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Sommario del 02/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla Messa in suffragio di Giovanni Paolo II a tre anni dalla morte: fu un'anima eletta che annunciò la gioia e la misericordia del Risorto, stringendo tra le braccia la Croce
  • "Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!": breve rassegna di pensieri e appelli di Giovanni Paolo II
  • Questa sera nelle Grotte Vaticane la Veglia di preghiera dei giovani in memoria di Papa Wojtyla
  • Incontro nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere rievoca la figura di Giovanni Paolo II
  • Giovanni Paolo II: le testimonianze del cardinale Arinze e di mons. Oder
  • Al via a Roma il Primo Congresso Mondiale della Divina Misericordia: intervista con il cardinale Schönborn
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La diocesi di Milano critica lo sgombero di alcuni campi rom
  • Giornata mondiale di sensibilizzazione all'autismo
  • Chiesa e Società

  • A Giakarta cristiani e musulmani a confronto sulla libertà religiosa
  • Nelle Filippine il governo ringrazia la Chiesa per il suo contributo al dialogo interreligioso
  • In Camerun cattolici, musulmani, ortodossi e protestanti hanno pregato insieme per la pace
  • Russia: tra ortodossi e cattolici "clima più disteso sui media ed atteggiamenti più benevoli"
  • Sportivi ambasciatori di pace con la V maratona il prossimo 18 aprile da Betlemme a Gerusalemme
  • Secondo l’OMS, inaccettabile la politica di Israele verso i malati palestinesi
  • Iraq: l’Unicef distribuisce acqua e medicinali alla popolazione stremata di Bassora
  • Appello del console di Aden: “L’ONU intervenga per fermare l'ecatombe di migranti”
  • Mine anti-uomo: Sudan e Burundi distruggono arsenali
  • In Spagna premiati padre Enrique Figaredo e il direttore d'orchestra Daniel Barenboim per il loro impegno in favore dei diritti umani
  • Indignazione della Chiesa brasiliana per l’assassinio di un leader del "Movimento Senza terra"
  • Bolivia: il documento “Lineamenti e direttive pastorali” al vaglio dell’Assemblea dei vescovi
  • Il presidente della Conferenza episcopale peruviana critica la legge sul "divorzio rapido"
  • In Perù, proteste a Lima per le continue operazioni di polizia nei confronti dei ragazzi che vivono in strada
  • Migrantes e Caritas: no alle misure contro i mendicanti di Firenze
  • Per il presidente della Conferenza episcopale portoghese è inconcepibile l’esclusione dei cattolici da ambienti pubblici e politici
  • La difesa della vita e l’Europa al centro del discorso di apertura della 46.ma plenaria dei vescovi francesi
  • Scomparsa ieri sera a Rocca di Papa Natalia Dallapiccola, la prima che ha seguito Chiara Lubich
  • Si apre oggi a Montecatini Terme il Convegno nazionale della FACI
  • Il messaggio della nuova presidente nazionale dell'USMI, Madre Viviana Ballarin
  • A Bologna, 45.ma edizione della Fiera del libro, dedicata all'editoria per l'infanzia
  • In Tanzania, estratti altri 5 corpi senza vita da una miniera colpita da un'inondazione
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora sanguinosi attentati in diverse zone dell’Iraq
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla Messa in suffragio di Giovanni Paolo II a tre anni dalla morte: fu un'anima eletta che annunciò la gioia e la misericordia del Risorto, stringendo tra le braccia la Croce

    ◊   Un Pontificato che ha testimoniato nel mondo la misericordia di Cristo Risorto, vissuto da un Papa che ha saputo essere fedele al Cristo Crocifisso. Tra gli estremi di questo mistero, Benedetto XVI ha collocato la storia e il ministero di Giovanni Paolo II, in suffragio del quale - a tre anni dalla scomparsa - ha presieduto questa mattina una Messa in Piazza San Pietro. Quarantamila i fedeli giunti da molte parti del mondo per riflettere una volta ancora - attraverso le parole dell’amico e successore al Soglio Petrino - sulla testimonianza lasciata alla Chiesa da Papa Wojtyla. La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro De Carolis:


    (canto)

     
    La croce impugnata con piglio deciso dall’uomo infaticabile nel corpo e nello spirito, che la porterà ai quattro punti cardinali della terra. La croce come ultimo appiglio dell’uomo indebolito nel corpo ma non nello spirito, che sta per tornare alla casa del Padre. E’ la commovente dissolvenza che Benedetto XVI offre per ricordo e per riflessione alle migliaia di fedeli giunti a San Pietro, convocati dall’affetto mai sbiadito verso il Servo di Dio, Giovanni Paolo II. Benedetto XVI incrocia con bella intuizione due immagini, che per singolare e simbolica somiglianza raccontano da sole l’inizio e la fine di uno straordinario Pontificato: il giovane Papa Wojtyla che dopo la Messa di inizio Pontificato alza d’impulso verso la folla la croce del pastorale - quasi a ribadire con un gesto le parole di poco prima: “Spalancate le porte a Cristo” - e l’anziano Papa Wojtyla che quasi si aggrappa alla croce nell’ultimo Venerdì Santo della sua vita, seduto nella cappella privata ad ascoltare le meditazioni della Via Crucis al Colosseo scritte, per un altro imperscrutabile intreccio, da colui che meno di un mese dopo gli succederà a capo della Chiesa universale.

     
    (canto)

     
    Croce e Risurrezione: per Benedetto XVI, le chiavi di lettura per capire cosa sia stato per tanta parte di umanità Giovanni Paolo II:

     
    “In verità, possiamo leggere tutta la vita del mio amato Predecessore, in particolare il suo ministero petrino, nel segno del Cristo Risorto. Egli nutriva una fede straordinaria in Lui, e con Lui intratteneva una conversazione intima, singolare e ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali, aveva infatti anche quella di un’eccezionale sensibilità spirituale e mistica. Bastava osservarlo quando pregava: si immergeva letteralmente in Dio e sembrava che tutto il resto in quei momenti gli fosse estraneo”.

     
    Ma la quercia solida di queste qualità, che resero ben presto ammirato ed amato il Papa venuto da un Paese lontano, affondava le radici in sofferenze che a Giovanni Paolo II non furono risparmiate, prima e dopo la sua chiamata a Servo dei Servi di Dio. “Fin da bambino”, ha osservato Benedetto XVI, Karol Wojtyła incontrò sul suo cammino, nella sua famiglia e nel suo popolo, la croce:

     
    “Egli decise ben presto di portarla insieme con Gesù, seguendo le sue orme. Volle essere suo fedele servitore fino ad accogliere la chiamata al sacerdozio come dono ed impegno di tutta la vita. Con Lui visse e con Lui volle anche morire. E tutto ciò attraverso la singolare mediazione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, Madre del Redentore intimamente e fattivamente associata al suo mistero salvifico di morte e risurrezione”.

     
    Oggi come tre anni fa, ha proseguito Benedetto XVI, la Chiesa era immersa nel clima spirituale della Pasqua e la lettura della Messa di suffragio ha riproposto le parole dell’angelo della Risurrezione che Giovanni Paolo II trasformò in un programma apostolico: “Non abbiate paura!”:

     
    “Le ha pronunciate sempre con inflessibile fermezza, dapprima brandendo il bastone pastorale culminante nella Croce e poi, quando le energie fisiche andavano scemando, quasi aggrappandosi ad esso, fino a quell’ultimo Venerdì Santo, in cui partecipò alla Via Crucis dalla Cappella privata stringendo tra le braccia la Croce. Non possiamo dimenticare quella sua ultima e silenziosa testimonianza di amore a Gesù. Anche quella eloquente scena di umana sofferenza e di fede, in quell’ultimo Venerdì Santo, indicava ai credenti e al mondo il segreto di tutta la vita cristiana”.

     
    Quel “Non abbiate paura”, ha sottolineato Benedetto XVI parlando , “non era fondato sulle forze umane, né sui successi ottenuti, ma solamente sulla Parola di Dio, sulla Croce e sulla Risurrezione di Cristo”. E via via che quel Papa forte e coraggioso “veniva spogliato di tutto, da ultimo anche della stessa parola, questo affidamento a Cristo è apparso con crescente evidenza”. Ma, allora e oggi, restano in eredità pietre miliari del magistero di Giovanni Paolo II, che in molti sperano sia presto portato agli onori di quegli altari al pari di quei moltissimi da lui elevati alla medesima dignità. Come Santa Faustina Kowalska, canonizzata nel 2000 perché apostola nel mondo del mistero della Misericordia di Dio. E questo mistero è un’altra “chiave di lettura privilegiata” del magistero di Papa Wojtyla:

     
    “Il servo di Dio Giovanni Paolo II aveva conosciuto e vissuto personalmente le immani tragedie del XX secolo, e per molto tempo si domandò che cosa potesse arginare la marea del male. La risposta non poteva trovarsi che nell’amore di Dio. Solo la Divina Misericordia è infatti in grado di porre un limite al male; solo l’amore onnipotente di Dio può sconfiggere la prepotenza dei malvagi e il potere distruttivo dell’egoismo e dell’odio”.

     
    Benedetto XVI ha affidato in particolare quest'ultimo pensiero ai circa settemila partecipanti al primo Congresso della Divina Misericordia, inaugurato dalla Messa e in programma fino a domenica prossima. Poi la conclusione dell’omelia, un affettuoso atto di riconoscenza a quella che il Papa chiama "anima eletta":

     
    “Possa la Chiesa, seguendone gli insegnamenti e gli esempi, proseguire fedelmente e senza compromessi la sua missione evangelizzatrice, diffondendo senza stancarsi l’amore misericordioso di Cristo, sorgente di vera pace per il mondo intero”. (applausi)
     
    E al termine della Messa, salutando i presenti in sei lingue, Benedetto XVI ha affidato ciascuno insieme con le sua famiglia alla protezione di Giovanni Paolo II, indicando nell’"esempio della sua dedizione" - ha detto in lingua polacca - una "fonte di coraggio" per tutti "nel cammino di fede e di amore".

     
    (canto)

     
    Erano dunque migliaia i pellegrini giunti in Piazza San Pietro da tutto il mondo per partecipare alla Messa in suffragio di Giovanni Paolo II. Ecco alcune voci raccolte da Marco Biggio e Laura Orecchia:

     
    R. – Il Santo Padre rappresenta Gesù per noi. E’ il dolce Cristo in terra, come diceva Santa Caterina.

     
    R. – Spero sia proclamato presto Santo, perchè ha sofferto tanto, prima e dopo essere Papa. Mi è entrato nel cuore: la sua sofferenza, la perdita di suo padre, la perdita del fratello, quello che gli hanno fatto...Io sono devotissima ... perchè ha fatto troppe cose belle.

     
    D. – Che ricordo ha del 2 aprile 2005, di quella notte e di quei giorni?

     
    R. – Abbiamo visto la morte e la sofferenza di una persona. Secondo me, ha dato qualcosa in quei momenti in cui le persone si aspettavano il passaggio di un uomo che, pur sapendo che doveva morire, ha dato tanto.

     
    R. – Gli vorrei dire che tutto quello che ha fatto è stato molto importante per noi giovani e per questo lo ringrazio e gli chiedo la forza per andare avanti nel suo cammino.

     
    R. – Il 2 aprile segna non la morte di Giovanni Paolo II, ma segna la salita al cielo, perchè come per i santi e i martiri è proprio il giorno della nascita in cielo. Quindi, è bene ricordare la sua nascita in cielo, perché solo un santo può essere venerato il giorno della morte.

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    "Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!": breve rassegna di pensieri e appelli di Giovanni Paolo II

    ◊   Ed ora ascoltiamo una breve rassegna di interventi di Giovanni Paolo II, il Papa che ha traghettato l’umanità nel Terzo Millennio. Il servizio di Roberta Gisotti:


    Il volto, le parole, i gesti, il sorriso di Giovanni Paolo II: a tre anni dalla morte la sua voce riecheggia da un angolo all’altro del Pianeta, da quel primo dolce imperioso invito:

     
    “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo Lui lo sa.”
     
    Instancabile pellegrino della Parola di Dio, senza nascondere il peso della Croce:

     
    “Essere cristiani non è mai stato facile e non lo è neppure oggi. Seguire Cristo esige il coraggio di scelte radicali, spesso controcorrente”.
     
    In terre lontane e vicine i suoi tanti ripetuti appelli ai giovani:

     
    “Giovani del Terzo Millennio, giovani cristiani, giovani di tutte le religioni, chiedo a voi di essere, come Francesco d’Assisi, ‘sentinelle’ docili e coraggiose della pace vera, fondata nella giustizia e nel perdono, nella verità e nella misericordia!”

     
    Testimone attento ai segni dei tempi e alle sfide della modernità:

     
    “Il mondo contemporaneo si va decisamente strutturando secondo un sistema di interdipendenza a livello economico, culturale e politico. Non è più possibile ragionare solo in funzione degli interessi, pur legittimi, dei singoli popoli e nazioni: occorre acquisire una coscienza a respiro veramente universale”.

     
    Indimenticabile la sua fortitudine nel travaglio fisico fino alla morte:

     
    Il dolore e la malattia fanno parte del mistero dell’uomo sulla Terra. Certo, è giusto lottare contro la malattia, perché la salute è un dono di Dio. Ma è importante anche saper leggere il disegno di Dio quando la sofferenza bussa alla nostra porta”.

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    Questa sera nelle Grotte Vaticane la Veglia di preghiera dei giovani in memoria di Papa Wojtyla

    ◊   Questa sera alle 21.00 nelle Grotte Vaticane si svolgerà una Veglia di preghiera dei giovani in memoria di Giovanni Paolo II. Il rito sarà presieduto dal cardinale Vicario Camillo Ruini. Ad accompagnare la recita del Santo Rosario, con la contemplazione dei Misteri Gloriosi, saranno alcune riflessioni del cardinale Angelo Comastri. Concluderà la Veglia, con alcune parole di saluto, il cardinale Stanisław Dziwisz. La Veglia di preghiera sarà seguita da Cracovia attraverso la diretta del Centro Televisivo Vaticano. La nostra emittente trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 20.50.

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    Incontro nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere rievoca la figura di Giovanni Paolo II

    ◊   Visionario di un mondo migliore e genio forgiato nella sofferenza, un grande statista e un uomo innamorato di Dio. Tante le parole e le immagini che si sono susseguite ieri sera nell’incontro promosso a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio per rievocare l’eccezionalità della vita e della fede del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Tra i presenti il cardinale vicario Camillo Ruini e l’arcivescovo di Cracovia, cardinale Stanislao Dziwisz. I particolari nel servizio di Silvia Gusmano:


    Affollatissima ieri sera la Basilica di Santa Maria in Trastevere, dove ieri hanno reso omaggio a Giovanni Paolo II, nel III anniversario della sua scomparsa, alcune delle persone a lui più vicine negli anni del pontificato. Tra questi il suo segretario particolare e arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislao Dziwisz, che così ha ricordato il forte impegno di Giovanni Paolo II per l’unità della Chiesa:

     
    “Vogliamo imparare da lui ad amare la Chiesa come è, composta di persone sante e peccatrici, ma la Chiesa è unica e bisogna amarla com’è”.
     
    E proprio dal libro del cardinale Dziwisz “Una vita con Karol”, presentato ieri nella nuova edizione economica dopo quasi un milione di copie vendute, ha preso spunto la riflessione sulla personalità ricca e multiforme di Giovanni Paolo II. Sulla sua capacità di ascolto e sulla sua profonda comunione con Dio si è soffermato il cardinale vicario Camillo Ruini. “Ero colpito dalla sua santità – ha detto il porporato – Nella fede aveva la semplicità di un fanciullo e la saldezza del suo popolo". Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e storico dell’età contemporanea, invece ha ricordato “il governo carismatico” di Giovanni Paolo II, da lui definito “Papa geopolitico attento ai segni dei tempi” e non disposto ad arrendersi alle ingiustizie della Storia. Questi, a suo avviso, gli elementi fondanti della sua azione:

     
    “Un grande Padre, un grande amico, il secolo del martirio e lo spirito di Assisi. Poi, l’amicizia: il senso dell’amicizia, l’amore per tutti gli uomini, e la simpatia. Il Papa sentiva molto la storia di Sant’Egidio, e l’ha molto aiutata da vicino”.
     
    Ha invitato infine alla pazienza e all’ottimismo il postulatore della Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II, mons. Slawomir Oder. “La gente – ha ricordato – continua ad acclamare la santità di Papa Wojtyla”. E, ha aggiunto il cardinale Dziwisz, lo sente ancora vivo e presente:

     “Niente nostalgia! Prima noi eravamo con il Papa, adesso lui è con noi!”.

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    Giovanni Paolo II: le testimonianze del cardinale Arinze e di mons. Oder

    ◊   Il postulatore della Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II, mons. Slawomir Oder, ha consegnato in questi giorni alla Congregazione delle Cause dei Santi la cosiddetta Positio, la relazione che raccoglie tutti i documenti organizzati in modo sistematico e organico riguardanti il Pontefice. Quali novità escono da questo rapporto? Ascoltiamo mons. Oder al microfono di Fabio Colagrande:


    R. – Possiamo dire che se qualcuno si aspetta qualche sorpresa, qualcosa di straordinario in termini di novità, che emerga da questo lavoro, forse potrebbe rimanere deluso. Invece, quello che appare è proprio il fatto che Giovanni Paolo II, è proprio così come lo abbiamo conosciuto: è stata una persona estremamente coerente, una persona straordinaria, ma in modo tale da poter dire che praticamente, proprio nella sua vita si è verificata l’ordinarietà della santità cristiana, non le cose clamorose, ma le cose ordinarie, vissute con straordinaria intensità spirituale, carità e amore per il Signore.

     
    D. – Vuole dire che il suo profilo pubblico di Pontefice coincide con il suo profilo spirituale, personale, di uomo di fede, di sacerdote…

    R. – Assolutamente sì. E’ un uomo di grande fede, è un testimone della fede eroica, ma è anche testimone di straordinaria carità, che ha saputo dimostrare nell’esercizio del suo ufficio di vescovo di Roma, di Papa. Un continuatore della missione di San Paolo nell’annuncio della Parola di Dio e di San Pietro, che esercitava il primato con carità e che portava la Parola di conforto ai fratelli nella fede, e anche di San Giovanni che ha vissuto una straordinaria intimità con il Signore: tutto questo ha saputo trasmetterlo a noi.

     
    E ora ascoltiamo la testimonianza del cardinale nigeriano Francis Arinze: Giovanni Paolo II, nel 1985, lo aveva chiamato a guidare il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, creandolo cardinale nello stesso anno. Nel 2002 lo nominava prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti. Giovanni Peduto gli ha chiesto quale ricordo abbia di Papa Wojtyla:


    R. – Egli era come l’amore di Dio, la misericordia di Dio, specialmente verso le persone più bisognose. Sono sempre rimasto colpito, quando lui era più giovane, dopo ogni grande celebrazione in Piazza San Pietro, scendeva non tra gli ambasciatori o i cardinali: abbiamo rispetto per tutti loro! Anche durante tutti i suoi viaggi apostolici, ha sempre trovato il tempo per i piccoli, gli ammalati, gli ospedali ... Non dimentico quando è venuto in visita in Nigeria: aveva ordinato 92 sacerdoti a Kaduna, ha battezzato tante persone, ma lui aveva trovato il tempo per gli ammalati. Era la manifestazione della Divina Misericordia! Non è stato un caso che il Signore l’abbia chiamato all’altra vita proprio nella festività della Divina Misericordia ...

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    Al via a Roma il Primo Congresso Mondiale della Divina Misericordia: intervista con il cardinale Schönborn

    ◊   Si aprono oggi pomeriggio a Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, i lavori del Primo Congresso Apostolico Mondiale della Divina Misericordia in coincidenza con il terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II, che ha legato il suo Pontificato al mistero della misericordia di Dio. A promuovere il Congresso è stato il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn. Gudrun Sailer gli ha chiesto quale messaggio voglia lanciare al mondo questo evento:


    R. – E’ proprio il messaggio del Vangelo, il messaggio di Gesù: siate misericordiosi come Dio vostro Padre è misericordioso. Questa è la sintesi del Vangelo. Quando Papa Giovanni Paolo II ha voluto promuovere la conoscenza e anche la devozione della Divina Misericordia non aveva in mente altra cosa che Gesù stesso che, come diceva nella sua Enciclica Dives in misericordia, è Lui in persona la Misericordia Divina. E, dunque, il Congresso non ha altro compito che far conoscere meglio ciò che è il cuore dell’annuncio di Gesù.

     
    D. – Quanto ha bisogno il mondo di conoscere la Divina Misericordia?

     
    R. – Abbiamo tutti bisogno di conoscerla, ognuno di noi, perché il peccato ci fa pensare che Dio non ci ami, che noi stessi non ci amiamo e che gli altri non ci amano. Questa è l’immediata conseguenza del peccato dalle origini. Per questo è così importante conoscere la misericordia, per sapere che Dio ci vuole bene nonostante il peccato.

     
    D. – Cosa vuol dire in concreto testimoniare la Divina Misericordia?

     
    R. – Attraverso le opere di misericordia: Gesù, nel grande Vangelo del Giudizio finale, non ha chiesto se sei andato ogni giorno a Messa, ma ha detto: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito". Le opere di misericordia sono l’espressione concreta della misericordia vissuta: il perdono, il buon samaritano, chi si è comportato come prossimo, che ha aiutato e non è passato accanto alla sofferenza.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Mobile (U.S.A.), presentata da mons. Oscar Hugh Lipscomb, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Mobile mons. Thomas John Rodi, finora vescovo di Biloxi. Mons. Thomas John Rodi è nato a New Orleans (Louisiana) il 27 marzo 1949 ed è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di New Orleans il 20 maggio 1978. Nominato vescovo della diocesi di Biloxi il 15 maggio 2001, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 2 luglio successivo.

    Il Santo Padre ha elevato al rango di diocesi la Prelatura territoriale di Huarí (Perú), con la medesima denominazione e configurazione geografica, rendendola suffraganea della Chiesa metropolitana di Trujillo. Il Papa ha quindi nominato primo vescovo di Huarí mons. Ivo Baldi Gaburri, finora vescovo prelato di Huarí. Mons. Ivo Baldi Gaburri è nato il 27 marzo 1947 a Città di Castello, in provincia di Perugia. È stato ordinato sacerdote il 9 ottobre 1971. Subito dopo è stato nominato vice-parroco della Cattedrale di Città di Castello, con l’incarico di occuparsi in pari tempo dei gruppi giovanili dell’Operazione "Mato Grosso". Con l’autorizzazione del suo Ordinario, si è recato in Perú nel 1975, destinato alla Prelatura di Huarí, nei gruppi dell’Operazione "Mato Grosso". È stato parroco di Psicobamba e di San Marcos e, poi, rettore del Seminario di Pumallucay della Prelatura di Huarí, affidato anch’esso alla direzione dell’Operazione "Mato Grosso". È stato quindi vicario generale della stessa Prelatura. Il 14 dicembre 1999 è stato nominato vescovo di Huaraz ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 6 gennaio 2000. Il 4 febbraio 2004 è stato trasferito alla Prelatura territoriale di Huarí. La diocesi di Huarí ha una popolazione di oltre 319.000 abitanti, di cui 306.000 sono cattolici. Le parrocchie sono 20; vi sono 37 sacerdoti diocesani e 6 sacerdoti religiosi. I seminaristi maggiori sono 44 e le religiose 36. Gli Istituti educativi sono 22 e quelli di beneficenza 15.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina l’omelia di Benedetto XVI nella Messa in suffragio di Giovanni Paolo II a tre anni dalla morte.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il vertice della Nato a Bucarest.

    In cultura, la relazione introduttiva di Antonio Spadaro al convegno, a Reggio Calabria, sulla letteratura, organizzato da Pietre di Scarto e da Bombacarta.

    L’introduzione di Davide Rondoni al suo volume “Il fuoco della poesia. In viaggio nelle questioni di oggi” (presentato oggi a Roma).

    Il cristiano è uomo di un altro mondo, quello vero: mons. Inos Biffi sulla signoria del Risorto.

    Marco Testi illustra i percorsi interiori e letterari di Giovanni Papini e Giovanni Boine.

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    Oggi in Primo Piano



    La diocesi di Milano critica lo sgombero di alcuni campi rom

    ◊   Fanno ancora discutere le modalità dello sgombero, ieri, di alcuni campi rom abusivi ieri a Milano: oltre 180 baracche distrutte in tre diverse zone della città, 205 rom romeni allontanati dalla forza pubblica. Il vicesindaco, Riccardo De Corato, ha chiesto rimpatri coatti selettivi con pene di 10 anni da scontare nelle carceri del proprio Paese. Critica la diocesi di Milano che, in un editoriale sul sito internet, in sostanza ha affermato di non considerare interventi di questo genere come una soluzione perché se “la legalità è sacrosanta”, l'impressione è “che si stia scendendo sotto i limiti stabiliti dai fondamentali diritti umani”. Alessandro Guarasci ha intervistato il direttore della Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo:
     
    R. – Questo sgombero è avvenuto senza un minimo di assistenza sociale, di presidio sociale, nei confronti delle famiglie che venivano sgomberate, famiglie con tanti bambini e donne incinta. Non c’era un’ambulanza, non c’era una bottiglia d’acqua. L’ultimo sgombero significativo avvenuto nella periferia di Milano almeno aveva visto l’offerta di una soluzione, anche se temporanea, per le donne e per i bambini, nei dormitori del Comune di Milano. Questa volta nemmeno questo. Crediamo che l’appello alla legalità, che ovviamente deve stare a cuore ad ogni cittadino italiano, debba coniugarsi con quella legalità che è il rispetto dei principi della nostra costituzione, dei diritti fondamentali delle persone.

     
    D. – Adesso però questi rom dove sono andati?

     
    R. – Non sono certamente ritornati in Romania. Si sono sistemati, allocati, sotto i ponti della ferrovia, in zone ovviamente periferiche della città, sfuggendo ad un controllo che almeno quand’erano concentrati tutti insieme, le forze dell’ordine potevano effettuare in maniera più efficace.

     
    D. – E’ la prima volta che il Comune di Milano utilizza metodi così duri?

     
    R. – Il Comune di Milano aveva fatto sorgere già da anni una decina di campi rom autorizzati dal Comune stesso. Quindi, non è che la politica del Comune di Milano sia stata soltanto una politica di sgombero. Noi appoggiamo il Comune di Milano, quando dice “non possiamo sostenere noi da soli il peso di queste presenze”. Ma non c’è mai stata nessuna forma significativa di solidarietà istituzionale – penso alla provincia, alla regione – per una progettazione che prevedesse una distribuzione più equa e quindi meno impattante, meno pesante per i cittadini.

     
    D. – Come risponde a chi dice che i rom vogliono soltanto diritti e mai doveri?

     
    R. – Anche tra di loro ci sono famiglie di persone che lavorano duro, che hanno a cuore l’educazione dei loro bambini e un futuro migliore per i loro figli.

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    Giornata mondiale di sensibilizzazione all'autismo

    ◊   Oggi si celebra la prima “Giornata mondiale di sensibilizzazione all’autismo”, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2006. Si tratta di una malattia che colpisce tre bambini su mille. Ma cosa è l’autismo? Eliana Astorri lo ha chiesto al prof. Giovanni Neri, direttore dell’Istituto di genetica medica al Policlinico Gemelli di Roma:


    R. – L’autismo è una condizione molto complessa e molto variegata sul piano clinico nella sua forma pura e lo possiamo considerare il prototipo dei disturbi pervasivi dello sviluppo. Sul piano clinico si caratterizza per la presenza di una triade di manifestazioni che sono: una comunicazione verbale limitata o assente; una mancanza di interazione sociale e che Leo Kanner, che nel 1943 ha coniato il termine autismo, avrebbe detto “anaffettività"; e, infine, un comportamento caratterizzato da interessi ristretti, ripetitività, ritualità, stereotipie. In una percentuale abbastanza elevata di casi, circa i tre quarti, c’è anche un vero e proprio ritardo cognitivo, anche se questo non è un sintomo obbligatorio.

     
    D. – Lei ha parlato di queste caratteristiche riconoscibili da un medico. Un genitore come si rende conto che un bambino ha questo tipo di problemi?

     
    R. – Se ne rende conto soprattutto perchè non comunica. Nelle forme classiche lo sviluppo appare normale ai genitori per i primi due anni. Dopo comincia una sorta di regressione: il bambino perde le acquisizioni che aveva fatto – soprattutto a livello di linguaggio – e mostra questo disinteresse verso chi gli sta attorno e all’ambiente che lo circonda.

     
    D. – Quindi la diagnosi si effettua attraverso il riconoscimento di queste caratteristiche: ma ci sono anche degli esami o delle analisi?

     
    R. – No, analisi di laboratorio purtroppo non ce ne sono ancora. La diagnosi continua, quindi, ad essere una diagnosi clinica.

     
    D. – In che mondo vive un bambino autistico? Capisce ciò che succede intorno a lui? Lei prima parlava di anaffettività…

     
    R. – Questo è un enorme punto interrogativo, quello cioè di poter essere nella mente di questi bambini. Credo che rappresenti un pochino il dramma quotidiano dei genitori: cercare di capire cioè cosa c’è nella mente di questi bambini che si aggirano intorno a loro e con i quali si fa così fatica a comunicare.

     
    D. – Questo impegno ovviamente perdura per tutta la vita?

     
    R. – E’ certamente un impegno a lungo termine, anche se è chiaro che il grosso del lavoro va fatto nel periodo dello sviluppo e quindi nel periodo infantile ed adolescenziale. E’ lì che si gioca un pochino la partita.

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    Chiesa e Società



    A Giakarta cristiani e musulmani a confronto sulla libertà religiosa

    ◊   Il tema della libertà religiosa e delle sue prospettive nella realtà indonesiana, è stato al centro di un Forum tra cristiani e musulmani promosso nei giorni scorsi a Giakarta, dal Jaringan Liberal Islam, la rete dell’islam liberale, nel suo decimo anniversario di fondazione. Circa 150 persone, in gran parte giovani musulmani – alcuni provenienti anche dalla Malaysia e dalle Filippine – hanno affollato l’Utan Kayu Theater della capitale indonesiana. Tra i relatori, il gesuita Franz Magnis-Suseno, docente presso il Jesuit Driyarkara School of philosophy di Giakarta. Il religioso, molto attivo sul fronte del dialogo tra le religioni, ha ricordato come “la libertà religiosa sia la parte più importante della democrazia” ed ha sottolineato l’importanza - come riferisce l’Agenzia Ucanews – “di difendere questa libertà per cui ogni cittadino può vivere e celebrare quello in cui crede”. Tuttavia padre Magnis-Suseno ha affermato che questa importante libertà non è stata ancora pienamente riconosciuta in Indonesia ed ha sottolineato che “chi non rispetta la coscienza degli altri nel loro culto a Dio, non obbedisce a Dio stesso”. Dal canto suo il reverendo Martin Lukito Sinaga nel suo intervento ha ribadito come i leader protestanti indonesiani, attendono che la libertà religiosa includa anche la libertà di diffondere il Vangelo. “Ma questo – ha osservato – crea problemi con i musulmani che si oppongono con forza al diritto di conversione”. Infine il leader del Dar al-Tauhid islamic boarding school di Cirebon nel West Giava, Kiai Hussein Muhammad, ha indicato nel dialogo il mondo migliore per gestire i conflitti ed ha affermato che il Corano promuove il dialogo tra i membri della stessa religione, nonché fra persone di fedi diverse. (R.P.)

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    Nelle Filippine il governo ringrazia la Chiesa per il suo contributo al dialogo interreligioso

    ◊   I gruppi religiosi asiatici desiderano la fine del conflitto decennale che distrugge la penisola meridionale di Mindanao e faranno di tutto per assicurare la pace e la stabilità nella regione. È quanto emerso durante l’incontro tra i rappresentanti della Conferenza mondiale delle religioni per la pace, che si è svolto a Davao lo scorso 29 marzo. Il vice sindaco della capitale provinciale – rende noto l’agenzia AsiaNews - ha ringraziato l’arcivescovo emerito di Zamboanga, mons. Carmelo Dominador F. Morelos, per “la sua guida pastorale ed il suo lavoro a favore di una conciliazione fra le comunità”. Asbi Edding, consigliere musulmano, ha inoltre espresso “ammirazione per la spinta vigorosa fornita dal presule al suo apostolato, sempre teso verso la pace interreligiosa”. Il consigliere ha anche sottolineato come “i risultati di questi sforzi siano sotto gli occhi di tutti: cristiani e musulmani – ha detto - ora celebrano insieme Natale e Ramadan”. (A.L.)

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    In Camerun cattolici, musulmani, ortodossi e protestanti hanno pregato insieme per la pace

    ◊   Insieme per la pace: cattolici, musulmani, ortodossi, protestanti hanno pregato insieme per la riconciliazione del Camerun. L’iniziativa si è svolta nei giorni scorsi a Yaoundé, capitale del Paese africano e a fatto seguito alle manifestazioni di protesta contro il carovita che si sono verificate nel febbraio scorso, provocando decine di morti e feriti. Nelle loro intenzioni di preghiera - riferisce l'Agenzia Apic - i fedeli hanno implorato Dio affinché “cancellasse definitivamente il ricordo delle violenze e dei saccheggi avvenuti nel Paese”. “La cosa essenziale è la pace”, ha detto il vescovo ausiliare di Yaoundé, mons. Christopher Zoa. Si tratta di una virtù divina posta al centro dell’intera fede, per i credenti di qualsiasi confessione. “Il rispetto della pace – ha aggiunto il presule – porta dunque al rispetto della vita. Dio stesso rispetta la pace, poiché Egli è Colui che dà la vita”. Da parte sua, l’Imam di Yaoundé, Cheik Ibrahim Moussa, ha pregato affinché Allah permetta “a tutte le diverse confessioni religiose del Camerun di vivere in armonia, nell’interesse di tutti”. Al forte appello per la riconciliazione nel Paese si sono uniti anche l’arcivescovo ortodosso Gregorio ed il segretario generale dell’Unione delle Chiese evangeliche del Camerun, il pastore Jean Emile Ngue. Alla cerimonia hanno partecipato anche molti rappresentanti del governo camerunense. (I.P.)

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    Russia: tra ortodossi e cattolici "clima più disteso sui media ed atteggiamenti più benevoli"

    ◊   Tra ortodossi e cattolici si rileva un “miglioramento del clima nella sfera mediatica” e un “atteggiamento più benevolo e giusto tra i rappresentanti delle due Chiese nelle loro dichiarazioni ufficiali”: lo hanno constatato, rallegrandosene, gli appartenenti al gruppo di lavoro misto ortodosso-cattolico, che si riunito nei giorni scorsi a Vladimir, in Russia. Questo gruppo è stato incaricato di esaminare tutte le difficoltà nelle relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana. Secondo una nota apparsa ieri sul sito della Chiesa ortodossa russa in Francia, ripresa dall'Agenzia Sir, il gruppo di lavoro ha studiato, nell’ultima riunione, “l’applicazione delle sue raccomandazioni nell’esercizio della pastorale, come pure il livello della collaborazione nell’ambito dei media tra le due Chiese”. Il gruppo misto si è anche rallegrato nel vedere “che le iniziative di una Chiesa sono sempre più spesso sostenute anche dall’altra”. Allo stesso tempo è stato sottolineato quanto sia “indispensabile evitare critiche reciproche sulla stampa”. I membri del gruppo hanno anche chiesto di “cercare apertura e collaborazione” tra le due Chiese “nel lavoro con i giovani”. Il gruppo misto ortodosso-cattolico è presieduto dall’arciprete Vsevolod Tchapline, del Patriarcato di Mosca e da padre Igor Kovalevsky, della Conferenza episcopale russa. (R.P.)

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    Sportivi ambasciatori di pace con la V maratona il prossimo 18 aprile da Betlemme a Gerusalemme

    ◊   “Gli sportivi italiani ambasciatori di pace in Terra Santa”: e’ il tema del quinto pellegrinaggio promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano (CSI) e l’Opera Romana Pellegrinaggi. Lo scopo dell’iniziativa che si svolgerà dal 14 al 21 aprile – sottolinea il CSI - è di “mostrare come lo sport possa essere uno strumento di pace, capace attraverso gesti concreti, di aiutare i popoli a conoscersi, dialogare e superare divisioni anche apparentemente incolmabili”. Pertanto, a fianco della visita ai principali luoghi santi come Betlemme, Gerusalemme e Nazareth, il programma prevede alcuni eventi sportivi di “carattere fortemente simbolico”: la maratona-pellegrinaggio “Giovanni Paolo II” (18 aprile) nella quale atleti palestinesi ed israeliani percorreranno insieme i circa 10 chilometri che separano Betlemme da Gerusalemme portando la fiaccola della pace e il “Peace soccer”, un torneo di calcio a 5 (16 aprile) tra una rappresentativa della Clericus Cup, dell’Agorà dei giovani del Mediterraneo e di atleti israeliani e palestinesi. Il pellegrinaggio sarà presieduto dal cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa. Per maggiori informazioni, si può consultare il sito: www.csi-net.it (A.L.)

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    Secondo l’OMS, inaccettabile la politica di Israele verso i malati palestinesi

    ◊   Sono almeno 32 i pazienti palestinesi deceduti tra il 1° ottobre 2007 e il 2 marzo 2008 in attesa o dopo essersi visti rifiutare la concessione di un visto per uscire dalla Striscia di Gaza. Lo ha detto durante una conferenza stampa da Gerusalemme il responsabile dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per i Territori palestinesi, Ambrogio Manenti. “Non possiamo dire che questa gente sia morta a causa del rifiuto di un visto, ma possiamo dire che persone gravemente malate non ricevono le cure necessarie e muoiono in attesa di un permesso. “Questo è inaccettabile”, ha poi affermato Manenti alla Misna. “Quella di rifiutare o ritardare la concessione di visti ai malati della Striscia di Gaza che necessitano di cure – ha aggiunto - è una punizione intollerabile da parte di Israele verso le fasce più deboli della popolazione palestinese”. Gli ospedali della Striscia di Gaza, logorati dal lungo blocco imposto sul Territorio – ha detto infine Manenti - sono ormai privi di medicinali e non posseggono le strutture adatte per seguire malati cronici e lunghi decorsi”. (A.L.)

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    Iraq: l’Unicef distribuisce acqua e medicinali alla popolazione stremata di Bassora

    ◊   L’Unicef distribuisce acqua e medicinali alla popolazione stremata di Bassora, dove più di 3,2 milioni di persone, la metà bambini, sono rimaste intrappolate nei combattimenti. L’acqua – ha dichiarato un operatore dell’Unicef di Bassora – è il bisogno primario, dal momento che la popolazione dipende da quella acquistata in negozio”. “Con l’interruzione dell’energia elettrica – ha aggiunto – l’impianto di depurazione cittadino ha cessato di funzionare e le scorte idriche si sono presto esaurite”. In una città deserta a causa degli scontri, i mezzi del Fondo per l’infanzia dell’ONU sono comunque riusciti a fornire acqua potabile a decine di migliaia di persone. Oltre a rifornire migliaia di civili stremati dai combattimenti, le operazioni di distribuzione d’acqua potabile hanno raggiunto i principali centri sanitari della città, incluso l’ospedale centrale e la banca del sangue. Per maggiori informazioni, si può consultare il sito www.unicef.it (A.L.)

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    Appello del console di Aden: “L’ONU intervenga per fermare l'ecatombe di migranti”

    ◊   Il console del porto di Aden ha rivolto un appello alla comunità internazionale perché intervenga a fermare la morte di migliaia di migranti che annegano nell'omonimo golfo, nel tentativo di raggiungere le coste dello Yemen. “Chiediamo alle organizzazioni internazionali, in particolare all'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), di trovare soluzioni che mettano fine a quest'ecatombe” ha detto Hussein Hajji. Il suo appello – ricorda l’agenzia missionaria Misna - giunge all'indomani dell'ennesimo naufragio, in cui avrebbero perso la vita oltre 50 migranti africani. La scorsa settimana altre 75 persone erano morte annegate in circostanze simili. Secondo l’ONU, sono oltre 8000 i migranti africani sbarcati sulle coste yemenite dall'inizio del 2008, contro i quasi 3000 registrati nei primi due mesi dello scorso anno. Nell'intero 2007 – secondo l' UNHCR - oltre 1400 migranti hanno perso la vita durante la traversata del Golfo di Aden. (A.L.)

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    Mine anti-uomo: Sudan e Burundi distruggono arsenali

    ◊   Sudan e Burundi sono riusciti a distruggere i rispettivi stock di mine antiuomo entro la scadenza internazionale del primo aprile. Altri Paesi, come Grecia e Turchia, sono in ritardo. Lo ha annunciato a Ginevra la 'Campagna internazionale contro le mine' (Icbl), chiamata a controllare che tutti gli Stati aderenti al Trattato di Ottawa sulle mine anti-uomo si impegnino a distruggere i loro arsenali entro i quattro anni successivi all'adesione e a bonificare le zone minate entro dieci anni. A sorpresa, la scadenza del primo aprile 2008 è stata pienamente rispettata dal Burundi (che ha eliminato 610 mine) e dal Sudan (6.078). Grecia (1,6 milioni di mine), Turchia (2,9 milioni) e Bielorussia (3,4 milioni di mine), per i quali la scadenza risale al primo marzo scorso, non hanno rispettato il loro impegno. Inoltre, almeno 16 Paesi non riusciranno ad adempiere alle operazioni di bonifica nei 10 anni indicati dal Trattato. L'impegno dei Paesi africani sull'argomento è reso evidente anche dalla 'Dichiarazione di Livingstone', un documento approvato oggi da 38 dei 39 Stati che hanno partecipato nei giorni scorsi al primo incontro internazionale dei Paesi africani sul bando delle mine anti-uomo. La dichiarazione – ricorda l’agenzia Misna - impegna i Paesi firmatari a negoziare il bando totale su questo tipo di armi durante l'incontro previsto a Dublino dal 19 al 30 maggio. (A.L.)

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    In Spagna premiati padre Enrique Figaredo e il direttore d'orchestra Daniel Barenboim per il loro impegno in favore dei diritti umani

    ◊   Il gesuita padre Enrique Figaredo, 49 anni, prefetto apostolico di Battanbang (Cambogia) e il pianista e direttore d’orchestra Daniel Barenboim sono stati premiati ieri in Spagna per il loro contributo alla causa della pace, del dialogo e dell’assistenza umanitaia. La consegna del "Premio Vocento" ha avuto luogo a Madrid durante una cerimonia presieduta dai principi di Asturias Felipe e Letizia. Hanno presenziato oltre 200 rappresentanti delle istituzioni dello Stato e importanti leader della vita culturale, economica ed imprenditoriale. Presente anche il Nunzio in Spagna, mons. Manuel Monteiro de Castro. Padre Enrique Figaredo, lavora ormai da 15 anni in Cambogia in favore sopratutto delle vittime delle mine antiuomo che, seminate nel corso dei diversi conflitti armati, continuano a causare numerose vittime ancora oggi. Daniel Barenboim ha ricevuto numerose onorificenze e riconoscimenti per il suo personale contributo, come pianista e direttore d’orchestra, in favore del dialogo tra i popoli. E’ stato molto apprezzato, in particolare, il suo impegno per la creazione di gruppi formati da musicisti israeliani e palestinesi. Lui stesso ha dichiarato ieri: “I professori nell’orchestra sono costretti ad esprimersi ciascuno, simultaneamente, ascoltando l’altro”. Ed ha aggiunto: “Possiamo immaginare come sarebbe il negoziato tra israeliani e palestinesi se riuscissero a esprimersi apertamente ascoltando gli argomenti dell’altro?”. Padre Figaredo, impedito dai suoi impegni, non é potuto essere presente alla consegna dei premi. La madre dopo la premiazione ha letto un suo breve messaggio inviato dal figlio nel quale afferma: “Questo premio viene a confermare un lavoro che è il risultato di una ampia partecipazione in equipe nel servizio alla pace e ai più bisognosi”. Il "Premio Vocento" è stato istituito nel 1996 da una tra le piú importanti societá multimediali del Paese. (Dalla Spagna: Ignacio Arregui)

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    Indignazione della Chiesa brasiliana per l’assassinio di un leader del "Movimento Senza terra"

    ◊   La Commissione pastorale della terra, organismo della Conferenza episcopale brasiliana, ha espresso “indignazione per il barbaro assassinio” di Eli Dallemole, dirigente del "Movimento Senza terra" nello Stato brasiliano del Paranà. L’uomo, di origine italiana, è stato ucciso a colpi di pistola domenica sera. La polizia ha fermato quattro persone accusate di essere gli esecutori del delitto, tra i quali due killer professionisti e il presunto mandante, il presidente del sindacato dei commercianti della città di Cornelio Procopio. I cinque fermati erano già ricercati per associazione a delinquere, incendio doloso e tentativo di omicidio per l'attacco ad un accampamento dei Sem Terra. “Non è ammissibile – si legge in una nota della Commissione pastorale della terra – che nel XXI secolo continuino ad essere utilizzati gli strumenti della barbarie contro i poveri delle zone rurali. Non è ammissibile – si legge ancora nel testo ripreso dall'agenzia Sir – che i proprietari della terra organizzano e mantengono milizie private per garantirsi proprietà che non svolgono la loro funzione sociale, come stabilito dalla Costituzione”. (A.L.)

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    Bolivia: il documento “Lineamenti e direttive pastorali” al vaglio dell’Assemblea dei vescovi

    ◊   E’ in corso e terminerà il prossimo 8 aprile, nella città di Cochabamba, l’Assemblea generale dei vescovi della Bolivia. Durante i lavori, verrà presa in esame la situazione del Paese ed il lavoro necessario a facilitare il dialogo tra governo ed opposizione, al fine di stabilire un clima di pace nella nazione. Un altro tema importante per la Chiesa boliviana sarà lo studio e l’approvazione del documento “Lineamenti e direttive pastorali”, una traccia del cammino della Chiesa boliviana per i prossimi anni. Il documento - ricorda l'agenzia Fides - è frutto dei suggerimenti e delle consultazioni realizzate nelle 18 giurisdizioni ecclesiastiche del Paese. Già dalla scorsa Assemblea plenaria, svoltasi nel mese di novembre, i vescovi hanno privilegiato cinque temi basati sulle indicazioni di Aparecida: il primato di Gesù Cristo; la Chiesa che serve in un itinerario di fede per proclamare il messaggio evangelico; Chiesa missionaria; la Chiesa che vive in comunione; la Chiesa che è al servizio dell’annuncio. Durante l’assemblea è prevista, inoltre, anche una riunione ecumenica in ricordo dei 100 anni dell’istituzione della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani. Questo incontro sarà l’occasione per riflettere in profondità sulla strada ecumenica intrapresa dalla Chiesa della Bolivia. Un ultimo punto su cui si rifletterà sarà infine il 50.mo anniversario della Caritas boliviana. (A.L.)

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    Il presidente della Conferenza episcopale peruviana critica la legge sul "divorzio rapido"

    ◊   Mons. Miguel Cabrejos Vidarte, Arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza episcopale peruviana, ha diffuso un comunicato a seguito dell’approvazione della cosiddetta “Legge sul divorzio rapido” che permette ai peruviani di divorziare in tre mesi nei municipi o presso i notai, senza attendere i due anni previsti per l’approvazione della separazione legale da parte delle autorità competenti. La discussa legge, che ha provocato dure critiche da parte della Chiesa cattolica, è stata approvata con una prima votazione da parte del Congresso. Per la sua promulgazione – ricorda l’agenzia Fides - ci sarà bisogno di una seconda approvazione. Nel comunicato, il presidente della Conferenza episcopale rileva inoltre che questa legge “non consolida o fortifica per nulla la famiglia; al contrario, la debilita, e favorisce la rottura dei rapporti tra coniugi”. Mons. Cabrejos Vidarte ricorda che “l’articolo 234 del Codice Civile peruviano definisce il matrimonio come l’unione volontariamente concertata tra un uomo ed una donna legalmente adatti, al fine di avere una vita in comune”. Inoltre, la stessa Costituzione stabilisce che “la società e lo Stato hanno come uno dei principi base, la protezione della famiglia e la promozione del matrimonio, riconoscendo che queste due istituzioni naturali sono fondamentali nella società”. Secondo il Vescovo, “il matrimonio civile in Perù è un atto contrattuale la cui finalità non è solo la nascita di diritti patrimoniali, che passano in secondo piano di fronte all’importanza della nascita di una famiglia”. Perciò, il matrimonio civile “prima di essere sciolto deve essere fortificato”. In tal senso – spiega mons. Cabrejos Vidarte - “la norma proposta va contro la Costituzione dello Stato perché non fortifica il matrimonio e la famiglia, ma li debilita, senza pensare al danno psicologico ed affettivo che ricade sui figli”. (A.L.)

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    In Perù, proteste a Lima per le continue operazioni di polizia nei confronti dei ragazzi che vivono in strada

    ◊   Durante l’incontro dei responsabili dei movimenti sociali dell’America Latina (Molacnats) che si è chiuso nei giorni scorsi a Bogotà è stata decisa una mobilitazione contro operazioni di polizia nei confronti di ragazzi di strada in Perù, Colombia e Paraguay e per “il riconoscimento sociale dell’infanzia e dell’adolescenza” in America Latina. Lunedì scorso - riferisce l'Agenzia Sir - centinaia di bambini e adolescenti lavoratori hanno preso parte a Lima ad una marcia fino al Ministero della donna e dello sviluppo sociale. I ragazzi hanno espresso al viceministro, la signora Julia Zegarra, la loro contrarietà all’iniziativa del ministero, avviata nel mese di febbraio, di operazioni di polizia per sradicare il lavoro minorile nelle strade. Il direttore dell’Istituto latinoamericano di formazione per educatori popolari di Lima spiega che "centinaia di poliziotti raccolgono bambini e adolescenti in vista dei meeting internazionali che si svolgeranno nei prossimi mesi nella capitale peruviana. Si tratta – aggiunge – di un vano tentativo di nascondere la povertà a cui è sottomessa il 50% della popolazione del Perù". Episodi simili vengono documentati dalle organizzazioni sociali anche in Paraguay, Colombia, Messico. Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro, oggi nel mondo ci sono circa 218 milioni di bambini e bambine costretti a lavorare e una gran parte di loro si trova in condizioni inaccettabili. (A.L.)

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    Migrantes e Caritas: no alle misure contro i mendicanti di Firenze

    ◊   “E’ apprezzabile che l’assessore comunale di Firenze, nel preannunciare provvedimenti su certe forme di accattonaggio, premetta che questo ‘non è un reato’”. E’ quanto afferma all’agenzia Sir padre Bruno Mioli, consulente della Fondazione Migrantes, commentando il nuovo regolamento di Polizia Municipale di Firenze, che sarà approvato nelle prossime settimane. Un provvedimento prevede, in particolare, il divieto per i mendicanti di sdraiarsi in strada. Ma secondo padre Bruno Mioli non ci sono solo i mendicanti stesi a terra che provocano ‘un grave ostacolo’ al traffico. “Puntando solo sui mendicanti – aggiunge - si continua a puntare il dito di denuncia, se non di condanna, in una sola direzione”: quella da cui – secondo il consulente della Fondazione Migrantes - non provengono i più grossi guai per la sicurezza pubblica”. Sul provvedimento si è espressa anche la Caritas italiana: secondo il vicedirettore Francesco Marsico "non si governa sull'onda delle emozioni, ma riflettendo sui fenomeni". Prima di arrivare a decisioni di questo tipo, bisogna stabilire - secondo la Caritas - quanti siano i mendicanti e quali siano gli interventi già programmati. Deve anche essere presa in esame l'opera del volontariato per alaborare strategie adeguate. (A.L.)

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    Per il presidente della Conferenza episcopale portoghese è inconcepibile l’esclusione dei cattolici da ambienti pubblici e politici

    ◊   “La Chiesa deve vivere in relazione permanente e responsabile con la società, relativizzando lo Stato”. Lo ha detto mons. Jorge Ortiga, presidente dei vescovi portoghesi (CEP), aprendo i lavori della 168.ma Assemblea Plenaria della Conferenza episcopale portoghese, in corso a Fatima fino a venerdì prossimo. “Uno Stato – ha detto l’arcivescovo le cui parole sono state riprese dall’agenzia Sir - può proteggere od ostacolare la libera espressione del pensiero in modo evidente o mascherato”. “Tutti sappiamo – ha aggiunto - ciò che possiamo sperare da un’autorità legittimamente costituita: che favorisca la libertà di culto e coscienza e, al tempo stesso, offra tutte le condizioni affinché questa possa essere esercitata in uno spirito d’uguaglianza e tolleranza”. Per “una singolare contraddizione” – fa poi notare il presidente della Conferenza episcopale portoghese – si assiste alla “tolleranza ideologica di una società pluralista, dove tutte le posizioni culturali, ideologiche ed etiche devono essere considerate legittime e degne di considerazione”. E’ inoltre evidente secondo il presule “un’inconcepibile esclusione della presenza cattolica dagli ambienti politici e pubblici”. “I cattolici - ha osservato mons. Ortiga - non possono accettare di essere esclusi da un processo di umanizzazione integrale, e la Chiesa non potrà mai prescindere dal dare il proprio contributo alla costruzione di una società più giusta”. (A.L.)

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    La difesa della vita e l’Europa al centro del discorso di apertura della 46.ma plenaria dei vescovi francesi

    ◊   Sono iniziati ieri a Lourdes i lavori della 46.ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale francese. Alla riunione, che si svolge a porte chiuse, partecipano un centinaio di vescovi. Tra i temi al centro della riunione: la bioetica, il prossimo Sinodo dei vescovi e la missione dei vescovi nella promozione della Parola di Dio. Ad introdurre i lavori è stato il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale, che ha colto l’occasione per esprimere la gratitudine dell’episcopato per il lavoro svolto dal clero diocesano in Francia. Il porporato ha anche sottolineato l’importanza della comunione del presbiterio con il proprio vescovo e riaffermato la necessità della difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Il porporato ha poi ribadito la stima e l’ammirazione dei vescovi “per quei medici che si sforzano instancabilmente di alleviare le sofferenze e per il personale sanitario che rispetta la dignità dei pazienti loro affidati”. In vista dell’inizio della presidenza europea della Francia, il prossimo primo luglio, il card. Vingt-Trois ha inoltre esortato il governo francese a contribuire all’edificazione di un’Europa più solidale e generosa verso gli altri Paesi nel mondo, in particolare all’apertura verso gli immigrati e ad una politica di aiuto allo sviluppo: “Se vogliamo richiamarci alle radici cristiane dell’Europa - ha detto - sta a noi fare in modo che esse si vedano e diano i loro frutti”. (L.Z.)

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    Scomparsa ieri sera a Rocca di Papa Natalia Dallapiccola, la prima che ha seguito Chiara Lubich

    ◊   “Nella vita e nella morte, io sono sempre con te”. L’aveva promesso a Chiara Lubich e così è stato. Natalia Dallapiccola, la prima che ha seguito Chiara in terra nel 1943, è stata la prima a raggiungerla, a distanza di pochi giorni, nell’Aldilà. I funerali saranno celebrati domani alle ore 15 al Centro Mariapoli di Castelgandolfo. Aveva 83 anni. È deceduta ieri sera, nella sua casa a Rocca di Papa poco dopo le 21, in seguito a disturbi cardiaci e polmonari, attorniata da Graziella De Luca, Valeria Ronchetti, Vittoria Salizzoni, Doriana Zamboni, le prime compagne degli inizi, con cui viveva. Poche ore prime di spegnarsi Natalia aveva meditato su una pagina di Chiara, che aveva modellato la sua vita: “Ho una sola madre sulla terra, Maria Desolata… nel suo stabat, il mio stare, nel suo stabat, il mio andare…”. A chi gliel’ha letta, la sua piena adesione e gratitudine: “Sì, era proprio quello che volevo” ha detto. Natalia ha avuto un ruolo determinate nella diffusione dell’ideale di unità dei Focolari nell’Est Europeo. Nel 1959 è a Berlino Ovest dove Chiara le affida la nascita del focolare. Dal 1962 è a Lipsia nella Germania Orientale. Avrà poi contatti con la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria e la Lituania, dove nascono le prime comunità del Movimento. Nel 1976, a causa della salute compromessa, torna al Centro del Movimento. Nel 1977 Chiara le affida gli sviluppi del dialogo interreligioso. Sin dall’inizio per la particolare profondità con cui vive la spiritualità dell’unità, svolge un ruolo importante per la formazione spirituale dei membri del Movimento. Chiara aveva soprannominato Natalia, “Anzolon” (in dialetto trentino significa “angelo”), per l’amore sempre vivo in lei verso tutti, vissuto con la radicalità degli inizi. (A cura di Carla Cotignoli)

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    Si apre oggi a Montecatini Terme il Convegno nazionale della FACI

    ◊   Novant’anni di storia e di 18 mila iscritti. Una grande eredità sulle spalle e un futuro che si vuole all’altezza di questa tradizione prestigiosa, ma che deve fare anche i conti con le sfide del presente e prima fra tutte il calo e il progressivo invecchiamento dei sacerdoti. La FACI, Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia, apre oggi a Montecatini Terme il proprio convegno nazionale e lo fa con il pensiero rivolto a Giovanni Paolo II, nel giorno del terzo anniversario della sua scomparsa. “Ci affidiamo all’intercessione orante di Papa Wojtyla”, dice il presidente, mons. Luciano Vindrola. “Egli è stato un grande sacerdote e un grande Pontefice e guardando al suo esempio potremmo guardare meglio anche la nostra missione di presbitero”. Una missione sulla quale certamente si soffermerà nel pomeriggio il presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco, il cui intervento segnerà uno dei momenti forti del Convegno. Intanto mons. Vindrola ribadisce una certezza: la FACI – dice – non è il sindacato dei preti italiani e la Chiesa non è la nostra controparte. Siamo una Federazione che vuole mettersi al servizio dei sacerdoti per aiutarli ad annunciare il Vangelo in un mondo che cambia”. (Da Montecatini, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)

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    Il messaggio della nuova presidente nazionale dell'USMI, Madre Viviana Ballarin

    ◊   “Accolgo questo servizio con trepidazione perché sono consapevole che il suolo su cui mi verrà chiesto di camminare nei prossimi cinque anni è sacro, è proprietà del Signore”: è uno dei passaggi iniziali del messaggio di saluto, rivolto a tutte le oltre 90 mila religiose che operano nelle Chiese locali italiane o all’interno degli oltre 600 istituti che aderiscono all’Unione Superiore Maggiori Italiane (USMI) da parte della nuova presidente nazionale, madre Viviana Ballarin, superiora generale delle suore domenicane di Santa Caterina da Siena. Durante l’assemblea dell’USMI, svoltasi nei giorni scorsi a Roma, è stata anche eletta come vice-presidente madre Regina Cesarato, superiora generale delle suore Pie discepole del Divin Maestro. Nel messaggio – riferisce l’agenzia Sir - madre Ballarin aggiunge di essere certa che l’USMI sarà “uno spazio in cui molti fratelli e sorelle possono abitare e lasciarsi abitare dalla speranza”. Dopo l’assemblea è stato reso noto anche un messaggio di solidarietà con i monaci tibetani, in cui si apprezza in particolare “la scelta non violenta, il rispetto delle altre fedi e la grande disponibilità al dialogo”. Si deplora infine “la repressione violenta e le ferite ai diritti dell’uomo in particolare alla libertà religiosa”, auspicando una “soluzione positiva e pacifica per il territorio del Tibet”. (A.L.)

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    A Bologna, 45.ma edizione della Fiera del libro, dedicata all'editoria per l'infanzia

    ◊   La Fiera del libro per ragazzi di Bologna, giunta alla 45.ma edizione, è in assoluto il più grande appuntamento internazionale dedicato all’editoria per l’infanzia. La conferma viene dalla nutrita partecipazione di espositori stranieri (1200 su un totale di 1300) che provengono da 65 Paesi: dalla Cina agli Stati Uniti, dall'Africa alla Russia, dal Messico alla Nuova Zelanda, dal Venezuela e da ogni parte d'Europa. Numerose le novità di questa edizione: dalla istituzione di una sezione speciale del Bologna ragazzi award dedicato alla poesia, al lancio di un prezioso database di professionisti della trasposizione letteraria a disposizione degli editori di tutto il mondo. Come ormai tradizione, la "Mostra degli illustratori" dedica una sezione a un Paese ospite, quest’anno è la volta dell’Argentina. Un ricco programma di incontri si sviluppa nelle giornate di manifestazione al Caffe’ degli illustratori, un vero caffè letterario diventato il luogo di confronto per discutere delle novità del settore, incontrare gli artisti e gli autori preferiti, conoscere gli editori e, per i nuovi talenti, proporsi al mercato. Nell’edizione di quest’anno il libro sposa anche l’impegno umanitario. "Dopo 'L'isola degli smemorati', donato all'Unicef nel 2003, dedicato ai bambini nomadi e rumeni – spiega la scrittrice Bianca Pitzorno che è ambasciatrice di buona volontà dell'Unicef – ho voluto richiamare l'attenzione con 'Angeli in caduta libera', anche sui diritti che vengono negati ai nostri bambini. Anche l'eccessivo consumismo è un diritto violato. Ho scoperto poi che in molte scuole quando in una classe c'é più di un bambino con lo stesso nome gli viene cambiato con leggerezza, perché non si possono avere due Giulie e due Marco, si crea confusione. La convenzione dei diritti del bambino lo vieta”. (A cura di Stefano Andrini)

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    In Tanzania, estratti altri 5 corpi senza vita da una miniera colpita da un'inondazione

    ◊   In Tanzania sono stati estratti altri 5 corpi senza vita dalla miniera di tanzanite colpita da un’inondazione nella notte tra il 29 ed il 30 marzo nella cittadina di Mirerani, ai piedi del Kilimangiaro Le squadre di soccorso escludono che si possano trovare operai ancora in vita. Secondo le autorità locali, il bilancio finale sarà di almeno 66 vittime. Fino ad oggi, sono 16 i cadaveri estratti dalla miniera. La tanzanite è una pietra di un blu intenso scoperta nel 1954 e reperibile solo in questa regione del Paese. E’ una delle gemme più ricercate al mondo, nonostante abbia una durata ed una resistenza limitate. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ancora sanguinosi attentati in diverse zone dell’Iraq

    ◊   Doppio attentato in diversi punti a nord di Baghdad: otto membri di una milizia mobilitata dall'esercito americano nella lotta contro al Qaeda sono rimasti uccisi nell'esplosione di un ordigno, mentre quattro civili iracheni sono stati uccisi e altri quattro sono stati rapiti più nei pressi della capitale. Ci sono poi le otto persone che hanno perso la vita nell’esplosione a Mossul e i dieci poliziotti uccisi e altri cinque feriti da due ordigni in due zone diverse della provincia di Diyala.

    Ancora scontri con ribelli curdi nel sud della Turchia
    Sette esponenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK, separatista e fuorilegge) sono rimasti uccisi la scorsa notte in scontri a fuoco avvenuti presso la località di Sirnak nella regione di Bestler-Dereler nella parte sud-orientale della Turchia. L'operazione - come ha annunciato un comunicato diffuso stamani ad Ankara dallo Stato maggiore della Difesa - rientra nelle attività delle forze armate turche contro l'organizzazione terroristica a Sirnak. Ieri, tre militari turchi e nove ribelli erano rimasti uccisi in analoghi scontri nella stessa regione.

    NATO
    Il 59.mo vertice della NATO si apre oggi a Bucarest, nell'imponente Palazzo del popolo, sede del parlamento romeno, con una cena tra i leader, alle ore 18 italiane. I 26 capi di Stato e di governo dell'Alleanza avranno un confronto a tutto campo sull'allargamento ad est del Patto atlantico, le operazioni in Afghanistan e in Kosovo e le relazioni con la Russia. Il presidente statunitense, George W. Bush, preme affinché la NATO invii più uomini in Afghanistan perché - ha sottolineato - l’Alleanza non può permettersi una sconfitta contro i talebani. Quanto è importante l’Afghanistan per la NATO? Giada Aquilino lo ha chiesto al prof. Alessandro Colombo, docente di Relazioni internazionali all’Università Statale di Milano:


    R. - Gli Stati Uniti, all’inizio della missione, decisero di fare da soli e, anzi, di escludere la NATO dall’attacco all’Afghanistan nel 2001. Gli Stati Uniti hanno poi chiamato la NATO a compiti sempre maggiori, man mano che l’operazione andava verso il fallimento. Quindi, il coinvolgimento della NATO è, anche dal punto di vista politico, molto problematico ma non c’è alcun dubbio che a questo punto, che lo voglia oppure no, l’Alleanza si giochi la propria sopravvivenza in Afghanistan.

     
    D. - Altro tema di dibattito è l’allargamento della NATO alle Repubbliche ex-sovietiche, Georgia e Ucraina. Cosa significherebbe oggi un’Alleanza atlantica allargata verso il Caucaso?

     
    R. - Significherebbe soprattutto un ulteriore e molto forte colpo alle relazioni con la Federazione russa. Non è un caso che larga parte dei Paesi europei sia molto perplessa di fronte ad un invito ufficiale all’Ucraina e alla Georgia nelle forme in cui questo invito è stato fatto in precedenza ad altri Paesi.

     
    D. - A proposito dello scudo spaziale, qual è il ruolo della NATO nella contrapposizione Stati Uniti-Russia?

     
    R. - La NATO, sostanzialmente, non può che partecipare a questa iniziativa. Dall’altro lato, sia la NATO sia gli Stati Uniti stanno facendo di tutto per coinvolgere la Federazione russa. È un vecchio gioco che si sta portando avanti da diversi anni a questa parte: da un lato, la NATO e gli Stati Uniti - che la guidano - prendono una serie di decisioni che sanno benissimo essere recepite dalla Federazione russa come potenzialmente aggressive. E, dall’altro lato, si cerca tuttavia di rassicurare la Russia con una serie di misure di carattere istituzionale. Bisogna vedere quanto questo gioco può essere retto.

     
    D. - Da questo vertice uscirà una NATO mutata?

     
    R. - Uscirà una NATO cambiata con, tuttavia, una piccola ipoteca: è il fatto che questo è l’ultimo vertice dell’Amministrazione Bush. In realtà, il futuro della NATO dipenderà anche e soprattutto dal nuovo presidente degli Stati Uniti.

     
    Zimbabwe
    In Zimbabwe, a scrutinio quasi ultimato, si conferma un lieve vantaggio dell'opposizione alle legislative. Per il presidente, sembra sempre più probabile il ballottaggio. Il nostro servizio:


    Per il parlamento, le forze di opposizione, partito maggiore più frange dissidenti, hanno vinto finora 96 dei 210 seggi in palio. Il partito al potere ne ha guadagnati al momento 93. Per sapere chi sarà invece il prossimo presidente è dato per scontato il secondo turno. Non ci sono ancora dati ufficiali, ma fonti indipendenti segnalano che nessuno dei due principali candidati può raggiungere il 50,1 che occorre per passare al primo turno. Si tratta del leader storico dell'opposizione, Morgan Tsvangirai, e di Robert Mugabe, al potere dall'indipendenza del Paese, cioè dal 1980. Poi, c’è la terza forza in campo, quella di Simba Makoni, già ministro di Mugabe, candidato d'opposizione, che ha l'8,3%. Se i suoi voti, come nelle attese, andranno a Tsvangirai, dovrebbero garantirgli la vittoria. Ma lo scenario è più complesso, con variabili importanti. A partire dalle voci insistenti - diffuse anche da Washington - di discussioni in corso tra le parti per un’uscita di scena indolore per Mugabe. In cambio di un qualche tipo di salvacondotto, lascerebbe in tempi brevi, prima del nuovo voto, il potere a Tsvangirai. Ipotesi però risolutamente smentita dalle parti. Al momento, dunque, resta l’appuntamento per l’eventuale secondo turno il 19.

    Irlanda
    Cambio della guardia al vertice del governo irlandese: Bertie Ahern, al potere da undici anni e sotto inchiesta per corruzione, ha annunciato oggi le dimissioni da primo ministro. Ahern ha precisato che lascerà la poltrona di capo di governo il 6 maggio. Cinquantasette anni, cattolico conservatore, Ahern è diventato "Taoiseach" nel 1997, quando il suo partito - il Fianna Fail - vinse le elezioni parlamentari formando un governo di centrodestra. Annunciando che lascerà la guida del governo il 6 maggio prossimo, quando arriverà al traguardo degli undici anni ininterrotti di premierato, Ahern ha sostenuto che la decisione di dimettersi non è connessa ai controversi finanziamenti da lui ricevuti negli Anni Novanta. “Voglio che tutti comprendano: io - ha sottolineato - non ho mai piazzato gli interessi personali sopra il bene pubblico durante la mia vita pubblica. Non ho mai fatto nulla di male o ingannato qualcuno”.

    Kosovo
    Un primo aereo russo con aiuti umanitari per l'enclave serba di Mitrovica, in Kosovo, è partito stamani da Mosca verso Belgrado. Il velivolo, un Il-76, consegnerà 40 tonnellate di generi alimentari, compresi alimenti per bimbi. Nei giorni scorsi, il presidente russo, Vladimir Putin, aveva chiesto al governo di affrontare il problema degli aiuti umanitari alla popolazione serba che vive in Kosovo, senza però politicizzare la vicenda.

    Questione Tibet
    Smentita oggi da parte cinese sugli arresti che sarebbero stati avvenuti in uno dei giorni caldi delle recenti manifestazioni per il Tibet: secondo il vicepresidente dell'Università Xerab Nyima, non ci sono stati fermi di polizia tra gli studenti tibetani che il 17 marzo hanno tenuto una veglia nell'Università delle Minoranze di Pechino. I giovani, ha sostenuto Nyima in una conferenza stampa a Pechino, “sono stati molto ragionevoli e sono rientrati nei loro dormitori entro la mezzanotte dopo aver parlato con i loro insegnanti”. Secondo voci che non hanno trovato conferma, alcuni studenti sarebbero stati arrestati dopo la dimostrazione. Alla manifestazione, organizzata mentre erano in corso nel Tibet una serie di marce anticinesi, hanno partecipato un centinaio di studenti, secondo testimoni. Da allora, non si hanno notizie certe sulla loro sorte e il campus dell'Università è controllato da decine di poliziotti in borghese. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 93

     
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