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Sommario del 12/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Pace e sviluppo dei popoli sono legati al disarmo: l'appello del Papa in un messaggio al seminario internazionale del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
  • Il cardinale Martino: drammatico aumento della spesa militare nel mondo a danno dei più poveri
  • Il viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti: l'editoriale di padre Lombardi
  • Mons. Velasio De Paolis nominato dal Papa nuovo presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede. Succede al cardinale Sebastiani
  • Altre nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Veglia di preghiera in San Giovanni in Laterano alla vigilia della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
  • Presentato presso la nostra emittente il volume edito dalla LEV "La Slovacchia e la Santa Sede nel XX secolo"
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Giornata mondiale per il Darfur: i bambini, principali vittime della crisi
  • Messaggio dei vescovi spagnoli per la Giornata di preghiera per le vocazioni
  • In Cile, ritiro spirituale e apertura dell’Assemblea episcopale per 31 vescovi del Paese
  • I vescovi del Perù: il movimento Isaías, composto anche da sacerdoti e religiosi dissidenti, porta confusione tra i fedeli
  • Myanmar: cinquemila fedeli hanno preso parte alle celebrazioni per il 50.mo anniversario della Cattedrale di Colombano
  • In Thailandia un gruppo di volontari traduce con la lingua dei segni la Santa Messa per non udenti
  • Un anno dopo lo tsunami nelle Solomone, si riaccende la speranza nel futuro grazie a volontari, laici e religiosi
  • ONG americane chiedono al governo statunitense un maggiore invio di aiuti umanitari in Iraq
  • Nella Repubblica Democratica del Congo, organizzazioni umanitarie sospendono le loro attività a causa dell’insicurezza
  • Si è concluso a Roma il seminario di studi sulla predicazione cristiana promosso dalla CEI
  • Diocesi di Roma: una settimana di pellegrinaggio in Terra Santa sotto la guida del cardinale Ruini
  • Al via la causa di beatificazione di padre Minozzi, "trascinatore di giovani"
  • Domani a Loreto l'Agorà dei Giovani Migranti, "provocazione e risorsa" della società
  • Servono ancora 4 mila volontari per la GMG
  • 24 Ore nel Mondo

  • Italia: giornata di silenzio in vista delle elezioni di domani e lunedì
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pace e sviluppo dei popoli sono legati al disarmo: l'appello del Papa in un messaggio al seminario internazionale del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

    ◊   Benedetto XVI lancia un accorato appello alla comunità internazionale, affinché intraprenda con coraggio il cammino del disarmo e, attraverso un “nuovo umanesimo”, costruisca le basi per una pace duratura e lo sviluppo dei popoli. Occasione di questo richiamo è il messaggio al seminario promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace sul tema "Disarmo, sviluppo e pace. Prospettive per un disarmo integrale". Il simposio si è svolto ieri e oggi nella sede del dicastero a Palazzo San Calisto. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Ogni uomo è “chiamato a disarmare il proprio cuore e ad essere dappertutto operatore di pace”: è l’esortazione di Benedetto XVI che indica nel “nuovo umanesimo” la strada per costruire una pace autentica e duratura. Il Papa rileva la stretta connessione tra disarmo, sviluppo e pace. La legittima difesa, scrive, è un diritto inalienabile degli Stati. “Tuttavia – avverte – non appare lecito qualsiasi livello di armamento”. Va rispettato il “principio di sufficienza”, altrimenti, costata il Pontefice, si arriva al paradosso “per cui gli Stati minacciano la vita e la pace dei popoli che intendono difendere e gli armamenti, da garanzia della pace, rischiano di divenire una tragica preparazione della guerra”. Si sofferma poi sulla stretta relazione tra disarmo e sviluppo. “Le ingenti risorse materiali e umane impiegate per le spese militari e per gli armamenti – si rammarica – vengono di fatto distolte dai progetti di sviluppo dei popoli, specialmente di quelli più poveri e bisognosi di aiuto”. Fenomeno, aggiunge, che va contro la stessa Carta delle Nazioni Unite.

     
    Volgendo lo sguardo alle situazioni in cui oggi vive l’umanità, scrive il Papa, “si potrebbe essere presi da un giustificato sconforto e da rassegnazione: nelle relazioni internazionali sembrano talvolta prevalere la diffidenza e la solitudine”. “Una guerra totale – prosegue – da terribile profezia, rischia di trasformarsi in tragica realtà”. Ma la guerra, è l’incoraggiamento del Santo Padre, “non è mai inevitabile e la pace è sempre possibile. Anzi doverosa!”. E’ tempo, esorta il Papa, “di cambiare il corso della storia, di recuperare la fiducia, di coltivare il dialogo” ed “alimentare la solidarietà”. Questi, ricorda, sono “i nobili obiettivi” che hanno ispirato i fondatori delle Nazioni Unite, definite dal Papa - a pochi giorni dalla visita al Palazzo di Vetro - “vera e propria esperienza di amicizia tra i popoli”.

     
    Il Papa non manca di offrire una riflessione sul peso dell’industria bellica nell’economia globalizzata. “La produzione e il commercio delle armi”, scrive, “vanno assumendo un ruolo trainante nell’economia mondiale” e vi è anzi “una tendenza alla sovrapposizione dell’economia civile a quella militare”. Indice ne è anche la diffusione di beni “ad uso duale”, cioè dal possibile uso civile e militare. Aspetto, questo, preoccupante, nota il Papa, “nei settori biologico, chimico e nucleare”. Benedetto XVI, come già Paolo VI, lancia perciò un appello agli Stati affinché “riducano la spesa militare”, prendendo in considerazione “l’idea di creare un fondo mondiale da destinare a progetti di sviluppo pacifico dei popoli”. Il Papa mette anche l’accento su quelle che chiama “guerre del benessere”, ovvero conflitti causati dalla “volontà di espandere o conservare il dominio economico a scapito di altri”.

     
    Oggi, ancora più che in passato, sottolinea, “è necessaria una decisa opzione della comunità internazionale a favore della pace”, adoperandosi affinché “l’economia venga orientata al servizio della persona umana, alla solidarietà e non solo al profitto”. Lo sviluppo, è il suo richiamo, “deve comprendere la dimensione morale e spirituale”. Il processo di globalizzazione, infatti, ha aperto nuovi orizzonti, ma, rileva il Papa, nonostante i progressi tecnico-scientifici, “in diverse aree del mondo” persistono “tensioni e guerre”. D’altro canto, fenomeni come “il terrorismo su scala mondiale rendono labile il confine tra la pace e la guerra, pregiudicando seriamente la speranza del futuro dell’umanità”. Lancia così un appello agli Stati, affinché rispettino i trattati internazionali vigenti sul disarmo e il controllo di tutti i tipi di armi. Ancora, chiede di ratificare il Trattato sul divieto dei test nucleari e di impegnarsi per il successo dei negoziati sulla messa al bando delle bombe a grappolo. Il Papa ribadisce “l’esistenza di un vero e proprio diritto umano alla pace” e auspica infine una “corale diffusione della cultura della pace e una condivisa educazione alla pace, soprattutto delle nuove generazioni”.

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    Il cardinale Martino: drammatico aumento della spesa militare nel mondo a danno dei più poveri

    ◊   Al termine del seminario internazionale promosso a Palazzo San Calisto dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace Giovanni Peduto ha intervistato il presidente del dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino, chiedendogli anzitutto quale messaggio abbia voluto lanciare questo Convegno:


    R. – Prima di tutto, mettere al centro della nostra riflessione sulla pace la problematica del disarmo e quindi alimentare l’impegno e l’attenzione della Chiesa e dei cristiani alla complessa problematica del disarmo. E poi rilanciare, all’interno della comunità internazionale, i processi istituzionali connessi al disarmo. Purtroppo, viviamo una stagione in cui si ha l’impressione che il disarmo non riceva quell’attenzione che merita. Io penso anche che c’è stata una pausa in questo, perché con la minaccia del terrorismo l’opinione pubblica si è convinta che allora è bene armarsi per difendere la società dal terrorismo. Ma, c’è di più! Dall’altra parte, il Pontificio Consiglio ha inteso dimostrare come il disarmo sia strettamente collegato con l’altro tema dello sviluppo. Ora, al giorno d’oggi, noi siamo attoniti spettatori di un paradosso. Aumenta la spesa per la produzione delle armi e, nello stesso tempo, cresce la povertà relativa nel mondo. Crescono le differenze, vengono mortificati i poveri a cui viene negato un futuro.

     
    D. – Il Papa, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2006, registrava “con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi” affermando che il processo del disarmo “ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza”. Qual è la situazione oggi?

     
    R. – Preoccupante, molto preoccupante. Come il Papa afferma, la spesa militare aumenta tragicamente; dall’altra parte, siamo di fronte ad una certa apatia della comunità internazionale verso la questione del disarmo. Penso con preoccupazione a quello che si dovrebbe fare sul fronte delle armi chimiche, batteriologiche, nucleari, ma anche quelle convenzionali e le “piccole armi”. Ed è proprio con le “piccole armi” che avvengono i delitti “giornalieri”. Come ci chiedeva il Santo Padre Benedetto XVI, c’è bisogno di un sussulto della comunità internazionale per ritrovare quel consenso necessario e quella convinta disponibilità per la “governance” del problema delle armi.

     
    D. – Cosa si può fare per fermare la corsa alle armi?

     
    R. – Secondo me, si devono fare tre cose: diffondere le necessarie conoscenze circa gli armamenti, come presupposto di un’autentica educazione alla pace delle persone, e poi promuovere un impegno ecumenico e internazionale delle religioni sul fronte del disarmo; e, terzo, fare proposte concrete che siano realistiche e percorribili per ridurre la produzione delle armi. Si deve soprattutto agire ed operare affinché il disarmo venga collocato nel contesto di un rilancio di virtuosi processi di sviluppo umano, soprattutto dei Paesi poveri.

     
    D. – Un cristiano può lavorare nell’industria delle armi?

     
    R. – Come noi sappiamo, uno Stato può disporre di armi per la propria difesa, ma il cristiano che lavora non saprà mai quelle armi per quale fine sono fatte, se sono fatte per difendere o offendere: si tratta di una questione delicata che va affrontata al di fuori di certe ideologie che impediscono di cogliere la complessità della situazione, che va collocata nella prospettiva morale propria della dottrina sociale della Chiesa sul disarmo. A questo proposito, c’è il numero 508 del Compendio che dice: “La Dottrina sociale della Chiesa propone la mèta di un disarmo generale equilibrato e controllato”. L’enorme aumento delle armi rappresenta una minaccia grave per la stabilità e la pace. Il principio di sufficienza in virtù del quale uno Stato può possedere unicamente i mezzi necessari alla sua legittima difesa, deve essere applicato sia dagli Stati che comprano armi sia da quelli che le producono e le forniscono. Qualsiasi accumulo eccessivo di armi, o il loro commercio generalizzato, non possono essere giustificati moralmente. Tali fenomeni vanno valutati anche alla luce della normativa internazionale in materia di non proliferazione, produzione, commercio e uso dei differenti tipi di armamenti. Le armi non devono mai essere considerate alla stregua di altri beni scambiati a livello mondiale o sui mercati interni.

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    Il viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   Martedì prossimo il Papa inizierà il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti: al centro di questa visita, che si svolge all’insegna del motto “Cristo nostra speranza”, sarà l’incontro con la Chiesa americana. Benedetto XVI incontrerà il presidente Bush, i rappresentanti di varie confessioni cristiane e di altre religioni. Quindi visiterà la sinagoga di New York alla vigilia della Pasqua ebraica. Tra gli eventi più attesi del viaggio, il discorso del Papa all’ONU e la preghiera a Ground Zero. Prima di partire Benedetto XVI ha voluto inviare un messaggio ai cattolici e al popolo degli Stati Uniti. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore padre Federico Lombardi:


    Il messaggio che il Papa ha diretto agli americani è semplice e breve, ma ci aiuta molto efficacemente ad andare al centro di quanto dirà, in modo sviluppato ed ampio, nel corso dei cinque intensi giorni del suo prossimo viaggio. “Gesù Cristo è la speranza per gli uomini e le donne di ogni lingua, razza, cultura e nazione”. Non solo ogni singola persona, ma anche i popoli possono trovare in lui orientamento e senso, per costruire una “famiglia” fraterna, secondo il disegno di un Dio che è Padre per tutti. Questo Gesù, con il comandamento dell’amore reciproco, illumina e porta a compimento la “regola d’oro” che è scritta nella coscienza di ogni persona umana e su cui tutti possiamo ritrovarci aldilà delle differenze fra le religioni, aldilà dello stesso credere o non credere: “Fate agli altri ciò che volete facciano a voi, non fate ciò che non volete che essi vi facciano”. Nell’Assemblea dei rappresentanti di tutti i popoli del mondo, nel cuore di una nazione che ha un peso grandissimo nelle sorti dell’umanità di oggi e di domani, Benedetto XVI vuole offrire a tutti il suo servizio di autorità religiosa e morale mettendo in luce, con la sua abituale chiarezza, ciò di cui abbiamo oggi più bisogno: il fondamento, il punto d’appoggio solido e comune, su cui costruire insieme le risposte alle sfide storiche di fronte a cui ci troviamo. Insieme, perché, come già diceva Giovanni Paolo II proprio alle Nazioni Unite, formiamo una famiglia di popoli. E se ritroviamo insieme il fondamento, possiamo guardare al futuro con speranza “di pace, di giustizia, di libertà”. Il fondamento e la direzione. Non è poco ciò che la Chiesa vuole offrire, fraternamente, a tutti. Buon viaggio al Papa in America!

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    Mons. Velasio De Paolis nominato dal Papa nuovo presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede. Succede al cardinale Sebastiani

    ◊   Il Santo Padre ha accolto la rinuncia presentata per raggiunti limiti di età all’incarico di presidente della Prefettura degli Affari Economici del cardinale Sergio Sebastiani ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico mons. Velasio De Paolis, scalabriniano, finora segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo, conservandogli la sede tit. di Telepte, ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico padre Frans Daneels, premostratense, finora Promotore di Giustizia di detto Supremo Tribunale, promuovendolo in pari tempo alla dignità episcopale, assegnandogli la sede titolare di Bita. Il Papa ha inoltre nominato Promotore di Giustizia dello stesso Supremo Tribunale mons. Gianpaolo Montini, finora Promotore di Giustizia Sostituto.

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    Altre nomine

    ◊   In Giamaica, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Kingston-in-Jamaica presentata da mons. Lawrence Aloysius Burke, della Compagnia di Gesù, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Donald Reece, coadiutore della medesima arcidiocesi.

    Il Papa ha nominato "ad quinquennium" Promotore di Giustizia del Tribunale della Rota Romana il rev. Alessandro Perego, del clero della diocesi di Roma, finora Difensore del Vincolo del medesimo Tribunale.

    Quindi ha nominato nunzio apostolico in Corea mons. Osvaldo Padilla, arcivescovo titolare di Pia, finora nunzio apostolico in Costa Rica.

    Ha poi elevato alla dignità episcopale, assegnandogli la sede titolare di Civitate, mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

    Il Santo Padre ha nominato consultore della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli il prof. Massimo Spina, docente di Economia ed Organizzazione Aziendale presso l’Università degli Studi "Tor Vergata" e direttore amministrativo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma.

    Infine, ha nominato Legato Pontificio per le celebrazioni del 49° Congresso eucaristico internazionale il cardinale Jozef Tomko, presidente emerito del Pontificio Comitato per i Congressi eucaristici internazionali. Le celebrazioni avranno luogo a Québec (Canada) dal 15 al 22 giugno 2008.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione internazionale, un articolo di Marco Bellizi sulle elezioni di domani in Italia.

    "Roma e i Barbari": Pietro Petraroia illustra una mostra a Venezia sulle radici dell'Europa.

    Gaetano Vallini, in cultura, recensisce il libro "Il Moicano e i fatti di Rovetta" sulla strage dell'aprile 1945, fosca pagina di guerra partigiana nel Bergamasco.

    Coro e assemblea, due realtà ancora troppo lontane: la cronaca del convegno nazionale, ad Assisi, dell'Associazione italiana Santa Cecilia, in un articolo di Enrico Vercesi, del Consiglio direttivo nazionale.

    Nell'informazione religiosa, il punto sul cammino di preparazione all'anno paolino in un'intervista di Giampaolo Mattei al cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura.

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    Oggi in Primo Piano



    Veglia di preghiera in San Giovanni in Laterano alla vigilia della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

    ◊   Domani si celebrerà la 45.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni sul tema “Le vocazioni al servizio della Chiesa-missione”. In occasione di questa Giornata, il cardinale vicario Camillo Ruini presiederà stasera una veglia di preghiera nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Durante l’incontro, si pregherà in modo particolare per i 28 diaconi che il prossimo 27 aprile saranno ordinati sacerdoti per la Diocesi di Roma e per i giovani e le ragazze che quest’anno si consacreranno al Signore professando i voti religiosi. Ma quali sono i motivi che rendono così importanti la veglia di questa sera? Risponde al microfono di Federico Piana il presidente dell' Opera vocazioni sacerdotali e rettore del Pontificio Seminario Romano Minore mons. Paolo Selvadagi:


    R. – E’ importante per due motivi, perché una volta l’anno la diocesi di Roma si raccoglie nella cattedrale della nostra diocesi, per pregare il Signore insieme al cardinal vicario, perchè continui a mandare vocazioni sacerdotali e vocazioni alla vita consacrata. Il secondo motivo è che quest’anno, in maniera particolare, è prevista una partecipazione molto significativa e numerosa di giovani di alcune parrocchie di Roma. In particolare, delle parrocchie dei 28 diaconi, che verranno ordinati sacerdoti dal Santo Padre, in San Pietro, tra qualche domenica.

     
    D. – Al termine di questa veglia ci sarà un pellegrinaggio notturno a piedi al Santuario del Divino Amore. Questo per affidare a Maria Santissima i prossimi novelli sacerdoti...

     
    R. – E anche per esprimere la serietà e la profondità della preghiera, perché fare un cammino insieme ad altri, per la maggior parte giovani, verso un Santuario, e per di più il Santuario mariano per eccellenza della diocesi di Roma, è una maniera forte e molto espressiva di quanto questo desiderio di nuovi sacerdoti e di nuove vocazioni alla vita consacrata sia sentito nella nostra diocesi.

     
    D. – Come si può fare in questo momento storico, per sostenere non solo con la preghiera le vocazioni?

     
    R. – Innanzitutto, fare attenzione soprattutto alle generazioni più giovani, perché è nel momento della crescita che il desiderio vocazionale comincia ad emergere e soprattutto possono essere fatti i primi interventi per rendere questo desiderio omogeneo compatibile con lo sviluppo integrale della persona. In ogni caso, è per far capire, a quelli che il Signore chiama, che questo desiderio è un desiderio apprezzabile, importante, da conservare come un vero e proprio tesoro.

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    Presentato presso la nostra emittente il volume edito dalla LEV "La Slovacchia e la Santa Sede nel XX secolo"

    ◊   In occasione del V anniversario della firma dell’Accordo di Base tra la Repubblica Slovacca e la Santa Sede, e dei 15 anni dall’avvio dei rapporti diplomatici, è stato presentato ieri, presso la Radio Vaticana, il volume “La Slovacchia e la Santa Sede nel XX secolo”. Una pubblicazione, edita dalla Libreria Editrice Vaticana, che attraverso contributi storici e testimonianze ripercorre le tappe fondamentali di questo rapporto, prima e dopo il riconoscimento, nel 1989, dell’autonomia politica della Repubblica Slovacca. Era presente per noi Claudia Di Lorenzi:

    Un profondo legame di amicizia, radicato nella storia antica come in quella più recente, e intessuto di feconde relazioni in ambito spirituale e culturale, sociale e diplomatico, ispirava nel 2000 la firma di un Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Slovacca. A otto anni dall’evento un volume ridisegna la trama di quell’antico rapporto, a partire dagli atti del Convegno che ne celebrava il V anniversario. Uno sguardo alla storia millenaria del popolo slovacco precede il racconto delle difficili vicende del ‘900, che hanno visto confermato quel rapporto di reciproco sostegno. Spiega l’origine di questo legame mons. Dominique Mamberti, segretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati, intervenuto alla presentazione del libro:

    “Fin dalla prima evangelizzazione ad opera dei Santi Cirillo e Metodio, il popolo slovacco è stato profondamente segnato dall’annuncio del Vangelo. Da quell’epoca, tutta la cultura e la vita degli slovacchi appaiono segnate dalla fede cristiana e dai saldi legami con la sede di Pietro. La ricca eredità spirituale, morale e civile del cristianesimo è stata riconosciuta e riproposta come programma di vita anche per il presente”.

    Un legame indissolubile che ha trovato oggi un riconoscimento nella firma dell’Accordo di Base. Un patto fondato su valori universali. Ce ne parla il cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli:

    “Ciò che è autenticamente cristiano è anche profondamente umano. La finalità comune delle due alte parti, è quella di contribuire al bene spirituale e materiale della persona umana e al bene comune. Tale volontà comune è un alto valore da conservare sempre nelle relazioni presenti e future tra lo Stato e la Chiesa cattolica. Questa eredità è di ordine spirituale, si tratta quindi della fede, della morale cristiana, trasfusa nella famiglia, nella cultura, nell’educazione, nel rispetto del prossimo e dell’armonia nella società”.

    Questa comunanza di valori guida oggi le relazioni fra la Santa Sede e la Slovacchia. “nutrire e far crescere lo spirito di questi accordi” è l’auspicio espresso dal cardinal Tomko. Un augurio che incontra il fine ultimo della convivenza pacifica e dell’ordine comune.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa quarta Domenica di Pasqua la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù spiega che “chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore”. Quindi aggiunge:

    “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo… io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

    (musica)

     
    C'è un recinto, c'è una porta e dentro il recinto le pecore.
     
    Il recinto serve a proteggere ogni singola pecora e il gregge nel suo insieme da intrusioni di estranei, da “ladri e briganti”.
     
    Il recinto è una protezione che può essere forzata, ma poi c'è un'altra protezione che si attiva nel riconoscimento o nel disconoscimento di colui che è entrato. Non chiunque ha accesso al recinto che è il cuore dell’uomo. Quando l’uomo ascolta la voce dell’unico e vero Pastore, la riconosce perché essa risuona in modo unico e inconfondibile. Nessun’altra voce penetra fin dove penetra la voce del buon Pastore.
     
    Questa voce si rivolge a tutte le pecore nel loro insieme, ma non in modo impersonale. “Egli le chiama per nome” (kat'onoma, nominatim). E noi iniziamo ad avere un nome solo quando il Pastore ci chiama.
     
    Si capisce facilmente perché in un mondo e in una società in cui non si conosce e non si riconosce l’unica voce dell’unico Pastore avanzi in modo pericoloso il fenomeno della spersonalizzazione, di uomini senza nome o con nomi fittizi, si capisce perché divengano sempre più problematici i processi di autoidentificazione.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Giornata mondiale per il Darfur: i bambini, principali vittime della crisi

    ◊   ''Su quattro milioni di persone colpite dal conflitto, 1 milione e 800 mila sono bambini”. Questa la denuncia di alcune organizzazioni non governative internazionali sulla tragica situazione umanitaria del Darfur, dove cinque anni di conflitto hanno causato 200 mila morti e oltre due milioni di sfollati. Tra questi la metà sono minori, bambini che hanno conosciuto solo la guerra e la violenza, che imbracciano i fucili, patiscono la fame e crescono rinchiusi in campi profughi. La fame, inoltre, ne uccide 75 ogni giorno. Le organizzazioni non governative, tra cui Amnesty International, la Federazione internazionale delle Leghe per i diritti umani e Human Rights Watch, accusano la comunità internazionale "di aver mancato al proprio dovere di proteggere le popolazioni del Darfur", sottolineando che "i negoziati politici e il processo di pace sono ad un punto morto" e "la forza di mantenimento della pace non è più in grado di svolgere il proprio mandato". Chiedono, inoltre, la fine degli attacchi contro i civili, il dispiegamento della forza dell'ONU e la protezione dei bambini. Domani in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale per il Darfur e in molti Paesi l’attenzione verrà focalizzata proprio sulla drammatica condizione dell’infanzia. Tra questi l’Italia dove l’evento ha preso il via stamani con la proiezione al Colosseo di un video-messaggio in cui l’attore americano George Clooney si è appellato all’impegno di tutti, ricordando: “Nella lotta per salvare il Darfur ognuno di voi conta”. (A cura di Silvia Gusmano)

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    Messaggio dei vescovi spagnoli per la Giornata di preghiera per le vocazioni

    ◊   Il tema proposto dal Papa per la Giornata delle vocazioni, “Le vocazioni al servizio della Chiesa missione” é stato tradotto per la campagna vocazionale in Spagna con “Te necesito”, vale a dire “Ho bisogno di te”. In un comunicato della Conferenza episcopale spagnola si afferma che il mandato di Cristo “tocca il cuore stesso della Chiesa. Tutti siamo necessari all’opera dell’evangelizzazione. E tutte le vocazioni devono essere al servizio della Chiesa-missione”. Secondo gli ultimi dati statistici, sono circa 19.300 i sacerdoti diocesani in Spagna. I seminaristi maggiori del clero diocesano sono oggi circa 1480 con un lieve calo negli ultimi anni. Sono notevoli le differenze tra le diverse diocesi per quanto riguarda il numero dei seminaristi. Al primo posto si trova l’arcidiocesi di Madrid con 119 seminaristi. Vengono poi le diocesi di Cuenca, Getafe, Toledo e Sevilla. Il segretario generale della CONFER (Confederazione di religiosi e religiose), ha lanciato un forte appello per questa giornata con un comunicato che inizia con queste parole: “Ogni volta che giunge la giornata di preghiera per le vocazioni ci domandiamo come mai siano così poche le vocazioni mentre invece é così grande la messe che ci tocca mietere”. E aggiunge: “Il cielo non si é chiuso; siamo stati noi a chiuderci su noi stessi”. E invita ad un serio esame sulla situazione in cui ci tocca vivere e il modo di rispondere alle aspettative della nostra società. Sono in tutto circa 65.000 i religiosi e le religiose spagnoli. Di questo totale fanno parte 37.877 donne e 11.696. uomini, tra i quali sono sacerdoti 7.775. I religiosi giovani, tra novizi e quelli con i voti temporali sono 727. Ma ai religiosi residenti in Spagna occorre aggiungere altri 15.200, tra uomini e donne che lavorano in territori di missione. (A cura di di Ignacio Arregui)

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    In Cile, ritiro spirituale e apertura dell’Assemblea episcopale per 31 vescovi del Paese

    ◊   Da ieri, 31 vescovi membri della Conferenza episcopale del Cile sono riuniti nella località di Punta di Tralca per il loro ritiro spirituale annuale che si concluderà il 14 aprile, giorno in cui si apriranno i lavori della 95.ma Assemblea plenaria. Alla riunione prenderà parte, per la prima volta dopo la sua recente nomina, il nunzio apostolico mons. Giuseppe Pinto. Il nunzio presiederà la concelebrazione eucaristica, lunedì prossimo, quando a mezzogiorno il presidente dell’Episcopato, mons. Alejandro Goic, vescovo di Rancagua darà lettura alla sua relazione d’introduzione. I presuli cileni fino al 18 aprile rifletteranno e scambieranno esperienze prima dell’approvazione definitiva del documento che fissa gli orientamenti pastorali della Chiesa cilena per i prossimi cinque anni. Al tempo stesso, l’Episcopato si occuperà della definizione dei principali criteri per la realizzazione della Missione continentale decisa durante la V Conferenza generale degli Episcopati latinoamericani e caraibici, tenutasi dal 13 al 31 maggio 2007 ad Aparecida (Brasile). Il comunicato della Segretaria generale dell’Episcopato ricorda che i vescovi discuteranno anche sul momento che attraversa il Paese e sulle sfide socio-culturali nonché religiose che questa realtà pone al compito dell’evangelizzazione. Quest’analisi sarà realizzata a partire delle cinque aree pastorali principali dell’Episcopato: ecclesiale, agenti dell’evangelizzazione, educazione, sociale e comunicazioni. Prima della conclusione e della conferenza stampa per illustrare il risultato dei lavori, sarà consegnato un riconoscimento ad alcune persone che per molti anni hanno prestato il loro servizio presso due importanti organismi: l’Istituto superiore per la pastorale giovanile (Ispaj) e l’Istituto nazionale per la pastorale rurale (Inpru). (A cura di Luis Badilla)

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    I vescovi del Perù: il movimento Isaías, composto anche da sacerdoti e religiosi dissidenti, porta confusione tra i fedeli

    ◊   In un comunicato inviato a diverse agenzie cattoliche, dieci vescovi del sud andino del Perù precisano di non appoggiare il movimento denominato “Isaías”, associazione di sacerdoti e religiosi dissidenti. Tale movimento – scrivono i presuli – afferma di voler contribuire al rafforzamento della fede nella comunità cristiana. Ma questa associazione – scrivono i vescovi – porta confusione tra i fedeli e non ha alcuna approvazione giuridica ecclesiastica. I presuli spiegano inoltre di non essere stati informati della sua creazione. Seguendo una linea di formazione teologica e pastorale – si legge poi nel comunicato - il movimento “Isaías” si inserisce, in realtà, in una prospettiva divergente dal magistero della Chiesa. I vescovi hanno anche ribadito di non voler “finanziare le attività del movimento”. L’associazione è nata per iniziativa di alcuni sacerdoti, religiosi e laici provenienti da diverse circoscrizioni ecclesiastiche del sud e del centro del Perù. (A.L.)

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    Myanmar: cinquemila fedeli hanno preso parte alle celebrazioni per il 50.mo anniversario della Cattedrale di Colombano

    ◊   La Chiesa in Myanmar cresce a piccoli passi nella fede e nella carità. Lo testimonia l’esperienza della diocesi di Myitkina, nel Nord del Paese che ha celebrato il 50.mo anniversario di fondazione della Cattedrale intitolata a San Colombano. Come riferisce l’Agenzia Fides, per l’occasione il delegato dpostolico in Myanmar, mons. Salvatore Pennacchio, ha presieduto una solenne Eucaristia, concelebrata dal vescovo di Myitkina Francis Daw Ang, dall’arcivescovo Paul Grawng, presidente della Conferenza episcopale del Myanmar, e da altri vescovi birmani, alla presenza di circa cinquemila fedeli. In questa parte impervia del Paese, il seme dell’annuncio cristiano è stato portato dai sacerdoti della Società per le Missioni Estere di Parigi (MEP) e dai Missionari di San Colombano nel XIX secolo. La costruzione della Cattedrale fu il segno tangibile che l’annuncio del Vangelo aveva fatto presa fra la popolazione, convertendo i cuori e portando novità di vita, pace e fratellanza. Nella sua omelia, mons. Pennacchio ha esortato i presenti a continuare a percorrere questa scia di amore e a vivere la carità e la misericordia di Dio in questo tempo. A conclusione delle celebrazioni, la popolazione ha celebrato l’evento con feste, danze e performance teatrali, ed è stato inaugurato ufficialmente il nuovo Centro pastorale diocesano costruito nei pressi della Cattedrale. La diocesi di Myitkina conta 76.820 fedeli, 36 sacerdoti, 92 fra religiosi e religiose, 484 catechisti che svolgono servizio in 18 parrocchie. (S.G.)

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    In Thailandia un gruppo di volontari traduce con la lingua dei segni la Santa Messa per non udenti

    ◊   A Bangkok, in Thailandia, un gruppo di volontari traduce per i non udenti della comunità la Santa Messa domenicale con la lingua dei segni. “Grazie alla parrocchia – sottolinea un falegname sordomuto – ho capito che Dio ama la vita di tutti e anche la mia”. Lo scorso mese di febbraio – ricorda il quotidiano della Santa Sede, “L’Osservatore Romano” – il gruppo dei non udenti è stato ufficialmente costituito sotto l’egida della Conferenza episcopale della Thailandia. Da qualche settimana, i sordomuti hanno anche iniziato a frequentare le lezioni di catechismo. “Vorrei che i non udenti – spiega Narong, traduttore nella lingua dei segni e volontario della parrocchia – venissero trattati alla stregua delle altre persone, con gli stessi diritti e pari dignità. Il segretario della Commissione cattolica per l’evangelizzazione dei popoli, padre Vatchasin Kritcharoen, ha sottolineato infine che i non udenti non pretendono gentilezza e commiserazione dagli altri, ma vorrebbero semplicemente essere accettati per quelli che sono, in quanto uguali agli altri esseri umani”. (A.L.)

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    Un anno dopo lo tsunami nelle Solomone, si riaccende la speranza nel futuro grazie a volontari, laici e religiosi

    ◊   Sono ancora evidenti nelle Isole Salomone le conseguenze provocate dallo tsunami che lo scorso anno ha colpito l’arcipelago. Oltre al drammatico bilancio di almeno 50 persone morte, il terremoto e l’onda anomala dello scorso 2 aprile hanno danneggiato, in molti casi in modo irreparabile, abitazioni ed infrastrutture. Per risanare queste ferite, sono stati promossi progetti dalla Caritas, da Congregazioni religiose e da alcune Organizzazioni non governative. La Caritas delle Salomone ha avviato, in particolare, piani di ricostruzione e riabilitazione per permettere alla popolazione locale di riprendere le attività svolte prima dello tsunami. A poco più di un anno da quel dramma, sono diversi i progetti in corso che hanno già dato importanti risultati. Tra questi – fa notare l’agenzia Fides – si devono registrare la ricostruzione di case ed il ripristino delle condutture e delle forniture di acqua potabile in 29 villaggi. Un aspetto importante è anche quello legato alla cura dei traumi psicologici: grazie all’ausilio di volontari, laici e religiosi, la popolazione delle Salomone sta riacquistando la speranza nel futuro. (A.L.)

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    ONG americane chiedono al governo statunitense un maggiore invio di aiuti umanitari in Iraq

    ◊   Diverse Organizzazioni non governative americane invitano a firmare una petizione on line sul sito www.iraqactiondays.org per chiedere al governo statunitense di dare nuove e più concrete risposte a quella che viene definita “una delle più grandi crisi umanitarie dei nostri tempi”. “In Iraq milioni di persone – si legge in una nota diffusa dalle ONG – sono state sradicate dalla violenza, incluse centinaia di migliaia di cristiani”. Le priorità indicate sono quelle di fornire una più adeguata assistenza umanitaria, di rafforzare ogni iniziativa volta alla riconciliazione e di accogliere, negli Stati Uniti, un maggior numero di rifugiati. Si tratta di obiettivi che verranno ribaditi anche in occasione dell’iniziativa dal titolo “Iraq action days”, che si terrà dal 14 al 16 aprile. Tra le ONG promotrici – riferisce il SIR - spiccano quelle legate alla Chiesa caldea e siriaca, oltre ad associazioni come Amnesty international ed il Centro per vittime della tortura. Da segnalare, poi, che l’Istituto di studi mediorientali dell’Università George Washington ha organizzato un forum, previsto il 14 aprile, sulla situazione in Iraq. (A.L.)

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    Nella Repubblica Democratica del Congo, organizzazioni umanitarie sospendono le loro attività a causa dell’insicurezza

    ◊   I ripetuti attacchi subiti nella regione orientale del Kivu hanno spinto le organizzazioni umanitarie a sospendere temporaneamente le loro attività: lo ha annunciato l’ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’ONU, riferendo che “nelle ultime tre settimane quattro gravi incidenti hanno interessato organizzazioni non governative internazionali in Sud Kivu; attacchi contro il personale che hanno portato alla perdita di beni di prima necessità ed equipaggiamenti”. Tra le organizzazioni colpite figurano ‘Medici Senza Frontiere’ e la FAO; tramite l’ufficio di coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite, è stato annunciato che torneranno operative “non appena le autorità provinciali prenderanno misure concrete per la sicurezza”. E’ stato anche diffuso un appello del Comitato internazionale della Croce Rossa nel quale si chiedono ai Paesi donatori altri cinque milioni di euro per assistere la popolazione. Nel documento – rende noto l’agenzia Misna – si avverte poi che “l’insicurezza continua ad avere effetti devastanti sulla vita dei civili in molte zone del Nord e Sud Kivu”. Nei prossimi tre mesi il Comitato della Croce Rossa si è assunto l’obiettivo di distribuire cibo a 37.000 sfollati. (A.L.)

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    Si è concluso a Roma il seminario di studi sulla predicazione cristiana promosso dalla CEI

    ◊   L’arte del predicare è come un’avventura, un viaggio, un movimento dell’anima che deve suscitare la nostalgia del totalmente altro, mediante le parole e la testimonianza. E’ questo uno dei principali punti di arrivo del Seminario di studi sulla predicazione cristiana oggi, che si è concluso stamani a Roma. Il Simposio, organizzato dal servizio nazionale della CEI per il Progetto culturale, ha riunito esperti, uomini di cultura, giornalisti e predicatori per una sorta di check-up della trasmissione orale della fede, che non si limita all’omiletica, ma comprende anche la catechesi e altre forme in cui i protagonisti sono i laici. Lo scrittore Ferruccio Parazzoli ha insistito sulla necessità che il genere letterario del racconto non sia estromesso del tutto dalla predicazione odierna. Francesco Ognibene di Avvenire ha parlato di parole spesso sperperate o mercificate, invocando la Chiesa come casa della comunicazione da persona a persona. Andrea Tornielli, vaticanista de Il Giornale, ha sottolineato la necessità di tornare a parlare della Storia, a descrivere piccoli e grandi particolari che ci aiutino a vedere come i Vangeli, lungi dall’essere libri di fantasie, sono innanzitutto un racconto di fatti, di avvenimenti visti e uditi, di testimonianze, quelle che la gente soprattutto aspetta. (A cura di Mimmo Muolo)

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    Diocesi di Roma: una settimana di pellegrinaggio in Terra Santa sotto la guida del cardinale Ruini

    ◊   Anche la Diocesi di Roma, rappresentata da 700 fedeli, parteciperà alla maratona-pellegrinaggio Giovanni Paolo II, che si correrà venerdì prossimo da Betlemme a Gerusalemme. Il gruppo – rende noto l’Agenzia SIR – sarà guidato dal cardinale vicario Camillo Ruini e si fermerà in Terra Santa dal 14 al 21 aprile. Il programma prevede l’arrivo a Nazareth dopo una sosta a Cesarea e sul Monte Carmelo. Il 15 i pellegrini partiranno alla volta del Lago di Tiberiade per poi proseguire per Cafarnao e giungere sul fiume Giordano, per il rinnovo delle promesse battesimali. Il giorno seguente vedrà impegnati i fedeli nella salita al Tabor e nella visita ai luoghi sacri di Nazareth, mentre il 17 sarà interamente dedicato a Gerusalemme: Monte Sion, Via Crucis nella città vecchia e Santo Sepolcro. Venerdì 18, la maratona-pellegrinaggio, corsa simbolica in cui atleti italiani, israeliani e palestinesi percorreranno insieme i dieci chilometri che separano Betlemme da Gerusalemme, attraversando il check-point che divide Israele dall’Autorità palestinese. Il pellegrinaggio diocesano continuerà poi con la visita ai siti legati alla vita di Gesù e ad altri luoghi significativi, come Gerico, Qumran – dove sono stati ritrovati i rotoli del Mar Morto - ed Emmaus. (S.G.)

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    Al via la causa di beatificazione di padre Minozzi, "trascinatore di giovani"

    ◊   Oltre mille persone, tra cui moltissimi giovani, hanno partecipato ieri alla cerimonia di avvio dell’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione del Servo di Dio padre Giovanni Minozzi, così ricordato dal cardinale vicario Camillo Ruini: “Un uomo capace di guardare alla storia con intuito profetico, instancabile nello spendere totalmente se stesso nella carità”. Ai fedeli giunti a Roma, nella vasta Aula della Conciliazione in Laterano, da tutta Italia, il porporato ha espresso l’auspicio che “questa causa possa giungere presto a positivo compimento, almeno nella sua fase diocesana”. Nato a Preta di Amatrice, in provincia di Rieti, nel 1884, padre Minozzi, riferisce il quotidiano Avvenire, è ordinato sacerdote a Roma nel 1908 e come cappellano militare, durante la prima guerra mondiale, insieme al barnabita padre Giovanni Semeria, si dedica ad alleviare le sofferenze dei soldati. Nel 1919 i due sacerdoti fondano l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia e realizzano, in pochi anni, centinaia di case accoglienza per orfani. A sostegno dell’iniziativa padre Minozzi dà vita alla congregazione religiosa maschile dei Discepoli e a quella femminile delle Ancelle delle Carità, oggi eredi di una missione che solo in Italia conta una cinquantina di progetti. Muore a Roma nel ’59. Tanti i suoi ex alunni presenti alla cerimonia insieme al postulatore padre Francesco Bracciani e al Generale dei Discepoli padre Antonio Giura che così lo ha definito: “Un trascinatore di giovani, capace di guidarli a Dio, arricchendo le loro vite umanamente e spiritualmente”. (S.G.)

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    Domani a Loreto l'Agorà dei Giovani Migranti, "provocazione e risorsa" della società

    ◊   Un incontro all’insegna dell’ “integrazione tra diverse culture, sensibilità e tradizioni”. È quanto intende rappresentare - informa l'Agenzia SIR - l’Agorà dei Giovani migranti, che si svolgerà domani a Loreto, per iniziativa degli Uffici regionali delle Marche, della pastorale giovanile e della Migrantes della Cem (Conferenza episcopale marchigiana). L’evento è maturato lo scorso settembre nell’ambito dell’Agorà di Loreto, dove tra i 72 giovani “discepoli” che hanno ricevuto dal Papa il “mandato missionario”, erano presenti anche sei giovani immigrati, di cui tre italiani provenienti dall’estero e tre extracomunitari residenti in diverse città marchigiane. E proprio sulla scia di Agorà, e in continuità con il tema della Giornata mondiale delle migrazioni del 13 gennaio scorso (“Giovani migranti: provocazione e risorsa”), domani, presso il Centro Giovanni Paolo II di Montorso, si svolgerà l’incontro dei giovani stranieri presenti nelle Marche. Si comincia alle 9.30 con alcune testimonianze, poi a mezzogiorno la Messa nella Santa Casa con l’arcivescovo di Loreto, mons. Giovanni Tonucci seguito dal pranzo preparato da un gruppo di emigrati; nel pomeriggio la festa, con musica etnica dei gruppi di giovani migranti e la consegna di una maglia ricordo. (S.G.)

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    Servono ancora 4 mila volontari per la GMG

    ◊   La Giornata Mondiale della Gioventù ha bisogno di te: non possiamo farcela senza l’aiuto dei volontari. E’ l’appello lanciato da mons. Anthony Fisher, vescovo coordinatore della GMG di Sydney, nell’ultimo numero del settimanale cattolico del Nuovo Galles del Sud. Il comitato della GMG è impegnato a reclutare 8000 persone da impegare, in particolare, nell’accoglienza, nelle traduzioni, nel catering e in altri ambiti. Al momento – rende noto il SIR - sono più di 4000 le persone che hanno dato la loro disponibilità. Dalle Filippine, intanto, arriva la notizia della partecipazione alla GMG di oltre mille giovani filippini. Alla delegazione di Manila si unirà anche un gruppo composto da 20 giovani di Hong Kong. Complessivamente – ricorda l’agenzia AsiaNews – si prevede l’arrivo di oltre 500 mila giovani da tutto il mondo. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Italia: giornata di silenzio in vista delle elezioni di domani e lunedì

    ◊   Giornata di riflessione oggi in Italia in vista delle elezioni politiche e amministrative. I seggi saranno aperti domani dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15. Il ministro dell’Interno Giuliano Amato garantisce la correttezza del voto. E ieri gli ultimi appelli dei leader politici. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    L’ultima sfida per la caccia agli indecisi è stata sulle tasse e sull’utilizzo delle maggiori entrate fiscali, il cosiddetto tesoretto. Il leader del Partito Democratico Veltroni intende utilizzarlo per aumentare salari e pensioni. Berlusconi, leader del Popolo della Libertà, annuncia invece l’abolizione, a metà legislatura, dei bolli su auto e moto. Berlusconi ribadisce poi che al primo Consiglio dei ministri, che vuole tenere a Napoli, proporrà l’abolizione dell’ICI sulla prima casa. Per Veltroni le promesse del PDL non hanno copertura finanziaria. Tra i due candidati premier è battaglia anche sul possibile esito elettorale. La partita è aperta, siamo in rimonta, afferma Veltroni. Vinceremo noi, sostiene invece Berlusconi che si appella al voto utile, evitando quello a favore dei partiti più piccoli. Che naturalmente reagiscono. Casini, UDC, rilancia: in caso di pareggio ci candidiamo alla guida del Paese. Per Casini il voto a Berlusconi è in realtà dato alla Lega di Bossi. Il leader centrista ribadisce che non ci saranno accordi con il PDL: i patti si fanno prima del voto, osserva. Lo stesso ragionamento di Bertinotti, Sinistra Arcobaleno, che dice no all’ipotesi di una coalizione con il PD, definito un partito neocentrista. E anche Destra e Socialisti temono che alla fine ci sarà un governo di larghe intese tra PD e PDL. Mentre Giuliano Ferrara conferma l’impegno della sua lista “Aborto? no grazie” per una moratoria universale contro l’interruzione di gravidanza. Intanto, il ministro dell’Interno Amato garantisce la regolarità del voto: il Viminale sarà trasparente come una casa di vetro. E ci sarà maggiore rigore che, spiega Amato, potrebbe ritardare la comunicazione dei risultati ufficiali. Massima vigilanza anche sul voto all’estero, che si è già chiuso: l’affluenza alle urne è stata del 41,66 per cento, in leggerissimo calo rispetto a due anni fa.

    Spagna
    E’ iniziato il secondo mandato del premier spagnolo Zapatero con il giuramento, stamani, al Palazzo della Zarzuela di Madrid, nelle mani del re Juan Carlos. Il leader socialista ha annunciato la composizione del nuovo esecutivo che, per la prima volta nella storia del Paese, prevede più donne che uomini. Tra le novità: l’incarico alla difesa per Carme Chacon, in avanzato stato di gravidanza, e per Bibiana Ado al ministero dell’Uguaglianza, che a soli 31 anni rappresenta il ministro più giovane della democrazia spagnola.

    Tibet
    Mentre la fiaccola di Pechino 2008 ha lasciato indenne Buenos Aires diretta in Tanzania, il presidente cinese, Hu Jintao, è tornato a formulare dure critiche nei confronti del Dalai Lama, accusandolo di istigare alla violenza e di voler sabotare i Giochi. Hu Jintao ha poi ammonito ogni intromissione della comunità internazionale nel problema Tibet, sostenendo che si “tratta di una questione interna della Cina”. Intanto, questa mattina, sono tornati in piazza a Nuova Delhi oltre un migliaio di tibetani in esilio per chiedere il rispetto dei diritti civili e più autonomia per la regione himalayana.

    Zimbabwe
    I leader dei Paesi dell’Africa australe si sono riuniti oggi a Lusaka, in Zambia, per tentare di trovare una soluzione alla crisi post-elettorale esplosa in Zimbabwe, dove a due settimane dal voto presidenziale si attendono ancora i risultati. Ad opporsi al verdetto delle urne è il presidente uscente Robert Mugabe, sconfitto alle elezioni legislative dal partito di opposizione che fa capo al suo rivale Morgan Tsvangirai. Mugabe, che si è rifiutato di prendere parte al vertice in Zambia, ha ammonito i Paesi dell’area a non interferire in questioni interne allo Zimbabwe. Sul ruolo che questi ultimi possono svolgere nella soluzione della crisi Stefano Leszczynski ha intervistato Raffaello Zordan, africanista della rivista dei comboniani Nigrizia:


    R. – La comunità degli Stati dell’Africa australe cerca di evitare che avvenga in Zimbabwe un rigurgito simile a quello che è avvenuto in Kenya e vuole tentare di risolvere la situazione. Mi pare che una possibilità quasi obbligata possa essere quella del ritiro di Mugabe e, probabilmente, l’esilio. In tal modo lascerebbe campo libero a chi avrà la forza e speriamo anche il coraggio di rimettere in piedi un Paese che lui ha contribuito largamente, negli ultimi dieci anni almeno, a distruggere.

     
    D. – Una situazione che potrebbe anche divenire pericolosa qualora degenerasse?
     
    R. – Assolutamente sì. Mugabe naturalmente ha il controllo di una parte dell’esercito e quindi potrebbe fare una cosa semplice: far finta che non sia successo nulla, restare al potere ed evitare che ci sia anche un secondo turno di presidenziali. Se invece, come alcuni suggeriscono, accetterà il ballottaggio con il leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai, è chiaro che pensa di poter vincere, diversamente non accetterà mai.

     
    D. – Negli ultimi giorni ci sono stati dei nuovi assalti contro gli ultimi agricoltori bianchi del Paese. E’ stato un tentativo di distogliere l’attenzione dalla crisi?

     
    R. – Il maggior sostegno a Mugabe, dal punto di vista elettorale e politico, viene dalla campagna, non certo dalle città. Lui cerca di ricompattare i suoi. Questa delle confische agricole è una farsa e credo che debba essere letta in questa maniera.

     
    Economia – G7
    Atmosfera cupa al vertice del G7 che si è chiuso a Washington. I sette Paesi più industrializzati del mondo hanno fatto il punto sullo stato dell’economia, stretta da un lato dalla crescita dell’inflazione e dalla recessione dall’altro. Un quadro nel quale resta ancora evidente, seppure più moderato, il divario tra il nord e il sud del mondo. Il servizio di Benedetta Capelli:


    E’ “stagflazione” il termine tecnico che meglio fotografa la situazione economica mondiale. Una parola che è la combinazione di altre due: stagnazione e inflazione. Ciò significa che si è di fronte ad una mancanza di crescita economica accanto ad un aumento generale dei prezzi. Un concetto richiamato, nel suo intervento alla riunione del G7, da Dominique Strauss-Kahn, al timone del Fondo Monetario Internazionale da sei mesi. Strauss-Kahn ha parlato di un sistema economico “tra due fuochi”, di una “nuova crisi” nella quale per la prima volta sono molto “stretti” i legami tra le turbolenze sui mercati e l’economia reale. Turbolenze, si legge nel comunicato finale del G7, che potrebbero essere “più protratte di quanto previsto”. Un quadro a tinte fosche, dunque, nel quale emerge con forza il timore per le fluttuazioni dei cambi e le possibili conseguenze. “Le maggiori preoccupazioni - ha aggiunto ancora Strauss-Kahn- sono il petrolio e gli alimentari”. Il greggio, nelle scorse settimane, ha toccato il record di 112 dollari al barile mentre impennano i prezzi delle derrate alimentari soprattutto nei Paesi a basso reddito, come ha denunciato ieri la FAO alla luce delle violenze che si sono verificate in Egitto, Tunisia e Haiti. Eppure, le speranze del G7 sono riposte nelle economie emergenti nonostante sia stata sottolineata ancora una volta la distanza fra i Paesi del Nord e quelli del Sud che “però- ha detto Strauss-Kahn- è moderata”. Quali allora gli interventi da mettere in campo per l’economia mondiale provata già dalla crisi dei mutui subprime americani? Una risposta è venuta dal rapporto del Financial Stability Forum, presieduto dal governatore della Bankitalia, Mario Draghi, e approvato dal G7. 70 pagine contenenti oltre 65 indicazioni operative da realizzare in cento giorni e che ruotano intorno a due principi: più vigilanza e più trasparenza bancaria. Un piano che se seguito, ha detto il presidente della Banca Centrale Europea Trichet, potrebbe rafforzare la fiducia dei mercati.

     
    Iraq
    In Iraq, continuano i combattimenti tra le milizie vicine al leader radicale sciita Moqtada Sadr e le forze governative coadiuvate dai militari statunitensi. Particolarmente colpiti, i quartieri di Sadr City e di al Shaab a Baghdad. Il bilancio dei violenti scontri della scorsa notte parla 13 miliziani uccisi. Sempre a Baghdad, un civile iracheno è stato ucciso stamani e altri cinque sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno, mentre ieri pomeriggio un colpo di mortaio aveva raggiunto il celebre Hotel Palestine, provocando tre vittime e 7 feriti. Sale la tensione anche a Najaf, dove ha destato molto sconcerto l’omicidio di Riyad al-Nuri, cognato di al Sadr. Il presidente Talabani ha promesso di far luce su questo omicidio per evitare una nuova spirale di violenza tra la popolazione civile.

    Afghanistan
    In Afghanistan, due tecnici indiani sono morti in un duplice attacco suicida contro un convoglio di lavoratori rivendicato dai talebani. Sono invece 20 gli insorti uccisi la notte scorsa a seguito di un’operazione delle forze di sicurezza afghane nel sud del Paese. Intanto, è giunto a Kabul il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, per una visita di due giorni. Il suo arrivo segue l’annuncio di ieri dell’invio di altre 3 mila unità militari francesi nel Paese, per rafforzare il contingente della NATO.

    Bangladesh
    Grave il bilancio dei violenti scontri scoppiati ieri a Dacca, in Bangladesh. Oltre cento persone sono rimaste ferite nei disordini seguiti all’approvazione di una norma che concede alle donne gli stessi diritti degli uomini in materia di proprietà. Ad organizzare le proteste un Comitato di resistenza alle leggi anti coraniche cioè una coalizione di partiti islamici. Il governo ha precisato che il provvedimento, approvato in marzo, ancora non è diventato legge e che non sarà adottata alcuna iniziativa contraria al Corano. Il Bangladesh, che ha una popolazione al 90 per cento musulmana, ha da tempo adottato un sistema giuridico laico, ma sul diritto di famiglia vige la sharia, la legge islamica.

    Nepal
    In Nepal, gli ex ribelli maoisti sono davanti nei risultati parziali delle elezioni per la nuova Assemblea costituente che dovrebbe trasformare la monarchia in Repubblica. Lo ha annunciato stamani la Commissione elettorale, precisando che ''i maoisti sono in testa in 56 circoscrizioni sulle 102 dove è in corso lo spoglio dei voti''. Per i risultati definitivi ci vorranno tuttavia almeno tre settimane.

    Macedonia
    Il parlamento della Repubblica ex jugoslava di Macedonia ha approvato nella notte il proprio scioglimento, avviando le procedure destinate a portare il Paese a elezioni anticipate in giugno, secondo quanto già preannunciato dal capo dello Stato, Branko Crvenkovski. La crisi è il frutto dell’uscita dalla coalizione di governo del partito della minoranza albanese il DPA, entrato in polemica con il partito slavo macedone per il mancato riconoscimento da parte di Skopje dell'indipendenza del vicino Kosovo da Belgrado. La situazione è poi precipitata con il recente rinvio dell'invito all'adesione alla NATO, a seguito del veto della Grecia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 103

     
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