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Sommario del 05/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Si è spento all'età di 79 anni il Patriarca russo Alessio II. Benedetto XVI: è stato "instancabile" nella promozione dei valori umani ed evangelici
  • L’obbedienza alla verità non significa rinunciare a pensare: così, il Papa alla Commissione teologica internazionale
  • Il grazie di Benedetto XVI all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro per gli aiuti ai cristiani in Terra Santa
  • Il nuovo ambasciatore argentino dal Papa per le Lettere credenziali
  • Prima predica d'Avvento di padre Cantalamessa in Vaticano
  • Altre udienze e nomine
  • Legge sull'eutanasia in Lussemburgo: intervento di mons. Fisichella
  • Il cardinale Bertone a Venezia: nella Chiesa la vera forma di rappresentanza è la testimonianza
  • Il cardinale Tauran sulla costruzione di moschee in Italia: garantire il diritto alla libertà religiosa ma i luoghi di culto non diffondano odio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Burundi: cessate il fuoco tra governo e ribelli
  • Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Volontariato
  • Chiesa e Società

  • Per la morte di Alessio II rinviata la consegna della Chiesa di San Nicola di Bari al governo russo
  • Caritas: scarsi impegni alla conferenza di Doha contro la povertà
  • Rapporto ONU su Ciad e Sudan: cauto ottimismo
  • Appello dalle Chiese britanniche per la fine della crisi nel Congo
  • L’arcivescovo di Yangon: non dimenticare la situazione del Myanmar
  • Cambogia: lettera per l’Avvento del vicario apostolico di Phnom Penh
  • Brasile: termina oggi l’assemblea della “Pastorale dell’Infanzia”
  • In tutto il mondo le morti per morbillo diminuite del 74%
  • “Importanti i cristiani in Terra Santa” per il Jerusalem Institute for Israel Studies
  • Convocata in Spagna una celebrazione eucaristica per tutte le famiglie
  • Polonia: nel 2009 l'incontro della Comece sulla solidarietà
  • Vicinanza del cardinale Re ai vescovi agostiniani minacciati di morte
  • La missione della Chiesa di Francia tra gli studenti
  • Cei: inquietudine per i tagli in Finanziaria alla scuole paritarie
  • Anno Paolino: convegno a Roma sulla lettura della Bibbia
  • Rapporto Censis 2008: la crisi economica spaventa il 71% degli italiani
  • Al via la campagna per recuperare il senso cristiano del Natale
  • Festa dei Vigili del Fuoco della Città del Vaticano
  • Si è spento a Roma Emilio Rossi presidente del Consiglio di amministrazione del Centro Televisivo Vaticano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Colera in Zimbabwe. Il cardinale Lozano Barragán: situazione gravissima
  • Il Papa e la Santa Sede



    Si è spento all'età di 79 anni il Patriarca russo Alessio II. Benedetto XVI: è stato "instancabile" nella promozione dei valori umani ed evangelici

    ◊   Si è spento questa mattina nel villaggio di Peredelkino, la sua residenza fuori Mosca, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II. All’età di 79 anni - gli ultimi dei quali segnati da difficili condizioni di salute - scompare una delle personalità di maggiore spicco del mondo ecclesiale ortodosso. Una scomparsa che Benedetto XVI ha accolto con "viva commozione", come si legge nel telegramma di cordoglio inviato al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Risuonano da ore, in tutta la Russia, le campane delle grandi cattedrali e delle piccole chiese. I loro rintocchi funebri accompagnano la scomparsa di un’autorità religiosa carismatica, che per diciotto anni ha retto le sorti della Chiesa ortodossa russa assumendone la responsabilità in uno dei periodi più difficili per il suo Paese: alla vigilia della delicata transizione che dopo il crollo del Muro di Berlino alla fine del 1989 portò l’Unione Sovietica a chiudere ufficialmente la sua storia il 26 dicembre del 1991, per poi sciogliersi nella Comunità degli Stati Indipendenti. Un anno e mezzo prima, il 7 giugno 1990, Alessio II viene acclamato Patriarca di Mosca e di tutte le Russie al posto del suo predecessore, Pimen I. Ha 61 anni e da tempo si è già segnalato come una delle personalità emergenti della sua Chiesa. A soli 39 anni, nel 1968, è già arcivescovo metropolita, dopo essere stato nominato a 32 vescovo di Tallin ed Estonia, il Paese che gli aveva dato i natali nel 1929. Vicino alla sua Chiesa - ma anche alle sorti della non indolore transizione che in quel momento sta affrontando il suo Paese - il Patriarca di Mosca è in prima linea quando si consumano i giorni drammatici della crisi.

     
    Nell'assicurare preghiere per questo suo "instancabile ministro", il Papa ricorda nel suo telegramma il "comune impegno sul cammino della reciproca comprensione e collaborazione fra ortodossi e cattolici", e in particolare "gli sforzi che il defunto Patriarca - scrive - ha profuso per la rinascita della Chiesa, dopo la dura oppressione ideologica, che ha causato il martirio di tanti testimoni della fede cristiana. Ricordo - prosegue Benedetto XVI - anche la buona battaglia per la difesa dei valori umani ed evangelici che egli ha condotto in particolare nel Continente europeo, auspicando che il suo impegno produca frutti di pace e di autentico progresso umano, sociale e spirituale".

     
    Quella di Alessio II è stata una leadership importante, ha scritto e dichiarato questa mattina il cardinale Walter Kasper, responsabile del dicastero pontificio per i rapporti le altre confessioni cristiane. Il porporato è stato avvicinato dalla collega della nostra redazione inglese, Philippa Hitchen, poco dopo aver appreso la notizia della morte di Alessio II:

     
    R. - Wir haben das mit grosser Betroffenheit und Traurigkeit erfahren. ...
    Abbiamo appreso la notizia con grande rammarico e tristezza. Il Patriarca Alessio II è stato indubbiamente uno dei più grandi leader religiosi nella difficile epoca di cambiamento dal sistema comunista alla situazione attuale. Egli ha il grandissimo merito di avere in un certo senso ricostruito la Chiesa dal nulla: ha creato molte nuove diocesi, parrocchie, conventi e istituti di formazione e così ha dato nuova vita alla Chiesa russo-ortodossa. Personalmente, ho avuto molti incontri con il Patriarca Alessio, fin dai tempi in cui ero vescovo di Rottenburg-Stuttgart, e poi anche in seguito. Sono sempre stato ricevuto in modo molto cordiale e aperto".

     
    La Chiesa cattolica - anche attraverso il messaggio di cordoglio cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone - si è immediatamente unita al dolore della Chiesa ortodossa russa, con la quale i rapporti attraversano una costante distensione. La prova più evidente del clima di cordialità si evince dalle lettere e dagli attestati di stima intercorsi e scambiati in questi anni tra Benedetto XVI e il Patriarca Alessio II. Gli ultimi, in ordine di tempo, risalgono a poco più di un mese fa quando, il cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe - in visita a Mosca - ha consegnato al capo della Chiesa ortodossa russa una lettera autografa del Papa, nella quale Benedetto XVI esprimeva il suo “profondo affetto” per la Chiesa ortodossa russa, sottolineando la necessità di “affrettare il cammino verso la piena unità di tutti i discepoli di Cristo”. Pochi giorni dopo, nella sua lettera di risposta del 23 ottobre, Alessio II rispondeva: “Sono lieto per le crescenti prospettive di sviluppare buone relazioni e una positiva cooperazione fra le nostre due Chiese (...) Sono convinto del fatto che la più grande rivelazione del Vangelo: ‘Dio è amore’ dovrebbe divenire un orientamento vitale per tutti coloro che si considerano seguaci di Cristo, perché soltanto attraverso la nostra testimonianza di questo mistero possiamo superare la discordia e l'alienazione di questo secolo, proclamando i valori eterni del cristianesimo al mondo moderno”. Anche il cardinale Kasper pone in risalto il "grande impegno" profuso dal Patriarca russo per il riavvicinamento della sua Chiesa con quella cattolica:

     
    R. - Es ist für mich überhaupt kein Zweifel, dass er das Interesse hatte, ...
    Non ho alcun dubbio che egli avesse interesse ad un avvicinamento tra la Chiesa russo-ortodossa e la Chiesa cattolica, nonostante tutte le difficoltà, nonostante tutte le occasionali tensioni che possano essersi verificate. Soprattutto negli ultimi anni, le relazioni con Mosca sono sensibilmente migliorate e abbiamo buone speranze di poterle ulteriormente migliorare. Raccomandiamo ora il Patriarca alla misericordia di Dio e chiediamo a Dio, e Lo preghiamo di ricompensarlo per tutto il bene che egli ha compiuto nel suo lungo e difficile servizio alla Chiesa di Gesù Cristo.

     
    La notizia della morte del Patriarca Alessio II ha suscitato il cordoglio di autorità religiose e politiche in tutto il mondo, a partire dal presidente russo, Medvedev, che ha definito il Patriarca ortodosso "un vero leader spirituale e un grande cittadino della Russia". Ma con quali sentimenti ha accolto la notizia della scomparsa del capo della Chiesa ortodossa il rappresentante della Santa Sede nella Federazione Russa, l'arcivescovo Antonio Mennini? Adriana Masotti l’ha raggiunto telefonicamente a Mosca:

    R. - Devo dire che ho un sentimento di profonda tristezza, perché l’avevamo visto insieme l’ultima volta il 4 novembre con l’arcivescovo Pezzi, con cui era stato molto cordiale e gli aveva detto: “Ci dobbiamo vedere presto, perché anche se ci incontriamo spesso alle cerimonie, non abbiamo ancora avuto un incontro personale, per parlare dei progetti pastorali per tutti i fedeli sia cattolici che ortodossi a Mosca”. Personalmente, perché, devo dire, fin dall’inizio della mia missione lui aveva apprezzato i segni di attenzione e di venerazione verso la sua persona, e li ricambiava con amicizia, con attenzione oserei dire paterna, cioè apprezzava gli sforzi che si facevano dall’una e l’altra parte per ricomporre incomprensioni e pregiudizi tra le due Chiese.

     
    D. - Dovesse sintetizzare in poche parole una caratteristica della sua persona e della sua attività che cosa potrebbe dire?

     
    R. - Beh, io penso, che a lui vada riconosciuto il grande merito di aver traghettato la Chiesa russa nel periodo post-comunista, salvandone soprattutto l’unità, quindi tenendo a freno tensioni centrifughe e poi promuovendo l’atto di unione con la Chiesa all’estero, grazie anche all’appoggio dei governanti, in un processo di ricomposizione della famiglia cristiana.

     
    D. - Era nota la stima di Alessio II per Benedetto XVI. L’ultimo scambio di lettere nell’ottobre scorso, attraverso il cardinale Sepe, che era venuto a Mosca…

     
    R. - Sì, è stato molto intenso. E poi, ancora più recentemente, c’è stato il cardinale André Vingt-Trois di Parigi che gli ha portato in dono la Bibbia che il Santo Padre aveva regalato a tutti i Padri Sinodali e lui l’aveva molto apprezzata e aveva pregato il cardinale di farsi interprete dei suoi sentimenti di amicizia, di rispetto e di fraterna considerazione. Ogni volta, sia a Pasqua che a Natale, che io partecipavo alle sue liturgie, poi lui mi invitava all’agape fraterna e mi dava sempre la possibilità di parlare e immancabilmente mi pregava di ritrasmettere i suoi sentimenti di rispetto, di amicizia e fraternità verso il Santo Padre. Devo dire che lo faceva anche ai tempi in cui era ancora in vita Giovanni Paolo II.

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    L’obbedienza alla verità non significa rinunciare a pensare: così, il Papa alla Commissione teologica internazionale

    ◊   Per la teologia la questione fondamentale è la verità della fede, una verità che non richiede la rinuncia alla fatica del pensare: Benedetto XVI lo ha ribadito con forza, stamani, nel discorso ai membri della Commissione teologica internazionale, ricevuti in Vaticano in occasione della sessione plenaria. Il Papa si è anche soffermato sulla legge naturale, prendendo spunto da un documento dell’organismo vaticano, in via di approvazione, sul tema “Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo alla legge naturale”. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Pontefice dal segretario generale della Commissione, mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Non c’è contrapposizione tra obbedienza alla verità e la ricerca del pensare. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI che parlando ai membri della Commissione teologica internazionale si è soffermato sul lavoro che i teologi sono chiamati a svolgere in una “società planetaria” come quella odierna. Spesso, ha rilevato, viene loro chiesto dall’opinione pubblica di “promuovere il dialogo tra le religioni e le culture, di contribuire allo sviluppo di un’etica che abbia come proprie coordinate di fondo la pace, la giustizia, la difesa dell’ambiente naturale”:

     
    "Ma una teologia limitata a questi nobili obiettivi, perderebbe non solo la sua propria identità ma il fondamento stesso di questi beni. La prima priorità della teologia è, come il suo nome già indica, parlare di Dio, pensare Dio".

     
    Caratteristica essenziale e imprescindibile per la teologia è dunque la questione concernente la verità della fede. Nel lavoro teologico, ha aggiunto il Papa a braccio, appare che "la fede non solo non è contraria alla ragione ma apre gli occhi della ragione, allarga il nostro orizzonte e ci permette di trovare le risposte necessarie alle sfide dei diversi tempi":

     
    “D’altra parte, l’obbedienza alla verità non significa rinuncia alla ricerca e alla fatica del pensare. L’inquietudine del pensiero, che indubbiamente non potrà mai essere nella vita dei credenti del tutto placata, dal momento che sono anch’essi nel cammino della ricerca e dell’approfondimento della Verità, sarà tuttavia un’inquietudine che li accompagna e li stimola nel pellegrinaggio del pensiero verso Dio, e risulterà così feconda”.

     
    Ha così sottolineato che, dal punto di vista oggettivo, “la verità è la rivelazione di Dio in Cristo Gesù, che richiede come risposta l’obbedienza della fede in comunione con la Chiesa e il suo Magistero”. Recuperando così l’identità della teologia, “anche la questione del metodo viene illuminata”. Il metodo in teologia, è stato il suo richiamo, non potrà costituirsi solo in base ai criteri e alle norme comuni alle altre scienze, ma dovrà osservare innanzitutto i principi e le norme che derivano dalla Rivelazione e dalla fede, nella sua dimensione personale ed ecclesiale. Ma il Papa ha anche guardato alla teologia dal punto di vista soggettivo, cioè di colui che fa teologia:

     
    “La virtù fondamentale del teologo è di cercare l’obbedienza alla fede, l'umiltà della fede che apre i nostri occhi, questa umiltà che lo rende collaboratore della verità. In questo modo non accadrà che egli parli di se stesso; interiormente purificato dall’obbedienza alla verità, arriverà invece a far sì che la verità stessa, il Signore possa parlare tramite il teologo e la teologia”.

     
    “Al tempo stesso – ha aggiunto - otterrà che, per suo tramite, la verità possa essere portata al mondo”. Benedetto XVI non ha mancato di offrire una sua riflessione sul tema del documento al vaglio della Commissione sull’etica universale:

     
    “La legge naturale costituisce la vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità di persona, e per sentirsi difeso da qualsivoglia manipolazione ideologica e da ogni sopruso perpetrato in base alla legge del più forte”.

     
    Per questo, è stata la sua esortazione, nel contesto odierno è necessario creare “nella cultura e nella società civile e politica le condizioni indispensabili per una piena consapevolezza del valore irrinunciabile della legge morale naturale”.

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    Il grazie di Benedetto XVI all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro per gli aiuti ai cristiani in Terra Santa

    ◊   Lavorate per la giustizia e la pace nella Terra di Gesù: è l’invito che Benedetto XVI ha rivolto ai membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro riuniti in questi giorni a Roma per la consulta mondiale che si svolge ogni 5 anni. Ai cavalieri, alle dame e agli ecclesiastici ricevuti stamani nella Sala Clementina, il Papa ha espresso riconoscenza per le iniziative di solidarietà promosse in favore dei Luoghi Santi, incoraggiando l’Ordine Equestre alla edificazione di un mondo migliore. Il servizio di Tiziana Campisi:

    “Domandate al Signore che vi ‘renda convinti e sinceri ambasciatori di pace e di amore fra i fratelli’: è questa la preghiera che Benedetto XVI ha suggerito ai membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro. E con il pensiero alla Terra Santa il Papa ha aggiunto:

    “…chiedeteGli di fecondare con la potenza del suo amore la vostra costante opera a sostegno dell’ardente desiderio di pace di quelle comunità, appesantite negli ultimi anni da un clima incerto e pericoloso. A quelle care popolazioni cristiane, che continuano a soffrire a causa della crisi politica, economica e sociale del Medio Oriente, resa ancor più pesante con l’aggravarsi della situazione mondiale, rivolgo un affettuoso pensiero, riservando una particolare attestazione di vicinanza spirituale ai molti nostri fratelli nella fede che sono costretti ad emigrare”.

     
    I cristiani non possono non condividere la pena delle comunità di Terra Santa tanto provate, ha aggiunto il Santo Padre ringraziando l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro per il generoso aiuto offerto nei luoghi che ancora oggi testimoniano l’esistenza di Gesù. E come riflessione per questo periodo che precede il Natale, Benedetto XVI ha detto:

    “In questi giorni d’Avvento, mentre ci prepariamo a festeggiare il Natale, lo sguardo della nostra fede si dirige verso Betlemme, dove il Figlio di Dio è nato in una povera grotta. L’occhio del cuore si volge poi a tutti gli altri luoghi santificati dal passaggio del Redentore”.

    “Gesù Cristo crocifisso e risorto sia … il centro della vostra esistenza e di ogni vostro progetto e programma personale ed associativo”: ha detto ancora il Papa esortando gli aderenti all’Ordine del Santo Sepolcro a “vivere in profondità” la loro missione.

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    Il nuovo ambasciatore argentino dal Papa per le Lettere credenziali

    ◊   I valori irrinunciabili per la persona e la società ed il 30.mo anniversario della mediazione della Santa Sede per la soluzione della controversia tra Argentina e Cile nella zona Australe sono stati al centro del discorso che Benedetto XVI ha rivolto stamani a Juan Pablo Cafiero, nuovo ambasciatore di Argentina presso la Santa Sede, che ha presentato al Papa le proprie Lettere credenziali. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La Chiesa – ha detto il Santo Padre – “cerca in ogni momento di promuovere la dignità della persona ed elevarla in un modo integrale per il beneficio di tutti”. La fede in Cristo ha dato impulso in Argentina a numerose iniziative benefiche ed assistenziali. La sollecitudine e le attività ecclesiali – ha affermato il Papa - “si sono irradiate, anche con una specifica intensità, negli ambiti sanitari, culturali, educativi, lavorativi e di assistenza verso i più poveri”.

     
    La comunità cattolica – ha aggiunto – persegue unicamente l’obiettivo di dare una testimonianza di carità e di proiettare sulle coscienze la luce del Vangelo: “La Chiesa, senza pretendere di convertirsi in soggetto politico, aspira con l’indipendenza propria della sua autorità morale, a cooperare lealmente e apertamente con tutti i responsabili dell’ordine temporale nel nobile progetto di ottenere una civilizzazione della giustizia, della pace, della riconciliazione, della solidarietà e di tutti quegli altri valori che mai si potranno derogare né abbandonare alla mercede dei consensi di partito, poiché sono incisi nel cuore umano e rispondono alla verità”.

     
    Il sentiero verso la verità è illuminato dalla presenza di Dio sia nella coscienza di ogni uomo sia nell’ambito pubblico. Tale presenza – ha osservato il Papa - è “un saldo sostegno per il rispetto dei diritti fondamentali della persona” e l’edificazione di una società fondata su tali valori. Tra i “valori irrinunciabili che esaltano la persona e l’intera comunità” ci sono “il sostegno alla famiglia basata sul matrimonio”, l’orientamento in favore di una morale “le cui note principali sono scritte nell’intimo dell’anima umana”, lo spirito di sacrificio e di solidarietà, “la difesa della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale”, “lo sradicamento della povertà”, “la lotta contro la corruzione”. Il Papa ha anche ricordato l’urgenza di misure per i genitori, a sostegno del loro diritto inalienabile di educare i loro figli nelle convinzioni etiche e religiose, e la promozione dei giovani perché diventino uomini e donne di pace e riconciliazione.

     
    Il Santo Padre ha chiesto di trasmettere al presidente argentino, la signora Cristina Fernández de Kirchner, i propri saluti accompagnati dalla preghiera per tutte le iniziative che incoraggiano “la concordia, la giustizia, il conseguimento del bene comune” in Argentina, Paese con “profonde tradizioni cristiane”.

     
    Benedetto XVI ha ricordato, infine che oggi, alla presenza di una delegazione della Santa Sede, i presidenti di Argentina e Cile presenzieranno a Monte Aymond alla cerimonia di commemorazione del 30.mo anniversario della mediazione realizzata da Giovanni Paolo II per la soluzione della controversia tra queste due nazioni nella definizione dei confini nella zona australe del Continente. Il monumento commemorativo che sarà innalzato a Monte Aymond - ha spiegato - sarà una “testimonianza eloquente e servirà per stringere ancora di più i legami di fratellanza e la volontà di intesa tra i due Paesi”.

     
    Grazie agli sforzi dei loro governanti e istituzioni, nonché ai loro comuni ideali culturali, sociali e religiosi, Argentina e Cile – ha concluso Benedetto XVI - hanno saputo “abbandonare le vie dello scontro per dimostrare che con il dialogo e la nobiltà di cuore si può raggiungere una pace dignitosa, stabile e solida”.

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    Prima predica d'Avvento di padre Cantalamessa in Vaticano

    ◊   Padre Raniero Cantalamessa ha tenuto oggi nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, la prima predica di Avvento alla presenza del Papa e della famiglia pontificia. Il predicatore della Casa Pontificia ha affrontato il tema della conversione di San Paolo. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Padre Cantalamessa ha ricordato l’incontro di Paolo con Cristo: un incontro che ha cambiato radicalmente la sua vita:

     
    “Nessuno mai potrà conoscere a fondo quello che avvenne in quel momento - Paolo stesso, quando parla di queste cose, dice che sono parole che non è lecito pronunciare con il linguaggio umano - cosa avvenne con questo breve dialogo: ‘Saulo, Saulo!’. Del resto quando nella Bibbia Dio ripete due volte il nome di qualcuno, vuol dire che sta facendo qualcosa di grave. ‘Abramo, Abramo! Samuele, Samuele!’ e qui ‘Saulo, Saulo!’ - ‘Chi sei tu Signore?’ – ‘Io sono Gesù’. Fu una rivelazione, dice Paolo, una specie di fusione a fuoco, un lampo di luce, che ancora oggi, a distanza di duemila anni, rischiara il mondo”.

     
    Ma la conversione di Paolo – ha affermato – non è durata pochi minuti. Gli esegeti calcolano infatti che tra l’evento sulla via di Damasco e l’inizio della sua attività pubblica nella Chiesa ci sono una decina d’anni di silenzio:

     
    “Ed è in questa sua kenosi, in questo tempo di svuotamento e di silenzio che ha accumulato quella energia dirompente e quella luce che un giorno riverserà su tutta la Chiesa e sul mondo”.

     
    Nell’incontro con Cristo, Paolo capisce che la salvezza non si attua attraverso l’osservanza scrupolosa della legge. Qual è allora la novità cristiana, ciò che la distingue da ogni altra religione o filosofia religiosa?

     
    “Ogni proposta religiosa comincia dicendo agli uomini quello che devono fare per salvarsi o ottenere la ‘Illuminazione’. Il cristianesimo non comincia dicendo agli uomini quello che devono fare, ma quello che Dio ha fatto per loro in Cristo Gesù. Il cristianesimo è la religione della grazia. C’è posto - e come! - per i doveri e l’osservanza dei comandamenti, ma dopo, come risposta alla grazia, non come sua causa o suo prezzo. Non ci si salva per le buone opere, anche se non ci si salva senza le buone opere. È una rivoluzione di cui, a distanza di duemila anni, ancora stentiamo a prendere coscienza, almeno la maggioranza del popolo cristiano, a causa anche della nostra predicazione”.

     
    Padre Cantalamessa ha sottolineato che per dare un colpo d’ala alla vita spirituale occorre fare una cosa molto semplice, cui non si pensa proprio perché semplice. Ricevere il regno come un bambino, come dice Gesù:

     
    “Perché il bambino è preso così a modello da Gesù? Perché il bambino chiede le cose, ma mai con il presupposto che se le è meritate, che ha portato a casa lo stipendio, ma facendo leva solo sul fatto che è amato dai genitori. E Gesù dice che noi dobbiamo far leva su questo”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato vescovo di Bolzano-Bressanone mons. Karl Golser, del clero della medesima diocesi, finora Canonico penitenziere e presidente dell'Associazione teologica italiana per lo studio della morale. Dal 1977 al 1982 è stato officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede. Mons. Golser succede a mons. Wilhelm Egger, scomparso improvvisamente lo scorso agosto.

    Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto in successive udienze l’arcivescovo Alessandro D’Errico, nunzio apostolico in Bosnia ed Erzegovina, il signor Georges Santer, ambasciatore di Lussemburgo, in visita di congedo; la signora Anne Maree Plunkett, ambasciatore di Australia, in visita di congedo.

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    Legge sull'eutanasia in Lussemburgo: intervento di mons. Fisichella

    ◊   In questi giorni il Parlamento del Lussemburgo si sta apprestando a votare la legge sulla depenalizzazione dell’eutanasia. Una legge che lunedì scorso il Granduca Henry si è rifiutato di firmare, per ragioni di coscienza. Di fatto, quando questa legge sarà approvata, in quanto il premier Junker ha proposto di emendare la Costituzione per superare il potere di veto del sovrano, il Paese entrerebbe nel novero delle poche nazioni europee che hanno accettato l’eutanasia. In proposito il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l’arcivescovo Rino Fisichella, ha scritto un editoriale sulle pagine del quotidiano della Cei “Avvenire”. Il servizio di Roberto Piermarini.

    Innanzitutto "paradossalmente a nessuno sfugge una profonda contraddizione" in quanto mentre nel Parlamento lussemburghese si segna il passaggio all’eutanasia, parallelamente "viene discussa un’altra legge sulle cure palliative. Da una parte si tende la mano al paziente in stato terminale evitandogli giustamente ogni sofferenza – sottolinea Mons. Fisichella – e con l’altra si arma il colpo fatale con l’inserimento dell’eutanasia come soluzione finale”. “La vita non è un contenuto negoziabile – spiega il presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Essa, nonostante qualsiasi legge degli uomini, rimarrà sempre fondata su quel principio di indisponibilità che nessuna azione politica può attentare nella sua inviolabilità e sacralità”.

     
    Mons. Fisichella dopo aver fatto riferimento all’Enciclica “Evangelium vitae” di Giovanni Paolo II nella quale si afferma che “l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale”, riprende la Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede riguardo l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica quando afferma che: “Quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative, hanno il preciso obbligo di opporsi ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana”. “Ogni parlamentare cattolico pertanto – scrive Mons. Fisichella – in coscienza retta deve opporsi con il suo voto ad una legge che sostiene la legittimità dell’eutanasia”. Parlamentare cattolico che secondo il presule “non può neppure appellarsi al principio del ‘male minore’, secondo l’insegnamento di “Evangelium vitae” in quanto questa legge non ha alcun valore restrittivo nei confronti di una legge precedente, essendo la prima volta che viene affrontata dal Parlamento del Lussemburgo.

     
    “La dignità della persona, di ogni persona, e in qualunque situazione si trovi, soprattutto quando è in stato di maggior debolezza, - precisa mons. Fisichella - va garantita e difesa contro ogni tentativo più o meno larvato di compassione per condurla all’eutanasia. Il principio di autodeterminazione a cui spesso qualcuno si richiama va compreso nella sua giusta interpretazione. Esso può sempre e solo essere un atto con cui si sceglie la vita, mai la morte. L’eutanasia, a dispetto della sua semantica ("dolce morte"), è in ogni caso un’azione violenta contro la vita e un atto di sfiducia nel progresso della scienza medica”. In questo senso “il legislatore deve saper dare prova di lucidità e lungimiranza sapendo quanto vi è in gioco. Nessuno può pretendere di diventare arbitro della vita e della morte”, osserva. “Una depenalizzazione nulla toglie al male oggettivo che una simile legge contiene. L’unico emendamento valido – conclude il presidente della Pontificia Accademia per la Vita - può essere solo la sua cancellazione”.

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    Il cardinale Bertone a Venezia: nella Chiesa la vera forma di rappresentanza è la testimonianza

    ◊   “L’efficienza è un valore umano che non può essere semplicemente trasposto in ambito ecclesiale”, perché “la forza della proposta cristiana non dipende da una sapienza umana”: è quanto sottolineato, ieri a Venezia, dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. L’occasione dell’intervento è stato il “Dies Academicus” dello Studium Generale Marcianum, coinciso quest’anno con l’inaugurazione della Facoltà veneziana di Diritto Canonico San Pio X. Nella prolusione intitolata “Chiesa e democrazia: analogia e differenze”, il cardinale Bertone ha ribadito che “ogniqualvolta il fedele vede l’opportunità o la necessità di esprimere il suo pensiero intorno a una questione che riguarda la vita della Chiesa ha diritto e dovere di farlo”. Per quanto riguarda i rapporti tra i laici e la gerarchia ecclesiale, ha aggiunto, nella Lumen Gentium “viene espressamente raccomandato ai sacri pastori di servirsi volentieri del prudente consiglio dei laici, di considerare attentamente le loro richieste e i loro desideri”.

    Tuttavia, ha precisato il segretario di Stato vaticano, “la fede non è un fatto che può essere deciso volontaristicamente con criteri politici, la fede può essere solo constatata ed è integrale solo se è vissuta”. Ed ha aggiunto: “La traduzione più corretta del concetto di rappresentanza è perciò in sede ecclesiale quello della testimonianza”. D’altro canto, “anche la democrazia, come ogni sistema costituzionale è una struttura di potere, che si pone perciò, lo si voglia o no, al pari di ogni sistema di governo, essenzialmente in termini di ripartizione di potere”. Ma tale dinamica del potere, “se trasportata nell'ambito ecclesiale, non può non diventare radicalmente equivoca, perché nella Chiesa il rapporto strutturale tra la gerarchia e il resto del popolo di Dio non può mai essere posto in termini di ripartizione di potere”. “Il problema – ha detto ancora – non può essere posto né in termini ideologici di lotta di classe, né in quelli più tipicamente politici dell'equilibrio delle forze”. (A.G.)

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    Il cardinale Tauran sulla costruzione di moschee in Italia: garantire il diritto alla libertà religiosa ma i luoghi di culto non diffondano odio

    ◊   In Italia, nel mondo della politica come anche nell’opinione pubblica, si discute ultimamente sulla costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici. Sulla questione, Romilda Ferrauto, della nostra redazione francese, ha raccolto un commento del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:

    R. – Comme on sait, un lieu de culte, est un droit qui découle évidemment …
    Come è noto, un luogo di culto è un diritto che deriva chiaramente dal diritto alla libertà religiosa, come è detto in tutte le dichiarazioni di diritto internazionale; questo diritto appartiene a tutte le comunità religiose e dovunque: è quello che si chiama “libertà di culto”, il diritto di avere un luogo di culto. Poi, però, la costruzione di un nuovo luogo di culto deve rispondere ad una reale necessità della comunità religiosa interessata. Questo vale anche per il luogo scelto e per la sua dimensione. Quello che conta è che la costruzione di un luogo di culto non costituisca mai un atto di sfida per le altre comunità religiose, soprattutto nei riguardi della comunità maggioritaria. Per cui, per esempio, è auspicabile che i luoghi di culto osservino una certa distanza tra di loro, anche per una questione pratica. Credo anche che sia importante che il luogo di culto rimanga una casa di preghiera: non deve diventare un centro di propaganda ideologica, in cui diffondere fanatismo e odio. Infine, è necessaria la trasparenza per quanto riguarda il finanziamento della costruzione e della gestione dei luoghi di culto. Penso che tutte queste considerazioni debbano essere messe insieme in modo da evitare le derive temute.

     
    D. – Cosa devono fare le autorità pubbliche per verificare che questi luoghi di culto non diventino centri di propaganda?

     
    R. – Je crois que ce qui est important c’est le dialogue, un dialogue sincère, transparent. …
    Ciò che è importante è il dialogo, un dialogo sincero e trasparente. Bisogna ricordare che in tutte le Convenzioni internazionali in cui si parla di libertà di religione c’è sempre una clausola che prevede che le autorità politiche, le autorità dello Stato hanno il dovere di verificare che la libertà di religione esercitata da una comunità non metta in pericolo la libertà delle altre comunità, nonché che la sicurezza e l’ordine pubblico siano sempre garantiti.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, i telegrammi di cordoglio di Benedetto XVI e del cardinale segretario di Stato per la morte del Patriarca di Mosca, Alessio II.

    Discriminazioni contro i cristiani e i seguaci delle altre religioni: nell’informazione internazionale, l’intervento dell’arcivescovo Dominique Mamberti al sedicesimo Consiglio Ministeriale dell’Osce.

    Così si aprono le porte all’arbitrio: un articolo sulla depenalizzazione dell’eutanasia al vaglio del Parlamento del Lussemburgo.

    La bontà illogica degli umili segna la storia: in cultura, Stas Gawronski illustra la nuova e completa traduzione italiana dell’opera “Vita e destino” di Vasilji Grossman.

    Un articolo di Raffaele Alessandrini dal titolo “Personalismo e libertà nel dramma di un popolo”: la Chiesa croata e il Vaticano in un incontro al Laterano.

    L’introduzione del vescovo Sergio Pagano ai lavori del convegno, a Roma, su “Pio XI et la France. L’apport des archives du pontificat de Pio XI à la connaissance des rapports entre la Saint-Siège et la France”.

    La conferenza dell’arcivescovo Claudio Maria Celli sulla Santa Sede e i mezzi di comunicazione sociale.

    Un tam-tam per superare le diversità culturali: Luca Pellegrini recensisce “L’ospite inatteso”, film del regista americano Tom McCarthy.    

    Nell’informazione religiosa, un articolo in ricordo di Emilio Rossi, presidente del Consiglio di amministrazione del Centro Televisivo Vaticano.

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    Oggi in Primo Piano



    Burundi: cessate il fuoco tra governo e ribelli

    ◊   In Burundi, raggiunto finalmente un accordo per il cessate il fuoco tra governo e ribelli delle Forze Nazionali di Liberazione. Al termine di un vertice a Bujumbura sono stati rimossi gli ostacoli che impedivano gli accordi di pace, tra cui la ripartizione del potere politico e militare. Già nel settembre 2006 era stato firmato un accordo, rimasto però lettera morta. Non c’è dunque il rischio che si possa ripetere la stessa situazione? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Angelo Inzoli, esperto di Burundi della rivista “Popoli”:

    R. – Sicuramente il rischio potrebbe anche esserci, però bisogna dire che a questo accordo si è arrivati, praticamente, dopo tre anni di negoziati molto complicati. Quindi, possiamo avere una certa speranza che abbiano comunque trovato un'intesa, perché il partito di Agathon Rwasa era stato escluso dagli accordi perché non accettava di essere marginalizzato o di avere un peso che considera inferiore al suo reale potere militare, al suo contributo alla “guerra di liberazione”, come loro chiamavano la guerra civile. Probabilmente un accordo è stato raggiunto ed è nell’interesse di tutti che questo accordo vada a buon fine perché nel 2010 ci saranno le elezioni e, se questo partito, che è su posizioni un po’ radicali, dovesse rimanere una mina vagante, sarebbe un vero pericolo per tutto il clima globale nazionale.

     
    D. – Che ruolo hanno avuto i Paesi confinanti nel raggiungimento di questo accordo?

     
    R. – I burundesi hanno dimostrato, soprattutto con l’accordo di Arusha, firmato nel 2003 e che ha portato alle elezioni del 2005, che effettivamente la mediazione internazionale è sempre stata utile ma non è mai stata determinante per risolvere i problemi burundesi. I burundesi sono sempre molto gelosi e sospettosi delle mediazioni perché hanno una grossa capacità di manipolarle e, le mediazioni stesse, quando entrano in campo, difficilmente riescono ad avere un ruolo effettivo.

     
    D. – Ricordiamo che il Burundi ha affrontato una lunga guerra civile costata la vita ad oltre 300 mila persone. Ma oggi, che Paese è il Burundi?

     
    R. – Oggi il Burundi è un Paese che non vuole più tornare indietro ma non ha davanti, ancora, un futuro chiaro. Non vuole tornare indietro perché dietro ci sono massacri, c’è una tragedia che ad un certo punto ha colpito umanamente, economicamente e spiritualmente le persone. Un conflitto che è entrato veramente in tutti gli angoli del Paese, in tutte le pieghe del Paese. Il futuro è critico e non si vede ancora coma uscire dalla crisi. Il Paese dipende completamente dagli aiuti internazionali; c’è il rientro dei rifugiati, 300 mila persone che devono rientrare; è un Paese troppo popolato rispetto alla propria economia, che va diversificata. Questi problemi sono ancora tutti lì.

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    Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Volontariato

    ◊   “La definizione culturale di volontario può variare secondo le circostanze, ma esiste un principio incrollabile: ogni individuo può determinare la differenza nella società”. Così, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in occasione dell'odierna Giornata Mondiale del Volontariato. A vincere quest’anno il premio del Volontariato Internazionale 2008, promosso dalla Focsiv, è Cristina Daniele di Cuneo, da tre anni in Africa con l’associazione Lvia e promotrice di un progetto sul riciclo dei rifiuti in Burkina Faso. Ma come è nata questa esperienza? Benedetta Capelli lo ha chiesto alla stessa Cristina Daniele:

    R. – Questo progetto è nato nel 2005 quando il comune di Ouagadougou ha chiesto alla Lvia - che lavora in Africa da più di 40 anni - di aiutarla a risolvere un grande problema per la gestione dei rifiuti solidi urbani e, in particolare, proprio per i rifiuti plastici. Quindi, è nato questo centro per la valorizzazione dei rifiuti plastici dove 30 donne, tutti i giorni, comprano i rifiuti plastici dalle persone che raccolgono la plastica per le strade e la valorizzano. La separano per colore e per tipologia di plastica, lavandola e tagliandola fino a ridurla in un granulato che viene venduto alle imprese locali che poi la riutilizzano per fare oggetti diversi in plastica come sedie, tubi, ma anche kit scolastici con righelli, goniometri, squadrette che sono utilizzati anche per iniziative di sensibilizzazione con i bambini. Questi bambini possono vedere che, a partire da un rifiuto, è ancora possibile fare degli oggetti sia per incentivare la scolarizzazione dei bambini. Attraverso questo progetto, si riesce a lottare contro la povertà, offrendo impiego a 30 donne e cinque uomini che lavorano nel centro, oltre ad una possibilità di reddito per queste persone. Ma è anche molto importante da un punto di vista ambientale perché si aiuta a migliorare la qualità dell’ambiente nella città, nella periferia della città dove la dispersione dei rifiuti plastici è un grosso problema sia per l’agricoltura che per l’allevamento perché la plastica diffusa nei campi, diminuisce la fertilità del terreno e, allo stesso tempo, i sacchetti plastici che si trovano nei campi rappresentano un problema per gli animali che spesso li mangiano, morendo soffocati.

    D. – Come mai in Africa, dove ci sono emergenze come la fame, si sente invece la necessità di investire nel riciclaggio dei rifiuti?

     
    R. – Negli ultimi anni si è assistito ad una crescente urbanizzazione delle città, quindi sempre più ci sono rifiuti plastici che non sono biodegradabili e, allo stesso tempo, le comunità locali e i comuni hanno il compito di gestire i rifiuti ma non sempre hanno le competenze, i mezzi e gli strumenti per poterlo fare.

     
    D. – Che valore ha questo premio?

     
    R. – Un grande riconoscimento del lavoro fatto, non solo per me ma per tutta la mia organizzazione, la Lvia, soprattutto per le donne di Ouagadougou che lavorano con me ed anche il comune che cerca veramente di risolvere il problema dei rifiuti.

    D. – Oggi essere volontari che significato ha?

     
    R. – Mettersi a servizio degli altri e, nel caso del volontariato internazionale, significa anche cercare di denunciare tutte le ingiustizie che ci sono al mondo e cercare di fare qualcosa. Al tempo stesso, credo che sempre più il ruolo del volontario non sia quello di costruire opere, ma sia un ruolo di "facilitatore" di processi di cui gli attori principali devono essere le comunità locali. Inoltre, il volontario internazionale ha secondo me il dovere di informare, quando rientra nel proprio Paese, per cercare di far conoscere meglio le realtà africane in cui lavoriamo perché spesso la conoscenza che si ha dell’Africa è stereotipata, non sempre corrisponde alla realtà.

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    Chiesa e Società



    Per la morte di Alessio II rinviata la consegna della Chiesa di San Nicola di Bari al governo russo

    ◊   È stato rinviato a data da destinarsi l’atto di consegna della Chiesa di San Nicola di Bari al governo russo. A causa della morte di Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, infatti, la cerimonia, fissata per domani pomeriggio è stata cancellata. All’evento avrebbero dovuto partecipare anche il metropolita Kirill, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, e il presidente della Federazione Russa, Dmitri Medvedev. Quest’ultimo ha invece deciso di fare immediato ritorno in patria, al termine della sua visita in India. "Il presidente ha avuto oggi una conversazione telefonica con il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano - ha riferito la portavoce di Medvedev, Natalya Timakova - In relazione alla morte del Patriarca, e' stato deciso che le celebrazioni per la consegna di un centro religioso a Bari alla Chiesa ortodossa saranno rinviate". Dal suo canto, il presidente Napolitano ha espresso al presidente Medvedev, ''il più sincero cordoglio” per l'improvvisa scomparsa di Alessio II, ricordando, in particolare, ''l'alta statura morale del Patriarca, che nello svolgimento del suo Magistero spirituale si è profondamente impegnato in favore della promozione della dimensione spirituale e religiosa del popolo russo e del dialogo ecumenico''. Quanto al rinvio della cerimonia, entrambi i capi di Stato hanno convenuto di riprogrammarla al più presto, data la grande importanza ad essa attribuita. La Chiesa di San Nicola di Bari – lo ricordiamo - è stata costruita agli inizi del XX secolo per i pellegrini russi che si recavano nella città pugliese per adorare le reliquie di San Nicola. Nel 1937, la Chiesa è diventata proprietà comunale, mentre le trattative per la consegna al governo russo sono iniziate nel 2007. (I.P.)

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    Caritas: scarsi impegni alla conferenza di Doha contro la povertà

    ◊   La Caritas Internationalis lamenta gli scarsi impegni assunti nella Conferenza di Doha per sradicare la povertà. “Ogni minuto una donna muore dando alla luce suo figlio e ogni tre secondi muore un bambino – afferma in un comunicato inviato a Zenit –. Questo si potrebbe evitare con uno sforzo ulteriore di 1.000 milioni di dollari all'anno. I poveri non possono attendere altro tempo perché qualcuno si decida ad agire”. “Se è stato possibile disporre in poche ore di migliaia di milioni di dollari per accorrere in soccorso al sistema bancario, è moralmente ingiustificabile permettere che tante donne e tanti bambini continuino a morire per cause evitabili”, avverte la federazione mondiale di aiuto cattolico. Il commento è sostenuto dal rappresentante di Caritas Internationalis al vertice di Doha, Michael Roy, che denuncia il fatto che l'incontro si sia chiuso senza aver adottato alcuna misura o impegno d'urgenza per aiutare i milioni di persone che vivono nella povertà più assoluta. “Per far fronte alla crisi globale – ha affermato Roy –, il mondo ha bisogno di decisioni efficaci e partecipative, che non possono essere adottate unicamente dai Paesi ricchi, perché le loro preoccupazioni in genere girano intorno alla difesa dei propri interessi più che di quelli dei milioni di poveri del mondo”. Per questo motivo, Caritas Internationalis ha lodato la decisione adottata a Doha di convocare un vertice del più alto livello sulla crisi finanziaria ed economica e sul suo impatto sullo sviluppo dei Paesi più vulnerabili. I partecipanti alla Conferenza di Doga hanno proposto al presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di assumere la preparazione di questo vertice, che potrebbe aver luogo nel marzo 2009, prima della prossima riunione del G20 a Londra. In questo senso, Caritas Internationalis ha espresso il proprio sostegno al lavoro del gruppo di esperti creato dal presidente dell'Assemblea Generale per mettere a punto i temi del vertice. (V.V.)

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    Rapporto ONU su Ciad e Sudan: cauto ottimismo

    ◊   Miglioramenti evidenti, cauto ottimismo per il futuro, ma anche rimproveri equamente distribuiti. Al termine di un viaggio che lo ha portato in Sudan e Ciad, John Holmes, vice-segretario generale dell’ONU per gli affari umanitari, ha fatto il punto della situazione di due Paesi le cui vicende si sono spesso intrecciate negli ultimi anni. Per quanto riguarda il Sudan, Holmes ha criticato sia il governo che i gruppi ribelli attivi nella regione del Darfur per le continue violazioni di diritti umani, richiamandoli al rispetto degli accordi e a porre fine a quelli che ha definito atti di banditismo: “Il governo è ampiamente criticabile – ha detto Holmes, ripreso dall'agenzia Misna, - per le violazioni ai diritti umani, il mancato disarmo delle sue milizie, per non facilitare con costanza le operazioni di aiuto, e per dichiarare un cessate-il-fuoco violandolo subito dopo; ma anche i ribelli – ha aggiunto – non sono mai stati inclini a impegnarsi nel processo politico e avrei molte domande a cui dovrebbero rispondere”. Tuttavia, secondo il rappresentante dell’ONU c’è spazio per poter vedere rapidi cambiamenti sul terreno e un maggiore rispetto delle popolazioni civili, e ci sono anche buone notizie: 12.000 chilometri di strade sminate e tornate agibili, 3000 accessi all’acqua potabile messi in servizio, quasi due milioni e mezzo di sfollati tornati ai villaggi di origine. Più ottimismo invece sugli sviluppi politici nel Ciad: “Ho lasciato il paese con prospettive di futuro migliori – ha detto ancora Holmes in un rapporto consegnato al Consiglio di sicurezza dell’ONU – con promesse di maggior impegno in termini umanitari. Esiste il rischio di rapidi peggioramenti ma proprio per questo motivo la comunità internazionale deve restare vigile e fornire il suo aiuto”. (V.V.)

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    Appello dalle Chiese britanniche per la fine della crisi nel Congo

    ◊   Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, primate cattolico di Inghilterra e Galles, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, capo teologico della Chiesa di Inghilterra, il commissario Betty Matear, leader dell’Esercito della Salvezza e il vescovo Nathan Hovhanissian della Chiesa armena hanno lanciato oggi un appello per la fine della crisi umanitaria nella Repubblica Democratica del Congo. In un comunicato congiunto i leader religiosi chiedono un rafforzamento immediato delle truppe che si trovano nella regione per mantenere la pace, proteggere i civili e garantire il passaggio sicuro degli aiuti umanitari. I rappresentanti delle quattro chiese sostengono l’ex presidente nigeriano Obasanjo nel suo tentativo di ottenere l’unità e lavorare per una soluzione pacifica. “Riconosciamo e ringraziamo Dio per quello che le Chiese di tutte le denominazioni stanno facendo per rispondere ai grandissimi bisogni fisici e psicologici delle loro comunità”, si legge nel comunicato, riportato dal Sir, “senza un tetto, nel mezzo della stagione delle piogge, spaventati e malati molti affrontano anche intimidazioni giornaliere e violenza. Questi uomini, donne e bambini non possono aspettare più a lungo che la comunità internazionale agisca. Facciamo eco alla richiesta del rappresentante speciale delle Nazioni Unite che le forze di pace MONUC vengano rafforzate nel giro di settimane, non mesi”. (V.V.)

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    L’arcivescovo di Yangon: non dimenticare la situazione del Myanmar

    ◊   “Non dimenticate la popolazione del Myanmar”: un appello semplice ma significativo quello di mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, di passaggio a Roma nella sede di Caritas internationalis per fare il punto sulla ricostruzione dopo il passaggio del ciclone Nargis, nel maggio scorso, che ha provocato circa 115-200.000 morti e 2 milioni di sfollati. In una intervista al Sir l'arcivescovo di Yangon confida che, nei mesi scorsi, ha avuto un colloquio privato in Vaticano con Benedetto XVI. Le diocesi più colpite da Nargis, nella zona del delta del fiume Irrawaddy, sono state proprio quelle di Yangon e Pathein. “Non eravamo preparati al ciclone, le persone non sono state informate – racconta -. Per noi è stata una grossa sfida. Per un certo periodo, per ragioni politiche, il governo non ha permesso l'ingresso degli aiuti umanitari stranieri nel Paese, per cui l'emergenza inizialmente è stata dura. Ma dopo due o tre settimane la situazione è migliorata grazie all'arrivo delle Ong, che si sono registrate presso il governo e hanno potuto così portare gli aiuti. Ora governo e Ong collaborano per la ricostruzione delle case, il cibo, la vita di tutti giorni. L’arcivescovo spiega che la Chiesa “non fa distinzioni tra cattolici, protestanti, buddisti, musulmani ma portiamo aiuti a tutta la popolazione. E la gente apprezza molto. Numerose attività della Caritas, in alcune zone, sono fatte anche in collaborazione con i monaci buddisti e con le autorità locali". A suo avviso la situazione dei monaci buddisti “sembra oggi molto tranquilla”, anche se “ovviamente il governo considera un «falso monaco» chiunque di loro sia coinvolto in qualche attività politica". "Ufficialmente – precisa - il dialogo interreligioso non è molto incoraggiato dal governo. Il governo permette che ogni religione abbia le proprie attività ma non apprezza molto il dialogo con i buddisti o i musulmani". (V.V.)

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    Cambogia: lettera per l’Avvento del vicario apostolico di Phnom Penh

    ◊   L’Avvento è un tempo per aprire la Scritture e accogliere la Parola Vivente nella propria vita: è quanto afferma la Lettera scritta per l’Avvento 2008 da mons. Emile Destombes, vicario apostolico di Phnom Penh, che accompagnerà le comunità dei fedeli cambogiani nella preparazione al Santo Natele. Il vicario - riferisce l'agenzia Fides - riprende e rivolge alla comunità le parole del messaggio finale del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio, celebrato in Vaticano nell’ottobre scorso: “Cari fratelli e sorelle, tenete la Bibbia nelle vostre case, leggetela, approfonditela e comprendete pienamente le sue pagine, trasformatele in preghiera e testimonianza di vita, ascoltatele con amore e con fede nella liturgia”, invitando i fedeli a vivere quotidianamente il tempo di Avvento alla luce della Parola di Dio letta, meditata, celebrata e vissuta. La Buona Novella del “Cristo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”, ricorda il vicario, nel 2008 si vive in compagnia di San Paolo, a cui l’anno in corso è stato dedicato, per il quale, come informa la Lettera, continuano le iniziative e gli incontri di approfondimento e preghiera. La Lettera è anche occasione per rendere partecipe la comunità dei progressi compiuti dalla Chiesa locale, riportando notizie dell’attività del “Gruppo Samuele” (formato da ragazze in discernimento per abbracciare la vita religiosa), del “Gruppo Emmanuel” (composto da ragazzi che si interrogano sulla chiamata al sacerdozio), e delle diverse iniziative pastorali dedicate ai giovani, agli studenti, alla catechesi, alla liturgia e alla carità che si svolgono presso la casa diocesana di Phnom Penh, coordinate da padre Olivier Schmmitthaeusler. (R.P.)

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    Brasile: termina oggi l’assemblea della “Pastorale dell’Infanzia”

    ◊   Il coordinamento nazionale di “Pastorale dà Criança Internazionale - Pastorale dell’Infanzia”, termina oggi a Curitiba, in Brasile, la sua 14.ma Assemblea annuale. Si è scelta questa data perché in questo giorno cade la Giornata del Volontariato e, dal 2007, anche la Giornata nazionale della Pastorale dell’Infanzia. Da più di 25 anni - riporta l'agenzia Fides - la Pastorale dell’Infanzia coordina una delle maggiori reti di volontari nel mondo, con più di 260.000 persone che operano in tutti gli Stati dal Brasile, accompagnando lo sviluppo di migliaia di bambini poveri, dalla gestazione fino ai sei anni di età. L’istituzione è inoltre presente in altri 17 Paesi dell’America Latina (Argentina, Bolivia, Honduras, Colombia, Repubblica Dominicana, Panama, Messico, Guatemala, Paraguay, Venezuela, Uruguay), dell’Africa (Angola, Guinea-Bissau, Guinea e Mozambico) e dellAsia (Filippine e Timor Est). L’ultimo Paese dove è stata fondata è l’Uruguay. Tra le risoluzioni di questa Assemblea vi è l’attenzione allo sviluppo integrale dell’infanzia, in modo che oltre all’attenzione alla salute e all’educazione, ci si preoccupi anche di altri aspetti, come le politiche pubbliche che danno priorità all’infanzia, l’accesso ad un’alimentazione di qualità e quantità adeguate, o ancora il diritto a giocare. Inoltre la “Pastorale dà Criança”, nel prossimo anno 2009, dedicherà un’attenzione speciale ai municipi della Regione del Nordest dove si procederà alla costruzione di una rete ferroviaria. Come spiegano i responsabili della “Pastorale dà Criança”, questo progetto porterà certamente dei benefici economici alla regione, ma allo stesso tempo ci saranno anche numerosi problemi sociali come l’alcolismo, la tossicodipendenza, la prostituzione e lo sfruttamento sessuale infantile. Problemi che si possono evitare con un rinvigorimento del vincolo familiare e del tessuto sociale. Per questo l’istituzione contribuirà a trarre il massimo profitto dai benefici e a minimizzare gli impatti negativi, anticipando i problemi. Tra le altre azioni, il volontariato nei Progetti Missionari Laici per il 2009 prevede l’invio di numerosi volontari nelle città della regione per sviluppare e dare impulso ad azioni basilari di promozione della salute e della cittadinanza tra le famiglie povere. (R.P.)

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    In tutto il mondo le morti per morbillo diminuite del 74%

    ◊   Le morti per morbillo in tutto il mondo sono diminuite del 74% tra il 2000 e il 2007, passando da 750.000 a 197. 000. Inoltre, la regione del Mediterraneo orientale, che include paesi quali Afghanistan, Pakistan, Somalia e Sudan hanno ridotto le morti per morbillo del 90% - passando da 96.000 a 10.000 – nello stesso periodo, anticipando di tre anni l’obiettivo delle Nazioni Unite, (di ridurre del 90% le morti per morbillo entro il 2010). Il risultato è stato annunciando dai promotori della “Measles Initiative” (l’Iniziativa contro il morbillo”): l'UNICEF, l’OMS, la Croce Rossa Americana, i Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti (CDC), la UN Foundation. I dati saranno pubblicati nell’edizione del “Weekly Epidemiological Record and CDC’s del Morbidity and Mortality Weekly Report” dell’OMS. “Questo traguardo è un tributo al duro lavoro e all'impegno dei paesi della regione del Mediterraneo orientale per la lotta contro il morbillo" – ha dichiarato Margaret Chan, Direttore generale OMS. "A soli due anni al 2010, la data fissata, esorto tutti i paesi colpiti da morbillo a intensificare i loro sforzi per immunizzare tutti i bambini contro la malattia". L’Africa ha dato il più grande contributo nella diminuzione globale delle morti a causa del morbillo: circa il 63% della riduzione dei decessi in tutto il mondo nel corso degli ultimi otto anni. Nel 2007, si sono verificati focolai in un certo numero di Paesi africani a causa di lacune nella copertura di immunizzazione, evidenziando la necessità di continuare a sostenere le vaccinazioni. I progressi nel sud-est asiatico sono stati limitati - con un calo del 42% delle morti per morbillo. Ciò è dovuto al ritardo dell’attuazione delle campagne di vaccinazione su larga scala in India, paese che attualmente conta i due terzi dei decessi per morbillo a livello mondiale. L’impegno politico dell’India è essenziale se si vuole raggiungere l’obiettivo del 2010. (V.V.)

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    “Importanti i cristiani in Terra Santa” per il Jerusalem Institute for Israel Studies

    ◊   “È interesse israeliano - e nostro obbligo in quanto israeliani - prendersi cura e sostenere la presenza cristiana e francescana, il loro contributo economico in campo turistico e quello nel campo della ricerca archeologica nel Paese”. Lo ha detto Amnon Ramon, del Jerusalem Institute for Israel Studies (Jiis), nel corso di una giornata di studio dedicata alla Custodia di Terra Santa promossa martedì scorso dal Centro per i rapporti ebraico-cristiani di Gerusalemme, in collaborazione con l’istituto culturale Yad Ben Zvi. “Dagli Accordi di Oslo del 1993 in poi, e particolarmente negli ultimi anni – ha spiegato Ramon al Sir - si è verificato un cambiamento significativo tra Custodia, da un lato, e Israele ed ebrei dall’altro. La Custodia ha numerose sfide da affrontare: cura delle scuole e delle comunità cristiane, ma anche dei molti religiosi che operano all’interno della Custodia”. Sfide che chiamano una collaborazione anche da parte israeliana. Nel suo saluto agli oltre 200 partecipanti alla giornata, tutti israeliani impegnati nel campo dell’educazione, padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, ha illustrato le attività della Custodia, descrivendo anche la cooperazione con le autorità politiche israeliane e palestinesi e sottolineando la dedizione dei francescani verso la popolazione locale e la loro preoccupazione per la gestione dei santuari e la promozione dei pellegrinaggi. (V.V.)

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    Convocata in Spagna una celebrazione eucaristica per tutte le famiglie

    ◊   Il Cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, ha convocato per domenica 28 dicembre, festa della Sacra Famiglia, una solenne celebrazione eucaristica per le famiglie di tutta la Spagna. Secondo quanto ha reso noto il presidente della Conferenza episcopale spagnola in una lettera, l'incontro avrà come tema "La famiglia, grazia di Dio" e verrà celebrato a mezzogiorno nella Plaza de Colón, com'è già avvenuto nella stessa data l'anno scorso, con la partecipazione di due milioni di persone. La Messa - riferisce l'agenzia Zenit - sarà preceduta dalla recita dell'Angelus da parte di Benedetto XVI da Roma; il Papa si rivolgerà ai presenti con parole di incoraggiamento e benedizione. Nel suo messaggio, l'Arcivescovo di Madrid ricorda che "la festa della Sacra Famiglia invita tutti noi, nel contesto del Natale, a ringraziare Dio perché ha voluto che suo Figlio Gesù Cristo vivesse in una famiglia e fosse un modello per tutti noi nei rapporti familiari". Per il cardinale, celebrare la famiglia, come grazia di Dio, è "una delle gioie più grandi del Natale". "La famiglia è grazia di Dio perché Cristo l'ha santificata con la sua presenza e ne ha fatto il luogo in cui cresceva in età, saggezza e grazia davanti a Dio e agli uomini". Questo, ha aggiunto, "ci invita a fare delle nostre famiglie luoghi della grazia di Dio in cui tutti, a esempio di Cristo, viviamo il processo di santificazione e offriamo al mondo intero la testimonianza attraente del vivere in Cristo". Il cardinale invita "tutta la comunità diocesana a questa celebrazione festosa della fede, soprattutto le famiglie". Parteciperanno all'evento famiglie "giunte da altre parti della Spagna, accompagnate dai loro vescovi, che si uniranno a noi nella stessa fede e nella stessa comunione eucaristica manifestando che tutti formiamo l'unica famiglia dei figli di Dio". Il cardinale Rouco Varela ha invitato in modo speciale "i giovani e i bambini a offrire la testimonianza della loro gioia e gioventù in Cristo. In questo modo sarà evidente che Cristo vive in ciascuno di noi e in tutta la Chiesa". (R.P.)

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    Polonia: nel 2009 l'incontro della Comece sulla solidarietà

    ◊   “Solidarietà come valore fondante dell’Unione europea” è il tema dell’incontro in programma nell’ottobre 2009 a Gdansk, in Polonia, su iniziativa della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece). Circa 500 cattolici di tutta Europa si incontreranno per l’occasione nella città che ha visto la nascita di Solidarnošć. Ne dà notizia la Comece, all’indomani del primo incontro di preparazione all’evento, svoltosi mercoledì a Bruxelles sotto la presidenza del vicepresidente dell’organismo dei vescovi, mons. Piotr Jarecki. “Vent’anni dopo la caduta della cortina di ferro e 70 anni dopo l’inizio della seconda guerra mondiale” si legge in una nota - ripresa dalle agenzia Apic e Sir - l’Ue si trova oggi, “mentre la crisi economica si aggrava, di fronte ad una grande sfida: praticare la solidarietà tra i suoi Stati membri e con le grandi regioni del mondo”. Di qui l’incontro di Gdansk, deciso dalla plenaria Comece di novembre, che ha l’obiettivo di “promuovere l’insegnamento sociale della Chiesa nel quadro della costruzione europea”. Tra i membri del Comitato preparatorio, i vescovi di Francia, Italia, Polonia, Slovenia e Spagna, rappresentanti di associazioni laicali, la rete europea delle commissioni “Giustizia e Pace” e il segretariato Comece, per un totale di 18 Paesi coinvolti. Il prossimo incontro preparatorio si terrà a metà febbraio 2009. (A.M.)

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    Vicinanza del cardinale Re ai vescovi agostiniani minacciati di morte

    ◊   Il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina, ha partecipato agli atti organizzati dagli Agostiniani Recolletti in occasione del Centenario del Capitolo di San Millán nel monastero di Yuso in Spagna. Il porporato ha sottolineato in un'intervista concessa durante l'Incontro dei vescovi Agostiniani Recolletti che “la percentuale di vescovi nell'Ordine degli Agostiniani Recolletti è molto alta”, lo ha reso noto a Zenit Santiago Riesco, dell'ufficio stampa dell'Ordine. Secondo lui, ciò è dovuto all'aver accettato di lavorare in luoghi molto poveri in cui non c'erano religiosi, e soprattutto al fatto che “sono eccellenti vescovi, con una grande preparazione spirituale e culturale”. Per il porporato, “l'Ordine ha veri leader religiosi”. Il cardinale si è riferito ai casi di vescovi che hanno ricevuto minacce di morte e ha affermato che “sono minacciati perché hanno compiuto il loro dovere e hanno difeso i diritti delle persone, i diritti dei più deboli”. È il caso di monsignor José Luís Azcona Hermoso, vescovo agostiniano recolletto di Marajó (Brasile), minacciato di morte per aver denunciato gli abusi nell'uso delle terre e il traffico di donne per lo sfruttamento sessuale. Il legame del porporato con l'Ordine degli Agostiniani Recolletti risale a 40 anni fa a Panama, quando è nata un'amicizia con la comunità di Agostiniani che viveva di fronte alla sua Nunziatura. Durante l'intervista, concessa alla pagina web ufficiale dell'Ordine (www.augustinosrecoletos.it) il cardinale Re ha lodato la figura di Sant'Agostino e ha sottolineato la sua ricerca della verità, “e da ciò la purezza della dottrina”. “Evidentemente – ha aggiunto – era un uomo con una visione molto ampia, per questo è uno dei grandi Padri della Chiesa”. (V.V.)

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    La missione della Chiesa di Francia tra gli studenti

    ◊   Coinvolgere i giovani a fare delle proposte che tengano conto del loro modo di comunicare, dei loro studi, delle loro vita. Questo è il principale obiettivo del cappellano degli studenti universitari e delle grandes écoles, la cui figura è stata al centro del congresso organizzato a Parigi dal servizio nazionale per l’evangelizzazione di giovani, scolari e studenti (SNJSE). L’incontro ha radunato un centinaio di responsabili di cappellanie studentesche che, attraverso la condivisione delle proprie esperienze, hanno delineato bilanci e prospettive delle missione a loro affidata dai vescovi. Fino a una trentina di anni fa gli studenti si rivolgevano spontaneamente ai cappellani, che oggi, invece, devono avvicinare e coinvolgere gli scolari. “Essere vicino ai giovani – spiega suor Nathalie Becquart, direttrice aggiunta dello SNJSE – è quasi come essere mandato in missione in un altro mondo. È necessario studiare gli appartenenti a questa età, e il loro interesse per i nuovi modi di comunicare”. Dal 2006 la cappellania cattolica universitaria costituisce uno dei dipartimenti del Servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani in seno alla conferenza dei vescovi di Francia. Dello SNJSE fa parte anche Chrètiens en grande école, associazione che anima la rete delle comunità cristiane nelle écoles normales supérieures, negli Istituti di studi politici, nelle scuole di giornalismo, commercio e ingegneria. (V.V.)

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    Cei: inquietudine per i tagli in Finanziaria alla scuole paritarie

    ◊   “Siamo preoccupati per il destino delle scuole pubbliche non statali” ma fiduciosi “negli impegni che il Governo italiano ha assunto pubblicamente”. È quanto afferma don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio CEI per le comunicazioni sociali, a proposito dei “tagli” istituti scolastici paritari, previsti dalla legge Finanziaria 2009. “Siamo preoccupati, come emerso anche di recente da diverse voci del mondo cattolico, per il destino delle scuole pubbliche non statali – spiega Pompili in una nota diffusa oggi dal Sir –. Tuttavia, pur consapevoli del momento economico e sociale che il Paese sta attraversando, confidiamo negli impegni che il Governo ha assunto pubblicamente”. (V.V.)

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    Anno Paolino: convegno a Roma sulla lettura della Bibbia

    ◊   "Due le principali sfide che si presentano a chi si accosta oggi alla Bibbia: entrare nella logica dell’Incarnazione e comprendere il codice a cui ha attinto il mondo occidentale", ha detto il biblista don Primo Gironi, direttore della rivista Paulus, nella relazione conclusiva di un convegno promosso dall’Abbazia di San Paolo fuori le Mura nel contesto dell’Anno Paolino. Un convegno di vasto respiro, aperto dalla lettura (fatta dal responsabile del “Progetto Culturale” della CEI dott. Vittorio Sozzi) della relazione dell’arcivescovo Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, sulla preparazione e le peculiarità della nuova traduzione italiana dell’Antico e Nuovo Testamento, e completato da una dissertazione del prof. Piero Innocenti, docente nell’Università della Tuscia, sulle tecniche e i metodi di lettura e da una ricognizione del dott. Marco Cardinali, direttore della Lateran University Press sulle esperienze coinvolgenti della lettura della Bibbia, da quella “silenziosa” alla “lectio divina”, dalla invenzione della stampa alla rivoluzione multimediale. Sullo sfondo della sala Barbo dell’Abbazia benedettina la riproduzione del frontespizio della famosa “Bibbia carolingia di Reims” (IX secolo) in essa custodita; di essa come di altri preziosi documenti che segnano la secolare storia dell’istituzione monastica ha relazionato il suo archivista don Evandro Antonio Correia. Alcuni di questi documenti sono esposti nella Pinacoteca della Basilica, riallestita in occasione dell’Anno Paolino. Da parte sua la “Digitalcodices Onlus”, organizzatrice del convegno, ha reso noto di aver digitalizzato la “Bibbia carolingia”, una “Bibbia sacra a lettura continua” del XIII secolo, diversi Messali in uso nella Basilica, il Vetus Disciplina Monastica – Consuetudini Cluniacensi dell’XI secolo, nonché altri manoscritti e papiri, conservati nell’Archivio dell’Abbazia. Il suo Abate, padre Edmund Power che ha presieduto il convegno, ha parlato non solo dell’importanza del messaggio delle Sacre Scritture per l’uomo di oggi e di domani ma anche delle possibilità nuove di una sua comprensione e diffusione nel mondo laico e tra i non credenti. L’audio degli interventi del convegno saranno pubblicati dal sito www.digitalcodices.it per l’ascolto e la consultazione gratuita. (A cura di Graziano Motta)

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    Rapporto Censis 2008: la crisi economica spaventa il 71% degli italiani

    ◊   Alle già tante e note paure del 2008 per gli immigrati e i rom, per le rapine e per gli incidenti stradali causati da droghe e alcol, per il precariato, la crisi economica di fine anno getta il popolo italiano nel “panico generalizzato”. E’ quanto rileva il 42° rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese. Il 71,7% degli italiani pensa che il terremoto in corso possa avere delle ripercussioni dirette sulla propria vita, mentre solo il 28,3% dichiara di poterne uscire indenne. Non manca chi, circa il 37%, nonostante la preoccupazione, crede che la crisi possa portare ad un miglioramento, alla correzione cioè di alcuni difetti. E’ quella che il Censis chiama la seconda “possibile metamorfosi”, come nel trentennio 1945-75, un fenomeno, spiegano i sociologi, “già forse silenziosamente in marcia”, una sorta di adattamento innovativo che godrà anche di nuovi fattori, quali la presenza degli immigrati, una nuova temperata gestione dei consumi e dei comportamenti, la crescita di nuove competizioni sul territorio. Nel frattempo la paura avanza, specie tra le famiglie: il 48,8% del totale denuncia un “concreto rischio di default” a causa di investimenti rischiosi (11.8%),del pagamento del mutuo (88.2%) o dell’acquisto di beni di consumo (12.8%).Da qui le strategie: quasi il 34% delle famiglie dichiara di risparmiare di più, il 25% ha tagliato invece drasticamente i consumi. Quanto alle imprese il rapporto in controtendenza disegna un sistema produttivo positivo che si sta rinnovando tanto che il fatturato industriale è cresciuto del 2,6% nei primi otto mesi dell’anno. A completare il quadro del Paese Italia spaccato in due sul Pil pro-capite che favorisce il centro Nord, dove l’Università risulta il malato cronico e dove crescono sempre più i matrimoni misti, arrivano i comportamenti sempre più ''normalizzati'' degli italiani che consumano meno alcol e fumo e anche meno stupefacenti solo però laddove si associano a fenomeni di devianza e marginalità conclamate. (A cura di Gabriella Ceraso)

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    Al via la campagna per recuperare il senso cristiano del Natale

    ◊   Tre anni fa, un gruppo di persone del Movimento cattolico di Schönstatt è sceso in strada per dire che senza Gesù Cristo non c'è Natale. Ha quindi riunito le sue risorse e i suoi doni: fede, solidarietà, personalità e spirito artistico, decidendo di dar vita, nell'ottobre 2005, alla campagna “Natale in strada”. L'obiettivo è portare lo spirito di questa celebrazione “alla vita pubblica, a tutto il mondo”, come ha detto a Zenit Mario Jonquera, uno dei suoi principali promotori. Migliaia di persone – religiosi e laici, famiglie e membri di vari gruppi e movimenti ecclesiali – si sono unite all'iniziativa. Creano presepi in strada o escono con i loro strumenti a cantare canzoni natalizie, facendo sempre riferimento alla nascita di Gesù. Promuovono anche l'inclusione di immagini religiose nelle decorazioni natalizie nei luoghi pubblici, così come l'organizzazione di piccoli spettacoli di canti natalizi in luoghi molto frequentati come parchi, aeroporti, scuole, condomini, autobus e stazioni della metropolitana. Organizzano anche concorsi di presepi, fanno concerti natalizi, programmano visite di sacerdoti in vari quartieri per benedire le immagini religiose ed esortano i bambini a scrivere lettere a Gesù Bambino che inviano a Betlemme, dove i frati francescani custodiscono i Luoghi Santi. Al programma appartiene anche Enrique Soros, che dal 1999 canta canzoni natalizie nel centro di Washington e dal 2005 lo fa per le vie di New York e alla stazione del traghetto. In America Latina, i promotori della campagna realizzano varie opere sociali portando la gioia del Vangelo ai più bisognosi: “Con i miei alunni portiamo il Natale in strada visitando gli anziani della nostra piccola località, cantiamo canzoni natalizie e condividiamo con loro qualche dolce”, ha spiegato Violeta Guerra di Salamanca (Cile). “Natale in strada” si diffonde anche su Internet. La pagina web www.navidadalacalle.org offre foto, immagini da colorare e riflessioni d'Avvento perché ogni giorno “è possibile la vita semplice che ha condotto Gesù, e questo non è un impedimento all'essere felici, ma anzi una condizione per esserlo pienamente”. (V.V.)

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    Festa dei Vigili del Fuoco della Città del Vaticano

    ◊   Oggi il Corpo dei Vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano festeggia i Patroni Santa Barbara, che incoraggia la capacità di affrontare il pericolo con fede, coraggio e serenità, e San Leone IV Papa, che nell’847 con la forza della preghiera domò lo spaventoso rogo di Borgo (famosa è la Stanza dell’Incendio di Borgo nei Musei Vaticani affrescata da Raffaello). Il Corpo dei Vigili del Fuoco fa parte della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile, ed è diretto dal dott. Domenico Giani. Attualmente l’organico, in attesa del Regolamento che è allo studio, è composto da 28 Vigili diretti dall’ing. Paolo De Angelis, Ufficiale Addetto, con il supporto del Coordinatore sig. Sandro Cancia. Nel corso dell’anno i Vigili del Fuoco hanno effettuato oltre 600 interventi di varia natura con particolare rilievo a quelli legati ai recenti nubifragi. I festeggiamenti iniziano con la Santa Messa nella Chiesa Santa Maria Madre della Famiglia al Palazzo del Governatorato celebrata dal cardinale Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Al termine del Sacro Rito una cerimonia ufficiale sul Piazzale del Governatorato che prevede il giuramento di dodici nuovi Vigili del Fuoco e la simulazione di intervento. (V.V.)

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    Si è spento a Roma Emilio Rossi presidente del Consiglio di amministrazione del Centro Televisivo Vaticano

    ◊   Cordoglio nel mondo del giornalismo. Emilio Rossi, presidente del Consiglio di amministrazione del Centro Televisivo Vaticano e primo direttore del Tg1 della Rai, è deceduto ieri nella sua casa romana. Aveva 85 anni. Genovese, laureato in giurisprudenza e in filosofia, aveva cominciato l'attività giornalistica nel quotidiano “Il Corriere mercantile”. Assunto dalla sede genovese della Rai, fu chiamato nel 1959 a Roma come segretario di redazione del Telegiornale, del quale diventò successivamente vicedirettore. Fu il primo direttore del neonato Tg1 nel 1976 e quindi, nel 1980, vicedirettore generale della Rai. Durante gli anni della sua direzione del Tg1 (1975-1981 venne gambizzato dalle Brigate Rosse, che gli spararono addosso una raffica di proiettili nell'aprile del 1977, mentre, a piedi, stava recandosi al lavoro. Ha ricoperto gli incarichi di presidente dell’Ucsi (l’Associazione dei giornalisti cattolici italiani) e - dal gennaio 2003 - del Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione Tv e minori. Attualmente presiedeva il Consiglio di Amministrazione del Centro Televisivo Vaticano. “Il giornalismo italiano ha perso una delle sue figure più prestigiose – ha detto il Presidente dell’Ucsi Massimo Milone - il giornalismo cattolico ha perso un cristiano di profonda sensibilità e spiritualità, l’Unione Cattolica della Stampa Italiana ha perso un testimone rigoroso ed entusiasta”. L’Ucsi domani parteciperà ai funerali che si terranno a Roma (ore 10,30) presso la basilica di Santa Maria delle Grazie. Messaggio di cordoglio alla famiglia di Rossi anche dal presidente italiano Giorgio Napolitano: “Partecipo commosso al dolore della famiglia e al cordoglio del mondo dell'informazione per la scomparsa di Emilio Rossi, giornalista e scrittore di alto talento che nel suo lungo impegno professionale e civile ha saputo interpretare le crescenti aspettative dell'opinione pubblica e raccogliere le grandi trasformazioni del mondo della comunicazione". Rossi era anche studioso di filosofia e di problemi mediatici, ed è stato protagonista del dibattito culturale dell’ultimo mezzo secolo con importanti contributi ed interventi in convegni e pubblicazioni. Del suo non occasionale interesse per le tematiche filosofiche e della comunicazione testimoniano alcune significative opere, di denso contenuto e di elegante scrittura: un saggio sul filosofo Jacques Maritain, “Una pendola per lo zar- la politica, il tempo, la morte”, “L’undecima musa”. Tutta la sua attività professionale è stata caratterizzata da un forte impegno culturale, etico e religioso, al servizio del Paese e della società civile. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Colera in Zimbabwe. Il cardinale Lozano Barragán: situazione gravissima

    ◊   Sempre critica la situazione in Zimbabwe. Oltre all’epidemia di colera anche sul fronte politico si riaccende la tensione per l’annuncio di nuove elezioni entro due anni se fallirà l’accordo di spartizione del potere tra governo e opposizione. Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice, che ha definito i negoziati “una farsa”, ha invitato il presidente Mugabe a dimettersi. Intanto il bilancio delle vittime del colera è salito a 575 morti. Sono più di 12 mila le persone contagiate e l’epidemia rischia di propagarsi al Sudafrica. Solo ieri Mugabe aveva decretato l’emergenza nel Paese, chiedendo anche aiuto alla comunità internazionale vista l’inefficienza degli ospedali e la mancanza di acqua potabile. A lanciare l’allarme anche il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, intervistato da Romilda Ferrauto:

    R. – La speranza di vita è di 30 anni, a causa della mancanza di medicine, di equipe e servizi medici, di infermieri e di tutto quello che riguarda la salute. Gli ospedali pubblici e le cliniche sono ormai chiusi. La morte si allarga in maniera esponenziale. L’unico ospedale di maternità presente nella capitale è chiuso. Vedendo le cose così disperate per i nostri fratelli in Zimbabwe, il nostro Pontificio Consiglio, che ha una fondazione che si chiama “Il Buon Samaritano” per i malati di Aids, ha donato al Paese, attraverso il nunzio, 10 mila dollari. Saranno forse una goccia in un oceano, ma almeno è qualcosa visto che noi non siamo ricchi. Il nunzio può trasferire questa piccola somma alle istituzioni sanitarie cattoliche per gli aiuti più urgenti.

     
    D. – La situazione è veramente gravissima…

     
    R. – E’ gravissima, però c’è un proverbio cinese che dice: “E’ meglio accendere un cerino, che maledire l’oscurità”.

    India-Mumbai
    Importanti ammissioni da parte del governo indiano sugli attentati di Mumbai costati la vita a 188 persone. Il ministro degli Interni ha chiamato in causa i servizi di intelligence per le falle nel sistema di sicurezza del Paese. Momenti di paura si sono registrati ieri sera all’aeroporto di New Delhi per un falso allarme. Intanto, nella capitale indiana, è arrivato stamattina il presidente russo, Dmitri Medvedev, per partecipare all'annuale summit tra India e Russia. Sul tavolo, la firma di 7 accordi in materia di terrorismo e di nucleare. Mosca parteciperà alla costruzione di 4 nuovi reattori in India.

    Thailandia
    Lenta ripresa della normalità in Thailandia. Il traffico aereo è stato completamente ristabilito all’aeroporto internazionale di Bangkok, paralizzato per oltre una settimana dai manifestanti antigovernativi. Cinque le vittime di una bomba esplosa in mercato nel sud del Paese. Per la polizia sarebbe opera di ribelli ma non è ancora giunta alcuna rivendicazione. Intanto cresce la preoccupazione dei thailandesi per le condizioni di salute del re Bhumibol Adulyadejnon che oggi compie 81 anni. Ieri è stato annullato il suo tradizionale discorso alla nazione, particolarmente atteso in questo momento di profonda crisi politico-istituzionale aggravato anche dalla decisione del governo ad interim di spostare a data da destinarsi la seduta del Parlamento. La seduta è fissata per la prossima settimana, nella quale verrà scelto il nuovo premier al posto del destituito Somchai Wongsawa.

    Medio Oriente
    Stato di allerta in Israele dopo i disordini di ieri a Hebron, in Cisgiordania. Le violenze sono state causate dallo sgombero di un edificio occupato dai coloni palestinesi. Intanto, per rompere l’isolamento della Striscia di Gaza, diversi parlamentari arabi hanno in programma di portare aiuti ai palestinesi via mare domenica prossima in occasione della ricorrenza islamica della Festa del Sacrificio.

    Putin-Obama
    Consensi dal premier russo Putin al neo eletto presidente americano Barack Obama. In un tradizionale botta e risposta con i cittadini russi, il primo ministro ha dichiarato che sulle relazioni con gli Stati Uniti si vedono “in questo momento segnali positivi”. Sul tema delle elezioni presidenziali in Russia, Putin ha escluso consultazioni anticipate ma non una sua futura candidatura nel 2012. Intanto negli Stati Uniti, Obama sta lavorando alla messa a punto della riforma del sistema sanitario nazionale per garantire l'assicurazione sanitaria ai 47 milioni di cittadini non coperti.

    Iraq-accordo sicurezza
    Le truppe americane lasceranno l’Iraq entro la fine del 2011. Il Consiglio di presidenza iracheno ha confermato l’accordo di sicurezza con gli Usa adottato il mese scorso dal Parlamento locale. Intanto, sul terreno, ieri due attentati nella zona di Falluja hanno provocato almeno 15 morti e oltre 150 feriti.

    Afghanistan
    Violenza in Afghanistan. Diciassette ribelli sono stati uccisi nelle ultime 48 ore nei combattimenti con le truppe afghane e della coalizione nella provincia di Herat. Un clima che si fa sempre più infuocato nonostante la presenza di oltre 70 mila soldati della forza multinazionale.

    Ue-clima
    Ad una settimana dal vertice europeo che dovrà sancire l'accordo finale, sembra più vicino un compromesso tra i 27 sul pacchetto clima ed energia. Intanto l'Italia chiede una clausola di revisione sulle rinnovabili al 2014, alla quale è però contrario il Parlamento dell'UE.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 340

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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