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Sommario del 28/08/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa ricorda Sant'Agostino. Il Papa: ha insegnato all'uomo che per trovare se stesso ha bisogno di incontrare Dio-Amore
  • Il cardinale Sodano porta il saluto del Papa alla città di Kazan in occasione della Dedicazione di una chiesa cattolica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sale a 14 morti il bilancio delle violenze anti-cristiane in India
  • Naufragio di immigrati al largo di Malta: 70 dispersi
  • Il cardinale Poletto: costernazione di fronte all'efferata aggressione ai frati di Belmonte
  • Meeting di Rimini: intervista con il prof. Weiler
  • Al via all'Aquila le celebrazioni della Perdonanza Celestiniana
  • Giovani in marcia per Sant'Agostino
  • Chiesa e Società

  • Nuovo appello della Chiesa boliviana in favore del dialogo
  • L’arcivescovo di Manila auspica una collaborazione cristiano-musulmana per la pace a Mindanao
  • Guerra civile nello Sri Lanka. La denuncia di un vescovo anglicano: “La popolazione è stretta tra due fuochi”
  • La Conferenza episcopale italiana stanzia un milione di euro per le popolazioni del Caucaso
  • Gli auspici del cardinale Sfeir per il futuro del Libano
  • In Iraq 650 medici raccolgono l’appello del governo e rientrano in patria
  • Il cardinale Martino apre la Conferenza Panafricana in Tanzania
  • Razzismo, 'crimine' da sanzionare: la proposta dei Paesi africani all'ONU
  • Conferenza di Accra: buoni progressi verso un nuovo trattato per il ‘dopo Kyoto’
  • Arrestati in Colombia due costruttori di ‘narco-sottomarini' per il trasporto di droga verso gli USA
  • Apre oggi a Bogotà “Expocatólica”, la mostra sulla Chiesa cattolica colombiana
  • Lettera dell’arcivescovo di Canterbury dopo la Conferenza di Lambeth
  • Il cardinale Tettamanzi incontra l'arcivescovo Juvenalij, metropolita del Patriarcato di Mosca
  • Israele: presto sul web i manoscritti del Mar Morto
  • Palermo: la Settimana Liturgica Nazionale affronta il tema dei riti bizantini
  • Il saluto della CEI al Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste
  • L’intervento della Chiesa italiana per la Giornata per la salvaguardia del creato
  • Conferenza a Droneo su padre Riccardo Lombardi, fondatore del Movimento per un Mondo Migliore
  • Anno Paolino: mostra internazionale di francobolli ed immagini dedicate all’Apostolo delle Genti
  • Tra i primi film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, “Achille e la Tartaruga” del regista giapponese Takeshi Kitano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Crisi del Caucaso: l’UE minaccia sanzioni contro Mosca. L’appoggio di Pechino alla Russia
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa ricorda Sant'Agostino. Il Papa: ha insegnato all'uomo che per trovare se stesso ha bisogno di incontrare Dio-Amore

    ◊   La Chiesa ricorda oggi Sant’Agostino, vescovo d’Ippona e dottore della Chiesa. Una figura al quale è molto legato Benedetto XVI che gli ha dedicato all’inizio di quest’anno ben cinque catechesi nel corso dell’udienza generale del mercoledì. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    “Uomo di passione e di fede, di intelligenza altissima e di premura pastorale instancabile”: così Benedetto XVI ha definito Sant’Agostino. Nato a Tagaste, nell’odierna Algeria, nel 354, si convertì dopo “un lungo e tormentato itinerario interiore”. Cercava la verità con la sola ragione ma poi ha capito che ragione e fede non si possono separare né contrapporre. Credi per comprendere – diceva – e comprendi per credere:

     
    “Credi per comprendere: il credere apre la strada per entrare nelle porte della verità (…) ma anche, inseparabilmente, comprendi, vedi la verità per poter trovare Dio e credere”.

     
    L’uomo è un grande enigma e un grande abisso – scriveva Sant’Agostino – e solo incontrando Dio può scoprire chi è veramente:

     
    “La presenza di Dio nell’uomo è profonda e nello stesso tempo misteriosa, può essere riconosciuta e scoperta nel proprio intimo: ‘Non andare fuori - afferma Agostino - ma torna in te stesso; nell’uomo interiore abita la verità; e se troverai che la tua natura è mutabile, trascendi te stesso' (…) Tendi dunque là dove si accende la luce della ragione. Proprio come egli stesso sottolinea (…) all’inizio delle 'Confessiones', la sua autobiografia spirituale: ‘Ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finchè non riposa in te’. La lontananza da Dio equivale allora alla lontananza da se stessi”.

     
    Dio è amore – diceva ancora Sant’Agostino - e l’incontro con Lui è la sola risposta alle inquietudini del nostro cuore. E tutta la storia umana viene vista dal vescovo d’Ippona come una lotta tra due amori, benché guidata dalla Divina Provvidenza:

     
    “E’ questo è il suo disegno fondamentale, la sua interpretazione della storia: la lotta di due amori, amore di sé sino all’indifferenza per Dio e amore di Dio sino all’indifferenza di sé, alla piena libertà da sé per gli altri, nella luce di Dio”.

     
    Peccare, secondo Agostino, è cercare l’amore nel posto sbagliato. E lui, che ha fatto esperienza delle proprie debolezze, ha sperimentato anche l’infinita misericordia di Dio comprendendo che abbiamo bisogno di una conversione continua, che ogni giorno umilmente dobbiamo iniziare da capo:

     
    “Noi abbiamo sempre bisogno di essere lavati da Cristo - che ci lava i piedi - di nuova conversione, fino alla fine. Abbiamo bisogno di questa umiltà che riconosce che siamo peccatori in cammino finché il Signore ci da la mano definitivamente e ci guida alla vita eterna”.

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    Il cardinale Sodano porta il saluto del Papa alla città di Kazan in occasione della Dedicazione di una chiesa cattolica

    ◊   Il cardinale decano Angelo Sodano ha portato il saluto e la benedizione del Papa alla città di Kazan, nella Repubblica del Tatarstan, in Russia, dove domani celebrerà la Messa per la dedicazione della chiesa cattolica della Esaltazione della Santa Croce. La costruzione della chiesa è stata possibile anche grazie al contributo della città di Kazan, che è in maggioranza musulmana. Il luogo, tra l’altro, è particolarmente caro alla tradizione religiosa ortodossa per l’apparizione, nel 1579, della Madonna. Sull’importanza di questo evento ascoltiamo lo stesso cardinale Sodano, raggiunto telefonicamente a Kazan da Sergio Centofanti:

    R. – L’importanza è di dare il cuore a questa comunità cattolica, priva di un luogo di culto. Io, ieri ed oggi, ho celebrato per l’ultima volta nella piccola cappella del cimitero dove si radunava la comunità cattolica: in città ci sono più di 300 cattolici e poi, in tutta la zona, molti di più. Quindi, è un momento di festa! Il sindaco del posto ha aiutato, molto lieto, e pure il presidente della Repubblica del Tatarstan, o dei Tartari, come noi diciamo, sarà domani presente e mi darà le chiavi di questa chiesa, alla quale le stesse autorità civili hanno contribuito dando il terreno e aiutando per la costruzione. Quindi, festa della comunità cattolica e anche festa della città che vive quest’esperienza religiosa e di dialogo comune.

     
    D. – Qual è il significato della sua presenza a Kazan?

     
    R. – Io ho voluto venire perché ho sempre seguito il cammino della rinascita della Chiesa in Russia all’inizio del mio servizio nella Segreteria di Stato: ero anche presidente della Pontificia Commissione per la Russia, e quindi ho conosciuto, come segretario di Stato, tutto il progresso di questa Chiesa in Russia come nelle repubbliche dell’ex Asia sovietica, non lontane di qui. A mille chilometri da Kazan c’è il Kazakhstan, dove sono stato varie volte. E quindi, son voluto venire per godere con questa comunità dei grandi progressi. Ho avuto l’invito, certo, del vescovo del posto, mons. Pikel, competente per questo territorio: lui sta a Saratov ed è presente oggi qui, con me. Con me, c’è il nunzio apostolico, l’arcivescovo Mennini: è venuto da Mosca con il consigliere della nunziatura apostolica. Siamo in molti sacerdoti che si sono riuniti per questa occasione. Poi, conoscevo l’Istituto Missionario e il parroco, padre Diogenes, un argentino dell’Istituto del Verbo Incarnato, di questo nuovo istituto missionario che con tanto zelo ha visto in questi anni il progresso di questa comunità. E quindi, giorno di festa. Oggi, qui, poi, è la festa dell’Assunzione: la Chiesa ortodossa è in festa, e allora mi sono recato anche a venerare la Madonna di Kazan, che Giovanni Paolo II ha restituito al monastero ortodosso di Kazan; e poi sono stato in un altro grande monastero, qui vicino, dell’Arcangelo Raffaele, dove ho trovato una comunità molto viva. Ci siamo abbracciati nel nome di Maria e ci siamo salutati. E qui c’è proprio, nel nome di Maria, il migliore ecumenismo, l’ecumenismo spirituale che ci unisce tutti!

     
    D. – Da Kazan, quali auspici esprime per tutta l’area, in questo momento così difficile?

     
    R. – Abbiamo pregato qui, in questi giorni, e continueremo a pregare per il progresso pacifico di tutti, qui, nella grande nazione russa, e abbiamo anche pregato per la solidarietà tra le nazioni vicine. La bandiera di Giovanni Paolo II, la bandiera del Papa attuale, Benedetto XVI, è la bandiera del dialogo vicendevole, la bandiera della pace, perché siamo membri di una stessa famiglia e come fratelli e sorelle dobbiamo intenderci, dobbiamo collaborare. Questo è il messaggio di pace che la Chiesa ripete sempre, e questa è la bandiera che anche oggi tutti noi qui eleviamo sicuri che con l’intercessione di Maria, Regina della pace, ci sarà un grande avvenire per questi popoli.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’informazione internazionale, in primo piano la situazione nel Caucaso: la Russia rompe l’isolamento internazionale; sostegno da Cina e Repubbliche asiatiche ex sovietiche

    “Quanti poveri nel mondo”. I dati di un rapporto della Banca Mondiale sul tasso di povertà nei Paesi in via di sviluppo dal 1981 al 2005

    “La rivoluzione di una donna libera che legge e scrive”. Lucetta Scaraffia ricostruisce l’esperienza di Teresa Eustochio Verzieri, pioniera dell’emancipazione femminile

    “Il rito tra visibile e invisibile”. Inos Biffi sul sacro e il santo nei sacramenti cristiani

    “La voglia di raccontare i semplici che non cambiano il mondo”. Luca Pellegrini intervista Pupi Avati

    Nell’informazione religiosa, la Chiesa in India continua a lottare contro le discriminazioni: altre violenze in Orissa, mentre i vescovi chiedono protezione per i cristiani e uguaglianza tra i cittadini

    “Primo impianto ad energia solare nella Città del Vaticano”. Nicola Gori intervista l’ingegner Mauro Villarini, responsabile dei progetti sulle fonti di energia rinnovabile in Vaticano

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    Oggi in Primo Piano



    Sale a 14 morti il bilancio delle violenze anti-cristiane in India

    ◊   In India, centinaia di persone hanno lasciato le loro case nell’est del Paese a seguito delle violenze contro i cristiani. Il bilancio delle vittime, ancora provvisorio, è di 14 morti. Migliaia di scuole cristiane domani rimarranno chiuse in segno di protesta contro le violenze dei giorni scorsi nello Stato di Orissa. “E’ in gioco non solo la libertà di coscienza di una minoranza - ha dichiarato Madhu Chandra, segretario regionale dell’All India Christian Council (AICC) - ma anche la democrazia laica dell’India”. Nel Paese asiatico è minacciato, soprattutto, il sistema di valori fondato sulla persona, sulla dignità umana. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Piero Gheddo, missionario del PIME:

    R. – Questi assalti alle missioni cristiane in India mi preoccupano molto più che non quelle nei Paesi musulmani o comunisti. Mi preoccupano perché l’India è un grandissimo Paese e, penso che tra gli Stati non cristiani sia quello più vicino a Gesù Cristo. E la stessa presenza delle comunità cristiane, nelle strutture sociali indiane, nelle campagne, fondate tutte sulle caste, diffonde quelle virtù che sono proprie del cristianesimo. Sono proprio queste virtù che scatenano l’opposizione. Speriamo che in India non trionfino questi partiti dell’ideologia induista che considerano gli assalti alle missioni cristiane come assalti all’Occidente.

     
    D. – L’India è un grande Paese, è un po’ lo specchio del mondo. Come spiegare questi ultimi deformati riflessi delle violenze?

     
    R. – La radice fondamentale di queste violenze è la rinascita dell’induismo. In un Paese che si sviluppa rapidamente, la religione tradizionale acquista sempre più valore, come la cultura. L’identità indiana è fondata sulla religione indù, che è molto nobile. Però, nel mondo moderno, questa religione, queste culture si trovano spiazzate. Molti loro principi, il loro modo di organizzare la società, sono obsoleti. C’è quindi una reazione che ha dato origine a diversi partiti. Partiti che, naturalmente, strumentalizzano questa coscienza religiosa e culturale del popolo, per aizzarla contro le minoranze religiose. E tra queste ci sono soprattutto l’islam, seconda grande religione del Paese, e poi il cristianesimo.

    Gli attacchi contro i cristiani nello Stato di Orissa sono iniziati dopo l’assassinio di un leader del movimento estremista indù. Secondo i fondamentalisti, ad orchestrare l’assassinio sarebbero stati dei cristiani perchè l'esponente radicale indù era impegnato in una campagna contro le conversioni al cristianesimo. In base alle prime indagini della polizia, il leader indù è stato in realtà ucciso da ribelli maoisti. Sulla presenza del cristianesimo nello Stato di Orissa, si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Anthony Thota, missionario indiano del PIME originario dello Stato dell’Andhra Pradesh:

    R. – I responsabili sono gli appartenenti ad un gruppo di estremisti indù. In questa zona dell’India ci sono 600 mila abitanti. Almeno 500 mila sono indù e 100 mila sono diventati cristiani cattolici. Quelli che sono diventati cristiani, sono aiutati dai missionari. I fondamentalisti indù non vogliono che i missionari facciano queste opere buone per il popolo.

     
    D. – Padre Anthony, essendo indiano conosce bene la realtà dell’Orissa. Ci può spiegare perché il fondamentalismo trova consensi anche in parte della popolazione?

     
    R. – Come per noi il Vaticano è il centro del cristianesimo, nell’Orissa esiste una città che si chiama Puri, centro dell’induismo; gli indù delle caste alte temono che tramite l’educazione portata dai missionari cristiani, possano perdere il potere politico. Per questo gli estremisti indù fanatici vengono anche dagli Stati vicini fondamentalisti in difesa dell’induismo. Estremisti che fanno tanto male ai nostri cristiani e ai poveri.

     
    D. – Quindi, aumentano le sofferenze dei cristiani...

     
    R. – Sì, loro soffrono tutto questo per la fede in Gesù. Alcuni estremisti dicono: “India vuol dire indù, indiano vuol dire essere indù”. Questi sono alcuni dei loro slogan politici.

     
    D. – Invece, l’India è un Paese dalle mille facce e tra queste facce c’è il cristianesimo che fa del bene ...

     
    R. – Noi cristiani siamo conosciuti per fare opere di carità, lavorare per la dignità della persona. Molti sono dalit, fuoricasta e senza diritti in base al sistema delle caste. Altri sono tribali.

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    Naufragio di immigrati al largo di Malta: 70 dispersi

    ◊   Sono riprese le ricerche dei 70 immigrati dispersi nel naufragio dell'imbarcazione su cui viaggiavano, avvenuto ieri a circa 40 miglia a sud di Malta. Le operazioni sono condotte da un elicottero tedesco della missione dell'Unione Europea, Frontex. Il velivolo, ieri sera, aveva avvistato in acqua a 56 miglia dalla costa de La Valletta i corpi di tre extracomunitari, ma non era stato possibile recuperarli a causa delle cattive condizioni del mare. Gli otto migranti sopravvissuti hanno raccontato di essere partiti dalla Libia in 78, giovedì scorso. Dopo due giorni di navigazione sarebbero rimasti senza viveri e lunedì avrebbero cominciato a imbarcare acqua. Tra i passeggeri c'erano anche quattro donne di cui tre incinta. A soccorrerli, mentre il gommone stava affondando, è stato l'equipaggio di un peschereccio maltese. Una tragedia che rappresenta la punta di iceberg di un fenomeno di immigrazione irregolare che prosegue senza sosta seppur a ritmi diversi a seconda della stagione. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente l’arcivescovo di Malta, mons. Paul Cremona:

    R. – Well, actually, obviously it is a tragedy; it is a tragedy because so many people ...
    Ovviamente, è una tragedia; è una tragedia perché tanta gente è costretta a lasciare aree in cui imperversano conflitti, carestie e povertà: già questa è una tragedia di per sé. L’entità della tragedia aumenta quando, nell’attraversare il tratto di mare tra Africa ed Europa, accade quello che è accaduto ieri notte: che tanta gente muore nel compiere questa traversata. Questo aggiunge tragedia a tragedia. Penso che sul piano internazionale dovrebbe esserci collaborazione ad ogni livello ed in ogni istituzione in modo che questa gente non debba più avere la necessità di affrontare queste traversate alla ricerca di una vita migliore. La Chiesa interviene quando queste persone, questi richiedenti asilo, arrivano a Malta. Il numero è elevato e, da un punto di vista economico e politico, questo pone un problema al governo. La posizione della Chiesa, però, è sempre stata quella di ricordare che non ci troviamo di fronte a cifre, perché ciascuno di loro è un essere umano con la dignità e l’importanza di ogni essere umano e di fronte a Dio Creatore, che ha creato ogni singola persona a sua immagine e somiglianza, a prescindere dal colore della sua pelle, dalla sua origine, dal suo Paese. Da parte sua, la Chiesa a Malta cerca di aiutare queste persone quando arrivano sull’isola e quando poi vivono a Malta. La Chiesa cattolica si prende cura di circa 400 richiedenti asilo, sugli oltre duemila presenti nel Paese; esiste anche, per iniziativa della Commissione per i migranti, un laboratorio per la pace in cui sono ospitati altri immigrati. Per quanto riguarda i diritti umani, abbiamo il Jesuit Refugee Service, il servizio di assistenza umanitaria dei Gesuiti, che regolarmente fa visita ai centri di raccolta per verificarne il rispetto. In questo ultimo mese, c’è stata anche una presa di contatto tra la Chiesa e uno dei maggiori sindacati del Paese, affinché a coloro che lavorano a Malta siano riconosciuti dignità e diritti. Quindi, a coloro che otterranno il permesso di lavorare a Malta sarà riconosciuta anche la dignità di lavoratori, non saranno più considerati richiedenti asilo, come accade con la popolazione del luogo. Ecco, queste sono le prime considerazioni che mi vengono in mente quando accadono questi disastri, come il terribile annegamento di tante persone.

    D. – Quali sono i sentimenti della popolazione? I maltesi hanno paura degli immigrati clandestini?

     
    R. – No. I think that the feelings are on two levels. I think that in themselves, …
    No, credo che i sentimenti siano complessi. Credo che la popolazione maltese non sia razzista. Quando ero ancora parroco, nella nostra parrocchia c’erano alcuni richiedenti asilo, alcuni profughi, e la gente li ha aiutati tanto, li hanno accolti nella nostra comunità. Credo che il problema – e questo è l’altro lato della medaglia – consista nel fatto che sono talmente tanti, ormai, qui, sull’Isola, che noi speriamo che questo non porti a manifestazioni di razzismo tra la gente. Noi, i vescovi sull’Isola, diciamo sempre che ci rendiamo conto che i numeri ingenti di persone che arrivano rappresentano un problema, che magari Malta non è nemmeno in grado di assorbirle tutte. Ma queste persone non sono numeri ma, appunto, persone, e devono essere trattate nel rispetto della dignità riconosciuta ad ogni essere umano. Specialmente i cristiani hanno il dovere di considerarle con gli occhi della fede. E questo significa che non c’è alcuna differenza tra loro e chiunque altro, maltese o no, che viva su quest’Isola.

     
    E proprio stamane imbarcazioni di irregolari sono state soccorse a sud di Lampedusa e a largo delle coste della Sardegna. Anche in Italia infatti lo sbarco è praticamente giornaliero. Così come il fenomeno è intenso anche sulle coste spagnole e rappresenta pertanto una questione europea. Fausta Speranza ha chiesto a Pasqualina Napoletano, deputata del Parlamento Europeo, se ci sono dei distinguo da fare tra Italia, Spagna e Malta.

     
    R. – Sono più o meno le stesse situazioni dell’Italia, anche perché sono successe molte tragedie anche nello Stretto di Gibilterra, nel passaggio dal Marocco alla Spagna. I problemi più o meno sono gli stessi; Malta, tra l’altro, essendo una piccola isola, vive questo con particolare ossessione. La Spagna ha avuto la possibilità di integrare nelle attività lavorative, per esempio nell’edilizia, molti immigrati e quindi questo flusso è stato anche accolto. Però adesso, per esempio, nel settore dell’edilizia c’è una crisi e quindi c’è una preoccupazione che riguarda appunto la tenuta di queste persone che sono entrate nel Paese ... Quindi, diciamo che i problemi sono analoghi. C’è da dire che l’Europa stenta a darsi una politica coerente e completa per quanto riguarda l’immigrazione, perché ciascun Paese pensa di governarla per conto proprio. Le cose che si sono cominciate ad armonizzare sono state, per esempio, la direttiva sul respingimento degli immigrati che si trovano nel territorio europeo senza regolare permesso di soggiorno o perché scaduto o perché erano entrati, diciamo, con varie forme legali che poi non sono riusciti a rinnovare: in questo c’è stata un’armonizzazione. Però, non si può cominciare dalle espulsioni senza avere fatto insieme un lavoro che riguarda i canali di immigrazione illegale, l’accordo con i Paesi di provenienza non solo sul respingimento, ma anche sull’accoglienza. Quindi, possiamo dire che la politica europea finora è parziale, non riesce a governare il fenomeno nel suo complesso.

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    Il cardinale Poletto: costernazione di fronte all'efferata aggressione ai frati di Belmonte

    ◊   “C’è bisogno di un sussulto non solo di legalità, ma anche delle coscienze”: così l’arcivescovo di Torino il cardinale Severino Poletto in seguito alla brutale aggressione, avvenuta martedì sera, nei confronti di quattro Frati Minori nel Santuario mariano di Belmonte, in provincia di Torino. Tre religiosi anziani, non sono in pericolo di morte, nonostante le diverse lesioni craniche riportate. Nella notte, però, si è aggravato fra Emmanuele; rimangono invece molto serie le condizioni di fra Sergio, guardiano della comunità e rettore del santuario. Al microfono di Massimiliano Menichetti, il cardinale Poletto ribadisce la sua vicinanza e costernazione per l’accaduto:

    R. – Costernazione e un certo stordimento di fronte all’efferatezza con cui questi tre uomini sono entrati nel refettorio del Convento, senza parlare, quindi senza chiedere nulla. Non è che abbiano chiesto soldi o altro. Hanno cominciato a picchiare ed hanno picchiato il più anziano e allora il più giovane, padre Sergio, il guardiano del Convento è andato in difesa del più anziano ed è stato colpito in modo molto più grave, infatti lui è gravissimo all’ospedale San Giovanni Bosco a Torino. Sono stato a visitarlo, ho visto il medico e siamo nelle mani di Dio, speriamo comunque che riescano a salvargli la vita.

     
    D. – Eminenza lei ha visto anche la scena dell’aggressione?

     
    R. – Ho fatto il giro di tutti e sono andato anche al Santuario e anche nel Convento e ho visto il refettorio che è ancora nlle stato in cui lo hanno lasciato loro, perché la scientifica deve fare i suoi rilievi ecc. e quindi c’è una scena proprio impressionante perché li hanno picchiati e bastonati tutti e quattro, legati e imbavagliati, per cui soltanto dopo due ore uno dei più anziani è riuscito a liberarsi ed ha liberato gli altri e quindi hanno dato l’allarme.

     
    D. – Secondo le prime ricostruzioni si sarebbe trattato comunque di un furto…

     
    R. – E’ vero che sono andati nelle celle a rovistare – credo che abbiano preso quasi niente – ma l’aggressione è avvenuta alle persone è questo che ci fa riflettere.

     
    D. – E' come se fosse stato un atto volontario di accanimento nei confronti dei frati?

     
    R. – Sembra così… perché non è che abbiano parlato. E’ questo che colpisce, non hanno chiesto nulla, quindi hanno cominciato a picchiarli in testa con dei bastoni presi nella falegnameria del Convento.

     
    D. – Lei presidierà la Santa Messa il prossimo 31 agosto proprio nel Santuario di Nostra Signora di Belmonte, una celebrazione che avrà un significato molto particolare…

     
    R. – Questa celebrazione è stata concordata proprio ieri mentre ero li a Cuorgnè dove sono ricoverati due padri perché il terzo è stato portato ad Ivrea in quanto si temevano complicazioni al cuore essendo 86.enne, è il più anziano. Abbiamo pensato che bisogna dare un segnale perché la gente è costernata, c’è molta devozoine a questa Madonna di Belmonte, a questo Santuario. Ormai i frati sono lì da 400 anni. Io ho messo tre intenzioni particolari. Primo invocare la protezione della Madonna su tutte le persone che vivono in quel territorio perché le protegga dalla violenza, dalle aggressioni, dai furti ecc.; secondo, esprimere solidarietà ai Frati Minori che da tanti anni servono la comunità cristiana in quel Santuario; terzo, creare una reazione psicologica, morale di condanna di fronte ad ogni forma di violenza, non solo quella, ogni forma di violenza.

     
    D. – Lei ha detto di fronte a questi fatti c’è da riflettere, c’è da pensare…

     
    R. – Sono segnali che fan riflettere che viviamo in una società in cui non c’è rispetto delle persone, non c’è rispetto delle cose altrui e quindi c’è bisogno di formazione delle coscienze, c’è bisogno di una sensibilità, di un sussulto non solo di legalità ma anche di coscienza che avrebbe dall’ apertura, dall’accoglienza di Dio un valore grandissimamente importante perché tante volte si trascura il Signore e le sue leggi e non ci si accorge che quando si mette il Signore da parte si costruisce una storia nella società contro le stesse persone.

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    Meeting di Rimini: intervista con il prof. Weiler

    ◊   Essere ogni giorno mendicanti di Cristo: questo è il vero protagonista. E’ la provocazione scaturita ieri dall’incontro con Marco Bersanelli, docente di astrofisica all’Università di Milano e membro del consiglio nazionale di Comunione e Liberazione, che ha riflettuto, assieme alla presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, sul tema di quest’anno: “O protagonisti o nessuno”. Il senatore a vita Giulio Andreotti, insieme al ministro dell’economia, Giulio Tremonti, ha poi parlato dei 60 anni della Costituzione italiana. E tante, come ogni anno, mostre, presentazioni di libri e spettacoli. Dal Meeting di Rimini, la nostra inviata, Debora Donnini:

    C’è un rischio per l’uomo di oggi: quello di sentire i fatti come ostacoli, di non provare più stupore di fronte a ciò che accade. Parte da qui la riflessione esistenziale di Marco Bersanelli che, richiamandosi più volte a don Giussani, affronta la sfida decisiva: quella fra chi sente di appartenere a qualcosa di più grande e chi invece appartiene solo a se stesso, pensando che essere protagonista significhi essere autonomo con un’infinita possibilità di scelte. Ma di fronte ai 13,7 miliardi di anni di vita dell’universo, l’esistenza di un uomo, per quanto grandiosa, è nulla. Quando invece l’uomo sente di appartenere al Mistero, scopre il suo volto unico e irripetibile che non scompare dinanzi all’immensità del cosmo. Per ritornare a questa consapevolezza, però, si ha bisogno di un incontro che faccia sentire amati e lasciare entrare Cristo nelle nostre ferite:

     
    "Giussani dice: 'Il vero protagonista della storia, è il mendicante' e aggiunge: 'Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo' perché il cristianesimo è questo fatto, diciamo così, un po’ assurdo per la mentalità nostra, cioè di Dio che mendica il cuore dell’uomo cioè Dio che si mette sulla soglia della nostra libertà. Avrebbe potuto concepire l’uomo come obbediente, come lo sono le stelle o le particelle elementari, e invece ha creato tutto questo grande universo perché ci fosse un punto libero cioè che potesse dire 'tu' al Mistero, liberamente, e Dio, Cristo, mendica questo e allora, il cuore dell’uomo 'mendicante di Cristo' perché è in lui che noi abbiamo la strada per la felicità".

     
    Come Vicky, la donna ugandese malata di AIDS la cui vita è cambiata grazie all’incontro con Cristo o come l’ergastolano Franco e le tante altre persone comuni, che hanno raccontato la loro storia. Al Meeting passano politici, imprenditori, giornalisti e professori, ma i veri protagonisti sono persone spesso, non sempre, lontane dai media: coloro che sentono, appunto, di essere mendicanti.

     
    Chiese distrutte e saccheggiate quando non trasformate in moschee. Sono le tristi immagini proposte da una delle mostre del Meeting: “Monumenti cristiani nella Cipro occupata dai Turchi”. 100 fotografie mostrano i monumenti in rovina da cui il contrabbando di opere d’arte ha trafugato icone, affreschi e mosaici bizantini. Una mostra non di denuncia ma di documentazione di una presenza cristiana anche nelle difficoltà.

     
    Ieri al Meeting è intervenuto anche il professor Joseph Weiler, scrittore ed esperto di diritto internazionale, che ha partecipato all’incontro su “Giustizia e diritti umani”. Luca Collodi lo ha intervistato:

    D. – Prof. Weiler, l’impegno religioso e l’impegno politico possono coesistere nella stessa persona impegnata nella costruzione di una dimensione pubblica, impegnata nella costruzione dell’ordine sociale?

     
    R. – Possono coesistere ma non devono essere confusi e, soprattutto, non devono essere confusi nella nostra realtà occidentale europea. Qui siamo sotto la cultura dei diritti. Il vocabolario politico insiste molto sui diritti. Invece, per me, il vocabolario religioso insiste soprattutto sulla responsabilità e sui doveri. Io ho riletto i cinque libri di Mosè, che per tradizione sono molto “legalisti”, e non c’è la parola “diritto”, è tutta una cultura di responsabilità, di doveri. La vita è sacra, perchè è nostro dovere rispettare la vita. Se il povero viene assistito, non è perché ha diritto, ma perché è nostro dovere assisterlo. Se la terra viene protetta, è perché appartiene a Dio, ed è nostro dovere, nostra responsabilità essere custodi della terra. Ma cosa vuol dire credere nei diritti umani? Credere nei diritti umani è importante, e non vorremmo vivere in una società che non rispetta i diritti umani, ma non viene chiesto niente alla persona. Se i diritti umani vengono violati, la persona si deve scandalizzare, ma non fa nulla. Allora, è bene per i religiosi ricordare che il messaggio della Bibbia non è il messaggio dei diritti, ma è il messaggio della responsabilità.

     
    D. – Prof. Weiler, ricordando il discorso del Papa alle Nazioni Unite, Benedetto XVI ha sostenuto il dovere di intervenire negli Stati che violano i diritti umani...

     
    R. – Coraggioso, a giusto titolo. E ci saranno pochi capi di Stato che diranno questo in maniera così chiara. Io, pur non essendo un cristiano, sono incoraggiato nel vedere il capo della Chiesa cattolica che si presenta davanti al mondo come i vecchi profeti, che dice la verità e che dice cose che a volte possono essere anche sconcertanti.

     
    D. – Bisogna lottare, quindi, contro il terrorismo – e qui apriamo un altro capitolo – rispettando però i diritti umani...

     
    R. – E' vero, è difficile, è una sfida, ma una delle cose che io ho preso dal discorso del Papa all’uomo è la comprensione che, quando c’è violazione della dignità umana, non è soltanto la vittima dell’aggressione che perde la sua dignità, ma anche il persecutore la perde, pur violando la dignità di un altro. Allora, dove siamo, se lottando contro il terrorismo, allo stesso tempo, per proteggere la dignità umana, noi stessi commettiamo quell’aggressione contro la dignità umana? Ha detto il presidente della Corte Suprema di Israele: la democrazia che lotta contro il terrorismo, lotta con le mani legate dietro alla schiena. E’ difficile, ma ci vuole questo.

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    Al via all'Aquila le celebrazioni della Perdonanza Celestiniana

    ◊   Cominciano stasera all’Aquila le celebrazioni della 714.ma Perdonanza Celestiniana, ricorrenza legata all’elezione al Soglio pontificio di Celestino V e all’indulgenza plenaria concessa ai partecipanti al rito dell’Incoronazione del Pontefice. Negli ultimi anni la Perdonanza, che raccoglie nel capoluogo abruzzese un numero sempre maggiore di pellegrini dall’Italia e dall’estero, è anche occasione di riflessione sulle emergenze mondiali. Le liturgie iniziano questa sera nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, con il rito di apertura della Porta Santa e la Santa Messa, presieduta dal cardinale Giovanni Coppa. Domani sera l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, presiederà la chiusura della Porta Santa, rito che concluderà la Perdonanza. E proprio il presule ci parla del clima che si vive in queste ore nella città. L’intervista è di Federico Piana:

    R. – E’ bello vedere come ogni anno che passa, cresce sempre di più il numero di questi affezionati, amici, fratelli e sorelle, che sono beneficamente investiti da questo fiume della Perdonanza.

     
    D. – Vogliamo ripercorrere la storia di questa Perdonanza?

     
    R. – Celestino V fu eletto Papa nel Conclave di Perugia, il 5 luglio del 1294, e volle la sua incoronazione proprio all’Aquila, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, che era una basilica costruita dai monaci di San Pietro Celestino. Qui convennero personalità importanti dell’Italia e dell’Europa. Ci fu questa cerimonia solenne e Papa Celestino volle in quell’occasione fare questo dono alla sua città, all’Aquila, e a tutti coloro che ne volessero beneficiare: un’indulgenza particolare, soprattutto perché aperta a tutti, perché il modo per accoglierla era molto semplice, entrare pentiti nella basilica, riconciliarsi con Dio e con i fratelli. A me piace sempre sottolineare un aspetto: L’Aquila era sorta da poco, c’erano delle divisioni profonde in città, tra le varie fazioni. Erano successi anche fatti terribili e l’indulgenza di Celestino aveva il fine di riappacificare i vari gruppi cittadini in lotta fra loro.

     
    D. – Dobbiamo dire che era stata anche un po’ contestata questa Perdonanza, perché Bonifacio VIII l’aveva vietata...

     
    R. – Bonifacio VIII nella sua politica cercò di ritirare tutti i benefici, tutte le bolle che aveva emanato Celestino e ci provò anche all’Aquila. Qui poi la storia è interessante. Ci sono varie interpretazioni degli storici. Sta di fatto che, attualmente, nel Comune dell’Aquila è conservata gelosamente questa Bolla della Perdonanza. Ogni edizione della Perdonanza, perciò, parte proprio dal Comune, il corteo storico, che porta questa Bolla a Collemaggio. Fino a due anni fa era proprio il sindaco che leggeva la Bolla. Dall’anno scorso, il nuovo sindaco ha voluto aggiungere una novità: consegnare la Bolla all’autorità religiosa. Ed è proprio il rappresentante della Chiesa dell’Aquila che poi legge la Bolla.

     
    D. – Il perdono è ancora attuale oppure facciamo fatica ad accettare di perdonare l’altro, anche se ha sbagliato? E’ ancora attuale questa parola?

     
    R. – La parola è attualissima. Purtroppo, siamo noi che non siamo pronti. E’ la nostra cultura che alle volte sembra orientarsi più verso quello che è contro il perdono e contro la misericordia. Magari rivestiamo con parole eleganti questo nostro atteggiamento, che certamente è poco umano e certamente anticristiano. Quindi, il messaggio di Celestino è attuale, siamo noi che dobbiamo convertirci sempre di più. Questo ci ricorda Celestino. E direi anche un’altra cosa: qualcuno ha scritto che uno dei segni più grandi del fatto che il cristianesimo sia una religione divina è perché predica il perdono. Veramente per saper perdonare occorre la grazia di Dio, occorre l’aiuto del Signore. Con le nostre sole forze umane sarebbe molto, molto difficile.

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    Giovani in marcia per Sant'Agostino

    ◊   Sulle orme di Sant’Agostino: hanno camminato meditando sugli insegnamenti del vescovo di Ippona alcuni giovani che per una settimana hanno percorso l’antica via del sale da Genova a Pavia. E’ l’itinerario compiuto dalle reliquie del Padre della Chiesa, quando fra il 724 e il 725 Liutprando le volle far giungere nella capitale del suo regno, Pavia, per custodirle degnamente. Oggi sono sempre di più i ragazzi che negli scritti di Sant’Agostino cercano risposte, nelle sue pagine ritrovano le loro stesse inquietudini, ma anche soluzioni ai grandi interrogativi sull’esistenza. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Risponde ancora Sant’Agostino a quanti si immergono nella sua lettura, tra quegli scritti dove il gioco di fede e ragione trova soluzione. Fides et ratio non si escludono ma portano alla conoscenza, ha scritto più volte il filosofo algerino che per trovare la Verità ha anche viaggiato. Ed in viaggio alcuni giovani hanno riflettuto sui suoi insegnamenti. Da Genova a Pavia hanno ripercorso il tragitto delle sue reliquie, che da Ippona, l’odierna Annaba, furono portate a Cagliari per poi giungere, nell’VIII secolo, nel capoluogo ligure, alla volta della corte dei sovrani longobardi. Il cammino di Sant’Agostino - il pellegrinaggio inaugurato quest’anno su iniziativa dei religiosi agostiniani della basilica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, dove ancora oggi sono custodite le spoglie del dottore della Grazia - vuole proporre un cammino interiore, come spiega padre Giustino Casciano, priore della comunità agostiniana pavese:

     
    “Per i giovani è un’esperienza di fatica, è un tentativo di aiutarli a riflettere con l’aiuto di Sant’Agostino, sulla loro vita e per tirarsi fuori un po’ dalla fretta del mondo di oggi e dall’ansia. Quindi la fatica del cammino, il pellegrinaggio per poter crescere nella propria umanità ed anche nella propria vita spirituale.”

    E se di Sant’Agostino conosciamo da secoli gli innumerevoli scritti pubblicati in diverse lingue in opera omnia, ancora oggi il maestro di Tagaste stupisce con testi conservati in antichi codici, non identificati da secoli. Come è il caso delle sei omelie scoperte ad Erfurt, in Germania, rese note il 15 aprile scorso. Tra queste merita particolare riflessione quella dedicata alla resurrezione dei morti, che invita ad avere fede negli eventi futuri, perché dalle profezie già compiutesi il cristiano deve trarre la sicurezza che anche quelle escatologiche meritano fiducia. Se scrutando la natura l’uomo osserva che alla morte segue una nuova vita, così la vittoria di Cristo sulla morte dimostra che la fede nella resurrezione è giustificata. “Vedrai palesemente quella luce, di cui solo un raggio, per vie indirette e oblique, ha raggiunto il tuo cuore, ancora avvolto nelle tenebre e ancora bisognoso di purificazione – scrive Sant’Agostino nel Commento al Vangelo di Giovanni – finalmente potrai vedere quella luce e sostenerne il fulgore”.

     
    E l’antica Ippona, l’odierna Annaba in Algeria, dove Sant’Agostino è morto il 28 agosto del 430, conserva ancora tracce del suo vescovo più noto. Tra i ruderi della città portuale, sono ben visibili i resti della basilica officiata dal figlio di Santa Monica e la sua cattedra. E oggi l’Ordine di Sant’Agostino mantiene viva la memoria del Padre della Chiesa con una piccola comunità che vive al fianco della basilica fatta costruire nel secolo scorso sulla collina che sovrasta la città. Ma quale testimonianza vogliono dare gli agostiniani in Algeria? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Raphael Abdilla, raggiunto telefonicamente ad Annaba:

    R. – Premièrement, un grand message sur l’importance de l’unité dans la difference. …
    Innanzitutto, un messaggio forte sull’importanza dell’unità nella differenza. Noi, cristiani cattolici, in un Paese musulmano, vogliamo dire che è possibile vivere insieme nell’unità con tutte le nostre differenze. L’importante è rispettarsi vicendevolmente, rispettare quindi le differenze. All’epoca di Agostino, la Numidia e tutto il Nordafrica ha vissuto, in realtà, una vita “transculturale”: la cultura numidica, cioè punico-berbera, e quella romana. Agostino ha manifestato una capacità straordinaria nell’assimilare tutte queste realtà. Credo che Agostino oggi sia lì, e credo che faccia il possibile per comprendere e per studiare l’arabo e perfino il Corano, per giungere, infine, a vivere con il suo prossimo una vita in fraternità. Ecco, secondo me, Agostino ha questa capacità di rispettare il diverso per vivere insieme al suo prossimo e vivere insieme al prossimo nella carità, nell’amore. E comunque sempre per cercare, arrivare a trovare la Verità. Come Sant’Agostino, quindi, cerchiamo di mettere da parte i nostri pregiudizi sul prossimo e cerchiamo invece quello che ci accomuna. E’ importante che in Europa e in tutto il mondo si continui a pregare per la nostra Chiesa in questo Paese musulmano perché – come sappiamo bene – è una Chiesa piccola e fragile, ma al tempo stesso è una presenza importante in questo Paese: la nostra presenza, infatti, la considero come una piccola finestra, piccola ma sempre aperta al prossimo; il prossimo che è diverso da noi ma che ci aiuta a continuare a cercare la Verità, che è Dio stesso.

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    Chiesa e Società



    Nuovo appello della Chiesa boliviana in favore del dialogo

    ◊   "Dagli atteggiamenti e dalle decisioni dei nostri dirigenti politici e sociali dipende il futuro in grado di garantire alla cittadinanza la tranquillità e le certezze oggi necessarie". Così, il vescovo de El Alto e segretario della Conferenza episcopale boliviana, mons. Jesús Juárez ha risposto ai giornalisti che lo interrogavano sulla situazione del Paese e sui recenti appelli al dialogo ribaditi dal presidente dell'Episcopato, l'arcivescovo di Santa Cruz, e di altri vescovi. Mons. Juárez ha definito "preoccupante" la situazione che vive la Bolivia dove tra spiriti esacerbati, polemiche roventi e blocchi stradali, molte regioni del Paese si trovano in emergenza permanente. "La violenza ha già seminato lutto e dolore - ha aggiunto il presule - e dunque è ora di sradicarla dal nostro sistema democratico". Occorre "passare dai discorsi all'azione, e cioè, parlare meno e sedersi tutti attorno ad un tavolo per dare vita ad un dialogo serio, lasciando da parte i condizionamenti reciproci e le posizioni intransigenti", ha spiegato mons. Jesús Juárez che ha parlato anche del possibile ruolo di "mediazione" della Chiesa boliviana. In merito alla proposta di mediazione formulata dalla "Conalde" (Consiglio nazionale democratico), organizzazione che raggruppa esponenti e associazioni di 5 dipartimenti in conflitto con il presidente della Repubblica, Evo Morales, il segretario dell'Episcopato ha ribadito che "la Chiesa non ha ricevuto nessun invito formale", ripetendo che "la condizione necessaria” “è che il suo intervento sia richiesto da tutte le parti”. "Convinta che il cammino vero per raggiungere soluzioni durature sia il dialogo vero e responsabile, la Chiesa osserva e segue con preoccupazione lo sviluppo degli eventi e non si stancherà mai di stimolare questo dialogo", ha spiegato mons. Jesús Juárez. Ricordando che il popolo boliviano ha dato dimostrazioni sufficienti e reiterate di voler risolvere i suoi problemi tramite la democrazia, il dialogo e il consenso, il presule ha ribadito anche la "profonda fiducia della Chiesa nella capacità, saggezza e responsabilità dei leader politici e sociali che sono sicuramente consapevoli del servizio che prestano alla società boliviana desiderosa di benessere e pace". In riferimento alla proposta di una nuova Carta Costituzionale poiché l'ultima già approvata in Parlamento e in attesa di un referendum popolare viene osteggiata da una parte rilevante del Paese, mons. Juárez invita tutti "a trarre le opportune lezioni dalla storia che insegnano che ogni qualvolta una legge non è il frutto del consenso, si aprono subito le porte alla protesta e al dissenso". Infine, il segretario dell'Episcopato è tornato a ripetere l'appello accorato della Chiesa affinché tutti, senza eccezione, lavorino "in favore dell'unità e della riconciliazione nazionali e dunque prevalgano, sui motivi della violenza, quelli della ragione". "Tutti devono essere certi, ha concluso, che la Chiesa lavora in questo senso". (A cura di Luis Badilla)

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    L’arcivescovo di Manila auspica una collaborazione cristiano-musulmana per la pace a Mindanao

    ◊   L’arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio Rosales, rientrato da un viaggio nell’isola di Mindanao, nelle Filippine, ha auspicato che il lavoro della Commissione congiunta cristiano-musulmana possa aiutare “il processo di pace nella regione”. Il porporato, che nei prossimi giorni invierà una lettera “ai fratelli vescovi” e “agli imam e agli ulema” incoraggiandoli a “promuovere il dialogo”, si è detto “addolorato” per l’escalation delle violenze tra l’esercito governativo e i ribelli del fronte islamico Moro (Milf). “Penso che nessuno – ha sottolineato l’arcivescovo di Manila – voglia perpetuare questo clima di violenze. Nessuno vuole nuovi omicidi, quindi, qualsiasi sia l’obiettivo delle parti al tavolo delle trattative, un accordo va raggiunto secondo i dettami della Costituzione. Non possiamo seguire la legge del far-west e uccidere tutti”. La tensione nell’isola è aumentata dopo il mancato accordo fra le parti sul memorandum of agreement (Moa), il documento che dovrebbe stabilire i territori della regione autonoma musulmana del Mindanao (Armm). "Tutte le dispute – ha concluso il cardinale Rosales – vanno risolte in modo pacifico”, in quanto la logica della guerra è contraria ad “ogni forma di civilizzazione” ed è estranea “ai fedeli di tutte le religioni”. (D.B.)

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    Guerra civile nello Sri Lanka. La denuncia di un vescovo anglicano: “La popolazione è stretta tra due fuochi”

    ◊   L’escalation delle violenze nel nord dello Sri Lanka, area controllata in gran parte dai ribelli delle Tigri Tamil, organizzazione che dal 1975 conduce una lotta secessionista contro il governo centrale dell’isola, sta seriamente mettendo a rischio l’incolumità della popolazione civile. A denunciarlo è il vescovo anglicano Duleep de Chickera, che manifesta la propria “solidarietà” e “vicinanza” ai numerosi abitanti martoriati da una “guerra che sembra non avere fine”. “Disarmati e intrappolati in una zona di guerra, – ha spiegato il vescovo, attraverso un comunicato riportato dall’agenzia AsiaNews - molti civili, fra cui bambini, sono in mezzo al fuoco incrociato dei due fronti. Migliaia di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case e hanno trovato rifugio in centri di accoglienza temporanei”. Ma la situazione - secondo il presule anglicano - è da considerarsi “ancora più grave”, in quanto queste persone “non hanno modo di agire in maniera indipendente, essendo sottoposte a pressioni continue da entrambi gli schieramenti, affinché sostengano le ragioni di uno o dell’altro fronte”. Il prelato, nel tentativo di alleviare le sofferenze della popolazione, invita le parti in guerra a creare dei “corridoi umanitari” attraverso i quali le organizzazioni internazionali possano “portare gli aiuti” necessari. Nel caso in cui, conclude Duleep de Chickera, “per ragioni esterne venga impedito il lavoro delle organizzazioni internazionali”, allora dovrà essere “un gruppo interreligioso, che si preoccupi di affrontare e risolvere il problema”, a prendere la situazione in mano. (D.B.)

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    La Conferenza episcopale italiana stanzia un milione di euro per le popolazioni del Caucaso

    ◊   Raccogliendo l’appello del Santo Padre Benedetto XVI, la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di euro, da fondi finalizzati alle opere di carità, per far fronte alle emergenze ed ai bisogni essenziali delle popolazioni colpite dal conflitto bellico nei territori del Caucaso. La somma di denaro verrà erogata accogliendo le richieste che stanno pervenendo e sostenendo progetti di realtà ecclesiali locali che operano in collegamento con le istituzioni caritative presenti nelle regioni interessate dalle operazioni belliche. La presidenza della Cei invita, inoltre, le comunità ecclesiali a pregare per le vittime e a sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas Italiana, con l’obiettivo di alleviare le sofferenze di quelle popolazioni. (D.B.)

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    Gli auspici del cardinale Sfeir per il futuro del Libano

    ◊   Un comandante dell’esercito “al di sopra delle parti”, la creazione di partiti politici interconfessionali ed un completo ripristino della vita democratica: sono gli auspici per il futuro del Libano espressi ieri del patriarca maronita Nasrallah Sfeir. Incontrando nella residenza estiva di Diman un gruppo della Caritas, riferisce l’Agenzia Asianews, il cardinale ha espresso la speranza che il nuovo comandante dell’esercito, che prenderà il posto di Michel Suleiman, eletto alla presidenza della Repubblica, “possa essere alla stessa distanza da tutte le parti politiche”. Il patriarca ha poi parlato della democrazia sostenendo la necessità di “riattivare la vita democratica e rivitalizzare i servizi sociali, che costituiscono una garanzia per la pace civile”. A proposito di democrazia egli ha affermato che essa “dovrebbe riprendere il suo corso in Libano, come negli altri Paesi del mondo, dove l’opposizione si oppone e la maggioranza governa” e che “per l’interesse nazionale bisognerebbe creare partiti interconfessionali”. (R.P.)

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    In Iraq 650 medici raccolgono l’appello del governo e rientrano in patria

    ◊   Negli ultimi due mesi quasi 650 degli oltre 8mila medici iracheni fuggiti dal Paese dal 2003, con lo scoppio della seconda guerra del Golfo, hanno ricominciato il lavoro. La conferma arriva da fonti interne al ministero della Sanità, riprese dall’Agenzia AsiaNews, secondo le quali il miglioramento nel livello di sicurezza generale ha spinto una parte dei dottori a ritornare in Iraq. Adel Mushin, ispettore generale del dicastero, sottolinea che i medici rientrati hanno ripreso la loro precedente occupazione in tutti gli ospedali sparsi per il Paese. Il sistema sanitario nazionale è in crisi per la carenza di personale; nelle scorse settimane il governo aveva lanciato un appello agli oltre 8mila dottori fuggiti all’estero chiedendo loro di rientrare nel Paese e dare un contributo concreto al lento processo di normalizzazione dell’Iraq. Mushin si aspetta che “altri medici rispondano al richiamo”, facendo ritorno in patria. Gli omicidi o i sequestri che, negli ultimi cinque anni, hanno avuto per vittime medici o personale paramedico hanno originato una fuga massiccia dal Paese; che si trattasse della guerra o delle successive violenze interconfessionali, l’esodo ha causato una grave crisi nel sistema sanitario iracheno, tanto da sfiorarne la paralisi. Una conferma arriva dai dati ufficiali: dal 2003 a oggi 618 dipendenti nel settore della sanità, fra personale medico e paramedico – di cui 132 medici – sono stati uccisi. Il ministero denuncia inoltre che vi sono solo 16mila lavoratori, a fronte di una richiesta pari ad almeno 100mila figure professionali. (R.P.)

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    Il cardinale Martino apre la Conferenza Panafricana in Tanzania

    ◊   "Per risolvere i problemi politici, economici e sociali che attanagliano l’Africa, va piantato nel terreno delle culture africane un umanesimo integrale in cui la solidarietà sia aperta alla trascendenza". E’ quanto sottolineato dal presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino, nel corso del suo intervento di apertura della Conferenza Panafricana sulla missione cattolica nel continente, in corso a Dar-es-Salaam, in Tanzania. L’iniziativa, intitolata “Verso una nuova evangelizzazione delle società africane”, è sostenuta anche dal Simposio della Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam) ed ha tra i vari obiettivi quello di presentare il Compendio della dottrina sociale. “L’uomo non può vivere in condizioni di vita sociale, economica, culturale e politica infra-umane”, ha sottolineato il cardinale. Per questo – ha aggiunto – è necessario affermare il principio personalista “che deve trovare espressione concreta nella promozione della dignità umana ad ogni livello, contro ogni tipo di discriminazione”. La Conferenza è alla sua terza edizione, dopo il Congresso - svolto nel 2005 a Città del Messico - rivolto all’America e quello del 2006 a Bangkok, dedicato all’Asia. Il prossimo anno il compendio verrà presentato in Europa. (D.B.)

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    Razzismo, 'crimine' da sanzionare: la proposta dei Paesi africani all'ONU

    ◊   “Il razzismo e la xenofobia dovrebbero essere criminalizzati e sanzionati con apposite condanne”: è la proposta – di cui riferisce l’agenzia Misna - che i Governi e la società civile di 21 Paesi africani presenteranno alla prossima Conferenza internazionale sull’argomento, prevista mel prossimo mese di aprile a Ginevra. “Proibire per legge e combattere la diffusione di idee basate sulla superiorità razziale o l’incitamento all’odio” è una delle raccomandazioni che gli Stati africani che hanno partecipato ad un incontro sul razzismo, svoltosi in questi giorni ad Abuja, presenteranno nella città svizzera, a cui si aggiungono le raccomandazioni “per la protezione dei diritti dei migranti, regolari e irregolari, contro la campagna di criminalizzazione in atto nei loro confronti in alcuni Paesi”. Ampio dibattito ha sollevato durante l’incontro, durato tre giorni, la proposta di alcuni Paesi di presentare una protesta ufficiale sul trattamento riservato dalle autorità israeliane ai palestinesi, da intendersi come ‘segregazionista’ e ‘razzista’, argomento che aveva già causato l’abbandono della Conferenza dell’Onu sul razzismo da parte di Stati Uniti e Israele, a Durban nel 2001. (R.G.)

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    Conferenza di Accra: buoni progressi verso un nuovo trattato per il ‘dopo Kyoto’

    ◊   Passi avanti e soddisfazione ad Accra, in Ghana, dove si è conclusa ieri la Conferenza internazionale di esperti – la terza quest’anno - per elaborare il futuro accordo tra Paesi di tutto il mondo per contrastare i cambiamenti climatici; accordo che dovrà aggiornare il Protocollo di Kyoto, che risale al 1997, entrato in vigore - dopo la ratifica della Russia - solo nel 2005, sottoscritto da 160 Paesi, a tutt’oggi parzialmente realizzato. “I Governi cominciano ad entrare seriamente nei negoziati che dovranno terminare a Copenaghen”, nel 2009, ha sottolineato il responsabile delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici, Yvo de Boer, al termine dei lavori durati una settimana nella città africana. Dopo Accra, prossimo appuntamento negoziale a Poznan, in Polonia, a dicembre, quando – ha aggiunto con sollievo de Boer – “avremo praticamente in mano la prima versione del testo dell’accordo”. In particolare, ad Accra, i delegati hanno trovato basi comuni sui modi per aiutare i Paesi più poveri e arretrati a limitare le emissioni di gas ad effetto serra e sulle strategie per compensare i Paesi più poveri, soprattutto africani, per rallentare o fermare la deforestazione, che rappresenta in molti casi l’unico modo per ottenere benefici nella lotta ai cambiamenti climatici. Progressi anche per limitare le emissioni nocive dei Paesi industrializzati in settori specifici come la produzione siderurgica, di cemento e di energia, mentre ai Paesi in via di sviluppo non saranno richiesti obiettivi vincolanti. “Le questioni sono ancora controverse, ma le idee sono state messe sul tavolo” ha dichiarato Jake Schmidt del Consiglio nazionale per la difesa delle risorse (Nrdc), un Centro di ricerca indipendente con sede a New York, aggiungendo che approvare entro la fine del 2009 un trattato condiviso resta una sfida enorme, che “dipende solo dalla volontà politica”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Arrestati in Colombia due costruttori di ‘narco-sottomarini' per il trasporto di droga verso gli USA

    ◊   Nuovo arresto in Colombia di due trafficanti di droga, ritenuti i costruttori di alcuni cosiddetti ‘narco-sottomarini’ utilizzati negli ultimi tempi per trasportare cocaina ed altri stupefacenti nell'Oceano Pacifico verso gli Stati Uniti. Come hanno riferito le autorità di Polizia, Gustavo de Jesus Garcia Velasquez e Lope Ortega incassavano 500 mila dollari per ogni singolo sommergibile venduto ai ‘cartelli’ del narcotraffico. Gli Stati Uniti hanno sollecitato l'estradizione dei due colombiani che dovranno rispondere davanti alla Giustizia americana dei reati di traffico di droga e riciclaggio di denaro. Il mese scorso aveva fatto scalpore un blitz delle Forze speciali della Marina messicana che avevano portato al sequestro, a largo di Puerto Escondido, di un sottomarino colombiano stipato di cocaina in viaggio verso le coste statunitensi. Secondo un recente rapporto della Marina colombiana tra il 2007 ed il 2008 sono stati sequestrati 12 sottomarini di vario tipo al largo delle coste del Pacifico e uno nei Caraibi, con una capacità di carico fra sei e dieci tonnellate di droga. (R.G.)

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    Apre oggi a Bogotà “Expocatólica”, la mostra sulla Chiesa cattolica colombiana

    ◊   Apertura oggi a Bogotà della Mostra sulla Chiesa cattolica in Colombia, promossa dalla Conferenza episcopale colombiana nel quadro del centenario della propria l’istituzione. La “Expocatólica” desidera divulgare l’azione di evangelizzazione e promozione umana svolta dalla Chiesa in Colombia, presentare i servizi prestati al Paese nei diversi ambiti, illustrare le azioni umanitarie a favore dei bisognosi e delle vittime della crisi sociale. Prenderanno parte all’iniziativa, con oltre 120 stand, le diverse realtà cattoliche presenti in tutta la geografia colombiana, dalle case editrici e le librerie, che esporranno la loro produzione biblica, teologica e pastorale, ai mezzi di comunicazione, dalla stampa ad Internet, passando per la radio e la televisione. Università, collegi e scuole cattoliche spiegheranno i rispettivi principi educativi e i programmi dei diversi livelli, la pastorale sociale documenterà con una mostra fotografica il proprio lavoro tra i più vulnerabili, mentre i direttori dei santuari e dei pellegrinaggi informeranno sulla spiritualità dei principali luoghi di devozione della Colombia e del mondo e sul significato e i possibili itinerari di pellegrinaggio. A complemento delle attività, sono stati organizzati workshop di bioetica, teologia, pastorale e studi biblici, conferenze e tavole rotonde. (M.V.)

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    Lettera dell’arcivescovo di Canterbury dopo la Conferenza di Lambeth

    ◊   La Conferenza di Lambeth 2008, incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo, è riuscita a delineare “molte e significative convergenze”, rafforzando i vincoli “dell’essere insieme”. Ne è convinto l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Douglas Williams, che ha chiuso, con il suo intervento, i lavori dell’assemblea. “La Conferenza – ha sottolineato Williams in una lettere riportata dall’Osservatore Romano - non è stato un momento per formulare nuove leggi o decisioni vincolanti, nonostante il modo in cui alcuni partecipanti hanno espresso le loro aspettative. Piuttosto essa ha delineato con fermezza una necessità prioritaria: la nostra comunione che, per il momento, è stata la ricostruzione di relazioni, il ripristino della fiducia nell’altro e della fiducia nella nostra identità anglicana”. Nonostante il clima di fratellanza e collaborazione emerso dall’incontro, secondo l’arcivescovo di Canterbury, non è comunque possibile celare le difficoltà della “sfida” che i vescovi anglicani dovranno affrontare per rimanere uniti, in quanto sul cammino di comunione incombe la possibilità di ulteriori divisioni. E sulla controversa questione dell’ordinazione episcopale di donne e omosessuali, la Conferenza ha convenuto che prematuri o unilaterali cambiamenti favoriscono il rischio di insanabili frazionamenti, nonostante il rispetto delle diverse opinioni espresse sull’argomento. (D.B.)

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    Il cardinale Tettamanzi incontra l'arcivescovo Juvenalij, metropolita del Patriarcato di Mosca

    ◊   Un lungo e cordiale incontro quello fra l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi ed il metropolita del Patriarcato di Mosca, l’arcivescovo Juvenalij che ha sostituito il Patriarca Alessio II, trattenuto all’estero dall’inatteso protrarsi di alcuni controlli medici e perciò impossibilitato ad essere presente all’incontro programmato con la delegazione ambrosiana. Dopo aver ricordato la cordialità vissuta negli incontri precedenti, l’ultimo due anni fa, e le tradizioni che si incrociano nel segno e nell’opera di Sant’Ambrogio, si è auspicato che il ponte fra Oriente e Occidente possa diventare più stretto nel segno del rispetto e della conoscenza reciproci. In mattinata i pellegrini milanesi, 80 sacerdoti guidati da due vescovi ausiliari e dal cardinali Tettamanzi, avevano partecipato al rito della Dormizione della Beata Vergine Maria al monastero di Novo Devici. La Chiesa ortodossa celebra oggi l’equivalente dell’Assunzione di Maria, la festa di Ferragosto. E’ stato lo stesso metropolita Juvenalij a guidare la Liturgia, durata due ore e mezzo, e seguita in piedi dai fedeli locali e dai pellegrini milanesi, rimasti affascinati dalla profonda spiritualità del rito che – ha osservato il card. Tettamanzi - “facilita l’avvicinamento al sacro e che abbiamo vissuto in profonda comunione”. Dopo questi passi importanti nel cammino ecumenico, il pellegrinaggio entrerà ora in contatto con la presenza cattolica nella regione. Per domani è in calendario l’incontro con l’arcivescovo di Mosca mons. Paolo Pezzi. (A cura di Fabio Brenna)

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    Israele: presto sul web i manoscritti del Mar Morto

    ◊   I manoscritti del Mar Morto o “rotoli di Qumran”, inclusi dagli studiosi tra le testimonianze più antiche della cultura ebraica e sui primi anni del cristianesimo, saranno presto ‘digitalizzati’ e resi accessibili sul web: vi sta lavorando un gruppo di ricercatori israeliani che intende prevenire il deterioramento a cui i millenari papiri sono sottoposti ogni volta che scienziati, studiosi e musei chiedono di poterli visionare o esporre. “Il nostro scopo è quello di rendere accessibili questi documenti di inestimabile importanza a ogni studioso o ricercatore, in ogni parte del mondo – ha detto Pnina Shor, capo del dipartimento delle Antichità dello stato di Israele – eliminando ogni rischio di alterazione per gli originali”. L’operazione di digitalizzazione – precisa l’agenzia Misna - condotta da specialisti dell’università di Haifa guidati da Greg Bearman, scienziato della Nasa in pensione, richiederà circa due anni. Frutto di una scoperta casuale compiuta più di 60 anni fa da un pastore in Cisgiordania, pochi chilometri a sud di Gerico, sulla sponda occidentale del Mar Morto, i circa 15.000 frammenti, per un totale di 900 manoscritti, risalgono al periodo che va dal III secolo a.C. al I secolo d.C. (R.P.)

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    Palermo: la Settimana Liturgica Nazionale affronta il tema dei riti bizantini

    ◊   La 59.ma Settimana Liturgica Nazionale, in corso a Palermo, ha dedicato i lavori di questa mattina alla liturgia bizantina. Alle 8.30, l’eparca di Piana degli Albanesi, mons. Sotir Ferrara, ha presieduto le Odi della Paráclisis intitolata “Tutta Santa Madre di Dio, salvaci”. “Il termine Paràclisis – ha spiegato mons. Ferrara – fa riferimento insieme a intercessione e consolazione, e viene officiato per la guarigione delle anime e dei corpi, in periodi di afflizioni o di pericoli. Vi si fa anche menzione dei fedeli ammalati o afflitti per i quali viene eventualmente celebrato”. “La Paràclisis – ha aggiunto l’eparca di Piana degli Albanesi – è regolarmente cantata nella prima quindicina di agosto, in preparazione della festività della Kìmisis, la Dormizione di Maria. E’ un ufficio molto praticato e partecipato come l’inno di Akáthistos, specialmente nel territorio canonico della nostra Eparchia, come anche tra i cristiani d’Oriente ed anche in occasione di pellegrinaggi in santuari mariani. L’ufficio della Paráclisis è orientato verso la festività della Dormizione nella quale la 'Madre Sempre Vergine' viene assunta dalla Sorgente della Vita senza abbandonare il mondo. Infatti, Lei, Madre della Vita - ha concluso mons. Ferrara - ci assicura costante protezione e preziosa intercessione presso la Trinità Santa”. Il Diacono della Chiesa italo – albanese di Lungro, Luigi Fioriti, è intervenuto con la relazione intitolata: “Tempo e spazio in sinergia nella partecipazione liturgica bizantina”. “La partecipazione liturgica bizantina – ha detto il diacono – è molto legata ad un impianto celebrativo che, solo in apparenza, risulta complesso. Le icone, i canti, l’incenso, i paramenti, lo spazio sacro, il tempo, la Parola, i divini misteri. Per un occhio occidentale, più razionale, più portato a cercare l’essenziale, le cose sembrano troppe e poche le priorità da far valere come insostituibili. L’Oriente – ha spiegato Luigi Fioriti – predilige la visione, la contemplazione del mistero e poiché la liturgia ha la forza di rendere visibile l’invisibile, è ricca di segni, di immagini, di canti, di parole, perché l’”actuosa partecipatio” sia, non solo di tutti gli uomini, ma di tutto l’uomo, anche nella sua sensorialità e da lì si raggiunga la razionalità”. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

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    Il saluto della CEI al Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste

    ◊   E’ stato mons. Pier Giorgio Debernardi, vescovo di Pinerolo, a portare il saluto della Conferenza episcopale italiana ai partecipanti del Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste, in corso di svolgimento a Torre Pellice, in provincia di Torino. Nel suo atteso intervento, il prelato ha indicato ai presenti la strada da percorrere per proseguire nel cammino ecumenico. Per Mons. Debernardi soltanto perseverando “nell’ascolto paziente gli uni degli altri”, continuando “nella ricerca e nello studio”, per colmare le distanze ancora presenti “su punti di ecclesiologia e di etica”, e soffrendo per quanto non si riesce “a realizzare insieme”, si potrà intraprendere un cammino paziente verso l’unità. (D.B.)

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    L’intervento della Chiesa italiana per la Giornata per la salvaguardia del creato

    ◊   Si celebrerà lunedì 1° settembre in Italia la terza Giornata per la salvaguardia del creato che quest’anno avrà per tema: “Una nuova sobrietà, per abitare la Terra”. Per la Giornata la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e la Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo hanno elaborato un messaggio. “Oggi la Terra – scrivono i vescovi in una nota ripresa dall’Agenzia Sir - è minacciata da un degrado ambientale di vasta portata”. “Siamo consapevoli che tale situazione dipende da numerosi fattori storici e culturali: tuttavia, essa è indubbiamente collegata a comportamenti e stili di vita ormai tipici dei Paesi più industrializzati e che gradualmente si stanno diffondendo anche in altre aree”. Da qui l’invito ad una “conversione ecologica”. Secondo i vescovi italiani, “un efficace rinnovamento delle pratiche – personali, familiari e comunitarie – non potrà realizzarsi senza una vera e propria “conversione ecologica”, cioè senza uno sguardo rinnovato sulle nostre esistenze e sui beni che le caratterizzano”. (R.P.)

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    Conferenza a Droneo su padre Riccardo Lombardi, fondatore del Movimento per un Mondo Migliore

    ◊   “Il gesuita padre Riccardo Lombardi: un protagonista del nostro tempo, da Napoli a Dronero, da Roma al Mondo”. Sarà questo il tema della conferenza che si svolgerà domani a Droneo, Cuneo, in occasione del centenario della nascita del gesuita, fondatore del Movimento per un Mondo Migliore (1908-1978). Promossa dal Centro Europeo “Giovanni Giolitti” la conferenza si colloca all’interno delle manifestazioni per il centenario di Lombardi il cui nome – ci spiega don Gino Moro, presidente della Fondazione Mondo Migliore all'Agenzia Sir - è associato al ‘Mondo Migliore’”: “in realtà all’età di 30 anni irrompe nella sua vita il dono comunitario, ossia la visione del mondo ‘come questione di Dio. Proprio mentre l’umanità si distruggeva con la tragedia della Seconda Guerra Mondiale - aggiunge don Moro - si accese in lui una nuova coscienza del disegno di Dio. Lo Spirito aleggiava sul mondo per spingerlo verso la fraternità nella libertà e nella solidarietà. Emergeva la figura comunitaria della salvezza e la necessità della Chiesa di ripensare in modo epocale come mettersi a servizio della trasformazione del mondo da selvatico in umano, da umano in divino”. Alla conferenza è annunciata, fra gli altri, la presenza di mons. Giuseppe Guerrini, vescovo di Saluzzo - che presiederà la celebrazione eucaristica – e di padre Federico Lombardi, direttore della nostra emittente, della Sala Stampa vaticana e del Centro Televisivo Vaticano. (R.P.)

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    Anno Paolino: mostra internazionale di francobolli ed immagini dedicate all’Apostolo delle Genti

    ◊   Si è aperta oggi presso la Sala Barbo della Basilica di San Paolo fuori le Mura, la Mostra internazionale di francobolli e immagini dedicati a San Paolo; l’esposizione comprende sezioni che evocano la vita dell’Apostolo e il contesto storico della sua attività, la sua posterità, le chiese e santuari che ne ricordano il nome. I “santini” sono stati realizzati nei secoli XVIII-XX in occasione di feste e pellegrinaggi o come omaggio al Santo da parte delle associazioni e corporazioni poste sotto il suo patronato; alcuni esemplari sono acquerellati a mano. I francobolli in mostra sono stati emessi, tra i diversi stati e organismi, da Italia, Spagna, Malta, Austria e Ordine di Malta. L’Ufficio Filatelico della Città del Vaticano esporrà, in particolare, la documentazione relativa alla serie sull’Apostolo delle Genti in emissione il prossimo 17 settembre. (M.V.)

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    Tra i primi film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, “Achille e la Tartaruga” del regista giapponese Takeshi Kitano

    ◊   La Mostra del Cinema di Venezia entra nel vivo con i primi film in concorso. Mattatore di oggi il giapponese Takeshi Kitano, affezionatissimo al Lido e qui già Leone d’Oro nel ’97 con Hana Bi, punta quest’anno al bis con il film della svolta. Niente più doppi né fantasmi, cui ci aveva abituato nella sua eclettica filmografia, il regista torna con “Achille e la tartaruga” a sdoppiarsi, per affidare al suo alterego attoriale, Beat Takeshi, il capitolo finale, e di gran lunga migliore, di una trilogia sul vuoto e la beffa: momenti di altissimo cinema e tanto 'spleen', per una riflessione molto personale sui limiti e le sfide dell’ispirazione artistica. Storia altrettanto vera, ma parabola di tutt’altro genere, è quella che approda invece nella sezione “Orizzonti” con Marco Pontecorvo, fino a ieri direttore della fotografia. Per i primi passi sulla via di papà Gillo, il figlio d’arte ha scelto una fotografia di "Pa-Ra-Da", l’Associazione del franco-algerino Miloud, che dà il titolo al film, e qui è raccontata in fiction nella sua straordinaria esperienza di frontiera: ricorrere alla clownerie e al gioco per strappare a droga, violenza e degrado, i bambini di strada che vivono nelle fogne di Bucarest. Scarsa inventiva e regia piatta non oscurano però una lezione esemplare su redenzione e possibilità di riscatto. Un riscatto che il Festival cerca anche nelle sue strutture. Appena pochi minuti fa, il ministro Bondi ha ufficialmente posto la prima pietra del nuovo Palazzo del Cinema. (Da Venezia, Diego Giuliani)

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    24 Ore nel Mondo



    Crisi del Caucaso: l’UE minaccia sanzioni contro Mosca. L’appoggio di Pechino alla Russia

    ◊   Resta alta la tensione tra Occidente e Russia a seguito del riconoscimento da parte di Mosca dell’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del sud. Dopo le aspre critiche della NATO e dei Paesi del G7, l’Unione Europea, attraverso la presidenza di turno francese, ha annunciato possibili sanzioni nei confronti della Russia, alla quale è giunto oggi il parziale sostegno della Cina, già auspicato dal presidente russo Medvedev. Pechino, insieme con i Paesi asiatici ex sovietici del Gruppo di Shanghai, ha espresso appoggio alla Russia per avere difeso dagli attacchi georgiani l'Ossezia del sud, ma ha sottolineato anche l’intangibilità del principio dell'integrità territoriale. In un documento si richiamano, inoltre, le parti, affinché risolvano i problemi esistenti “tramite il dialogo”. Ad alzare il livello dello scontro è giunto, infine, l’annuncio del ministero della Difesa russo di aver effettuato il test di un missile balistico "in grado di superare lo scudo anti-missilistico degli Stati Uniti”. La crisi caucasica sta, dunque, coinvolgendo sempre più la comunità internazionale. Come potranno cambiare gli assetti politici mondiali? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:

    R. – Ritengo che questa crisi cambi profondamente tutti gli assetti che abbiamo conosciuto dalla caduta del Muro fino ad oggi. Naturalmente, non parliamo di una nuova Guerra Fredda ma il mondo non sarà più unipolare, unilaterale come lo è stato nel corso degli ultimi dieci anni, ma sarà strutturato secondo una presenza che prevede certamente una nuova strategia sia della Cina, sia della Federazione Russa. Di questo la NATO, il mondo occidentale e la prossima presidenza degli Stati Uniti, dovranno assolutamente tenere conto perché le cose, da questo momento in poi, non saranno più come sono state prima.

     
    D. – In questo momento, sia Russia sia Stati Uniti non sembrano propendere per una distensione ...

     
    R. – No: perché entrambi, per motivi diversi, hanno necessità di mantenere uno stato di frizione, per motivi elettorali gli Stati Uniti, e perché in questo momento la Federazione Russa sta cercando una sicurezza ai suoi confini e un controllo delle fonti energetiche che sono sostanzialmente la più grande ricchezza che la Federazione russa ha. Quindi, per i prossimi tempi sicuramente non vi saranno degli accordi.

     
    D. – Ritiene ci sia realmente il rischio che la situazione poi si allarghi ad altre repubbliche ex-sovietiche?

     
    R. – Assolutamente. Il problema del Mar Nero è diventato un problema cruciale e noi lo avevamo capito. Il problema riguarda ora l’Ucraina, e una frizione con l’Ucraina o addirittura un contrasto militare con l’Ucraina sarebbe una cosa molto diversa per tutto il mondo, da quello che è l’Abkhazia o l’Ossezia del sud. Ancora oggi c’erano stati dei problemi sulla permanenza della flotta russa nel Mar Nero; non vorrei che Sebastopoli diventasse la nuova Sarajevo. E questo va assolutamente evitato!

     
    Pakistan
    Ancora violenze in Pakistan dove almeno 13 persone, tra poliziotti e guardie carcerarie, hanno perso la vita in un attentato contro la camionetta sulla quale si dirigevano verso il carcere di Bannu, vicino al confine con l'Afghanistan. Sempre nelle turbolente aree vicino al confine afghano ieri l’esercito ha ucciso 50 miliziani integralisti. Nel Paese asiatico si registra una cruenta escalation degli attacchi della guerriglia talebana che mira a destabilizzare le istituzioni politiche, in vista delle elezioni presidenziali del 6 settembre, indette dopo le dimissioni di Pervez Musharraf.

    Afghanistan
    Nelle ultime 24 ore, le forze della coalizione internazionale e le truppe di Kabul hanno ucciso o ferito più di 30 talebani nel corso di diversi scontri a fuoco nel sud-est del Paese, dove si registra una recrudescenza dell’attività della guerriglia. Secondo alcune stime delle organizzazioni umanitarie, nei primi sei mesi di quest'anno hanno perso la vita più di 2.500 persone, tra cui 1.000 civili.

    Iraq
    Un civile iracheno è stato ucciso e altri sette sono stati feriti dall'esplosione di un ordigno a Kirkuk, nel nord dell'Iraq. E' accaduto in un giorno in cui sono giunti segnali di pacificazione. Il leader radicale sciita, Moqtada al-Sadr, ha annunciato di aver sospeso a tempo indeterminato l'attività dell'Esercito del Mahdi, la milizia integralista forte di 60 mila uomini. Intanto il pentagono ha detto che i marine americani possono cominciare a ritirarsi dalla provincia irachena di Anbar per lasciare il controllo del terreno alle forze di Baghdad. Il trasferimento delle truppe USA avrebbe dovuto avere luogo fin dal giugno scorso, ma è stato rimandato per il continuo insorgere di nuove violenze. Intanto continua il lavoro della diplomazia irachena per riallacciare importanti rapporti economici con alcuni Paesi asiatici. L'Ambasciata dell'Iraq a Pechino ha annunciato l’avvenuta firma di un accordo da tre miliardi di dollari con la Cina per lo sfruttamento congiunto dei giacimenti petroliferi di Ahdab.

    Libano
    Un elicottero dell'esercito libanese è precipitato nel Libano meridionale dopo essere stato colpito da colpi di armi da fuoco. Nell’attacco è morto un ufficiale dell’esercito e diversi membri dell'equipaggio sono rimasti feriti. Il velivolo stava sorvolando la regione di Iklim el Tufah, considerata una delle roccaforti del gruppo militare di Hezbollah.

    Medio Oriente
    Israele ha riaperto le frontiere con la Striscia di Gaza, chiuse due giorni fa in risposta al lancio di razzi provenienti dalla Striscia che ha violato la tregua in atto tra lo Stato ebraico e le milizie di Hamas. Il cessate il fuoco raggiunto nel giugno scorso ha attenuato le violenze, tuttavia si continuano a registrare sporadici attacchi con razzi su Israele che, dal canto suo, risponde con la chiusura dei collegamenti commerciali per alcuni giorni.

    Stati Uniti
    Barak Obama è ufficialmente il candidato democratico per le presidenziali statunitensi del prossimo novembre. L’investitura, per acclamazione, è avvenuta ieri durante la convention di Denver, in cui ha preso la parola anche Bill Clinton, che ha definito Obama “il suo candidato”. Dagli Stati Uniti, ci aggiorna Elena Molinari:

    “Sono qui per sostenere Barack Obama”. Dopo queste parole di Bill Clinton, lo staff di Obama ha tirato un sospiro di sollievo. Anche Bill, dunque, dopo la moglie, si è schierato, senza riserbo, a fianco del senatore dell’Illinois. Gli attacchi, le critiche, le offese delle primarie, sono dunque dimenticati, almeno ufficialmente. Illary e Bill si sono comportati da buoni soldati, hanno messo prima l’unità del partito, consapevoli anche che una frattura con Obama avrebbe messo in pericolo il loro stesso futuro politico. Ma Illary, ieri, ha fatto di più: è tornata a sorpresa al centro congressi Pepsi, per far sospendere la votazione dei delegati, molti dei quali stavano dando a lei la loro preferenza e ha chiesto invece che Obama venisse proclamato candidato del partito per acclamazione. E così è stato. Un’altra pagina di storia americana è stata dunque scritta ieri nella capitale del Colorado, circondata dalle rocce rosse delle Rocky Mountain. Barack Obama è diventato il primo nero ad essere candidato alla Casa Bianca da un partito di maggioranza.

    Tempesta Gustav
    Dopo aver causato almeno 23 vittime accertate tra Haiti e la Repubblica Domenicana, la tempesta tropicale Gustav si sta dirigendo verso la Giamaica e Cuba, dove si è già provveduto all’evacuazione di 50 mila persone. Allarme anche in Lousiana, negli Stati Uniti. Il governatore, Bobby Jindal, ha dichiarato lo stato d'emergenza e ha annunciato di voler iniziare dei piani d'evacuazione nelle zone costiere. Nel Golfo del Messico le compagnie petrolifere stanno evacuando il personale dalle piattaforme.

    Italia: Piano di rilancio della compagnia aerea Alitalia
    Nessun lavoratore in esubero finirà in strada nell’operazione Alitalia-AirOne. E i piccoli azionisti verranno tutelati. Lo hanno assicurato ieri i ministri dei Trasporti, Altero Matteoli, e dell’Economia, Giulio Tremonti. Intanto oggi il Consiglio dei ministri ha varato i provvedimenti per la divisione in due di Alitalia e per il commissariamento, su cui deciderà domani il consiglio di amministrazione della compagnia di bandiera italiana. Il decreto prevede anche indennizzi ai piccoli azionisti.(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 241

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va

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