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Sommario del 01/12/2008
Benedetto XVI sul mondo universitario: sia libero da interessi privati ed economici per diffondere il sapere con libertà
◊ Per essere fedele alla sua vocazione, l’Università deve essere libera nell’insegnamento e libera dai condizionamenti economici e politici. Lo ha affermato questa mattina Benedetto XVI, che ha ricevuto in udienza i docenti e gli studenti dell'Università degli studi di Parma, guidati dal loro rettore, il prof. Gino Ferretti. Il Papa ha parlato anche della riforma universitaria che - ha detto - non può essere tale se non è basata anzitutto su una “riforma” delle coscienze e ha quindi avvertito i giovani sui rischi di uno studio troppo individualistico e “virtuale”, se condotto nell'isolamento tecnologico piuttosto che nel confronto collettivo tipico dell’università. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Su quali piani si giocano le diverse responsabilità di un ateneo? Se lo è chiesto un Pontefice per lunghi anni professore universitario e dunque esperto conoscitore dei meccanismi e degli obiettivi che muovono un’istituzione di istruzione superiore. L’analisi di Benedetto XVI ha spaziato lungo i vari ambiti del microcosmo universitario: dalle caratteristiche dell’insegnamento, ai modi di diffusione del sapere da parte dei docenti a quelli di apprendimento degli studenti.
Davanti alle circa 1300 persone radunate nell’Aula delle Benedizioni in Vaticano per celebrare le origini secolari dell’ateneo parmense - in rappresentanza dei 1.100 docenti e dei 30 mila studenti che lo popolano - il Papa ha imperniato la sua riflessione sull’eredità spirituale e culturale di San Pier Damiani, che della scuola parmense fu prima studente e poi maestro nei primi decenni dell’anno Mille, oltre che uno “dei grandi riformatori della Chiesa”. “Un aspetto fondamentale che possiamo ricavare dagli scritti e più ancora dalla testimonianza personale di Pier Damiani - ha osservato Benedetto XVI - è che ogni autentica riforma dev’essere anzitutto spirituale e morale, deve cioè partire dalle coscienze”:
“Spesso oggi, anche in Italia, si parla di riforma universitaria. Penso che, fatte le debite proporzioni, rimanga sempre valido questo insegnamento: le modifiche strutturali e tecniche sono effettivamente efficaci se accompagnate da un serio esame di coscienza da parte dei responsabili a tutti i livelli, ma più in generale di ciascun docente, di ogni studente, di ogni impiegato tecnico e amministrativo (…) Se si vuole che un ambiente umano migliori in qualità ed efficienza, occorre prima di tutto che ciascuno cominci col riformare se stesso, correggendo ciò che può nuocere al bene comune o in qualche modo ostacolarlo”.
Inoltre, ha insistito il Papa, non c’è riforma che non sia collegata anche al rispetto della libertà: di insegnamento, di ricerca, di affrancamento dai “poteri economici e politici”:
“Questo non significa isolamento dell’Università dalla società, né autoreferenzialità, né tanto meno perseguimento di interessi privati approfittando di risorse pubbliche. Non è di certo questa la libertà cristiana! Veramente libera, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa, è quella persona, quella comunità o quella istituzione che risponde pienamente alla propria natura e al proprio fine, e la vocazione dell’Università è la formazione scientifica e culturale delle persone per lo sviluppo dell’intera comunità sociale e civile”.
Benedetto XVI ha poi messo in guardia gli studenti da quello che ha definito il “duplice rischio” al quale sono esposte le nuove generazioni per via dell’enorme diffusione delle tecnologie informatiche: la riduzione della “capacità di concentrazione e di applicazione sul piano personale”, da una parte, e l’isolamento “in una realtà sempre più virtuale”, dall’altra:
“Così la dimensione sociale si disperde in mille frammenti, mentre quella personale si ripiega su se stessa e tende a chiudersi a costruttive relazioni con l’altro e il diverso da sé. L’Università, invece, per sua natura vive proprio del virtuoso equilibrio tra il momento individuale e quello comunitario, tra la ricerca e la riflessione di ciascuno e la condivisione e il confronto aperti agli altri, in un orizzonte tendenzialmente universale”.
Il presidente dello Sri Lanka dal Papa: il dramma della popolazione civile del Paese al centro dei colloqui
◊ Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza il presidente della Repubblica Socialista Democratica dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, il quale, successivamente, ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “I cordiali colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana - hanno permesso di soffermarsi sull’attuale situazione nello Sri Lanka, per ribadire la necessità di venire incontro ai bisogni fondamentali della popolazione civile duramente provata e di consolidare la via del dialogo e dei negoziati come unica strada per raggiungere una soluzione politica giusta e durevole al conflitto in corso. Si è auspicato, inoltre, che la Chiesa cattolica possa continuare a godere del pieno diritto di libertà religiosa, che le consente di offrire un significativo contributo alla vita del Paese attraverso la sua testimonianza religiosa, le sue attività educative, sanitarie ed assistenziali e l’impegno a favore del bene comune, della riconciliazione e della pace”.
Altre udienze e nomine
◊ Il Santo Padre ha ricevuto anche il cardinale Francis Eugene George, arcivescovo di Chicago; mons. Cristián Enrique Contreras Molina, vescovo di San Felipe (Cile), in visita "ad Limina".
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Buenos Aires, presentata da mons. Horacio E. Benites Astoul, per raggiunti limiti di età.
Il Papa ha nominato vescovo di Cúcuta (Colombia) mons. Jaime Prieto Amaya, finora vescovo di Barrancabermeja. Mons. Jaime Prieto Amaya è nato il 27 marzo 1941, a Bogotá. Ha studiato nel Seminario minore conciliare di Bogotá, poi ha proseguito gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore della stessa città. Ha ottenuto la Licenza in Scienze Sociali presso l’Istituto Cattolico di Parigi. È stato ordinato sacerdote il 14 agosto 1965 per la diocesi di Facatativá. Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato Cappellano del "Servicio Nacional de Aprendizaje (SENA)", vicario parrocchiale, uditore e notaio della curia diocesana, direttore diocesano per la Pastorale Sociale, direttore delle "Granjas infantiles del Padre Luna", vicario diocesano per la Pastorale, vicario generale, segretario del Dipartimento per la Pastorale Sociale del Consiglio Episcopale Latinoamericano CELAM e parroco della Cattedrale di Facatativá. Nominato vescovo di Barrancabermeja l’11 novembre 1993, ha ricevuto l’ordinazione episcopale l’11 dicembre successivo.
L'apprezzamento di Benedetto XVI per l'Istituto universitario Sophia dei Focolari inaugurato a Loppiano
◊ Un centro accademico in grado di promuovere un “autentico pensiero cristiano capace di coniugare fede e ragione” e di favorire “una visione più ampia e integrata del sapere”. Con questi auspici, espressi in un telegramma, Benedetto XVI ha accompagnato l’inaugurazione dell’Istituto Universitario Sophia del Movimento dei Focolari, avvenuta questa mattina, a Loppiano, in provincia di Firenze, davanti a circa 200 persone e presieduta dal gran cancelliere dell’Istituto, l’arcivescovo del capoluogo fiorentino, Giuseppe Betori. Creata dalla fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, l’Università Sophia si pone, secondo le parole del Papa, come centro di “dialogo con le altre religioni e culture”, e di “crescita intellettuale e interiore delle giovani generazioni”. In contemporanea con l’inaugurazione dell’Università di Loppiano è uscita anche la nuova rivista accademica “Sophia” che punta alla ricerca “sui fondamenti e la correlazione dei saperi”. Sulle funzioni del nuovo ateneo, Luca Collodi ha sentito il preside e teologo, mons. Piero Coda:
R. – Ha due caratteristiche fondamentali: da un lato, tende a favorire l’integrazione profonda tra esistenza alla luce del Vangelo di Gesù, da una parte, e dall’altra parte studio e ricerca accademicamente qualificata; e dall’altra parte, ambisce a costruire dei luoghi e degli spazi di incontro tra le varie discipline e le varie culture, quindi ha una caratteristica fondamentalmente di interdisciplinarietà e interculturalità. Si può accedere avendo già alle proprie spalle una laurea di primo livello.
D. – L’idea di una università vicina al Movimento dei Focolari fu già di Chiara Lubich …
R. – Esattamente. Anzi, è stata sempre una intuizione che ha attraversato tutto il percorso di Chiara Lubich e, per una felice coincidenza in cui è difficile non vedere la grazia di Dio, poco prima della sua morte, esattamente il 7 dicembre 2007, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha firmato il decreto di erezione di questo nuovo istituto coronando così un sogno di Chiara e una eredità che lei ha lasciato al Movimento.
D. – Mons. Coda, qual è il significato della cultura, oggi, nel dialogo tra le religioni ed i popoli?
R. – La cultura è dimensione fondamentale di questo dialogo, cioè la cultura è – come amava ripetere Giovanni Paolo II, lo disse all’Unesco – ciò in virtù di cui l’essere umano diventa più se stesso, cioè si esprime nella relazione con gli altri, si esprime nella trasformazione del mondo, nella progettazione a tutti i livelli; e dunque, nel rapporto tra le religioni e le civiltà, questa mediazione culturale è luogo d’incontro essenziale: l’ha recentemente anche sottolineato con grande chiarezza Benedetto XVI e ci sembra una via sulla quale occorre impegnarsi con grande determinazione e al tempo stesso con lungimiranza, alla luce del Concilio Vaticano II.
D. – Mons. Coda, il nome “Sophia” scelto per questa nuova università di Loppiano, ha un significato particolare oltre a quello di saggezza e di sapienza?
R. – Ha il significato di indirizzarci, cuore e mente, a quello che il Nuovo Testamento chiama “la Sophia di Dio” – la Sapienza di Dio che si è incarnata una volta per tutte nella storia degli uomini in Gesù Cristo e che lo Spirito Santo, lo Spirito di sapienza, infonde nei cuori per far crescere un’autentica e integrale umanità di tutti gli uomini a tutte le latitudini.
"Combattere la povertà, costruire la pace" è il tema del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace 2009
◊ Giovedì 11 dicembre, alle ore 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, avrà luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la 42ª Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2009) sul tema: "Combattere la povertà, costruire la pace". Interverranno il cardinale Renato Raffaele Martino e l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Nuova Istruzione della Congregazione della Dottrina per la Fede su alcune questioni di bioetica
◊ Venerdì 12 dicembre, alle ore 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, avrà luogo la Conferenza Stampa di presentazione dell’Istruzione "Dignitas personæ. Su alcune questioni di bioetica" a cura della Congregazione per la Dottrina della Fede. Interverranno mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, la prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, professore Associato di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e presidente dell’Associazione "Scienza & Vita".
La legge morale naturale al centro della plenaria della Commissione Teologica Internazionale
◊ La Commissione Teologica Internazionale terrà da oggi al 5 dicembre in Vaticano la sua sessione plenaria annuale sotto la direzione del segretario generale mons. Luis F. Ladaria. La Commissione, il cui mandato quinquennale scade quest’anno, proseguirà l'esame dei temi sottoposti al suo studio. In particolare verrà presentato all’approvazione dei membri il progetto di Documento sulla legge morale naturale “Alla ricerca di un'etica universale. Nuovo sguardo sulla legge naturale” che dovrà poi essere ancora sottomesso alla procedura prevista dagli statuti, prima della sua eventuale pubblicazione. Seguirà poi una discussione approfondita sul tema: “Senso e metodo della teologia”. Al termine dei lavori i membri della Commissione Teologica Internazionale saranno ricevuti in udienza dal Santo Padre nel Palazzo Apostolico.
Il saluto di Bartolomeo I alla delegazione vaticana nella Festa di Sant’Andrea
◊ “Siamo obbligati a rimuovere tra di noi le spine che abbiamo accumulato per un millennio nei rapporti tra le nostre Chiese in materia di fede, come pure nelle questioni che riguardano la struttura e il governo della Chiesa”: è quanto affermato dal Patriarca Bartolomeo I nel suo saluto alla delegazione della Santa Sede in visita ad Istanbul per la festa del Patriarcato ecumenico celebrata ieri, nel giorno della Festa di Sant’Andrea. La delegazione, guidata dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha preso parte ieri alla solenne Divina Liturgia nella chiesa patriarcale del Fanar ed ha avuto un incontro con il Patriarca. Sono seguite conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica.
Nel suo saluto alla delegazione, informa l’agenzia Sir, Bartolomeo I ha ringraziato e ricambiato i “sentimenti di amore e stima” espressi dal Papa nel suo messaggio. Alla delegazione, Bartolomeo I ha ricordato che sono stati il Patriarca Atenagora e Paolo VI ad iniziare la tradizione dello scambio di visite delle delegazioni in occasione delle rispettive feste dei Santi Patroni. Nel promuovere questa iniziativa, è stato rammentato, il Patriarca e il Papa erano animati dal “vivo desiderio” che le due Chiese “separate per un intero millennio” potessero vivere “un periodo di dialogo nell’amore e nella verità”. Questo “stesso profondo desiderio”, ha proseguito Bartolomeo I, continua ad animare “il dialogo bilaterale” tra Roma e Costantinopoli e per questo “ci rallegriamo per la sua continuazione e progresso”. “Da una parte – è stata la sua riflessione – il dialogo dell’amore ripulisce le nostre relazioni da ogni proselitismo e azione che contraddice lo spirito di mutuo rispetto e amore; mentre dall’altra parte il dialogo della verità, in cui è impegnata la Commissione mista internazionale, continua il suo difficile e faticoso compito” in vista della “piena restaurazione delle completa unità” tra le due Chiese.
Il cardinale Bertone ad Amalfi per l'ottavo centenario della Traslazione del corpo dell’Apostolo Andrea
◊ “Anche oggi il Signore chiede ai suoi discepoli il coraggio della verità e l’eroismo della santità”. Così il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, celebrando ieri ad Amalfi la Messa di chiusura dell’ottavo centenario della Traslazione del corpo dell’Apostolo Andrea da Costantinopoli ad Amalfi. Benedetto XVI – lo ricordiamo – ha incontrato nei giorni scorsi in Vaticano una delegazione dell'arcidiocesi. Il servizio è di Paolo Ondarza.
Come fece con Sant’Andrea, il Protoklitos, “Primo Chiamato”, anche oggi Cristo rivolge ad ogni uomo l’invito a seguirlo. “Non è facile, ma – ha ricordato il cardinale Bertone – con l’aiuto di Cristo tutto è possibile”. Chiamati sono tutti gli uomini “perché sia diffuso in ogni ambiente il messaggio evangelico”. Dalla Scizia al Ponto, dalla Cappadocia alla Galizia, dalla Bitinia all’Acaia: Andrea – ha ricordato il cardinale Bertone – predicò il Vangelo fino alle estreme conseguenze. A Patrasso subì il martirio crocifisso con le braccia disposte in diagonale. Solo aderendo incondizionatamente a Cristo, facendo di Lui il centro della propria vita e del mondo – ha detto il porporato – l’uomo riesce a portare a compimento ogni progetto. Così accadde a Sant’Andrea che dopo aver visto il Signore si recò ad informare il fratello Simone e con lui abbandonò le reti, con cui si guadagnava la vita, e seguì colui che dona la vita. Rinnovando il saluto del Papa all'arcidiocesi di Amalfi, il cardinale Bertone ha ricordato ai fedeli la natura ecumenica del loro territorio: Amalfi è infatti ideale punto di raccordo e spirituale comunione tra Roma e Costantinopoli. Alla protezione di Sant’Andrea il segretario di Stato ha poi affidato le grandi sfide culturali, economiche e sociali in questo momento di difficoltà e crisi che ha investito ogni parte del mondo. Al “Primo Chiamato” quindi ha affidato l’Avvento, perché guidi il cammino della Chiesa nel suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, fino a che Egli venga.
Le parole del Papa all’Angelus per l'Avvento: la riflessione del priore della Comunità di Bose
◊ Il periodo dell’Avvento ci invita a “riflettere sulla dimensione del tempo”: è quanto sottolineato ieri da Benedetto XVI all’Angelus. Il Papa ha rilevato che il ritmo frenetico della vita quotidiana ci porta a dire: “Ci manca il tempo”. Dio invece ci dona “il suo tempo”. Dio, ha detto il Papa, “ha tempo per noi”. Sull’importanza del tempo nella vita di un cristiano e sulla dimensione dell’attesa nel periodo che precede il Natale, Fabio Colagrande ha raccolto la riflessione del priore della Comunità monastica di Bose Enzo Bianchi:
R. – Nella comunità cristiana è un po’ venuta meno quella grande Speranza del ritorno definitivo nella gloria del Signore. Noi andiamo verso il Natale per ricordare la venuta di Gesù, come uomo, a Betlemme, la sua nascita, ma questo in attesa della sua venuta definitiva e gloriosa. Non avrebbe senso semplicemente ricordare la nascita di Gesù se il Cristo non venisse nella gloria, non fosse atteso da noi, per portare a compimento quell’opera di Salvezza che lui ha iniziato. Noi vediamo che solo in Cristo la morte è stata vinta. Ma per noi uomini, per tutta l’umanità, c’è dolore e sofferenza, noi attendiamo allora il giorno in cui Cristo venendo ristabilirà tutte le cose nella loro integrità e aprirà il Regno dei Cieli. L’Avvento è soprattutto questo.
D. – Lei ricorda in un suo scritto come Ignazio Silone, a chi gli chiedeva come mai non si convertisse al cristianesimo, rispondeva: “Perché vedo che i cristiani attendono Cristo con lo stesso entusiasmo con cui si può aspettare l’autobus”. Questa battuta fa riflettere...
R. – Bisognerebbe che la comunità cristiana e ciascuno di noi si chiedesse: “Ma attendo davvero il Signore che viene? Lo sto aspettando davvero? Attendo questa redenzione cosmica, universale, che solo Cristo nella gloria può portare”, perché questo dice la nostra fede cristiana e la differenzia da tutte le altre fedi, da tutte le altre religioni. Noi non siamo soltanto degli adoratori di Dio, noi aspettiamo il Signore Gesù, questo uomo mandato da Dio, che è suo Figlio, e che nella pienezza della gloria deve venire a portare a compimento l’opera di Salvezza, iniziata in mezzo a noi con la sua vita.
D. – Il Papa ci ha ricordato che noi abbiamo sempre poco tempo, ma Dio ha tempo per noi. Questa è la consapevolezza che abbiamo all’inizio dell’Avvento...
R. – Il cristiano, dice Paolo, “è uno che sa ordinare il tempo”. E’ molto importante. Ecco perché noi non dobbiamo lasciarci prendere da questo spirito mondano, in cui il Natale diventa scambio di regali, diventa un essere sfrenati semplicemente per il divertimento. Anche per questo l’Avvento, e Paolo ce lo ricorda, è un tempo di gioiosa attesa. Ma la gioia vera è quella condivisa, quella che tiene sempre davanti a noi i bisogni degli altri, senza arroganze, senza consumismi, senza un orgoglio che diventa uno sprezzare i poveri e quelli che sono nel bisogno.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Orrore per la crudele e insensata violenza in India e in Nigeria: in prima pagina, la condanna del Papa, all’Angelus, degli attacchi terroristici e degli scontri nei due Paesi.
Farmaci antiretrovirali per due milioni di persone contagiate dall’Hiv: nell’informazione internazionale, un articolo sulla Giornata mondiale della lotta all’Aids e sui nuovi traguardi raggiunti nell’impegno a debellare la malattia.
In cultura, il discorso del presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, all’inaugurazione, a Loppiano, dell’istituto universitario Sophia fondato da Chiara Lubich.
Il viaggio tra i secoli del Codex Amiatinus: ampi stralci dall’intervento di Timothy Verdon in occasione della presentazione del più antico testimone completo della vulgata, trascritto intorno ai primi dell’VIII secolo.
L’immagine tra rappresentazione e realtà: mons. Dario E. Viganò sulla dodicesima edizione del Tertio Millennio Film Est a Roma.
Pietro Petraroia su una mostra, a Milano, che illustra arte e storia del convento cappuccino di Monforte.
Nell’informazione religiosa, un articolo sulla Messa celebrata, nella cattedrale di Amalfi, dal cardinale Tarcisio Bertone per l’ottavo centenario della traslazione del corpo dell’apostolo Andrea.
Un articolo sulla celebrazione, presieduta dall’arcivescovo Fernando Filoni, per l’inizio dell’incarico del nuovo comandante della Guardia Svizzera Pontificia, Daniel Rudolf Anrig.
Verso la conclusione la Conferenza internazionale di Doha sul finanziamento allo sviluppo
◊ Prosegue a Doha, in Qatar, la Conferenza internazionale promossa dall'Onu sul finanziamento allo sviluppo. Al forum partecipano circa 300 delegati, ma mancano i rappresentanti delle grandi istituzioni finanziarie. Al centro dei lavori, che si concluderanno domani, la cooperazione internazionale per la lotta alla povertà che continua a crescere nel mondo nonostante gli impegni degli Stati a ridurla: entro il 2009 - secondo gli ultimi dati - ci saranno 40 milioni di nuovi poveri. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha invitato a porre fine all’emergenza alimentare per garantire stabilità. Nel corso della conferenza, Germania e Pakistan hanno siglato un accordo per trasformare il debito di Islamabad in finanziamenti alla sanità. Sempre a Doha, il delegato del Consiglio Ecumenico delle Chiese ha lanciato un accorato appello a riformare il sistema economico e finanziario mondiale oggi "basato sull'ingiustizia", ad alleviare il peso del debito estero e a rilanciare gli aiuti allo sviluppo. Stefano Leszczynski ha chiesto all’economista Riccardo Moro quanto siano effettivamente efficaci nel combattere la povertà eventi come quello in corso a Doha:
R. – Per governare processi che sono per definizione transnazionali è necessario avere una sede che abbia anche una legittimità; una riunione di pochi non ha la legittimità per rappresentare tutti, una riunione in cui ci sono tutti, convocati in ambito di Nazioni Unite, evidentemente ha una legittimità piena. Detto questo, guardando con un po’ di pragmatismo, è chiaro che consessi più piccoli magari hanno tempi più veloci per raggiungere posizioni comuni, però non v’è dubbio che, né sedi come il G8, né sedi come il G20 hanno dimostrato maggiore efficacia.
D. – Emblematica la frase che ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, proprio in occasione di questa conferenza: “se si fossero stanziati o spesi una minima parte delle migliaia di miliardi che sono stati stanziati per arginare la crisi finanziaria, probabilmente sarebbe stato facile intervenire sui problemi della povertà e del sottosviluppo”…
R. – Ma questo non può che essere così, anzi, è così senz’altro. Basta fare due conti: da un lato, si calcola che ciò che è necessario per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio siano grosso modo 100 miliardi di dollari l’anno, fino al 2015; dall’altro abbiamo il piano finanziario del governo americano che è stato prima di 700 miliardi e adesso ne hanno varato un altro di 800 miliardi; gli europei hanno impegni dello stesso ordine di grandezza. Non v’è dubbio che per intervenire sulla crisi finanziaria siano stati messi a disposizione molti più soldi di quelli che servirebbero per il Sud del mondo.
D. – Un’altra delle grandi questioni che è stata sollevata, questa volta, dalla Santa Sede, nell’ambito di Doha è questa: è possibile un’etica, in economia?
R. – Secondo me, sì. E’ certamente una questione legata all’etica, cioè all’idea di giustizia, il fatto che tutti concorrano alla causa comune in ragione delle proprie capacità. Allora, questo varrebbe dal punto di vista del contributo, dell’aiuto allo sviluppo e poi in ricaduta per la fiscalità locale; ma varrebbe anche per regolamentare il commercio. Poi c’è una dimensione che riguarda anche una questione diversa da quella dei rapporti tra i Paesi: l’economia è una delle dimensioni della vita sociale, delle relazioni della vita sociale, e non può essere avulsa da ciò che informa il resto delle relazioni.
Giornata mondiale contro l'Aids. L'Onu: salvare i bambini oggi è possibile
◊ Riflettori puntati sui bambini nell’odierna 20.ma Giornata mondiale contro l’Aids. Un Rapporto dell’Onu denuncia il ritardo nella prevenzione e nelle cure alle madri e ai neonati sieropositivi. Il servizio di Roberta Gisotti.
Sono 2 milioni e 100 mila nel mondo i piccoli malati di HIV sotto i 15 anni, su un totale di 33 milioni di persone colpite dal virus. “Oggi nessun bambino dovrebbe morire per cause collegate all’Aids”, dichiara il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Margaret Chan. “Sappiamo infatti - aggiunge – come prevenire queste tragiche morti”, ma è una corsa contro il tempo, perché tutte le madri e tutti i bambini ricevano le cure quanto prima possibile. Diagnosi precoce e terapie tempestive raccomanda il rapporto delle Nazioni Unite “Bambini e Aids”. Prevenire la trasmissione dell’Hiv da madre a figlio è un diritto umano, sostiene Peter Piot, direttore generale dell’Agenzia dell’Onu per l’Aids. Ma sono ancora pochi - soprattutto nei Paesi più poveri dell’Africa - i test per diagnosticare l’Hiv nelle donne incinte e nei neonati, considerato che i bambini sieropositivi curati entro i primi tre mesi di vita hanno il 75 per cento in più di possibilità di sopravvivere. Occorre poi informare ed educare i più giovani sui rischi di contrarre il virus: il 45 per cento dei nuovi contagi nell’età tra i 15 e 24 anni. E c’è infine il dramma di 15 milioni di orfani che hanno perso uno o entrambi i genitori a causa dell’Aids.
Una Giornata dunque per ricordare che sono tante le battaglie per sconfiggere l’Aids. Battaglie che vedono in prima linea anche la Chiesa, nei contesti più disagiati e bisognosi in ogni angolo del mondo, una Chiesa che opera spesso in silenzio accanto a chi soffre, come sottolinea mons. Jean-Marie Musivi Mpendawatu del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, al microfono di Romilda Ferrauto:
R. – La Chiesa è un po’ come il Vangelo: seminiamo senza grande rumore, senza grande pubblicità, ma risulta che il 45,5 per cento dei Centri sanitari cattolici hanno un programma specifico per l’Hiv-Aids. Questo programma comprende attività di prevenzione e counseling, quindi la possibilità di ascoltare il disagio umano, psicologico ed etico di persone malate e delle famiglie, in particolare. Noi abbiamo addirittura dei Centri di ricerca, come quello Camilliano nel Burkina Faso, che fa proprio ricerca scientifica sul virus Hiv, e che è uno dei centri maggiormente riconosciuti in questo settore. Quindi, l'impegno della Chiesa soprattutto riguarda la cura, le visite domiciliari ai malati e alle loro famiglie, e l’appoggio anche economico, perchè ci sono tanti indigenti malati, tante famiglie che rimangono senza lavoro, e questo appoggio morale, psicologico, spirituale è qualcosa di più che viene dalle nostre comunità e che viene apprezzato. Forse dovremmo parlarne di più, perchè facciamo tanto, e forse non riusciamo sempre a dire al mondo tutto quello che facciamo.
Aperto il Congresso delle scuole cattoliche d'Europa
◊ Si è aperto oggi a Roma il Congresso sulle scuole cattoliche in Europa. L’incontro è promosso dalla Commissione “Catechesi, Scuola e Università” del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), in collaborazione con il Comitato Europeo dell’Insegnamento Cattolico e con il sostegno della Conferenza episcopale italiana. Ce ne parla Alessandro Guarasci.
Le scuole cattoliche offrono un contributo fondamentale allo spazio pubblico europeo. Lo dice, aprendo i lavori del Congresso delle scuole cattoliche europee a Roma, monsignor Vincent Nichols, presidente della commissione della Ccee per la Catechesi, la Scuola e l'Università. Queste scuole sono portatrici di valori e soprattutto, nel ricevere gli studenti, non fanno distinzioni di censo o di classe sociale. Da esse, ha detto mons. Nichols, arriva "una testimonianza molto chiara della verità della persona umana. Esse sono chiamate a sottolineare un'ecologia integrale e feconda". Una sfida importante, soprattutto se si considera la ricchezza che questi istituti portano, ancor piu' perche' nel vecchio continente rappresentano culture differenti. Secondo mons. Diego Coletti, presidente della Commissione della Cei per la scuola, "in Europa c'è un attacco relativista. Dunque le scuole cattoliche devono riproporre con forza il messaggio evangelico". In merito al taglio dei fondi per le paritarie italiane, mons. Coletti ha detto che se fosse confermato "avrebbe effetti devastanti e non pochi istituti rischierebbero di chiudere".
Ha aperto la riflessione del Congresso il vescovo ausiliare di Sarajevo Pero Sudar che è anche promotore del progetto "Scuole cattoliche per l’Europa". Helene Destombes lo ha intervistato:
R. - Questo progetto, “Scuole cattoliche per l’Europa”, è nato dalla necessità della Chiesa cattolica di sopravvivere in Bosnia-Erzegovina. Purtroppo, sappiamo che, a causa della guerra, è praticata la pulizia etnica: la Chiesa cattolica è più che dimezzata in Bosnia-Erzegovina: di circa 950 mila cattolici prima della guerra, ne sono rimasti 460 mila. Allora, il progetto nasce per incoraggiare i genitori cattolici a rimanere specialmente nelle zone in cui la politica ha deciso che i cattolici non ci devono essere più. Il secondo obiettivo che volevamo nello stesso tempo cogliere è servire la causa umana in Bosnia-Erzegovina in quelle zone veramente molto provate dalla intolleranza. La causa umana, in Bosnia-Erzegovina, oggi, presuppone la tolleranza ma più che la tolleranza, un clima nuovo, una mentalità nuova affinché le differenze etniche, culturali e religiose non vengano viste come una minaccia ma come una sfida positiva. In questo senso, abbiamo fatto un passo, forse delle volte troppo, secondo alcuni, audace, cioè quello di dare anche la possibilità ai sacerdoti ortodossi di venire nelle nostre scuole ed insegnare ai bambini ortodossi che decidono di frequentare l'ora di religione ortodossa, e lo stesso vale per i bambini musulmani. Sono sicuro che questa, oggi, è una sfida per le scuole cattoliche: dare veramente un esempio, senza tradire la propria identità religiosa, prendendo come collaboratori i non cattolici, nel servizio della causa umana; questo, secondo me, oggi, è il modo migliore in cui possiamo evangelizzare, con una testimonianza vissuta, una testimonianza dell’accoglienza, dell’apertura, piuttosto che del solo annuncio.
Iniziative di preghiera e di pace a Mumbai dopo gli attentati
◊ Grande partecipazione al corteo che ieri sera ha sfilato per le strade di Mumbai fino all’hotel Oberoi, uno dei due alberghi presi di mira dai terroristi nei giorni scorsi. La commozione dei manifestanti si è mischiata alla rabbia per quanto accaduto, in molti hanno puntato il dito contro la politica, rea di non aver capito fino in fondo i segnali di allerta. Dal canto suo l'arcivescovo di Bophal, mons. Leo Cornelio ha rivolto a tutte le comunità cattoliche indiane, l'invito ad una domenica di preghiera dei cattolici per tutte le vittime degli attentati terroristici di Mumbai, condannando di nuovo gli attacchi, con un richiamo “all'unità” dell’India. “Il terrorismo è un virus che cerca di divorare questo Paese – ha detto il presule in una dichiarazione ripresa al Sir -. Noi dobbiamo restare uniti per sconfiggere questo desiderio maligno”. L’arcivescovo di Bhopal, che ha dedicato messe speciali per le vittime ieri mattina e ieri sera nella sua diocesi, ha anche reso omaggio alle forze dell’ordine “che hanno sacrificato la loro vita per il Paese nella lotta contro i terroristi a Mumbai”. Inoltre numerosi leader religiosi riuniti a Lucknow, capitale dello stato indiano di Uttar Pradesh, nell'India settentrionale, - riferisce l'agenzia Fides - hanno dichiarato che c’è bisogno che le diverse comunità religiose e tutti i credenti diano un segnale forte contro il terrorismo e contribuiscano a costruire la pace e l’armonia nel paese. L’incontro interreligioso è stato organizzato ieri, dalle Chiese cristiane di tutte le confessioni presenti nella città. I cristiani hanno invitato i credenti e tutti gli uomini di buona volontà, che desiderano pace e concordia, a pregare per le vittime del terrorismo e a manifestare il ripudio della violenza, del conflitto, degli atti di cieca distruzione della vita. Mons. Gerald John Mathias, vescovo cattolico di Lucknow, a nome di tutti i presenti ha espresso tutto il suo sdegno e lo shock per il terrorismo che ha cercato di sconvolgere un paese multireligioso e multiculturale come l’India: “A Mumbai è stata attaccata la nostra nazione per intero, la nostra civiltà, ogni singolo cittadino del nostro amato paese”, ha detto. “Molti leader religiosi hanno concordato con me e hanno voluto essere presenti a questo incontro”, ha continuato il presule, “testimoniando la volontà delle comunità religiose di costruire la pace e l’armonia”. “Noi credenti, di tutte le religioni, non possiamo restare in silenzio. Questo è il momento della solidarietà con tutti coloro che sono stati colpiti dal terrorismo e con le famiglie delle vittime. Restiamo uniti e manifestiamo la nostra forza di pace e di non-violenza nel nome di Dio”, ha detto il vescovo parlando alla folla di persone radunate per la veglia. I cristiani in India, pur sottoposti nei mesi scorsi a pressioni e a violenze da parte di gruppi radicali indù, stanno cercando il dialogo con i leader religiosi di tutte le comunità presenti nel paese: indù, musulmani, buddisti, ebrei, sikh e altre minoranze, per riportare in India un clima di pace, riconciliazione e armonia.
(B.C.)
Cina: anche la Chiesa è da anni in prima linea contro l'Aids
◊ Da anni ormai la Chiesa cattolica cinese, guidata dall’Ufficio di prevenzione e contro l’Aids di Jinde Charities, l’organismo caritativo cattolico, è in prima linea per combattere l’Aids nel continente. Alcune congregazioni religiose - riferisce l'agenzia Fides - hanno dedicato gran parte della loro attività a combattere questa malattia non solo dal punto di vista sanitario, ma soprattutto morale e spirituale, seguendo l’insegnamento cristiano, mantenendo una stretta collaborazione con gli enti sociali nazionali ed internazionali, come l’ospedale Di Tai di Pechino che è specializzato nella cura dell’Aids. La Congregazione di San Giuseppe della diocesi di Shi Jia Zhuang è una delle tante realtà cattoliche attive in questo settore che hanno commosso l’intera popolazione. L’Ufficio di prevenzione e contro l’Aids di Jinde Charities ha potuto creare una rete di attività con corsi (destinati alle coppie sposate, ai fidanzati, ai giovani universitari, ai lavoratori immigrati), incontri (con enti, autorità, malati, operatori pastorali, volontari cattolici), manifestazioni pubbliche periodiche (nelle parrocchie, diocesi o comunità ecclesiali di base in collaborazione con le autorità locali) insieme all’opera di sostegno agli ammalati nelle cliniche specializzate. Le religiose di San Giuseppe lavorano nell’ospedale Di Tai a Pechino e in tanti altri Centri di Accoglienza per i malati di Aids in tutto il paese, anche quelli gestiti dai buddisti. Alcuni universitari buddisti sono rimasti colpiti e stupiti dopo avere accompagnato le religiose nella consueta visita a 40 famiglie di un villaggio colpito dall’Aids. Questi giovani sono il punto di collegamento tra cattolici e buddisti per diffondere i principi della prevenzione dall’ Aids. Oggi le filiali dell’Ufficio di prevenzione e contro l’Aids di Jinde Charities, sono diffuse in tutto il continente. Una particolarità interessante da notare è che i volontari sono cattolici e non cattolici, così i fondi provengono e sono gestiti da cattolici e non cattolici. Quindi oltre a godere una buona considerazione da parte di tutti, l’Ufficio è anche una viva testimonianza della collaborazione tra la comunità cattolica e la società. Secondo l’ultima statistica pubblicata dal Ministero della Sanità cinese, da gennaio a settembre 2008, in continente ci sono stati circa 700 mila contagi (tra essi 440 mila non sanno nemmeno di essere contagiati), oltre 260 mila contagi accertati, 77.753 malati accertati, 34.864 morti a causa dell’Aids, pari a 140 contagiati al giorno. Tra questi il 40.4% è causato da contatti sessuali tra i due sessi, il 5.1% è tra persone dello stesso sesso, il 28.3% è causato dalla tossicodipendenza. La crescita tra il 2006 ed il 2007 è stata del 45.04% e denota una situazione allarmante. (R.P.)
Rapporto Onu: per la crisi mondiale aumenteranno i poveri in Cina e India
◊ Per la crisi economica mondiale aumenteranno i poveri nel mondo, anzitutto in Paesi come Cina e India. Lo prevede il Rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione economica mondiale e le prospettive per il 2009. L’Onu stima per il 2009 una crescita economica mondiale dell’1%, rispetto al +2,5% del 2008, con molti Paesi ricchi fermi o in recessione. Secondo i dati della Banca mondiale del 2005, ripresi dall'agenzia AsiaNews, ci sono almeno 100 milioni di cinesi e 250 milioni di indiani sotto la soglia della povertà (vivono con meno di un dollaro al giorno), mentre circa 470 milioni di cinesi e 827 milioni di indiani hanno meno di 2 dollari al giorno. Molti ritengono le cifre sottostimate. In India oltre il 40% dei bambini sotto i 5 anni è denutrito. Anche se in questi Paesi la crescita prosegue, il suo forte rallentamento si ritiene porterà ad acuire le disuguaglianze, con una ristretta cerchia che riceverà i maggiori benefici. Oggi, alla conferenza di Doha (Qatar), che discute come ridurre la povertà, si è osservato che i forti investimenti decisi dai governi di Paesi poveri per “stimolare” l’economia interna sono utili solo a limitare le conseguenze della crisi dei Paesi ricchi, ma appaiono troppo poco per far riprendere l’economia. L’Onu consiglia questi governi di investire soprattutto in servizi base per i poveri, come sanità, istruzione e infrastrutture. Pechino ha annunciato che spenderà 4mila miliardi di yuan (circa 400 miliardi di euro) per finanziare opere e servizi, ma non ne ha chiarito l’utilizzo e molti temono che finisca per favorire solo le grandi opere o un maggior consumo interno, auspicato dall’industria. Oggi il ministro delle Finanze ha annunciato sussidi per 920 miliardi di yuan (circa 92 miliardi di euro) a favore dei rurali di 14 province, per l’acquisto di nuovi televisori, frigoriferi, lavatrici e telefoni cellulari, con uno sconto del 13%. A novembre l’Indice per gli acquisti delle imprese, che indica la ricchezza della industrie manifatturiere, è sceso a 38,8 rispetto al 44,6 di ottobre, trascinato soprattutto dal crollo delle esportazioni. Per cui il governo vuole far aumentare i consumi interni. L’economista Zhang Liqun osserva che questo “mostra che l’economia cinese rallenta in modo sempre più rapido” e che occorreranno mesi perché abbiano effetto le iniziative del governo a sostegno dell’economia. (R.P.)
In Polonia la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
◊ A Poznan, in Polonia, oggi l’apertura della 14. ma Conferenza delle Parti (COP-14) che hanno sottoscritto la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e il Protocollo di Kyoto. Obiettivo della riunione, della durata di due settimane, è di far progredire i negoziati sul clima che dovrebbero concretizzarsi a Copenhagen nel 2009. Al tavolo della discussione ci sono circa 9mila rappresentanti di 185 Paesi di tutto il mondo. La Conferenza guarda oltre il 2012 cioè la scadenza del Protocollo di Kyoto, l’accordo internazionale siglato nel 1997 sui cambiamenti climatici che stabilisce precisi obiettivi per i tagli delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra da parte dei Paesi industrializzati. Per consentire l’approfondimento delle numerose problematiche sul tappeto, il programma dei lavori comprende tre seminari sulla “visione condivisa” di un nuovo regime per il clima, sulla gestione del rischio e sullo sviluppo di nuove tecnologi. La Santa Sede segue le riunioni degli Stati parte della “Convenzione” in qualità di Osservatore. (B.C.)
Si aggrava il bilancio dell'epidemia di colera in Zimbabwe
◊ Sono almeno 425 le vittime causate nello Zimbabwe dall’epidemia di colera iniziata in settembre: lo ha affermato il ministro della Sanità David Parirenyatwa, secondo il quale i casi di contagio potrebbero essere oltre 11.000. In un’intervista pubblicata ieri da un quotidiano locale e ripresa dall'agenzia Misna, il ministro ha sottolineato che il governo adotterà tutte le misure necessarie per contrastare la diffusione della malattia; secondo Parirenyatwa, però, l’arrivo della stagione delle piogge potrebbe render più difficile far fronte all’emergenza. Nei giorni scorsi, a sottolineare la gravità della situazione era stata anche l’Associazione dei medici dello Zimbabwe. “L’epidemia di colera e le vittime registrate ad Harare e in altre città del paese – si afferma in un nota dell'organizzazione – sono rivelatrici dell’arretratezza del sistema di distribuzione idrica e delle strutture ospedaliere”. (R.P.)
Kenya: nessuna conferma sulla liberazione delle suore rapite
◊ Non ci sono conferme ufficiali alle voci sulla presunta liberazione di suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Olivero, le due missionarie del Movimento Contemplativo di padre de Foucauld rapite circa tre settimane fa in Kenya e portate in Somalia da un gruppo di uomini armati. L'agenzia Misna non ha trovato conferme in alcuna sede alla notizia diffusa oggi da fonti vicine al mondo religioso. “Non abbiamo ricevuto nessuna indicazione in proposito - hanno detto all'agenzia missionaria persone che seguono da vicino le trattative e che mantengono l’anonimato - e non riteniamo di poter confermare la loro liberazione. I rapitori non hanno chiesto nessun riscatto né avanzato richieste per il rilascio ma continuano a trattare con gli anziani dei clan di Elwak”. Ieri sera, a tre settimane dal rapimento, in un messaggio diffuso dalla loro congregazione di Cuneo, i missionari del Movimento de Foucauld hanno rinnovato la loro richiesta di “massimo riserbo” alla stampa sulla vicenda, esprimendo “fiducia nelle persone e negli organismi impegnati a operare per restituire le sorelle alla libertà”. (R.P.)
In Costa d’Avorio la povertà è aumentata del 10% negli ultimi sei anni
◊ Una volta la Costa d’Avorio era considerata la Svizzera d’Africa, oggi non è più così visto che il 10% della popolazione in sei anni è diventata più povera. A leggere i dati presentati dal ministero della Pianificazione e Sviluppo – riportati dalla Misna – emerge che il 48,94% della popolazione della Costa d’Avorio vive al di sotto della soglia di povertà, con meno un euro al giorno per persona. Nelle zone rurali, la percentuale arriva al 75% con picchi fino al 77% a Kohrogo contro il 21% registrato ad Abidjan, principale città e cuore economico del Paese. Secondo la ricerca basata su interviste ad un campione di oltre 12 mila famiglie nel periodo che va dal 2002 - anno di avvio della grave crisi politico-militare che ha investito il Paese - fino al 2008, a pesare anche la crisi economica che ha fatto aumentare in modo vertiginoso i prezzi dei beni di necessità con conseguenze dirette nei settori sanitari e dell’istruzione. In base ai dati, negli ultimi anni, solo il 50% della popolazione in età scolare, ha frequentato le scuole mentre è notevolmente aumentato il tasso di mortalità, soprattutto tra le donne. (B.C.)
Concluso a Nairobi il "Pellegrinaggio di fiducia" di Taizé
◊ E’ terminato ieri a Nairobi l’incontro dei giovani africani guidato dalla comunità di Taizé come tappa del "pellegrinaggio di fiducia". All’incontro che si è svolto dal 26 al 30 novembre, hanno partecipato 7.000 giovani, provenienti da tutto il continente africano. Accolti da 2.500 famiglie di Nairobi e zone limitrofe, i giovani hanno seguito un programma scandito da momenti di preghiera e silenzio, a momenti animati dai tipici canti africani e i singolari canti meditativi della Comunità di Taizé. All’incontro hanno partecipato anche 20 giovani dal Kivu (regione della Repubblica democratica del Congo fortemente scossa dalla guerra civile). “Con un semplice lasciapassare – scrivono i fratelli di Taizé in un comunicato ripreso dall'agenzia Sir – hanno attraversato tre frontiere. La loro presenza esprime chiaramente l’aspirazione e la capacità dei giovani di superare i confini per incontrarsi e contribuire a costruire relazioni fraterne in una regione travagliata dalle tensioni”. All’incontro ha partecipato anche il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi. All’ultima preghiera comune, frére Alois ha consegnato a 15 giovani africani di altrettante nazioni dell’Africa una icona di Gesù che accompagnerà i pellegrinaggi locali che i giovani faranno nei loro paesi “sui luoghi della sofferenza e della speranza”. (R.P.)
Lettera di vescovi Usa e messicani ad Obama sull’immigrazione
◊ Mons. Alonso Garza Treviño, vescovo di Piedras Negras (Coahuila) e membro del Comitato di presidenza della Conferenza episcopale del Messico, ha reso noto che i vescovi cattolici del Texas (Stati Uniti) e quelli delle diocesi messicane confinanti con questo Paese, stanno preparando una lettera per il presidente eletto Barak Obama, incentrata sulle questioni più urgenti dell’immigrazione. In concreto, ha precisato il presule parlando con la stampa locale, si vuole ribadire la “profonda convinzione che occorre procedere il più presto possibile ad una riforma del sistema migratorio e, al tempo stesso, è ugualmente necessario mettere fine alle retate di persone senza documenti”. Pur ricordando la sensibilità manifestata da parte del presidente eletto su questa “delicata e urgente materia”, mons. Alonso Garza Treviño ha rilevato che questa “riforma sarà di grande utilità in questo momento non solo all’economia statunitense ma anche per quella messicana, mettendo fine così alla morte di centinaia di persone che tentano di attraversare la frontiera senza documenti”. Dall’altra, ha aggiunto, “introdurrà parametri di legalità per i lavoratori che desiderano emigrare”. Il presule messicano segue da molti anni questa angosciosa problematica, in particolare gli effetti delle “deportazioni” come vengono chiamati gli arresti e le immediate espulsioni delle persone trovate in territorio statunitense senza le dovute autorizzazione legali. Citando cifre ufficiali dell’ufficio Usa per le migrazioni e della Polizia di frontiera, il vescovo di Piedras Negras ha ricordato che queste deportazioni nei primi 10 mesi del 2008 hanno toccato quota 350mila. Spiegando le numerose iniziative congiunte tra vescovi statunitensi e messicani in questa materia, mons. Garza Treviño ha ricordato un suo recente incontro con il cardinale Eugene Francis George, presidente della Conferenza di vescovi cattolici degli Stati Uniti, nel quale il porporato ha detto di condividere l’urgenza di progredire nell’ambito della riforma del sistema migratorio. “I vescovi dei due Paesi - ha poi precisato il presule messicano - condividono anche la necessità di lavorare in favore della giustizia economica e delle pari opportunità per tutti e ciò implica la riforma delle leggi sull’immigrazione. Ad ogni modo – ha aggiunto - finché queste riforme non saranno possibili occorre sospendere immediatamente le deportazioni. È vero che i governi hanno il dovere e il diritto di sorvegliare le frontiere del proprio Paese – ha ammonito mons. Garza Treviño - ma non si possono mettere in atto misure come le deportazioni o i centri di raccolta per “indocumentados” che violano i diritti umani e umiliano la dignità delle persone. Si tratta – ha concluso il presule - di pratiche inaccettabili per una società civilizzata poiché rompono l’unità della famiglia, dividono le persone di un medesimo nucleo famigliare, separando spesso i genitori dai propri figli”. (L.B.)
La violenza urbana al centro di un documento dell’episcopato argentino
◊ "Una visione semplicistica e affrettata, spesso proposta dai mass-media nei confronti dell'insicurezza cittadina e della violenza nelle grandi metropoli, genera in molti l'idea che non è possibile uscire di casa senza essere vittima di qualche reato e ciò porta a concludere che occorre ristabilire la pena di morte, aumentare le pene oppure abbassare l'età della punibilità". Così il dipartimento episcopale "Giustizia e pace" dell'episcopato argentino in un documento, pubblicato insieme a numerose altre istituzioni ecclesiali del Vicariato per la solidarietà, nel quale si analizzano i problemi della violenza urbana che vede spesso come protagonisti i giovani o gli adolescenti. Il documento sottolinea che è un tema molto delicato e di grande importanza e dunque sarebbe conveniente che fosse sottratto alla dialettica dei partiti. Sarebbe ugualmente conveniente, si aggiunge, “che le affermazioni che si fanno sulla materia fossero sostenuto su dati veri”, senza manipolazione. Al riguardo si ricorda che spesso si fa l’equazione “adolescenti-violenza” e si “fa apparire i giovani come fossero la causa ultima di questa deplorevole realtà, eppure i dati statistici smentiscono tale convinzione”. “Nell’ambito delle violenze urbane- prosegue il documento - l’incidenza giovanile è molto bassa, marginale e sporadica. Perciò nulla autorizza a prendere per buona e vera quest’equazione”. Se da un lato si può capire che affermazioni non veritiere possano venire dall’opinione pubblica o magari da persone che sono state vittime di aggressioni, non è “accettabile – si legge – che alcuni responsabili politici del Paese”, identificando gratuitamente nei giovani l’origine delle violenze, “propongano l’abbassamento dell’età in cui si può punire un adolescente, passando dai 18 ai 16 o ai 14 anni”. Il tema in questione, per gli autori del documento, può essere trattato seriamente seguendo solo due cammini complementari: da un lato quello della prevenzione e dell’altro quello della repressione, “ma senza confondere l’uno con l’altro, come spesso accade, al punto di pensare che l’aumento delle pene o l’abbassamento dell’età punibile sia un modo efficace di prevenire”. La pena, si ricorda, punisce un’azione illegale già commessa. La prevenzione invece ha come scopo principale quella di evitare che sia commesso un delitto. “Sembra scontato ribadire questi concetti, ma sentendo alcune analisi è necessario ricordare la differenza”, e soprattutto “è fondamentale, guardando a ciò che si fa in altri Paesi, pensare che la vera prevenzione si poggi su politiche pubbliche riguardanti l’educazione, il lavoro, la salute e più in generale su variabili che aiutano e sostengono lo sviluppo umano integrale”. Ad ogni modo, conclude il documento, senza sottovalutare il dibattito, ciò che appare urgente è l’azione: occorre agire su più fronti per “difendere la vita e il futuro dei giovani e bambini argentini” garantendo loro tutti i diritti. Fra questi non va mai dimenticato quello di “poter incontrare e conoscere Gesù” che può dire a loro molte cose “che le nostre società non sono capaci di dire”.(L.B.)
Veglie di preghiere in Vietnam per i cattolici in attesa di giudizio
◊ Sono numerose le iniziative di solidarietà, realizzate a Ho Chi Minh City, a favore dei parrocchiani di Thai Ha che il prossimo venerdì saranno processati per aver chiesto la restituzione del terreno della loro chiesa. Ieri sera - come riporta Asianews - 5 mila cattolici si sono riuniti in una veglia di preghiera accanto al monastero dei Redentoristi. Un’altra veglia, alla presenza di centinaia di agenti, ha visto la partecipazione di numerosi universitari cattolici che hanno anche messo in scena una rappresentazione che ha ricordato i martiri del secolo scorso. Al monastero dei Redentoristi intanto 160 sacerdoti della città e delle province vicine hanno concelebrato la messa. In una lettera, il superiore dei Redentoristi del Vietnam, padre Vincent Nguyen Trung Thanh, ha chiesto preghiere per gli imputati definiti “innocenti non solo di fronte alle loro coscienze ma anche di fronte alla legge”. “Le beatitudini – scrive ancora – sono un invito rivolto a noi ed ai fedeli ad accettare le avversità e i drammi ed a porre la nostra fiducia in Dio, che trasformerà le nostre sofferenze in un bene per coloro che Lo amano”.(B.C.)
Appello dei presuli messicani per limitare il consumo di alcool tra i giovani
◊ In un comunicato, l’arcivescovo e il vescovo ausiliare di Antequera-Oaxaca, in Messico, monsignor José Luis Chávez Botello e monsignor Oscar Campos Contreras hanno esortato a tenere alta l’attenzione verso il problema dell’alcolismo. I presuli hanno parlato delle cause di questo fenomeno che possono essere varie: dalla genetica – da genitori alcolizzati possono infatti nascere figli con la stessa tendenza – all’ambiente che offre poche opportunità e infine alla propaganda che invita al consumo. Entrambi, riporta Zenit, sottolineano che a pesare sull’incremento del fenomeno tra i giovani c’è la “disintegrazione familiare che permette che i figli prendano vie sbagliate nella vita”. I presuli ricordano poi i delitti e gli incidenti nei quali rientra l’alcool, le assenze lavorative e il danno economico che ne consegue. Così invitano a non rimanere indifferenti, a puntare sulla famiglia, a vigilare sulle regole. “Tutti siamo responsabili del futuro dei bambini e dei giovani – ribadiscono - spetta a tutti noi dare l'esempio di responsabilità di fronte al consumo di alcool”.(B.C.)
Al via a Roma la consulta mondiale dell’Ordine del Santo Sepolcro
◊ L’approfondimento della spiritualità, l’incremento degli aiuti ai cristiani del Vicino Oriente e il consolidamento dell’organizzazione e dei mezzi per rispondere ai bisogni della popolazione. Sono le tre priorità – riportate dall’Osservatore Romano – sulle quali sono chiamati a riflettere a partire da oggi i luogotenenti dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i delegati magistrali e i membri del Gran Magistero sotto la direzione del cardinale John Patrick Foley. Il compito della consulta mondiale dell’istituzione vaticana è di sopperire alle necessità del Patriarcato latino di Gerusalemme dove la popolazione continua a soffrire di una profonda crisi politica, economica e sociale che costringe sempre più famiglie a emigrare. La consulta – che si riunisce ogni 5 anni - si concluderà venerdì con un intervento del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone; nel corso dei giorni l’assemblea rifletterà su temi specifici, per l’occasione è stato creato un comitato ad hoc, riunitosi già diverse volte, che ha tra i suoi relatori tra gli altri il gran priore dell’Ordine, Sua Beatitudine Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei Latini e il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura mons. Gianfranco Ravasi. Particolare attenzione verrà data all’incremento delle opere caritatevoli e al rilancio della spiritualità dell’Ordine per la quale è in preparazione un vademecum. (B.C.)
Mons. Fisichella auspica una legge sul fine vita al di là di ogni visione ideologica
◊ Una legge sul fine vita che dovrebbe riguardare la dignità di ogni persona al di là di ogni visione ideologica. E’ uno dei concetti espressi dal mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la vita, durante la lezione inaugurale del master in Bioetica dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”. Ricordando i 60 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il rettore della Pontifica Università Lateranense – come riporta l'agenzia Zenit - ha affermato che “i diritti dell’uomo vanno riempiti dello spirito del tempo e riletti alla luce del progresso scientifico e culturale. Le tecnologie rivoluzionarie che si sono sviluppate negli ultimi anni – ha proseguito - provocano domande di natura etica. Penso alla clonazione, al genoma umano, agli organismi geneticamente modificati, alla sperimentazione selvaggia sulle cellule umane”. Mons. Fisichella ha parlato dei diritti individuali che molti governi occidentali rivendicano ma ne ha sottolineato le carenze in fatto di solidarietà verso i Paesi in via di sviluppo “dove diritti fondamentali come il nutrimento, la sanità e l’istruzione sono calpestati”. Pertanto ha invitato all’apertura alla trascendenza ovvero a riconoscere nell’altro “la nostra stessa dignità, insieme alla centralità della persona umana”. Il presule ha poi sottolineato il diritto alla libertà religiosa costantemente violato in molti Paesi dove si hanno notizie di massacri di cristiani, passati però sotto “l’assordante silenzio delle organizzazioni internazionali”. “Altro principio da rivalutare – ha detto - è la legge naturale, la quale non è un principio cattolico ma la maturazione della legge umana stessa. Già Cicerone affermava che la legge naturale non può essere abrogata dalle leggi umane e l’uomo che disobbedisce alla legge di natura ‘fugge da se stesso’ e si auto rinnega. Essa è stata concessa da Dio all’umanità come segno del suo amore”. Sul testamento biologico, mons. Fisichella ha affermato che “ogni ordinamento giuridico dovrebbe essere fatto per difendere la vita, non per concedere il diritto alla morte: d’altra parte il nostro codice penale condanna il suicidio”. Infine sul caso Englaro ha lamentato la mancanza di informazione perché la ragazza non è una malata terminale “respira da sola – ha detto - non è attaccata ad alcuna macchina, si addormenta la sera e si risveglia la mattina; probabilmente sogna”.(B.C.)
Mons. Bruguès sottolinea l’importante contributo di San Tommaso nella teologia morale
◊ Un grande e luminoso futuro per la teologia morale. E’ l’auspicio di mons. Jean-Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, nel suo intervento a Roma lo scorso 28 novembre nel corso di un convegno per i 30 anni della fondazione della Società Internazionale Tommaso d’Aquino. Il presule – come riporta Zenit – ha riferito delle difficoltà soprattutto in Francia dopo il ’68 dell’insegnamento della teologia morale, ha parlato di “reazioni allergiche” ai maestri della tradizione. “Una generazione – ha detto - che si era trovata priva di ogni forma di cultura cristiana: sapeva di non sapere”. Mons. Bruguès, sottolineando l’importanza di insegnare un “tomismo clandestino”, ha precisato che il “Catechismo della Chiesa Cattolica è il testo che meglio di altri riflette il cambiamento”. Poi ha ricordato le due correzioni fondamentali che permettono di affermare che “la morale del Catechismo si ispira a san Tommaso, come mai era accaduto in precedenza in un testo magisteriale di tale importanza”. “La prima correzione, su suggerimento del cardinal Joseph Ratzinger, verteva - ha aggiunto il presule - sulla morale particolare e disponeva di partire dai comandamenti, così da restare fedeli all’uso tradizionale, e che ogni comandamento dovesse essere spiegato dalle virtù morali e teologali”. “La seconda correzione – ha aggiunto - riguardava la morale generale che come nella Summa di San Tommaso comincia con la creazione dell’uomo a immagine di Dio”. (B.C.)
Bosnia-Erzegovina: la famiglia tra problemi e segni di ripresa
◊ "La famiglia cattolica in Bosnia-Erzegovina, a prescindere dalla crisi che ha scosso il Paese, è ancora un fattore importante per l'educazione religiosa dei giovani". A questa conclusione sono arrivati i partecipanti al convegno "La spiritualità delle famiglie cattoliche in Bosnia-Erzegovina - stato e prospettive", organizzato a Sarajevo, dalla Facoltà di teologia cattolica. Al convegno sono intervenuti mons. Mark Josipović, decano della facoltà, e fr. Zdenko Spajić. Durante il convegno - riferisce l'agenzia Sir - si è ricordato come era la famiglia durante la Jugoslavia comunista e il suo ruolo nel processo di educazione religiosa dei giovani, e si è analizzato lo stato attuale delle famiglie cattoliche in Bosnia-Erzegovina. Inoltre, sono state presentate le linee guida della pastorale della famiglia nel magistero della Chiesa. I due relatori hanno insistito sulla necessità, per la Chiesa cattolica in Bosnia-Erzegovina, di avviare una pastorale organica, che possa promuovere e coordinare le iniziative a livello diocesano e parrocchiale. Inoltre, è stato sottolineato il fatto che in Bosnia-Erzegovina i cattolici sono in calo, e i motivi sono tre: la diminuzione delle nascite, la mancanza di ritorno in Patria da parte dei profughi e degli sfollati, e l'aumento dell'immigrazione. "Bisogna lavorare in sinergia, la Chiesa e le autorità politiche, per fermare questo processo, altrimenti sarà un disastro", hanno affermato i relatori. Durante il convegno sono stati presentati anche i risultati di un sondaggio su famiglia, educazione religiosa e vocazione, realizzato dalla Facoltà di teologia cattolica di Splitu, nel quale sono stati intervistati 160 giovani. Il 90% degli intervistati ha dichiarato di aver ricevuto educazione religiosa in famiglia e 86% ha detto di avere a casa una Bibbia. Inoltre 78% dei giovani sono convinti che Dio li ama, e il 12,90% di loro hanno dichiarato di aver sentito a volte la vocazione alla vita consacrata. (R.P.)
Ucraina: la Chiesa greco-cattolica chiede di essere riconosciuta come "Chiesa repressa"
◊ "I numerosi episodi di repressione contro i fedeli e i ministri della Chiesa greco-cattolica ucraina, compresa la deportazione in Siberia, l'espropriazione dei beni, e la distruzione delle chiese sono elementi che provano l'attività finalizzata alla liquidazione forzata della Chiesa greco-cattolica ucraina". Lo ha dichiarato - riporta l'agenzia Sir - il sindaco di Leopoli, Andrii Sadovyi, in una lettera al presidente ucraino, Victor Yushchenko, nella quale chiede "giustizia storica" per la Chiesa greco-cattolica ucraina e la concessione del riconoscimento di "Chiesa repressa". Sadovyi ha ricordato inoltre che "il regime di quel periodo storico ha ispirato l'organizzazione, nel mese di marzo del 1946, del cosiddetto Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, il quale ha proclamato la sua annessione alla Chiesa ortodossa russa, nonostante che nessuno dei vescovi greco-cattolici ucraini avesse partecipato a tale assemblea, in quanto erano già in prigione". Secondo l'ufficio stampa del Consiglio comunale di Leopoli, il sindaco ha paragonato le azioni del regime sovietico contro i greco-cattolici ad "un genocidio": "Genocidio contro un popolo, contro una nazione o contro una Chiesa sono nozioni equivalenti, che richiedono una dovuta valutazione da parte delle generazioni di oggi". Nel 2009, la Chiesa greco-cattolica ucraina segnerà 20 anni da quando ha ripreso legalmente l'attività, dopo un lungo periodo di persecuzione. (R.P.)
Svizzera: le associazioni caritative per un sistema finanziario più etico
◊ Le organizzazioni caritative svizzere "Fastenopfer" ("Sacrificio quaresimale") e "Brot für alle" chiedono un codice di comportamento a livello internazionale per i finanziamenti allo sviluppo e l'introduzione della Tobin tax. Per la Conferenza Onu a Doha (Qatar), le organizzazioni hanno diffuso una dichiarazione, ripresa dall'agenzia Sir, in cui viene criticato l'atteggiamento mostrato in Svizzera nei confronti della crisi finanziaria attuale. "Fa pensare il fatto che quando il Sudamerica o l'Asia vennero sconvolti dalla crisi finanziaria, nel nostro Paese l'interesse era rivolto solo alle eventuali perdite in borsa. Inoltre" - denunciano le associazioni" - i Paesi industrializzati hanno preso tempo. I milioni di persone nel sud del mondo, trascinate nella povertà dalla crisi, non interessavano". "Diversa la situazione della crisi finanziaria attuale", osservano. "In questo caso si è visto che il Nord sa reagire in modo rapido ed efficace. In pochissimo tempo, la comunità internazionale ha stanziato circa 3.000 miliardi di franchi svizzeri per il salvataggio del sistema bancario. È un importo 30 volte maggiore di quello che i Paesi ricchi spendono ogni anno per gli aiuti allo sviluppo". Le organizzazioni hanno sottolineato l'occasione della Conferenza Onu per "creare un sistema finanziario internazionale più equo" e hanno denunciato al contempo "la considerevole fuga di capitali dai Paesi poveri", di cui "una parte rilevante approda nei conti bancari svizzeri". Accanto all'introduzione di un codice di comportamento internazionale, le organizzazioni hanno rivendicato l'introduzione della Tobin Tax, l'importa minima sulle transazioni su divise. "Con un tasso minimo di 0,005%, ogni anno si raccoglierebbero 33 miliardi di dollari. Questo denaro, insieme con il budget ordinario, potrebbe finanziare gli obiettivi di sviluppo dell'Onu". (R.P.)
Le organizzazioni caritative austriache chiedono di introdurre la deducibilità delle donazioni
◊ Le organizzazioni caritative austriache continuano ad esercitare pressione sulle forze politiche, affinché consentano la deducibilità fiscale delle donazioni. A tal fine, i rappresentanti delle Ong hanno consegnato a Günther Stummvoll, presidente della Commissione per la finanza del Parlamento austriaco, un Dvd in cui sono registrate le dichiarazioni dei vari partiti. Infatti, durante la campagna elettorale tutti i gruppi attualmente rappresentanti in Parlamento si erano detti favorevoli alla deducibilità delle donazioni. Con il Dvd, riferisce l'agenzia Sir, si intende ora invitare i partiti a tener fede a quanto annunciato, in quanto il programma di governo di Spö/Övp non contiene alcun riferimento a provvedimenti in tal senso. Durante la consegna del Dvd, Stummvoll ha assicurato che la deducibilità verrà inserita nella grande riforma fiscale prevista per il 2010, escludendo tuttavia la possibilità che ciò possa avvenire già dal 2009, come auspicato dalle Ong. Sulla dichiarazione di Stummvoll, Franz Küberl, presidente della Caritas, intervistato dall'agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress, ha espresso scetticismo: "La realizzazione ci è stata promessa così tante volte, che noi insistiamo affinché la deducibilità venga introdotta prima possibile. Non accetteremo più promesse consolatorie e aumenteremo la pressione". E davanti al Parlamento si è svolta, il 25 novembre, una manifestazione di protesta cui hanno partecipato, tra gli altri, i rappresentanti di Caritas, Diakonie, Hilfswerk, Licht für die Welt, Croce Rossa, SOS Kindersdorf, Volkshilfe e Medici senza frontiere. (R.P.)
Il cammino delle diocesi francesi in vista della Pasqua 2010 nel segno del dialogo interreligioso
◊ Si è svolta ieri in numerosi luoghi della regione di Parigi la prima delle tre tappe di avvicinamento alla Pasqua del 2010, anno in cui cattolici, protestanti e ortodossi festeggeranno insieme la ricorrenza come accaduto l’8 aprile 2007. Le comunità cristiane – come riporta l’Osservatore Romano - hanno aperto le loro porte, per testimoniare unità e gioia nella piena condivisione della Parola di Dio. Il tema dell’incontro è stato “La luce di Cristo illumina tutti”, per Christine Roberge – delegata all’ecumenismo per la diocesi di Nanterre – è necessario prepararsi. “Il primo passo – ha detto – è in continuità con il Sinodo dei vescovi in Vaticano e cioè condividere la Parola che ci fa vivere. Nel 2009 sarà il Battesimo al centro dell’evento, lo Spirito che ci conduce”. Anche le comunità ortodosse e protestanti si stanno mobilitando con diverse iniziative sempre nel segno dell’ecumenismo. (B.C)
Centomila Vangeli per Natale ai soldati italiani
◊ In una lettera inviata da mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, è stato annunciato l’invio di centomila copie dei Vangeli ai militari. Secondo quanto riporta il Sir, si tratta di un volumetto che riproduce in copertina un opera di Andrea Camassei, San Pietro che battezza i santi Processo e Martiniano, contiene una presentazione dell'arcivescovo, i quattro Vangeli, i Salmi, il Catechismo della Chiesa Cattolica nella versione Compendio, una raccolta di preghiere ed una breve guida alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione. Parlando del tempo di Avvento, mons. Pelvi sottolinea il rischio di essere “distratti dalle lusinghe del nostro tempo e dall’attesa di tanti altri ‘avventi’ in cui si spera disperatamente qualcosa. Per il cristiano – aggiunge - l’Avvento non è il frutto di un processo psicologico, di una maturazione intellettuale e morale, ma l’esperienza dell’incontro con Cristo. L’Avvento, è cammino per l’uomo che si interroga, cerca e vigila pregando”. Da qui l’invito “alla lettura e all’ascolto della Parola di Dio” nella quale, assicura mons. Pelvi, “troverete pace interiore, e tanta forza per affrontare quotidianamente le diverse situazioni dell’esistenza, anche quelle più pesanti e difficili”. (B.C.)
Biglietti di Natale di Medici con l’Africa Cuamm
◊ Acquistando biglietti di Natale dell’ong Medici con l’Africa Cuamm si potrà dare un aiuto per la costruzione di un centro malnutrizione per bambini presso l’ospedale di Wolisso, in Etiopia, che andrà a integrare la pediatria della struttura. Solo nel 2006, scrive il Sir, sono stati assistiti oltre 7 mila bambini, il 26% dei quali aveva però bisogno delle cure di un reparto malnutrizione, che al momento non esiste. La struttura che si intende realizzare sarà composta da 30 posti letto, una sala per le visite ed un magazzino per la stiva delle derrate. Oltre all’attività clinica si effettueranno dei corsi di formazione per le madri, per insegnare loro una corretta alimentazione dei bambini. L’Etiopia, ricorda l’associazione, è uno dei Paesi più poveri al mondo con un reddito pro capite inferiore a 83 euro l’anno e un indice di sviluppo che lo colloca al 177.mo posto su 184 Paesi. (B.C.)
Nigeria: calma carica di tensione a Jos dopo le violenze dei giorni scorsi
◊ Le forze armate nigeriane hanno rafforzato la loro presenza a Jos, il capoluogo dello Stato nigeriano di Plateau, teatro nei giorni scorsi di sanguinosi scontri. I primi rinforzi sono arrivati ieri dalla città di Kaduna, che si trova 200 chilometri più a nord. Le truppe che stanno affluendo oggi provengono da Abuja, la capitale federale. Il servizio di Fausta Speranza:
La gente ha cominciato a tornare per le strade nei quartieri della città meno colpiti dagli scontri, dove il coprifuoco è solo notturno. In quelli più a rischio si è rafforzata la presenza delle pattuglie e il coprifuoco totale resta in vigore. Le violenze di venerdì e sabato scorsi hanno provocato la morte di almeno 200 persone, secondo fonti ufficiali. Altre fonti presentano un bilancio molto più grave, fino a 400 morti. A Jos regna oggi una calma carica di tensione. Diverse migliaia di persone fuggite dalle proprie case sono tuttora rifugiate in chiese, moschee, edifici governativi e caserme, dove avevano cercato scampo alle violenze che ancora una volta, come nel 2001 e nel 2004, hanno visto contrapposti cristiani e musulmani. Mentre l'esercito insieme alla polizia continua a pattugliare le zone della città poste sotto coprifuoco, secondo la Croce Rossa, più di 10.000 abitanti non hanno ancora potuto o voluto rientrare nelle proprie case. Il vescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama nega che vi siano stati ''musulmani uccisi nelle moschee'', come riportato da alcuni media lasciando intendere che l'eccidio possa essere stato opera di cristiani. Alla domanda su quale sia la vera causa degli attacchi, risponde così:
R. - I can’t tell you what is the origin...
Non so dirle quale sia l’origine di questo scontro. Eppure, i media internazionali sembrano sicuri di saperlo, e ci dicono: “E' questa la causa”, e continuano a raccontare storie che non sono assolutamente vere. Quello che io so è questo: che ci sono state le elezioni e un gruppo particolare si aspettava che la presidenza del governo locale di Jos sarebbe andata ad un musulmano. Ora, dopo le elezioni, è apparso invece che la vittoria sarebbe andata ai candidati del partito reggente, il Partito democratico del popolo (Pdp), avrebbe vinto. Mentre il candidato musulmano era nell’Anpp, il partito del popolo di tutti i nigeriani. Quando si è capito che il Pdp avrebbe vinto, l’Anpp - che in larga scala raggruppa i musulmani - hanno cominciato a reagire. Io penso che il punto sia questo. Pensavamo che la crisi fosse limitata solo alla politica, ma quello che poi ci ha stupito e scioccato è che sono arrivati a distruggere le chiese e le proprietà della Chiesa. Allora abbiamo detto: “Qui non si tratta di politica, questa è violenza religiosa mirata ai cristiani, pianificata e orchestrata”, e a questa violenza non troviamo nessuna spiegazione ragionevole. Quindi, se lei ora mi chiede il perché della crisi io francamente le direi: non lo so. Ma quello che so è che i movimenti politici dei giorni precedenti hanno innescato quella tensione che poi è stata convogliata in una lotta per una causa politica. Hanno concentrato la loro energia nella lotta alla Chiesa, che ha portato a questa situazione di rivolta religiosa.
Attentato nel nordovest del Pakistan - proseguono gli scontri a Karachi
Ancora sangue in Pakistan: 10 morti per un attentato nel nordovest del Paese, mentre sale il bilancio delle vittime degli scontri a Karachi. Inoltre, nella regione di Bajaur, al confine con l'Afghanistan, l'esercito pakistano ha ucciso 15 militanti ritenuti collegati ad Al Qaida. Il servizio di Federica Andolfi:
Dieci morti, tutti civili tranne un poliziotto, e 20 feriti è il bilancio dell'attentato kamikaze di stamani nei pressi di Mingora, nella valle dello Swat, nella parte nordoccidentale del Pakistan. La zona è da mesi teatro di scontri tra forze governative e militanti filo-talebani. E sale a 38 il bilancio delle vittime degli scontri che si susseguono da ieri a Karachi, la città più popolosa del Pakistan, e che vedono contrapposti esponenti di due partiti politici. Oltre 100 i feriti e almeno 40 persone arrestate. Il governo locale ha imposto il divieto di scendere in piazza per manifestare, ma decine di persone per strada continuano a bruciare veicoli e a distruggere vetrine, negozi e uffici governativi. Le violenze sono scoppiate ieri tra militanti della coalizione musulmana al potere, il Movimento Muttahida Qaumi (Mqm), e quelli del partito nazionalista pashtun Awami. Il governo pakistano ha inviato in zona 800 paramilitari per tentare di riportare la calma. A proposito di Pakistan, va detto che sembrano provenire tutti da questo Paese gli attentatori di Mumbai. Il terrorista catturato durante gli attentati nella città indiana ha detto di aver affrontato mesi di addestramento ad azioni di commando in un campo di militanti islamisti in Pakistan. Da parte sua, il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, ha esortato il Pakistan a mostrare collaborazione "assoluta" e "totale trasparenza" con l'India nelle indagini sui responsabili degli attentati di Mumbai.
Ancora dimissioni eccellenti in India
E in seguito agli attentati a Mumbai e al presunto coinvolgimento di cellule pakistane, continuano in India dimissioni eccellenti. Dopo il passo indietro ieri del ministro degli Interni e del consigliere della Sicurezza nazionale, oggi anche il ministro provinciale dell'Interno indiano, Patil, e il primo ministro della provincia indiana di Maharashtra, Deshmuk, hanno lasciato il governo. E intanto, è allarme anche a New Delhi per un possibile attacco terroristico in seguito ad una e-mail che annuncerebbe nella capitale attacchi simili a quelli di Mumbai. Obiettivi sarebbero l'aeroporto Indira Gandhi e le tre stazioni ferroviarie. Il messaggio è stato firmato dai Deccan Mujaheddin, gli stessi che hanno rivendicato l'attacco a Mumbai. All'aeroporto di Delhi, la polizia indiana ha già aumentata la sorveglianza.
Afghanistan
Dieci persone sono state uccise in un attentato compiuto da un terrorista suicida contro un veicolo della polizia. L'attentato è avvenuto nella provincia di Helmand, roccaforte dei talebani, nel sud dell'Afghanistan. Due agenti e otto passanti sono rimasti uccisi, ferite una trentina di persone. L'attentato è stato rivendicato dai talebani. Le dieci vittime, ha reso noto il capo della polizia di Helmand, Assadullah Shairzad, sono otto civili e due poliziotti, uccisi dall'attentato che è stato compiuto nella piazza principale del distretto di Musa Qala. I feriti sono 25 passanti che erano nella piazza e altri due poliziotti, per una totale di 27 persone. In un altro attacco, militanti talebani hanno sparato contro il capo del distretto di Ander, nella provincia di Ghazni, uccidendolo. Il portavoce del governatore di Ghazni, Ismail Jihangir, ha confermato che l'uccisione è stata rivendicata anche in questo caso da talebani.
Almeno 30 morti in Iraq per esplosioni a Baghdad e Mossul
E' salito ad almeno 15 morti e 45 feriti il bilancio delle vittime del duplice attentato di questa mattina a Baghdad, mentre l'esplosione avvenuta nella città settentrionale di Mossul ha provocato la morte di almeno 14 persone e il ferimento di oltre 30. L'attentato nella capitale è stato compiuto sul viale Palestina, nel centro della città, davanti all'Accademia di polizia. L’esplosione a Mossul è avvenuta nel quartiere occidentale noto come 'Nuova Mossul'.
Striscia di Gaza
La marina militare israeliana ha respinto oggi al largo di Gaza una nave libica che intendeva raggiungere la Striscia per consegnare alla popolazione aiuti umanitari per un valore complessivo di 15 milioni di dollari. Lo ha detto il parlamentare palestinese, Jamal al-Khudari, presidente del Comitato popolare contro l'assedio. Al-Khodari ha precisato che la Marina israeliana non ha fatto ricorso ad armi da fuoco. La nave, ha aggiunto, si sta dirigendo verso le acque egiziane, in direzione di el-Arish.
Romania
Nuova svolta nell'esito delle elezioni politiche in Romania: secondo gli ultimi risultati parziali resi noti dall'Ufficio elettorale centrale, dopo lo spoglio del 92,73% dei voti, al primo posto risulta ora l'alleanza tra il Partito socialdemocratico e quello conservatore (Psd-Pc, all'opposizione), con il 33% alla Camera e il 33,99% al Senato. Il Psd-Pc, dato ieri sera con gli exit poll al primo posto e stamani - in base ai primi risultati parziali - al secondo, risulta comunque testa a testa con il Partito democratico-liberale (Pdl, centro-destra, all'opposizione), vicino al presidente, Traian Basescu, indicato al 32,57% alla Camera e al 33,79% al Senato. Al terzo posto, sono i liberali del premier, Calin Popescu Tariceanu, con il 18,32% alla Camera e il 18,49% al Senato. Stamani, i risultati parziali davano al primo posto il Pdl.
Ucraina
In Ucraina, la crisi finanziaria allontana l'ipotesi di elezioni parlamentari anticipate alle quali, peraltro, resta contrario il partito della premier, Iulia Timoshenko. Per il capo del gabinetto presidenziale, Viktor Baloga, votare la legge di bilancio per il 2009 ed eleggere il presidente della Rada restano le priorità, mettendo in secondo piano mandati e elezioni. Domani è in programma una seduta plenaria della Rada, che dovrà eleggere il nuovo presidente, dopo le dimissioni di Arsenii Iazeniuk, il 12 novembre. Oggi, secondo quanto riferito dal Ministero dell'energia, il Paese ha interrotto le importazioni di energia elettrica dalla Russia,a causa della mancanza di fondi dovuta alla crisi finanziaria internazionale.
Thailandia
I manifestanti antigovernativi in Thailandia per paura di altri attacchi hanno cominciato ad evacuare la sede del governo, che occupano dal 26 agosto scorso, per concentrare la loro azione sugli aeroporti di Bangkok. Una granata contro la sede governativa, nella notte fra sabato e domenica scorsi, ha fatto 49 feriti, mentre altri attacchi erano stati condotti nei giorni precedenti. Intanto, circa 40 aerei - col solo equipaggio a bordo - hanno potuto lasciare oggi l'aeroporto internazionale di Bangkok, bloccato da quasi una settimana dagli oppositori del governo, in base a un accordo tra autorità aeroportuali e dimostranti. Gli aerei potranno così caricare in altri scali i passeggeri. Il presidente dell'autorità aeroportuale thailandese (Aot) fa sapere che, per riaprire e far ripartire l'aeroporto Suvarnabhumi di Bangkok, ci vorrà almeno una settimana dalla fine del sit-in dei manifestanti per verificare i sistemi informatici.
Russia
A Makhachkala, capitale della Repubblica russa del Daghestan, ieri sera tre poliziotti e un passante sono rimasti uccisi in seguito ad una sparatoria contro un posto di blocco. Nella conflitto a fuoco è rimasto ucciso anche uno degli assalitori, ma gli altri elementi del commando sono riusciti a fuggire. Il Daghestan è la più grande delle Repubbliche russe del Caucaso settentrionale e negli ultimi due anni la zona è segnata dalle violenze nella vicina Cecenia, dove dal 1994 le forze di Mosca sono in lotta contro un agguerrito movimento separatista. Gli attentati dinamitardi e gli scontri a fuoco si ripetono ormai quasi quotidianamente. Lo scorso ottobre, cinque agenti di polizia furono uccisi e altri nove rimasero feriti in un attacco della guerriglia. A causa delle condizioni economiche difficili e della crescente presenza delle forze russe, secondo gli esperti, il Daghestan sta diventando un terreno di reclutamento sempre più fertile per i gruppi radicali islamici.
Nucleare Corea del Nord
I capi delegazione delle trattative sul disarmo nucleare della Corea del Nord di Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud si incontreranno mercoledì 3 dicembre a Tokyo, in vista della riunione dei Sei di Pechino, in programma l'8 dicembre. Il vertice trilaterale - che come ha spiegato il Ministero degli esteri nipponico era in programma da tempo - ha comunque lo scopo di preparare le linee-guida sulle procedure di controllo dello smantellamento degli impianti atomici di Pyongyang da sottoporre alla riunione dei Sei, della cui fanno parte anche Corea del Nord, Cina e Russia.
Ennesima esplosione in miniera in Cina
In Cina, 15 minatori sono morti in seguito ad un’esplosione in una miniera di carbone nel nordest del Paese. Secondo fonti d’informazione locali, 10 persone sarebbero riuscite a mettersi in salvo. La miniera si trova nella regione di Heilongjiang, è legale e ha una produzione annuale pari a 40 mila tonnellate di carbone. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 336
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