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Sommario del 30/08/2008
Il Gesù storico e la Passione al centro dell'incontro a Castel Gandolfo tra il Papa e i suoi ex allievi
◊ Si svolge oggi pomeriggio a Castel Gandolfo l’incontro privato del Papa con un gruppo di suoi ex studenti, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis: tra i partecipanti figurano oltre 30 persone, tra cui il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn e due esegeti evangelici, Martin Hengel e Peter Stuhlmacher, docenti emeriti di Nuovo Testamento all'Università di Tubinga, ateneo dove il teologo Ratzinger ha insegnato negli anni ‘60. Due in particolare i temi al centro dell’incontro: il rapporto tra i Vangeli e il Gesù storico e il significato salvifico della Passione. Domani mattina il Papa presiederà una liturgia eucaristica con i suoi ex studenti. Il servizio di Sergio Centofanti.
E’ un incontro ormai tradizionale quello tra Joseph Ratzinger e i suoi ex allievi, iniziato negli anni ’70 durante la docenza all’Università di Ratisbona. Quando Paolo VI nel 1977 nominò il teologo Ratzinger arcivescovo di Monaco e Frisinga i suoi studenti pensavano che l’appuntamento non si sarebbe più tenuto e invece continuò. E così accadde nel 2005: dopo l’elezione al Soglio pontificio si pensava che non fossero più possibili quegli incontri. Ma Benedetto XVI ha chiamato nuovamente a raccolta i suoi ex allievi. Negli anni precedenti si è parlato di islam, evoluzionismo, fede e Bibbia. Quest’anno, i temi al centro dell’incontro saranno il rapporto tra i Vangeli e il Gesù storico e la Passione, anche alla luce del libro del Papa “Gesù di Nazaret’. In questo libro, Benedetto XVI ha presentato il Cristo dei Vangeli come il Gesù reale, come il “Gesù storico” in quanto “questa figura – afferma - è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni” degli ultimi decenni. Tante diverse comprensioni di Gesù, proprio come accadeva alla folla 2000 anni fa:
“Anche oggi è così: molti accostano Gesù, per così dire, dall’esterno. Grandi studiosi ne riconoscono la statura spirituale e morale e l’influsso sulla storia dell’umanità, paragonandolo a Buddha, Confucio, Socrate e ad altri sapienti e grandi personaggi della storia. Non giungono però a riconoscerlo nella sua unicità. Viene in mente ciò che disse Gesù a Filippo durante l’Ultima Cena: ‘Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?’ (Gv 14,9). Spesso Gesù è considerato anche come uno dei grandi fondatori di religioni, da cui ognuno può prendere qualcosa per formarsi una propria convinzione. Come allora, dunque, anche oggi la ‘gente’ ha opinioni diverse su Gesù. E come allora, anche a noi, discepoli di oggi, Gesù ripete la sua domanda: ‘E voi, chi dite che io sia?’. Vogliamo fare nostra la risposta di Pietro: … ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’". (Omelia del 29 giugno 2007)
La morte di Gesù e la successiva nascita della Chiesa, in una situazione apparentemente fallimentare – rileva il Papa – si spiegano infatti solo a partire da qualcosa di straordinario, “solo a partire dal mistero di Dio”. Un mistero difficile da accettare:
“E’ il dramma del rifiuto di Cristo, che, come in passato, si manifesta e si esprime, purtroppo, anche oggi in tanti modi diversi. Forse persino più subdole e pericolose sono le forme del rifiuto di Dio nell’era contemporanea: dal netto rigetto all’indifferenza, dall’ateismo scientista alla presentazione di un Gesù cosiddetto modernizzato o postmodernizzato. Un Gesù uomo, ridotto in modo diverso ad un semplice uomo del suo tempo, privato della sua divinità; oppure un Gesù talmente idealizzato da sembrare talora il personaggio di una fiaba. Ma Gesù, il vero Gesù della storia, è vero Dio e vero Uomo e non si stanca di proporre il suo Vangelo a tutti, sapendo di essere ‘segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori’ … Dinanzi a Lui non si può restare indifferenti. Anche noi, cari amici, dobbiamo continuamente prendere posizione. Quale sarà dunque la nostra risposta?” (Udienza generale del 3 gennaio 2007)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Tra fantasmi del passato e nuove persecuzioni: in prima pagina, un articolo di Marco Bellizi in merito all’intervento del cardinale Angelo Bagnasco sulla situazione internazionale.
In rilievo, nell’informazione internazionale, gli Stati Uniti, con la nomina di Sarah Palin a candidata repubblicana alla vice presidenza, e la crisi economica in Gran Bretagna.
In cultura, Cristiana Dobner recensisce “Therese mon amour”, l’ultimo libro della psicanalista e semiologa francese Julia Kristeva.
Un articolo di Adriano Roccucci sulle complessità e le contraddizioni che hanno scandito la storia dell’Europa orientale.
Andrea Bacchi e Luciana Giacomelli sulla mostra, a Trento, dedicata allo scultore Andrea Briosco (1470-1532).
Nell’informazione religiosa, Paolo Brocato intervista il vescovo Paul Hinder, vicario apostolico di Arabia.
India: nuove violenze anticristiane. Il cardinale Toppo: ci attaccano perché siamo contro le caste
◊ Dopo una calma forse solo apparente, sono giunte oggi nuove notizie di violenze contro i cattolici in India, e non più solo nello Stato dell'Orissa. I fondamentalisti indù hanno reagito in qualche caso con brutalità alla protesta pacifica della Chiesa indiana, che ieri aveva ordinato la chiusura delle scuole cattoliche in tutto il Paese, accompagnata da manifestazioni non violente. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:
E’ la foresta la nuova, pericolosa casa dei cristiani dello Stato indiano dell’Orissa. A migliaia - fonti parlano di 5-6 mila sfollati - cercano scampo nella boscaglia dalla ferocia dei fondamentalisti indù, a ormai una settimana dall’inizio della loro crudele caccia al cristiano. Stamani, a Bhubaneswar, di fronte alla sede del governo statale dell’Orissa, è in programma una manifestazione di protesta organizzata dagli attivisti del Global Council of Indian Christians (GCIC), che fa seguito alla chiusura delle scuole cattoliche di ieri in tutta l’India. Ma il quadro della situazione rischia di farsi davvero pesante se verranno confermate le cifre di un’organizzazione di attivisti, citate da AsiaNews, che parla di oltre 100 morti e dunque di un numero ben oltre la dozzina di cui si era fin qui detto. Inoltre, la violenza sembra aver attecchito anche al di fuori dello Stato di Orissa. Nel Madhya Pradesh, informa ancora AsiaNews, un gruppo di fanatici ha assaltato cinque scuole e una chiesa per rappresaglia contro la chiusura degli edifici. Gli assalti hanno avuto luogo nel distretto di Gwaliar (tre scuole e una chiesa) e di Barwani (due scuole), e solo per il tempestivo intervento della polizia non si sono registrati gravi danni agli edifici o nuove vittime. Da parte sua, il vescovo indiano di Vasai, Thomas Dabre, membro del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha confermato invece la “paralisi totale” nelle attività delle scuole della sua diocesi. “Migliaia di ragazzi - ha riferito ancora l’agenzia del PIME - hanno concluso il loro cammino davanti agli edifici della sede vescovile. A loro ho detto di promuovere il dialogo interreligioso e di affidarsi totalmente alla protezione della Vergine Maria”.
E dopo la protesta è il momento della preghiera e della penitenza. La Chiesa indiana ha indetto una giornata di digiuno per il prossimo 7 settembre, che coinvolgerà tutte le diocesi del Paese. In segno di solidarietà, anche le ACLI, le Associazioni dei lavoratori cattolici italiani, hanno annunciato di volersi unire in quella stessa data ai fratelli indiani, mentre il PIME ha proclamato una giornata di digiuno per il 5 settembre, a Milano. L’iniziativa, spiega il PIME, vuole sottolineare i molti silenzi che stanno accompagnando il dramma dei cattolici in India. Silenzi denunciati ieri anche dal presidente dei vescovi italiani, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, che ha detto di non aver sentito in merito “particolari reazioni di sincero sdegno, di condanna”. Per decifrare dunque quanto sta accadendo in Orissa, Amedeo Lomonaco ha sentito l’arcivescovo di Ranchi, il cardinale Telesforo Placidus Toppo:
R. - L’India non è semplice da capire. Non tutta l’India è così. Ci sono i fondamentalisti, che rappresentano una percentuale, forse l’11 per cento, e quando accadono queste cose per loro è facile distruggere, bruciare. Ma non è tutta l’India ad esserne colpita: è solo una parte. E la loro posizione non è di tutta la religione indù. Ci sono in gioco fattori socio-economico-politici. Fattori che sono all’origine di questi fatti, degli incendi appiccati anche alle botteghe dei cristiani. Anche la legge contro la conversione è un argomento che noi abbiamo chiarito: noi non convertiamo la gente forzatamente.
D. - Ci sono in India parti della popolazione che si ribellano ai fondamentalisti?
R. - Non tutti approvano quello che stanno facendo i fondamentalisti: questa è una delle ragioni per cui è caduto l’ultimo governo. Un esecutivo che era ben rappresentato dai fondamentalisti. Ma i partiti fondamentalisti hanno perso le elezioni e così è salito al potere l’attuale governo.
D. - La fede, la vita cristiana costituiscono in India alternative concrete al fondamentalismo, all’ingiustizia, al sistema delle caste: è questo che spaventa e alimenta poi le violenze?
R. - Sì, perché non esiste uguaglianza tra le persone: con il sistema delle caste, non c’è uguaglianza. Ecco perché non vogliono questo impegno della Chiesa per il superamento delle caste. Mentre per noi la persona è sacra.
D. - Quando, eminenza, secondo lei, le minoranze cristiane in India non saranno più bersaglio del fondamentalismo indù?
R. - Non è semplice la risposta, perché ciò che sta accadendo in Orissa non si manifesta ovunque, non è diffuso in tutta l’India. Un tempo, ad esempio, nello Stato del Gujarat ci sono state violenze contro i musulmani. Ecco: quello che è accaduto nel Gujarat sta avvenendo ora in Orissa contro i cristiani.
D. - E la Chiesa continua a rispondere alla violenza con la carità, con una forza mite …
R. – Come Gesù, i cristiani non hanno risposto alle aggressioni. Adesso, io penso che avremo l’aiuto del governo centrale e dello Stato. Inoltre, fra le iniziative della Chiesa voglio ricordare che il 7 settembre ci sarà una giornata di preghiera e di digiuno in tutta l’India. E ci saranno anche altre iniziative insieme con gli indù, con i musulmani: si sta organizzando un’assemblea di preghiera. Ci sono tante iniziative buone. E va detto questo: l’uguaglianza tra noi è una minaccia per i fondamentalisti.
Ma perché proprio dall’Orissa è partita questa fiammata di violenza anticristiana? Lo spiega il religioso indiano, padre Babychan Pazhanilath, consultore generale dei Padri Camilliani, intervistato da Luca Collodi durante i lavori al Meeting di Rimini:
R. - Lo Stato dell’Orissa è un po’ il centro della religione induista perché ci sono alcuni templi molto famosi. Tuttavia, mancano capi che possano educare al principio di solidarietà, di moralità, di convivenza con le altre religioni.
D. - Voi Camilliani lavorate serenamente in India?
R. – Noi lavoriamo più al sud, non siamo presenti in questo Stato. Ci sono però in Orissa le Figlie di San Camilllo che lavorano con i disabili. Noi siamo in uno Stato vicino all’Orissa, l’Andhra Pradesh. Lì, finora, non abbiamo avuto problemi anche perché in questo Stato i cattolici ed i cristiani sono più del 20 per cento e gli induisti non sono in numero così elevato, anche perché l’altro 20 per cento è costituito dai musulmani. Dunque, è difficile che si verifichino incidenti così come in Orissa.
D. - In India, il rapporto tra indù e musulmani qual è?
R. - In diverse parti vivono insieme, senza nessuna difficoltà.
La Georgia rompe i rapporti con Mosca. Prosegue l'emergenza profughi
◊ E' sempre più crisi nei rapporti tra Georgia e Russia. Tbilisi, su richiesta unanime del parlamento, ha rotto ieri le relazioni diplomatiche con Mosca, che ha espresso rammarico, annunciando a sua volta la chiusura dell’ambasciata in Georgia. Ora tutti gli occhi della comunità internazionale sono puntati al vertice straordinario dell’Unione Europea sulla crisi caucasica in programma per lunedì, organizzato dalla presidenza di turno francese, che ha escluso sanzioni contro Mosca. Sul terreno intanto prosegue l’emergenza profughi. La Caritas italiana continua a rinnovare l’invito alle Caritas diocesane ad organizzare per domani una giornata di preghiera e di solidarietà a favore degli sfollati del Caucaso. Due giorni fa la decisione della CEI di destinare alle vittime del conflitto un milione di euro. Una notizia accolta con grande gioia dalla Caritas della Georgia. Francesca Sabatinelli ha intervistato il direttore, padre Witold Szulcynski:
R. – Questa notizia è un sogno. La parola “grazie” in questo momento non è sufficiente, ma a nome di tutti i profughi dico “grazie infinite”, perché in questi giorni, già da quasi tre settimane, abbiamo avuto qui una vera emergenza, che non ho mai visto nella mia vita. Ci sono qui i profughi, migliaia di famiglie, scappate dai villaggi intorno a Tshkivali, in Ossezia. Sembra che nella situazione politica di oggi non potranno mai tornare alle loro case. Questa gente è stata proprio sradicata dall’ambiente in cui ha vissuto tutta la vita. Ho visto con i miei occhi a Tblisi che ci sono ancora centinaia, penso migliaia, di persone, che non hanno neanche un materasso, persone che da giorni non hanno mangiato un pasto caldo.
D. – Padre Witold, lei pensa che per queste persone non sarà possibile un rientro a casa?
R. – I profughi della città di Gori e dei villaggi lì intorno sono già tornati alle loro case. Invece i profughi dei villaggi intorno a Tskhinvali o Kodori, in Abkhazia, nella situazione politica di oggi, probabilmente, non avranno la possibilità di ritornare. Per questa gente allora significherà vivere a Tblisi, a Kudaisi o a Gori, dove si sta costruendo in questi giorni un campo con le tende, almeno per 10 mila persone. Queste persone saranno quindi costrette ad abitare in queste tende non si sa per quanto tempo. Non so. Oggi a Tblisi ci sono ancora parecchi profughi che abitano nelle scuole. Il 1° settembre avrebbe dovuto cominciare la scuola, ma probabilmente non sarà così. I profughi dovranno lasciare il prima possibile le scuole e andare sotto le tende. A Tblisi, in Georgia, ci sono ancora migliaia di persone dall’Abkhazia e dall’Ossezia, che ancora oggi sono profughi della guerra del ’91-’92 e vivono nei campi profughi.
D. – Padre Witold, fino a questo momento quali sono le emergenze…
R. – Serve soprattutto il cibo, servono i materassi, mancano le saponette, i farmaci, i pannolini per i bambini. Abbiamo anche, tra i profughi, diverse persone anziane e malate. Manca il vestiario e, questa, diciamo, è la prima emergenza, perché poi bisogna pensare a ristrutturare le case dove loro vivono. Ci sono i problemi con l’acqua e per giorni è mancata la corrente. Ci sono problemi di fognature. E’ veramente un disastro.
D. – Padre Witold, che cosa vorrebbe chiedere?
R. – Come prete cattolico, per tutta questa gente che soffre, per queste persone che hanno perso tutto, chiederei la preghiera.
Oggi le conclusioni del Meeting di Rimini. Intervista con mons. Fisichella
◊ La risposta della Chiesa alle grandi domande dell’uomo di ogni tempo. Ne ha parlato ieri al Meeting di Rimini mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e rettore della Pontificia Università Lateranense. Occasione la presentazione del libro “Per un umanesimo del Terzo Millennio. Il Magistero sociale della Chiesa” di mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino. E in quest’ultima giornata della kermesse riminese, il videomessaggio per il Meeting del presidente della commissione europea, Josè Manuel Barroso che non ha potuto essere presente a causa dell’acuirsi della crisi in Georgia. La guerra può essere evitata, il cuore del suo messaggio, e l’Europa può giocare un ruolo importante. Nel pomeriggio l’incontro finale: “Uomini senza patria”. Annunciato anche il titolo del Meeting 2009: "La conoscenza è sempre un avvenimento". Il servizio della nostra inviata al Meeting, Debora Donnini:
“Perché il dolore, perché la morte?”. La Chiesa non può sottrarsi a rispondere alle domande dell’uomo, in ogni tempo - afferma mons. Fisichella. E la risposta entra anche nelle questioni che dominano l’attualità. Punto centrale è che non esiste libertà senza verità e amore. L’Amore non è la passione di un fine settimana. Mons. Fisichella:
"Solo nella misura in cui si ama, tenendo come principio quell’amore che è crocifisso, là dove tutto viene dato, là dove niente viene tenuto per sé, ma là c’è un Dio che dà tutto se stesso, senza nulla chiedere in cambio, perché l’uomo neanche avrebbe potuto corrispondere alla grandezza di quell’amore, solo nel momento in cui si ama in quel modo, allora, saremo capaci di essere protagonisti della nostra esistenza".
Così a proposito della vicenda di Eluana Englaro, mons. Fisichella sottolinea: non entro nello spazio delle coscienze, ma non capisco l’accanimento nel voler difendere la libertà in relazione alla morte. L’arte è contemplazione della bellezza, non la gratuità di un insulto alla fede, afferma poi a proposito della rana crocifissa esposta al Museion di Bolzano.
Siamo nel mondo ma non del mondo. E’ dunque necessario essere presenti, dare risposte. Se non fossimo credibili - dice mons. Fisichella – il mondo non ci insulterebbe. E che la fede sia vera e viva è testimoniato anche dal sangue versato da tanti martiri, non solo ieri, ma oggi come ci raccontano quotidianamente le cronache. E noi siamo cristiani perché apparteniamo a Cristo, senso della vita in grado, appunto, di rispondere alle domande più profonde.
Forte stamani la testimonianza di Salih Osman, avvocato sudanese della regione del Darfur, imprigionato dal regime di Khartoum, insignito del premio Sacharov 2007. L’unione dei popoli europei ha dimostrato quanto questo sia importante per evitare la guerra. Deve essere un esempio di integrazione per gli altri popoli. E’ il messaggio trasmesso da un video dal presidente della Commissione europea, Barroso che ai giovani dice: Dobbiamo difendere l’Europa, e questo spetta a voi.
Sul fronte delle mostre, il primato della più visitata è stata quella dedicata allo scrittore Giovanni Guareschi, nel centenario della sua nascita. “Non muoio neanche se m’ammazzano”, il titolo dell’ esposizione che ripercorre la vita dell’autore di don Camillo e Peppone. Quella di uno scrittore capace di mostrare agli uomini quanto sia grande e bello il loro destino, basta che abbiano l’umiltà di aprirsi al soffio eterno del Creatore.
Ma ascoltiamo mons. Rino Fisichella nell'intervista del nostro inviato Luca Collodi:
D. - Mons. Fisichella, secondo lei, la modernità porta in sé un progetto di ateismo?
R. – Ma, forse, un progetto ... ma certamente, le conseguenze sono state anche quelle. La modernità si è mossa ai suoi inizi con l’intento di riscoprire la grandezza dell’uomo, e quindi di porre l’uomo al centro. Il grande problema che si è posto storicamente è che una volta posto l’Uomo al centro, questa modernità ha voluto eclissare Dio. E quindi, inevitabilmente, si è scaturiti verso una forma di ateismo. Quello che viviamo, purtroppo, è che gli intenti della modernità non sono poi giunti fino alla fine nell’intento originario che si era dato, e quindi questo Uomo, lasciato solo a se stesso, in balìa di se stesso, si è ritrovato anche rinchiuso in una forma di solitudine che, di fatto, è quella che oggi è constatabile e che lo porta anche a ricercare da sé l’esigenza di Dio.
D. – In questi tempi moderni, non è difficile sentire testimonianze di persone, dell’Uomo moderno, che affermano di non credere ai preti ma di credere in Dio. La Chiesa ha gli strumenti per capire la modernità?
R. – La storia della teologia, anche la letteratura teologica e anche filosofica, è ricolma di testi che hanno affrontato il tema della modernità che, detto per inciso, è un tema molto complesso. Noi stiamo andando verso la fine della modernità: qualcuno parla già del nostro ingresso nella post-modernità. Ma è difficile dare un giudizio su un fenomeno così complessivo, che è un fenomeno storico, culturale, politico, cioè raggruppa in sé molte, molte dimensioni. Noi non abbiamo soltanto quindi gli strumenti per comprendere che cosa sia stata e che cosa è la modernità; quello di cui abbiamo bisogno, però, è la capacità di poter comunicare con l’Uomo di oggi, la capacità, cioè, di poter entrare all’interno del suo linguaggio che è un linguaggio estremamente diverso dal nostro. Molte volte noi ci troviamo con un linguaggio che il giovane di oggi non comprende sia perché spesso manca di quelle che sono le cognizioni basilari, ma sia anche perché il nostro è un linguaggio per gli esperti, è un linguaggio per gli addetti ai lavori. Noi dobbiamo fare la grande fatica di poter immetterci all’interno di una situazione diversa che non è la nostra, è il nostro ingresso nel mondo, la grande sfida è questa: entrare pienamente in questo mondo per poter dare una risposta di senso. Io penso che solo in questo modo riusciamo non soltanto a cogliere realmente la realtà ma a far comprendere anche a quanti dicono che credono in Dio ma non credono nei sacerdoti, non credono nella Chiesa, quello che è la realtà della Chiesa. Purtroppo, spesso avviene che noi non siamo capaci a comunicare, a trovare le parole giuste ma molte volte succede anche che le persone che non vogliono la Chiesa non la conoscono. Nel momento in cui la conoscessero nella maniera giusta, per quello che veramente è, penso che probabilmente arriverebbero a coniugare il binomio senza il quale, tra l’altro, non si può conoscere veramente Dio.
Santuario di Belmonte. Padre Martino: "ho perdonato i miei aggressori"
◊ “Ho perdonato i miei aggressori, prego per loro”: parla così padre Martino Gurini, uno dei quattro frati aggrediti lo scorso 26 agosto presso il Santuario mariano di Belmonte nel piemontese. Il frate sarà dimesso nel pomeriggio, mentre preoccupano ancora le condizioni di padre Sergio Baldin, ricoverato presso l’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Ai microfoni di Elena Mandarano, padre Martino racconta ciò che ha vissuto, sottolineando la solidarietà ricevuta:
R. – Mi sento meglio; la notte è stata abbastanza tranquilla e adesso è venuto il dottore che mi ha detto che mi lascia andare a casa questa stessa sera.
D. – Come ha vissuto il momento dell’aggressione?
R. – Non abbiamo pensato a niente, perché sono arrivati correndo, questi quattro individui e ci hanno aggredito ferocemente. Io sono caduto per terra, per fortuna che ho potuto schivare il colpo principale. E’ stato in un primo momento il panico, la paura, poi ho subito invocato la Madonna. E’ stato un momento tragico, veramente: io pensavo di morire, in un primo momento ...
D. – Lei ha detto di aver già perdonato i suoi aggressori e di aver pregato per loro. Cosa l’ha portata a ciò?
R. – Quando ho potuto connettere come e perché si avventavano contro di noi, allora ho pensato che solo il Buon Dio poteva arrivare ai loro cuori, richiamarli sulla strada, perché non c’è felicità, non ci può essere pace se non c’è la pace nel cuore. Io credo che anche loro sono figli del Buon Dio, hanno bisogno più di altri di comprensione e di tolleranza.
D. – Domani è prevista una Messa presieduta dal cardinale Poletto. Ci sarà anche lei. Quanto è importante, in questo momento, pregare con la comunità, che è sbigottita?
R. – Credo che sia la cosa principale, la più corretta in questo momento. Io ho sentito molto la solidarietà della popolazione in questi tre giorni che sono qui in ospedale. I sacerdoti della zona sono stati veramente fratelli, sono venuti a trovarmi, e anche la gente del posto è accorsa, qualcuno ha fatto il turno per restare anche di notte, se avessi avuto bisogno di qualche cosa ... E’ stata l’occasione di questa grande solidarietà, io ho capito anche l’importanza di quel Santuario, a vedere come la gente vicina deplorava il fatto, domandava giustizia ...
D. – Padre, lei è venuto qui per un periodo di vacanza. Tornerà in Bolivia. Cosa porterà di questa esperienza, con sé?
R. – Questa esperienza ha un aspetto di amarezza, di sorpresa, di vedere questa brutalità. Dall’altra parte penso di tornare con questa esperienza che mi fa guardare all’umanità con più misericordia e con più comprensione.
Giornata internazionale degli scomparsi: migliaia di persone svanite nel nulla
◊ “Fermiamo le sparizioni forzate” così Amnesty International in occasione dell’odierna Giornata internazionale degli scomparsi. Secondo le principali agenzie mondiali per i diritti umani, nel 2007 in 29 Stati sono sparite nel nulla migliaia di persone. Al microfono di Massimiliano Menichetti, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia ribadisce che per combattere il fenomeno è necessario che sia ratificata la Convenzione ONU per la protezione di tutte le persone vittime di sparizioni forzate.
R. – Ci sono due tipi di discorsi distinti da fare: sparizioni che vanno avanti in alcuni casi anche da più di 20 anni, e sono veramente decine di migliaia. E poi ce ne sono probabilmente centinaia e centinaia che avvengono ogni anno, e la cosa importante da ricordare è che la sparizione è una delle forme più terribili di violazione dei diritti umani, sia perché si protrae nel tempo sia perché coinvolge e la vittima e, naturalmente, i familiari.
D. – Dove è nato questo drammatico fenomeno, e quando?
R. – Storicamente, il fenomeno è stato conosciuto come quello dei “desaparecidos” e si è sviluppato sotto le dittature militari in America Centrale e Latina negli Anni Sessanta e Settanta con casi – i più noti – dell’Argentina, del Cile ma anche del Guatemala, del Salvador ... Oggi è un fenomeno attuale, contemporaneo perché viene utilizzato da numerosi Paesi anche in contesti diversi da quello del regime militare. Ad esempio, per quanto riguarda la guerra al terrore, il fenomeno delle detenzioni arbitrarie, della successiva sparizione in un carcere segreto è quanto mai di attualità.
D. – Un fenomeno che tocca oggi cinque continenti: voi denunciate quest’anno in particolare i casi di Pakistan e Salvador ...
R. – Sono Paesi che hanno vissuto e vivono il fenomeno delle sparizioni in modo diverso. In Salvador, centinaia di bambini e bambine sparirono nel nulla negli anni (dal 1980 al 1988) del conflitto interno, e le associazioni delle madri e dei padri degli scomparsi continuano ancora oggi a lottare e ottengono anche dei risultati: questo è importante sottolinearlo. L’altro Paese, il Pakistan, è un Paese che, prima del 2001 e prima quindi che ci fossero gli attacchi alle Torri Gemelle e la guerra al terrore che ne è scaturita, era sostanzialmente immune dalle sparizioni; oggi, purtroppo, è un Paese nel quale almeno un migliaio di persone risultano svanite nel nulla dopo essere state arrestate dai servizi di sicurezza.
D. – Venticinque anni fa, le Nazioni Unite istituirono questa Giornata internazionale. Che cosa è cambiato in 25 anni?
R. – E’ cambiato che, certamente con il mutare della situazione politica globale, il fenomeno che era presente in maniera massiccia in alcune aree del pianeta, in particolare in America Latina, ora non lo è più; era presente anche in alcuni Paesi del Medio Oriente. Penso al Marocco in particolare: non c’è più! Però, si è diffuso in altre aree che ne erano immuni e si è diffuso proprio perché purtroppo è un metodo tremendamente efficace, se non viene contrastato.
D. – Per lottare contro questo fenomeno, le Nazioni Unite hanno adottato, nel 2006, una Convenzione...
R. – E' la Convenzione che dovrebbe fornire elementi di prevenzione del fenomeno degli scomparsi e di punizione nei confronti degli autori. Purtroppo, è una convenzione che non è ancora entrata in vigore perché è stata ratificata soltanto da cinque Paesi e dovrà entrare in vigore alla ventesima ratifica. L’Italia l’ha firmata nel luglio 2007 però ancora non l’ha ratificata.
Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
◊ Nella 22.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù rivela ai discepoli che sarà ucciso per risorgere il terzo giorno. Pietro, prendendolo in disparte, lo rimprovera dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». E il Signore risponde: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Quindi, rivolto a tutti i discepoli, dice:
“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
(musica)
Pietro stava già seguendo Gesù quando gli è stato dato dall’Alto di riconoscerLo, ma il nuovo riconoscimento gli richiede una nuova sequela. Per seguire Cristo bisogna infatti, in qualche modo, riconoscerLo, ma è più facile riconoscerLo che seguirLo. E’ più facile perché il riconoscimento sgorga da una pura grazia, mentre la sequela e la perseveranza nello stare dietro a Lui chiama in causa l’uomo in diversa maniera.
Gesù indica ai suoi tre passi:
l’esercizio attivo della volontà
il rinnegamento di sé
l’abbraccio della propria croce.
Occorre desiderare di seguire Cristo, di andare dietro a Lui, di stare con Lui.
Ma ciò non è in alcun modo possibile se si rimane nell’ “ossessione di sé”, nell’ossessione del proprio “io” e non si accetta di decentrare il proprio sguardo fissandolo su di Lui.
Anche il rinnegamento di sé non è tutto quel che è richiesto: occorre prendere la propria croce. Scrive C.K. Norwid che una metà della vita dell’uomo serve ad individuare la propria croce e l’altra metà a portarla e piantarla sulla propria tomba.
Solo dopo aver preso la propria croce, cioé, il contenuto della volontà di Dio su di noi, solo allora potremo andare dietro a Cristo e “trovare la vita” invece di perderla. Questa è la strada ed è l’unica.
(musica)
Messico. Il cardinale Rivera Carrera: "abominevole e immorale" la legge sull'aborto
◊ In un comunicato diffuso sulla stampa del Distretto Federale, dopo la decisione della Corte Suprema di avallare la legge che consente l'aborto entro la 12.ma settimana, il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, invita a riflettere su una grave contraddizione: siamo tutti angosciati di fronte "al timore generalizzato della violenza urbana nonché davanti alle distruzioni del narcotraffico, ma ora a tutto ciò si somma la violenza istituzionale, con l'avvallo della giustizia, che certamente non fermerà la perdita di vite umane e sarà anche causa di danni fisici, morali e spirituali tra le donne che vivono questo tragico evento". Il porporato manifesta "profondo disagio e dolore" per l’approvazione della legge che "consente l'assassinio di esseri innocenti ancora nel ventre della madre" e introduce in una parte del Paese "la cultura della morte". Nella nota l'arcivescovo invita tutti i cattolici "ad offrire aiuto immediato" alle donne che "subiscono la violenza, l'emarginazione, l'abbandono e l'ignoranza e, spesso, sono obbligate dal proprio partner o dalla famiglia ad eseguire il terribile atto dell'aborto" e ricorda ai medici cattolici che in questi casi "possono esercitare l'obiezione di coscienza e dunque rifiutare nei propri posti di lavoro quest'atto di lesa umanità". Nel comunicato si chiede inoltre alle autorità dello Stato e ai dirigenti delle strutture sanitarie di non ostacolare questo diritto e di rispettare coloro che opporranno il proprio rifiuto ad eseguire aborti. Il cardinale Rivera Carrera affida il popolo messicano alla Madonna di Guadalupe affinché estenda la sua amorevole protezione sul Paese "in un'ora così difficile". Subito dopo che l'Assemblea legislativa del Distretto Federale, nell'aprile 2007, aveva approvato a larga maggioranza la depenalizzazione dell'aborto entro la 12.ma settimana, presso la Corte Suprema furono depositate due opposizioni: la prima del fiscale generale della Repubblica, voluta dal presidente Felipe Calderòn, e l'altra della Commissione nazionale per i diritti umani. Due giorni fa la Corte Suprema ha pubblicato il suo verdetto: otto voti che dichiarano costituzionale la legge e tre contrari. Durante i giorni delle discussioni in seno all'alta Corte, in Messico, si era aperto un ampio dibattito sul diritto alla vita, non solo per quanto riguarda l'aborto ma anche per l’alto indice di violenza che colpisce la nazione. In questi primi otto mesi del 2008 i "morti ammazzati" sono oltre 2.950. Nel 2007 furono in tutto l'anno 2.700. Dati che aiutano a leggere la posizione della Chiesa e del cardinale Rivera Carrera da una prospettiva ben diversa, anche perché da più parti si teme che fra poco altre Assemblee legislative procedano nella medesima direzione. (A cura di Luis Badilla)
Libertà religiosa e famiglia nell'omelia dell’arcivescovo Bagnasco per la festa della Madonna della Guardia
◊ Ha radunato migliaia di pellegrini l’annuale celebrazione, a Genova, della Madonna della Guardia: in ventimila nel periodo della novena - riporta il quotidiano Avvenire - hanno raggiunto il Santuario alle spalle della città per rendere omaggio, chiedere grazie e offrire preghiere alla Vergine. Un pellegrinaggio che da tradizione si svolge ogni 29 agosto dal 1490, quando la Madonna apparve al contadino Benedetto Pareto e gli chiese di edificare lassù una cappella, oggi Santuario. Qui a presiedere la Messa solenne, è intervenuto ieri l’arcivescovo Angelo Bagnasco che nell’omelia ha parlato delle drammatiche sfide del presente, come la pace e la libertà religiosa, ma anche della centralità della famiglia “perno della Chiesa, della società umana, della civiltà, grembo della vita, scuola di fede”. Ad essa – ha annunciato il porporato - sarà dedicato il percorso annuale della pastorale diocesana. E proprio al clero locale l’arcivescovo Bagnasco si è rivolto con particolare attenzione, ricordando che il sacerdote è una “necessità insostituibile” nella Chiesa, “punto fermo” della comunità cristiana che pure si avvale della preziosa collaborazione dei laici. Ai sacerdoti il porporato ha ricordato la necessità dell’obbedienza e del servizio alla Chiesa, nell’umiltà, la vigilanza e la generosità, nonché l’importanza della fraternità, “di ordine spirituale prima ancora che pastorale”. (C.D.L.)
Afghanistan: a rischio carestia oltre quattro milioni di persone
◊ Rischio carestia il prossimo inverno in Afghanistan per quattro milioni e mezzo di persone che hanno problemi a procurarsi il cibo a causa degli alti prezzi degli alimentari. A lanciare l’allarme l’organizzazione umanitaria Oxfam, con sede a Londra, sostenendo che la crisi è determinata anche dalle avverse condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato quest’anno, con un inverno molto rigido seguito da piogge molto scarse, e dalle restrizioni alle esportazioni imposte da alcuni Paesi vicini. In questo senso hanno agito Pakistan, Kazakhstan e Iran, che hanno istituito una tassa sulle esportazioni alimentari. L’Oxfam ha scritto a numerosi governi chiedendo di appoggiare le missioni delle organizzazioni umanitarie e di aumentare il loro contributo al fondo per l’aiuto alimentare dell’ONU. Ma c’è anche il clima di insicurezza sul terreno a limitare la possibilità per le organizzazioni umanitarie di consegnare viveri alla popolazione, che fra l’altro sta aumentando per il ritorno di migliaia di profughi. Secondo l’organizzazione britannica sono 210 mila quelli tornati quest’anno nel Paese, soprattutto da Pakistan e Iran. (E. B.)
Emergenza alluvioni in Nepal
◊ È emergenza umanitaria in Nepal. Sono decine di migliaia gli sfollati nella zona orientale del Paese, flagellata dalle piogge degli ultimi giorni che hanno causato alluvioni e lo straripamento del fiume Koshi. Lo riferisce AsuaNews. Continuano le operazioni di soccorso nelle aree più colpite dalle inondazioni – Shreepur, Laudani, Haripur e Kusaha – all’interno delle quali vi sono più di 60mila sfollati che hanno perso le loro case, sommerse dalle acque. Nei distretti di Sunsari e Sarlahi interi raccolti sono andati perduti e la principale fonte di sostentamento per la popolazione locale è pressoché distrutta. Per ora non vi sono vittime ufficiali, ma in molti nuclei familiari si registrano dispersi dei quali non si hanno più notizie. Altri denunciano sparizioni, in particolare fra i bambini, che in molti casi hanno perso i contatti con genitori e parenti. Destano preoccupazione le numerose carcasse di animali morti, che potrebbero diventare fonte di epidemie o infezioni. La tragedia è stata causata dal cedimento del terrapieno che conteneva l’alveo del fiume Koshi. La sua costruzione – sottolinea AsiaNews - è opera del governo indiano, che dovrebbe anche garantirne la manutenzione, ed è diventata il pomo della discordia fra i due Paesi. Il Nepal accusa l’India di imperizia, mentre il vicino ribatte che era dovere del governo nepalese avvertire dei possibili rischi causati dall’innalzamento del fiume. Nonostante tutto, i due fronti si sono accordati per una immediata ricostruzione delle barriere, essenziali per permettere un lento ritorno alla normalità nell’area. Nel frattempo le alluvioni hanno colpito anche l’India, facendo registrare già dei morti: nello stato del Bihar, il rovesciamento di un battello che trasportava degli sfollati ha causato la morte di 20 persone. Ad oggi sono 70 le vittime accertate, mentre centinaia di migliaia sono senza cibo e acqua potabile.
Paraguay: il presidente Lugo chiede perdono per le violenze del regime Stroessner
◊ Il presidente del Paraguay, Fernando Lugo, ha chiesto perdono a nome dello Stato alle vittime del regime del generale Alfredo Stroessner. Lo ha fatto in questi giorni al Teatro nazionale di Asuncion – riporta l’agenzia Misna – in occasione della presentazione di un rapporto sulla repressione politica tra il 1954 e il 1989. Il testo, redatto dalla Commissione verità e giustizia, ha raccolto in un migliaio di pagine più di duemila testimonianze di torture, assassinii, sequestri ed esecuzioni sommarie. Secondo le stime dell’organismo, istituito cinque anni fa, e presieduto da mons. Mario Melanio Medina, vescovo della diocesi di San Juan Bautista de las Misiones, le vittime dirette e indirette del regime di Stroessner furono oltre 128.000; le detenzioni illegali sarebbero state circa 19.600, le persone scomparse 337 e 59 le esecuzioni senza processo. Gli anni peggiori – afferma il documento – furono i ’60 e i ’70, segnati da una vasta offensiva contro le comunità contadine e ogni movimento di opposizione. “La tortura – si legge - fu il migliore strumento di controllo sociale utilizzato dal regime militare”. In uno dei cinque capitoli del rapporto sono indicati per nome e cognome i presunti responsabili delle violazioni e la Commissione spera che le testimonianze raccolte possano costituire la base per perseguire penalmente i colpevoli. Secondo il presidente Lugo “a partire da questo momento inizia una grande sfida di giustizia”. Un contributo importante potrebbe arrivare dalla nuova “segreteria nazionale per i diritti umani”, un organismo chiamato a proseguire le indagini iniziate nel 2003. I governi di Stroessner furono sostenuti dal “Pardido Colorado”, una formazione costretta all’opposizione per la prima volta dopo oltre 60 anni proprio dalla vittoria di Lugo nelle elezioni di aprile. (E. B.)
In Romania un sito web si fa ponte per il dialogo fra le Chiese
◊ In Romania il dialogo ecumenico si sviluppa sul web. Un sito internet aperto nel 2002 fornisce ai fedeli di lingua romena informazioni e approfondimenti sulla Chiesa cattolica e su quella ortodossa. Basta digitare www.catholica.ro per leggere notizie sulla Chiesa universale, con particolare riguardo all’aspetto ecumenico, quotidianamente aggiornate. In un’intervista rilasciata all’agenzia Fides - riferisce l'Osservatore Romano - il direttore Marcel Capan, spiega che la volontà di fare informazione on-line nasce dopo la visita in Romania di Papa Giovanni Paolo II, nel 1999, per dare corpo negli anni ad un portale dedicato all’informazione che oggi conta in media 2 mila accessi giornalieri. “Oltre alla rubrica dedicata alla Chiesa ortodossa in Romania – evidenzia Capan – abbiamo una rubrica sull’ecumenismo, dove presentiamo notizie sulla vita delle Chiese di altri Paesi e le iniziative della Chiesa cattolica”. Un progetto che gode dell’approvazione della Conferenza episcopale romena e che va avanti grazie al “sostegno finanziario da parte di diocesi ed eparchie”, per “quasi il 40 per cento delle spese”, e di abbonati e donatori. Fondi destinati a sostenere anche progetti paralleli deputati alla formazione: in rete i giornalisti di catholica.ro gestiscono anche un sito dedicato alle famiglie che fornisce materiali su catechesi, riflessioni, omelie, preghiere. (C.D.L.)
Il Parlamento europeo affronta la questione dei bambini scomparsi
◊ Si occuperà anche di tematiche di carattere sociale il Parlamento Europeo, che si riunirà dal1° al 4 settembre a Bruxelles. Lunedì, dopo aver affrontato il problema del conflitto nel Caucaso, gli eurodeputati cercheranno di definire un sistema di allerta comunitario per i bambini scomparsi. “Il rapimento dei bambini – si legge nel programma dei lavori, diffuso dall’agenzia Sir - è tra i crimini più inumani ed è in aumento in Europa”. Rilevando come talvolta le vittime siano “trasportate al di là delle frontiere”, i deputati “sollecitano un sistema di allerta europeo per l’immediata trasmissione di particolari sul bambino scomparso, di informazioni sulla sparizione e sui sospetti rapitori, e l’attivazione di un numero verde”. Il giorno successivo l’ordine del giorno prevede due relazioni riguardanti le donne. La prima mira a “colmare il divario retributivo tra uomini e donne”, chiedendo di “eliminare penalizzazioni derivanti dal congedo maternità”. La seconda intende invece sollecitare la definizione di codici etici contro gli stereotipi sulle donne nei messaggi pubblicitari. (E. B.)
Vaticano: progetti ecosostenibili contro il degrado ambientale
◊ Produrre energia pulita abbattendo i consumi e tutelando l’ambiente. E’ questo l’obiettivo dei progetti in corso in Vaticano per raggiungere entro il 2020 il traguardo, fissato dagli Stati europei, di derivare almeno il 20 per cento del contributo energetico da fonti rinnovabili. Risultato al quale contribuisce l’installazione, prevista tra i mesi di settembre e ottobre, di un grande pannello fotovoltaico sulla copertura dell’Aula Paolo VI. Secondo il progetto, realizzato in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma – spiega all’Osservatore Romano Mauro Villarini, ingegnere responsabile dei progetti sulle fonti di energia rinnovabile in Vaticano – una serie di schermi capaci di captare energia solare andranno a rivestire circa 2mila metri quadrati dei 5mila totali della copertura dell’Aula Nervi ed entreranno in funzione alla fine dell’anno. L’intervento – aggiunge – non inciderà in maniera significativa sulla visuale esterna della struttura, che è stata scelta perché di concezione moderna e dunque più compatibile con l’installazione delle nuove tecnologie. Un progetto ecocompatibile che – sottolinea ancora Villarini – risponde all’invito formulato da Papa Benedetto XVI lo scorso 1° gennaio 2007, in occasione della Giornata mondiale della Pace, quando il Santo Padre “di fronte al diffuso degrado ambientale”, chiese di favorire la formazione di una coscienza ecologica “in modo che si sviluppi e maturi trovando adeguata espressione in programmi ed iniziative concrete'”. Al progetto di prossimo avvio se ne aggiungono altri in cantiere: entro ottobre al via i lavori di un secondo impianto che sfrutterà l’energia solare per produrre acqua calda. (C.D.L.)
Festival di Venezia: applausi tiepidi per "Un giorno perfetto" di Ozpetek
◊ Ancora drammi familiari, ancora coppie allo sbando in un deserto di valori ed incertezze emotive. Una raggelata platea di giornalisti, accoglie, con appena tiepidi applausi, il durissimo “Un giorno perfetto” di Ferzan Ozpetek. Il primo italiano in concorso a questa 65.ma mostra del cinema, il regista delle “Fate Ignoranti” e “Saturno Contro”, cambia tutto e ci regala una fotografia cupa e senza via di uscita di un’Italia ancora sopraffatta da violenze domestiche e matrimoni in frantumi. Abbandonato il gioioso colore delle famiglie allargate a cui ci aveva finora abituato, Ozpetek dà l’impressione di credere invece poco o niente nella cosiddetta famiglia tradizionale. Isabella Ferrari e Valerio Mastrandrea, gli straordinari ed intensissimi protagonisti di questa devastante ossessione amorosa che sembra rubata ad un talk show di seconda serata. Lui poliziotto di scorta di un politico di basso rango, non accetta la separazione dalla moglie e i figli, e sprofonda così in un buio sempre più nero. Volto emaciato, fissità dello sguardo e lunghi silenzi, parlano della deriva interiore con cui reagisce impotente all’abbandono. Annaspa, soffre, ma in assenza di riferimenti non ce la fa: getta la spugna e nel baratro trascina anche la moglie ed i figli. Un colpo di pistola in bocca ed insieme alla sua, strappa anche la vita dei due bambini. Una strage degli innocenti senza vincitori ma costellata da vinti, tutte vittime di una società che dal politico in crisi esistenziale all’innocente madre di famiglia, ci appare del tutto incapace di preparare i suoi figli alla battaglia che li attende nella vita di tutti i giorni. Ed ancora battaglie, ma da tutte altre latitudini, ci attendono poi in giornata con la testimonianza dal fronte di Emergency. Intanto, meditiamo sull’affresco targato Ozpetek, salutare nel suo shock ma troppo pessimista nel non riconoscerci vie di scampo, con qualche riserva e non solo sul piano strettamente cinematografico. (Da Venezia, Diego Giuliani)
A sorpresa McCain chiama una donna alla vicepresidenza: Sarah Palin, governatore dell’Alaska
◊ Un nuovo colpo di scena riaccende l’attenzione sulle elezioni presidenziali USA. Il candidato repubblicano, Jhon McCain, ha presentato ieri a Dayton, in Ohio, la sua vicepresidente, Sarah Palin, numero uno dello Stato dell'Alaska. Per gli osservatori si tratta di una scelta che potrebbe rappresentare un’attrattiva anche per gli elettori delusi dalla sconfitta di Hillary Clinton. Il servizio è di Stefano Leszczynski:
È Sarah Palin, la più giovane governatrice dell'Alaska, la vicepresidente scelta da John McCain, il candidato repubblicano alla Casa Bianca. Il nome della Palin ha colto di sorpresa i commentatori, che ancora giovedì davano McCain incerto tra l'ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, e il governatore del Minnesota, Tim Pawlenty. A guidare la scelta di McCain - come ha rivelato lui stesso - sono stati i forti principi, lo spirito combattivo e la grande umanità che caratterizzano la Palin. La governatrice dell'Alaska, 44 anni, contro i 72 di McCain, si è presentata sul palco di Dayton con il marito e i loro cinque figli: il primo, diciannovenne in partenza per l’Iraq, l’ultimo, invece affetto dalla sindrome di Down. Membro tesserato della National Rifle Association, la potente lobby delle armi americana, è una convinta sostenitrice della pena di morte, anche se del tutto contraria all’aborto. Non si è fatta attendere la reazione da parte democratica, il cui portavoce ha fatto notare la mancanza di esperienza in politica estera della Palin e la sua posizione vicina a quella dei petrolieri. La Palin, infatti, è anche la presidente della Alaska Oil and Gas Conservation Commission. Sarah Palin tuttavia ha un tasso di gradimento del 90%, che la rende uno dei governatori più popolari d'America e, in qualità di prima donna candidata alla vicepresidenza dal 1984, una candidata molto appetibile anche per gli elettori democratici delusi dall’uscita di scena della Clinton.
Gustav
Non si placa la devastante corsa dell’Uragano Gustav. Dopo aver imperversato sui Caraibi causando oltre 85 morti, per oggi è atteso il suo passaggio su Cuba. Il suo arrivo sulle coste statunitensi è previsto per martedì. Già evacuante diverse aree del Texas e della Lousiana. A New Orleans, dove in questi giorni ricorre il terzo anniversario di Katrina, è stato dichiarato lo stato di emergenza. L’uragano si è intanto rafforzato fino a categoria 2 e secondo National Hurricane Center americano, la perturbazione potrebbe salire nelle prossime 48 ore fino alla categoria 4 della scala Saffir-Simpson.
Thailandia
Il primo ministro thailandese, Samak Sundaravej, che oggi ha incontrato il re Bhumibol Adulaydej, ha dichiarato che nonostante le crescenti proteste contro il suo governo non si dimetterà. Intanto, nel Paese contiua ad essere scosso dalle manifestazioni. Da ieri i dimostranti del PAD, l’Alleanza del popolo per la democrazia, hanno esteso le proteste in diversi aeroporti. Interessato anche lo scalo di Phuket. Circa 15 mila turisti, in gran parte stranieri, sono ora bloccati nel "paradiso" turistico thailandese. L’attuale capo dell’esecutivo è accusato di essere agli ordini di Thaksin Shinawatra, ex uomo forte del Paese, rovesciato con un colpo di Stato nel 2006 e rifugiatosi in Gran Bretagna.
Pakistan
In Pakistan, non si ferma l’escalation di violenza in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 6 settembre. Una quarantina di militanti talebani sono stati uccisi nella turbolenta valle nordoccidentale di Swat al confine con l'Afghanistan. Nell'area, da mesi, sono in corso combattimenti tra esercito pakistano e guerriglieri fondamentalisti. Infine, nel sud Waziristan si registrano cinque morti per il lancio di un missile dall'Afghanistan. L’ordigno aveva come bersaglio un presunto nascondiglio di estremisti.
Algeria
In Algeria, ancora scontri tra esercito e guerriglia integralista. Attentati e incursioni dei gruppi armati di matrice islamica hanno insanguinato nelle ultime 48 ore diverse zone dell'Algeria, dove sono morti 5 militari, due guardie comunali e il guardiano di una prigione. Nei vari combattimenti, cinque membri di Al Qaida per il Maghreb islamico sono stati uccisi dall'esercito.
Italia - Libia: risarcimenti coloniali
Il premier italiano, Silvio Berlusconi, è arrivato a Bengasi, in Libia, dove in giornata incontrerà il leader libico, Muammar Gheddafi, per firmare "l'Accordo di amicizia e cooperazione" tra i due Paesi. L’accordo prevede la fornitura da parte dell’Italia di 5 miliardi di euro in 25 anni, sotto forma di costruzione di infrastrutture, come risarcimento del periodo coloniale. Berlusconi ha riportato in Libia anche la "Venere di Cirene", statua trafugata da archeologi italiani nel 1913. Da Tripoli si aspetta ora un contributo nella lotta all’immigrazione clandestina.
Immigrazione
Prosegue senza soste l’ondata di sbarchi di immigrati sulle coste italiane. Oggi, sono approdati nel trapanese 48 persone. A Marettimo sono stati invece fermati quattro clandestini dopo lo sbarco. Intanto, in acque maltesi continuano le ricerche dei 70 dispersi del drammatico naufragio dei giorni scorsi. Una tragedia che secondo Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Alto commissariato ONU per i Rifugiati, può essere paragonata, per numero di morti, ad una sciagura aerea. La stessa Boldrini, intervistata da Emanuela Campanile, denuncia però l’indifferenza generale nella quale cui avvengono i drammi dell’immigrazione lungo le rotte del mediterraneo:
R. - Vediamo che si sta imponendo in qualche modo uno standard molto diverso per queste persone che subiscono traumi, ma che tentano di attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna. Ora, se confermato questo numero, si tratta veramente di un numero incredibile di persone: oltre 70 persone, morte quasi nell’indifferenza generale. Sì, se ne è parlato un po’, ma questo poi viene consumato in un sistema che non si sofferma a riflettere con attenzione. Purtroppo, c’è da fare un’amara considerazione: se un disastro del genere fosse accaduto a degli europei, ci sarebbero stati sicuramente approfondimenti mediatici, mobilitazioni, notizie straordinarie, "numeri verdi" per informare le famiglie. Ma anche quelle famiglie stanno in pena, anche le loro famiglie hanno diritto di sapere. Ed è giusto che possano recuperare i corpi dei propri congiunti per dare loro una degna sepoltura. Quindi, ho l’impressione che si stia perdendo quel senso di pietas, di solidarietà umana e che, in qualche modo, si dia per consolidato e per scontato che - se ad essere coinvolti sono dei migranti, dei richiedenti asilo - a queste persone non si debba riservare lo stesso trattamento degli altri, perchè in qualche modo non ne sono degni. E questo è terribile. E’ come aver saltato un fossato. Noi stiamo recependo questa dimensione: che esistono persone che hanno meno valore umano di altre. Stiamo classificando gli esseri umani di serie A e quelli di serie B, a seconda di dove sono nati e da dove provengono. Questo fa la differenza.
Spagna
Panico nel centro di Malaga, in Spagna, dove un uomo alla guida di un'automobile ha investito e ferito 7 persone in un'isola pedonale. Due donne, un'italiana e una tedesca, sono state investite per due volte e versano in gravi condizioni. Il pirata della strada è stato bloccato da un camion della nettezza urbana, da un cameriere e un agente in borghese che lo hanno consegnato alla polizia. Evitato un tentativo di linciaggio da parte di alcuni passanti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 243
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