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Sommario del 29/08/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Martirio di Giovanni Battista. Il Papa: "Nella storia della Chiesa non mancherà mai la persecuzione"
  • Udienze
  • Il cardinale Sodano dedica la nuova chiesa di Kazan. Il nunzio in Russia: la comunità internazionale favorisca una soluzione negoziale della crisi in Caucaso
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Mamberti al Meeting di Rimini: combattere la cristianofobia come l'antisemitismo e l'islamofobia
  • Violenze in India: migliaia di cristiani fuggiti nelle foreste. E' emergenza cibo
  • Il Pakistan tra crisi e attentati: la riflessione del nunzio a Islamabad
  • I vescovi messicani sull'aborto: un diritto non può violare un altro diritto
  • Chiesa e Società

  • Aumentano le vittime della tempesta 'Gustav' e resta alto l'allarme nel Golfo del Messico
  • India: il governo stanzia 229 milioni di dollari per lo Stato del Bihar, devastato dallo straripamento di un fiume
  • Chiesa ortodossa russa e georgiana unite contro il conflitto nel Caucaso
  • Caucaso: il commissario europeo Hammarberg chiede rispetto dei diritti umani e aiuti per i profughi
  • Il cardinale Bagnasco invita i fedeli a pregare per il Caucaso
  • Iraq: mons. Sleiman denuncia l'aumento dei rapimenti
  • L'arcivescovo ortodosso di Aleppo: "in Oriente il Cristianesimo è in pericolo"
  • Vietnam: veglia di solidarietà per i cattolici di Hanoi
  • Sudafrica: i vescovi denunciano la mancanza di etica nella vita politica
  • Galilea: artiste arabe, ebree e cristiane cantano insieme per la pace
  • Cuba si prepara a celebrare i 400 anni dalla scoperta della Statua di Nostra Signora del Cobre
  • Perù: una Messa solenne apre domani la Missione continentale
  • Nei Paesi industrializzati due milioni e mezzo di minori vivono fuori dalla famiglia
  • Ricorre domani la Giornata internazionale degli scomparsi
  • Si chiude oggi a Palermo la Settimana Liturgica Nazionale
  • Settimana di Formazione della CEI ad Assisi per riscoprire il senso dell'impegno missionario
  • L'Aquila celebra la Perdonanza "mistero d'amore"
  • Al via oggi a Sarzana la quinta edizione del Festival della Mente
  • Mostra del Cinema di Venezia: stupisce Arriaga e commuove il documentario su Medici Senza Frontiere
  • 24 Ore nel Mondo

  • Russia pronta a creare basi militari in Ossezia del sud e Abkhazia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Martirio di Giovanni Battista. Il Papa: "Nella storia della Chiesa non mancherà mai la persecuzione"

    ◊   Ricorre oggi la memoria liturgica del Martirio di San Giovanni Battista: il Papa indica a tutti i cristiani la figura del primo testimone di Gesù, perché la fede – sottolinea - ci chiama a proclamare con chiarezza la verità dell’amore evangelico “senza timori e reticenze, mai cedendo ai condizionamenti del mondo”. Il servizio di Sergio Centofanti.

    “Nella storia della Chiesa – afferma Benedetto XVI - non mancherà mai la persecuzione” ma “proprio la persecuzione diventa fonte di missione di nuovi cristiani” perché “non può essere taciuta la verità dell’Amore”. Così Giovanni Battista annuncia la verità senza paura:

     
    “Da autentico profeta, Giovanni rese testimonianza alla verità senza compromessi. Denunciò le trasgressioni dei comandamenti di Dio, anche quando protagonisti ne erano i potenti. Così, quando accusò di adulterio Erode ed Erodiade, pagò con la vita, sigillando col martirio il suo servizio a Cristo, che è la Verità in persona”. (Angelus del 24 giugno 2007)

     
    Giovanni Battista, tuttavia non ha cercato il martirio. E così - spiega il Papa - i martiri di tutti i tempi vogliono solo testimoniare che “l’amore di Cristo è più forte della violenza e dell’odio”:

     
    “Non hanno cercato il martirio, ma sono stati pronti a dare la vita per rimanere fedeli al Vangelo. Il martirio cristiano si giustifica soltanto come supremo atto d’amore a Dio ed ai fratelli”. (Angelus del 25 marzo 2007)

     
    Il Papa affida all’intercessione di Giovanni Battista “tutti coloro che seguendo il suo esempio introducono nel mondo la giustizia del regno di Dio”:

     
    “Con speciale vicinanza spirituale, penso anche a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla Sede di Pietro senza cedere a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Tutta la Chiesa ne ammira l’esempio e prega perché essi abbiano la forza di perseverare, sapendo che le loro tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono sembrare un fallimento”. (Angelus del 26 dicembre 2006)

     
    Perdonare i persecutori, amare i nemici: questa è la rivoluzione cristiana, possibile solo se ci si lascia plasmare dallo Spirito che, nell’unione con Cristo, trasforma la morte in vita:

     
    “Il martire cristiano attualizza la vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Preghiamo per quanti soffrono a motivo della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Maria Santissima, Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere testimoni credibili del Vangelo, rispondendo ai nemici con la forza disarmante della verità e della carità”. (Angelus del 26 dicembre 2007)

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    Udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto oggi nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna.

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    Il cardinale Sodano dedica la nuova chiesa di Kazan. Il nunzio in Russia: la comunità internazionale favorisca una soluzione negoziale della crisi in Caucaso

    ◊   Una nuova preghiera per la pace nel Caucaso si è levata questa mattina dalla città di Kazan, nella Repubblica russa del Tatarstan, dove questa mattina il cardinale decano, Angelo Sodano, ha presieduto la Messa di dedicazione della nuova chiesa cattolica dell’Esaltazione della Santa Croce. Ma la Messa, che ha visto la partecipazione di molte autorità civili e religiose, è stata anche un modo per ringraziare, a nome di Benedetto XVI, gli amministratori musulmani e la popolazione di Kazan che si sono adoperati per restituire alla minoranza cattolica un luogo di culto. Un autentico esempio di rispetto interreligioso, come conferma al microfono di Alessandro De Carolis, l’arcivescovo Antonio Mennini, rappresentante della Santa Sede presso la Federazione Russa, raggiunto telefonicamente a Kazan qualche minuto dopo la fine della celebrazione:

    R. - Un messaggio non solo per la Russia, ma per tutto il resto del mondo, per quanto attiene alla tolleranza e non solo, alla comprensione fra tutte le religioni e fra tutte le fedi. Come ha detto il parroco durante la Messa, in tutti gli anni di costruzione della chiesa c’è stata la solidarietà effettiva degli ortodossi e dei musulmani. Perché lei sa che la Chiesa cattolica era stata requisita ma il governo locale e quello federale si sono trovati in difficoltà nel restituirla, perché lì sono stati posti i grandi macchinari delle fabbriche di aerei che sono qui. Nonostante ciò, si sono impegnati e ci hanno offerto un bellissimo terreno. Ci hanno aiutato molto anche dal punto di vista economico, assieme certamente alla Santa Sede e al Santo Padre, proprio perché - hanno detto - tutte le religioni hanno diritto di avere un posto degno dove pregare, dove riunirsi. E tutti poi hanno fatto voti perché crescesse questa collaborazione tra cattolici ed ortodossi, ma anche con le altre fedi.

     
    D. - In che modo la comunità cattolica presente alla celebrazione di Kazan è stata resa partecipe della vicinanza di Benedetto XVI?

     
    R. - Il cardinale Sodano aveva visto il Santo Padre qualche giorno fa e il Santo Padre gli aveva affidato un calice da destinare alla chiesa e inoltre, come segno di riconoscenza al parroco, che è un argentino della Congregazione del Verbo Incarnato, gli ha inviato un’onorificenza Pro Ecclesia et Pontifice. Qui, tutti sentono molto la presenza del Santo Padre, non solo per la sua preoccupazione in quanto padre di tutti i cattolici, ma anche perché sono, oserei dire, in comunione con lui nel suo desiderio di portare avanti il dialogo fra i cristiani e il dialogo fra le culture, così importante e così necessario, indispensabile.

     
    D. - Che impressione ha avuto lei, eccellenza, della comunità cattolica che vive a Kazan?

     
    R. - La comunità conta almeno 300 persone. Prima, originariamente, era formata soprattutto da persone discendenti da polacchi. Ora, però, ci sono persone di varia provenienza. Domani, ad esempio, ci sarà il battesimo di una giovane coppia russa, che si è convertita cinque, sei anni fa, poi si è sposata e ha avuto un bambino. Ecco, laddove nascono i bambini, certamente c’è una speranza.

     
    D. - Durante la celebrazione si è pregato anche per la difficile crisi internazionale che ha come epicentro il Caucaso?

     
    R. - Sì, si è pregato per la pace nel mondo, perché tutte le parti coinvolte, con l’aiuto anche della comunità internazionale, possano davvero sedersi intorno a un tavolo, perchè non mancano gli strumenti per dirimere queste controversie, per trovare delle soluzioni soddisfacenti per entrambe le parti.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’intervento, al Meeting di Rimini, dell’arcivescovo Dominique Mamberti sul tema “Protezione e diritto di libertà religiosa”

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la crisi nel Caucaso: Abkhazia e Ossezia del Sud offrono basi militari alla Russia

    In cultura, Telia Avisar e Carl A. Anderson illustrano la mostra - a New Haven, negli Stati Uniti - sulle “Vedute di Roma” di Giovanni Battista Piranesi

    Giulia Galeotti racconta la conversione di Graham Greene

    Un articolo di Oddone Camerana sul rapporto fra essere e tecnica da Heidegger a Conrad

    Un’intervista di Francesco Tanzilli al teologo anglicano John Milbank che, al Meeting di Rimini, sarà tra i protagonisti dell’incontro “Alla radice della diversità: oltre il multiculturalismo”.

    Nell’informazione religiosa, Nicola Gori intervista mons. Dario Rezza, camerlengo del Capitolo Vaticano.

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Mamberti al Meeting di Rimini: combattere la cristianofobia come l'antisemitismo e l'islamofobia

    ◊   La Santa Sede si batte per la libertà religiosa che viene violata in diversi luoghi del mondo. E’ il cuore del’intervento del segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti oggi al Meeting di Rimini. La cristianofobia, ha ricordato mons. Mamberti, va affrontata con la stessa determinazione con cui si combattono l’antisemitismo e l’islamofobia. Cristianofobia che consiste nella disinformazione di cui sono vittima, nella discriminazione a causa di provvedimenti legislativi e nella persecuzione. Per mons. Mamberti bisogna aiutare i profughi cristiani iracheni e, nei Paesi europei dove si trovano come immigrati irregolari, normalizzarne lo status. E dall’America Latina provengono le due esperienze che ieri hanno conquistato la platea del Meeting. Il servizio della nostra inviata a Rimini, Debora Donnini.

    Le recenti violenze verso i cristiani in India, ma anche la situazione in Iraq: qui prima del 2003 c’era circa un milione di cristiani, oggi ne sono rimasti la metà. Gli altri sono fuggiti in diversi paesi del Medio Oriente. Solo nel 2007, 21 i missionari uccisi in molte zone del mondo. Fatti ricordati da mons. Mamberti che ribadisce il forte impegno di Benedetto XVI perché la libertà religiosa sia rispettata, così come quello di Giovanni Paolo II che ha ricordato come essa sia il fondamento di ogni altro diritto, compreso quello alla vita. Compito precipuo, dunque, della diplomazia vaticana - afferma il presule - è quello di tutelarla:

     
    "La natura religiosa della Santa Sede e la sua vocazione universale fanno sì che la sua diplomazia non determini le proprie priorità sulla base di interessi economici o politici e che non abbia ambizioni geopolitiche. Le priorità strategiche della diplomazia pontificia sono anzitutto l'assicurazione di condizioni favorevoli all'esercizio della missione propria della Chiesa cattolica in quanto tale, ma anche alla vita di fede dei suoi membri e quindi al libero esercizio dei loro diritti umani e delle loro fondamentali libertà".

     
    Passata, dunque, in rassegna l’attività della Santa Sede all’ONU e presso altre istituzioni internazionali per difendere questo diritto, nella sua dimensione pubblica e privata. Ma la libertà religiosa, ricorda infine il segretario per i Rapporti con gli Stati, non ha solo una funzione sociale, il suo centro è quello di tenere vivo il senso di Dio e il riferimento alla trascendenza.

     
    Ieri, protagonista al Meeting l’incontro sull’America Latina. Fare asili e scuole per i bambini delle favelas brasiliane così come accogliere i malati terminali del Paraguay. Sono state raccontate storie diverse dall’infermiera Rosetta Brambilla e da don Aldo Trento, ma con un denominatore comune: la profonda convinzione che quello che la gente, sana o malata, ricca o povera, cerca è una compagnia, qualcuno che ti prenda per mano e ti faccia sentire amato. E’ questa esperienza che spinge Rosetta ad andare in Brasile. A Belo Horizonte grazie alla sua instancabile opera vengono costruiti 4 asili, 3 doposcuola, un centro di formazione al lavoro. 1.150 bambini ritrovano la speranza. Ci si può piegare, afferma dunque Rosetta, anche alle circostanze non volute, più difficili, perché tutto nasce da uno sguardo:

     
    "Le opere negli asili che abbiamo, secondo me sono questo sguardo di Dio visibile".

     
    Don Aldo si sente amato quando nell’89, in preda ad una depressione, don Giussani lo manda in Paraguay. Qui comincia a raccogliere per le strade moribondi e abbandonati e li porta nell’ospedale per malati terminali. La sua vita cambia e capisce che anche la malattia è una grazia perché ti spoglia di tutto e ti permette di amare.

     
    Dunque, stamani, mons. Mamberti ha rinnovato l’appello a contrastare con coraggio gli attacchi anticristiani. E proprio sulle persecuzioni contro le comunità cristiane, a partire da quanto accade in questi giorni in India, si è soffermato il vicepresidente del Parlamento Europeo, Mario Mauro, intervenuto al Meeting di Rimini ed intervistato per noi da Luca Collodi:

    R. – Di persecuzione anticristiana dobbiamo onestamente parlare e direi che in tempi recenti, ci sono arrivate anche le istituzioni europee riconoscendo quanto sto dicendo adesso, avendo votato, nel novembre scorso, una risoluzione che, per l’appunto dice che si tratta di persecuzione. Cosa vuol dire persecuzione? Vuol dire che non ci sono interessi economico-geopolitici tali da giustificare uno scontro con le comunità cristiane. Quindi, lo scontro con le comunità cristiane, non avviene perché i cristiani sono i più ricchi, i più forti, i più potenti, ma si perseguita i cristiani perché sono cristiani, li si uccide perché pur essendo inermi, uomini, donne, bambini o vecchi, sono quell’alterità e quella diversità che fa a pezzi il gioco delle caste e ridà un livello di dignità all’esperienza dell’umano che non si tollera e per questo li si uccide. I nemici oggi dell’esperienza di verità del cristianesimo, sono riconducibili a due grandi filoni: i fondamentalismi, segnatamente quelli di matrice islamista od anche indù, in cui si prende Dio, appunto, come pretesto per un progetto di potere, e dall’altro lato i secolarismi di tipo relativista che vogliono incidere sull’esperienza della fede come ad esempio la legge in discussione in Spagna che, sostanzialmente, vorrebbe consentire, a chi non è d’accordo con i dogmi della dottrina cattolica, di potersi rivolgere ai tribunali civili per poter far andare le cose come si vuole. Una assurdità.

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    Violenze in India: migliaia di cristiani fuggiti nelle foreste. E' emergenza cibo

    ◊   In India, Paese in questi giorni teatro di violenze contro i cristiani, 25 mila scuole cattoliche sono rimaste chiuse in segno di protesta contro i massacri. Diversi rappresentanti indù hanno inoltre condannato “senza mezzi termini” le discriminazioni e le brutalità commesse da estremisti. Molti leader indù si sono anche dissociati dagli attacchi aggiungendo che tutti hanno il diritto di professare in maniera libera la propria religione. Solidarietà è stata espressa anche da associazioni musulmane che chiedono maggiori sforzi per difendere i diritti umani e assicurare una reale libertà religiosa. Nello Stato di Orissa, intanto, la situazione resta drammatica. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Più di 40 chiese sono state bruciate ed oltre 300 case sono state avvolte dalle fiamme. Nello Stato indiano di Orissa la violenza divampa e non sembra fermarsi: i cristiani continuano a fuggire verso colline e foreste. In base all’ultimo bilancio, ancora provvisorio, sono morte 14 persone. L’ultima di queste vittime non era un cristiano ma un contadino di fede indù. Apparteneva ai dalit, i cosiddetti fuori casta che compongono l’ultimo anello della società. Non si era convertito, come altri dalit, al cristianesimo. Era rimasto indù è pregava le stesse divinità dei suoi assassini. E’ stato ucciso mentre i cristiani cercavano di fuggire nella giungla. Agli aggressori ha chiesto di fermarsi ma non è stato ascoltato. Le sue implorazioni sono state spente da colpi di bastone ed il suo corpo è stato lasciato moribondo nei pressi di un villaggio. Tra l’orrore della violenza compiuta dagli estremisti ci sono altre storie di straordinario altruismo. Tra queste c’è anche quella di un sacerdote, padre Mathew, che dopo essersi accorto di essere inseguito da centinaia di persone, ha trovato un rifugio sicuro grazie all’aiuto di tre famiglie indù. E di fronte alla gravità delle notizie che continuano ad arrivare dall’India, si moltiplicano le iniziative di solidarietà: il Centro di cultura e attività missionaria PIME ha indetto per il 5 settembre, giorno in cui si celebra la festa liturgica della Beata Teresa di Calcutta, Una veglia pubblica di preghiera e digiuno a Milano come gesto di vicinanza ai cristiani dell’Orissa.

     
    Ieri una delegazione di vescovi cattolici ha incontrato il premier indiano Manmohan Singh chiedendo al governo di fermare le violenze e aprire un’inchiesta. Tra i presuli che hanno partecipato all’incontro, c’era anche mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bubaneshwar, capitale dell’Orissa. Emer McCarthy lo ha raggiunto telefonicamente subito dopo l’incontro con il primo ministro:

    R. - The central government has sent some rapid action force …
    Il governo centrale ha inviato unità speciali militari per ristabilire la normalità e fermare le violenze contro i cristiani. Ma non sappiamo ancora quanto possa essere efficace questo intervento. Nelle zone rurali, la gente ha lasciato le proprie case, il proprio villaggio ed è fuggita nelle foreste, cercandovi rifugio. Ci sono tra i 50 e i 60 mila profughi nella foresta. Mancano aiuti. La gente non ha da mangiare e per questo è in grave difficoltà. La polizia è assolutamente inefficace. Non riesce a garantire protezione alle persone e a tutelare le proprietà.

     
    D. – Quali sono le aree maggiormente scosse dalle violenze?

     
    R. – As far as I know, it is not happening in the towns because of the military forces there …
    In base a quanto mi è stato riferito, le città sono ben presidiate dai militari; le violenze continuano invece nei villaggi, perché i militari non possono raggiungerli velocemente. Per questo, nelle aree più distanti dalle città, i gruppi di fondamentalisti portano via le persone dalle loro case. Lo possono fare perché i militari non riescono ad arrivare rapidamente. Gli attacchi si verificano in parrocchie dell’arcidiocesi che che si trovano nelle campagne.

     
    D. – Benedetto XVI ha condannato decisamente quanto accade in Orissa e la comunità internazionale ha chiesto un intervento immediato. Come si sono espressi finora, nello Stato indiano, i vari leader religiosi?

     
    R. – As far as I know, the majority of hindus, not their leaders, have silently expressed ...
    Per quanto ne so, la maggioranza degli indù – non i capi – hanno tacitamente espresso la loro solidarietà. I gruppi estremisti hanno semplicemente accusato i cristiani. I cristiani, le diocesi cattoliche, hanno condannato l’uccisione del radicale indù, che poi ha innescato le violenze. Ed hanno detto: siamo contro la violenza, desideriamo vivere in armonia, in pace e in buoni rapporti. Ma i gruppi di fondamentalisti continuano ad aggredire ed accusare i cristiani. Ed i loro leader non condannano le atrocità perpetrate nei riguardi di cristiani indifesi.

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    Il Pakistan tra crisi e attentati: la riflessione del nunzio a Islamabad

    ◊   Escalation di violenza in Pakistan, dove una serie di attentati - l’ultimo, stamani, ha provocato due morti - sta duramente provando la popolazione del Paese asiatico. Gli attacchi terroristici, d’altro canto, rendono ancora più tesa la complessa situazione politica seguita alle dimissioni del presidente Musharraf. E, intanto, si aggrava la crisi economica che colpisce soprattutto le fasce più deboli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Situazione sempre più caotica in Pakistan in visita delle elezioni presidenziali del 6 settembre con ben 32 candidati al vaglio della commissione elettorale. In queste ultime ore, si è acuita la frattura tra Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, e Nawaz Sharif, leader della Lega musulmana pakistana, che ha deciso di abbandonare la maggioranza di governo. Intanto, il “Financial Times” scrive che Zardari soffrirebbe di disturbi mentali, derivanti dai suoi 11 anni di prigionia. L’incerto quadro politico non fa che peggiorare la situazione economica come rileva il nunzio a Islamabad, mons. Adolfo Tito Yllana, intervistato da Kelsea Brennan-Wessels, del nostro programma inglese:

     
    R. – La situazione economica è molto grave in questo Paese. Colpisce soprattutto coloro che appartengono alla classe media e alle classi più povere. Il costo della vita si è alzato molto a causa del prezzo del petrolio. Quindi, viaggiare da casa al posto di lavoro costa più di quello che pagavano quattro o cinque mesi fa. Il costo dei generi alimentari poi è già aumentato molto. Una famiglia con quattro o cinque figli come fa? Adesso che le scuole si aprono, il grande problema che colpisce le famiglie povere è come mandare i figli a scuola. Si aggiunga poi che per quanto sappiamo, leggendo i giornali, la situazione generale non è ideale.

     
    Alle difficoltà economiche, si accompagna una recrudescenza della violenza alimentata da una serie indiscriminata di attentati terroristici, di matrice fondamentalista, che prende di mira civili e forze dell’ordine. Secondo la “France Presse”, in poco più di un anno, sarebbero circa 1200 le vittime di questi attentati. Attacchi che, come la crisi economica, colpiscono i più deboli. Ancora il nunzio in Pakistan:

     
    R. - Un lavoratore povero che si reca al posto di lavoro non sa, quando tornerà e se tornerà. E quando non torna a causa di quello che è successo ultimamente, allora lascia una famiglia - una vedova e figli, probabilmente – che non sanno come fare per mangiare. Si spera e preghiamo che veramente la situazione migliori per i poveri. Stiamo parlando di un Paese con una popolazione di 170 milioni di persone: si può immaginare cosa significhi questa crisi economica. Abbiamo anche un altro problema: cinque volte al giorno viene tolta la corrente, questo per l’economia e per darla ad altri settori. La gente ne soffre. Arriverà fra poco, fra due, tre mesi, l’inverno. Come faranno?

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    I vescovi messicani sull'aborto: un diritto non può violare un altro diritto

    ◊   I vescovi messicani criticano la decisione della Corte Suprema che ha avallato a maggioranza (otto voti contro tre) la costituzionalità della legge sulla depenalizzazione dell'aborto nelle prime 12 settimane di gestazione, in vigore già da un anno nel Distretto Federale di Città del Messico. I presuli affermano in una dichiarazione che “mai sarà moralmente accettabile l’adozione di un diritto che ne vìola un altro, a maggior ragione se riguarda la vita umana”. Il servizio di Luis Badilla.

    Mons. Carlos Aguiar, vescovo di Texcoco, a nome di tutti i vescovi del Messico ricorda che diversi articoli della Costituzione proclamano il diritto alla vita e denuncia “che un diritto non può essere sancito violando un altro diritto”, soprattutto, come in questo caso “se riguarda la vita umana: dono, regalo gratuito da valorizzare, curare e proteggere sempre … dal concepimento fino al suo termine naturale”. I vescovi lanciano dunque un appello a tutti i cittadini messicani a “lottare insieme per proteggere l’embrione umano” e perché “il diritto alla vita di ogni essere umano sia un elemento costituivo della convivenza civile e della legislazione”. Il Paese, e i suoi cittadini – affermano i presuli - “sentono il bisogno di uno stato di diritto capace di proteggere tutti i cittadini e desiderano anche una cultura della vita che consenta di fare della nazione un luogo positivo per la convivenza civile” dove nessuno, anche chi non ha voce, venga mai escluso”; a maggior ragione – rilevano - si deve lavorare “per garantire il primo diritto, quello alla vita”. La Costituzione messicana – ricordano i vescovi - rifiuta non solo la schiavitù ma anche ogni tipo di discriminazione e ciò significa, “che nessuna persona può essere privata di alcun diritto” tantomeno di quello all’esistenza. Intanto si attendono altre prese di posizione fra cui quella del presidente della repubblica Felipe Calderon che, fin dall’inizio (aprile 2007) si è sempre opposto alla decisione del Distretto Federale annunciando l’utilizzo di ogni ricorso legale e costituzionale per bloccarla.

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    Chiesa e Società



    Aumentano le vittime della tempesta 'Gustav' e resta alto l'allarme nel Golfo del Messico

    ◊   Sono almeno 70 le persone decedute in conseguenza del passaggio attraverso i Caraibi, della tempesta tropicale ‘Gustav’: secondo l’ultimo aggiornamento diffuso dalla protezione civile di Haiti - informa la Misna - nella parte occidentale dell’isola di Hispaniola le vittime sono state 59, la maggior parte a causa del crollo delle case o della caduta di alberi per le strade, mentre nella vicina Repubblica Dominicana otto persone, tutte della stessa famiglia, hanno perso la vita in uno smottamento di terreno. Giovedì sera la tempesta ha raggiunto le coste della Giamaica e muovendosi a una velocità di 11 chilometri orari in direzione nord-ovest dovrebbe arrivare oggi sulle isole Cayman. I meteorologi prevedono che ‘Gustav’ potrebbe acquistare ulteriore forza e trasformarsi di nuovo in uragano. Le principali società petrolifere che operano nella regione stanno preparando le piattaforme all’arrivo della tempesta che raggiungerà il Golfo del Messico nei prossimi giorni. Mentre ‘Gustav’ avanza attraverso i Caraibi, il Centro statunitense per gli uragani ha segnalato l’apparizione di ‘Hanna’, l’ottava tempesta tropicale della stagione nell’Atlantico, che con venti che soffiano a 65 chilometri orari si sta dirigendo verso le Bahamas e la Florida. Grande la preoccupazione anche a New Orleans, nello Stato statunitense della Louisiana, gravemente colpito tre anni fa dall’uragano Katrina. (S.G.)

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    India: il governo stanzia 229 milioni di dollari per lo Stato del Bihar, devastato dallo straripamento di un fiume

    ◊   Il Governo indiano ha stanziato 229 milioni di dollari da destinare alla popolazione dello Stato del Bihar, nell’est del Paese, dove le piogge monsoniche hanno causato lo straripamento del fiume Kosi e un conseguente alluvione che ha colpito numerose città e sommerso migliaia di città. Ieri il primo ministro Manmohan Singh – come riportato dalla Misna - ha sorvolato la zona della catastrofe in elicottero e parlato di una vera e propria “calamità nazionale”. I morti accertati sono finora 55, mentre il numero delle persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni si aggirerebbe intorno ai 2 milioni e mezzo. Intanto medicine e beni di prima necessità, tra i quali 125mila tonnellate di cereali, sono già stati distribuiti con gli elicotteri militari. Le piogge torrenziali hanno ucciso più di mille persone in Asia meridionale da giugno, mese d’inizio della stagione monsonica. (D.B.)

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    Chiesa ortodossa russa e georgiana unite contro il conflitto nel Caucaso

    ◊   Unità d’intenti e la speranza comune che il processo di pace nella regione del Caucaso venga al più presto messo in atto. Dalla Chiesa ortodossa russa e da quella georgiana si levano contemporaneamente voci di pace e di conciliazione al fine di scongiurare l’inasprirsi delle relazioni tra le due popolazioni coinvolte dal conflitto delle ultime settimane. Il diacono russo Andrei Kurayev, come riportato dall’Osservatore Romano, ha sottolineato, con forza, l’impegno profuso dal Patriarca georgiano Ilia e dal russo Alessio II affinché lo scontro non diventi “una guerra del popolo, una guerra santa”. Quella del diacono non è una voce isolata. Anche il reverendo Vsevolod Chaplin, vice presidente per i rapporti esterni del patriarcato di Mosca, parlando al canale televisivo della Chiesa ortodossa, ha spiegato che “solo un folle oggi può dichiarare nemici tutti i georgiani e accendere sentimenti anti-georgiani nel Paese”. (D.B.)

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    Caucaso: il commissario europeo Hammarberg chiede rispetto dei diritti umani e aiuti per i profughi

    ◊   Un appello alla pace e la richiesta di far giungere aiuti umanitari alle popolazioni colpite dal conflitto. Si è chiusa, con queste richieste, la visita di una settimana in Georgia di Thomas Hammarberg, commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa. “Occorre che entrambe le parti in causa agiscano immediatamente per risolvere le questioni umanitarie”, ha osservato Hammarberg, che ha quindi invitato le autorità georgiane e osseziane a provvedere “immediatamente ed effettivamente alle necessità degli sfollati”, attraverso “un’adeguata protezione, cibo, vestiti, documenti d’identità e assistenza medica”. Durante la sua permanenza nella regione del Caucaso, spiega l’agenzia Sir, il commissario europeo ha giocato un ruolo fondamentale nel rilascio di 95 civili tenuti prigionieri da georgiani e osseti. Intanto dai vertici del Consiglio d’Europa giungono nuove prese di posizione contro il riconoscimento dell’indipendenza di Abkhazia e Ossezia da parte della Russia. Il presidente del Congresso dei poteri locali, il turco Yavuz Mildon, ha severamente condannato la decisione di Mosca: “Questo atto non è una buona notizia per l’Europa e in particolare per il Caucaso”. (D.B.)

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    Il cardinale Bagnasco invita i fedeli a pregare per il Caucaso

    ◊   La crisi in atto nel Caucaso ha rievocato “fantasmi che speravamo sepolti per sempre”: lo ha affermato questa mattina il presidente della CEI ed arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna della Guardia. Parlando dall'omonimo santuario mariano sul monte Figogna, nei pressi del capoluogo ligure, il porporato ha affermato: “Quest'anno, il nostro pellegrinaggio è segnato da una particolare preoccupazione” e si svolge in un momento “di tensioni molteplici e gravi”. E ancora: “la situazione del Caucaso ha messo in seria difficoltà le relazioni Est-Ovest, riesumando fantasmi che speravamo sepolti per sempre”. Il presidente della CEI ha poi invitato i fedeli a “pregare seriamente e fare penitenza” anche per le “altre situazioni, dimenticate ma per nulla risolte, di guerre locali, di conflitti e di ingiustizia, presenti in tante parti del mondo, a partire dal continente africano”. Infine un riconoscimento all’azione coraggiosa della Chiesa che “interviene là dove c'è bisogno della promozione umana e sociale”, una missione ben lontana da “quello che oggi viene interpretato come colpevole proselitismo” e svolta nella consapevolezza che “l'adesione alla fede cristiana è un atto libero di ognuno”. (S.G.)

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    Iraq: mons. Sleiman denuncia l'aumento dei rapimenti

    ◊   “I rapimenti non accennano a diminuire e i media ignorano la questione”: la denuncia è dell’arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean Sleiman ed è contenuta in una intervista rilasciata alla sezione inglese di Aiuto alla Chiesa che soffre (Aid to the Church in Need) e rilanciata dal sito Baghdadhope. Riferendosi alla presunta riluttanza dei media e del governo ad affrontare il problema, mons. Sleiman, riferisce di “innumerevoli” casi di persone rapite e di relative richieste di aiuto. “Abbiamo più problemi, soprattutto i rapimenti. I media ignorano la questione. Ed è importante chiedere al governo di prestare attenzione a questi temi e non solo alla situazione politica generale” spiega il presule aggiungendo che “il denaro è il motivo principale dei rapimenti, ma che l'estremismo religioso è stato spesso un fattore importante, in particolare per quanto riguarda il rapimento dei cristiani”. Riguardo a quest’ultimi, afferma, “essi si sentono profondamente vittime dell'ingiustizia perché non hanno mai svolto alcun ruolo nel conflitto interno al paese". Ed il problema non è limitato a Baghdad. Nel mese di luglio secondo alcune fonti locali i cristiani nel nord dell'Iraq hanno dovuto formare delle milizie nel tentativo di migliorare la sicurezza. (R.P.)

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    L'arcivescovo ortodosso di Aleppo: "in Oriente il Cristianesimo è in pericolo"

    ◊   “Il cristianesimo in Oriente è in pericolo. Lo dicono i numeri. Quei quindici milioni di cristiani, contro i trecento milioni di musulmani, possono restare lì, continuando a professare il Vangelo e promuovere l’immagine dell’uomo buono. Ma se le guerre continueranno, essi saranno costretti a emigrare e, una volta andati via, non torneranno”. L’allarme lanciato da Gregorios Yohanna Ibrahim, arcivescovo ortodosso di Aleppo, in Siria, al “Forum internazionale sul dialogo interculturale nel Mediterraneo”, è stato ripreso sulle colonne de L’Osservatore Romano. L’arcivescovo di Aleppo ha precisato che in Siria il governo incoraggia il dialogo tra le due principali religioni, cristiana e musulmana, e che i cristiani presenti partecipano ai riti musulmani, condividono le stesse scuole, gli stessi luoghi di lavoro e di svago, “ma il crescere del fanatismo islamico deve far riflettere sul futuro del cristianesimo”. Al Forum è intervenuto anche Muhamad Habash, componente del Parlamento siriano e noto islamista: “La spiritualità, l’amore, il rispetto - ha detto - sono unici. La religione non è un problema per la guerra, semmai lo sono le ingiustizie, economiche e sociali, le uniche che generano veramente violenza”. (S.G.)

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    Vietnam: veglia di solidarietà per i cattolici di Hanoi

    ◊   Più di 3mila persone hanno preso parte, ieri sera, alla veglia di preghiera organizzata al monastero redentorista di Ho Chi Minh City, in segno di solidarietà con i Redentoristi ed i cattolici di Hanoi che manifestano per ottenere la restituzione del terreno illegalmente sottratto al monastero ed alla parrocchia di Thai Ha. 180 sacerdoti della città e delle province circostanti - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno concelebrato la Messa per pregare per la Chiesa in Vietnam ed in particolare per i fedeli di Hanoi. Padre Vincent Nguyen Trung Thanh, superiore dei Redentoristi del Vietnam, ha invitato i religiosi a ringraziare Dio per le grazie che ha loro largamente concesso ed anche per le sofferenze e le persecuzioni. “Attraverso gli eventi a Thai Ha – ha detto ancora – noi capiamo più chiaramente il Vangelo. Siamo più chiaramente a fianco del povero, del debole, dell’emarginato e del perseguitato". Durante la celebrazione centinaia di poliziotti hanno sorvegliato la zona della cerimonia, riprendendo i presenti con fotografie e videocamere. Ad Hanoi, intanto, la polizia interveniva per disperdere i fedeli riuniti in preghiera nel terreno illegalmente preso dalle autorità e del quale si chiede la restituzione. Ci sono stati alcuni arresti, ai quali i fedeli hanno risposto con una marcia silenziosa fino davanti alla stazione di polizia di Dong Da, per chiedere a liberazione dei fermati. A questa pacifica protesta, agenti in tenuta antisommossa hanno risposto con cariche e nuovi arresti. (R.P.)

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    Sudafrica: i vescovi denunciano la mancanza di etica nella vita politica

    ◊   Manca una guida etica ai vertici della politica e il futuro della democrazia è in gioco. Sono queste le preoccupazioni espresse, in un recente incontro, dalla Conferenza episcopale sudafricana che, riflettendo sull’appuntamento elettorale del prossimo anno, ha denunciato le deficienze della vita pubblica e sociale nel Paese. Il presidente Thabo Mbeki – informa l’Osservatore Romano – terminerà il mandato nel secondo trimestre del 2009 e quale leader del partito dell’African National Congress gli succederá il vice Jacob Zuma, già accusato in passato di corruzione. I vescovi hanno deciso dei pubblicare due lettere pastorali, una per il momento in cui verranno indette le elezioni, la seconda per il giorno precedente al loro svolgimento. Nel corso dell’incontro, la Conferenza episcopale ha affrontato anche la questione del Sinodo per l’Africa previsto per il mese di ottobre del 2009 e si è soffermata sul tema dell’evangelizzazione, sottolineando l’importanza del contributo dei laici su questo fronte. (S.G.)

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    Galilea: artiste arabe, ebree e cristiane cantano insieme per la pace

    ◊   Ha rappresentato la perfetta conclusione del “Festival della coesistenza”, il concerto di Ghilboa (Galilea), in cui ieri sera si sono esibite davanti a migliaia di spettatori arabi e ebrei, due artiste di entrambe le culture e una loro collega libanese. Nel repertorio, brani famosi della tradizione araba e dal palco l’incisivo auspicio delle cantanti: “la musica possa essere un ponte di pace. Forse dove sono falliti i politici possono riuscire gli artisti”. “Pur di religioni diverse - Um Kulthum musulmana, Laila Mourad ebrea e Fayrouz cristiana - tutte e tre le artiste hanno saputo incantare il pubblico”, ha notato uno degli organizzatori. Intense le attività del Festival – informa l’ANSA –, che tra gli altri, ha consegnato un riconoscimento speciale per il contributo alla comprensione fra ebrei ed arabi, al romanziere israeliano Sami Michael, di origine e di cultura irachena. (S.G.)

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    Cuba si prepara a celebrare i 400 anni dalla scoperta della Statua di Nostra Signora del Cobre

    ◊   Un "vincolo di unità tra tutti i cubani". Così la Conferenza episcopale dell’isola caraibica definisce la Statua della Vergine della Carità nel messaggio rivolto, in occasione del IV centenario della sua scoperta, ai "credenti di qualsiasi religione e anche ai non credenti". I vescovi ricordano come, "fin dalla sua comparsa, la Vergine Santa ha accompagnato la nostra storia, in particolare le ore più difficili". Le celebrazioni dell’evento inizieranno l'8 settembre, giorno della festività di Nostra Signora del Cobre, e si protrarranno sino al 2012. La prima apparizione risale, infatti, al 1612 quando tre pescatori, lo schiavo Juan Moreno di appena 10 anni e i fratelli Juan e Rodrigo de Hoyos “indios naturali del Paese”, trovarono la statua della Vergine nei pressi del loro villaggio, Nife. Secondo i racconti fatti da Juan Moreno nel 1687, i tre ragazzi, mentre stavano in barca, avvistarono “una cosa bianca sulla spuma dell’acqua” e, una volta avvicinatisi, riconobbero “l’immagine di Nostra Signora Santissima Vergine con il bambino Gesù tra le braccia su una piccola tavoletta, e su questa tavoletta alcune lettere grandi che dicevano: ‘Io sono la Vergine della Carità’. La Statua fu trasferita nel villaggio di Cobre, a 12 chilometri da Santiago di Cuba, dove oggi sorge la Basilica minore dedicata alla Vergine della Carità. Dall’apparizione, la devozione nei suoi confronti si propagò con incredibile rapidità su tutta l’isola e fu nel 1916, dopo la guerra d’indipendenza, che Papa Benedetto XVI acconsentì alla richiesta dei veterani e dichiarò la Madonna di Cobre patrona di Cuba, fissando la sua festività l’8 settembre. Nel 1977, per volontà di Papa Paolo VI, venne proclamata Basilica Minore quella che fino ad allora era stata un Santuario Nazionale, mentre il 24 gennaio 1998 Giovanni Paolo II ha incoronato la Statua Regina di Cuba. (S.G.)

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    Perù: una Messa solenne apre domani la Missione continentale

    ◊   Si apre domani in Perú la prima edizione nazionale della Missione continentale, avviata lo scorso 17 agosto in Ecuador con l’obiettivo di rilanciare l’evangelizzazione dei popoli americani. “Dico a te: la missione è ora”, sarà il motto dell’iniziativa che avrà inizio con la celebrazione della Santa Messa nell’Ateneo del Collegio Salesiano di Breña. Il presidente della Conferenza episcopale peruviana, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, ha spiegato che la Missione vuole coinvolgere tutti i cattolici nell’annuncio del Vangelo a tutti i fratelli che ancora non lo conoscono, che si sono separati dalla fede o allontanati dalla Chiesa. All’evento di domani sono attese più di tremila persone tra vescovi, sacerdoti, delegati diocesani e fedeli. (S.G.)

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    Nei Paesi industrializzati due milioni e mezzo di minori vivono fuori dalla famiglia

    ◊   Nei Paesi sviluppati sono circa due milioni e mezzo gli “Out of family children” (OFC), ovvero i minori “fuori dalla famiglia”, che vivono nelle comunità residenziali o in affido familiari. E’ questo il dato che emerge da una ricerca condotta da Amici dei bambini (AiBi) in 38 Paesi del mondo, tra cui 17 Stati dell’Unione europea, che sarà presentata oggi in occasione del convegno “Legami: il mito della famiglia di origine. La relazione di sangue tra vincoli e opportunità”, nell’ambito della XVII Settimana di studi e formazione, in corso a Cervia fino a domani. “I dati – sottolinea l’Aibi – aprono uno scenario nuovo e inaspettato: il benessere e lo sviluppo economico di un Paese non sono condizioni in grado di garantire il diritto alla famiglia degli ‘Out of family children’. La condizione dei minori fuori famiglia è infatti drammaticamente diffusa, tanto nei Paesi in via di sviluppo, quanto in quelli industrializzati”. In Italia, i dati riguardanti gli “Out of family” sono in costante aumento. Da 25 mila minori fuori dalla famiglia rilevati nel 2005, si è passati ai circa 34 mila del 2008. Ad accrescere le fila degli OFC, negli ultimi tre anni, sono stati soprattutto i cosiddetti “figli dell’immigrazione”: bambini arrivati in Italia dai Paesi extra-comunitari con le loro famiglie che spesso, una volta arrivati sul territorio nazionale, non riescono ad occuparsi della loro crescita e li abbandonano. (D.B.)

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    Ricorre domani la Giornata internazionale degli scomparsi

    ◊   “Ratificare una Convenzione per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate”. A richiederlo in occasione della Giornata internazionale degli scomparsi, che si celebra domani, le principali agenzie mondiali per i diritti umani, tra cui ONU e Amnesty International. Dagli anni Ottanta ad oggi – informa il SIR – queste organizzazioni hanno ricostruito le vicende di migliaia di persone di cui si erano perse le tracce in oltre 80 Paesi. Solo nel 2007, migliaia di denunce di sparizione sono pervenute da 29 Stati. In un comunicato Amnesty International rende noto che la Convenzione “potrebbe essere un primo strumento importante per ottenere giustizia in favore di migliaia di persone che stanno cercando i propri familiari e per tutti coloro che sono vittime, in questo momento, di detenzioni segrete e dunque particolarmente a rischio di subire violazioni dei diritti umani”. Se fosse ratificata da tutti i governi, “la Convenzione potrebbe spingere le autorità a pensarci due volte prima di commettere un crimine o aiutare altri a commetterlo e ricorderebbe ai governi che la detenzione segreta è illegale”. (S.G.)

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    Si chiude oggi a Palermo la Settimana Liturgica Nazionale

    ◊   Dopo cinque giorni di lavori e mille partecipanti, la 59.ma Settimana Liturgica Nazionale sul tema “Celebrare per avere parte al mistero di Cristo” si chiude oggi a Palermo con il bilancio positivo del presidente del Centro Azione Liturgica, mons. Luca Brandolini. “Abbiamo evitato il pericolo che la partecipazione attiva fosse intesa come puro attivismo – ha affermato il sacerdote – e abbiamo spostato l’attenzione dall’uomo che partecipa, al Cristo che dona lo Spirito perché i suoi discepoli prendano parte, abbiano parte. Credo che sia molto importante, perché il primato nell’azione Liturgica è del Signore e soprattutto del Suo Spirito”. La celebrazione delle Lodi, questa mattina è stata presieduta da mons. Carmelo Cuttitta, vescovo ausiliare di Palermo e segretario della Conferenza Episcopale Siciliana: “L’eroico esempio di Giovanni Battista – ha detto il presule nell’omelia – ci porta a pensare anche ai tanti martiri della fede che lungo i secoli hanno saputo attingere forza dalla partecipazione attiva, piena e consapevole della celebrazione del mistero di Cristo”. Il vescovo ausiliare di Palermo ha rivolto un pensiero a padre Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre di 15 anni fa: “Non vorrei in questo momento – ha aggiunto mons. Cuttitta – tacere il ricordo di un testimone della Chiesa Palermitana, don Pino Puglisi. Anche lui ha attinto dal Mistero pasquale di Cristo, celebrato ogni giorno nell’Eucaristia e nella Liturgia delle ore, la forza della testimonianza quotidiana sino al dono totale di sé. Possiamo dunque affermare con certezza – ha aggiunto il presule - che la prima e fondamentale missione, che scaturisce dai santi Misteri che celebriamo, è quella di rendere testimonianza”. Soddisfatto del “vero segno” di partecipazione ai riti liturgici, l’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, che ha osservato: “L’intensità si respirava, ho notato questo clima di preghiera: la gente pregava. Quando presiedevo il rito, con il mio sguardo vedevo come i fedeli erano concentrati, non c’era un bisbigliare, un commentare o un muoversi sulle sedie, nelle persone c’era un atteggiamento orante”. “Credo - ha concluso l’arcivescovo di Palermo - che questa sia la cosa più bella che abbiamo vissuto profondamente e che ci riportiamo. Abbiamo visto che si può fare, ce la possiamo fare e quindi adesso dobbiamo riflettere questa esperienza nell’interno delle nostre comunità”. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

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    Settimana di Formazione della CEI ad Assisi per riscoprire il senso dell'impegno missionario

    ◊   Privilegerà la figura di San Paolo la VI Settimana Nazionale di Formazione e Spiritualità missionaria, al via oggi nella Cittadella di Assisi, con il titolo: “Lo stile di evangelizzazione delle prime comunità cristiane”. Promotore dell’evento l’Ufficio Nazionale della CEI per la Cooperazione missionaria tra le Chiese. Gli scritti dell’Apostolo delle Genti, di cui quest’anno la Chiesa celebra il bimillenario della nascita, guideranno la riflessione, mettendo in luce lo stile di vita dei primi cristiani e delle loro comunità. Al centro delle relazioni previste si colloca quindi un’attenta lettura delle Lettere paoline, degli Atti degli Apostoli e di altre fonti cristiane, che permetterà di cogliere l’essenza della prima evangelizzazione modellata sulle parole e sui gesti di Gesù. In tale prospettiva la “Settimana” si propone di riscoprire il senso dell’impegno missionario sull’esempio delle origini, discernere le difficoltà odierne dell’evangelizzazione, individuare gli elementi da confermare e i punti di criticità nella pastorale missionaria. Il convegno è rivolto agli animatori della pastorale missionaria e dei centri missionari diocesani (CMD), agli operatori pastorali - sacerdoti, missionari, religiosi, laici - impegnati nei Centri missionari e ai giovani. Introduce i lavori la relazione del padre gesuita Stefano Bittasi sul tema “Vi abbiamo annunziato il Vangelo di Dio. La prima testimonianza di evangelizzazione” (1 Tessalonicesi, 54 d.C); a seguire due contributi dedicati al “passaggio dell’annuncio”: dai Giudei ai Pagani (professoressa Donatella Scaiola) e dall’Asia all’Europa (Don Augusto Barbi). La riflessione focalizzerà quindi gli ostacoli dell’evangelizzazione, sulla scorta del brano di Atti 17 relativo all’annuncio di Paolo ad Atene (professor Carmelo Dotolo); i temi dell’annuncio e della testimonianza verranno ulteriormente approfonditi attraverso un commento alla “Lettera a Diogneto” proposto dalla professoressa Valentina Soncini. Una tavola rotonda richiamerà infine quanto sottolineato dal Convegno ecclesiale di Verona circa il significato e l’esercizio della testimonianza. (S.G.)

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    L'Aquila celebra la Perdonanza "mistero d'amore"

    ◊   “Nella Perdonanza si realizza il mistero più alto, l’atto d’amore più folle che si potesse immaginare. Cosa fare allora in questo giorno santo che, grazie a Celestino V, ci parla con tanta forza dell’amore di Dio? Semplice: Amore vuole Amore”. Così il cardinale Giovanni Coppa ha spiegato ieri la grazia del Giubileo dell’Aquila, il più antico della Cristianità, giunto quest’anno alla sua 714.ma celebrazione. L’apertura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, nel capoluogo abruzzese, è avvenuta nel pomeriggio di ieri e, fino a stasera, riceveranno l’indulgenza i fedeli che la varcheranno “sinceramente pentiti e confessati”. A emanare l’indulgenza plenaria con una bolla papale, fu Celestino V nel 1294 e ogni anno il prezioso documento, restaurato per la prima volta nel 1998 e conservato nella stanza blindata della torre del palazzo comunale, viene letto in apertura dell’evento dal sindaco. Per volontà dello stesso pontefice, infatti, è la Municipalità che fin dal XIII secolo indice le celebrazioni, precedute oggi da un Corteo storico. Presenti, ieri tra gli altri, anche la nipote del Mahatma Gandhi, Ela Gandhi, e l'ambasciatore del Niger Mireille Ausseil. (S.G.)

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    Al via oggi a Sarzana la quinta edizione del Festival della Mente

    ◊   La Liguria celebra la creatività. Dopo il successo delle precedenti edizioni, sbarca nuovamente a Sarzana il Festival della Mente. Per la quinta edizione, che chiuderà i battenti domenica, la Fondazione Carispe e il Comune hanno chiamato una cinquantina di relatori, tra scrittori, artisti, musicisti, architetti, antropologi, storici, registi e attori; oltre a scienziati e filosofi italiani e stranieri, che hanno avviato riflessioni originali sulla natura e le caratteristiche di una delle più apprezzate tra le capacità umane. Di grande interesse, la sezione “ApprofonditaMente”: una serie di incontri-lezioni-laboratori a numero chiuso sui temi del design, religione, ambiente, cucina, poesia, retorica e arte. “ApprofonditaMente”, in controtendenza rispetto al panorama degli eventi culturali italiani, offre nove incontri di vero approfondimento, della durata di circa due ore e mezzo, per un numero limitato di persone, così che si possa creare un rapporto più stretto ed efficace tra pubblico e relatore. Tra gli oltre 60 incontri in programma, inoltre, 22 sono espressamente dedicati a bambini e ragazzi. Uno spazio per coltivare le menti del futuro con laboratori di disegno, arte e sartoria, costruzione di strumenti musicali con materiale riciclabile e laboratori scientifici. (B.C.)

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    Mostra del Cinema di Venezia: stupisce Arriaga e commuove il documentario su Medici Senza Frontiere

    ◊   Disgregazione familiare, povertà di riferimenti e valori, relazioni umane allo sbando: il messicano Guillermo Arriaga stupisce e convince in concorso alla Mostra del cinema con il suo esordio alla regia nel film “The Burning Plain”. Marchio di fabbrica e struttura narrativa sono le stesse che gli sono già valse fama internazionale e pioggia di riconoscimenti come sceneggiatore nei lavori firmati per l’amico e connazionale Alejndro Iñárritu. Di “Amores perros”, “21 grammi” e lo script candidato all’oscar “Babel” restano rigore e coralità della storia e inversione dei piani temporali. Passato e presente di una terra di nessuno, al confine tra Stati Uniti e Messico, che estinguono, come sempre, il filo di esistenze sull’orlo del baratro e finiscono poi, soltanto in chiusura, per delineare un affresco dalla trama complessa e potentissima. Il deserto, che fa da sfondo alla storia, è lo stesso dei sentimenti. Distese brulle ed arse dal sole dove tra le sterpaglie fatica ad attecchire perfino l’amore. Ne sanno qualcosa Kim Basinger e Charlize Theron, le due straordinarie interpreti che Arriaga ha reclutato negli inediti panni di una madre e di una figlia. Solitudine, smarrimento ed inquietudine lacerante sono il triste bagaglio che Silvia, la manager di un ristorante interpretata dalla Theron, sembra aver ereditato dalla mamma. Uno scarno alfabeto emotivo che innesca una vera e propria bomba ad orologeria dietro la scorza di impenetrabilità che avvolge rapporti umani consumati fugacemente per distarsi dal mondo, un magma di rimorso che, tassello dopo tassello, finirà per ricomporsi in un deflagrante finale in cui, tuttavia, trova spazio la speranza. Speranza che si affaccia oggi al Lido, grazie a “Living In Emergency”, testimonianza militante dell’impegno di Medici senza Frontiere, nei terreni disastrati di Liberia e Congo. (Da Venezia, Diego Giuliani)

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    24 Ore nel Mondo



    Russia pronta a creare basi militari in Ossezia del sud e Abkhazia

    ◊   Russia e Ossezia del sud firmeranno il 2 settembre un accordo per la creazione di basi militari russe sul territorio della Repubblica secessionista georgiana. E anche l'Abkhazia si dichiara pronta a fornire a Mosca la possibilità di installare basi sul suo territorio: lo ha indicato il ministro degli Esterì della Repubblica secessionista georgiana. Intanto, quattro navi del Gruppo navale permanente della NATO nel Mediterraneo (Snmg 1), insieme alla fregata romena Regele Ferdinand (Re Ferdinando) partecipano oggi a esercitazioni congiunte nel Mar Nero, nelle acque territoriali romene. Respingendo le accuse della Russia, che collega la presenza delle navi NATO nel Mar Nero al conflitto in Georgia, viene precisato dagli interessati che “l'esercitazione era stata programmata un anno e mezzo fa, che la parte russa ne era stata informata e che inoltre le navi non porteranno aiuti umanitari in Georgia. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Ossezia del sud e Abkhazia sono pronte a fornire basi militari a Mosca, in cambio di protezione russa. La mossa, se verrà accettata da Mosca, è destinata a scatenare nuove polemiche con Tblisi e con la comunità internazionale, che continuano a insistere sull'integrità territoriale georgiana. Finora, solo la Russia ha riconosciuto le due Repubbliche: la Bielorussia potrebbe farlo in un prossimo futuro, ma al momento non ci sono pronunciamenti ufficiali, anche se il presidente Lukashenko ha dato il pieno appoggio al riconoscimento russo. Basi nei due territori secessionisti avrebbero un peso determinante per l'equilibrio delle forze nel Caucaso. Sul piano diplomatico, dopo le pesantissime accuse rivolte ieri all'amministrazione USA dal premier Putin (che sospetta di Washington nell'attacco georgiano all'Ossezia del sud, per favorire un candidato alle presidenziali USA), il ministero degli Esteri di Mosca reagisce aspramente al monito rivolto due giorni fa dai Paesi del G7 contro il riconoscimento delle Repubbliche secessioniste georgiane e ribadisce le ragioni umanitarie alla base dell'intervento russo. Intanto, si discute di quali saranno le contromosse che l'UE potrebbe adottare nel vertice straordinario del primo settembre. Fonti della presidenza francese fanno sapere che l’Unione Europea non deciderà di imporre sanzioni contro la Russia, ma metterà le relazioni bilaterali “sotto sorveglianza”, almeno - ha precisato poi un diplomatico - fino al prossimo vertice bilaterale UE-Russia previsto il 14 Novembre a Nizza. Si conferma intanto che il presidente della Georgia, Saakashvili, sarà “molto probabilmente” lunedì prossimo a Bruxelles e avrà contatti con diversi leader europei anche se “non parteciperà al vertice straordinario della UE”.

     
    Rimane drammatica l’emergenza umanitaria nel Caucaso. I profughi del conflitto sono ormai oltre 130 mila, mentre l’UNICEF denuncia che più di 40 mila bambini sfollati hanno bisogno di aiuto. L’organizzazione ha lanciato un appello alla comunità internazionale sottolineando come i minori siano stati accolti in “centri non sicuri”, che “non soddisfano i minimi standard igienico-sanitari”. Linda Giannattasio ha chiesto a Giovanna Barberis, rappresentante dell’Unicef in Georgia, quale sia la situazione nei centri di accoglienza:

    R. - Si pensa che ci siano 128 mila persone sfollate, tra le quali almeno 38 mila ragazzi al di sotto dei 18 anni e, tra loro, 7 mila bambini al di sotto dei tre anni. Questi sono sfollati che purtroppo sono stati accomodati soprattutto qui nella capitale Tblisi, in centri di accoglienza, che non sono adatti a soddisfare i bisogni minimi dei minori. Manca quasi tutto: medicinali, cibo per bambini piccoli, elementi fondamentali come pannolini, sapone, asciugamani, letti...

     
    D. - Qual è la condizione psicologica di questi bambini?

     
    R. - È molto difficile per un bambino di tre-quattro anni capire perché da un momento all’altro è dovuto scappare lasciando tutto. Quindi, il trauma è diffuso. Molti bambini piccoli piangono in continuazione e sono molto impauriti. Non riescono a rilassarsi, non dormono bene. Sono tutti segnali di un forte disturbo a livello psicologico.

    D. - Quali sono i settori nei quali c’è bisogno di un intervento più urgente?

     
    R. - Noi consideriamo che le aree di fondamentale importanza siano l’appoggio psicosociale. Anzitutto, il settore educazione - tra qualche settimana, infatti, dovrebbe ricominciare la scuola e stiamo aiutando il governo a ripristinare le classi per quelli che sono stati sfollati e anche per i bambini di Tblisi, perché le scuole sono occupate dagli sfollati - e poi il settore sanitario. Abbiamo delle squadre di medici che stanno cercando di capire quali siano i bisogni reali. C’è necessità di medicinali, di rafforzare i servizi sanitari locali.

     
    D. - Chi deve mobilitarsi in questo momento e come?

     
    R. - La comunità internazionale sta veramente facendo sforzi enormi. Comunque, nonostante il flusso di assistenza umanitaria, ci sono ben poche organizzazioni che veramente guardano i bisogni del bambino. Abbiamo bisogno di ulteriori aiuti e speriamo molto che la comunità internazionale possa rispondere a questo nostro appello.

    USA - Dopo Denver, impennata di consensi per Obama
    L'effetto convention ha fatto impennare i consensi per il candidato democratico alla Casa Bianca, Barak Obama, schizzato al 48%, sei punti sopra il repubblicano John McCain, dopo molti giorni di sostanziale parità. È quanto sostiene il sondaggio quotidiano della Gallup. Calato il sipario a Denver, ora l'attenzione torna ad essere puntata sui repubblicani. Oggi dovrebbe essere svelato il nome del numero due scelto da John McCain, il quale ha fatto sapere che stasera parteciperà con il suo vice ad un comizio, in Ohio. Ieri, davanti a oltre 84 mila spettatori rapiti e un'audience televisiva stimata di 30 milioni di persone, Barack Obama ha accettato “con profonda umiltà e gratitudine” la nomination democratica partendo subito all'attacco contro “la politica zoppa di Washington” e ritornando al sogno di Martin Luther King. J.F.K. nel 1960 aveva proposto all'America una 'Nuova Frontierà, Bill Clinton nel 1992 una 'Nuova Alleanza”. Per far tornare, come disse Ronald Reagan nel 1980, l'America ad essere grande, Obama si è impegnato con “una nuova promessa” nello spirito di solidarietà e intraprendenza degli “immigrati che varcavano gli oceani, dei pionieri che andavano all'Ovest, dei lavoratori che picchettavano le fabbriche e delle donne che volevano il voto”. Il servizio di Elena Molinari:

    “America sei migliore di come sei stata negli ultimi otto anni”. Con questo grido di attacco alla presidenza Bush, e a chi vede come suo continuatore John McCain, Barack Obama ha accettato, all’alba italiana, la nomination democratica nella corsa alla Casa Bianca. Di fronte a quasi 80 mila persone, nello stadio del football di Denver, e nel 45.mo anniversario del discorso “Ho un sogno” di Martin Luter King, Obama si è presentato come la risposta ai problemi della gente comune. “Oggi - ha detto - sempre più americani sono senza lavoro, sempre più hanno perso la casa, non possono permettersi di mandare all’università i loro figli”. All’americano medio, dunque, il senatore nero promette di risanare la politica "zoppa" di Washington e lo ha fatto mantenendo sempre un tono caldo ed informale, per rispondere a chi lo accusa di essere troppo distaccato. Ha poi ribadito il suo patriottismo, anche questo messo in dubbio: “Non esiterò mai, ha detto, a difendere la mia nazione, ma invierò le truppe solo con una missione chiara. La folla ha esultato, ma se il discorso abbia centrato o meno il segno lo si vedrà nei sondaggi dei prossimi giorni e soprattutto a novembre.

     
    Da Denver, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

    Afghanistan
    In uno scontro nel distretto di Bermel, nella provincia di Paktika, a confine con il Pakistan, soldati della coalizione a guida USA hanno ucciso 12 taleban, durante una perquisizione in un edificio abbandonato. Secondo le fonti militari, i taleban uccisi facevano parte di un gruppo che gestiva movimenti di insorti da una parte all'altra del confine con il Pakistan. Lo scontro si è verificato il giorno successivo ad un'operazione durata quattro giorni nella provincia meridionale di Helmand, e nella quale altri 100 insorti sono stati uccisi. Nessun commento a questa notizia è venuto da fonti taleban, mentre autorità locali hanno affermato che i morti in quell'operazione sono civili. In un'altra località, nel distretto di Pech (provincia di Kunar), un civile rimasto ferito durante uno scontro tra soldati internazionali dell'ISAF ed è stato soccorso dai militari. L'uomo, però, è morto mentre veniva accompagnato in ospedale. Il comandante della prima divisione di fanteria, colonnello John Spiszer, in un comunicato, ha espresso rammarico per la morte del civile e condoglianze alla famiglia.

    Medio Oriente
    Il premier israeliano, Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen (Mahmud Abbas), torneranno ad incontrarsi domenica a Gerusalemme, per la seconda volta in un mese. Lo ha anticipato alla stampa il negoziatore palestinese, Erekat, secondo il quale i due statisti torneranno ad esaminare l'andamento dei negoziati di pace. Questa settimana, Olmert ha ordinato la liberazione di 200 detenuti palestinesi - per lo più militanti di al-Fatah - nel tentativo di rafforzare la posizione di Abu Mazen. Ma oggi aspre critiche sono state rivolte in Israele al presidente dell'ANP perchè durante la sua visita in Libano ha voluto incontrare anche Samir Kuntar, per congratularsi della sua recente liberazione dalla prigione israeliana. Kuntar - un druso libanese condannato all'ergastolo per aver ucciso una bambina israeliana durante un attentato terroristico in Galilea - è stato liberato nel contesto di uno scambio di prigionieri e di salme con gli Hezbollah. L'incontro Abu Mazen-Kuntar è stato visto, dunque, da alcuni esponenti politici a Gerusalemme come un gesto di ostilità verso Israele.

    Thailandia
    Fallito ogni tentativo di mediazione, il governo thailandese ha optato per l’uso della forza. Così, nelle prime ore del mattino, centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa hanno fatto irruzione negli edifici governativi di Bangkok, nel tentativo di disperdere i manifestanti del PAD, l’Alleanza del Popolo della Democrazia, che da tre giorni occupavano la zona, ed ha effettuato 15 arresti. In segno di solidarietà con i militanti dell'opposizione, altri militanti antigovernativi hanno bloccato le entrate di diversi aeroporti, tra cui quello della località turistica di Phuket, isola meridionale della Thailandia. Le proteste hanno creato disagi anche negli aeroporti di Hat Yai e di Krabi, nel sud del Paese. Secondo informazioni non confermate, movimenti simili sarebbero in preparazione a Chiang Mai e Chiang Rai, nella area settentrionale della Regione. L’obiettivo dei manifestanti, che dal mese di maggio organizzano proteste anti-governative, è quello di rimuovere il primo ministro Samak Sundaravej, considerato un uomo vicino all’ex leader Thaksin Shinawatra, rovesciato con un golpe nel 2006 e rifugiatosi in Gran Bretagna per sfuggire a un processo per corruzione.

    Cina
    L'agenzia ufficiale cinese Nuova Cina ha confermato oggi che almeno due poliziotti sono stati uccisi mercoledì in un attacco terroristico nella turbolenta regione del Xinjiang, patria di una consistente minoranza musulmana di etnia uighura. La notizia era stata data ieri dalla stampa di Hong Kong e dall'emittente statunitense Radio Free Asia. Secondo il South China Morning Post di oggi, le vittime sarebbero tre e almeno un altro agente sarebbe in condizioni gravi. L'attacco è avvenuto mercoledì a Jiashi, 100 chilometri a est di Kasghar, nella regione autonoma cinese del Xinjiang. Si tratta dell'ultimo di quattro attentati sferrati nel Xinjiang nell'ultimo mese: le vittime sono più di 20 in tutto, per la maggior parte agenti di polizia. Lo scorso 4 agosto, due uighuri hanno lanciato un camion contro un gruppo di poliziotti che facevano jogging a Kashgar, uccidendone 16 e ferendone altrettanti. Il 10 agosto, due giorni dopo l'apertura delle Olimpiadi di Pechino, una serie di esplosioni ha colpito la città di Kuqa causando la morte di almeno 12 persone. Tre guardie sono state accoltellate lo stesso giorno a Shule, vicino a Kashgar. Il governo cinese ha recentemente inviato nella regione 200 mila poliziotti per prevenire nuovi temuti attacchi durante la festa della Repubblica del prossimo 1 ottobre, sempre secondo la stampa di Hong Kong.

    Tibet
    Anche il Dalai Lama parteciperà domani alla giornata di manifestazioni organizzata in tutto il mondo per la pace e la libertà, con un occhio particolare sul Tibet. Lo annuncia l'ufficio del leader tibetano in un comunicato ufficiale. Ieri, a seguito del suo ricovero, si era diffusa la notizia che non avrebbe partecipato alle 12 ore di digiuno. Il Dalai, 73 anni, è da ieri ricoverato per accertamenti al Lulavati Hospital di Mumbai, dopo aver sofferto problemi allo stomaco dovuti forse alla stanchezza derivata dal viaggio in Francia di 12 giorni finito la scorsa settimana. Il comunicato della segreteria del Dalai Lama informa che i medici che lo tengono in cura hanno assicurato che il leader religioso è in buona salute e non c'è nessun motivo di preoccupazione. “L'unica cosa di cui ha bisogno - conclude il comunicato - è di riposo”.

    Piogge da record in Giappone
    Un'ondata record di piogge torrenziali ha colpito tra ieri e oggi vaste aree del Giappone, causando un morto, l'evacuazione di oltre un milione di persone e l'interruzione di numerosi collegamenti ferroviari. Mentre nella vasta pianura del Kanto, dove sorge la metropoli di Tokyo, i disagi si sono limitati alla sospensione temporanea di alcune tratte ferroviarie - con un treno locale deragliato, senza causare feriti, a causa di una frana - e ad allagamenti in alcuni quartieri residenziali, è nel centro del Paese che si sono registrate vere e proprie inondazioni, con fiumi straripati e intere aree sommerse dall'acqua. In particolare, la zona più colpita è stata la prefettura di Aichi, dove la città di Okazaki è stata per buona parte sommersa dallo straripamento di otto fiumi circostanti. Il bilancio parla di un morto, un'anziana di 76 anni, tre dispersi e oltre 140 mila case evacuate in attesa dell'arrivo delle Forze di Autodifesa (l'esercito giapponese). Nella regione, dove si trova anche la metropoli di Nagoya, fino ad ora almeno 500 mila famiglie, per un totale di 1,27 milioni persone, hanno ricevuto l'ordine di lasciare le proprie abitazioni. Secondo le autorità nipponiche, nell'area di Okazaki sono caduti almeno 146 millimetri di pioggia per ora, un record assoluto per l'intera prefettura centrale di Aichi.

    Italia - piano di rilancio della compagnia area Alitalia
    “Abbiamo avviato un percorso costellato sì di sacrifici, ma che ritengo in tempi brevi possa arrivare al successo. Spero col consenso di tutti”. Così il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, intervenuto questa mattina in una trasmissione radiofonica RAI, si è pronunciato sulla vicenda Alitalia dopo il varo ieri da parte del governo del piano per il rilancio della compagnia aerea che resterà italiana. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera - con la modifica della legge Marzano - al progetto di salvataggio della compagnia di bandiera, annunciando che soci stranieri potranno partecipare, ma solo con quote di minoranza. “Siamo intervenuti e abbiamo evitato la svendita di Alitalia, che resterà nelle mani degli italiani”, ha spiegato il premier, Silvio Berlusconi. Critica l’opposizione che, attraverso il suo leader Walter Veltroni, ha definito la scelta del Governo “una soluzione pasticciata, confusa e pericolosa”. Intanto Air France ha confermato di “voler restare partner di Alitalia”, dicendosi disponibile a prendere “una partecipazione minoritaria” nel capitale della nuova compagnia italiana.

    Ancora sbarchi di immigrati sulle coste italiane
    Un barcone di dieci metri alla deriva a circa 26 miglia a sudovest di Lampedusa è stato soccorso dalla Guardia Costiera. A bordo vi erano 62 migranti, tra cui 13 donne e un bambino. Inoltre, un gruppo di 55 migranti, tra cui cinque donne e tre minori, è riuscito ad approdare questa notte direttamente nel porto di Lampedusa con un barcone in legno. Gli extracomunitari sono stati bloccati in banchina dagli uomini della Guardia costiera ed accompagnati nel centro di prima accoglienza dell'isola. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 242

     
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