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Sommario del 17/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Casa Bianca: vengo negli Stati Uniti come annunciatore del Vangelo. La libertà sia fondata sulla verità e la giustizia
  • L'incontro con l'Episcopato USA: il Papa riceve il segno della generosità della Chiesa statunitense e ribadisce la condanna per lo scandalo della pedofilia
  • Annunciare la speranza evangelica in modo coinvolgente: l’esortazione del Papa ai vescovi statunitensi, durante un dialogo con i vescovi su secolarismo, fede e vocazioni
  • Il programma odierno della visita del Papa negli Stati Uniti
  • Domani la visita del Papa all'ONU: intervista con mons. Migliore
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Consiglio d'Europa approva una risoluzione sul "diritto all'aborto". Mons. Giordano: dimenticati i diritti dei più deboli
  • Congresso internazionale alla Gregoriana sullo studio e l'insegnamento della storia della Chiesa: intervista col rettore padre Gianfranco Ghirlanda
  • La Conferenza mondiale "Infopoverty" promuove nuove tecnologie e fonti energetiche rinnovabili per lo sviluppo
  • Chiesa e Società

  • Non si ferma la diaspora dei cristiani dall'Iraq
  • Segnali di reciproca fiducia dalla Commissione bilaterale Santa Sede-Israele
  • Domani maratona della pace Betlemme-Gerusalemme, nell’ambito del Pellegrinaggio in Terra Santa, intitolato a Giovanni Paolo II
  • Pastorale sanitaria: mons. Redrado annuncia che saranno messe in rete le strutture cattoliche nel mondo
  • Il diritto dovere della partecipazione al bene comune: ne ha parlato il cardinale Martino ad un Simposio in Romania
  • Domani in Bangladesh, incontro tra settanta saggi cristiani e musulmani per dialogare e confrontarsi
  • Firmata la dichiarazione di Montserrat sul ruolo delle religioni nella costruzione della pace
  • Incontro in Ungheria promosso dalle Chiese cristiane in Europa per dibattere sui rapporti con le comunità musulmane
  • In Senegal morto il marabut Mountaga Tall, pioniere del dialogo tra islam e cristianesimo
  • Olanda: intervento del Consiglio Ecumenico delle Chiese al Sinodo della Chiesa protestante
  • Per la commissaria dell'Unione Europea alla salute l’abuso di alcol in Europa è una ‘tragedia sociale’
  • Il capodanno thailandese in onore della famiglia e degli anziani
  • Kenya: presentato dal cardinale John Njue il catechismo locale in inglese e swahili
  • Dal prossimo ottobre, nuovo presidente per l’associazione cattolica “Aiuto alla Chiesa che soffre: sarà il sacerdote cileno Joaquín Alliende Luco
  • Convegno a Bologna lancia l'allarme sul proliferare di maghi e sette in Italia
  • “Medaglia agricola” della FAO al premier indiano Manmohan Singh
  • A Roma la Conferenza di presentazione della “Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore”
  • Viaggio a Lourdes dell’Unitalsi del Lazio: domani partiranno 1500 persone
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato kamikaze a Kirkuk durante un funerale: oltre 40 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Casa Bianca: vengo negli Stati Uniti come annunciatore del Vangelo. La libertà sia fondata sulla verità e la giustizia

    ◊   Libertà, democrazia, giustizia, verità sono i grandi temi che sono riecheggiati ieri nella prima giornata pubblica di Benedetto XVI a Washington, prima tappa della sua visita negli Stati Uniti e all’ONU. Nel giorno dell’81.mo compleanno del Papa, il presidente George Bush ha organizzato per lui una grande festa nel giardino della Casa Bianca, in una scenografia di grande effetto. E per le strade di Washington, percorse in papamobile nei vari spostamenti, Benedetto XVI ha ricevuto l’abbraccio entusiasta di migliaia di persone che lo hanno atteso lungo il percorso. Anche i vescovi americani, prima in un piccolo gruppo a pranzo e poi tutti riuniti nel Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione, patrona degli Stati Uniti, hanno festeggiato il Papa, ringraziandolo per il suo servizio alla Chiesa. Ma ripercorriamo insieme le tappe di questa prima giornata. Il presidente George Bush e la first lady, davanti al portico della Casa Bianca dove era stato allestito il palco per i discorsi, hanno accolto ieri mattina Benedetto XVI, insieme ad oltre 13mila invitati che gli hanno intonato in due occasioni il coro di tanti auguri. Erano presenti anche i cardinali degli Stati Uniti con il presidium della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti e l’arcivescovo di Washington con i vescovi ausiliari. Su questo primo appuntamento ascoltiamo il nostro inviato, Pietro Cocco:

     
    Gratitudine e orgoglio per il ruolo degli Stati Uniti sono stati i due sentimenti espressi dal presidente Bush nel suo saluto al Papa. Gratitudine per la sua presenza e per il fatto di festeggiare in America il suo compleanno. Orgoglio nel presentare il suo Paese come una nazione che ha saputo coniugare un profondo sentimento religioso con l’esercizio della ragione che ne fa oggi una delle nazioni più moderne e creative. Nel discorso del presidente Bush sono poi echeggiati molti richiami al magistero di Benedetto XVI, come il problema del relativismo e l’importanza del messaggio che Dio è amore per evitare, ha detto, “la trappola del terrorismo e dell’odio”. Per questo, ha concluso, “abbiamo bisogno del suo messaggio”.

     
    Visibilmente grato per l’accoglienza ricevuta, Benedetto XVI ha ricordato come i motivi di festa siano molteplici; la sua visita infatti coincide con la celebrazione del secondo centenario di fondazione delle diocesi di New York, Boston, Philadelphia e Louisville, oltre che dell’arcidiocesi di Baltimora. “Vengo come amico e annunciatore del Vangelo, ha poi esordito, e come uno che rispetta grandemente questa vasta società pluralistica”.

     
    “From the dawn of the Republic, America’s quest for freedom..."

     
    Una società al cui centro sta la ricerca della libertà, ma anche la consapevolezza che “i principi che governano la vita politica e sociale sono intimamente collegati con un ordine morale,” e con una verità, che dice che tutti gli uomini sono creati uguali e dotati di inalienabili diritti, fondati sulla legge di natura e sul Dio di questa natura. Principi non facili da incarnare in una società, ma per i quali le credenze religiose sono un’ispirazione e una forza orientatrice. Del resto, storicamente negli Stati Uniti non solo i cattolici, ma tutti i credenti, hanno trovato la libertà di adorare Dio secondo le indicazioni della propria coscienza.

     
    “As the nation faces the increasingly complex political and ethical issues of our time...
    Ora che la Nazione deve affrontare sempre più complesse questioni politiche ed etiche confido che gli americani potranno trovare nelle loro credenze religiose una fonte di discernimento ed un’ispirazione per perseguire un dialogo ragionevole, responsabile e rispettoso nello sforzo di edificare una società più umana e più libera".

     
    In tal senso nei prossimi giorni il Papa incontrerà a Washington e New York non solo la comunità cattolica ma anche le altre comunità cristiane e le rappresentanze delle molte tradizioni religiose presenti nel Paese. La libertà, infatti, non è solo un dono, ma anche un appello alla responsabilità personale, ed in questo senso è una sfida posta ad ogni generazione perché la libertà sia in favore della causa del bene. Ciò potrà avvenire, ha aggiunto Benedetto XVI, solo se verità, libertà e giustizia costituiranno il fulcro dell’azione politica e degli sforzi della diplomazia internazionale, volti a risolvere i conflitti e promuovere il progresso. Un messaggio che il Papa porterà direttamente alle Nazioni Unite dove venerdì prossimo rivolgerà un discorso all’Assemblea Generale.

     
    "On this, the sixtieth anniversary of the Universal Declaration of Human Rights...
    Nel 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, l’esigenza di una solidarietà globale è più urgente che mai, se si vuole che tutti possano vivere in modo adeguato alla loro dignità, come fratelli e sorelle che abitano in una stessa casa, attorno alla mensa che la bontà di Dio ha preparato per tutti i suoi figli.”

     
    Questi temi sono poi stati al centro del colloquio privato tra il presidente Bush ed il Papa, nello Studio Ovale della Casa Bianca. In un comunicato congiunto pubblicato al termine del loro incontro, si legge in particolare che entrambi "hanno riaffermato il proprio totale rifiuto del terrorismo come della manipolazione della religione per giustificare atti immorali e violenti contro innocenti. Si sono anche soffermati sulla necessita' di contrastare il terrorismo con mezzi appropriati che rispettino la persona umana e i suoi diritti''.

     
    ''Il Santo Padre ed il presidente, si dice nel comunicato, hanno dedicato tempo considerevole nel loro colloquio al Medio Oriente, in particolare alla risoluzione del conflitto israelo-palestinese in linea con la visione dei due Stati che devono esistere uno accanto all'altro in pace e sicurezza, al loro reciproco sostegno alla sovranita' e all'indipendenza del Libano e alla comune preoccupazione per la situazione in Iraq ed in particolare allo stato di precarieta' delle comunita' cristiane nella regione.” Un riferimento avvalorato dalla massiccia presenza di comunità cristiane arabe negli Stati Uniti, costituite oggi proprio da libanesi ed iracheni. Come l’altro argomento di cui hanno parlato il presidente Bush e Benedetto XVI, dedicato alla situazione in America Latina con riferimento, tra l'altro, agli immigrati ed al bisogno di una politica coordinata riguardante l'immigrazione, e specialmente il trattamento umano ed il benessere delle famiglie.

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    L'incontro con l'Episcopato USA: il Papa riceve il segno della generosità della Chiesa statunitense e ribadisce la condanna per lo scandalo della pedofilia

    ◊   Dopo la grande festa per il compleanno di Benedetto XVI alla Casa Bianca, il viaggio apostolico del Pontefice è entrato nella sua dimensione più propriamente pastorale e spirituale. Al pranzo con i cardinali statunitensi e il Praesiadium della Conferenza episcopale del Paese, è seguito l’incontro di Benedetto XVI con i rappresentanti di cinque fondazioni caritative americane. Nella Nunziatura di Washington, sono stati presentati al Papa i responsabili dei Cavalieri di Colombo, i “Patrons” che finanziano la tutela dei tesori d’arte custoditi nei Musei Vaticani, i membri della “Cetesimus Anno Pro Pontifice”, la fondazione voluta da Papa Wojtyla per la diffusione della Dottrina sociale della Chiesa. Al cospetto di Benedetto XVI sono stati portati anche i soci della “Papal Foundation”, che finanzia opere di carità a nome del Papa in ogni parte del mondo, e infine gli appartenenti alla “Franciscan Foundation for the Holy Land”, una iniziativa francescana a favore della presenza cristiana in Terra Santa. Quindi, il trasferimento verso il National Shrine of the Immaculate Conception, per la celebrazione dei Vespri e l’incontro con i vescovi statunitensi, sul quale ci rifersice Alessandro De Carolis:


    Un discorso ampio e complesso come i volti dell’America, i chiaroscuri propri di una “terra di grande fede” ma anche secolarizzata, generosa ma anche materialista, dove la Chiesa svolge un importante ruolo sociale, ma dove c’è urgenza di riscoprire la verità dei valori cristiani, morali, il cui oscuramento ha provocato derive come quella, ignominiosa, dell’abuso sessuale sui minori da parte di sacerdoti, condannata senza riserve da Benedetto XVI.

     
    (canto)

     
    Il Papa parla ai vescovi, circondato dalle molte effigi che nel mondo evocano la Vergine, il cui patrocinio sulla Chiesa e gli Stati Uniti, sotto il segno dell’Immacolata, è antico di 170 anni. Parla nel Santuario mariano nazionale, che vanta una lunga storia di generosità offerta e ricambiata con la Santa Sede, a sostegno dell’azione umanitaria del Papa. Benedetto XVI parte da qui, da chi nella Chiesa americana sceglie il bene e la solidarietà, dalla maggioranza silenziosa che fa proprio il bisogno di un povero, il sostegno a una parrocchia, a un ospedale, a una scuola. Ricorda i contributi elargiti nel dopo-11 settembre e nel dopo-Katrina, ma anche quelli del dopo-tusnami. Un Paese capace di cuore e compassione, dunque. Ma non solo:

     
    “America is also a land of great faith…
    L’America è anche una terra di grande fede. La vostra gente è ben conosciuta per il fervore religioso ed è fiera di appartenere ad una comunità orante. Ha fiducia in Dio e non esita ad introdurre nei discorsi pubblici ragioni morali radicate nella fede biblica. Il rispetto per la libertà di religione è profondamente radicato nella coscienza americana, un dato di fatto che ha contribuito a far sì che questo Paese attraesse generazioni di immigranti alla ricerca di una casa dove poter liberamente rendere culto a Dio secondo i propri convincimenti religiosi".

     
    Tuttavia, riflette poco dopo il Papa, dare “valore alla libertà individuale e all’autonomia” può far dimenticare “la nostra dipendenza dagli altri”. E lasciarsi ammaliare dalla quasi onnipotenza della scienza e della tecnica può indurre l’uomo a relegare Dio nel dimenticatoio. Errori che Benedetto XVI imputa alla “sottile influenza” del secolarismo e del materialismo:

     
    “Is it consistent to profess our beliefs…
    È forse coerente professare la nostra fede in chiesa alla domenica e poi, lungo la settimana, promuovere pratiche di affari o procedure mediche contrarie a tale fede? È forse coerente per cattolici praticanti ignorare o sfruttare i poveri e gli emarginati, promuovere comportamenti sessuali contrari all’insegnamento morale cattolico, o adottare posizioni che contraddicono il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale?”.

     
    Dovere dei cristiani invece - è lo sprone del Papa - è di “resistere ad ogni tendenza a considerare la religione come un fatto privato” e ciò è possibile se la Chiesa statunitense - ben presente nel “pubblico dibattito” sociale e culturale - fa sì “che il Vangelo venga udito in modo chiaro”. E ancora più importante, incalza, è “l’apertura graduale dei cuori alla più ampia verità morale”. Questo, assicura, valorizza la famiglia nel suo ruolo di formazione e la salva dalle forze che vogliono disgregarla, mettendo in pericolo soprattutto i giovani. E qui, Benedetto XVI torna a parlare quel segno contrario al Vangelo che in America “ha causato profonda vergogna”, l’abuso sessuale dei minori:

     
    “Many of you have spoken to me…
    Molti di voi mi hanno parlato dell’enorme dolore che le vostre comunità hanno sofferto quando uomini di Chiesa hanno tradito i loro obblighi e compiti sacerdotali con un simile comportamento gravemente immorale (...) Giustamente voi date priorità alla manifestazione di compassione e sostegno alle vittime: è responsabilità che vi viene da Dio, quali Pastori, quella di fasciare le ferite causate da ogni violazione della fiducia, di favorire la guarigione, di promuovere la riconciliazione e di accostare con amorevole preoccupazione quanti sono stati così seriamente danneggiati”.

     
    Anche se “la risposta a simile situazione - riconosce Benedetto XVI - non è stata facile e, come indicato dal Presidente della vostra Conferenza Episcopale, è stata ‘talvolta gestita in pessimo modo’”, la “dimensione e la gravità del problema” hanno permesso di definire “misure di rimedio e disciplinari più adeguate”. Tuttavia, ha osservato il Papa, “se vogliamo che raggiungano il loro pieno scopo” occorre che “le misure e le strategie da voi adottate siano poste in un contesto più ampio":

    “Children deserve to grow up with…
    I bambini hanno diritto di crescere con una sana comprensione della sessualità e il ruolo che le è proprio nelle relazioni umane. Ad essi dovrebbero essere risparmiate le manifestazioni degradanti e la volgare manipolazione della sessualità oggi così prevalente; essi hanno il diritto di essere educati negli autentici valori morali radicati nella dignità della persona umana".

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    Annunciare la speranza evangelica in modo coinvolgente: l’esortazione del Papa ai vescovi statunitensi, durante un dialogo con i vescovi su secolarismo, fede e vocazioni

    ◊   Nell’ambito dei Vespri al Santuario dell’Immacolata Concezione di Washington, si è vissuto anche un cordiale e franco momento di confronto tra Benedetto XVI e i presuli americani. Al Papa, sono state rivolte alcune domande su temi di grande attualità per la Chiesa americana dalla crisi delle vocazioni al secolarismo, dal ruolo dei laici alle speranze nei giovani fedeli. Ce ne parla Alessandro Gisotti:


    In questo momento della sua storia, è stata l’esortazione del Papa ai presuli, la Chiesa in America “ha di fronte a sé la sfida di ritrovare la visione cattolica delle realtà e di presentarla in maniera coinvolgente e con fantasia ad una società che fornisce ogni genere di ricette per l’auto realizzazione umana”. Il pensiero di Benedetto XVI va in particolare al “bisogno di parlare al cuore dei giovani” che “nonostante la costante esposizione a messaggi contrari al Vangelo, continuano ad aver sete di autenticità, di bontà, di verità”. La prima domanda rivolta al Santo Padre ha toccato la sfida del secolarismo nella vita pubblica americana:

    Perhaps, I think, America’s brand of secularism…
    “Forse – è stata l’analisi del Papa – il tipo di secolarismo dell’America pone un problema particolare: mentre permette di credere in Dio e rispetta il ruolo pubblico della religione e delle Chiese, sottilmente tuttavia riduce la credenza religiosa al minimo comune denominatore”. Il risultato, ha proseguito, “è una crescente separazione della fede dalla vita: il vivere come ‘se Dio non esistesse’”:

     
    This is aggravated by an individualistic and eclectic approach…
    “Ciò – è stato il suo richiamo – è aggravato da un approccio individualistico ed eclettico della fede e della religione”. Ogni persona, ha proseguito, “lungi dall’approccio cattolico del pensare con la Chiesa”, crede di “avere un diritto di individuare e scegliere, mantenendo i vincoli sociali, ma senza una conversione integrale, interiore alla legge di Cristo”. I cristiani, ha detto con rammarico, “sono facilmente tentati di conformarsi allo spirito del secolo”, come si è costatato “in maniera acuta nello scandalo dato da cattolici che promuovono un presunto diritto all’aborto”:

    On a deeper level, secularism challenges the Church….
    “Ad un livello più profondo – ha detto ancora – il secolarismo sfida la Chiesa a riaffermare e a perseguire ancor più attivamente la sua missione nel e al mondo”. E qui, ha ribadito il ruolo dei laici che, come sottolineato dal Concilio, “hanno una responsabilità particolare”. Ciò di cui vi è bisogno, è stato il suo monito, “è un maggior senso del rapporto intrinseco tra il Vangelo e la legge naturale, da una parte, e il perseguimento dall’altra dell’autentico bene umano, come viene incarnato nella legge civile e nelle decisioni morali personali”. Si è poi soffermato sulla libertà personale, che, ha affermato, la società americana tiene “giustamente” in alta considerazione. La Chiesa, è stata la sua esortazione, “deve promuovere ad ogni livello i suoi insegnamenti” tesi ad “affermare la verità della rivelazione cristiana, l’armonia tra fede e ragione, ed una sana comprensione della libertà”:

     
    The dictatorship of relativism, in the end, is nothing less…
    “La dittatura del relativismo – ha quindi rilevato - alla fine non è nient’altro che una minaccia alla libertà umana, la quale matura soltanto nella generosità e nella fedeltà alla verità”. In una parola, ha concluso, “il Vangelo dev’essere predicato ed insegnato come un modo di vita integrale che offre una risposta attraente e veritiera, intellettualmente e praticamente, ai problemi umani reali”. Al Papa è stata poi chiesta una riflessione sul fenomeno di abbandono della pratica della fede:

     
    One of the great challenges facing the Church in this country…
    “Una delle grandi sfide che stanno di fronte alla Chiesa in questo Paese – ha spiegato – è quella di coltivare un’identità cattolica basata non tanto su elementi esterni, quanto piuttosto su un modo di pensare e di agire radicato nel Vangelo ed arricchito in base alla tradizione vivente della Chiesa”. La fede, ha ribadito, “non può sopravvivere se non opera per mezzo della carità. Quindi, si è chiesto se la difficoltà di oggi ad incontrare Dio, non possa essere dovuta “al fatto che molti hanno dimenticato, o addirittura mai imparato a pregare nella e con la Chiesa”. La fede cristiana, ha ribadito, “è essenzialmente ecclesiale, e senza un vincolo vivo con la comunità, la fede dell’individuo non crescerà mai sino a maturità”. Il risultato può dunque essere “un’apostasia silenziosa”. E’ allora urgente “parlare in maniera sensata di salvezza”:

     
    We need to discover, as I have suggested, new and engaging…
    “Dobbiamo riscoprire - ha detto – modi nuovi e avvincenti per proclamare questo messaggio e risvegliare una sete di quella pienezza che soltanto Cristo può dare”. In secondo luogo, ha proseguito, “dobbiamo riconoscere con preoccupazione la quasi completa eclissi di un senso escatologico in molte delle nostre società tradizionalmente cristiane”. Tema, ha aggiunto, affrontato nell’Enciclica “Spe salvi”. Il Papa è così tornato a sottolineare che “nel cristianesimo non vi può essere posto per una religione puramente privata”. Parole corredate da una viva esortazione: “Non possiamo separare il nostro amore per Lui dall’impegno dell’edificazione della Chiesa e dell’ampliamento del Regno”. L’ultimo quesito si è concentrato sul declino delle vocazioni:

     
    Let us be quite frank: the ability to cultivate vocations…
    “Siamo sinceri – ha riconosciuto il Santo Padre – la capacità di coltivare le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa è un segno sicuro della salute di una Chiesa locale”. E ha aggiunto: “Dio continua a chiamare i giovani, ma spetta a noi incoraggiare una risposta generosa e libera a quella chiamata”. Il Papa ha messo l’accento sul ruolo fondamentale della preghiera. “Ai candidati, oggi più che mai – ha detto ancora – bisogna offrire una sana formazione intellettuale e umana che li ponga in grado non soltanto di rispondere alle domande reali e ai bisogni dei contemporanei, ma anche di maturare nella loro conversione e di perseverare nella vocazione attraverso un impegno che duri la vita intera”. Ha così concluso il suo intervento auspicando che vengano lasciate “le sterili divisioni, i disaccordi e i preconcetti” e si ascolti assieme “la voce dello Spirito che guida la Chiesa verso un futuro di speranza”.

     
    Concluso lo scambio di domande e risposte con i vescovi americani, Benedetto XVI ha ricevuto nel giorno del suo compleanno un importante segno della Chiesa statunitense a sostegno delle opere di carità pontifcie, consistente in un assegno da 870 mila dollari. Il Papa ha ringraziato con calore per questo dono frutto, ha detto, della "generosità dei fedeli americani". Quindi, ha voluto ricordare "l’immensa sofferenza" patita dall’arcidiocesi di New Orleans per le devastazioni dell’uragano Katrina, sottolineandone il "coraggio nell’affrontare l’opera della ricostruzione". All’arcivescovo di New Orleans, Alfred Hughes, Benedetto XVI ha donato in ricordo un calice. Spero, ha concluso, "che esso sia accolto come segno della mia orante solidarietà verso i fedeli dell’arcidiocesi e della mia personale gratitudine per l’infaticabile operosità che egli e gli arcivescovi Philip Hannan e Francis Schulte hanno dimostrato nei riguardi del gregge affidato alle loro cure".

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    Il programma odierno della visita del Papa negli Stati Uniti

    ◊   Stamani il Papa, in Italia saranno le 16 del pomeriggio, presiederà la Messa nel National Stadium di Washington. Successivamente incontrerà il mondo universitario cattolico alla Catholic University e i rappresentanti di altre religioni al Pope John Paul II Cultural Center. La nostra emittente seguirà in diretta la cronaca della Messa a partire dalle 15.50 e l’incontro con gli universitari dalle 22.50 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

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    Domani la visita del Papa all'ONU: intervista con mons. Migliore

    ◊   Si svolgerà domani l’attesa visita del Papa all’ONU. Benedetto XVI lascerà in mattinata Washington per trasferirsi a New York. Al Palazzo di Vetro sarà accolto dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon: quindi terrà il suo discorso davanti all’Assemblea generale. In Italia saranno le 16.45. La Radio Vaticana seguirà in diretta questo importante evento. Ma quali sono le attese? Pietro Cocco lo ha chiesto a mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU:


    R. – Si attende il Papa come un’autorità morale, capace di suscitare buona volontà e fiducia nel futuro, e per questo c’è grande attesa. Fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Benedetto ha saputo cogliere ed esprimere la sfida del XXI secolo: il rapporto fede- ragione. E si adopera senza sosta per creare una coscienza su questo punto e trovare insieme delle soluzioni ai riverberi che questa crisi ha sulla coesistenza pacifica internazionale, sulla visione e implementazione dei diritti umani, sulla conduzione della politica e della vita sociale in ogni Nazione. Il Papa è per un dialogo che investe la premessa di ogni incontro, e cioè l’accettazione e il rispetto dell’uguale dignità di ogni persona e gruppo umano, e non è una promessa da poco: essa richiede un minimo comune denominatore nella visione che si ha dell’Uomo, della vita umana e pertanto dei diritti umani, della democrazia, della libertà, della coesistenza tra i popoli.

     
    D. – La visita del Papa cadrà nel 60.mo della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, proclamata il 10 dicembre 1948. Nella sua qualità di rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni Unite, quali sono i punti più critici, oggi, nell’applicazione di questa Carta?

     
    R. – L’applicazione dipende, anzitutto, dall’interpretazione e dal valore che si dà alla Dichiarazione. Oggi non si trova uno solo dei diritti più fondamentali che non sia trascurato o violato in qualche parte del mondo, e ciò è dovuto alla persistente convinzione che siano i governi a concedere i diritti ai cittadini e a determinarne la portata e l’estensione, invece che considerarli come diritti innati ed inerenti alla persona umana. E poi, bisogna rilanciare la cooperazione giuridica: infatti, la produzione di sempre nuove norme e il perfezionamento dei meccanismi, di implementazione, procedono a ritmi sostenuti e non tutti i Paesi sono in grado di tenere il passo. In questo senso, la cooperazione giuridica tra Paesi e l’assistenza delle organizzazioni internazionali sono componenti preziose e indispensabili all’applicazione dei diritti umani.

     
    D. – Oggi, mons. Migliore, da più parti viene sottolineato proprio il problema anche di un’interpretazione iper-individualistica dei diritti, come l’ha definita recentemente in un suo libro la professoressa Mary Ann Glendon, attuale ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede. Interpretazioni alle quali è particolarmente attento il Papa ...

     
    R. – Infatti, la tendenza che lei menziona viene a svuotare i diritti del loro corrispettivo dovere e ne fa delle preferenze, o interessi personali disgiunti da ogni senso di responsabilità verso gli altri. E’ importante mantenere la filosofia che ha ispirato ed accomunato i redattori della Carta: altrimenti, il sistema dei diritti dell’Uomo si rivolta contro se stesso e diventa una tirannia di chi ha risorse, voce e accesso e può far prevalere sui più deboli i propri interessi, ammantandoli anche del nobile concetto di diritti fondamentali.

     
    D. – Mons. Migliore, tuttavia secondo molti osservatori politici le religioni sono oggi più un fattore di destabilizzazione e conflitto che non costruttrici di pace. Anzi, secondo alcuni sarebbero una delle cause dello scontro tra le culture e le civiltà ...

     
    R. – Purtroppo è vero che talora le religioni vengono usate per destabilizzare, dividere e combattere. La questione è che dobbiamo trattarle per quello che sono: vie per dar gloria a Dio e far felice l’Uomo, e metterle in condizione di essere parte della soluzione e non del problema. Ad esse non chiediamo che conducano operazioni di pace, né mediazioni o risoluzioni nella loro accezione tecnica. Le religioni debbono creare spiritualità, cultura, umanità nuova, pensiero agile orientato alla cura dell’Uomo e del mondo. Negli ultimi quattro-cinque anni, nell’ambito dell’ONU, si è sviluppato un grande interesse attorno alle religioni. Non sembrano però esistere una vera ipotesi di lavoro ed una strategia per canalizzare in modo fecondo questo interesse. Il contributo che la Delegazione della Santa Sede all’ONU si propone di dare è piuttosto nel senso di focalizzare il dibattito su tutti gli aspetti della libertà di religione che coinvolgono governi, società civile, religioni e anche coloro che ritengono la religione un “problema” ed un ostacolo alla pace ed allo sviluppo.

     
    D. – Quale accoglienza trova oggi la voce della Chiesa, nel contesto delle Nazioni Unite?

     
    R. – La Chiesa è tenuta in considerazione soprattutto per il suo contributo a mantenere vive e alimentare spiritualità e trascendenza, senza le quali la società si sfalderebbe. Inoltre il suo messaggio, improntato alla fratellanza universale, alla riconciliazione, alla prossimità con l’Uomo e la natura ne fa un alleato naturale nel dialogo e nella cooperazione per lo sviluppo. Agenzie, fondi e programmi dell’ONU che operano nei campi dell’educazione, dello sviluppo, dell’assistenza umanitaria mantengono rapporti di collaborazione con le Chiese locali presenti anche negli angoli più remoti della terra.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Gdańsk (Polonia), presentata da mons. Tadeusz Gocłowski, lazzarista, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di Gdańsk mons. Sławoj Leszek Głódź, finora arcivescovo-vescovo di Warszawa-Praga. Mons. Sławoj Leszek Głódź è nato il 13 agosto 1945 a Bobrówka (arcidiocesi di Białystok). È stato ordinato sacerdote il 14 giugno 1970. Ha compiuto gli studi di Diritto Canonico presso l’Università Cattolica di Lublino ed il Pontificio Istituto Orientale in Roma, dove nel 1980 ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico Orientale. Dal 1981 al 1991 è stato officiale della Congregazione per le Chiese Orientali. Il 21 gennaio 1991 è stato nominato ordinario militare in Polonia. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 23 febbraio dello stesso anno. Il 26 agosto 2004 è stato trasferito alla sede residenziale di Warszawa-Praga con titolo personale di arcivescovo. Attualmente è membro del Consiglio permanente della Conferenza episcopale polacca, co-presidente della Commissione congiunta Chiesa-Governo e presidente del Consiglio episcopale per i mezzi di comunicazione sociale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   “Sotto il segno dell'amicizia”: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita di Benedetto XVI alla Casa Bianca e sull'incontro con i vescovi negli Stati Uniti.

    Un’analisi dei rapporti tra il protestantesimo e la cultura cattolica negli Stati Uniti nell'intervista di Delia Gallagher al cardinale James Francis Stafford, arcivescovo emerito di Denver.

    In cultura, Andrea Monda intervista il presidente della Catholic University di Washington, David O'Connell, che anticipa i temi dell'incontro di Benedetto XVI con il mondo universitario.

    Il rettore della Pontificia Università Salesiana illustra le caratteristiche della nuova edizione del Dizionario di scienze dell'educazione.

    Una meditazione del cardinale Albert Vanhoye sull'Enciclica “Spe salvi”.

    Lucetta Scaraffia sull'inaugurazione - a Codogno, in provincia di Lodi - di un museo dedicato a Francesca Cabrini, la prima santa statunitense. 

    In rilievo, nell'informazione internazionale, le nuove violenze nella Striscia di Gaza: la condanna delle Nazioni Unite.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Consiglio d'Europa approva una risoluzione sul "diritto all'aborto". Mons. Giordano: dimenticati i diritti dei più deboli

    ◊   L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha votato ieri a Strasburgo una risoluzione, presentata da una deputata socialista, in cui si parla per la prima volta di “diritto delle donne ad abortire”. Ce ne parla Sergio Centofanti:


    Il testo, approvato con 102 sì e 69 no, raccomanda la depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza a quanti tra i 47 Stati aderenti non abbiano già provveduto invitando a “rispettare la libera scelta delle donne” e a “superare le restrizioni, di fatto o di diritto, all’accesso a un aborto senza rischi”. Durante il dibattito molti interventi hanno segnalato “limiti” e “contraddizioni” della risoluzione, contestando soprattutto l’esistenza di un “diritto all’aborto” e il fatto che nel testo non si parli mai del “diritto alla vita” del nascituro, dei traumi e delle sofferenze affrontate dalle donne che abortiscono e del diritto del padre di esprimere un parere sulla decisione assunta dalla madre di abortire. Sulla risoluzione ascoltiamo il commento di mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa:

     
    R. – Purtroppo, ancora una volta è stato dimenticato il diritto del bambino, quindi il diritto della vita nascente, quindi il diritto di colui che in questo momento è il più debole. E questo esprime un po’ una mentalità che purtroppo esiste in Europa e implica quindi ancora un grosso lavoro che dobbiamo fare per mettere al centro la vita del bambino.

     
    D. – Il documento afferma che l’aborto non può essere strumento di politiche di pianificazione familiare e che resta una decisione da evitare, per quanto possibile. Occorrerà utilizzare – si dice – ogni mezzo per ridurre il numero sia delle gravidanze sia degli aborti non desiderati ...

     
    R. – Il primo aspetto lo riteniamo positivo nel documento: il fatto che si veda l’aborto nella sua negatività. Invece, ciò che nel documento noi non possiamo accettare è il fatto che venga accettato il principio dell’aborto e quindi il fatto che non ci sia una sensibilità seria sulla dignità radicale della persona umana.

     
    D. – Il documento, inoltre, invita gli Stati a garantire il libero accesso alla contraccezione e per le giovani generazioni un’educazione sessuale completa ...

     
    R. – Noi non pensiamo che il problema sia una “certa” contraccezione, che possa risolvere la questione dell’aborto; piuttosto, noi siamo per una educazione molto seria che insegni cos’è il rapporto tra le persone, cos’è la sessualità, cos’è l’amore; un’educazione che insegni a non giocare con i sentimenti e a valorizzare veramente la corporeità umana, la sessualità umana, il rapporto e la serietà di questi rapporti. Se dietro la parola “educazione” ci sono questi elementi, certamente noi siamo più che decisi per l’educazione. Riguardo al controllo delle nascite, sappiamo come il controllo "normale" della nascita è quello naturale, quello che la natura ci offre, quello che è inscritto nel progetto creatore di Dio; ed è un’illusione che certi mezzi contraccettivi possano frenare l’aborto. L’esperienza storica è già diversa e i contraccettivi visti banalmente non tengono alta la sensibilità e vanno anche a detrimento – io credo – della sessualità: cioè, la banalizzazione del rapporto sessuale è anche un impoverimento di questa dimensione del vivere umano!

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    Congresso internazionale alla Gregoriana sullo studio e l'insegnamento della storia della Chiesa: intervista col rettore padre Gianfranco Ghirlanda

    ◊   Si svolge da oggi a sabato prossimo alla Gregoriana un Congresso internazionale di studi storici sul tema ‘Studio e insegnamento della storia della Chiesa. Bilanci e prospettive per nuove letture’, promosso dalla Facoltà di Storia e dei Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana, nel suo 75.mo di attività a Roma. Giovanni Peduto ha intervistato per l’occasione padre Gianfranco Ghirlanda, rettore della Gregoriana, chiedendogli anzitutto quale sia l'idea sottostante al Congresso:


    R. – L’idea sottostante è che avendo invitato studiosi provenienti da varie parti del mondo, quindi di varie culture confessionali e religiose – ortodossi, protestanti, ebrei e musulmani – e anche di altri ambienti scientifici, che si sottraggono ad una specifica collocazione religiosa, si avrà appunto l’apporto significativo sulle metodologie applicate, le intenzioni che in qualche modo si colgono nelle varie storiografie a confronto, in vista di un dialogo scientifico, che giovi allo studio della storia per farne appunto della storia un luogo di incontro multiculturale. Questo ha un senso poi particolare proprio per l’Europa, che è un luogo in via di definizione e di formazione, dove il confronto di studiosi di varie nazioni possono dare un contributo valido all’approfondimento dei vari temi che sono presentati.

     
    D. – Che posto e quale importanza ha la Facoltà di Storia e dei Beni Culturali della Chiesa in seno alla Pontificia Università Gregoriana? E perché ‘storia della Chiesa e dei beni culturali della Chiesa’?
     
    R. – La Facoltà è una delle quattro Facoltà cardine della Gregoriana, insieme alla Teologia, al Diritto Canonico e alla Filosofia. Lo studio della storia è di fondamentale importanza nella riflessione della Chiesa e quindi lo è anche per la Gregoriana, che fin dalle sue origini del Collegio romano si pone nel cuore della Chiesa. Nella visione cristiana delle cose la storia non è semplicemente un succedersi di fatti, ma è il luogo in cui Dio agisce a favore dell’uomo per condurre alla salvezza definitiva. Questo nell’Incarnazione trova il suo apice. Quindi, la storia della Chiesa che si svolge all’interno della storia dell’umanità è il sacramento della presenza di Dio nella storia dell’umanità, che è attratta verso il compimento finale in Cristo. E questa è la visione della storia cristiana. Cristo, liberando l’uomo dal peccato, conduce la storia non verso il fallimento. Dio si rende presente non solo attraverso gli avvenimenti, ma anche attraverso quell’elevata attività umana che è l’arte in tutte le sue espressioni. Ma l’arte si intreccia con la storia dell’umanità e con la storia della Chiesa. E di qui appunto il legame tra arte e storia. I beni culturali, poi, non sono soltanto l’arte, ma sono anche tutti i documenti storici su cui si ricostruisce la storia. E di qui quindi lo stretto legame tra storia della Chiesa e beni culturali della Chiesa, che formano un’unica Facoltà.

     
    D. - Poco più di un mese fa, Benedetto XVI – parlando al Pontificio Comitato di scienze storiche - ha detto che oggi, “non si tratta più solo di affrontare una storiografia ostile al cristianesimo e alla Chiesa”, ma è la storiografia stessa ad essere in crisi a causa del relativismo imperante. Come si pone il vostro congresso rispetto a questa affermazione?
     
    R. – Quando lo studio della storia è sotto il dominio dell’ideologia è chiaro che si perde la possibilità di avvicinarsi il più possibile alla valutazione oggettiva dei fatti storici e quindi la verità storica è relativizzata, anzi strumentalizzata. Il Congresso, proprio attraverso il confronto tra storici di diverse provenienze culturali e religiosi, oppure anche di storici che non sono legati ad una religione, vuole appoggiare lo sforzo di una valutazione, la più oggettiva possibile dei fatti storici. Si tratta di un problema metodologico e di onestà intellettuale e il Congresso vuole contribuire a questa onestà intellettuale attraverso il confronto.

     
    D. - Il Papa ha messo anche in risalto la perdita della “memoria” spesso fomentata dagli stessi testi di storia utilizzati dai giovani, che privilegiano certi temi - di matrice illuministica – ignorando spesso l’importanza della cultura cristiana attraverso i secoli. Qual è la sua opinione?
     
    R. – Questo riguarda la questione molto vasta e importantissima, nel senso che se l’Europa vuole negare – e parlo soltanto dell’Europa – le sue radici culturali cristiane, non ha futuro. Sia perché una qualsiasi realtà umana individuale o collettiva che non può più guardare indietro, non può neanche proiettarsi nel futuro, perché è senza identità, e anche perché – e questo rovinerebbe il futuro stesso dell’Europa – perderebbe come riferimento quel bagaglio di valori, che pure in tante travagliate e tragiche vicende hanno dato la forza all’Europa di guardare avanti e di ricostruire ciò che la follia umana aveva distrutto. Se distruggiamo anche questi valori, che futuro ci sarà?

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    La Conferenza mondiale "Infopoverty" promuove nuove tecnologie e fonti energetiche rinnovabili per lo sviluppo

    ◊   Le nuove tecnologie e le fonti energetiche rinnovabili rappresentano una speranza concreta per vincere il sottosviluppo nei Paesi più poveri del mondo. “Tecnologie intelligenti e a basso costo per combattere la povertà e salvare il pianeta” è il tema prescelto per l’ottava edizione mondiale Infopovertà che ha preso il via ieri al Palazzo di Vetro della Nazioni Unite a New York connesso in videoconferenza con le due sedi milanesi del Politecnico e dell’Università Cattolica che ospiterà la tavola rotonda conclusiva di domani 18 aprile. Il servizio di Fabio Brenna:


    Banda larga ed energia solare sono le basi per dare vita a progetti concreti nel campo della telemedicina, della formazione a distanza e dell’agricoltura. In Honduras, Libano, Tunisia, Madagascar sono già stati sviluppati progetti basati sull’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione applicate a piani di sviluppo. Piergiacomo Ferrari è il responsabile milanese dell’OCCAM, l’agenzia delle Nazioni Unite che promuove il programma Infopoverty:

    “Noi stiamo sviluppando un sistema di telemedicina, una telescuola professionale e microcredito. Direi che il problema alimentare che si sta incancrenendo nel mondo, anzi, peggiorando, effettivamente è un argomento che noi con l’istruzione professionale, possiamo risolvere nei Paesi emergenti. Perché questi Paesi, effettivamente, il primo bisogno che hanno è quello di tipo alimentare: non doversi approvvigionare da altri Paesi”.

    L’Università Cattolica ospiterà domani la tavola rotonda conclusiva su “Nuove tecnologie e fonti energetiche alternative: un binomio per vincere la povertà?”, che si svolgerà in videoconferenza con l’ONU a New York, l’UNESCO a Parigi e la Commissione Europea a Bruxelles. Maria Grazia Cavenaghi Smith è la rappresentante della Commissione a Milano:

    “Il Parlamento europeo è una delle organizzazioni veramente in prima linea per quanto riguarda lo sfruttamento delle fonti energetiche alternative; il Parlamento ha addirittura creato una Commissione temporanea che si occupa delle fonti energetiche alternative, dei cambiamenti climatici e della soluzione che dev’essere portata con almeno il 30 per cento di energia prodotta tramite fonti energetiche alternative. Quindi, si spinge oltre quelli che sono stati gli obiettivi fissati. Per il Parlamento europeo questa è una grande sfida, è una sfida importantissima”.

    Nell’ambito del progetto Infopoverty l’Università Cattolica ha dato vita quest’anno al Centro di solidarietà internazionale che intende dare un contributo sotto il profilo della formazione a distanza. Nei prossimi mesi partirà un progetto in collaborazione con l’Università di Kampala, in Uganda, per corsi di formazione in ambito agricolo.

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    Chiesa e Società



    Non si ferma la diaspora dei cristiani dall'Iraq

    ◊   “Cristiani in Iraq: la Chiesa caldea ieri e oggi”: tema di un incontro ieri a Roma, organizzato da Pax Christi, presso la sede della comunità di San Paolo. Tra i partecipanti mons. Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede, che ha messo in risalto le difficoltà che i cristiani sono costretti a vivere quotidianamente in Iraq. ''Prima dell'intervento americano del marzo di cinque anni fa - ha raccontato padre Najim - nessuno osava attaccare le chiese o le moschee, c'era un rispetto reciproco e non ci si chiedeva a quale religione si appartenesse perché si rispettavano le persone in quanto tali''. Oggi, ha constatato il procuratore caldeo, è tutto diverso: ''Io non vedo un Paese liberato dal dittatore - ha detto - ma vedo un Paese fantasma di se stesso, escluso dalla comunità internazionale, privo di ospedali e scuole e dove i cristiani non hanno più speranze per un futuro prospero''. Secondo alcune stime, fino agli anni '90, i cristiani in Iraq erano circa un milione, il 3% dell'intera popolazione, mentre oggi ne sarebbero rimasti meno di 400 mila, dopo un esodo in massa provocato dalla guerra e dalle violenze interconfessionali. ''Una diaspora'' l'ha definita padre Najim che ha aggiunto: ''Oggi siamo addirittura più numerosi fuori che dentro l'Iraq'', precisando che, oltre all'esodo forzato, questa situazione è frutto anche dello spirito missionario che compete da sempre alla tradizione caldea. Infine ha lanciato un appello alla comunità internazionale: ''L'Iraq non ha bisogno di soldi - ha spiegato - perché siamo un Paese ricco di risorse, non abbiamo bisogno di un atto umanitario ma umano'', che riconsegni l'Iraq e ''la dignità agli iracheni. Un antico detto iracheno recita: 'la religione è per Dio ma la Patria è per tutti' e suggerisce l'immagine di un Paese in cui le varie fedi convivono secondo i principi condivisi di tolleranza e rispetto. Una realtà lontana da quella che si presenta oggi: un Iraq, dove le chiese vengono attaccate, i preti rapiti quando non uccisi e dove i cristiani sono vittime di persecuzioni e intimidazioni. Ed è proprio l'Iraq della ''tolleranza e della pace che esisteva fino al 2003'', che rivorrebbe padre Najim. Alle parole del procuratore caldeo, ha fatto eco mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo latino di Baghdad, dopo che ieri non meno di 70 persone hanno perso la vita e più di 100 sono rimaste ferite in diversi attentati e scontri militari in più parti del Paese, in quella che è stata una delle tre giornate più cruente dall’inizio dell’anno. “Siamo scoraggiati e preoccupati” - ha detto mons. Sleiman all’agenzia Misna - “giornate come quelle di ieri danno il segnale che la guerra è lontana dall’avere una soluzione e che manca una vera strategia complessiva sia militare sia politica; ma anche la società è lontana dal risolvere le sue profonde divisioni interne ”. (R.G.)

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    Segnali di reciproca fiducia dalla Commissione bilaterale Santa Sede-Israele

    ◊   Con il comunicato congiunto rilasciato al termine dei suoi lavori, ieri nella sede del Ministero degli esteri israeliano a Gerusalemme, la Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele ha annunciato che terrà la sua prossima sessione plenaria il 28 maggio prossimo, in Vaticano. "Plenaria" si definisce la sessione presieduta dai massimi livelli (appena al di sotto di quello ministeriale) dei rispettivi dicasteri degli esteri ed integrata anche da alti funzionari. Le Plenarie - riprese solo il 21 maggio dell'anno scorso dopo un intervallo durato cinque anni - sembra che le parti intendano tenerle ogni sei mesi, come hanno effettivamente fatto sin dalla prima sessione di questa nuova serie. Come già altre volte, anche per la riunione “di lavoro” di ieri, il comunicato parla di "atmosfera di grande cordialità" e che, in tale clima, le delegazioni "hanno rinnovato la comune determinazione ad accelerare il loro lavoro mirato a concludere un Accordo il più presto possibile”. L'auspicato Accordo, richiesto già dall'Accordo fondamentale del 30 dicembre 1993, dovrebbe soprattutto riconfermare le storiche esenzioni fiscali della Chiesa ed effettuare la restituzione alla Chiesa di alcune proprietà ecclesiastiche perse negli anni tra cui il santo Cenacolo. L'annuncio preventivo della data della prossima Plenaria, dice un esperto di rapporti Chiesa-Stato in Israele, interpellato da AsiaNews, è un buon segno della serietà dei negoziati e potrebbe essere visto come un indizio che le delegazioni hanno maturato rapporti di "reciproca fiducia" e metodi di "leale collaborazione in ordine al raggiungimento di un fine comune". (R.P.)

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    Domani maratona della pace Betlemme-Gerusalemme, nell’ambito del Pellegrinaggio in Terra Santa, intitolato a Giovanni Paolo II

    ◊   Prosegue in Terra Santa il Pellegrinaggio-maratona intitolato a Giovanni Paolo II, che - promosso dall'Opera Romana Pellegrinaggi, insieme al Pontificio Consiglio per i Laici e al Centro Sportivo Italiano - culminerà domani nella maratona della pace Betlemme-Gerusalemme. Sono 170 i partecipanti che ha visto ieri in gara 30 atleti italiani e un centinaio di israeliani nella maratona Arad-Massada, (organizzata dal CSI Modena) prima edizione di una corsa competitiva di 25 km nel deserto. Primo classificato il modenese Antonio Santi, mentre il secondo e il terzo sono israeliani; tra le donne è italiana la terza classificata: Anna Maria Previdi. Alla cerimonia di premiazione erano presenti alcuni rappresentanti del Ministero del Turismo Israeliano. Prosegue intanto il concomitante pellegrinaggio diocesano del Cardinale Camillo Ruini, che ha celebrato la Messa ieri pomeriggio nella basilica di Nazareth con circa 500 pellegrini. Dopo la visita al Monte Tabor e al santuario Stella Maris sul Monte Carmelo, in Galilea, il gruppo è arrivato da poco a Gerusalemme, dove assisterà nel pomeriggio al torneo "Calcio per la pace". Oltre alla maratona Arad-Massada, infatti, questa edizione del pellegrinaggio-maratona Giovanni Paolo II è caratterizzata da un ulteriore evento sportivo: il torneo triangolare di calcio a 5, in cui si affronteranno una rappresentativa della Clericus Cup, una dell'Agorà del Mediterraneo (composta di ragazzi che hanno partecipato all'Agorà di Loreto con il Papa) e una della Peace Team (squadra formata da calciatori israeliani e palestinesi). Domani mattina, invece, si svolgerà la maratona per la pace Betlemme-Gerusalemme: la manifestazione sportiva, giunta quest'anno alla 5° edizione, consiste in una corsa non competitiva di 10 km. Sportivi italiani, israeliani e palestinesi, passeranno il check point di Betlemme, che rimarrà aperto. Sarà il cardinale Ruini, che nel 2004 inaugurò la prima edizione della maratona Giovanni Paolo II, a riaccendere domani la fiaccola della pace nelle mani di Ulderico Lambertucci, il sessantenne atleta marchigiano, che partito da Roma circa quattro mesi fa, è arrivato a Gerusalemme dopo aver percorso 6000 km in solitaria. (A cura di Sara Fornari)

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    Pastorale sanitaria: mons. Redrado annuncia che saranno messe in rete le strutture cattoliche nel mondo

    ◊   "Se chiudessero improvvisamente nel mondo tutte le strutture sanitarie cattoliche si verificherebbe una specie di grande tsunami sociale e umanitario": lo ha detto questa mattina a Roma mons. Sergio Pintor, vescovo di Ozieri e consultore del Pontificio Consiglio di Pastorale Sanitaria, durante l'incontro indetto dall'organismo vaticano con i responsabili internazionali di Ordini, Congregazioni e organismi sanitari cattolici sul tema "Ospedali cattolici: quale futuro? Il dibattito internazionale attuale". Secondo mons. José Louis Redrado, segretario del Pontificio Consiglio, le circa 120 mila strutture sanitarie cattoliche, dalle più grandi ai piccoli ambulatori sparsi nelle zone più povere del mondo, "hanno bisogno oggi di essere rappresentate su scala internazionale, presso gli organismi quali ONU e OMS, ma anche su scala nazionale presso i rispettivi governi e ministeri della salute, in quanto aumentano i problemi gestionali, economici, finanziari, al crescere delle esigenze di cura". In certi Paesi, specie i più poveri in Africa, gli ospedali cattolici rappresentano la maggioranza delle strutture di cura e i governi non potrebbero fare a meno della loro presenza. Il Pontificio Consiglio si avvicina ai 25 anni dalla fondazione e si è ripromesso di "mettere in rete tale grande ricchezza di strutture, carismi e servizi, per continuare ad adempiere al compito di 'sanare i malati' - ha detto mons. Redrado - così come ha insegnato Gesù ai suoi discepoli". Nel suo intervento padre Aurelio Mozzetta, superiore generale dei Figli dell'Immacolata Concezione ha detto che "quale che sia la situazione della sanità nei diversi Paesi, con totale libertà di mercato, oppure sanità controllata completamente dallo Stato, le strutture sanitarie cattoliche sono chiamate a essere presenti in maniera valida, competitiva, senza mettere in discussione la ‘mission’ di fondo, che è evangelica". (R.P.)

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    Il diritto dovere della partecipazione al bene comune: ne ha parlato il cardinale Martino ad un Simposio in Romania

    ◊   “Il bene comune esige per tutti il diritto-dovere della partecipazione”. Lo ha detto ieri a Iasi, in Romania, il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, intervenendo ad un Simposio internazionale dal titolo “Humans and Market”, promosso dal locale Istituto Teologico, che ha anche curato la traduzione in lingua rumena del Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Il cardinale Martino ha richiamato alcuni principi fondamentali al centro dell’opera di evangelizzazione del sociale: “il primato e la dignità della persona umana, che si traduce nella difesa e nella promozione dei diritti umani, universali, inviolabili e inalienabili; il principio del bene comune, che esclude sia la concezione individualista, sia la concezione collettivista”. Il bene comune ha precisato il cardinale Martino “reclama la destinazione universale dei beni, non opponendosi alla proprietà privata, ma neppure riconoscendola come diritto assoluto e intoccabile, bensì come mezzo in vista del fine”. Il presidente di Giustizia e Pace ha quindi ricordato il principio di solidarietà, “che non è un sentimento di vaga compassione o superficiale intenerimento per i mali di tante persone, ma determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene di tutti e di ciascuno” e quello di sussidiarietà. (A.M.)

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    Domani in Bangladesh, incontro tra settanta saggi cristiani e musulmani per dialogare e confrontarsi

    ◊   “Una comune chiamata: musulmani e cristiani”. Domani nella capitale del Bangladesh, Dhaka, si svolgerà una riunione tra trentacinque eminenti studiosi cristiani e altrettanti musulmani per dialogare e confrontarsi. “È una responsabilità storica per tutti noi credenti dare il nostro apporto alla pace nel mondo”, dichiara il prof. Kazi Nurul Islam l’organizzatore dell’evento, intervistato su “L’Osservatore Romano”. Nell’incontro di Dhaka si parlerà della Lettera inviata lo scorso ottobre da 138 saggi musulmani a Benedetto XVI e del Messaggio di risposta della Chiesa di Roma. Il prof. Kazi, docente dell’Università di Dhaka, è il fondatore del “Dipartimento delle religioni mondiali”, caso unico nelle università di tutto il mondo islamico. Per preparare l’incontro si è avvalso della collaborazione della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale del Bangladesh, Paese dove oltre il 90% della popolazione dichiara di seguire la religione islamica ed i cattolici sono solo una minoranza dell’0,5%, comunque rispettata. “È un fatto, che almeno qui nel Bangladesh, non abbiamo grossi problemi nei rapporti interreligiosi – osserva il prof. Kazi -, per secoli la convivenza si è svolta in armonia. Ora dobbiamo proteggere e preservare questa relazione”. E, dicendosi personalmente preoccupato a causa del terrorismo, sottoolinea che la violenza non si può giustificare con la religione. (A cura di Virginia Volpe)

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    Firmata la dichiarazione di Montserrat sul ruolo delle religioni nella costruzione della pace

    ◊   "I conflitti nascono a livello di potere, delle risorse e delle ideologie, ma la religione è spesso utilizzata per stimolarli": cosi sottolinea la Dichiarazione di Montserrat sul ruolo delle religioni nella costruzione della pace. A firmare la Carta nei giorni scorsi sono state personalità civili e delegati di diverse tradizioni religiose di vari Paesi, tra cui l'abate di Montserrat, Josep Maria Soler, il segretario generale della Conferenza mondiale delle religioni per la pace, William F. Vendley, l'ex-presidente dell'Iran, Mohamed Khatami, ed il presidente del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, Aram I. Il documento - di cui riferisce l’agenzia Sir - invita "a non esercitare violenza in nome della religione" e fa appello ai mezzi d’informazione affinché contribuiscano ad evitare la diffusione di stereotipi ed immagini parziali e a promuovere la migliore comprensione tra culture e religioni diverse. Si legge nel testo: "l'informazione ingannevole sull'origine dei conflitti esige un'analisi inequivocabile sulla relazione" esistente tra "i sentimenti religiosi e la violenza per avanzare verso la costruzione della pace attraverso la prevenzione e la risoluzione pacifica". "Se non analizziamo – annota la dichiarazione - e facciamo conoscere in maniera scrupolosa questa relazione, alcuni mezzi di comunicazione e molte persone di tutto il mondo continueranno a pensare che la religione è spesso quella che alimenta la violenza". (R.G.)

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    Incontro in Ungheria promosso dalle Chiese cristiane in Europa per dibattere sui rapporti con le comunità musulmane

    ◊   Su invito del cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), si tiene da oggi a domenica ad Esztergom in Ungheria l’incontro promosso del Comitato CCEE-KEK (Conferenza delle Chiese europee) per le relazioni con i musulmani in Europa (CRME). A Esztergom sono presenti anche delegati islamici di diversi Paesi europei per preparare insieme una Conferenza cristiano-musulmana europea, che si terrà a Malines/Bruxelles dal 20 al 23 ottobre prossimo sul tema “Essere cittadini europei e credenti. Cristiani e musulmani come partner attivi nelle società europee”. All’ordine del giorno dell’incontro di Esztergom anche la discussione di due documenti in fase di elaborazione: il primo sulla violenza legata agli aspetti religiosi; il secondo sulla formazione del clero e degli operatori pastorali e sulle conseguenze della presenza musulmana sulla vita della Chiesa in Europa. Saranno inoltre prese in esame la Lettera aperta di 138 Guide religiose musulmane ai responsabili delle Chiese e confessioni cristiane dell'ottobre scorso e la Charta dei musulmani in Europa, firmata il 10 gennaio da 400 organizzazioni musulmane del continente. Istituito nel 1986 dalla Kek e dal Ccce, il Crme ha il compito di informare e sostenere le Chiese in Europa nel loro incontro con l’Islam e intensificare le relazioni con i musulmani. (A.M.)

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    In Senegal morto il marabut Mountaga Tall, pioniere del dialogo tra islam e cristianesimo

    ◊   È scomparso nei giorni scorsii, all’età di 90 anni, il leader religioso musulmano del Senegal (definito marabut) El Hadi Habibou Mountaga Tall, noto soprattutto come promotore del dialogo tra cristianesimo ed islam. Grazie a lui, nel 1986, il Paese africano aveva superato una delle più gravi crisi confessionali, nate dalla costruzione di una cappella a Tivaoune, luogo simbolo della tidjane, la più grande confraternita musulmana locale. “Non ci sono differenze tra una chiesa ed una moschea – disse il marabut in un’intervista rilasciata all’agenzia Apic nel 2006 – Entrambe sono luoghi di preghiera. Quando aprono le porte, lo fanno per accogliere i fedeli. Poi, terminate le preghiere, le porte vengono richiuse: nessuno dorme in questi luoghi. Essi sono la casa di Dio”. Nell’agosto scorso, Mountaga Tall aveva ricevuto la visita del cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar. Il porporato guidava una delegazione ecclesiastica in appoggio al marabut, coinvolto in un conflitto di successione scoppiato all’interno della sua famiglia. Toccante il ricordo dell’Abbé Jacques Seck, cappellano degli ammalati, che gli era molto amico: “Il suo cuore era talmente puro che i suoi desideri sono stati tutti esauditi da Dio”. (I.P.)

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    Olanda: intervento del Consiglio Ecumenico delle Chiese al Sinodo della Chiesa protestante

    ◊   “Il movimento ecumenico è fedele al Vangelo solo se consiste in un movimento di speranza che si confronta con le numerose minacce alla vita, presenti nel mondo di oggi”. Questo il passaggio principale del discorso di Samuel Kobia, segretario generale uscente del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), intervenuto nei giorni scorsi a Lunteren, in occasione del Sinodo generale della Chiesa protestante in Olanda. Le minacce alla vita, ha continuato Kobia, “includono il micidiale scandalo della povertà, le malattie come l’AIDS, le conseguenze devastanti e distruttive dei cambiamenti climatici e le guerre, compreso il pericolo, ancora imminente, dell’uso di armi nucleari”. Il segretario generale uscente del CEC ha poi ricordato l’importanza del ruolo del movimento ecumenico in un mondo “profondamente diviso”: “Tensioni religiose, culturali, etniche, economiche e politiche, insieme ai conflitti – ha detto - portano molte popolazioni alla disperazione”. Di qui, l’invito a puntare sulla speranza: “Oggi il movimento ecumenico – ha detto Kobia - è chiamato, ancora una volta, a portare la speranza in un mondo distrutto, per cercare, attraverso di essa, un’unità visibile”. Infine, Kobia ha richiamato l’attenzione sulla necessità di adeguare l’ecumenismo all’attualità: “La diversità dell’ecumenismo nel mondo – ha spiegato – può essere sperimentata in molte città di tutta Europa. Questo indica che la vecchia suddivisione del movimento ecumenico in ‘regionale’, ‘nazionale’, ‘mondiale’ non è più adatta”. Per questo, ha concluso il segretario generale uscente del CEC, “è fondamentale per il CEC che le Chiese stesse si impegnino nella ricerca di nuovi metodi e nuovi modelli di relazioni, necessari ad un ecumenismo vitale nel XXI secolo”. (I.P.)

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    Per la commissaria dell'Unione Europea alla salute l’abuso di alcol in Europa è una ‘tragedia sociale’

    ◊   Ogni anno 20mila persone nell’Unione Europea muoiono a causa di alcolici e malattie correlate. Sono queste le stime rese note nella periodica riunione del Forum europeo su alcol e salute. Androulla Vassiliou, commissaria Ue alla salute, ha definito “tragedia sociale” questa situazione. “Oltre a rovinare la salute - ha dichiarato all’ageniza Sir - e distruggere le prospettive di formazione e di lavoro di tanti ragazzi e ragazze, in molti casi l’abuso di alcol uccide giovani che dovrebbero ancora avere davanti la maggior parte della vita”. Creato lo scorso anno, il Forum riunisce quaranta associazioni, imprese e Ong per contrastare il fenomeno del consumo di alcolici tra i minori. Anche in Italia la situazione è preoccupante: eccede nel bere il 67% dei giovani sotto i 16 anni, età legale per il consumo di alcolici. I dati sono quelli emersi dall'Alcohol prevention day, organizzato oggi dall'Istituto superiore di sanità. (V.V.)

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    Il capodanno thailandese in onore della famiglia e degli anziani

    ◊   La Commissione cattolica per la famiglia ha lanciato una nuova idea per celebrare l’annuale festival dell’acqua - il Songkran festival - che si è tenuto dal 13 al 15 aprile. Dopo la messa domenicale nella cattedrale dell’Assunzione di Bangkok, i giovani parrocchiani hanno versato l’acqua sulle mani degli anziani per chiedere la benedizione e porgere loro rispetto, un gesto che risale alle antiche tradizioni thailandesi. I parrocchiani anziani che hanno preso parte all’evento che coincide con il capodanno thailandese - riferisce l'Agenzia AsiaNews - hanno augurato ai giovani di progredire nelle loro vite, negli studi e nella carriera ed hanno ricevuto in dono corone di fiori. Il segretario generale della Commissione per lo sviluppo, Ajchara Somsaengsuang, ha condiviso con i partecipanti l’idea di pace promossa da Benedetto XVI, che vede la famiglia come l’istituzione principale in cui è possibile costruire la pace: il nucleo famigliare è il luogo in cui si sperimenta l’amore per coloro che ci stanno accanto ed è per questo che la famiglia è la prima maestra di pace. Dal canto suo il cardinale Michael Michai Kitbunchu, arcivescovo di Bangkok, ha sottolineato l’importanza della famiglia in quanto culla dell’umanità intera. “I fedeli cattolici - ha detto il porporato - devono convivere con persone appartenenti a fedi diverse nella stessa società come se fossero una grande famiglia. La cosa fondamentale è rispettarci ed aiutarci a portare la pace nel mondo. Rispettare il prossimo - ha sottolineato - significa anche rispettare la natura per il bene comune”. Infine il segretario della Fondazione per i bambini, Wallop Tungkananurak, ha notato che ci sono delle ricerche sul valore della famiglia in Thailandia, Cina e India nelle quali emerge che nelle famiglie in cui molti parenti vivono insieme, si registrano meno violenze. (R.P.)

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    Kenya: presentato dal cardinale John Njue il catechismo locale in inglese e swahili

    ◊   Dopo la pubblicazione del “Catechismo della Chiesa Cattolica” e del “Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica” in inglese e in swahili (le due lingue nazionali del Kenya), la Conferenza episcopale ha deciso di avere un catechismo “locale” per il Kenya, che può essere utilizzato anche da altre nazioni africane di lingua inglese. Il Catechismo - presentato al Seminario Maggiore San Tommaso d'Aquino a Nairobi dal cardinale John Njue, arcivescovo della capitale e Presidente della Conferenza episcopale del Kenya - è frutto del lavoro di un gruppo di teologi, catechisti e sacerdoti coinvolti nella pastorale, sotto la direzione di mons. Patrick Harrington, vescovo di Lodwar e presidente della Commissione episcopale kenyana per la dottrina. Il nuovo Catechismo - riferisce l'Agenzia Fides - si caratterizza principalmente per il riferimento continuo alla Bibbia, al Catechismo della Chiesa Cattolica e al Compendio. La Congregazione del Clero lo ha elogiato per la sua centralità cristologica e per il riferimento continuo alle Scritture e al Magistero della Chiesa. La sua impostazione riflette il Catechismo della Chiesa Cattolica nelle sue quattro parti: il Credo, la liturgia - con i sacramenti in primo piano -, l’agire cristiano ed infine la preghiera. La principale novità di questo Catechismo è il fatto che tiene in considerazione la realtà e la situazione africana per aiutare i cristiani del Continente a valorizzare i valori presenti nella loro cultura e i segni della presenza del sacro. Nello stesso tempo, li stimola ad aprirsi alla novità del Vangelo e a mettere in discussione quegli elementi che non sono in sintonia con la fede cristiana. (A.M.)

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    Dal prossimo ottobre, nuovo presidente per l’associazione cattolica “Aiuto alla Chiesa che soffre: sarà il sacerdote cileno Joaquín Alliende Luco

    ◊   Sarà padre Joaquín Alliende Luco, a partire dal prossimo mese di ottobre, il nuovo presidente dell'associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, come riferisce l’agenzia Zenit. Padre Alliende sostituirà il laico svizzero Hans-Peter Röthlin, la cui rinuncia è stata accettata dalla Congregazione vaticana per il Clero. Padre Alliende, di origine cilena, sacerdote di Schoenstatt, è stato finora assistente ecclesiastico internazionale dell’associazione caritativa. Padre Röthlin, che lascia l’incarico dopo 9 anni, nell’atto di dimettersi ha sottolineato “che il buono stato dell'associazione permette di dare il via libera alla nomina di un chierico per la carica di presidente, com'è previsto negli Statuti”. “Aiuto alla Chiesa che soffre” è un'associazione di diritto pontificio nata con una campagna di aiuto lanciata nel 1947 dal monaco premostratense Werenfried van Straaten. Attualmente, sovvenziona progetti in 140 Paesi con i fondi ottenuti dai suoi uffici in 17 Paesi. (R.G.)

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    Convegno a Bologna lancia l'allarme sul proliferare di maghi e sette in Italia

    ◊   Maghi, guru, stregoni stanno invadendo l’Italia. Spesso con l’obiettivo di allontanare le persone da una vita normale. Questo il grido d’allarme lanciato a Bologna nel corso del convegno “Religioni, filosofie, sette”, promosso da Conferenza episcopale regionale, Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, Gris, Istituto “Veritatis Splendor”, Fondazione “Dignitatis Humanae” e Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”. “Ogni giorno” racconta don Aldo Buonaiuto responsabile del Telefono verde “anti sette occulte”, fondato nel 2002 da don Oreste Benzi, “riceviamo decine di chiamate da ogni parte d’Italia. Da noi arrivano soprattutto i genitori alla ricerca di soluzioni per i figli che improvvisamente cambiano comportamento nel modo di parlare, di vestire, nelle amicizie. Le vittime delle sette sono in genere giovani che hanno grandi problemi di relazione e che vivono nella solitudine. Oppure adulti con problemi economici e di salute, che corrono ovunque cercando le risposte alla propria disperazione. E si illudono di trovarle nei gruppi pseudo–religiosi, che danno tuttavia soluzioni false e spesso al limite dell’illecito”. Mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro ricorda che negli ultimi anni sulle sette “si è peccato di provincialismo riducendo il fenomeno a un fatto di costume o psicologico e smarrendo quindi il quadro globale”. Da parte sua il vescovo di Piacenza-Bobbio Gianni Ambrosio ricorda che quella delle sette “è una sfida pastorale importante perché esse possono attecchire solo se trovano un terreno preparato. Dobbiamo curare gli aspetti culturali, sociali e religiosi per far sì che non ci sia un terreno propizio per il diffondersi di certi fenomeni”. (Da Bologna, Stefano Andrini: per la Radio Vaticana)

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    “Medaglia agricola” della FAO al premier indiano Manmohan Singh

    ◊   Tra gli insigniti nel passato Giovanni-Paolo II, re Bhumibol di Thailandia, il presidente cinese Jang Zemin e il presidente francese Jacques Chirac. Quest’anno la ‘Medaglia agricola’, la più alta onorificenza dell’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) è stata invece assegnata al primo ministro indiano Manmohan Singh, per il suo contributo allo sviluppo del settore agricolo e alla riduzione della fame e della povertà. “Grazie ai suoi sforzi”, la crescita agricola dell’India “è sulla giusta via per contribuire maggiormente al rapido sviluppo di un’economia mondiale che tenga conto dei bisogni dei più vulnerabili” ha detto Jacques Diouf, direttore generale della FAO, congratulandosi con Singh per la modernizzazione e la rivitalizzazione del settore agricolo, che occupa il 60% della popolazione e sottolineando che il flusso di credito per gli agricoltori indiani è quasi raddoppiato negli ultimi due anni. L’India è infatti oggi il secondo produttore agricolo mondiale dopo la Cina. La ‘Medaglia agricola’ viene assegnata ogni anno a eminenti personalità per il loro sostegno a favore della produzione alimentare sostenibile, la sicurezza alimentare e la cooperazione internazionale. (R.G.)

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    A Roma la Conferenza di presentazione della “Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore”

    ◊   Si è tenuta questa mattina a Roma, presso la sede della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, la Conferenza Stampa di presentazione della “Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore” indetta il 23 aprile prossimo. Il Presidente della Commissione, il prof. Giovanni Puglisi, nel suo discorso di apertura, ha parlato delle molteplici funzioni del libro nella società odierna, quale strumento di cultura insostituibile, di educazione e di comunicazione, oltre che di svago. E a proposito dei nuovi media, il prof. Puglisi ha affermato: “Sebbene non si possa parlare di internet come di uno strumento di comunicazione diseducativo, sicuramente il libro riveste ancora un ruolo tradizionale e fondamentale nella comunicazione e nell’educazione dei popoli”. Ha poi ribadito l’importanza dell’editoria nello sviluppo economico dei Paesi globalizzati: “Il libro – ha spiegato il prof. Puglisi - costituisce il perno di un’ampia catena di attività e professioni che generano reddito e quindi è una componente importante nell’economia mondiale”. Il libro ha infine un ruolo fondamentale nel campo linguistico. Proprio nel 2008, dichiarato Anno Internazionale delle Lingue da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il libro contribuisce alla diffusione del multilinguismo, grazie alle traduzioni in differenti lingue. La traduzione di un testo permette di stabilire ponti linguistici che procurano nuovi libri e nuovi lettori; le lingue che non hanno accesso al mondo dell’editoria vengono automaticamente escluse da gran parte della vita socio-culturale dei popoli. A conclusione della conferenza c’è stato quindi un invito da parte dell’UNESCO a non accantonare l’uso del libro e della lettura, beneficio per il multilinguismo e lo sviluppo sostenibile dei popoli. (C.C.)

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    Viaggio a Lourdes dell’Unitalsi del Lazio: domani partiranno 1500 persone

    ◊   Mille e cinquecento pellegrini in partenza per il Santuario di Lourdes. Si muoveranno domani due treni bianchi dalle stazioni di Roma-Ostiense e Frosinone per il viaggio regionale dell’Unitalsi, Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e Santuari internazionali. Un pellegrinaggio, che si concluderà il 24 aprile, particolarmente significativo, dal momento che si entra nel vivo delle celebrazioni per il 150° anniversario delle apparizioni della Madonna alla giovane Benedette Soubirous, avvenute nel 1858. Il reliquiario della piccola santa è stato portato in visita nella cattedrale di San Pietro, in Vaticano, l’11 febbraio scorso, festa della Madonna del Lourdes. Tra i pellegrini ci saranno anche circa 400 malati del policlinico Gemelli di Roma e 200 giovani volontari dediti alla cura e all’assistenza degli infermi. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato kamikaze a Kirkuk durante un funerale: oltre 40 morti

    ◊   In soli tre giorni sono quasi cento le vittime in Iraq. Stamani l’ennesimo attentato kamikaze nelle vicinanze di Kirkuk, costato la vita ad oltre 40 persone. Il servizio di Benedetta Capelli:
     
    Non conosce tregua la violenza in Iraq. L’ultimo atto criminale è avvenuto in mattinata ad un funerale celebrato a 120 km da Kirkuk: un kamikaze si è fatto saltare in aria provocando una strage. La polizia ha riferito di oltre 40 vittime. Dieci i morti a Sadr city, roccaforte del leader radicale sciita Moqtada Al Sadr, per gli scontri tra le forze della coalizione e l’esercito del Mahdi, responsabile della scomparsa, in cinque mesi, di 32 persone, ritrovate oggi cadaveri in una fossa comune a circa 90 km a nord-est di Baghdad. Violenze e macabri ritrovamenti che seguono l’ondata di attentati di due giorni fa a Ramadi e Baquba nei quali avevano perso la vita quasi 70 persone. Un’escalation preoccupante per il futuro del Paese stretto nella morsa del terrorismo. Proprio su quest’ultimo punto ha insisito ieri il premier iracheno Al Maliki, nella sua prima visita a Bruxelles. Agli eurodeputati ha detto di voler “sconfiggere al Qaeda e i suoi alleati”, aggiungendo di essere particolarmente fiducioso. Parole che però hanno lasciato un po’ di perplessità negli interlocutori europei. Oggi, Al Maliki sarà alla NATO per incontrare il segretario generale, Jaap de Hoop Scheffer.

     
    Medio Oriente
    Si riaccende la tensione nella Striscia di Gaza. Almeno due militanti della Jihad islamica sono stati uccisi da soldati israeliani nei pressi di Jenin, in Cisgiordania. Ieri erano state 21 le vittime, tra questi alcuni bambini ed un cameraman della Reuters, in diversi attacchi. Il premier israeliano Olmert, in un’intervista, ha affermato che a Gaza è in corso “una vera e propria guerra” portata avanti da Hamas ed ha promesso una ritorsione nei confronti del movimento integralista. Quest’ultimo ha invitato il suo braccio armato a “colpire Israele ovunque e con tutti i mezzi”. Preoccupazione per quanto sta accadendo nell'area è stata espressa dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, che, in una nota, ha condannato le violenze contro i palestinesi ed ha invitato Tel Aviv a rispettare gli obblighi internazionali. Intanto il presidente dell’ANP, Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha annunciato una conferenza di pace internazionale sul Medio Oriente che si terrà a Mosca in giugno.

    Petrolio-Euro
    Prosegue la corsa del petrolio. A New York il greggio ha toccato il nuovo picco di 115,45 dollari, primato anche per l’euro che si attesta su 1,5984 rispetto al biglietto verde. I primati arrivano nel giorno in cui la Banca Centrale Europea parla di una “crescita moderata” per i Paesi dell’euro alle prese con i rincari dei prezzi. L’istituto di Francoforte invita poi l’Europa a non lasciare la strada del risanamento dei conti pubblici soprattutto per l’incertezza dei mercati finanziari. Ma cosa significa questa forte inflazione per l’economia europea? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Mario Deaglio, docente di economia internazionale alla Cattolica di Milano:


    R. – Significa appunto un allarme. Questi aumenti di prezzo per il momento sono piuttosto localizzati nel settore connesso con il petrolio, quindi energia e alimentazione. Non sono ancora entrati nel grande circuito dell’economia, ma lo faranno sicuramente nei prossimi mesi se non si corre, in qualche modo, ai ripari.

    D. – Riguardano però l’economia quotidiana delle persone...

     
    R. – Per il momento direi di sì. La piccola economia dei bilanci familiari è direttamente nel mirino, soprattutto nella parte della spesa quotidiana. La benzina, da un lato, e il pane, dall’altro.

     
    D. – Tra i record che vengono segnalati dai media europei, oltre a quello del petrolio, c’è anche quello dell’euro, ormai chiamato super euro. Ci penalizza questo?

     
    R. – No, dal punto di vista dell’inflazione importata il super euro è una difesa. Se non ci fosse, noi pagheremmo più caro il petrolio e anche le poche importazioni di grano perché i prezzi sono espressi in dollari. Gli aumenti che noi registriamo sul petrolio sono in dollari e nel momento in cui li traduciamo in euro abbiamo uno sconto perchè la moneta unica è salita.

    D. – Il prezzo del petrolio continua a salire ormai da tanto tempo. A vantaggio di chi?

     
    R. – Qui ci sono due tendenze. Una tendenza di fondo all’aumento, che dipende dalla situazione della domanda e dell’offerta effettiva di petrolio. Siccome la domanda sta crescendo, nel corso degli anni, noi osserviamo un aumento di fondo. Su questo aspetto si innesta una seconda corrente di tipo speculativo, che deriva dal fatto che il greggio è diventato una forma di investimento di denaro e di gente che non ha niente a che vedere con il petrolio ma semplicemente scommette sul prezzo. Quindi, penso che una misura possibile sia quella di limitare l’accesso al mercato del petrolio soltanto agli operatori petroliferi.

    Italia
    Silvio Berlusconi sta lavorando per la messa a punto del suo governo mentre oggi in Sardegna riceverà il presidente russo Putin. Al termine del vertice di ieri a Roma con gli alleati – AN, Lega e Movimento per l’autonomia - ha annunciato “misure impopolari” legate alle riforme del Paese. Intanto, per quanto riguarda la vicenda Alitalia, il leader del PDL ha reso noto un incontro con il governo per la prossima settimana, mostrandosi poi disponibile a discutere della trattativa con Airfrance insieme al presidente francese Sarkozy. E’ poi "caccia alle alleanze" in vista del ballottaggio, il 27 e 28 aprile, alla provincia e al comune di Roma; Berlusconi ha fatto appello alla Destra e all’UDC per sostenere i propri candidati ma ai centristi guarda anche il Partito Democratico.

    Cina-India-fiamma olimpica
    Sono circa 180 i tibetani arrestati a New Delhi dove è giunta la fiamma olimpica che compirà un percorso dimezzato di un terzo. Imponenti le misure di sicurezza decise dal governo indiano, preoccupato per le proteste pro-Tibet vista la consistente presenza della comunità tibetana nel Paese. Manifestazioni si sono svolte a Raj Ghat, il luogo dove il Mahatma Gandhi venne cremato; migliaia di persone hanno protestato mentre si svolgeva una contro-staffetta. Sono 46 gli esuli tibetani fermati a Mumbai nel tentativo di fare irruzione nel consolato cinese della città indiana.

    USA-primarie
    Faccia a faccia televisivo a Philadelfia tra Hillary Clinton e Barack Obama. Un duello che è stato il preludio delle primarie democratiche del 22 aprile in Pennsylvania. Non sono mancate critiche ma entrambi hanno concordato sul fatto di non essere pronti a fare l’uno il vice dell’altro. Per il resto i due democratici sono più volti entrati in polemica con il candidato repubblicano John McCain.

    Zimbabwe
    La Commissione europea ha chiesto al governo dello Zimbabwe la pubblicazione immediata dei risultati delle presidenziali del 29 marzo scorso, definendo “inaccettabile” il ritardo con il quale si sta procedendo. L’ambasciata americana in Zimbabwe ha denunciato inoltre i rapimenti e gli omicidi di molti sostenitori dell'opposizione, che si dichiara vincitrice delle urne. L’empasse politica di Harare è stata al centro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di ieri a New York. Il numero uno del Palazzo di Vetro Ban Ki-moon ha invitato la comunità internazionale ad un’azione incisiva. Meno interessati al caso Zimbabwe i Paesi africani per i quali si tratta di una questione interna.

    Kenya
    Ritorno alla normalità in Kenya dopo i disordini seguiti alle elezioni del 27 dicembre scorso che provocarono oltre 1.500 morti e 600 mila sfollati. Stamani ha giurato, nelle mani del presidente della repubblica Kibaki, il governo di grande coalizione, frutto dell’accordo con il leader dell’opposizione Odinga; l’esecutivo è composto da 41 ministri. Fondamentale per l’intesa raggiunta la mediazione dell’ex segretario generale dell’ONU Kofi Annan, che è tornato ieri a Nairobi per la cerimonia di giuramento.

    Spagna-Eta
    C'è forse l’ETA dietro l’esplosione di una bomba contro una sede locale del partito socialista a Bilbao. Sette gli agenti rimasti leggermente feriti dalla deflagrazione che ha provocato anche ingenti danni materiali. L’ultimo attentato rivendicato dall’organizzazione separatista basca risale al 7 marzo scorso, a 48 ore dalle elezioni politiche spagnole, quando venne ucciso l’esponente locale socialista basco Isaias Carrasco a Mondragon.

    Timor Est
    Grandi festeggiamenti a Timor Est per il ritorno del presidente Jose Ramos Horta, rimasto gravemente ferito in un attentato l'11 febbraio scorso. Dopo due mesi in ospedale in Australia, il capo di Stato è stato accolto all'aeroporto di Dili con molto calore dai sui concittadini. L’agguato ai suoi danni era stato organizzato da soldati ribelli che lo avevano colpito nello stesso giorno in cui era rimasto illeso, in un altro agguato, il premier Xanana Gusmao. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 108

     
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