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Sommario del 20/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa nella Messa a St. Patrick: “La Chiesa promuova sempre la cultura della vita”
  • La libertà sia sempre radicata nella verità della persona umana: così, il Papa a migliaia di giovani incontrati al Seminario St. Joseph di New York
  • “La fede ci aiuta a vedere la vita come Dio la vede”: così, il Papa ai bambini disabili, incontrati nella Cappella del Seminario St. Joseph
  • A Ground Zero, il Papa porta un messaggio di speranza di fronte alle manifestazioni del male: così, ai nostri microfoni, padre Federico Lombardi
  • La Chiesa in lutto per la morte del cardinale colombiano Alfonso Lòpez Trujillo, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. Da tempo gravemente malato, si è spento ieri all’età di 72 anni
  • Oggi in Primo Piano

  • Con il discorso all'ONU, il Papa ha sottolineato la vera natura dei diritti umani: la riflessione della storica Lucetta Scaraffia
  • Chiesa e Società

  • Oggi le elezioni presidenziali in Paraguay: favorito Fernando Lugo, rovente il clima politico delle ultime ore
  • Per la Pasqua ebraica atteso a Gerusalemme circa un milione di pellegrini
  • Sidney 2008: i giovani salesiani si preparano alla GMG in due incontri. Il primo si svolgerà a Melbourne l'11 luglio
  • Si svolge oggi a Madrid l'incontro dei comunicatori sociali sul tema dell'opinione pubblica
  • Regno Unito: religiosi a Westminster per chiedere una legislazione più severa in difesa dell'ambiente
  • A Bruxelles quattro seminari sul dialogo interreligioso per "rafforzare la coesione sociale in Europa"
  • I giovani missionari di Villaregia in raduno per tre giorni. Dieci di loro sono in partenza per il Mozambico
  • Si celebra il 24 aprile la "Giornata della memoria del popolo armeno": a Milano la Divina liturgia nella Basilica di Sant'Ambrogio
  • Terminato il restauro dell'Altare di Sant'Ignazio nella Chiesa del Gesù a Roma. Martedì la presentazione
  • A Roma endocrinologi ed esperti di malattie rare discutono un nuovo approccio per migliorare la qualità della vita dei propri pazienti
  • Il presidente nazionale di "Rinnovamento dello Spirito" spiega il tema della prossima Convocazione, in programma ai primi di maggio
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sri Lanka: ucciso un sacerdote cattolico, attivista dei diritti umani

  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa nella Messa a St. Patrick: “La Chiesa promuova sempre la cultura della vita”

    ◊   Ultimo giorno di Benedetto XVI in terra americana. Tra poco più di un’ora la toccante visita del Papa a Ground Zero, poi nel pomeriggio celebrerà una Messa nello "Yankee Stadium" di New York. Il Pontefice è davvero entrato nel cuore del popolo statunitense. Lo si coglie dall’ampiezza della copertura mediatica, dai servizi televisivi che seguono costantemente il Papa, dai sentimenti della gente che viene intervistata. E dal calore con cui viene accolto, da tutti. Ieri, la Messa nella cattedrale di St. Patrick a New York con oltre tremila tra sacerdoti, religiosi e religiose, ha sottolineato anche la gioia della Chiesa americana di poter festeggiare con il Papa il terzo anniversario della sua elezione al soglio pontificio. Dal canto suo, Benedetto XVI, nel suo saluto radiofonico - rilasciato dopo la Messa - all’emittente della diocesi di New York, “Cyrius Satellite Radio”, ha ringraziato dicendo: “La missione essenziale del Successore di Pietro è confermare i fratelli e le sorelle nella fede. Io sono venuto per compiere questa missione, per confermare i miei fratelli nella fede, ma ora devo dire che i cattolici americani stanno confermando me nella mia fede. Questo mi dà una grande gioia e posso soltanto ringraziare voi, per questa meravigliosa realtà che io ritorno confermato nella mia fede dalle mie sorelle e fratelli degli Stati Uniti”. Sulla Messa nella Cattedrale di St. Patrick, il servizio del nostro inviato negli Stati Uniti, Pietro Cocco:


    Un lunghissimo, caloroso applauso ha accolto il Papa ieri nella cattedrale di St. Patrick a New York, un luogo storico e punto di riferimento della comunità cattolica della città, chiamata la “casa di preghiera per tutti i popoli”, perchè ogni domenica viene celebrata Messa in trentacinque lingue diverse. Ad accoglierlo l’arcivescovo di New York, il cardinale Edward Egan, insieme al sindaco della città, Michael Bloomberg, insieme a tremila tra sacerdoti, religiosi e religiose, che hanno partecipato alla celebrazione eucaristica con il Papa. E all’intera chiesa statunitense, Benedetto XVI si è rivolto idealmente nel tracciare alcune linee guida, invocando “una nuova Pentecoste per la chiesa in America”. La sua omelia è stata tutta centrata sulla chiamata all’unità spirituale della Chiesa, e “sulle nostre vocazioni particolari all’interno dell’unità del Corpo mistico”:

    “The Church, as “a people made one by the unity of the Father, the Son and the Spirit”...
    La Chiesa come “popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (cfr Lumen gentium, 4) è chiamata a proclamare il dono della vita, a proteggere la vita e a promuovere una cultura della vita”.

    E’ questa oggi la sfida più urgente, ha ricordato il Papa, nè potrebbe essere altrimenti, perché la proclamazione della vita in abbondanza, la nostra salvezza, è al centro dell’evangelizzazione. Questa vita ha il suo cuore nel Dio trinitario, che è comunione di amore puro e libertà infinita. E’ questo il messaggio di speranza che i cristiani sono chiamati ad annunziare ed incarnare nel mondo, comunicando la gioia che nasce dalla fede e dall’esperienza dell’amore di Dio.

     
    Prendendo quindi a spunto le forme neogotiche della cattedrale di St. Patrick e della luminosità delle sue vetrate, Benedetto XVI ha esortato ad essere capaci di attrarre nel mistero di luce della vita ecclesiale tutta la gente, che spesso rimane fuori pur sentendo profondamente un bisogno di spiritualità. Ed ha richiamato l’attenzione di tutti sull’importanza della conversione personale e intellettuale:

    “For all of us, I think, one of the great disappointments which followed the Second Vatican Council,…
    Una delle grandi delusioni che seguirono il Concilio Vaticano II, con la sua esortazione ad un più grande impegno nella missione della Chiesa per il mondo, penso, sia stata per tutti noi l’esperienza di divisione tra gruppi diversi, generazioni diverse e membri diversi della stessa famiglia religiosa”.
     
    Abbiamo bisogno, ha sottolineato Benedetto XVI, sia di una prospettiva fondata sulla fede sia di unità e collaborazione nel lavoro dell’edificazione della Chiesa. Questo significa - ha aggiunto rivolto ai sacerdoti, religiosi e religiose, e a tutta la Chiesa americana - che possiamo andare avanti solo se fissiamo il nostro sguardo su Cristo, aprendoci magari verso punti di vista che non coincidono del tutto con le nostre idee, ma ascoltando ciò che lo Spirito dice a noi e alla Chiesa.

     
    Ad esempio di questa unità di visione e di intenti, che è stata anche la grande forza della crescita sorprendente della Chiesa in America, il Papa ha poi additato l’opera straordinaria di un sacerdote americano, Michael McGivney, fondatore dei Cavalieri di Colombo. E con lui ha richiamato l’eredità spirituale di generazioni di religiose, religiosi e sacerdoti che silenziosamente hanno dedicato la loro vita al servizio del popolo in innumerevoli scuole, ospedali e parrocchie.

     
    Benedetto XVI ha così chiamato tutti ad essere forze di unità all’interno della Chiesa, impegnandosi ad essere i primi a cercare la riconciliazione, a perdonare i torti, ad evitare le contese:
     
    “In the finest traditions of the Church in this country, …
    In conformità con le tradizioni più nobili della Chiesa in questo Paese, siate anche i primi amici del povero, del profugo, dello straniero, del malato e di tutti i sofferenti! Agite come fari di speranza”.


    In questo modo, ha concluso, lo Spirito ci renderà pietre vive del tempio che sta innalzando proprio adesso in mezzo al mondo:


    “The spires of Saint Patrick’s Cathedral are dwarfed by the skyscrapers of the Manhattan skyline, …
    Proprio come le torri della cattedrale di St. Patrick, che tra i grattacieli di Manhattan sono il segno vivo della costante nostalgia dell’uomo di elevarsi a Dio”.

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    La libertà sia sempre radicata nella verità della persona umana: così, il Papa a migliaia di giovani incontrati al Seminario St. Joseph di New York

    ◊   “Mostrate al mondo la ragione della vostra speranza”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai giovani e seminaristi americani, incontrati ieri sera al Seminario di St. Joseph di New York. Incentrato sulle figure di alcuni Santi e Beati statunitensi, il raduno è stato contraddistinto da un clima di grande entusiasmo. Tanti i momenti significativi dell’evento culminati nell’appassionato discorso del Papa sui fondamenti della libertà. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
     
    (Applausi)

    La libertà, per essere autentica, deve fondarsi sulla verità: è il messaggio vibrante consegnato da Benedetto XVI agli oltre 20 mila giovani americani incontrati nel campo sportivo del seminario St Joseph di New York. Un evento gioioso in stile GMG: il Papa è stato accolto con applausi, cori, sventolii di bandiere. Un entusiasmo ricambiato dal Santo Padre che, a sorpresa, è sceso dal palco ed è andato a stringere le mani dei ragazzi che lo acclamavano a gran voce. Giovani e seminaristi hanno anche rivolto gli auguri in tedesco al Papa per il suo 81.mo compleanno e per il suo terzo anniversario di Pontificato:

     
    (Cori)
     
    Un omaggio particolarmente gradito dal Santo Padre che ha detto: “Do a tutti voi un trenta e lode per la vostra pronuncia tedesca!”. E’ stata dunque la volta del discorso ai giovani. Papa Benedetto ha aperto il suo cuore, ritornando con la memoria alla sua giovinezza, durante gli anni bui del nazismo:

     
    “My own years as a teenager were marred by a sinister regime…”
    “I miei anni da teenager – ha rammentato – sono stati rovinati da un regime infausto che pensava di possedere tutte le risposte”. Il suo influsso, ha detto, “crebbe penetrando nelle scuole e negli organismi civili come nella politica e addirittura nella religione, prima di essere pienamente riconosciuto per quel mostro che era”. Quel regime, ha aggiunto, “mise Dio al bando e così diventò inaccessibile per tutti ciò che era vero e buono”. Ed ha sottolineato che molti, in quegli anni, vennero in America “proprio per sfuggire a tale terrore”. Il Papa ha ringraziato Dio per le “libertà che sono emerse grazie alla diffusione della democrazia e del rispetto dei diritti umani”. “Il potere distruttivo tuttavia rimane”, ha affermato, “ma esso non trionferà mai, è stato sconfitto”. Questa, ha rassicurato, è proprio “l’essenza della speranza che ci distingue come cristiani”. Il Papa si è poi soffermato su quelle tenebre che ancora oggi avvolgono tante persone:

     
    “A first group of examples pertains to the heart…”
    “Il primo gruppo di esempi – ha costatato – appartiene al cuore”. Qui, è stata la sua riflessione, “i sogni e desideri che i giovani perseguono possono essere così facilmente frantumati e distrutti”. Il Santo Padre pensa a “quanti sono colpiti dall’abuso della droga”, “dalla mancanza di una casa e dalla povertà, dal razzismo, dalla violenza e dalla degradazione, particolarmente ragazze e donne”. Situazioni, è stato il suo monito, che hanno in comune “un atteggiamento mentale avvelenato che si manifesta nel trattare le persone come meri oggetti”, permettendo l’affermarsi di “un’insensibilità di cuore che prima ignora e poi deride la dignità data da Dio ad ogni persona umana”. C’è poi, ha proseguito, una seconda zona di tenebre, che colpiscono lo spirito:

     
    “The manipulation of truth distorts our perception of reality…”
    “La manipolazione della verità – è stato il suo richiamo – distorce la nostra percezione della realtà ed intorbida la nostra immaginazione e le nostre aspirazioni”. Il Papa si è soffermato sul valore della libertà, la cui importanza “deve essere rigorosamente salvaguardata”. Tuttavia, ha precisato, la libertà “può essere fraintesa o usata male così da non condurre alla felicità che tutti da essa ci aspettiamo ma verso uno scenario buio di manipolazione, nella quale la nostra comprensione di noi stessi e del mondo si fa confusa o viene addirittura distorta da quanti hanno un loro progetto nascosto”. Quante volte, ha rilevato, “la rivendicazione della libertà viene fatta, senza mai fare riferimento alla verità della persona umana”:

     
    “In some circles to speak of truth is seen as controversial…”
    In alcuni ambienti, ha detto ancora, “il parlare della verità viene considerato fonte di discussioni o divisioni e quindi da riservarsi piuttosto alla sfera privata”. E ha messo in guardia dal relativismo: “Al posto della verità o meglio, della sua assenza – ha detto - si è diffusa l’idea che, dando valore indiscriminatamente a tutto, si assicura la libertà e si libera la coscienza”. Ma, si è chiesto, “che scopo ha una libertà che, ignorando la verità, insegue ciò che è falso o ingiusto?”. La verità, ha aggiunto, “non è un’imposizione”, “né un insieme di regole”, “è la scoperta di Uno che non ci tradisce mai”. In definitiva, ha detto il Papa, “la verità è una persona: Gesù Cristo”. Ricordando alcune grandi figure di Santi americani, il Papa ha messo l’accento sul loro essere testimoni della speranza, capaci di liberare altri dalle tenebre del cuore e dello spirito. Anche quando “siamo tentati di chiuderci in noi stessi”, ha affermato, si può prendere coraggio fissando lo sguardo sui nostri Santi. La “diversità delle loro esperienze della presenza di Dio – ha aggiunto – ci suggerisce di scoprire nuovamente la larghezza e la profondità del cristianesimo”. E qui il Papa ha fatto un appello ad esercitare la fantasia nel discepolato cristiano:

     
    “Sometimes we are looked upon as people…”
    “A volte – ha notato – siamo considerati persone che parlano soltanto di proibizioni”. Eppure, “niente potrebbe essere più lontano dalla verità! Un autentico discepolato cristiano è caratterizzato dal senso dello stupore. Stiamo davanti a quel Dio che conosciamo e amiamo come un amico, davanti alla vastità della sua creazione e alla bellezza della nostra fede cristiana”. L’esempio dei Santi, ha quindi affermato, ci invita a considerare “quattro aspetti essenziali del tesoro della nostra fede: preghiera personale e silenzio, preghiera liturgica, carità praticata e vocazioni”. Il Papa ha invitato i giovani a sviluppare “un rapporto personale con Dio”. E li ha spronati ad impegnarsi nel servizio agli altri, agli emarginati che si trovano tuttora a New York come nei suoi dintorni:
     
    “And new injustices have arisen: some are complex…”
    Sono emerse “nuove ingiustizie”, ha rilevato con rammarico, “anche il nostro comune ambiente di vita, la terra stessa – ha avvertito – geme sotto il peso dell’avidità consumistica e lo sfruttamento irresponsabile”. Poi, parlando delle vocazioni, ha espresso gratitudine ai genitori, “primi educatori nella fede” e ha esortato i seminaristi a rifuggire da “ogni tentazione di ostentazione, carrierismo o vanità”, tendendo piuttosto verso “uno stile di vita caratterizzato veramente da carità, castità e umiltà, nell’imitazione di Cristo”. Il lungo discorso del Papa ai giovani e ai seminaristi si è concluso con un’esortazione a parlare con gli altri della verità di Cristo, a rendere ragione della speranza cristiana. Infine, un arrivederci a Sydney per la Giornata Mondiale della Gioventù, di cui questo incontro newyorkese è sembrato davvero un’anticipazione.

     (Canti)

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    “La fede ci aiuta a vedere la vita come Dio la vede”: così, il Papa ai bambini disabili, incontrati nella Cappella del Seminario St. Joseph

    ◊   Sempre ieri, prima di incontrare i giovani ed i seminaristi, nella Cappella del Seminario di Saint Joseph il Papa ha rivolto un caloroso saluto a 50 bambini diversamente abili e malati oncologici, accompagnati dai loro genitori. Nel suo breve discorso, Benedetto XVI ha pronunciato parole di incoraggiamento, ricordando che la fede “ci aiuta a vedere la vita come Dio la vede”. Il servizio di Isabella Piro:

    (canto)

    Angeli dalle ali invisibili, ma forse, proprio per questo, ancora più grandi. Erano cinquanta i bambini che ieri hanno incontrato il Santo Padre nella cappella del seminario di Saint Joseph. Tra loro, molti diversamente abili e alcuni malati oncologici. Benedetto XVI li ha salutati uno per uno: per tutti ha avuto una carezza, un sorriso di incoraggiamento, un gesto di benedizione. E a tutti ha ricordato l’importanza della vita:

     
    “God has blessed you with life, and with differing talents and gifts…
    Dio vi ha benedetto con il dono della vita e vi ha dato anche altri talenti e qualità. Attraverso questi doni voi potete servire in molti modi Dio e la società”.

     
    “Sebbene il contributo di alcuni possa apparire grande e quello di altri più modesto – ha aggiunto - il valore della testimonianza dei nostri sforzi costituisce sempre, per tutti, un segno di speranza”. Di qui, l’esortazione a non disperare mai, aiutati dalla forza della fede:

     
    “Sometimes it is challenging to find a reason for what appears only as a difficulty to be overcome or even pain to be endured…
    A volte è arduo trovare una ragione per quanto appare soltanto come una difficoltà da superare o un dolore da affrontare”.

     
    “Nonostante ciò - ha ribadito - la fede ci aiuta a spalancare l’orizzonte al di là di noi stessi e vedere la vita come Dio la vede. L’amore incondizionato di Dio, che raggiunge ogni individuo, è un indicatore di significato e di scopo per ogni uomo”. Infine, il Papa stesso si è affidato alle preghiere dei bambini:

     
    “Please do continue to pray for me. As you know I have just had another birthday. Time passes!...
    Vi chiedo di pregare anche per me Come sapete, ho appena compiuto un altro anno. Il tempo vola!”

     
    Ad accogliere Benedetto XVI nella cappella sono state le voci dei giovani cantori della Cattedrale di San Patrizio ed i gesti del Coro dei sordi dell’arcidiocesi. Tre bambini hanno poi donato al Papa un disegno, ringraziandolo con queste parole:

     
    “Holy Father, thank you…
    Santo Padre grazie per averci riservato del tempo nella sua visita a New York. La sua presenza ispira le nostre coscienze e ci spinge ad amare di più Gesù. Possa la sua presenza ricordare ancora a tutti, nel nostro mondo, che tutta la vita umana è preziosa e sacra, anche quando si trova sottoposta a delle sfide”.

     
    (canto)

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    A Ground Zero, il Papa porta un messaggio di speranza di fronte alle manifestazioni del male: così, ai nostri microfoni, padre Federico Lombardi

    ◊   “Cristo nostra Speranza”: il tema del viaggio apostolico negli USA di Benedetto XVI ha contraddistinto anche la giornata di ieri, tanto nella cattedrale di St. Patrick quanto nell’incontro con i giovani al seminario di St. Joseph. Il Papa ha saputo suscitare nei fedeli quella speranza che è al cuore di questa visita negli Stati Uniti. Ecco la riflessione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente a New York da Alessandro Gisotti:


    R. – Sono stati momenti di enorme entusiasmo, direi proprio di una partecipazione sentita. Il Papa ha sviluppato con i fedeli il discorso positivo, cioè quanto è bello credere, quanto è bello far parte della Chiesa che annuncia la parola di speranza. Nella mattina c’è stata quell’immagine bellissima delle vetrate della Cattedrale che da fuori sembrano oscure, mentre dall’interno quelle stesse vetrate sono meravigliose. Chi entra nella comunità e la vive profondamente si rende conto di partecipare ad un’esperienza di luce, ad un’esperienza di santità, di amore, di speranza. Questa è stata la chiave con cui il Papa ha proposto l’essere cristiani, l’essere inseriti nella Chiesa con grande unità e con grande amore tra tutti coloro che ne fanno parte. E i giovani hanno capito benissimo questo stesso messaggio nel pomeriggio, quando il Papa ha detto che la nostra fede, la nostra religione, non ci porta a proibire delle cose, ma ci porta a fare positivamente il bene, a capire ed annunciare positivamente l’amore, la vita, perché questi sono i comandamenti di Dio, il loro significato. C’è stato un applauso enorme. I giovani questo l’hanno capito perfettamente. Ed è una caratteristica del modo in cui Benedetto XVI vuole presentarci il cristianesimo.

     
    D. – Ieri, bagno di folla per Papa Benedetto sulla Fifth Avenue di New York. Un entusiasmo che ha contraddistinto questo viaggio sin dalle sue battute iniziali. Come ha accolto il Santo Padre queste corali manifestazioni di affetto?

     
    R. – Certamente con grandissima gioia. Si vede che il Papa è contento e che nella sua semplicità umana è grato di queste manifestazioni di amore, di affetto, di comprensione. Egli ha dimostrato anche nei suoi discorsi di capire il positivo del popolo americano nella sua storia e nei suoi valori. E la riposta è stata entusiastica. Ieri, quando il Papa ha parlato brevemente al canale radio cattolico, con poche parole a braccio, ha detto: “Io ero venuto per confermarvi nella fede, ma in realtà siete stati anche voi che mi avete confermato, con la vostra risposta, con il vostro entusiasmo, con il vostro affetto”. Ecco, questa è stata un’espressione tipica dell’atteggiamento del Papa, che va con grande semplicità e spontaneità incontro all’altro, e che si rallegra del fatto che l’altro capisca. Sente come un conforto per sé, per il suo Ministero, per la sua età, che non è ricchissima di forze umane, perchè è un’età avanzata… sa di avere bisogno di essere aiutato, incoraggiato da una risposta positiva, non solo di chi collabora con lui, ma di chi lo ascolta e lo capisce e quindi lo invita a continuare con gioia, con slancio il suo Ministero. Poi, in questi giorni era anche il suo compleanno e l’anniversario del suo Pontificato e quindi la gente, che vive spontaneamente anche queste circostanze, gli ha fatto gli auguri con grande spontaneità. Il Papa ha vissuto questi giorni, quindi, nella gioia, nella gratitudine per Dio e per coloro che lo accolgono e lo accompagnano nel suo servizio.

     
    D. – Parlando con i giovani al Seminario St. Joseph, il Papa ha sottolineato come la libertà debba sempre basarsi sulla verità e non ha mancato di ricordare la sua esperienza personale di ragazzo, durante gli anni terribili del nazismo. Un riferimento che ha colpito...

     
    R. – Certamente, tutti gli elementi di carattere autobiografico dicono di un’esperienza vissuta, quindi danno anche intensità al discorso. Il tema del nazismo, per quanto ormai sia lontano nel tempo da diversi decenni - ci si riferisce ad un tempo della storia che questi giovani non hanno vissuto di persona - è però nella coscienza dell’umanità come uno dei tempi più duri, più tristi, più terribili, di negazione della dignità della persona umana, che appartengono all’esperienza dell’umanità nel secolo passato. E questo fatto, naturalmente, ha toccato. Il Papa, pur con la sua serenità, con la sua affermazione lucida dei valori della dignità e dell’amore, fa capire che sa che nella storia umana questo male c’è, c’è stato e ci può essere ancora. Questo dà naturalmente un grande realismo e una grande profondità ad ogni impegno di amore, ad ogni parola di speranza.

     
    D. – Fra poco si celebrerà il momento simbolicamente più forte del viaggio, la visita del Santo Padre a Ground Zero. Quale significato dare a questo evento tanto atteso?

     
    R. – Mi sembra chiaro che vuole essere anche questo un momento di speranza, di speranza realistica. Prima si parlava del nazismo e dei suoi danni per la persona umana, per l’umanità, nel secolo passato. A Ground Zero siamo di fronte alla manifestazione delle conseguenze dell’odio ai nostri giorni, per lo meno nei tempi estremamente recenti. Una manifestazione dell’odio che è di misura tale da essere anche veramente misteriosa, superiore alla nostra capacità di immaginazione. Ma proprio di fronte a questo, noi ci raccogliamo in preghiera, silenziosamente, davanti a Dio, per chiedere la luce e il conforto per continuare a sperare, per essere capaci di fronte a questo grande cratere di vuoto di amore che Ground Zero rappresenta, di ricostruire invece una società riconciliata, un futuro di speranza. Quindi, un momento di grande compassione, di grande partecipazione, per un dolore che per i parenti delle vittime continua ad essere estremamente presente. Il Papa con la preghiera invita tutti a ricordare che è stata un’esperienza di odio e di dolore, ma è stata anche, nel momento stesso della tragedia, un’esperienza di solidarietà e di amore, perché tanti hanno dato la loro vita per aiutare coloro che erano colpiti in quel momento. Questo dà un messaggio che continua e che deve diventare sempre più forte, in modo tale da guardare avanti, volendo tutti costruire insieme una società migliore, tagliando le radici dell’odio e del terrorismo e sapendo di resistere sempre con forza. Quindi, è di nuovo un grande messaggio, non solo per il popolo dell’America, ma anche per tutta l’umanità. Come il discorso alle Nazioni Unite è stato un momento di messaggio di fondamenti nel rispetto della persona umana, della dignità, per guardare avanti alla costruzione di un’umanità riconciliata, così anche Ground Zero è, in silenzio, il momento di preghiera di fronte alla manifestazione del male, per voler guardare avanti con speranza e con piena responsabilità.

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    La Chiesa in lutto per la morte del cardinale colombiano Alfonso Lòpez Trujillo, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. Da tempo gravemente malato, si è spento ieri all’età di 72 anni

    ◊   Si è spento, ieri sera, all’età di 72 anni, il cardinale colombiano Alfonso Lòpez Trujillo, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. Il porporato è morto alla clinica romana Pio XI, dove era ricoverato per gravi problemi di salute. Un profilo del porporato colombiano nel servizio di Alessandro Gisotti:


    Una vita dedicata alla Chiesa, all'America Latina e alla pastorale della famiglia. Nato l’8 novembre del 1935 a Villahermosa in Colombia, fin da bambino si trasferì con la famiglia a Bogotà. Era già studente universitario quando chiese ed ottenne di poter entrare nel locale seminario maggiore arcidiocesano. Inviato a perfezionare i suoi studi a Roma si laureò in filosofia all'Angelicum. Dopo l'ordinazione sacerdotale, ricevuta nel 1960, ha proseguito gli studi a Roma, quindi - rientrato a Bogotá – ha insegnato per 4 anni filosofia nel locale seminario maggiore. Impegnato nel Congresso eucaristico internazionale svoltosi a Bogotá nel 1968, fu nello stesso anno perito della II Conferenza generale dell'episcopato Latinoamericano (CELAM), svoltasi a Medellín. Nel 1971 viene eletto da Paolo VI arcivescovo titolare di Boseta ed ausiliare di Bogotá. L’anno successivo arriva la nomina di segretario generale del CELAM, carica che mantiene fino al 1979 quando viene eletto presidente. Sempre nel 1979, diviene arcivescovo di Medellín. In qualità di segretario generale del CELAM aveva lavorato intensamente alla preparazione e allo svolgimento della III Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano (CELAM), svoltasi a Puebla nel 1979 a cui partecipò Giovanni Paolo II. Proprio nel 1990, Giovanni Paolo II, che lo aveva creato cardinale nel 1983, lo nomina presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. Il suo nome si lega così inscindibilmente alla pastorale famigliare. Ecco, come il 16 gennaio scorso, in occasione del 25.mo del dicastero da lui presieduto esortava tutti ad impegnarsi per il bene della famiglia:

     
    “Non c’è migliore investimento in ogni aspetto per una società, che tutto quello che il potere, la società fa per il bene comune, per la famiglia e per i figli. La conferenza di Aparecida ha posto la massima attenzione sull’assoluta necessità che l'unità famigliare rappresenta per l’umanità, per il mondo, per il continente”.
     
    Presidente del CELAM dal 1979 al 1983 è stato anche presidente della conferenza episcopale di Colombia dal 1987 al 1990. Con la scomparsa del cardinale Lòpez Trujillo, il Collegio Cardinalizio risulta composto da 195 porporati, di cui 118 elettori e 77 non elettori.

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    Oggi in Primo Piano



    Con il discorso all'ONU, il Papa ha sottolineato la vera natura dei diritti umani: la riflessione della storica Lucetta Scaraffia

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI all'ONU ha conquistato le prime pagine di tutti i giornali del mondo. Un intervento, quello del Papa al Palazzo di Vetro, incentrato sulla vera natura dei diritti umani e sull'urgenza di una loro difesa e promozione, che ha destato ampia eco nell'opinione pubblica internazionale. D'altro canto, le parole del Pontefice possono offrire l'occasione per un rinnovato confronto sul ruolo delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Fabio Colagrande ha raccolto il commento di Lucetta Scaraffia, docente di Storia contemporanea all'Università "La Sapienza" di Roma:


     
    R. – E’ in corso, diciamo così, un conflitto fra chi ritiene i diritti umani come iscritti nel cuore dell’uomo, e quindi in qualche modo ritiene l’uomo diverso dagli altri esseri creati, dagli animali, proprio perché l’uomo ha iscritta questa legge nel suo cuore, il che vuol dire che l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio in sostanza; e chi invece pensa che i diritti umani siano una sorta di accordo tra le popolazioni, che si mettono d’accordo di volta in volta, per definire quelli che sono considerati i diritti umani. Quindi, se i diritti umani sono frutto di un accordo non sono superiori alle leggi di ogni Stato - anche questo un diritto positivo, frutto di un accordo - e quindi possono cambiare. Mentre invece se nascono dal diritto naturale sono superiori ai diritti positivi, alle leggi dei vari Paesi, e non si possono cambiare.

     
    D. – Concezioni diverse che portano anche nel concreto poi un’azione per la giustizia molto diversa...

     
    R. – Certo, secondo la visione contrattualistica dei diritti umani, ogni Stato è libero di fare contratti diversi con la sua popolazione e quindi i diritti umani si fermano davanti alle leggi di ogni Paese. Invece, se i diritti umani nascono da una legge naturale, iscritta nel cuore dell’uomo, devono superare le leggi dei singoli Paesi. Quindi, non ci può essere quella formula che tuttora invece è accettata, che uno Stato possa dire che accetta i diritti umani per quanto non siano in conflitto con le leggi del suo Paese.

     
    D. – Benedetto XVI ha detto che occorre raddoppiare gli sforzi di fronte alle pressioni per reinterpretare i fondamenti della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, così da facilitare la protezione della dignità umana...

     
    R. – Gli sforzi devono essere fatti su due fronti. Uno, verso i Paesi, in sostanza, islamici che contrappongono ai diritti umani la sharia, dicendo che “se i diritti umani entrano in contraddizione con la sharia, noi scegliamo la sharia e quindi non accettiamo i diritti umani”. Ma c’è anche un fortissimo attacco che viene ai diritti umani dall’Occidente, che in nome della libertà individuale, dei desideri individuali mette in discussione i diritti umani. Per esempio, il diritto umano relativo alla famiglia, al matrimonio, quelli che riguardano la costituzione dei nuclei base della società, il diritto umano anche di cambiare religione, che è scomparso dall’edizione originaria del ’48. Ci sono dei diritti umani che sono in pericolo ed infatti il Papa ne parla anche quando ribadisce la libertà religiosa, come base di tutti i diritti umani.

     
    D. – A questo proposito il Papa ha insistito sul fatto che i diritti umani debbano includere il diritto di libertà religiosa, specificando che non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto...

     
    R. – Perché il libero esercizio del culto può essere anche fatto in una casa, se non di nascosto, comunque nella sfera assolutamente privata. Invece, il Papa insiste con il dire che una persona appartiene alla sua religione, quindi dimostra di aderire al credo della sua religione anche nella sfera pubblica, dove sostiene i valori della sua religione. E questo è il vero luogo del conflitto. Perchè oggi spesso in molti Stati si interpreta la laicità come una chiusura del religioso nella sfera privata.

     
    D. – Un’altra annotazione critica del Papa ha riguardato più in generale il meccanismo proprio delle Nazioni Unite, quando ha parlato del paradosso di un consenso multilaterale che continua ad essere in crisi, a causa della sua subordinazione alla decisione di pochi, mentre i problemi del mondo, ha detto, esigono un’azione collettiva da parte della comunità internazionale...

     
    R. – Questo è il grande problema che paralizza le Nazioni Unite. Ci sono alcuni Paesi che pongono dei veti che impediscono di intervenire in situazioni di grave crisi, perchè hanno degli interessi privati in questo. Quindi, il Papa auspica che ci sia una maggiore libertà di espressione e un maggior peso anche dei Paesi che hanno meno importanza economica.

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    Chiesa e Società



    Oggi le elezioni presidenziali in Paraguay: favorito Fernando Lugo, rovente il clima politico delle ultime ore

    ◊   Se i sondaggi fossero confermati dalle urne, oggi in Paraguay dovrebbe vincere le elezioni presidenziali Fernando Lugo, candidato di "Alleanza patriottica per il cambiamento", un cartello che riunisce le forze d’opposizione del centro-sinistra. Si chiuderebbe così il dominio politico del partito "Colorado" che governa ininterrottamente il Paese da 61 anni: il più longevo al potere nel mondo. Il clima politico, intanto, nelle ultime ore si è fatto rovente dopo che da più parti si è prospettata un’interruzione della vita istituzionale. Oggi, 2,8 milioni di elettori tornano alle urne per la sesta volta, dopo la caduta nel 1989 del dittatore Alfredo Stroessner e, oltre al presidente e vice presidente, devono eleggere anche 45 senatori, 80 deputati, 17 governatori dipartimentali e i 18 rappresentanti al parlamento del Mercosur. In queste consultazioni, per la prima volta in quasi venti anni, è in gioco l’intero sistema politico che dal vertice alla base ha egemonizzato la società paraguaina prolungando nel partito “Colorado” l’eredità del regime militare al potere fino al 1989. La percezione dell’importanza del momento politico e istituzionale ha alzato il tono della campagna elettorale negli ultimi giorni, lasciando in secondo piano, la discussione sui programmi dei sette candidati e, in particolare, dei tre che sembravano avere possibilità di successo nel primo e unico turno: Fernando Lugo, vescovo emerito di San Pedro sospeso “a divinis”, dopo l’ammonizione della Santa Sede che lo invitava a non scendere in politica, il generale Lino Oviedo e Blanca Olevar, del partito del presidente uscente Nicanor Duarte. Dal dibattito elettorale sono scomparsi i principali problemi del Paese: da un lato il fatto che oltre il 60% della popolazione vive in condizione di povertà e, dall’altro, la crisi economica che tende a lasciare fuori il Paraguay dal circuito virtuoso innescato dai Paesi vicini, Argentina e Brasile. Le tensioni hanno toccato anche i numerosi osservatori internazionali, in particolare quelli dell’Organizzazione di Stati Americani (OSA), accusati di voler favorire Fernando Lugo. Da parte loro le Forze armate, da ieri ripiegate nelle caserme, assicurano il rispetto della volontà popolare nonché delle istituzione democratiche. Intanto, “la Chiesa – si legge nel documento dei vescovi – non appoggia candidati, ne svolge campagne politiche a favore di una determinata parte della popolazione, poiché la sua natura e la sua missione universale non possono ridursi a una situazione politica settoriale”; tuttavia, “come cattolici, dobbiamo operare un discernimento sui programmi elettorali e considerare quelli che difendono e promuovono la vita dal concepimento alla morte naturale e che tutelino la famiglia, la dignità umana e il bene comune, programmi che scaturiscono dalla morale e dall’etica. Si devono quindi respingere candidature e programmi contrari a tali orientamenti”. Nonostante la chiarezza di questa posizione alcuni hanno voluto coinvolgere comunque le gerarchie ecclesiastiche nella polemica politica. Il presidente della Conferenza episcopale paraguaiana, mons. Ignacio Gogorza, vescovo di Encarnación, ha smentito ieri tale coinvolgimento e ha preannunciato una riunione già per lunedì, poche ore dopo la chiusura delle urne. (A cura di Luis Badilla)

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    Per la Pasqua ebraica atteso a Gerusalemme circa un milione di pellegrini

    ◊   Col tramonto di "Ha Shabbat haGaddol", il grande sabato, è iniziata ieri la Pasqua ebraica, Pesah, una settimana, detta anche "Pasqua degli azzimi", durante la quale gli ebrei mangiano solo pane non lievitato. Ieri sera, 14 di "Nisan", che coincide con la prima luna piena di primavera secondo il calendario ebraico, le famiglie si sono riunite per la celebrazione del "seder pasquale", la liturgia domestica durante la quale si ricorda l'uscita dall'Egitto per mano di Mosè, la liberazione dalla schiavitù e il passaggio del Mar Rosso. E' questa importante sera di festa che costituisce uno dei principali momenti per la trasmissione della tradizione e della fede ebraica di generazione in generazione. Nel "seder" che significa ordine, la vera e propria cena è preceduta dall'Haggada, ovvero il racconto della liberazione, scandito da canti e gesti rituali fatti con cibi presenti sulla tavola: le erbe amare, l'uovo, un osso d'agnello, il pane, e quattro coppe di vino. Il "seder pasquale" è strettamente osservato dagli ebrei religiosi che lo preparano con gran cura, effettuando quella che è chiamata la "ricerca del hametz", ovvero la ricerca del lievito vecchio in ogni angolo della casa. Questa festa, che è un appuntamento fondamentale per ogni famiglia ebraica in tutto il mondo, rimane un’importante tradizione anche per le famiglie non osservanti. A Gerusalemme, che è la città più religiosa d' Israele, la festa ebraica di Pesah si sovrappone, quest'anno, alla Domenica delle Palme degli ortodossi. Sono circa un milione i pellegrini in arrivo in questi giorni. Intanto ieri sera, a pochi chilometri da Nablus, nei Territori, si è svolta un'altra celebrazione pasquale: quella compiuta dai Samaritani, comunità che conserva un rituale antichissimo, risalente, secondo alcuni studiosi, fino all'epoca precedente la distruzione del Tempio. La Pasqua samaritana consiste nel sacrificio di decine di agnelli compiuto richiamandosi al 12.mo capitolo del libro dell'Esodo, un momento che raccoglie tutti e 700 i membri delle due comunità samaritane esistenti in Israele, ma anche numerosi visitatori. Questo sacrificio cruento, è chiaro, a noi non può che richiamare le parole dell'apostolo Paolo alla chiesa di Corinto: "Cristo nostra Pasqua è stato immolato". (A cura di Sara Fornari)

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    Sidney 2008: i giovani salesiani si preparano alla GMG in due incontri. Il primo si svolgerà a Melbourne l'11 luglio

    ◊   “Chiamati, arricchiti e inviati a servire con gioia il Signore”. Questo il tema del primo incontro, in programma il prossimo 11 luglio, dei giovani e dei gruppi salesiani che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney. L’evento, riferisce l’agenzia SIR, si svolgerà presso il “College Chadstone” di Melbourne, durante le giornate diocesane organizzate dalla diocesi della città. Il programma prevede incontri di catechesi, momenti di preghiera e di festa. Aprirà la giornata l’intervento del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa. Nel pomeriggio il rettor maggiore don Pascual Chávez Villanueva guiderà la Via Crucis e incontrerà i giovani. Sarà presente anche mons. Timothy Costelloe, salesiano, vescovo ausiliare di Melbourne. L’incontro terminerà con la partecipazione al pellegrinaggio diocesano che si concluderà presso il “Telstra Dome” della città australiana, dove l’arcivescovo locale mons. Denis James Hart, presiederà una celebrazione liturgica. È previsto un secondo incontro dei giovani e dei gruppi salesiani a Sydney il 16 luglio. La GMG, lo ricordiamo, si svolgerà dal 15 al 20 luglio. (S.G.)

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    Si svolge oggi a Madrid l'incontro dei comunicatori sociali sul tema dell'opinione pubblica

    ◊   Una giornata dedicata all’opinione pubblica. Questa l’iniziativa promossa oggi a Madrid dalla Delegazione pastorale dei mezzi di comunicazione sociale e dal Consiglio dei laici della città. L’incontro rientra nell’ambito delle iniziative per la XLII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che verrà celebrata il prossimo 4 maggio. La giornata – informa l’agenzia SIR – è iniziata con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela. E’ proseguita, poi, con una prima conferenza sul tema “Libertà ed opinione pubblica", su cui è intervenuto il direttore e presentatore del programma “La mattina” della radio “Cadena Cope”, Federico Jiménez Losantos. Nel pomeriggio si svolgerà una tavola rotonda su “Mezzi di comunicazione sociale ed opinione pubblica”, alla quale parteciperanno Benigno Blanco, presidente del Forum della famiglia spagnolo, Ignacio Villa, direttore dei Servizi informativi della “Cadena Cope”, sempre della stessa emittente, Cristina López Schlichting, direttrice e presentatrice del programma “La sera con Cristina”, Eva Galvache, redattrice capo della programmazione socio-religiosa ed Elsa González, redattrice capo dell'area “Società”. La giornata si concluderà con la conferenza “Chiave per interpretare l'opinione pubblica”. (S.G.)

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    Regno Unito: religiosi a Westminster per chiedere una legislazione più severa in difesa dell'ambiente

    ◊   Circa 150 mila persone muoiono ogni anno per i cambiamenti climatici e quasi tutte vivono nei Paesi in via di sviluppo. Questi i dati allarmanti che hanno spinto la CAFOD (agenzia per gli aiuti al Terzo Mondo della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles) a organizzare un grande incontro per la difesa dell’ambiente. L’appuntamento è per il prossimo 23 aprile a Westminster dove, informa l’agenzia SIR, confluiranno centinaia di religiosi. Obiettivo dell’iniziativa è chiedere ai parlamentari di Westminster di votare un aumento dell’obiettivo di riduzione dell’anidride carbonica (l’80 % entro il 2050, anziché il 60 %, come nella legge proposta dal Parlamento) e di includere nel calcolo delle emissioni anche quelle provenienti dai voli internazionali e dalla marina. A riguardo CAFOD ha lanciato una settimana di protesta, con lo slogan “Stop climate chaos week of action”: 20 mila biglietti sono stati inviati ai politici per chiedere loro di mobilitarsi. “Vogliamo assicurarci che i parlamentari rendano la nuova legislazione sull’ambiente la più severa possibile”, ha dichiarato Vikki Mills, responsabile della campagna. (S.G.)

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    A Bruxelles quattro seminari sul dialogo interreligioso per "rafforzare la coesione sociale in Europa"

    ◊   “Islam, cristianesimo ed Europa”: è il titolo di una serie di quattro seminari che si svilupperanno fino a settembre a Bruxelles, promossi nell’ambito dell’“Anno del dialogo interculturale”. La proposta, informa l’agenzia SIR, viene dalla COMECE (Commissione degli episcopati della Comunità europea), dalla commissione Chiesa e società della KEK (Conferenza delle Chiese europee) e dalla Fondazione Konrad Adenauer, con il sostegno di partner islamici e del Parlamento europeo, che ospiterà gli incontri. L’iniziativa di dedicare un intero anno al confronto tra le culture, le tradizioni e le fedi religiose nel continente “mira a rafforzare la coesione sociale e la pace in Europa”, spiegano i promotori. Essa deriva dal riconoscimento che gli europei devono imparare a vivere insieme nella diversità”, accresciuta “dalla circolazione delle persone e delle idee”. Una delle conseguenze di tale diversità è l’aumento del numero delle persone di fede musulmana “in uno spazio tradizionalmente a maggioranza cristiana”. Il primo seminario, sul tema “Dialogo interculturale: risposta a tutti i problemi? Le prospettive cristiana e musulmana”, si è svolto giovedì scorso e i prossimi incontri si terranno il 29 maggio (“Visibilità della religione nello spazio pubblico europeo”), il 3 luglio (“‘Europa cristiana’ e Islam in Europa”), l’11 settembre (“Le relazioni esterne UE con i Paesi a maggioranza musulmana e la responsabilità internazionale delle comunità religiose”). Ai seminari prenderanno parte, oltre a leader religiosi e a studiosi, anche rappresentanti dell’Europarlamento e delle altre istituzioni comunitarie. (S.G.)

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    I giovani missionari di Villaregia in raduno per tre giorni. Dieci di loro sono in partenza per il Mozambico

    ◊   Un 25 aprile “alternativo”. È quanto intendono vivere, riferisce l’agenzia SIR, i Giovani della Comunità Missionaria di Villaregia (GimVi), che si ritroveranno dal 25 al 27 aprile per un raduno a Lonato, vicino Brescia, presso una delle sedi della Comunità. Qui giungeranno oltre 500 giovani, dai 17 ai 30 anni, provenienti da tutta Italia, appartenenti ai Gruppi di impegno missionario legati alla realtà di Villaregia. Sarà una tre-giorni all’insegna della riflessione sul senso della missione e su come essere testimoni ed evangelizzatori oggi tra i loro coetanei. Il programma, che si articola in momenti di preghiera, riflessione, dibattito e condivisione, avrà il suo clou nel consegna del mandato missionario da parte del nunzio in Italia, mons. Giuseppe Bertello, a quei giovani che hanno deciso di spendere le prossime vacanze estive in missione e a una equipe di dieci missionari che partiranno in ottobre per fondare, su richiesta del vescovo locale, una nuova comunità in Mozambico, a Maputo, una parrocchia di 250 mila persone. La Comunità è stata fondata 27 anni fa da padre Luigi Prandin e Maria Luigia Corona ed è stata riconosciuta di diritto pontificio, dal Pontificio consiglio per i Laici, nel 2002. Attualmente conta 550 membri consacrati e 15.000 membri aggregati. (S.G.)

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    Si celebra il 24 aprile la "Giornata della memoria del popolo armeno": a Milano la Divina liturgia nella Basilica di Sant'Ambrogio

    ◊   “Proclamare la memoria dei martiri fa parte della nostra storia ma, al tempo stesso, dobbiamo testimoniare la vitalità del nostro popolo, auspicando che simili genocidi non si ripetano più e cessino le guerre fratricide in corso nel mondo”. Così, il rettore della Chiesa apostolica armena d’Italia, l’archimandrita Aren Shaheenian, spiega il significato della “Giornata della memoria del popolo armeno” che si celebrerà il 24 aprile per ricordare il “Metz Yeghern” (il Grande male), lo sterminio di un milione e mezzo di armeni. Il 24 aprile del 1915, infatti, il governo dei “Giovani turchi”, iniziò le operazioni di arresto e deportazione dei notabili armeni di Istanbul. Per l’occasione, riferisce l’agenzia SIR, l’archimandrita Shaheenian presiederà una Divina liturgia nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano (ore 10.30). Oggi gli armeni che vivono nel proprio Paese sono circa 3 milioni e mezzo; 8 milioni sono quelli sparsi nel mondo, soprattutto negli USA (2 milioni e mezzo), in Russia (2 milioni) e in Europa. La Francia, con 600 mila presenze, accoglie la comunità più numerosa. Il popolo armeno è stato il primo ad accettare nel 301 il cristianesimo come religione di tutta la nazione. (S.G.)

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    Terminato il restauro dell'Altare di Sant'Ignazio nella Chiesa del Gesù a Roma. Martedì la presentazione

    ◊   Il 22 aprile del 1540 Sant’ Ignazio e i primi compagni che si erano uniti a lui dal tempo degli studi parigini davano inizio canonico alla Compagnia di Gesù. Quest’anno la ricorrenza verrà celebrata con la presentazione al pubblico del restauro dell’Altare di Sant’Ignazio che ha consentito il recupero della macchina barocca ideata da Andrea Pozzo. Martedì prossimo alle ore 18, mons. Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, presiederà una solenne concelebrazione nella Chiesa del Gesù a Roma e subito dopo le autorità ecclesiastiche e civili presenti potranno ammirare il capolavoro barocco riportato in vita grazie ai lavori diretti da Maria Pia D’Orazio. Il ripristino della macchina per la movimentazione della pala sull’altare dove riposano le spoglie del santo, consente di spostare lo sguardo dalla visione della Trinità, alla grande impresa missionaria affidata da Cristo alla Chiesa e assunta con vigore da Ignazio; nella parte bassa della stessa tela l’apostolato della Compagnia è rappresentato invece dagli angeli, che da ogni parte della terra radunano i popoli affinché attingano alla sapienza del Vangelo. Infine il frutto della predicazione della Buona Notizia: la caduta dei regni ingiusti e la confusione dell’errore; questo il significato dei due gruppi scultorei posti ai fianchi dell’altare. È una sequenza di uno straordinario impatto emotivo, che si è cercato di riproporre ricorrendo alle luci, alla musica e a testi dello stesso Sant'Ignazio o tratti dalla Bibbia. (S.G.)

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    A Roma endocrinologi ed esperti di malattie rare discutono un nuovo approccio per migliorare la qualità della vita dei propri pazienti

    ◊   Un approccio innovativo per curare le malformazioni e problemi legati alle sindromi genetiche invalidanti che colpiscono i bambini: a proporlo i massimi esperti mondiali di endocrinologia e di genetica che si riuniranno domani e dopodomani a Roma per partecipare a un congresso promosso dall'Ospedale Pediatrico "Bambino Gesù". Così, in un comunicato, gli organizzatori spiegano la prospettiva di questo incontro: "Bassa statura, obesità e mancato sviluppo puberale, che fino a qualche anno fa venivano considerati dalla comunità scientifica internazionale come 'elemento corollario e inevitabile' di alcune sindromi, vengono oggi affrontati e corretti efficacemente grazie all'approccio integrato genetico-endocrinologico. Mentre finora molte patologie rare o meno rare sono state affrontate secondo un approccio strettamente genetico, gli studi più recenti e più autorevoli a livello internazionale hanno evidenziato l'importanza di indagare ed eventualmente intervenire anche sui deficit o gli squilibri ormonali di questi piccoli pazienti, al fine di migliorare la loro qualità di vita". (S.G.)

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    Il presidente nazionale di "Rinnovamento dello Spirito" spiega il tema della prossima Convocazione, in programma ai primi di maggio

    ◊   “Rigenerati dalla Parola di Dio”. Questo il titolo della XXXI Convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità del "Rinnovamento nello Spirito Santo" (RnS), che si svolgerà dall’1 al 4 maggio presso la Fiera di Rimini. “La Parola profetica che ispirerà il tema delle nostre giornate riminesi – spiega oggi il presidente nazionale di RnS, Salvatore Martinez su "Avvenire" – è una confessione di lode di San Paolo, uomo arreso a Gesù, rinato in Lui, che ha vissuto una vita nuova per rendere nota la bellezza e la potenza del nome di Cristo”. L’anno 2008 è dedicato, infatti, a San Paolo, nel bimillenario della sua nascita. “Come non chiedere – continua Martinez – allo Spirito di godere anche noi, in un tempo sempre più svogliato e distratto, della medesima confidenza con la Parola che fu del grande Apostolo delle genti?”  Da qui, la XXXI Convocazione Nazionale del RnS rilancia il binomio “Parola-vita” come risposta alla grande sfida cristiana di ogni secolo: “Abbattere il divario tra fede e vita, tra ciò che si dice di credere e ciò che di Cristo lasciamo ‘vedere’ e ‘sentire’ al mondo”. “Tutta la vita del RnS - conclude poi Martinez – viene riproposta a partire dalla centralità della Parola e si riformula con servizi, ministeri, opere in cui l’annuncio della Parola risulti più marcato”. Il presidente nazionale invita infine tutti a prendere visione del programma e a partecipare all’evento. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Sri Lanka: ucciso un sacerdote cattolico, attivista dei diritti umani
     

    ◊   Nello Sri Lanka un sacerdote cattolico e attivista per i diritti umani è morto durante un attacco dell’esercito regolare nella regione settentrionale del Paese, roccaforte delle Tigri Tamil. Secondo l’agenzia spagnola EFE, che cita un comunicato della guerriglia, si tratterebbe del reverendo M.X. Karunaratnam, colpito da una raffica di mitra alla testa mentre era a bordo della sua auto. Il religioso – riferisce la stessa fonte - era presidente di un’organizzazione che aveva denunciato le violazioni commesse dalle forze di sicurezza e fornito assistenza psicologica alle popolazioni rimaste vittima del conflitto.
     
    Iraq: visita di Condoleezza Rice
    Visita a sorpresa in Iraq del segretario di Stato americano Condoleezza Rice, che si è recata a Baghdad con l’obiettivo di favorire il dialogo fra le diverse forze politiche del Paese. Il governo, intanto, ha fatto sapere di non aver “nulla da negoziare” con il con il leader radicale sciita Moqtada Al-Sadr, che ieri ha minacciato “guerra aperta” se non cesseranno le operazioni militari contro la sua milizia. Anche al Qaeda, attraverso Internet, ha annunciato per il prossimo mese una campagna di attacchi contro i soldati statunitensi. Sul terreno non si arresta la violenza. Tre persone sono morte in un agguato nella città di Muqdadiya, mentre nove studenti universitari, che viaggiavano a bordo di un pulmino, sono stati sequestrati ad un falso posto di blocco nei pressi di Baquba. A nord della capitale, infine, rinvenuta una fossa comune con i resti di almeno 30 persone.

    Raid israeliani a Gaza
    Una serie di raid aerei notturni da parte di Israele sulla Striscia di Gaza ha provocato la morte di almeno sette palestinesi. L’offensiva è la risposta al fallito attacco condotto ieri dai miliziani di Hamas al valico di Gaza, che ha fatto 13 feriti fra i soldati israeliani. I frequenti attacchi ai valichi di frontiera, secondo gli osservatori, rappresentano la nuova strategia palestinese tesa a bloccare il flusso di aiuti umanitari e a trascinare Israele in una offensiva di terra. Tuttavia in queste ore i vertici del gruppo fondamentalista islamico sono riuniti a Damasco per valutare la proposta di tregua unilaterale presentata dall’ex presidente americano Jimmi Carter.

    Afghanistan appello contro esecuzioni
    Appello dei talebani alla comunità internazionale e alle organizzazioni per la difesa dei diritti umani, per impedire al presidente afgano Karzai di dare il via a 100 esecuzioni nel Paese. Secondo Human Rights Watch (HRW), l’organizzazione non governativa internazionale di base negli Stati Uniti, il capo dello Stato afgano potrebbe rifiutare le sentenze di morte emesse della Corte Suprema sulla base del sospetto che i condannati non abbiano ricevuto un giusto processo.

    Nuovo scrutinio in Zimbabwe
    A tre settimane dalle elezioni generali in Zimbabwe prosegue il nuovo conteggio parziale delle schede iniziato ieri. Il timore è che il partito del presidente uscente, Robert Mugabe, sconfitto alle parlamentari, possa approfittare dell’occasione per alterare i risultati. Le operazioni di scrutinio riguardano anche le presidenziali, il cui esito non è stato ancora diffuso. Il Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), la forza di opposizione, ha già fatto sapere che considera “nulla” e “illegale” questa procedura e che rifiuterà qualsiasi responso. Esponenti del partito hanno infine denunciato che centinaia di militanti sono stati arrestati dopo il 29 marzo, data delle elezioni.

    Violenze in Somalia
    Situazione sempre tesa in Somalia dove l’esercito regolare, appoggiato dalle truppe etiopiche, continua a combattere contro i miliziani islamici. Il bilancio delle violenze di questa fine settimana parla di 25 morti. Secondo fonti mediche tra le vittime vi sarebbero numerosi civili.

    Iran - Petrolio
    Il prezzo del petrolio a 115 dollari al barile è troppo basso. Lo ha detto il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad aggiungendo che l’oro nero “deve trovare il suo giusto valore”. Il leader di Teheran ha poi accusato i governi e le compagnie petrolifere occidentali di voler fare “più soldi dei Paesi produttori” e di aver causato in questo modo l’impennata dei prezzi che sta creando disagi ai consumatori nelle economie industrializzate.

    Cina - manifestazioni Tibet
    Nuove manifestazioni anti-francesi si sono svolte oggi in numerose città della Cina, dopo quelle di ieri: obiettivo dei dimostranti soprattutto i grandi magazzini di società parigine e i media occidentali, con slogan contro l’indipendenza del Tibet e a favore di un regolare svolgimento dei Giochi olimpici. La stampa cinese, intanto, ha rivolto alla popolazione un appello alla calma, mentre ieri in diverse città occidentali attivisti cinesi hanno manifestato in appoggio alla politica di Pechino.

    Fiaccola Olimpica
    Dopo Islambad, New Delhi e Bangkok la fiamma olimpica è arrivata in Malaysia. Nella capitale Kuala Lumpur sono scattate ingenti misure di sicurezza per impedire manifestazioni di protesta lungo il percorso che partirà domani. Intanto, il governo nepalese ha già in inviato nella regione dell’Everest una squadra di 25 persone, tra poliziotti e soldati, in vista del passaggio della torcia previsto per il 10 maggio.

    Incendio in discoteca di Quito
    Almeno 15 persone sono morte 35 sono rimaste ustionate in un incendio scoppiato nella notte in una discoteca di Quito, in Ecuador. Ancora da chiarire le cause del rogo. Non si esclude il cortocircuito, ma si punta il dito contro i fuochi di artificio lanciati alla fine dello spettacolo. Le operazioni di soccorso sono state complicate perché le uscite d’emergenza del locale erano bloccate.

    Spagna esplosione
    Nella notte una bomba è esplosa nel nord della Spagna dopo una telefonata di avvertimento attribuita all’organizzazione separatista basca dell’ETA. L’esplosione è avvenuta nella cittadina di Elgobar, senza provocare vittime ma danneggiando, fra gli altri, anche il palazzo che ospita la sede locale del partito socialista (PSOE).


     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 111

     
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