia, proprio con l’adozione preventiva. Il professor Lejeune, si può dire che ha perduto il Premio Nobel, era consapevole di questo, proprio per la sua pubblica, coraggiosa, strenua, intelligentissima difesa della vita contro la legalizzazione dell’aborto in Francia. Quindi, c’è la memoria innanzitutto di questi due grandi personaggi che sono per tutti un invito a riflettere, a pensare e ad operare per la dignità dell’uomo, per la difesa della vita che è il primo dei diritti dell’uomo, per la famiglia che crea l’ambiente giusto, sia per la nascita di nuove persone, sia per la loro crescita, per la loro educazione e quindi, anche indirettamente, la famiglia dà il più grande contributo alla società, è vitale per la società stessa. Mi pare che in Europa, proprio a partire dalle preoccupazioni per la demografia, per il calo della natalità, ci sia un risveglio di attenzione a favore della vita e quindi anche a favore della famiglia. Ci sono diversi pronunciamenti, diverse raccomandazioni, diversi studi, degli organismi europei che vanno in questa direzione e speriamo che siano un inizio. Certo, ancora, non si può dire che vita e famiglia siano per l’Europa una priorità. Bisogna che tutti gli uomini di buona volontà si impegnino con intelligenza, con determinazione, con perseveranza.”

    Il professor Lejeune è scomparso poco dopo essere stato nominato da Giovanni Paolo II presidente dell’Accademia per la Vita e dunque, a ricevere il premio, è stata la moglie.

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    Sant'Egidio presenta la guida di sopravvivenza per i poveri di Roma

    ◊   Sono due milioni e mezzo in Italia le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà, cui si aggiungono quasi 900 mila famiglie che rischiano di diventare povere. Questi gli ultimi dati Istat diffusi oggi a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha lanciato l’allarme sulla fragilità sociale, sempre crescente tra le persone comuni, e ha presentato la Guida 2009 “Dove mangiare, dormire e lavarsi”. Un documento di 200 pagine e più di 700 indirizzi per aiutare chi è senza dimora. Al microfono di Linda Giannattasio, Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, spiega a chi è rivolta questa guida.

    R. – Sono 15 mila copie, soprattutto diffuse a Roma e provincia. La Guida è rivolta a chi vive per strada, agli anziani, a chi non ha nulla e a chi, se fa un viaggio a vuoto in cerca del necessario, rischia addirittura di morire. Ma è rivolta anche agli assistenti sociali, ai centri Caritas delle parrocchie cioè, a tutti quelli – anche cittadini comuni – che entrano in contatto con una persona che ha un estremo bisogno. Ed è anche la guida per provare a vivere in un’area metropolitana come quella di Roma a costo zero. Davvero una guida di sopravvivenza.

     
    D. – La crisi economica ha provocato e provocherà l’espulsione di centinaia di persone dal mercato del lavoro. Come sta cambiando la condizione della povertà a Roma e in tutta Italia?

     
    R. – Aumenta in maniera molto importante il numero di persone che stanno sotto la soglia minima di povertà. Abbiamo famiglie comuni, gente che ha un lavoro solo ma sono più nuclei familiari che convivono …

     
    D. – Chi sono quindi i poveri, oggi?

     
    R. – I poveri hanno due facce: gli anziani soli, le persone sole, le famiglie numerose, quelle con più di tre figli, al Sud. Paradossalmente, in Italia i figli – che sono l’unica possibilità di un futuro e di un presente competitivo – sono diventati quasi un peso. Dobbiamo invertire questa situazione.

     
    D. – Natale è forse uno dei momenti più tristi per chi è solo e vive per strada. Quali sono le iniziative della vostra Comunità per affrontare questo periodo, e quali le proposte per supportare queste fasce deboli a lungo termine... quindi non ricordarsi che esistono solo ora?

     
    R. – Scoprimmo, tanti anni fa, mettendoci nei panni di chi ha vestiti un po’ sporchi e laceri, di chi sta per strada, che il Natale rischiava di diventare una 'maledizione'. Per questo fu aperta – e si apre ancora – la Basilica di Santa Maria in Trastevere, con quel pranzo di Natale che pian piano è diventato contagioso: oggi accade in 70 Paesi del mondo, e a Roma ci saranno più di 8 mila persone. Tanti altri hanno ripreso questa iniziativa e siamo contenti di non avere alcun copyright sul pranzo di Natale. Spero che ognuno di noi cominci a pensare che adottare un povero è qualcosa di possibile. Allora davvero possiamo ridurre il tasso di sofferenza.

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    Chiesa e Società



    I vescovi indiani: le violenze anticristiane sono atti di terrorismo

    ◊   Gli attacchi contro i cristiani in India devono essere riconosciuti dal governo come veri e propri atti di terrorismo. Lo chiedono i vescovi indiani commentando l’approvazione ieri di due progetti legge sul tema. Secondo i presuli la definizione di terrorista che essi propongono è limitata e dovrebbe invece aderire a quella indicata nel “National Security Guard Act” del 1986, che definisce “terrorista” chi compie “atti mirati a intimidire il governo, seminare il terrore fra la gente o disturbare l’armonia sociale” utilizzando “bombe, dinamite o alte sostanze esplosive o infiammabili, armi da fuoco o altri strumenti che siano in grado di procurare la morte o distruggere proprietà” essenziali “per la vita della comunità”. Una definizione che – sottolineano i vescovi - corrisponde alle violenze dei fondamentalisti indù contro i cristiani in Orissa. Inoltre, nel rispetto delle vittime delle persecuzioni e degli attacchi terroristici di Mumbai, i presuli chiedono di festeggiare il Natale nel Paese con sobrietà, evitando le ostentazioni. Al Forum Cristiano Unito per i Diritti Umani del Gujarat (GUCFHR), riunitosi ad Ahmedabad il 15 dicembre, i presuli hanno lanciato un appello ai fedeli e alle istituzioni affinché le festività natalizie, pur rimanendo “un evento gioioso”, siano celebrate attenuando le “manifestazioni esteriori di gioia”, “in solidarietà con le vittime degli attacchi terroristici e con i dolorosi avvenimenti in Orissa e in altre zone del Paese”. I presuli hanno inoltre chiesto di “risparmiare denaro da utilizzare per alleviare le sofferenze umane”, mentre in un documento redatto in conclusione dell’incontro il GUCFHR ha ribadito che il Natale ci ricorda che Dio è presente “in ogni essere umano, indipendentemente dal ceto sociale, dalla religione e dalla razza”. Un invito che appare stringente nel Paese dove non si placano le violenze antireligiose. Risale allo scorso 16 dicembre il rapimento di un leader cristiano molto noto e stimato nel distretto di Kandhamal, in Orissa. L’uomo – riferisce Asianews - è stato aggredito da un gruppo di 50 persone mentre era in compagnia figlio, che invece è riuscito a scappare. Padre Ajay Singh, dall’Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, fa sapere che dopo le violenze scatenate in agosto dall’uccisione dello Swami Saraswati nel Paese “la situazione non è cambiata molto e nei campi profughi l’inverno sta rendendo le condizioni di vita ancor più difficili. Le persone raccolte nei centri sono 11mila circa”. Nonostante gli inquirenti abbiano indicato nei movimenti maoisti i responsabili dell’assassinio, gli estremisti indù continuano ad accusare i cristiani e minacciano proteste nel giorno di Natale. Il governo ha risposto vietando ogni manifestazione mentre la polizia ha già fermato sette persone. (C.D.L.)

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    Casa di accoglienza per malati terminali nel Tamil Nadu

    ◊   La prima pietra è stata posta da pochi giorni ma presto, nel 2009, il nuovo centro di accoglienza per malati terminali della diocesi di Palayamkottai, nella regione indiana del Tamil Nadu, sarà pronto. Alla cerimonia di inaugurazione dei lavori – si legge sull’agenzia Fides - era presente il vescovo diocesano, mons. Jude Paura, nonché la comunità cattolica che ha promosso il progetto. Nel centro lavoreranno suore e religiosi della diocesi, nonché volontari laici che provvederanno a confortare la vita e servire gli ammalati: persone affette da Aids, cancro, tubercolosi e lebbra che spesso, date le loro gravi condizioni, non trovano ospedali o centri disposti ad accoglierli. Un’ala dell’istituto sarà inoltre dedicata all’accoglienza dei disabili mentali. In Tamil Nadu la Chiesa cattolica conta 3, 2 milioni di fedeli ed è la seconda regione ecclesiastica nel Paese, dopo quella del Kerala, ma la prima per i fedeli di rito latino. Nello stato l’ 80% della popolazione è costituita da poveri che la comunità cattolica aiuta offrendo servizi di istruzione gratuita o prodigandosi per l’assistenza medica e sociale attraverso orfanotrofi, scuole, ospedali. (C.D.L.)

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    Uganda: il vescovo di Gulu denuncia bombardamenti indiscriminati

    ◊   “Le bombe che stanno esplodendo in queste ore nel parco della Garamba non fanno distinzione tra militari e civili; donne e bambini stanno perdendo la vita, e insieme a loro vengono purtroppo seminati nuovi semi di odio e di rancore”. Parla così John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu nel nord dell’Uganda, dell’offensiva militare che domenica scorsa ha visto schierate truppe ugandesi, del Congo e del Sud Sudan contro i ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del Signore ( Lord’s resistance army ). Dopo che alla fine di novembre il leader dei ribelli, Joseph Kony, non si era presentato alla cerimonia per la firma degli accordi di pace che avrebbero sancito la fine di ben 22 anni di guerra, sono ripresi i bombardamenti che stanno distruggendo la Provincia orientale della Repubblica democratica del Congo. “Quel che sta accadendo è irragionevole e ingiustificato; le delegazioni dei ribelli e del governo avevano raggiunto un accordo e mancava soltanto la firma del capo dei ribelli e del presidente Yoweri Museveni, è prevalsa invece l’impazienza, sono venuti meno lo spirito di pace, la compassione, la tolleranza, la voglia di riconciliazione, non c’era proprio bisogno di una guerra, essa porta con se dolori, altre conseguenze funeste, odio, rancore e desideri di vendette”. Prosegue così mons. Odama, raggiunto dall’Agenzia Misna, e racconta ancora che “i bombardamenti di cui sentiamo ma di cui nulla sappiamo, stanno sicuramente strappando vite umane e avranno conseguenze”. Proprio per l’isolamento dell’area non si hanno notizie di quello che sta accadendo, ma si teme per la sorte di centinaia di civili che rapiti dai ribelli si troverebbero nelle loro basi, proprio i posti più colpiti dalle bombe lanciate dai caccia bombardieri utilizzati dall’esercito per questa battaglia. ( F.C. )

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    Kenya: il cardinale Njue chiede più attenzione per gli sfollati

    ◊   Richiama l’attenzione verso i numerosi sfollati del Kenya il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, nel suo messaggio di Natale. Nella sua lettera – riferisce la Misna - il porporato paragona l’esperienza dei keniani di oggi a quella degli israeliti al ritorno dall’esilio in Babilonia: rientrati a Gerusalemme, questi dovettero fare i conti con l’ostilità di chi era rimasto. “Le questioni della condivisione delle terre, della distribuzione del potere e degli altri beni della nazione fu al centro di quella esperienza – ricorda il cardinale Njue - Anche noi oggi affrontiamo la stessa problematica. Le promesse di una liberazione sociale, politica, economica e spirituale sono rimaste incomplete”. La lettera termina con un invito generale alla conversione del cuore e alla generosità. Nel Paese ad alimentare la tensione, dopo gli scontri all’inizio dell’anno, è sopraggiunta la crisi socio-economica: “I prezzi dei cibi fondamentali – farina di mais, pane, verdure – sono saliti alle stelle – dice alla Misna da Nairobi padre Gian Battista Antonini - Ormai un pacchetto di farina per fare la polenta costa più del salario medio giornaliero di molti lavoratori”. (C.D.L.)

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    Zimbabwe: piano nazionale per fermare l'epidemia di colera

    ◊   Maggiore coordinamento a livello nazionale, riduzione della diffusione della malattia attraverso sistemi di sorveglianza e intervento, fornitura di acqua potabile e di sistemi di isolamento e sterilizzazione: sono i tre punti già finanziati di un piano del governo dello Zimbabwe avviato con il contributo di diversi organismi internazionali per affrontare la diffusione di un’epidemia di colera che dal mese di agosto sta interessando tutte le provincie del paese; esso servirà inoltre a prevenire nuove manifestazioni della malattia che ciclicamente si continua a presentare. Secondo l’ultimo bilancio dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari diffuso oggi e ripreso dall'agenzia Misna, sono 20.581 i casi registrati finora e 1.111 le vittime accertate; l’area più colpita è quella della capitale Harare, seguita da Beitbridge e Mudzi. Le cause principali della diffusione della malattia anche nelle aree urbane e su così larga scala sono legate, secondo diverse organizzazioni umanitarie che operano nel paese, alle difficoltà di accesso all’acqua potabile, al sistema fognario bloccato e alla mancata raccolta di rifiuti. In Sudafrica, nella regione di Limpopo (al confine con lo Zimbabwe), dove casi di colera erano stati segnalati dal mese scorso, la situazione sembra stia però tornando alla normalità e, sebbene siano stati segnalati nuovi casi di contagio, il tasso di mortalità resta basso. (R.P.)

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    Congo: aiuti della Caritas agli sfollati del Nord-Kivu

    ◊   Sono 250 mila gli sfollati che in tutta la provincia del Nord-Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, beneficeranno degli aiuti della Caritas-Goma. Kit di sopravvivenza e viveri del Programma Alimentare Mondiale saranno distribuiti nei campi intorno alla città di Goma. La Caritas ha in progetto anche la sensibilizzazione degli ufficiali militari della rivolta del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) sui diritti dei bambini e i processi di smobilitazione, disarmo e reinserimento (Ddr). Una missione della cellula Ddr di ex bambini soldato di Caritas-Goma ha raggiunto ieri Rusthuru-Centre per discutere del progetto e la Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) ha organizzato per domenica prossima una ricerca nazionale in tutte le diocesi per assistere gli sfollati a causa del conflitto armato nell’Est e Nord-Est del Paese. “L’avvicinarsi delle festività del Natale e del Nuovo Anno è un’opportunità per interpellare le nostre comunità parrocchiali, le nostre Comunità ecclesiastiche viventi di base e le nostre comunità di sacerdoti e di religiosi sul senso di solidarietà e condivisione” ha affermato mons. Nicolas Djomo, vescovo di Tshumbe e presidente della Cenco. (T.C.)

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    I vescovi d’Europa in difesa della 'domenica' come giorno di riposo

    ◊   “La domenica, a rischio nella vita attuale” è il titolo del documento che i vescovi francesi hanno diffuso a commento della futura Direttiva europea sull’orario di lavoro. Nel testo – riferisce – Zenit - i presuli sottolineano l’importanza di rispettare la domenica perché – si legge - da un lato è necessario “un tempo per riposare, vivere in famiglia, avere una vita sociale e svolgere varie attività culturali, sportive”, e dall’altro l'economia e il lavoro “non possono avere l'ultima parola nella vita sociale”. Cancellare il carattere particolare della domenica, avvertono, “è una via facile che, con il pretesto del liberalismo, toglie all'uomo un'indicazione oggettiva, iscritta nel tempo, della sua dimensione spirituale”. E non è utile, giacché se i grandi esercizi commerciali intendono così “dinamizzare l'economia”, questa misura in realtà non è efficace perché il problema “ha più a che vedere con il potere d'acquisto reale dei consumatori”. Per i lavoratori, inoltre, i vantaggi salariali del lavoro straordinario spariranno, “a meno che non si ricorra a impieghi a tempo parziale, che continueranno a rafforzare le situazioni precarie di molte famiglie”. Fin dai primi secoli – spiegano i vescovi - il significato della domenica come giorno dell'Eucaristia “ha preceduto l'instaurazione della domenica come giorno di riposo settimanale”, che “ha permesso di arricchire la celebrazione del giorno del Signore” come “giorno dedicato alla famiglia e alla contemplazione spirituale”. Di fronte alla minaccia della scomparsa del riposo settimanale, i presuli ricordano che “l'uomo non vive di solo pane”, e affermano che difendendo la domenica, la Chiesa desidera anche “prestare un servizio a tutta la società, perché possa trovare un cammino che permetta di rendere la vita umana sempre più umana”. Un’esigenza, quella di rispettare la domenica, che trova eco nelle parole di Piotr Mazurkiewicz, segretario generale della COMECE che riunisce le conferenze episcopali d’Europa, secondo il quale il mancato inserimento della domenica come giorno privilegiato per il riposo settimanale all’interno della Direttiva europea rappresenta “un’incoerenza e un atto mancato, se si considera quanto i cittadini europei si attendano un’Europa sociale che protegge i lavoratori e le loro famiglie”. “E’ importante – conclude Mazurkiewicz – che Chiese, sindacati e organizzazioni della società civile continuino a mobilitarsi e a parlare con una voce sola negli Stati membri, in particolare quando occorre difendere i diritti sociali fondamentali”. (C.D.L.)

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    Messico: fervono i preparativi per l'Incontro Mondiale delle Famiglie

    ◊   Il Comitato organizzatore del VI Incontro Mondiale delle Famiglie ha reso noto che, fino a questo momento, hanno confermato la loro presenza all’Incontro – previsto a Città del Messico dal 14 gennaio - più di 2.000 persone provenienti da 45 Paesi del mondo, oltre 30 Cardinali e 80 Vescovi. Inviato speciale di Benedetto XVI sarà il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato; presente anche il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. In preparazione all’incontro si è svolto per un anno un pellegrinaggio delle immagini della Vergine di Guadalupe e di San Juan Diego nelle diverse comunità indigene del Paese, partendo da Durango fino allo Yucatan. Il pellegrinaggio è terminato lo scorso 9 dicembre con la festa di San Juan Diego. Come ha spiegato padre Ortiz Magos all'agenzia Fides, queste due immagini hanno visitato gli indigeni per incoraggiare “l’unione, la tenerezza e la convivenza tra le famiglie, poiché affrontano realtà come l’emigrazione, l’estrema povertà, l’emarginazione, situazioni che provocano la disgregazione familiare”. Ha ricordato inoltre che “nella nostra nazione esistono ancora popoli indigeni lontani dalla società, i quali hanno il grande tesoro di condividere l’amore familiare, affrontando le avversità”. La Commissione per gli indigeni ha previsto di continuare il pellegrinaggio delle immagini sacre e di donarne copie benedette alle comunità già visitate, affinché queste le portino nelle zone ancora più lontane, con l’aiuto dei sacerdoti locali. L’'intenzione è di continuare la diffusione della conoscenza della Vergine di Guadalupe, “poiché dopo 477 anni dalle apparizioni della Vergine, continuano ad esserci fratelli indigeni lontani, che hanno bisogno dell’appoggio dei messicani”. Ugualmente si spera che la missione si estenda a tutto il Continente, negli Stati Uniti e nel Canada, fino all’America Centrale ed al cono meridionale. (R.P.)

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    La Chiesa in Bolivia condanna gli scontri di Patacamaya

    ◊   La Conferenza episcopale della Bolivia ha condannato ieri con fermezza l’uccisione, lunedì scorso, di un giovane di 27 anni, Nelson Aduviri, durante gli scontri avvenuti tra la polizia e alcuni importatori di veicoli usati nella località di Patacamaya, sulla strada che porta al confine con il Cile. Nel comunicato i vescovi esprimono affetto e solidarietà ai familiari della vittima e, al tempo stesso, chiedono alle autorità di chiarire i fatti e punire i colpevoli. Gli stessi sentimenti di partecipazione sono estesi ai numerosi feriti, registrati sia tra i manifestanti che tra le forze dell’ordine. In situazioni simili “occorre riprendere la via del dialogo, con realismo, serenità e senso critico”, sottolineano i presuli che aggiungono: “La Chiesa cattolica ribadisce davanti all’opinione pubblica nazionale che i fini legittimi nulla hanno a che vedere con la violenza che offende la dignità umana”. Intanto il Ministro degli interni Alfredo Rada ha confermato, secondo quanto stabilito dalla perizia medica, che il giovane manifestante è stato raggiunto da alcune pallottole e che sarà aperta un’inchiesta sui fatti. Inoltre, ha precisato il ministro, i cittadini peruviani arrestati durante le proteste degli importatori, che manifestavano contro recenti decisioni del governo boliviano, saranno espulsi dal Paese anche perché, ha precisato, molti di loro sono residenti illegali. I fatti hanno avuto inizio lo scorso lunedì, quando gli importatori e i loro dipendenti hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sulla pessima situazione del settore bloccando la strada, a 100 chilometri dalla capitale. In un incontro con la stampa i lavoratori hanno quindi chiesto al Presidente Evo Morales l’annullamento del decreto che vieta l’importazione di veicoli usati che abbiano più di cinque anni. Con l’arrivo della polizia le versioni si sono fatte confuse e contraddittorie. Mentre i lavoratori dicono che la protesta è stata interrotta con la violenza, le autorità sostengono che si è trattato di una normale operazione di ordine pubblico per ripristinare l’esercizio di un diritto impedito. Fonti locali riferiscono inoltre di una seconda vittima ma la notizia non è confermata dalle autorità locali. (A cura di Luis Badilla)

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    Imam e rabbini per la pace: sì al dialogo contro ogni forma di estremismo

    ◊   Rifiuto degli estremismi ed incentivo al dialogo, franco e costruttivo. E’ il messaggio che giunge dal III Congresso internazionale dell’organizzazione ‘Imam e rabbini per la pace’, conclusosi ieri dopo due giorni di lavori, presso la sede parigina dell’UNESCO. Un appello – riferisce l’agenzia internazionale Misna - che ha trovato voce nell’intervento conclusivo di Alain Michel, capo dell’organizzazione “Hommes de parole”: “Ci riprenderemo la parola di Dio che gli estremisti ci hanno sottratto per usarla a loro piacimento. Sono finiti i tempi in cui un 1% di estremisti pretendeva di parlare a nome di tutti - ha detto Michel all’assemblea promettendo denunce circa le “violenze e gli atti contrari alla religione”, e annunciando iniziative per il dialogo e la conoscenza tra le diverse fedi che coinvolgeranno anche i cristiani. Un’esortazione al dialogo è giunta inoltre dal rabbino israeliano Tsion Cohen che rispondendo ai giornalisti sul tema del conflitto in Medio Oriente ha detto che “il dialogo schietto non è contro il processo, ma parte di esso”, come pure ha ribadito il cappellano dell’Università di Georgetown, a Washington, Yahya Hendi, secondo cui “lo scontro di idee è il rumore della libertà”. All’incontro hanno partecipato oltre 85 rappresentanti religiosi, tra cui imam e rabbini provenienti da Israele e dai Territori palestinesi, da Egitto, Iran, Arabia Saudita, Siria e Federazione Russa. (C.D.L.)

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    Senegal: il cardinale Sarr guarda alla crescita del dialogo islamo-cristiano

    ◊   Un pellegrinaggio interiore ad immagine di Maria: è quanto il cardinale Theodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, in Senegal, ha proposto domenica scorsa ai fedeli della diocesi di Tambacounda dove si è recato in visita. Il porporato, che ha potuto costatare nella diocesi un buon dialogo fra cristiani e musulmani. Nella sua omelia durante la Messa al santuario di Nostra Signora di Gouloumbou, ha parlato del pellegrinaggio quotidiano che il cristiano deve compiere. Concepito come un cammino di 5 tappe, esso, ha detto il cardinale Sarr, deve anzitutto essere impregnato di fede, speranza e carità nel momento in cui viene intrapreso. Segue il cammino dell’umiltà e della disponibilità, attraverso il quale il fedele deve andare verso gli altri e portare gioia e consolazione. Nel terzo cammino, quello della nascita di Gesù Cristo, ha proseguito il porporato, ci si deve allontanare dall’odio, dalla violenza, dalla vendetta e dall’ingiustizia che avvelenano la vita. Il quarto cammino, ha spiegato l’arcivescovo di Dakar, è quello della presentazione di Gesù al tempio, ed è quello che deve indurre a guardare i bambini come figli di Dio considerando la regione di Tambacounda anche “un terreno fertile per le vocazioni sacerdotali e religiose”. Infine, il quinto cammino, quello del ritrovamento di Gesù nel tempio, per il cardinale Sarr deve insegnare a mettere al primo posto le cose di Dio. Il porporato ha visitato la diocesi di Tambacounda in occasione del pellegrinaggio annuale al santuario Nostra Signora di Gouloumbou giunto alla 12.ma edizione. Ad accoglierlo anche i membri dell’associazione regionale degli imam e degli ulema, insieme ad alcune autorità civili e al vescovo di Tambacounda, mons. Jean Noel Diouf. (T.C.)

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    Burkina Faso: appello per l’abolizione della tortura

    ◊   Combattere tutte le forme e le pratiche di tortura in Africa: con questo obiettivo la Federazione internazionale dell’azione dei cristiani per l’abolizione della tortura (FIACAT), in collaborazione con l’Associazione per la prevenzione della tortura (APT), hanno organizzato ad Ouagadougou, in Burkina Faso, un seminario regionale che si è concluso ieri. L’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura (ACAT), ha voluto sottolineare che niente e nessuno può giustificare la tortura e i trattamenti crudeli, inumani o degradanti, e che occorre considerare la dignità umana e il rispetto della persona come valori sociali universali, inviolabili e indivisibili. Quest’anno, in particolare, la FIACAT, l’ACAT e l’Associazione per la prevenzione della tortura, auspicano che gli Stati africani ratifichino la convenzione internazionale contro la tortura, la recezione negli ordinamenti giuridici nazionali, nonché l’abolizione della pena capitale. Nel corso dell’incontro è stata anche evidenziata la necessità di formare agenti di polizia, guardie carcerarie, avvocati e magistrati perché l’abolizione della tortura possa diventare realtà. (T.C.)

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    Espulsi in Bielorussia tre sacerdoti polacchi. Commento di mons. Kondrusiewicz

    ◊   Le autorità non hanno rinnovato il permesso di soggiorno e i tre sacerdoti polacchi che lavoravano nella diocesi di Grodno, in Bielorussia, hanno dovuto lasciare il Paese. Sul fatto le autorità locali non hanno fornito spiegazioni, ma secondo l’arcivescovo di Minsk-Mohilev e presidente della Conferenza Episcopale della Bielorussia, Tadeusz Kondrusiewicz, le autorità di Minsk preferiscono che nella regione, dove la maggioranza dei cattolici è d’origine polacca, lavorino sacerdoti nati nel Paese. Un atteggiamento che non incontra la necessità di sacerdoti stranieri, perché – spiega il presule - sebbene non manchino nuove vocazioni, la preparazione di un sacerdote richiede molti anni, e l’attuale mancanza di sacerdoti bielorussi non è imputabile a responsabilità della Chiesa ma al fatto che “durante i 70 anni di regime sovietico e persecuzione della fede” non è stato possibile formarli. L’arcivescovo Kondrusiewicz, insieme con l’arcivescovo Henryk Hoser, vescovo di Warszawa-Praga, hanno ricevuto martedì scorso, a Varsavia, un premio per il contributo nella promozione dei valori cristiani. (C.D.L.)

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    Progetti sociali della Fondazione Francescana per la Terra Santa

    ◊   La Fondazione Francescana per la Terra Santa, insieme all'agenzia cattolica di notizie ACI prensa, ha reso noto il lavoro solidale che si svolge con i fondi raccolti nel progetto “Sala commemorativa”, un'iniziativa che cerca di recuperare il senso cristiano del Natale. Il progetto consiste nel fatto che i fedeli lascino per iscritto il proprio nome nella Basilica della Natività a Betlemme, la chiesa cristiana più antica del mondo, costruita sul luogo in cui nacque Gesù. Ciò può essere fatto in due modi: su una placca commemorativa o su un libro. Il progetto della placca commemorativa cerca di far sì che i partecipanti lascino il proprio nome su placche dorate che verranno collocate di fronte all'ingresso della chiesa di Santa Caterina. In questa chiesa si celebra e si trasmette a tutto il mondo la Messa di mezzanotte. Il libro commemorativo è un progetto che invita i fedeli a far sì che il loro nome sia iscritto in un libro che si trova in questo tempio. Quanti vi si iscrivono esprimono il desiderio di difendere la Chiesa e la comunità della Terra Santa. I sacerdoti francescani - riferisce l'agenzia Zenit - si impegnano a pregare per le persone che iscrivono il proprio nome. Con i fondi raccolti con i due programmi si stanno favorendo vari progetti sociali, tra cui il programma di sostegno ai bambini, che offre un'iscrizione scolastica gratuita per i bambini cristiani di famiglie povere. Esiste anche un programma di borse di studio scolastiche che permette ai bambini di studiare per quattro anni. Si offre inoltre un programma di borse di studio musicali in cui si impartiscono lezioni di pianoforte, flauto e violino. La Fondazione aiuta anche i beneficiari a cercare lavoro in Terra Santa nelle varie aree in cui i giovani e gli adulti beneficiati hanno studiato. Allo stesso modo, si impegnano a costruire case per i cristiani, che altrimenti si vedrebbero costretti ad abbandonare la Terra Santa: “Abbiamo completato già più di 300 unità di alloggio a Betlemme, Gerusalemme, Gerico e Nazaret. Abbiamo anche centinaia di appartamenti nella Città Vecchia di Gerusalemme per le nostre famiglie cristiane”, hanno affermato gli organizzatori del progetto. Di questo progetto di aiuto fa parte anche il Centro Francescano della Famiglia di Betlemme, che offre attività di orientamento familiare e matrimoniale e distribuzione di alimenti e vestiti, tra le altre attività. Esiste anche la Casa Francescana per i Giovani, che offre un ambiente psicologico e spirituale sano per i bambini che vengono da famiglie in condizioni difficili. (R.P.)

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    Francia: appello dei vescovi per l’alloggio ai senza tetto

    ◊   “Sfrattare le ingiustizie”: ha questo titolo l’appello presentato al ministro francese per le Politiche urbane e gli alloggi, Christine Boutin, perché metta a disposizione dei senza tetto alcuni alloggi. A presentare il documento è stata una delegazione composta da diverse personalità e guidata dal cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, e da padre Bernard Devert, fondatore dell’associazione “Habitat e Umanesimo” e promotore dell’iniziativa. L’appello propone tre misure concrete per favorire la disponibilità degli alloggi vuoti: lo sviluppo e l’intermediazione locataria, l’estensione del dispositivo di usufrutto locatario agli alloggi popolari e la realizzazione di una garanzia generale dei rischi locatari. Misure cui “il Ministro per le Politiche urbane e gli alloggi ha risposto positivamente”, riporta il sito Internet di “Habitat e Umanesimo”. Oltre alla firma del cardinale Barbarin, in rappresentanza della Conferenza episcopale francese, l’appello porta quella del Pastore Claude Baty, presidente della Federazione protestante di Francia, di Dalil Boubakeur, rettore della Grande Moschea di Parigi, e di Mons. Emmanuel, presidente dell’Assemblea degli ortodossi di Francia. (I.P.)

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    Spagna: un progetto per le donne che soffrono in seguito all’aborto

    ◊   Si chiama “Raquel” il progetto della diocesi di Palencia, in Spagna, nato per offrire accompagnamento spirituale e psicologico alle donne che hanno abortito e chiedono aiuto per superare il trauma. Alla presentazione dell’iniziativa – riporta oggi il Sir - è intervenuto il vescovo diocesano, mons. José Ignacio Munilla, che ha spiegato che “la Chiesa non vuole solo proteggere la vita di color che non sono ancora nati, ma vuole anche offrire il perdono e la guarigione a tutte le persone che soffrono per aver abortito, sia volontariamente sia sotto pressione, con consapevolezza o per ignoranza” e che dunque sbagliano “i propugnatori del supposto diritto all’aborto” che “hanno diffuso, con maggior o minor successo, l'immagine della Chiesa cattolica come nemica del processo di liberazione della donna”. Il presule spiega che il progetto si rivolge in particolare alle donne che vivono un “dolore autodistruttivo, del quale non sono capaci di liberarsi e per il quale non trovano pace”. “Il Progetto Raquel – che, riferisce mons. Munilla, nasce negli Stati Uniti - è una scommessa per la possibilità di guarigione delle nostre ferite” ma – precisa infine il vescovo - per arrivare a perdonare noi stessi per gli errori commessi è necessario prima chiedere perdono a Dio”. (C.D.L.)

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    Iniziative delle Chiese in Cina per promuovere il vero significato del Natale

    ◊   Si moltiplicano le iniziative delle parrocchie cinesi per restituire al Natale il vero significato religioso. La festa della nascita di Cristo è ormai una tradizione in Cina, che viene però vissuta più per il suo aspetto consumistico ed economico, che per quello religioso. Consapevole di questo, la Chiesa cinese propone diverse iniziative per promuovere l’autentico significato del Natale. Sono infatti numerose - dice l’Agenzia Fides - le parrocchie che organizzano spettacoli, iniziative di evangelizzazione, beneficenza e concerti. Quella di Fan Ga Da della diocesi di Xian Xian, il 16 dicembre, ha iniziato la Novena di Natale distribuendo ai passanti del materiale natalizio. Il 13 dicembre, nella cattedrale della diocesi di Tai Yuan, si è tenuto il primo Concorso sull’Evangelizzazione, una rappresentazione in cui 28 catechisti hanno raccontato, attraverso la poesia e altre forme di arte, il senso religioso del Natale, le Sacre Scritture e la loro esperienza di fede. A Pechino, la parrocchia di San Michele, situata nel centro della metropoli, ha organizzato per il 20 dicembre un concerto in cui numerosi artisti cattolici si esibiranno in canti per lodare la nascita del Signore. Da segnalare ancora l’iniziativa benefica, sempre della diocesi di Xian Xian per aiutare la casa di Cura degli anziani dell’Oasi di Lourdes. (F.C.)

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    Cuba: l'arcidiocesi dell’Avana inaugura il sito internet

    ◊   “Cercare la verità, ma non per conservarla in bauli chiusi, bensì per condividerla, per annunciarla; verità che per noi cristiani, non è che una: Gesù Cristo, via, verità e vita, Salvatore e Redentore del genere umano”. E’ quanto detto dal cardinale Jaime Ortega Alamino, arcivescovo de L’Avana, in occasione del lancio del sito internet dell’Arcivescovado di San Cristobal de L’Avana, avvenuto qualche giorno fa. Il sito, ancora non completo, compare in un momento molto importante della Chiesa cubana, che, come riporta l’agenzia Fides, ha recentemente iniziato le preparazioni per celebrare i 400 anni del ritrovamento della benedetta immagine di Nostra Signora della Carità, Regina e Patrona de L’Avana. “Internet per annunciare quel Dio sempre prossimo e vicino”, prosegue il porporato, che ricorda anche quanto sia provvidenziale questo momento per il lancio del sito, “La Chiesa universale celebra l’Anno di San Paolo, il grande comunicatore, che ci invita ad avvicinarci alla vita e alla missione dell’Apostolo delle Genti, e l’Anno Giubilare per il 150.mo Anniversario delle apparizioni della Vergine Maria a Santa Bernadette in Lourdes”. L’indirizzo del sito è www.arzobispadodelahabana.org. (F.C.)

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    Caso Eluana: nota del Centro di Bioetica della Cattolica

    ◊   L’abbandono assistenziale di chi non è in grado di provvedere autonomamente a se stesso è illegittimo. Così ha inizio la nota del Centro di bioetica dell’Università Cattolica sull’Atto di indirizzo generale del Ministro Sacconi, che – secondo l’Istituto – fa chiarezza sul tema ed evidenzia “il dovere essenziale di uno Stato di diritto e delle strutture preposte alla cura e all’assistenza”. Citando la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili, sottoscritta dall’Italia, il documento sostiene che “il pronunciamento giuridico sul Caso di Englaro non può e non deve diventare normativo” e che “per una persona in stato vegetativo, l’alimentazione e l’idratazione, quando servono al loro scopo, e cioè fornire sostegno a una persona che non ha particolari patologie in corso, e che non sta morendo, risultano sempre doverose”. Secondo la nota non vanno confuse “le situazioni cliniche delle persone in stato vegetativo con quelle di coloro che sono nella fase terminale dell’esistenza, affette da patologie giunte allo stadio conclusivo” e dunque “non risulta motivata la sospensione in nome del fatto che una persona dipende da altri per il suo sostentamento o non potrà riprendere una coscienza relazionale, come nei casi delle persone in stato vegetativo o nelle demenze senili gravi”. In questa prospettiva – si legge - “private concezioni della dignità della vita” non possono alimentare “ingiuste discriminazioni”. “Il primato della cura e dell’assistenza – conclude il documento dell’università cattolica - non va contrapposto alla libertà di programmazione dei trattamenti, alla valutazione della proporzionalità delle cure e degli interventi, ai diritti di scelta rispetto alle prassi terapeutiche, al rifiuto dell’accanimento clinico, perché – si ribadisce - sono le due facce della stessa logica di riconoscimento della dignità umana”. (C.D.L.)

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    Sabato l’ordinazione dei Legionari di Cristo nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   La Congregazione dei Legionari di Cristo, che invoca San Paolo come suo “protettore speciale”, si unisce alle celebrazioni dell’Anno Paolino con l’ordinazione sacerdotale di 49 suoi appartenenti sabato prossimo nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura. Di essi, ben 34 erano stati ordinati diaconi il 29 giugno 2008, primo giorno dell’Anno Paolino. L’ordinazione sarà conferita dal cardinale Angelo Sodano, Decano del Sacro Collegio; concelebranti i vescovi Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e Marc Alliet, ordinario di Bayonne. Assisteranno almeno tremila fedeli di varie parti del mondo, come peraltro sono i candidati al sacerdozio: di essi, infatti, 23 provengono dal Messico, sei dalla Spagna, quattro dagli Stati Uniti, gli altri da Canada, Brasile, Argentina, Colombia, Canada, Cile, Venezuela, Germania, Italia, Francia., Irlanda. Sarà naturalmente presente padre Alvaro Corcuera, direttore generale della Congregazione, ormai diffusa in 20 Paesi con circa 800 sacerdoti e più di 2.500 seminaristi. Ha 125 case religiose e centri di formazione e dirige più di 200 centri educativi e oltre 600 centri dedicati alla formazione e all’impegno apostolico dei laici, attraverso fra l’altro le fondazioni “Semper Altius” e “Mano amica”. A Roma spiccano l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e l’Università Europea. Ai Legionari di Cristo è legato il movimento “Regnum Christi” che si dedica alla formazione dei laici e conta circa 70 mila membri. (A cura di Graziano Motta)

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    All'Auditorium Conciliazione di Roma una serata spettacolo per scoprire San Paolo

    ◊   Sulle note gospel del coro “St. John Singers” avrà inizio domani, all'Auditorium Conciliazione di Roma, la serata voluta dall’Opera Romana Pellegrinaggi (ORP) per scoprire la figura di San Paolo. In occasione dell’Anno Paolino, e con molteplici riferimenti alle imminenti festività natalizie - riferisce il Sir - l’evento “Dalle tenebre alla luce”, promosso in collaborazione con la regione Lazio, unirà esibizioni musicali a momenti dedicati alla meditazione: padre Cesare Atuire, amministratore delegato di ORP, attraverso la lettura di brani biblici condurrà il pubblico alla scoperta del cammino interiore dell’Apostolo delle Genti. La serata sarà inoltre l’occasione per far conoscere al pubblico il progetto italo-ghanese dell’associazione “Amicus onlus”, attiva nel campo dell’aiuto umanitario e dell’educazione allo sviluppo (www.amicus-onlus.org).(C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Genocidio in Ruanda: ergastolo per l'ex colonnello Bagosora

    ◊   Il Tribunale penale internazionale per il Ruanda, con sede in Tanzania, ha condannato all’ergastolo l'ex colonnello Theoneste Bagosora, 67 anni, considerato la mente del genocidio compiuto nel 1994 nel Paese africano, quando, secondo l’Onu, in meno di cento giorni vennero uccise circa 800mila persone tra gli esponenti della minoranza tutsi e tra gli hutu moderati. La Corte ha inflitto anche altri due ergastoli ad altrettanti ex ufficiali dell’esercito, vent’anni al cognato dell'ex presidente Habyarimana mentre un quinto imputato è stato assolto.

    Zimbabwe-colera
    E’ nuovamente salito il bilancio del colera in Zimbabwe. Fonti Onu riferiscono che le vittime sono 1.111 e i casi sospetti oltre 20 mila. Per le Nazioni Unite si tratta di un’epidemia “senza precedenti” e si teme che la stima possa crescere ancora fino a 60 mila contagi.

    Iraq
    Tentato golpe in Iraq. Le forze di sicurezza hanno arrestato, negli ultimi tre giorni, 50 funzionari del Ministero dell’interno sospettati di aver cercato di rovesciare il governo del premier Al Maliki. Gli arrestati avrebbero confessato di essere legati al partito Al Awda, un movimento clandestino che tenta di far tornare al potere il partito Baath di Saddam Hussein. Intanto, dopo l’annuncio di ieri, il premier britannico Brown ha riferito alla Camera dei Comuni che il ritiro delle truppe di Londra dall’Iraq inizierà entro il 31 maggio 2009.

    Turchia-Al Qaeda
    Ondata di arresti in Turchia. Sessanta persone sono state fermate con l’accusa di star preparando attentati terroristici contro obiettivi Usa e israeliani in Turchia. L’operazione è stata condotta ieri sera in contemporanea dalle forze di sicurezza a Istanbul, Smirne e Manisa.

    Medio Oriente
    Tensione in Medio Oriente alla vigilia della scadenza della tregua tra Israele e Hamas. Lo Stato ebraico stanotte ha compiuto due raid aerei nella Striscia di Gaza colpendo alcune officine nelle località di Khan Younis e Jabaliyah, dove secondo Israele si stavano preparando razzi. Stando a fonti ospedaliere locali, un palestinese è rimasto ucciso. Le operazioni sono seguite al fitto lancio di missili su Sderot, uno dei quali è esploso nel cortile di un supermercato ed ha ferito in modo non grave due persone. A livello politico, grande soddisfazione è stata espressa dalla leader del partito Kadima, Tzipi Livni, per l’esito delle primarie che si sono svolte ieri in vista delle elezioni politiche di febbraio. Ad uscire indebolito dalla consultazione, per gli analisti, è stato il suo rivale Shaul Mofaz.

    Usa-Obama
    Il presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama, ha scelto il nuovo capo della commissione di controllo sulla Borsa Usa. Si tratta di Mary Shapiro che vanta una lunga esperienza in campo finanziario. Oggi è attesa l’ufficializzazione della nomina che renderà la Shapiro la prima donna presidente dell’organismo. Sempre per oggi sono attesi gli annunci degli incarichi del deputato dell'Illinois Roy LaHood ai Trasporti e di Harley Shaiken al Lavoro. Intanto il "Time” ha nominato ieri Obama “Personaggio dell’anno 2008” per aver mostrato – si legge nella motivazione – una competenza che rende gli americani fiduciosi nel suo successo.

    Usa-Cuba-vertice Mercorsur
    A conclusione del vertice Mercosur - il mercato comune in costruzione nell'America meridionale - che si è tenuto in Brasile, i Paesi latino-americani hanno chiesto nuovamente agli Stati Uniti di porre fine all’embargo contro Cuba. Un risultato importante per il presidente cubano Raul Castro che, nell’ambito del vertice, ha ottenuto anche il rientro dell’Avana nel Gruppo di Rio, l'organismo fondato nel 1986 e unico forum di consultazione politico dell'America Latina.

    Italia-Istat
    In Italia cresce il numero di persone in cerca di lavoro. Secondo l’Istat, sono oltre un milione e mezzo: il 9% in più rispetto al 2007. Il tasso di disoccupazione, nel terzo trimestre, è dunque salito al 6,1%, si tratta di un incremento di mezzo punto percentuale rispetto ad un anno fa. Resta ancora il divario tra Nord e Sud Italia, particolarmente penalizzato il settore dell’agricoltura che registra perdite pari al 3%. Per Bankitalia, tra le famiglie italiane aumentano i debiti mentre la loro ricchezza, rappresentata soprattutto dagli immobili, resta stazionaria.

    Italia-election day
    Sabato 6 e domenica 7 giugno 2009 sono i giorni nei quali gli italiani si recheranno a votare per le europee e le amministrative. La consultazione interessa oltre 4 mila comuni e 73 province. Il ministro dell’Interno Maroni ha inoltre annunciato che il governo scioglierà il 5 gennaio l’amministrazione comunale di Pescara per l’arresto del sindaco ma sarà nominato un commissario.

    Italia-appalti
    Nonostante la bufera che ha travolto il comune di Napoli e gli arresti di due assessori del Partito Democratico nell’inchiesta “Global Service”, il sindaco della città Iervolino ha scelto di non dimettersi. La decisione è arrivata dopo un faccia a faccia con il leader del Pd Veltroni. Intanto ieri, l’ex ministro Rutelli si è recato in Procura a Napoli per rendere dichiarazioni spontanee ai magistrati che indagano sulla gara d'appalto da 400 milioni di euro poi ritirata per mancanza di fondi. Rutelli ha ribadito la sua estraneità dopo che il suo nome è stato più volte evocato nei verbali di alcuni indagati. Tredici le misure di custodia cautelare emesse ieri, in carcere anche l'imprenditore Alfredo Romeo. Avvisi di garanzia per i parlamentari Bocchino (Pdl) e Lusetti (Pd).

    Italia-aggressione frati
    Quattro pregiudicati romeni sono stati fermati nell’ambito delle indagini sull’aggressione lo scorso 26 agosto, a quattro frati nel convento di Belmonte, in provincia di Torino. Gli arresti sono avvenuti a Modena, in Svizzera, Spagna e Austria, dove erano fuggiti. I quattro, armati di bastone e con il volto coperto, avevano picchiato i religiosi che cenavano nel refettorio del convento procurando loro ferite molto gravi. Un frate, trovato in fin di vita, è ancora ricoverato in ospedale. Uno degli aggressori aveva soggiornato nel convento in cambio di alcuni piccoli lavori.

    Bangladesh-elezioni
    In vista delle elezioni fissate il prossimo 29 dicembre in Bangladesh, il governo di Dacca ha revocato lo stato d’emergenza in vigore da due anni. Una richiesta in tal senso era giunta dalle due leader dei maggiori partiti: Khaleda Zia del Bangladesh Nationalist Party (Bnp) e Sheikh Hasina della Awami League (Al).

    Pakistan-India
    Fonti televisive pachistane hanno reso noto la convocazione dell’ambasciatore indiano a Islamabad per chiarire la violazione dello spazio aereo pachistano, avvenuto il 13 dicembre scorso a Lahore, da parte di jet da combattimento indiani. Una violazione smentita però dall'aviazione di New Delhi.

    Grecia-disordini
    Non cessa la tensione in Grecia. Dopo la morte di Alexis Grigoriopoulos, lo studente di 15 anni che ha perso la vita negli scontri con la polizia, si registrano ancora disordini. Ieri sera, un altro giovane è stato ferito in modo non grave ad una mano, alla periferia di Atene. Forse è stato colpito da un’arma ad aria compressa. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 353

     
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