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Sommario del 06/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI al "Regina Caeli": come per i discepoli di Emmaus, la fede va irrobustita ogni giorno non con parole umane ma con la Parola di Dio e l’Eucaristia
  • Il cardinale Schönborn ha concluso con una Messa in San Pietro il primo Congresso della Divina Misericordia: "Questo è il nostro mandato, siamone testimoni"
  • Aborto e divorzio, drammi dai risvolti umani e sociali spesso dissimulati da certa ideologia: la testimonianza di esperti, dopo il Congresso "L'Olio sulle ferite"
  • Oggi in Primo Piano

  • In Iraq si piange la morte di Padre Yousef Adel, il sacerdote siro-ortodosso ucciso ieri a Baghdad, ricordato dal Papa. La testimonianza di mons. Sleiman
  • "Dedizione, fede e passione, l'impegno per una cultura popolare" è il titolo dell'84.ma Giornata per l'Università Cattolica, ricordata dal Papa al "Regina Caeli". Intervista col rettore Ornaghi
  • Il 6 aprile di 14 anni fa, l'uccisione del presidente Habyarimana segnava l'inizio del genocidio in Rwanda. Intervista con padre Oreste Incimatata
  • Salvare la vita attraverso il telefono: l’esperienza degli operatori del numero verde del Movimento per la Vita
  • Basta con la "guerra" di mafia a Crotone. L'arcivescovo Domenico Graziani: riappropriamoci della nostra terra e della nostra identità
  • La gioia dell'Antoniano per il riconoscimento dello "Zecchino d'Oro" come patrimonio di pace da parte dell'UNESCO. Intervista con frate Alessandro Caspoli
  • Chiesa e Società

  • In America Latina, il carovita inasprisce le condizioni di vita degli strati sociali più poveri. In difficoltà numerose famiglie
  • A Ouahigouya, capitale del Burkina Faso, la chiusura dell'anno giubilare della diocesi vedrà l'inaugurazione della nuova Cattedrale e l'ordinazione di sette sacerdoti
  • Un incontro estivo del Movimento dei Focolari a Davao, nelle Filippine, rende omaggio alla fondatrice Chiara Lubich, recentemente scomparsa
  • A Caorle, oltre 1700 giovani radunati per la festa diocesana dei ragazzi incontrano il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia
  • Un convegno promosso dall'arcidiocesi di Malta invita alla "conversione ecologica" in difesa del Mediterraneo
  • Filippine: tra aprile e maggio, corsi sul dialogo interreligioso nell’isola di Mindanao, presso l’Istituto “Silsilah”
  • A Padova, il convegno annuale della Federazione italiana settimanali cattolici festeggia il centenario del settimanale "La Difesa del popolo"
  • A Gandia, in Spagna, hanno inizio i preparativi del V centenario della nascita di San Francesco Borgia
  • Si è spento l'attore Charlton Heston, premio Oscar per il film "Ben Hur". Da tempo era affetto dal morbo di Alzheimer
  • 24 Ore nel Mondo

  • Incontro Bush-Putin sul Mar Nero. Restano le distanze sullo scudo spaziale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI al "Regina Caeli": come per i discepoli di Emmaus, la fede va irrobustita ogni giorno non con parole umane ma con la Parola di Dio e l’Eucaristia

    ◊   Riscoprire in Gesù il “compagno di viaggio” della propria esistenza, l’unico che sa riaccendere nel cuore “il calore della fede e della speranza”, spento talvolta dalle “esperienze negative della vita”. E’ l’insegnamento che Benedetto XVI ha tratto dal Vangelo dei discepoli di Emmaus, proclamato oggi dalla liturgia della terza domenica di Pasqua. Il Papa ne ha parlato alla preghiera del Regina Caeli in Piazza San Pietro, salutando al termine i partecipanti al primo Congresso apostolico della Misericordia. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Le vicende dure della vita possono mettere a dura prova anche la fede più solida, che può entrare in crisi e indurre in chi patisce questo stato di cose un senso di tradimento da parte di Dio. Può accadere a duemila anni distanza dalla Risurrezione di Cristo, così come a poche ore da quell’evento. I discepoli di Emmaus che tornano sconsolati al proprio villaggio, dopo aver assistito alla morte di Gesù ma anche dopo aver appreso la notizia della sua Risurrezione che in essi si limita al dato di fatto del sepolcro vuoto, sono due uomini delusi, che vedono in Gesù di Nazaret che un grande profeta costretto al fallimento. “Noi speravamo”, dicono a quello straniero che gli si è affiancato e che non hanno riconosciuto. E quel “verbo al passato - ha commentato il Papa - dice tutto”:

     
    “Questo dramma dei discepoli di Emmaus appare come uno specchio della situazione di molti cristiani del nostro tempo. Sembra che la speranza della fede sia fallita. La stessa fede entra in crisi a causa di esperienze negative che ci fanno sentire abbandonati dal Signore. Ma questa strada per Emmaus, sulla quale camminiamo, può divenire via di una purificazione e maturazione del nostro credere in Dio (...) E così l’incontro con Cristo Risorto, che è possibile anche oggi, ci dona una fede più profonda e autentica, temprata, per così dire, attraverso il fuoco dell’evento pasquale; una fede robusta perché si nutre non di idee umane, ma della Parola di Dio e della sua presenza reale nell’Eucaristia".

     
    La località di Emmaus, aveva osservato poco prima Benedetto VXI, “non è stata identificata con certezza”. Vi sono diverse ipotesi, e questo - ha soggiunto - “non è privo di una sua suggestione, perché ci lascia pensare che Emmaus rappresenti in realtà ogni luogo”:

     
    “La strada che vi conduce è il cammino di ogni cristiano, anzi, di ogni uomo. Sulle nostre strade Gesù risorto si fa compagno di viaggio, per riaccendere nei nostri cuori il calore della fede e della speranza e spezzare il pane della vita eterna”.

     
    Il Papa ha terminato la riflessione rilevando come nel testo del Vangelo di Emmaus sia celata in realtà la “struttura” della Messa, con l’iniziale ascolto della Parola cui segue la liturgia eucaristica. E subito dopo la recita della preghiera del Regina Caeli, Benedetto XVI ha rivolto questo saluto ai partecipanti al primo Congresso della Divina Misericordia, concluso stamattina:

     
    “Ringrazio gli organizzatori, in particolare il Vicariato di Roma, e a tutti i partecipanti rivolgo il mio cordiale saluto, che diventa ora unna consegna: andate e siate testimoni della misericordia di Dio, sorgente di speranza per ogni uomo e per il mondo intero. Il Signore risorto sia sempre con voi!”.

     
    Il Pontefice ha salutato, tra gli altri, i gruppi presenti in Piazza San Pietro in occasione della Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, "nel ricordo - ha detto - della Serva di Dio Armida Barelli, co-fondatrice dell’Ateneo insieme con Padre Gemelli e grande animatrice della gioventù femminile di Azione Cattolica nella prima metà del secolo scorso". “Auspico - ha aggiunto - che l’odierna ricorrenza contribuisca a rinnovare l’impegno di questa importante istituzione per una cultura popolare cattolica”. Un saluto e un apprezzamento di Benedetto XVi sono andati anche ai membri del Movimento dei Focolari impegnati come catechisti nelle parrocchie.

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    Il cardinale Schönborn ha concluso con una Messa in San Pietro il primo Congresso della Divina Misericordia: "Questo è il nostro mandato, siamone testimoni"

    ◊   Il successo del cristianesimo non si misura nella sua influenza sulla politica, l’economia, l’informazione. La sua “chiave di comprensione” più autentica sta nel dono che Cristo fa di se stesso alla Chiesa e che i cristiani sono chiamati a perpetuare, diffondendo nel mondo l’amore di Dio. Con questi pensieri - ispirandosi come il Papa nel Regina Caeli al Vangelo dei discepoli di Emmaus - il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn ha concluso questa mattina, presiedendo una Messa nella Basilica di San Pietro, il primo Congresso apostolico mondiale della Divina Misericordia. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Il paradigma perfetto dell’esperienza cristiana, che va dalla non conoscenza di Cristo alla fede, sta tra Gerusalemme ed Emmaus. In quei pochi chilometri che i due discepoli percorrono incontrando Gesù risorto senza riconoscerlo, parlandogli e ascoltandolo, accogliendolo quando lui fa segno di proseguire e poi riconoscendolo allo spezzare del pane spiegano al meglio, per il cardinale Christoph Schönborn, la difficoltà del credere, ma anche la gioia che si impossessa nell’uomo quando il messaggio del Vangelo è entrato in lui. La delusione che i due compagni di viaggio riversano sullo sconosciuto che li affianca mentre tornano a Emmaus - delusione per la morte del loro Signore e, in fondo, dei loro sogni di un Israele libero dal giogo romano - non è poi molto dissimile, ha affermato l’arcivescovo di Vienna, da certe convinzioni che hanno molti cristiani del nostro tempo:

     
    “Anche noi desideriamo spesso un cristianesimo vittorioso, un successo tangibile, un potere terreno del cristianesimo. E ci auspichiamo, con ciò, qualcosa di buono e di bello: che la fede cristiana determini la politica, l’economia, la “piazza pubblica” dei media. Riteniamo che ciò sarebbe una benedizione per i nostri Paesi. Invece, troppo spesso le cose sono del tutto diverse. A dominare molti Paesi sono la sete di potere, la corruzione, gli interessi economici”.

     
    Come i due di Emmaus, ha proseguito il porporato, ci sono “anche oggi molti delusi”, che lasciano la Chiesa perché magari riescono a cogliere in Cristo la figura di un profeta potente, ma non quella del Messia, cioè di Dio che si è fatto uomo. Tuttavia se, come i discepoli di Emmaus, c’è disponibilità di cuore a “trattenere” Cristo, ad ospitarlo come in quella sera di duemila anni fa, ecco che questo atto ci permette di sentire, di avere vicino, il Dio fatto uomo. Non a caso l’ospitalità - ha osservato il cardinale Schönborn - è annoverata fra le opere di misericordia corporali:

     
    “La ‘storia dei successi’ del Cristianesimo non è la storia di trionfi militari o politici, bensì ‘il trionfo’ della Misericordia vissuta. Solo lei è convincente. Le parole possono essere belle, ma sono, appunto, soltanto parole. Gli atti di misericordia, sono invece incontestabili. E su di essi verremo una volta giudicati”.

     
    L’ultimo passo è l’Eucaristia: gli occhi dei discepoli di Emmaus si aprono solo a quel punto. Offrire l’ospitalità ha preparato il loro cuore, il pane spezzato da Gesù glielo illumina. Quel gesto, ha sottolineato l’arcivescovo di Vienna, è “più che un simbolo”: non ricevono del pane, ricevono Gesù stesso. Era questa e non altre, dunque, ha concluso il cardinale Schönborn, “la chiave di comprensione che essi prima ancora non avevano. La sua opera non era la vittoria politica, non il potere militare, bensì l’offerta della propria vita”:

     
    “Questo è il mandato che portiamo con noi da queste giornate, di essere testimoni, nella nostra vita quotidiana, della Divina Misericordia. Possiamo essere testimoni della misericordia, solo se abbiamo sperimentato, noi stessi, la misericordia. Queste giornate devono rinsaldarci in questo e darcene la forza. Tale forza però non ci viene da noi, ma dal Signore. È la Sua Misericordia che dobbiamo conoscere, per testimoniarla”.

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    Aborto e divorzio, drammi dai risvolti umani e sociali spesso dissimulati da certa ideologia: la testimonianza di esperti, dopo il Congresso "L'Olio sulle ferite"

    ◊   La misericordia e il perdono del Padre attendono quanti si aprono “con umiltà e fiducia al pentimento”. Queste le parole rivolte ieri da Benedetto XVI agli uomini e alle donne segnati dalle piaghe del divorzio o dell’aborto procurato, durante l'udienza ai partecipanti al Congresso internazionale “L’Olio sulle ferite”. I lavori si sono poi conclusi presso la Pontificia Università Lateranense. Ce ne parla Silvia Gusmano:


    Ferite profonde, eppure spesso sottovalutate o dimenticate dalla società contemporanea. A causarle, il divorzio dei propri genitori o un aborto procurato. Il Congresso, promosso dall’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, ha voluto richiamare l’attenzione su questo dramma esteso e silenzioso, incoraggiando, anche all’interno della Chiesa un atteggiamento di ascolto e riflessione. Tema principale della sessione dedicata all’aborto “Le conseguenze nascoste”, così spiegate dalla Maria Luisa di Pietro, presidente dell’Associazione Scienza e Vita:

     
    "L’esperienza dell’aborto lascia una ferita profonda nella donna, che si manifesta in modo diverso: dai disturbi dell’umore, disturbi del sonno, disturbi di tipo relazionale. Molte volte, anche a livello inconscio, si possono attivare dei sentimenti di risentimento nei confronti di chi non l’ha aiutata ad evitare questo tipo di scelta e di chi non l'ha sostenuta fino in fondo. Diciamo che si fa finta di non sapere che ci sono queste conseguenze e si continua a predicare l’aborto come una scelta di autodeterminazione da parte della donna".

     
    Ma come combattere questa mentalità e limitare il ricorso alla pratica dell’aborto? Ancora Di Pietro:

     
    "Attraverso un’educazione adeguata sia alla sessualità e sia al senso del procreare umano. Poi, occorre un intervento di aiuto e di sostegno alle donne, di rimozione delle cause che possono portare all’aborto, cercando appunto di assumere ciascuno la propria responsabilità".

     
    Eppure, la società tende a ignorare quello che ieri Benedetto XVI ha definito il “grido di aiuto” di queste persone, non riconoscendo la loro sofferenza, non alleviandola. Il divorzio, in alcuni casi, è ritenuto addirittura un’esperienza fortificante per i figli, una scelta che, se ben gestita, non si differenzia da tante altre a cui la vita ci obbliga. Così Raffaella Iafrate, del Centro studi sulla Famiglia di Milano:

     
    "Diciamo che il divorzio rappresenta uno dei temi più soggetti ad una visione un po’ ideologizzata della famiglia, per cui noi abbiamo una grande parte della letteratura che insiste che i figli del divorzio in fondo non stanno peggio degli altri, se si crea un clima quanto meno di rispetto reciproco. Sicuramente, è una prospettiva che molte volte viene diffusa a livello culturale, sociale, dai media e da un certo filone di pubblicazioni. Ma per chi lavora con la realtà diretta - e parlo in particolare di una prospettiva clinica, piuttosto che di un incontro diretto con le famiglie, e con i bambini in particolare - questa prospettiva viene francamente disconfermata".

     
    Anche nel caso del divorzio, infatti, le conseguenze per i figli possono essere molto profonde. Ancora Raffaella Iafrate:

    "Diffidenza, paura del futuro, difficoltà ad impostare la loro vita affettiva e professionale, rischiando peraltro di avere dei comportamenti polarizzati: o di completo rifiuto di esperienze adulte, quindi di scelte affettive o professionali definitive, oppure di precocissime esperienze molte volte poco riflettute, che sembrano quasi volere essere un riscatto delle esperienze non vissute a livello di famiglia".

     
    Conseguenze durature dunque, spesso nascoste, come quelle dell’aborto, mai indolori che - hanno sottolineato tutti i relatori al Congresso - possono sanarsi solo attraverso il perdono. Il perdono di se stessi e, come ha detto il Papa, la Riconciliazione con Dio.

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    Oggi in Primo Piano



    In Iraq si piange la morte di Padre Yousef Adel, il sacerdote siro-ortodosso ucciso ieri a Baghdad, ricordato dal Papa. La testimonianza di mons. Sleiman

    ◊   Sequestro-lampo in Iraq per 42 studenti universitari rapiti a Mossul, fermati mentre viaggiavano a bordo di due autobus e poi liberati grazie all’intervento delle forze irachene. Cinque le persone rimaste uccise e 17 ferite negli scontri avvenuti nella notte a Sadr City dove, stamani, un raid americano ha provocato 9 vittime. Violenza che arriva all’indomani dell’assassinio di Padre Yousef Adel, sacerdote siro-ortodosso ucciso ieri in pieno giorno a Baghdad da un gruppo di uomini armati. Un assassinio che ha colpito profondamente anche Benedetto XVI, che ha invocato per il popolo iracheno la pace. Dolore anche nelle parole di mons. Jean-Benjamin Sleiman, arcivescovo latino di Baghdad, raggiunto telefonicamente in Iraq da Benedetta Capelli:


    R. - Questo dramma, ancora una volta, è vissuto con profondo dolore e con grande tristezza e scoraggiamento perchè le cose, purtroppo, non migliorano.

     
    D. - Dolore acconto alla paura per la crescente insicurezza...

     
    R. - E’ ormai una compagna da anni. Si continua a combattere la paura, a cercare di neutralizzarla, a cercare di essere normali in una situazione anormale.

     
    D. - Padre Adel era impegnato anche nel dialogo interreligioso…

     
    R. - Tutti i sacerdoti sono aperti al dialogo interreligioso. L’apertura al dialogo di un cristiano, soprattutto qui, non è una eccezione. Ma in questo caso, tutti noi siamo minacciati.

     
    D. - Come si riesce a portare la testimonianza cristiana in un contesto così difficile?

     
    R. - Non si riesce per noi stessi, ma è il Signore che riesce in noi. Senza la grazia, credo non potremmo fare niente. In Iraq, c’è una situazione generale molto pericolosa: c’è molta violenza e la violenza che i cristiani subiscono diventa veramente una preghiera, una intercessione.

     
    D. - Numerosi sono stati gli appelli del Papa per l’Iraq. Sentite la vicinanza del Santo Padre?

     
    R. - Direi di più: il Papa è vicino a tutti noi, anche ai non cristiani. Quello che veramente mi rattrista è che il Papa non sia ascoltato. C’è qualcuno che non è interessato ad ascoltare la voce del Santo Padre e quindi usa tutti i mezzi e gli strumenti per cercare di zittirla o banalizzarla. Non accettano questa voce di saggezza e di amore per tutti e non soltanto per i cristiani.

     
    D. - Negli anni Novanta, i cristiani in Iraq erano oltre un milione, mentre oggi circa 400 mila. Cosa fare per tutelare la loro presenza?

     
    R. - Cosa si fa? Certamente non cercando di favorire l’emigrazione. La migliore soluzione sarebbe quella di aiutare l’Iraq a ritrovare la pace, di aiutare lo Stato a ridiventare uno Stato di diritto: anche perchè se non c’è uno Stato di diritto, tutti siamo minacciati e specialmente le minoranze.

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    "Dedizione, fede e passione, l'impegno per una cultura popolare" è il titolo dell'84.ma Giornata per l'Università Cattolica, ricordata dal Papa al "Regina Caeli". Intervista col rettore Ornaghi

    ◊   "Auspico che l’odierna ricorrenza contribuisca a rinnovare l’impegno di questa importante istituzione per una cultura popolare cattolica". Con queste parole, pronunciate stamattina al Regina Caeli, Benedetto XVI ha voluto salutare tutti coloro che oggi celebrano, nelle parrocchie italiane, l’84.esima Giornata per l’Università Cattolica. La ricorrenza è stata ricordata anche nella Messa celebrata stamattina nell’Aula Magna dell’Ateneo a Milano, ma anche nelle altre sedi - Piacenza-Cremona, Brescia, Campobasso e Roma - sono state promosse speciali iniziative. Tema della Giornata quest’anno: “Dedizione, fede e passione. L’impegno per una cultura popolare. Attualità della missione di Armida Barelli co-fondatrice dell’Università Cattolica”. Adriana Masotti ha chiesto al rettore, il prof. Lorenzo Ornaghi, che ruolo abbia avuto la Barelli nel definire il volto peculiare dell’Università cattolica:


    R. - Richiamerei l’attenzione su una parte del titolo che abbiamo dato quest’anno, “L’impegno per una cultura popolare”. La cultura, che come il Vangelo entra e si traduce in vita per il cristiano, è una cultura che entra nella vita del popolo, entra raccogliendone gli aspetti più importanti della storia di un popolo e apre il popolo al futuro. Quindi, non cultura come monopolio di pochi. Credo che questo sia stato il grande segno, il grande ruolo svolto da Armida Barelli: sollecitare il popolo italiano a dar vita a questa stupenda costruzione che è stata l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un’opera, però, che è stata possibile con la dedizione, la fede, la passione.

     
    D. – Tra le sfide poste davanti all’Università Cattolica - e lo scrivono anche i vescovi italiani nel loro messaggio per la Giornata - c’è quella di formare un numero sempre più elevato di giovani, ma nello stesso tempo di mantenere un’offerta di alta qualità. Come rispondete a questa doppia esigenza?

     
    R. – Credo che quantità e qualità sia il grande problema che hanno davanti tutti gli atenei, ma che ha davanti in modo particolare l’ateneo dei cattolici italiani. Come cerchiamo di conciliare? Facendo in modo che la nostra formazione sia non soltanto una formazione professionale, ma sia davvero una formazione nel senso più bello dell’educazione. Questo è possibile, quando ci rendiamo davvero conto che il centro dell’Università è la persona, la singola persona irripetibile, diversa dalle altre, che ha delle sue esigenze. Questo credo sia davvero il modo in cui la quantità, che tende magari ad omologare, diventa conciliabile o si eleva alla qualità del singolo.

     
    D. - A proposito di qualità, l’Università Cattolica intende formare la classe dirigente del domani. Ma quale modello di leader sottende i suoi insegnamenti?

     
    R. - Direi proprio, in questo caso, che prendere Armida Barelli come modello significhi indicare quale debba essere la direzione nella formazione della classe dirigente futura. Un leader, un protagonista della vita collettiva, della vita di un popolo, deve appunto avere dedizione, fede e passione. Questo credo sia il modello cui tendere, con a fianco sempre un senso alto della responsabilità.

     
    D. - C’è la necessità di stare al passo con i tempi. Quali percorsi l’ateneo cattolico ha avviato sui temi più nuovi e cruciali oggi, proprio per contribuire allo sviluppo dell’uomo, in senso integrale?

     
    R. - L’Università Cattolica ha cercato di innovare il più possibile, anche attraverso strutture di ricerca e di formazione, dedicate specificatamente ad alcuni temi, quelli maggiormente legati oggi alle finalità istituzionali dell’Ateneo, con centri per la famiglia, per la bioetica, per la dottrina sociale, per la solidarietà internazionale. Qual è il punto? E perché centri di ateneo? Perché raccolgono e condensano tutte le varie discipline che vengono insegnate nella nostra università. Quindi, sono strutture pluridisciplinarie, perché oggi è davvero impossibile parlare di Dottrina sociale senza tener conto di cosa siano i diritti umani o essere all’avanguardia nella promozione della famiglia, se non teniamo conto, oltre che degli aspetti psicologici, pedagogici, anche del diritto della famiglia o degli aspetti economici. Credo che questo sia uno degli sforzi più importanti, in questi anni, del nostro ateneo.

     
    D. - Non solo didattica, ma anche accoglienza, all’Università Cattolica. I collegi universitari riescono oggi ad offrire ai giovani la possibilità di sperimentare il dialogo culturale che l’Università persegue?

     
    R. - I collegi, nella sede milanese, nella sede romana, nel collegio di Piacenza, sono sempre stati una punta di diamante del progetto educativo del nostro ateneo. Il collegio è davvero il luogo dove noi dobbiamo cercare di formare quella futura classe dirigente. Molto spesso oggi vediamo tentativi di costruire i cosiddetti collegi di eccellenza. L’Università Cattolica di questi collegi ha sempre fruito, li ha sempre incrementati, perché è lì dove il progetto educativo dell’Università Cattolica prende forma.

     
    D. - In occasione della Giornata dell’Università Cattolica in tutte le chiese, nell parrocchie, viene ricordata appunto l’Università. Ma come possono le comunità cristiane sostenere in modo efficace questa istituzione? Se lei vuole anche approfittare per rivolgersi proprio a loro...

     
    R. - Tradizionalmente, questa è la giornata in cui il credente italiano offre un piccolo obolo per l’Università Cattolica. Conosciamo le difficoltà crescenti: però, anche un piccolo gesto è testimonianza di un rapporto di amicizia e la consapevolezza che appunto l’Università Cattolica, lavorando in stretta sintonia con il progetto culturale della Chiesa italiana è una parte importante della Chiesa italiana. Allora, forse la richiesta più generale è la richiesta davvero a tutti i cattolici italiani di manifestare la loro amicizia verso la nostra istituzione, perchè l’amicizia ci è di sostegno e di incoraggiamento.

     
    In occasione della Giornata dell'Università Cattolica, è stata inaugurata ieri a Milano anche la Mostra dell'Osservatore Romano, curata da due redattori del quotidiano della Santa Sede, Raffaele Alessandrini e Gianluca Biccini. L'esposizione, aperta per tutto il mese di aprile nella sede della Cattolica ambrosiana, ospitata dalla Fondazione Giuseppe Toniolo, permetterà ai visitatori di ripercorrere 147 anni di storia attraverso le pagine del giornale del Papa, con articoli e foto d'epoca, dal 1861 - data di fondazione dell'Osservatore - ad oggi.

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    Il 6 aprile di 14 anni fa, l'uccisione del presidente Habyarimana segnava l'inizio del genocidio in Rwanda. Intervista con padre Oreste Incimatata

    ◊   Quattordici anni fa l’Africa e il mondo rimanevano sgomenti di fronte alla tragedia del genocidio rwandese. Furono circa 800 mila le vittime innocenti dell’odio etnico che sconvolse il Paese africano. Oggi il Rwanda, nonostante le ferite ancora aperte, prosegue il suo lento cammino verso la riconciliazione. Un processo lungo, che lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha auspicato possa essere preso ad esempio per il suo rigore nella ricerca della verità e delle giustizia. Padre Oreste Incimatata, della Caritas di Kigali, ci spiega come i rwandesi vivano questa triste ricorrenza. L’intervista è di Stefano Leszczynski:


    R. - La maggioranza della popolazione vive questo 14.mo anniversario del genocidio con speranza, perché tante tappe sono state concluse con successo.

     
    D. - Ci sono dei problemi che ostacolano questo processo?

     
    R. - Alcune persone non vogliono rinunciare alla violenza, ma direi che la maggioranza della popolazione vive adesso con la speranza che ci sarà questa riconciliazione e che il popolo rwandese ritroverà l’unità.

     
    D. - Quando parliamo dell’anniversario del genocidio, come si può spiegare ciò che hanno vissuto le persone rimaste nel Paese in quel periodo?

     
    R. - Non è stata una guerra civile, c’è stato un genocidio. Un genocidio significa una cosa pianificata dallo Stato. C’è stato un genocidio dei tutsi.

     
    D. - Ci sono state anche delle responsabilità internazionali molto gravi...

     
    R. - Sono d’accordo, ma queste responsabilità internazionali non sono la prima causa di questa situazione, che invece dipende dagli stessi rwandesi. Per quanto riguarda le responsabilità internazionali, c’è stato piuttosto un peccato di omissione: non sono intervenuti in tempo. Sapevano che c’era questa preparazione del genocidio e non sono intervenuti: questa è stata la responsabilità internazionale. Ma speriamo che la comunità internazionale si farà presente, anche perché tra le cause profonde che hanno condotto al genocidio c’è anche la povertà. Noi siamo impegnati nella riduzione della povertà, come lavoro della Caritas abbiamo questo programma di riduzione della povertà e speriamo così di riuscire ad alleviare queste sofferenze e a migliorare le condizioni di vita della popolazione. Speriamo arrivi un po’ di armonia tra la popolazione.

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    Salvare la vita attraverso il telefono: l’esperienza degli operatori del numero verde del Movimento per la Vita

    ◊   Un telefono “salva-vite” per salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita che portano in grembo. E’ quanto si propone il “Movimento per la Vita” con il numero verde 800813000, attivo 24 ore al giorno. A rispondere è un gruppo di persone con una consolidata esperienza nei centri di aiuto alla vita. Per una testimonianza su questa esperienza, Alessandro Gisotti ha intervistato Elisabetta, che da 5 anni supporta il telefono “SOS Vita” per il Centro Italia:


    (musica)

     
    R. - Nel 1985, ero rimasta in stato interessante però poco prima di Natale, purtroppo, ho avuto un aborto spontaneo. E’ stata una sofferenza grande. Poi avevo avuto dei problemi, mi era stato detto che forse non avrei più potuto avere bambini e invece ho avuto cinque figli. Io e mio marito ci siamo sentiti immensamente ricolmati dell’amore di Dio. Avevamo necessità, proprio, di ricambiare questo amore donando qualcosa agli altri, anche facendo in modo che non ci fossero mamme che non potessero accogliere il loro bambino. Allora ci siamo impegnati nel Movimento per la Vita, abbiamo aperto un centro e poi da lì, piano piano, nel 2003, è arrivata anche la richiesta di poter supportare il numero verde nazionale del Movimento per la vita “SOS vita” - il numero è 800813000. Offriamo il nostro piccolo contributo.

     
    D. - Può raccontarci qual è l’esperienza che si prova nell’avere il telefono come strumento di speranza e di vita?

     
    R. - Quando una mamma ci telefona, principalmente è una persona che è senza speranza. Prima di tutto è sola, quasi sempre schiacciata dal peso di tantissime preoccupazioni a livello economico ma anche psicologico, di rapporti con la famiglia di origine, con il proprio compagno, non riesce proprio a vedere un’ombra di luce, è nel buio più completo, è molto confusa. E allora, ecco che questa donna ci chiama perché forse nell’anonimato sembra più facile parlare di questa solitudine, di questo vuoto che vive in quel momento. Attraverso questo filo sottile del telefono, piano piano si instaura un rapporto molto bello di amicizia e dopo un po' si sente che anche la mamma comincia a intravedere un po’ di luce, incomincia a sentirci vicini, sente che siamo volontari, lì per lei. E in questa condivisione, allora, anche i suoi problemi incominciano a diventare meno pesanti, meno gravi. Incominciano a lasciare il posto ad un’altra persona che già c’è, ed è il bambino che porta nel grembo.

     
    D. - C’è una storia tra le tante che un po’ sintetizza l’importanza di questa iniziativa?

     
    R. - Sinceramente, sono tante, tante davvero. A questo numero chiamano spesso anche donne che hanno fatto interruzioni di gravidanza volontarie e sono donne distrutte, hanno bisogno di trovare qualcuno che capisca che stanno vivendo il lutto per la perdita del proprio figlio. A queste donne, è bello quando si può parlare dell’amore di Dio: ne hanno tanto bisogno. Chi chiama questo telefono, proprio quando si parla di questo Dio misericordioso che è venuto a salvare e non a giudicare, veramente si sente un grande silenzio, una grande attenzione dall’altra parte. E molte volte queste donne chiedono di poter diventare a loro volta volontarie nei Centri di aiuto alla vita per aiutare altre mamme a poter accogliere i loro bambini.
     
    (musica)

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    Basta con la "guerra" di mafia a Crotone. L'arcivescovo Domenico Graziani: riappropriamoci della nostra terra e della nostra identità

    ◊   Agguati, omicidi, killer che sparano contro pregiudicati e innocenti. E’ il drammatico quadro della serie di agguati avvenuti in queste ultime settimane a Crotone, città calabrese scossa dalla ripresa di una guerra di mafia condotta dalle cosche locali per assicurarsi il controllo di attività edilizie, commerciali ed imprenditoriali. Contro l'asfissiante morsa della criminalità organizzata calabrese, si è levata nei giorni scorsi la voce della Chiesa. Al microfono di Amedeo Lomonaco, l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Domenico Graziani, torna a lanciare un nuovo appello:



    R. - La nostra testimonianza e il nostro messaggio devono essere rigorosamente e fervidamente ancorati alla possibilità della salvezza per tutti. Abbiamo già lanciato questo appello a quelli che sono gli artefici di questa mattanza di questi giorni: abbiamo voluto dare voce alle popolazioni afflitte da questi mali. Si tratta di mali comunque sempre provenienti da minoranze. Vogliamo dire semplicemente che la gente non ne può più. E’ una forma di oppressione dalla quale occorre liberarsi.

     
    D. - Come si possono affrancare i mafiosi da una vita basata su falsi valori e su inevitabili rovine?

     
    R. - Il nostro discorso è focalizzato su questo tipo di interlocutore possibile, che poi non è difficile andare a riscontrare nei nostri territori così provati. E’ chiaramente un compito grandissimo che deve essere assolto anche da chi governa.

     
    D. - Lei, eccellenza, come pastore di Crotone ha avuto la possibilità di parlare con uomini della ’ndrangheta per convertire i loro cuori?

     
    R. - Io fino ad oggi posso dire che ho avuto qualche fastidio un tantino più serio dai “colletti bianchi” asserviti ai poteri trasversali che, più che essere mafiosi, vivono di mafiosità concreta. Io mi ripropongo di poter parlare alle famiglie dei mafiosi: sono convinto che siano disponibili a certi discorsi. Naturalmente, bisogna predisporre il dialogo perché, allo stato attuale, le condizioni per dialogare sono molto limitate.

     
    D. - Si può realmente sperare e credere, in un prossimo futuro, in una Calabria senza ‘ndrangheta?

     
    R. - Siamo consapevoli che di qui possiamo andare verso il meglio o verso il peggio: non possiamo più vivere in questa condizione perché ne siamo stufi. Questo “bello” e questo “meglio” potranno venire se noi diventeremo responsabili e, soprattutto, se ci riapproprieremo della nostra identità, dei nostri strumenti, della nostra terra. Allo stato attuale, siamo consapevoli che concepire la questione meridionale in termini di Stato assistenzialista ha provocato nell’animo dei calabresi un danno antropologico con conseguenze gravissime, che adesso dobbiamo riparare.

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    La gioia dell'Antoniano per il riconoscimento dello "Zecchino d'Oro" come patrimonio di pace da parte dell'UNESCO. Intervista con frate Alessandro Caspoli

    ◊   Lo Zecchino d’Oro è stato inserito tra i patrimoni dell’UNESCO per una cultura di pace. A ricevere ieri il riconoscimento sono stati il direttore dell’Antoniano - che produce il Festival internazionale della canzone per bambini, dalla quale è tratto il noto programma televisivo - e Cino Tortorella, ideatore e storico presentatore del programma. Lo Zecchino d’Oro, che ha appena compiuto 50 anni, è il primo programma televisivo ad essere patrimonio dell’UNESCO. Il servizio di Debora Donnini:


    (Musica: "Ninna nanna, mamma")

     
    Amato da grandi e bambini, lo Zecchino d’Oro prende il via nel ’59 da un’idea di Cino Tortorella, che lo presenta inizialmente nei panni di Mago Zurlì. Il successo della canzoni per bambini e cantate da bambini è immediato. L’indice di ascolto è altissimo. Nel 1961, lo Zecchino d'Oro approda all'Antoniano di Bologna, dove trova la sede e l'assestamento definitivo. Due anni dopo nasce, il Piccolo Coro dell’Antoniano. Frate Alessandro Caspoli, direttore dell’Antoniano:

     
    "Penso che il riconoscimento sia stato dato perchè lo Zecchino d’Oro non sono soltanto canzonette, ma ha saputo offrire esempi di solidarietà. Dal 1991, noi portiamo avanti progetti di solidarietà per i bambini in giro per tutto il mondo. Inoltre, ha anche messo insieme bambini di 70 Paesi diversi ed ha creato un tentativo, seppur limitato a quella breve esperienza del mese di novembre, di bambini che si conoscono fra di loro e che conoscono le diverse realtà del mondo. E certamente conoscere la diversità e le differenze gli uni degli altri è un modo per imparare a costruire la pace”.

     
    “44 gatti”, “Il Valzer del Moscerino”, “Ninna nanna mamma”, "Torero Camomillo" sono solo alcune fra le canzoni più note che hanno conquistato il pubblico. Esprime apprezzamento per il riconoscimento da parte dell’UNESCO anche il capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano, che parla di una rassegna canora ispirata ai valori della non violenza, della pace dell’accettazione delle diverse culture musicali. Oggi, la finale dello Zecchino d'Oro viene ormai trasmessa in mondovisione e il Festival - che vede in gara bambini italiani e stranieri - viene abbinato ogni anno ad importanti iniziative di solidarietà in tutto il mondo.
     
    (Musica: “44 gatti”)

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    Chiesa e Società



    In America Latina, il carovita inasprisce le condizioni di vita degli strati sociali più poveri. In difficoltà numerose famiglie

    ◊   Aumenta di circa un terzo, in America Latina, il costo dei prodotti alimentari di largo consumo. Stando a quanto riferito dall’agenzia MISNA, Haiti, Cile, Messico e Giamaica sarebbero i Paesi più colpiti dal carovita che innalza il prezzo di riso, grano, olio, pane e verdure. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istituto haitiano di statistica e informatica (IHSI), tra febbraio 2007 e febbraio 2008 la popolazione haitiana - la cui maggioranza vive al di sotto della soglia di povertà - ha visto salire 24 per cento il costo pro capite del riso, del 31,7 per cento quello della farina di grano e del 30 per cento almeno quello dell’olio. Una situazione che - ha commentato Kesner Pharel, esperto economico - “intacca il potere d’acquisto di numerose famiglie haitiane, il cui bilancio è per metà destinato all’alimentazione” e che “rischia di far crescere la povertà nel paese ”. Un pericolo, inoltre, che ha visto scendere in piazza gli stessi civili haitiani, la scorsa settimana in tre città dell’isola, per manifestare contro la fame e l’ingiustizia sociale e chiedere l’intervento del governo per calmierare i prezzi. Critica la situazione anche in Cile, dove la siccità - la più grave degli ultimi 80 anni - mantiene in uno stato di “emergenza agricola” 209 dei 345 comuni del Paese, determinando un aumento dei prezzi degli alimenti fino all’8,1 per cento. E raddoppiato, in appena 30 giorni, è il costo del pomodoro in Messico: un segnale d’allarme che testimonia nel Paese la crisi del mercato alimentare, acuita dalle avverse condizioni climatiche. Del 30 per cento, infine, l’aumento del prezzo di riso e farina, ma anche altri generi di prima necessità, registrato in Giamaica dall’inizio dell’anno. (C.D.L.)

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    A Ouahigouya, capitale del Burkina Faso, la chiusura dell'anno giubilare della diocesi vedrà l'inaugurazione della nuova Cattedrale e l'ordinazione di sette sacerdoti

    ◊   Sarà eretta una nuova Cattedrale e ordinati sette sacerdoti durante le celebrazioni che in Burkina Faso chiuderanno l’anno giubilare della diocesi di Ouahigouya, capitale del Paese africano. A 50 anni dalla sua fondazione nel novembre prossimo, in concomitanza con la festa del Cristo Re dell’universo, la diocesi - riferisce l’Agenzia Fides - si prepara a concludere l’anno giubilare con un triduo di celebrazioni. Il 21 del mese, la cerimonia avrà inizio con una celebrazione penitenziale, la Santa Messa per i malati e per gli operatori pastorali defunti, e con l’adorazione eucaristica. Inaugurato lo scorso 2 dicembre, l’anno giubilare ha preso avvio dalla parrocchia di Bam, la prima della diocesi per data di fondazione. “Da qui partì l’opera di evangelizzazione da parte dei primi missionari, i Missionari d’Africa, conosciuti come Padri Bianchi”, ha ricordato in un’intervista al periodico diocesano “Echo du Yatenga”, mons. Philippe Ouedraogo, vescovo di Ouahigouya, ricostruendo le tappe che hanno segnato la crescita della diocesi. “Questa parrocchia ha dato vita ad altre dieci parrocchie e ad una diocesi, la diocesi di Kaya - ha aggiunto il presule - L’apertura dell’anno giubilare a Bam ha costituito quindi un vibrante omaggio ed un segno di speranza per un avvenire sempre più fecondo”. Eretta nel giugno del 1958, la diocesi di Ouahigouya conta circa 95 mila fedeli cattolici, 41 sacerdoti diocesani e un sacerdote religioso, 11 religiosi non sacerdoti e 93 religiose, oltre a 27 seminaristi maggiori. Gestisce 14 istituti di educazione e 5 centri di assistenza sociale e beneficenza. “Continuate a pregare per noi e ad accompagnarci con generosità ed amicizia - ha concluso nell’intervista mons. Ouedraogo, ringraziando tutti coloro che si sono impegnati a sostegno della comunità diocesana. Il presule ha espresso l’augurio che le comunità cristiane della regione “siano più forti, nell’unità, più sante, più missionarie”. (C.D.L.)

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    Un incontro estivo del Movimento dei Focolari a Davao, nelle Filippine, rende omaggio alla fondatrice Chiara Lubich, recentemente scomparsa

    ◊   “Renderemo omaggio alla defunta fondatrice Chiara Lubich”. Sono queste le parole, riportate dall’Osservatore Romano, di Mercedita Fuellas, coordinatrice del capitolo femminile dei Focolarini di Davao, nelle Filippine, in riferimento all’incontro estivo annuale del Movimento dei Focolari. L’assemblea si svolgerà dal 18 al 20 aprile a Davao e sarà chiamata “Mariapolis 2008” la Città di Maria. Quest’anno il tema dell’incontro, che si svolgerà nel seminario maggiore regionale di Catalunan Grande, sarà “L’amore costruisce la casa”, tratto da un discorso di Chiara Lubich. Una notte di preghiera sarà completamente dedicata alla fondatrice, in ricordo degli insegnamenti e dell’impegno da lei offerti al movimento e alla Chiesa in generale. Mercedita Fuellas ha sottolineato inoltre che la spiritualità della Lubich ispira ai membri del Focolare la volontà di affrontare le numerose sfide che la vita offre, nella convinzione che - ha concluso - il mondo sia “un'unica famiglia in una comunione di diversità”. (V.V.)

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    A Caorle, oltre 1700 giovani radunati per la festa diocesana dei ragazzi incontrano il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia

    ◊   Si è svolta oggi la festa diocesana dei ragazzi a Caorle, in provincia di Venezia, durante la quale il cardinale Angelo Scola ha incontrato oltre 1700 adolescenti dagli 11 ai 14 anni. “On-off. Non ci ardeva forse un cuore nel petto?” è il titolo della manifestazione intesa al culmine di un percorso di approfondimento sul dono del battesimo ricevuto, e pensata quale chiamata fondamentale a rimanere uniti in Cristo e a far parte della Chiesa. Lo scopo dell’incontro è aiutare i ragazzi (cresimandi e cresimati) ad interrogarsi sul loro modo di stare nel mondo. “Questo appuntamento - spiegano gli organizzatori dell’Ufficio catechistico diocesano e del Coordinamento della pastorale dei ragazzi, contattati dal SIR - sarà un’occasione speciale di incontro i giovani raccolti attorno al nostro patriarca, e quest’anno anche al vescovo ausiliare mons. Beniamino Pizziol, per una giornata di festa sotto il segno dell’amicizia”. (V.V.)

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    Un convegno promosso dall'arcidiocesi di Malta invita alla "conversione ecologica" in difesa del Mediterraneo

    ◊   Difendere il Mediterraneo e il patrimonio culturale, storico e ambientale che lo identifica, attraverso pratiche di sviluppo sostenibili. E’ il tema del convegno promosso dall’arcidiocesi di Malta, in programma dal 12 al 17 luglio prossimi. L’iniziativa - si legge sull’Osservatore Romano - organizzata in occasione dell’anno paolino, è organizzata in collaborazione con diverse istituzioni, fra cui le facoltà di Educazione e Teologia dell’Università di Malta. “Storicamente - spiegano gli organizzatori dell’incontro - il Mediterraneo è stato al tempo stesso una via e una barriera, separando le diverse culture che si affacciavano lungo le sue coste, ma anche fornendo a esse gli strumenti per fondersi, influenzarsi o conquistarsi reciprocamente”. Un intreccio di fattori politici, economici, culturali e religiosi che offre oggi nuove opportunità in vista di uno sviluppo sostenibile dell’intera area. Un obiettivo che - proseguono dalla diocesi di Malta - a fronte della diversità culturale e religiosa che caratterizza l’area, “dipende dalla capacità dei suoi popoli di lasciarsi guidare dai fondamentali valori morali” nelle scelte quotidiane che riguardano l’ambiente. “L’impegno educativo - chiariscono infine i promotori dell’evento - non consiste tuttavia nella semplice offerta di informazioni, bensì nell’offerta di esperienze formative stimolanti e ispiratrici, capaci di condurre a ciò che la consultazione delle Conferenze episcopali europee ha chiamato la “conversione ecologica”, ovvero a “profondi cambiamenti del cuore e della mente per rispondere al dono della vita da parte di Dio”. (C.D.L.)

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    Filippine: tra aprile e maggio, corsi sul dialogo interreligioso nell’isola di Mindanao, presso l’Istituto “Silsilah”

    ◊   Raggiungere il dialogo, la riconciliazione, la pace. È questo lo scopo dei corsi proposti, come ogni anno, dall’Istituto per il dialogo “Silsilah”, attivo nella città di Zamboanga, nell’estremo sud dell’isola di Mindanao, nelle Filippine. Le lezioni, che saranno frequentate da numerosi studenti universitari cristiani e musulmani, lavoratori, docenti e persone interessate provenienti da tutto il mondo, si svolgeranno fra aprile e maggio presso l’Harmony Village, la sede centrale del “Silsilah”. L’offerta formativa dell’Istituto, si legge in un comunicato dell’agenzia Fides, prevede un corso base di quattro settimane dove i partecipanti studiano la conoscenza dell'arabo, la storia dell'Islam e del Cristianesimo, il Corano e la Bibbia. Gli iscritti, inoltre, compiono un’esperienza di “dialogo di vita” nelle famiglie: i cristiani sono accolti in famiglie musulmane e i musulmani in famiglie cristiane. Il “Silsilah” è un movimento di dialogo avviato nel 1984, a Zamboanga, da padre Sebastiano d'Ambra, del PIME, con un gruppo di amici cristiani e musulmani. Lo scopo è proporre una cultura di dialogo come via alla pace. Il movimento, che celebrerà il 25.mo anniversario della sua fondazione il prossimo anno con iniziative di carattere interreligioso, ha la sua base nella città di Zamboanga. La comunità di cristiani e musulmani, famiglie, religiosi e laici che vive stabilmente nell’Harmony Village dedica tutta la sua vita e le sue attività a coltivare ed approfondire il dialogo islamo-cristiano e a diffondere un messaggio di pace e tolleranza attraverso una testimonianza di vita. (V.V.)

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    A Padova, il convegno annuale della Federazione italiana settimanali cattolici festeggia il centenario del settimanale "La Difesa del popolo"

    ◊   Si terrà a Padova, in omaggio al centenario del settimanale diocesano "La Difesa del popolo", l’annuale convegno della Federazione italiana settimanali cattolici (FISC). "Un allarme al giorno: è la stampa, bellezza!" è il tema dell’incontro che - riferisce il SIR - vedrà riuniti 150 giornalisti e direttori di oltre 60 testate aderenti alla federazione, i quali si confronteranno sui rapporti tra informazione, sicurezza e territorio. In calendario, dal 10 al 12 aprile, il convegno, spiega don Cesare Contarini, direttore dello storico settimanale, intende “affrontare qualcosa di vivo - nella sua problematicità - per i cittadini e le comunità di oggi; di specifico per una città, come Padova, tanto spesso sulle prime pagine per questioni, reali o presunte, di sicurezza”. Don Contarini auspica, quindi, che l’incontro possa invitare ad un atteggiamento responsabile tutti i professionisti che si occupano di informazione, a partire da coloro che operano proprio nella città veneta. Dall'aula magna dell'Università di Padova, la tre giorni avrà inizio con le celebrazioni ufficiali del centenario della pubblicazione diocesana. Seguiranno gli interventi degli esperti, fra cui quelli di Enrico Finzi, presidente di Astra-Demoskopea, e mons. Giovanni Nervo, primo presidente della Caritas italiana, ed una tavola rotonda sul tema “Informare sulla sicurezza”. "Noi della Difesa del popolo - afferma il direttore Contarini - non facciamo cronaca nera, ma cerchiamo d'interpretare i fatti che capitano, di cogliere le domande e le ansie della gente, di appoggiare le iniziative costruttive di chi cerca e serve il bene comune. E, quindi, ci sentiamo utili per le riflessioni che proponiamo, le persone che interpelliamo, le buone pratiche che possiamo suggerire”. Al convegno, è prevista anche la partecipazione di mons. Claudio Maria Celli, arcivescovo e presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, che sabato 12, alle 9, presiederà la Messa nella basilica del Santo. (C.D.L.)

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    A Gandia, in Spagna, hanno inizio i preparativi del V centenario della nascita di San Francesco Borgia

    ◊   Nella città di Gandía, a sud di Valencia, è stata costituita una Fondazione che ha come obiettivo generale la realizzazione di importanti progetti per la commemorazione, nell’anno 2010, del V centenario della nascita di San Francesco Borgia, duca di Gandía. La Fondazione prevede il restauro della parte storica del Palazzo Ducale cittadino (di proprietà della Compagnia di Gesù), la creazione di una biblioteca storica, di un centro di studi sui personaggi più importanti della stirpe Borgia e di un museo della città di Gandía. La Fondazione si impegna anche per l’organizzazione di importanti celebrazioni per tutta la durata del centenario. Si prevede che i lavori di restauro della parte più antica del palazzo ducale inizieranno il prossimo mese di giugno. Alla costituzione della Fondazione - tenutasi lo scorso 13 marzo - hanno partecipato rappresentanti della Compagnia di Gesù, autorità locali di Gandía e della regione di Valencia, ed esponenti della vita universitaria della stessa regione. Il governo centrale di Madrid ha dato un parere favorevole ai progetti, con la promessa di eventuali sovvenzioni finanziarie per le celebrazioni del centenario. San Francesco Borgia é nato a Gandía nel 1510. Era pronipote di Papa Alessandro VI e del Re Fernando di Aragon. Ha avuto importanti cariche di governo e nella corte dell’imperatore Carlos I. Profondamente sconvolto dalla morte dell’Imperatrice Isabel, Francesco Borgia ha iniziato un processo di revisione della propria vita. In quel periodo, è entrato in contatto con tre gesuiti, contemporanei di Sant’Ignazio, ed ha deciso di entrare nella allora nascente Compagnia di Gesù. Con il consiglio e l’appoggio di Sant’Ignazio, si é trasferito a Roma dove ha iniziato il suo noviziato. Nell’anno 1565, dopo la morte di Padre Lainez, è stato eletto superiore generale della Compagnia di Gesù. Morto l’anno 1572 è stato canonizzato nel 1671. (Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui S.J.)

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    Si è spento l'attore Charlton Heston, premio Oscar per il film "Ben Hur". Da tempo era affetto dal morbo di Alzheimer

    ◊   Si è spento ieri, all’età di 84 anni, l’attore statunitense Charlton Heston. Nella sua lunga e fortunata carriera Heston aveva conquistato il premio Oscar come miglior attore protagonista per il film “Ben Hur”, e interpretato Mosé nei “Dieci comandamenti” del regista Cecil Blount De Mille. Colpito dal morbo di Alzheimer, il popolare attore si è spento nella sua casa di Beverly Hillls, a Los Angeles, circondato dall’affetto dei familiari. “Ai suoi amici, ai suoi colleghi e ai suoi ammiratori noi diciamo che abbiamo sempre apprezzato il vostro sostegno. In ciascun ruolo che Charlton ha incarnato si é sempre speso senza limiti e ha combattuto ogni causa con entusiasmo incomparabile”, ha dichiarato la famiglia in un comunicato diffuso oggi alla stampa. Originario dello Stato americano dell’Illinois, Charlton Heston ha recitato in oltre cento film e diretto tre pellicole. Dopo un'esperienza teatrale e televisiva, Heston divenne il più richiesto protagonista di film del genere “kolossal”. Se il ruolo di Ben Hur, guidatore di bighe a Gerusalemme al tempo della Roma imperiale, lo consacrò alla folla, egli seppe conquistare ampi consensi anche interpretando personaggi lontani nel tempo e nello spazio, come l'eroe normanno in “Il principe guerriero”, o il generale inglese Gordon in “Khartoum”. A partire dagli anni Ottanta, Charlton Heston si dedicò principalmente alla televisione. Partecipazioni straordinarie lo hanno visto presente sul piccolo schermo negli anni Novanta. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Incontro Bush-Putin sul Mar Nero. Restano le distanze sullo scudo spaziale

    ◊   Ultimo faccia a faccia tra il presidente americano, George W. Bush, e quello russo, Vladimir Putin, entrambi sul punto di concludere i loro mandati. I due leader si sono incontrati a Soci, sul Mar Nero, ed hanno ribadito che è finita “l’epoca della minaccia strategica”. Poi hanno sottoscritto l’impegno ad intensificare il loro dialogo, anche se sullo scudo spaziale nell’Est europeo restano le distanze. Il capo del Cremlino ha parlato di una posizione russa “negativa”, ma ha anche sottolineato che nella soluzione di questo problema si sono registrati “cambiamenti positivi”. Ma quali sono in questo momento le questioni più importanti nei rapporti tra Russia e Stati Uniti? Quali gli interessi in comune? Risponde l’esperto di geopolitica Lucio Caracciolo, nell’intervista di Fausta Speranza:


    R. - Certamente, russi ed americani hanno interessi diversi, ma hanno anche alcuni interessi in comune in vari campi, come quello dell’energia, e soprattutto per quanto riguarda la lotta al terrorismo islamico. Io penso, quindi, che lo scudo missilistico alla fine non si farà, mentre verranno promosse alcune iniziative comuni fra russi ed americani sul fronte antiterrorismo e penso - ad esempio - alla disponibilità russa a concedere il passaggio di convogli logistici verso l’Afghanistan, visto che ormai il passaggio via-Pakistan è diventato impervio.

     
    D. - Quali carte ha in mano, in questo momento, la Russia?

     
    R. - La Russia ha molte carte in mano: indubbiamente, molti soldi dovuti alle esportazioni energetiche, poi una crescente potenza ed anche un crescente prestigio internazionale ricostruito con Putin, oltre a una notevole influenza in Europa, costruita a forza di gasdotti e non solo. Quindi, chiunque voglia occuparsi di quanto avviene nel continente eurasiatico non può prescindere dalla Russia.


    Tibet- Dalai Lama-Londra
    “Le manifestazioni hanno mostrato al mondo che la questione tibetana non può più essere ignorata”. Lo si legge in una nota del Dalai Lama, che ha precisato come le proteste nella regione himalayana abbiano fatto "fallire la propagande cinese”. Intanto, un sito di esuli tibetani ha reso noto che sono oltre duemila le persone arrestate da Pechino nei disordini delle scorse settimane. Continua poi il passaggio della fiaccola olimpica: oggi, tra strette misure di sicurezza, è stata la volta di Londra. Tre le persone arrestate per aver tentato di spegnere la fiamma con alcuni estintori.

    Montenegro-elezioni
    Urne aperte in Montenegro per le elezioni presidenziali. Sono 490 mila gli aventi diritto al voto su una popolazione di 650 mila persone. Favorito nella corsa il presidente uscente, Filip Vujanovic, mentre gli altri tre candidati in lizza, più indietro nei sondaggi, sperano nel ballottaggio. A vigilare sulle operazioni, ci sono circa 800 osservatori internazionali. Centrali, nella campagna elettorale, i temi dell’avvicinamento del Montenegro all’Unione Europea e l’adesione alla NATO, ma anche le riforme istituzionali della più piccola delle Repubbliche ex jugoslave, la corruzione e la criminalità.

    Zimbabwe-politica
    A sette giorni dal voto in Zimbabwe, c’è ancora incertezza sull’esito delle urne. Il partito d’opposizione, che si è dichiarato vincitore, ha definito “illegale” il riconteggio delle schede chiesto dalla formazione del presidente Mugabe non solo nelle 16 circoscrizioni dove si sarebbero registrate irregolarità ma in tutto il Paese. Per il Movimento per il Cambiamento Democratico, guidato dal leader dissidente Morgan Tsvangirai, sarebbe solo un modo per ritardare la proclamazione dei risultati.

    Kenya-politica
    Si attendono sviluppi dalla riunione a Nairobi tra il presidente keniano, Kibaki, ed il leader dell’opposizione, Odinga. Un incontro che arriva dopo lo slittamento della formazione del governo di coalizione, inizialmente prevista per oggi, e dovuto al mancato accordo nella spartizione dei ministeri. Nei giorni scorsi, l’ex segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, aveva sollecitato Odinga e Kibaki a rispettare l’accordo, siglato lo scorso febbraio dopo le violenze scaturite dal voto del 27 dicembre scorso. I due esponenti politici keniani avevano stabilito di dividersi a metà i 40 posti da ministro, ma anche la creazione della carica di premier per Odinga.

    Italia-politica
    Settimana cruciale in Italia in vista delle elezioni di domenica e lunedì prossimi. Tra gli schieramenti, infiamma la polemica sulla composizione delle schede elettorali che per il leader del Partito delle Libertà, Silvio Berlusconi, andrebbero ristampate perché confuse e poco comprensibili. Ieri, il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, era intervenuto dopo la sollecitazione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rassicurando sulla regolarità degli stampati.

    Medio Oriente
    Al via, in Israele, una vasta esercitazione di difesa civile con la simulazione della caduta di razzi, attacchi o attentati chimici e batteriologici. Il premier Olmert ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche di Libano e Siria, preoccupate per un possibile intervento militare. Nessuna intenzione ostile ha ribadito Olmert, che ha espresso l’intenzione di aprire negoziati di pace con Damasco. Cresce intanto la preoccupazione per la sorte di Ghilad Shalit, il caporale israeliano rapito nel 2006, dopo che Hamas ha annunciato che la vicenda potrebbe chiudersi definitivamente perché Gerusalemme ha respinto uno scambio di prigionieri mediato dall'Egitto.
     
    Afghanistan
    Circa 15 presunti guerriglieri talebani sono stati uccisi oggi nella provincia di Kandahar, nell'Afghanistan meridionale, nel corso di combattimenti con le truppe locali e della NATO. Nella stessa zona, la polizia afghana ha arrestato un importante comandante talebano, il mullah Abdul Jabar, vice del mullah Dadullah.

    Sri Lanka-Tigri Tamil
    Sconcerto in Sri Lanka per la morte del ministro dei Trasporti, ucciso in un attentato nella regione di Gampaha. Nell’agguato, probabilmente compiuto dalle Tigri Tamil, sono rimaste uccise anche 11 persone, almeno 90 i feriti. Secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato un kamikaze ad infiltrarsi tra la folla e a farsi saltare in aria. Il ministro, Jeyaraj Fernandopulle, in passato aveva lavorato per favorire un’intesa di pace con i ribelli. E’ il secondo uomo politico che viene ucciso dall’inizio dell’anno, a gennaio era stato assassinato il ministro delle Costruzioni.

    Francia-tombe musulmane
    Atto di razzismo inammissibile. E’ il parere del presidente francese, Nicolas Sarkozy, sulla profanazione, avvenuta la notte scorsa, di 148 tombe musulmane in un cimitero militare nel nord della Francia.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 97

     
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