Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 26/08/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Trent’anni fa l’elezione di Giovanni Paolo I, per Benedetto XVI un “maestro di verità e catecheta appassionato”. Il cardinale Scola: Papa Luciani fu una sorpresa dello Spirito Santo
  • Domani, l’udienza generale di Benedetto XVI in Aula Paolo VI
  • L'Università argentina "FASTA" conferirà oggi la Laurea "honoris causa" a Guzmán Carriquirry, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ancora violenze e omicidi in India ai danni della comunità cristiana. La Santa Sede: basta "sopraffazioni". Intervista con il nunzio apostolico, mons. Lopez Quintana
  • Il cardinale Tauran tra gli ospiti principali ieri al Meeting di Rimini, che ha affrontato i temi della pace nel mondo. Intervista con Giorgio Vittadini: La Chiesa più protagonista rispetto a 100 anni fa
  • La diocesi di Roma inizia con la Messa nel pomeriggio il suo pellegrinaggio a Lourdes. Intervista con padre Cesare Atuire
  • Chiesa e Società

  • Il ringraziamento della Caritas della Georgia alla Chiesa italiana per la generosità dimostrata in questi giorni d’emergenza
  • USA: in occasione del Labour Day i vescovi statunitensi chiedono un’economia più equa e dignità per chi lavora
  • Sri Lanka: violenze a Jaffna, la Commissione cattolica ferma i festeggiamenti per l’Assunta
  • Ad Hanoi, manifestazione pacifica di solidarietà a sostegno dei Redentoristi
  • Denuncia della Conferenza episcopale irlandese: “Nell’Unione europea la Chiesa è relegata alla sfera privata”
  • A Stoccolma, Conferenza internazionale “Costruire un’Europa per e con i bambini”
  • Alluvioni nel sud del Ciad: migliaia di senzatetto e numerosi raccolti distrutti
  • Fino a domani, i lavori della Conferenza internazionale ad Accra, in Ghana, dedicata ai cambiamenti climatici
  • Da domani a Stresa, sul lago Maggiore, il IX Corso dei “Simposi Rosminiani”
  • A Roma, dal 15 al 18 gennaio 2009, il primo Festival internazionale sui “viaggi dello spirito”, promosso dall'Opera Romana Pellegrinaggi
  • In Germania, a Frisinga, dall’1 al 4 settembre, il sesto Congresso mondiale della pastorale per gli zingari
  • Al via ieri a Palermo la 59.ma Settimana liturgica nazionale sul tema “Celebrare per aver parte al Mistero di Cristo”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sì del Cremlino alla secessione dalla Georgia di Abkhazia e Ossezia del sud e Tblisi parla di annessione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Trent’anni fa l’elezione di Giovanni Paolo I, per Benedetto XVI un “maestro di verità e catecheta appassionato”. Il cardinale Scola: Papa Luciani fu una sorpresa dello Spirito Santo

    ◊   Il 26 agosto del 1978 veniva eletto alla Cattedra di Pietro il Patriarca di Venezia, Albino Luciani. Un Pontificato brevissimo, quello di Giovanni Paolo I, durato solo 33 giorni eppure molto intenso e ricordato con grande affetto dai fedeli. L’8 ottobre del 2006, Benedetto XVI si soffermò sulla figura di Papa Luciani con parole di gratitudine in occasione della presentazione di un film su Giovanni Paolo I. Benedetto XVI lo ricordò come “maestro di verità e catecheta appassionato”, che “a tutti i credenti ricordava, con l’affascinante semplicità che gli era solita, l’impegno e la gioia dell’evangelizzazione”. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcuni momenti del Pontificato di Giovanni Paolo I:

    “Ecco che cosa è la fede: arrendersi a Dio, ma trasformando la propria vita”: all’udienza generale del 13 settembre 1978, la seconda del suo brevissimo Pontificato, Giovanni Paolo I spiegava così il mistero della fede. E proprio l’arrendersi all’amore di Dio ha contraddistinto, fin dall’infanzia, la vita di Albino Luciani, uomo proteso verso il prossimo. “Bisogna voler bene al prossimo - era l’esortazione di Giovanni Paolo I - il Signore ce l'ha raccomandato tanto. Io raccomando sempre non solo le grandi carità, ma le piccole carità”. All’Angelus del 10 settembre 1978, Giovanni Paolo I descriveva questo amore di Dio con parole sorprendenti:

     
    “Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. E' papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma. E anche noi se per caso siamo malati di cattiveria, fuori di strada, abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore”.

     
    Di Albino Luciani colpivano la dolcezza, la semplicità, l’umiltà. Qualità che, già a Venezia, i fedeli avevano imparato ad apprezzare negli anni del suo Patriarcato. “Humilitas” era il suo motto episcopale ripreso da San Carlo Borromeo. Un Papa “parroco del mondo” che stupiva per la sua capacità di parlare a tutti, di farsi comprendere anche dai più piccoli. Un esempio sono le parole pronunciate all’Angelus di domenica 17 settembre 1978:

     
    “Anche il Papa è stato alunno di queste scuole: ginnasio, liceo, università. Ma io pensavo soltanto alla gioventù e alla parrocchia. Nessuno è venuto a dirmi: 'Tu diventerai Papa'. Oh! se me lo avessero detto! Se me lo avessero detto, avrei studiato di più, mi sarei preparato. Adesso invece sono vecchio, non c'è tempo”.

     
    I numeri del suo Pontificato, durato un mese, sono tutti ad una cifra: 4 le udienze generali, 5 gli Angelus, 2 omelie, 9 discorsi. Eppure, al di là del dato quantitativo, Papa Luciani compì gesti importanti. Il 20 settembre si fece promotore di pace scrivendo una lettera agli episcopati di Cile e Argentina, Paesi sull’orlo di una guerra. Impegno ripreso poi con successo da Papa Wojtyla. Con grande attenzione, seguì i negoziati per la pace in Medio Oriente, in corso a Camp David, incoraggiando i protagonisti a rafforzare la via del dialogo. Tra i suoi atti, spicca la nomina dell’allora arcivescovo di Monaco, Joseph Ratzinger, ad Inviato al terzo Congresso mariano dell’Ecuador. Nell’ultimo Angelus, il 24 settembre, Papa Luciani ha in fondo consegnato un messaggio ai fedeli: un invito a non lasciarsi vincere dal male, affidandosi con speranza all’amore di Cristo:

     
    “La gente talvolta dice: 'Siamo in una società tutta guasta, tutta disonesta'. Questo non è vero. Ci sono tanti buoni ancora, tanti onesti. Piuttosto, che cosa fare per migliorare la società? Io direi: ciascuno di noi cerchi lui di essere buono e di contagiare gli altri con una bontà tutta intrisa della mansuetudine e dell'amore insegnato da Cristo”.

     
    Oggi pomeriggio, il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, presiederà e concelebrerà, insieme ai vescovi del Triveneto, una Messa per ricordare Papa Luciani a Canale d’Agordo, città natale di Giovanni Paolo I. Al microfono di Alessandro Gisotti, il cardinale Scola mette l’accento sull’importanza del Pontificato di Albino Luciani:

    R. - Giovanni Paolo I è stato veramente una grande sorpresa dello Spirito Santo, perché ha permesso, con il suo intenso e breve insegnamento, ma soprattutto con la sua figura, il dilatarsi cattolico del Papato. Ha permesso il passaggio dal Papa italiano al Papa proveniente da ogni luogo e da ogni continente. Ha così preparato la straordinaria azione di Giovanni Paolo II e anche quella di Benedetto XVI, che ha molti tratti in comune con Giovanni Paolo I.

     
    D. - Come ricordare oggi il pastore Albino Luciani, al di là di quei tratti di dolcezza dell’animo, lo diceva anche lei, del suo proverbiale sorriso, così amati dai fedeli?

     
    R. - Il sorriso di Papa Luciani non va dato troppo per scontato, va interpretato. Io credo che sia l’esito di due virtù, che egli praticò sin dalla sua infanzia, e di cui lui parla sovente: l’umiltà e l’obbedienza, che per lui vanno sempre insieme. Quindi, non è un sorriso a buon mercato. Non fu buonismo. E, in effetti, per Papa Luciani queste due virtù, cioè coniugare l’umiltà e l’obbedienza, sono l’esito di una libertà che è sempre vigile ed è sempre tesa a ridire in ogni atto, in ogni circostanza favorevole o sfavorevole, il suo sì a ciò che la Provvidenza domanda.

     
    D. - Questa descrizione ricorda tanto Benedetto XVI...

     
    R. - Esattamente! Infatti, io credo che Benedetto XVI abbia un’ammirazione profondissima e delicatissima verso Papa Luciani, che andò ad incontrarlo a Bressanone, quando era patriarca di Venezia, e l’allora professor Ratzinger venne una prima volta in vacanza a Bressanone. Papa Benedetto ha accolto la straordinaria cultura e la profondità evangelizzatrice di Giovanni Paolo I. Basta leggere i suoi “Illustrissimi” per rendersi conto di quale finezza spirituale e di quale ampiezza di evoluzione e, ancora, di quale sensibilità letteraria era dotato Giovanni Paolo I. La sua forza comunicativa era l’esito di questo lavoro paziente di sentirsi come servitore del popolo santo di Dio, per il quale egli si sforzava in tutti i modi di adeguare la sua comunicazione. Sarebbe bello poter imparare un po’ da lui.

     
    D. - Cosa ha dato il patriarca Albino Luciani a Venezia, alla sua diocesi? Cosa resta oggi di quegli anni di patriarcato?

     
    R. - Il patriarca Luciani ha retto la diocesi in un momento di grande travaglio per tutto il Paese e per tutta la cattolicità. Era il tempo del post-Concilio. Non sono state poche le tensioni in diocesi in quel momento. Da allora, il patriarca le affrontò, coniugando l’amore al senso dell’autorità che gli era propria. Lui aveva un senso potente che il compito del pastore è l’unità del popolo di Dio. Quindi, era molto esigente verso se stesso, nell’obbedienza, e domandava obbedienza, soprattutto ai sacerdoti. Questo non fu talora senza problema. L’eredità è quella di una testimonianza della bellezza, del dono totale della propria vita a Cristo, che si vede bene passando in rassegna tutti i suoi insegnamenti. Soprattutto, penso alle omelie in San Marco, ma anche agli incontri con i sacerdoti e a questo desiderio di evangelizzazione che passò per lui sin dalla sua giovinezza, attraverso la catechesi. In questo, egli recuperò la grande tradizione di un altro patriarca Papa, che fu Pio X.

    inizio pagina

    Domani, l’udienza generale di Benedetto XVI in Aula Paolo VI

    ◊   Domani, alle ore 10.30, Benedetto XVI terrà l’udienza generale in Aula Paolo VI. Il tradizionale appuntamento del mercoledì sarà seguito in radiocronaca diretta dalla nostra emittente. L’ultima udienza generale tenuta in Vaticano risale al 2 luglio scorso. Dopo il periodo di riposo a Bressanone, infatti, il Papa ha tenuto le ultime due udienze generali, il 13 e 20 agosto, nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo.

    inizio pagina

    L'Università argentina "FASTA" conferirà oggi la Laurea "honoris causa" a Guzmán Carriquirry, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici

    ◊   “A 60 anni dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo: la questione dei fondamenti tra la tradizione giusnaturalista e il relativismo culturale", s’intitola la Lectio magistralis con la quale, oggi, in Argentina, Guzmán Carriquirry, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici riceverà il dottorato Honoris causa dell’Università “Fasta” (Fraternidad de Agrupaciones Santo Tomás de Aquino). La delibera del Senato accademico dell’ateneo di Mar del Plata desidera onorare nella persona del dott. Carriquirry non solo il suo impegno personale, conosciuto e pluridecennale, ma anche quello del Pontificio Consiglio per i Laici e dei suoi responsabili. All’atto accademico saranno presenti, tra le molte personalità civili ed ecclesiastiche, il vescovo di Mar del Plata, mons. Juan Alberto Puiggari, e il nunzio apostolico, l'arcivescovo Adriano Bernardini. Il dott. Carriquirry si è laureto in diritto e scienze sociali presso l’Università Orientale dell’Uruguay, Paese dove à nato. Nel suo lungo servizio alla Sede Apostolica, ha presso parte a numerosi eventi ecclesiali come laico, esperto in questioni giuridiche e sociali, e ha inoltre ricevuto numerose onorificenze. Ha pubblicato diversi libri, in particolare sull’America Latina, regione che conosce profondamente e dove si reca periodicamente come professore invitato. Negli ultimi anni, il dott. Carriquirry ha dedicato parte delle sue riflessioni e del suo servizio presso la Santa Sede ad approfondire le diverse sfide che i processi di globalizzazione pongono alle società e alle Chiese dell’America Latina, soffermandosi con particolare attenzione sulla missione e sul ruolo del laico cattolico.


    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina un articolo del vice Direttore, Carlo di Cicco, dal titolo “Il ripudio della violenza: per il Papa un punto fermo negli attuali scenari”.

    “Con senso di responsabilità si ponga fine a ogni sopraffazione”: notizie preoccupanti continuano ad arrivare dall’India, dove, dopo le violenze anticristiane, sarebbero stati rapiti due sacerdoti.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo la crisi nel Caucaso: Mosca riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud.

    “La regola di San Domenico secondo Masaccio”. Un articolo di Timothy Verdon su nuovi studi riguardanti la “Trinità” alla Basilica di Santa Maria Novella a Firenze.

    “Quel Manzoni superuomo che non è mai esistito”. Marco Testi analizza una nuova e inconsistente rilettura de “I promessi sposi”.

    “Le ville di Castel Gandolfo seconda residenza dei Papi”. Mario Ponzi intervista Saverio Petrillo, direttore delle ville pontificie di Castel Gandolfo.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Ancora violenze e omicidi in India ai danni della comunità cristiana. La Santa Sede: basta "sopraffazioni". Intervista con il nunzio apostolico, mons. Lopez Quintana

    ◊   Ancora orrore e sgomento in India, dove è salito a cinque il bilancio dei morti a causa di violenze scoppiate nello Stato di Orissa e compiute contro cristiani da estremisti indù. la Santa Sede, in un comunicato diffuso dalla Sala Stampa, esprime solidarietà alle Chiese locali e alle Congregazioni religiose coinvolte. La Santa Sede “riprova queste azioni che ledono la dignità e la libertà delle persone e compromettono la pacifica convivenza civile”. Nello stesso tempo, fa appello a tutti affinché, con senso di responsabilità, si ponga fine ad ogni sopraffazione e si ricostituisca un clima di dialogo e rispetto vicendevole. Nelle ultime ore, tre persone sono morte per asfissia dopo che le loro case sono state incendiate. Un uomo è inoltre rimasto ucciso in seguito ad un incendio divampato in un villaggio. Tra le vittime c’è anche una giovane missionaria avvolta dalle fiamme, mentre in un orfanotrofio cercava di mettere in salvo dei bambini. Su queste violenze ascoltiamo il commento di uno dei portavoce dei vescovi dell’Andra Pradesh, padre Anand Mutungal, raccolto da Tracey McClure del programma inglese della nostra emittente:

    R. - What has taken place...
    Quello che è successo recentemente è che il fondamentalismo è aumentato e si è diffuso. E’ un tipo di fondamentalismo specifico dei movimenti indù, soprattutto di uno dal nome Hindutva. Il loro movimento è diventato molto forte sia in Andra Pradesh che in tutta la regione indù, compresa la zona di Orissa. Il risultato della crescita di questi movimenti indù sono gli scontri che vediamo sia nel nostro Stato che in altri Paesi.

     
    D. - Fino a che punto pensa che questi recenti scontri siano il risultato delle paure del popolo indù riguardo alle conversioni cristiane?

     
    R. - The fact is that...
    Il fatto è che le conversioni forzate sono molto poche in India e soprattutto nelle regioni indù, come l’Andra Pradesh e altre. Usare le conversioni come pretesto per gli scontri è diventata una questione politica, dove si accusano i cristiani di convertire la gente. Tutto questo, però, è infondato. E’ la loro agenda politica. C’è - è vero - un elemento di conversione, ma questo si concentra maggiormente nel circolo delle Chiese indipendenti di origine protestante-evangelica. Queste conversioni accadono maggiormente, perché alla gente viene offerto qualcosa di materiale. E questi gruppi che convertono ricevono fondi dagli Stati Uniti e dal Canada soprattutto. Le Chiese indipendenti mandano gruppi missionari da questi Paesi. Investono tanto denaro in queste missioni, e, una volta convertiti i piccoli villaggi, se ne vanno. Queste persone lasciate sole, poi, cominciano a creare problemi alla Chiesa tradizionale indiana. E siccome la quella cattolica indiana è una delle Chiese cristiane più tradizionali dell’India, è essa a subirne le conseguenze. Tutta questa tensione deve essere fermata una volta per tutte in India: soprattutto, deve essere affrontato questo tipo di conversione e arrestato questo modo di spendere denaro per convertire. Anche il lavoro di queste Chiese indipendenti deve essere fermato.

     
    D. - Il World Council of Churches insieme con il Vaticano sta lavorando per stilare delle linee guida per quanto riguarda le conversioni. Sa qualcosa di questo progetto?

     
    R. - Yes, I have been through...
    Sì, tramite Internet sono venuto a conoscenza delle politiche del World Council of Churches. La domanda rispunta, perché ci sono pastori che lavorano indipendentemente sia dal Vaticano che dal World Council of Churches. Sono loro che veramente usano il denaro per convertire le persone, solo per dei brevi periodi, dopo di che se ne vanno. E’ mia opinione che sia dovere dei governi stilare delle politiche che mettano fine a questo tipo di attività sbagliata dei missionari indipendenti in India. Questo sarebbe molto meglio.

    Gli attacchi contro i cristiani in Orissa sono iniziati lo scorso 22 agosto, dopo l’omicidio di un leader radicale indù, ucciso secondo diverse fonti non da cristiani - come sostenuto da fondamentalisti induisti - ma da ribelli maoisti. Dietro questa nuova ondata di violenze contro i cristiani nello Stato indiano ci sono, in realtà, diverse cause. E’ quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco l’arcivescovo Pedro López Quintana, nunzio apostolico in India:

    R. – Dietro questa violenza ci sono dei gruppi fondamentalisti. Qualcuno è anche appoggiato ad ideologie di matrice nazista, totalitaria. Lo scopo di questi gruppi è di creare e imporre uno Stato fondamentalista. Hanno trovato in certi Stati dell’India una situazione maggiormente favorevole. Sono diffusi in tutto il Paese, ma in alcune parti dello Stato non riescono ad avere presa sulla popolazione. In altre zone trovano terreno più fertile per creare questa situazione e diffondere la violenza.

     
    D. – Quindi, in realtà, la religione non è la causa di queste violenze. Il vero problema è costituito da queste ideologie...

     
    R. – Esatto. La religione viene utilizzata come uno strumento di manipolazione. In questo caso, anche tali gruppi considerano la religione cristiana una religione straniera, cui bisogna opporsi. Secondo loro, si deve evitare che il cristianesimo si diffonda nel Paese. Travisano la realtà affermando che i cristiani praticano il proselitismo, cosa che è proibita dalla legge. Sostengono che i cristiani fanno delle conversioni forzate. Ci sono moltissime accuse assurde. Oggi ho ascoltato uno di questi leader fondamentalisti in televisione: diceva che loro non stavano diffondendo la violenza. Ma allo stesso tempo, aggiungeva che questa violenza contro i cristiani è un bene, perché i cristiani impediscono che altri lavorino. Questa è una tesi allucinante. Sono queste le accuse che non reggono. Ma sono scuse dalle quali la gente semplice si lascia manipolare facilmente.

     
    D. - Ricordiamo che i cristiani sono il 2 per cento della popolazione in India. Quale contributo danno proprio i cristiani allo sviluppo dello Stato indiano, sotto il profilo sia culturale, ma anche formativo?

     
    R. - Sia nel campo assistenziale, sia in quello sanitario che educativo i cristiani in India sono una presenza molto, molto importante. Bisogna pensare che i centri educativi - soprattutto cattolici - sono i più ricercati per la qualità dell’insegnamento. Questo dimostra che la Chiesa ha una rilevanza molto importante nel Paese, più che la realtà stessa. Alle volte sembra che siamo una forza più grande, dal punto di vista numerico, rispetto alla dimensione reale della comunità, che è una piccola minoranza. Questo è un elemento che molte volte confonde gli stessi gruppi fondamentalisti: pensano che siamo più forti di quello che in realtà siamo.

     
    D. - Dopo queste violenze in quali passi e azioni concrete si possono riporre reali speranze di riconciliazione?

     
    R. - La speranza in India è una realtà che esiste, perchè il dialogo, la convivenza sono qualcosa che appartiene alla realtà della società indiana. Purtroppo, i gruppi fondamentalisti cercano di distruggere tale realtà, gettando veleno per rompere la struttura della società indiana. Noi siamo sicuri - come è già successo a Natale, sempre nello stato di Orissa - che gli stessi membri delle altre comunità saranno i primi a dare una mano anche in questo caso. E vorrei anche dire - come sottolineano i vescovi - che la Chiesa in India è risoluta e, a dispetto di tutta questa orrenda esperienza di violenza, tornerà a fare il suo lavoro per il bene di tutti, particolarmente per i più poveri. Se questi gruppi pretendono di mettere paura nel corpo perchè la Chiesa abbandoni la propria missione, non ci riusciranno: la Chiesa in India è risoluta nel continuare la propria missione di amore, nel manifestare l’amore di Dio a tutti, particolarmente ai più piccoli.

    inizio pagina

    Il cardinale Tauran tra gli ospiti principali ieri al Meeting di Rimini, che ha affrontato i temi della pace nel mondo. Intervista con Giorgio Vittadini: La Chiesa più protagonista rispetto a 100 anni fa

    ◊   Si stima saranno 800 mila le presenze quest’anno al Meeting di Rimini, organizzato da Comunione e Liberazione, giunto oggi al suo terzo giorno. Grande protagonista di ieri la pace in relazione a quelle zone che meno ne godono: dal Caucaso al Medio Oriente. Ne hanno parlato, ieri pomeriggio, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, il cardinale Jean-Louis Tauran, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, e il segretario generale della Lega degli Stati Arabi, Amre Moussa. Rispondendo ad una domanda sulle violenze contro i cristiani in India, il porporato ha detto: il Pontificio Consiglio che presiedo dovrà intensificare i contatti con il mondo indù. Sottolineata anche l’importanza della reciprocità sui luoghi di culto in relazione al mondo musulmano. Il servizio della nostra inviata a Rimini, Debora Donnini:

    La pace, come la guerra, parte dal cuore dell’uomo. Per questo è necessaria una pedagogia. E’ stato questo il richiamo centrale del cardinale Jean-Louis Tauran al Meeting di Rimini:

     
    “E’ molto importante che i capi religiosi abbiano la preoccupazione di diffondere una pedagogia della pace, perché la guerra nasce nel cuore di ognuno di noi: ogni volta che abbiamo paura dell’altro perché è diverso, ogni volta che consideriamo l’altro come un concorrente, ogni volta che manifestiamo la sete di possesso, di avere sempre più denaro, ebbene lì ci sono germi di guerra!”.
     
    La pace, ha aggiunto, parte dai credenti. Un richiamo che traspare anche dalle parole del ministro degli Esteri italiano, Franco rattini, che parla del ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale. Un ruolo di riconciliazione in Caucaso: Frattini rilancia l’idea di una Conferenza internazionale da tenersi a novembre a Roma. E, a proposito dell’Afghanistan, spiega: la richiesta di rinegoziare la presenza delle Forze internazionali avanzata dal governo di Kabul, non penso voglia dire ritirare le truppe. Kabul ha ancora bisogno di sostegno nella lotta al terrorismo.

     
    E il richiamo alla riconciliazione si ritrova anche nelle parole del segretario della Lega Araba, Amre Moussa, che in particolare sottolinea la necessità che si parta dal Medio Oriente. La pace in Medio Oriente, per Moussa, farà la differenza fra la pace e la guerra nel mondo. “Gerusalemme - afferma - deve essere la città della pace per tutti”.

     
    Anche la politica italiana è, come ogni anno, presente al Meeting. Stamani il ministro della Giustizia, Alfano, conferma: la riforma sì farà. C’è apertura al dialogo, ma ad un certo punto decideremo. Essere protagonisti in relazione a Dio è il filo conduttore di questo Meeting 2008. Un filo conduttore che si declina anche nelle mostre, come quella sulla Torre di Babele, simbolo del desiderio dell’uomo di ‘essere’ autonomamente da Dio. L’ipotesi archeologica ripresa e riproposta con foto e ricostruzioni è che la torre di Babele sia Etemenanki, la costruzione a gradoni edificata da Nabucodonosor a Babilonia. Babilonia, Babele, una radice etimologica comune. Tanti, comunque, gli indizi archeologici.

     
    E come in tutte le mostre del Meeting sono i volontari ad illustrarle mettendone in luce, al di là di ciò che si vede, anche il messaggio più profondo. La torre di Babele, così come Babilonia nella Bibbia, è simbolo dell’uomo che vuole essere protagonista, staccato da Dio: un Dio che in realtà fa il dono delle lingue ma, appunto, come dono, come nella Pentecoste, compiendo Lui quell’unità tanto ricercata dall’uomo.

     
    A guidare, com’è noto, gli incontri e le manifestazioni della 29.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli è una frase del fondatore di Comunione e Liberazione (CL), mons. Luigi Giussani, che afferma: "O protagonisti o nessuno". Ma cosa significa essere protagonisti oggi, al di là degli stereotipi per i quali è protagonista solo chi ha successo? Luca Collodi lo ha chiesto a uno dei principali responsabilidi CL, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà:

    R. - E' qualcosa di positivo, se non si intende solo protagonista alla Phelps. La gente comune è protagonista se è fedele, sincera al desiderio del cuore e se scopre la fede come un’esperienza che la rende capace di rispondere a questo desiderio. Allora, ecco il test del protagonismo del non essere nessuno, con la positività, la letizia, la bellezza che l’esperienza cristiana porta, come dice anche il Papa.

     
    D. - Qual è il confine concreto oltre il quale si è protagonisti in negativo?

     
    R. - Quando il protagonismo è ottenere qualcosa al di fuori da sé, che dipende dalle circostanze esterne: protagonista inteso come essere il primo, il dominatore, mentre uno può non esserselo e può vivere benissimo la sua vita, accettando quel che è. L’esperienza cristiana in tutto il mondo vuol dire decine di milioni di persone che nei tempi scorsi e tuttora sono state protagoniste della loro vita, senza avere dominio, potere, soldi o altro.

     
    D. - Vittadini, l’uomo oggi, l’uomo comune è ancora protagonista?

     
    R. - L’uomo comune è protagonista se non accetta quel paradigma della filosofia moderna, secondo cui il suo desiderio è ingannevole, secondo cui le risposte al desiderio sono false, secondo cui quindi l’unico uomo che si afferma è il divo. E’ il divo che comanda e gli altri sono tutti schiavi. L’uomo è protagonista se riprende la tradizione umana e cristiana e la vive fino in fondo oggi. Allora, si può vivere da protagonisti. Da questo punto di vista, è una bella battaglia, perché non si vince quantitativamente, si vince qualitativamente. Penso alle minoranze "creative" di Benedetto XVI.

     
    D. - La Chiesa resta protagonista del terzo millennio o no?

     
    R. - Direi che è tornata protagonista. Forse era meno protagonista apparentemente nel 1800, o all’inizio del ‘900. Mentre adesso stanno tornando tutti. E si comincia a capire che se non si riparte dalla verità come forza della pace, quello che i Pontefici hanno ripetuto, non si va da nessuna parte. Quindi, direi che il ruolo della Chiesa è protagonista.

    inizio pagina

    La diocesi di Roma inizia con la Messa nel pomeriggio il suo pellegrinaggio a Lourdes. Intervista con padre Cesare Atuire

    ◊   Si aprirà ufficialmente alle 17.30 di oggi, con la Santa Messa presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini, l’annuale pellegrinaggio della diocesi di Roma a Lourdes. Il pellegrinaggio, dal tema “Venite alla fonte e lavatevi”, riveste quest’anno un significato particolare perché si incastona nel 150.mo anniversario dell’apparizione della Vergine Maria a Lourdes. Oltre ad aerei, treni e pullman, tremila pellegrini hanno potuto usufruire anche di una nave, una sorta di cappella galleggiante partita lo scorso 24 agosto da Civitavecchia e approdata Barcellona, da dove i pellegrini hanno proseguito in pullman per il Santuario. Con loro anche padre Cesare Atuire, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, Elena Mandarano lo ha intervistato:

    R. - Il tema del pellegrinaggio: “Venite, bevete dalla fonte e lavatevi”, è un messaggio che ci richiama soprattutto alla conversione, alla trasformazione interiore e soprattutto ad imparare a nutrirci della Parola di Dio e dei Sacramenti.

     
    D. - I pellegrini hanno potuto usufruire quest’anno, oltre che di treni e di pullman, anche di una nave, una sorta di cappella galleggiante…

     
    R. - L’esperienza della nave è stata molto bella, perché la nave offre anche gli spazi per muoversi. Abbiamo avuto la celebrazione eucaristica molto sentita da parte di tutti, c’è stato anche un momento dedicato all’adorazione del Santissimo Sacramento… Questa nave ha funzionato quasi come una comunità parrocchiale, dove si convive anche nella vita cristiana.

     
    D. - Il pellegrinaggio verrà aperto ufficialmente alle 17.30 di oggi con una Messa presieduta dal cardinale Vallini. Qual è il programma per i prossimi giorni?

     
    R. - Avremo l’apertura ufficiale del pellegrinaggio con la celebrazione eucaristica, dopodiché ci sarà la Via Crucis e anche un momento per fare il cammino giubilare a Lourdes, che prevede una sosta presso quattro luoghi legati alla vita di Bernardette: al cachot - che è la casa dove Bernardette e la sua famiglia hanno vissuto - alla parrocchia dove Bernardette ha ricevuto il battesimo, all’ospizio dove Bernardette è stata accolta e, naturalmente, alla Grotta dove ha avuto le apparizioni della Madonna.

     
    D. - Lourdes è mèta di numerosi pellegrini e ci sono molte testimonianze dell’incontro con Dio…

     
    R. - Ogni anno che andiamo a Lourdes, ci si incontra con la storia che veramente dimostra come la misericordia di Dio e l’amore di Dio siano vicino alle persone. Molte delle storie che noi veniamo a conoscere non riguardano soltanto le guarigioni fisiche: questa mattina parlavo con una signora che ha perso il marito sette anni fa. Non aveva più voglia di vivere. Tre anni fa, un’amica l’ha portata a Lourdes e questo è diventato il punto di svolta della sua vita.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Il ringraziamento della Caritas della Georgia alla Chiesa italiana per la generosità dimostrata in questi giorni d’emergenza

    ◊   Il grazie della Caritas Georgia al popolo e alla Chiesa italiana per la generosità dimostrata in questi giorni di emergenza. “Voglio far arrivare – dice al Sir il direttore di Caritas Georgia, padre Witold Szulczynski - il nostro grazie alla Chiesa italiana, alla Caritas italiana, a tutte le Caritas diocesane e parrocchiali, alle parrocchie e alle associazioni, alle persone che stanno aiutando, e dire loro che sono una Chiesa e un popolo dalla generosità straordinaria.” Domenica prossima in Italia si ripeterà la giornata di preghiera per la pace e di solidarietà, indetta dalla Caritas su mandato della Conferenza episcopale italiana. Questa mattina a Tbilisi – dice padre Szulczynski – c’è stato in nunziatura un incontro al quale hanno partecipato il presidente ed un responsabile della Caritas Europa per le emergenze, un rappresentante della Caritas tedesca, il nunzio apostolico mons. Claudio Gugerotti e l’amministratore apostolico per il Caucaso mons. Giuseppe Pasotto per “valutare cosa fare e quali sono le necessità più urgenti”. La preoccupazione più grande è l’arrivo imminente dell’inverno. “Quando arriverà il freddo – dice padre Szulczynski - e la temperatura scenderà sotto lo zero, sarà molto difficile per la gente che dorme in tenda. E’ quindi urgente ricostruire le case e gli edifici distrutti e bruciati. C’è poi l’emergenza di dare da mangiare. Questa gente ha fame. Attorno a Tbilisi in 400 punti tra scuole ed asili sono ospitati tra i 100 e i 150 mila profughi. Nessuno si aspettava che in tre giorni ne potessero arrivare così tanti. Molti dormono ancora per terra, sui pavimenti. Si devono comprare materassi, lenzuola e coperte. Per i bambini cibo e pannolini”. Per sostenere gli interventi in corso (causale “Guerra in Caucaso”) si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite c/c postale n. 347013. (R.P.)

    inizio pagina

    USA: in occasione del Labour Day i vescovi statunitensi chiedono un’economia più equa e dignità per chi lavora

    ◊   Impegno per un’economia più equa e per tutelare la dignità e i diritti dei lavoratori. Sono i punti di forza del messaggio lanciato dalla Chiesa degli Stati Uniti in occasione del Labour Day, la tradizionale giornata del lavoro che si celebrerà nel Paese il prossimo primo settembre. La dichiarazione dei vescovi statunitensi, per l’edizione del 2008, esorta a un “nuovo vigore” per “costruire insieme una società che si prenda cura di se stessa, aiuti i poveri e gli indifesi e offra un’autentica speranza a tutti”. Il documento - a firma del vescovo William Francio Murphy, presidente del Comitato per la giustizia interna e per lo sviluppo umano della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB) - mostra il chiaro intento di evidenziare i bisogni dei lavoratori, le disuguaglianze economiche e le responsabilità di tutti i cittadini nell’aiutare a migliorare le condizioni di lavoro. Secondo l’episcopato statunitense, “la tradizione della dottrina sociale cattolica ha molto da offrire in questi tempi difficili dal punto di vista economico”, come dimostra l’attenzione posta da Giovanni Paolo II, prima, e da Benedetto XVI, poi, sul tema della giustizia per i lavoratori. “Quando Papa Giovanni Paolo II pubblicò la sua enciclica sociale “Laborem exercens” nel 1981 – si legge nella dichiarazione – ci invitò a guardare tali questioni dal punto di vista perenne del valore del lavoro umano, che trova il suo significato intrinseco nella dignità del lavoratore”. “Aveva ragione - rilevano i presuli statunitensi - poiché si tratta dei valori che derivano dalla verità sulla dignità e sul valore inerente della persona umana, che è al centro del vangelo di Gesù Cristo”. (D.B.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: violenze a Jaffna, la Commissione cattolica ferma i festeggiamenti per l’Assunta

    ◊   La Commissione cattolica di giustizia e pace della diocesi di Jaffna, città dello Sri Lanka settentrionale, ha espresso il proprio disappunto di fronte alla richiesta di celebrare la tradizionale festa dell’Assunta, al santuario di Nostra Signora di Madhu, mentre l’intera area è teatro di massacri e violenze. Nello Sri Lanka, come riferisce Asianews, sarebbero circa 26 mila gli sfollati, fra cattolici, fedeli di altre religioni o etnie, costretti ad abbandonare le loro case per sfuggire al conflitto che vede contrapposti l’esercito governativo e le tigri Tamil (Ltte), organizzazione politico-militare che dal 1975 conduce una lotta secessionista contro il governo centrale al fine di creare uno stato indipendente nel nord e nell'est dell'isola. Secondo la Commissione, tutta l’area circostante il santuario è “macchiata di sangue”, compresi numerosi villaggi della zona che sono stati abbandonati e nei quali è ancora possibile avvertire una atmosfera di “morte e desolazione”. “In tutti i Paesi civili – spiegano i vescovi - matrimoni e festività vengono rimandati in caso di lutto, come naturale espressione di solidarietà verso coloro che soffrono”. I presuli si chiedono quindi se sia giusto per i cristiani “celebrare in maniera egoista e arrogante una festività ignorando i sentimenti” delle persone che soffrono. Al contrario – invitano – a “dimostrare loro solidarietà e cercare di alleviarne le sofferenze”. Domani i rappresentanti delle commissioni cattoliche di Mannar, Jaffna e Anuradhapura, molto preoccupati per il precipitare della situazione, visiteranno le zone martoriate dalla guerra e porteranno conforto agli sfollati. (D.B.)

    inizio pagina

    Ad Hanoi, manifestazione pacifica di solidarietà a sostegno dei Redentoristi

    ◊   Migliaia di cattolici sono scesi in piazza domenica ad Hanoi, per una pacifica manifestazione di sostegno ai Redentoristi ed ai parrocchiani di Thai Ha nella controversia sulla proprietà dei terreni della stessa parrocchia e del monastero, che li oppone alle autorità locali. L’arcivescovo della capitale, in una lettera inviata dagli Stati Uniti, dove è per una visita, si dice “in profonda comunione” con i religiosi e i parrocchiani che esorta a “continue preghiere” e “ad essere in comunione fra loro”. Sempre domenica – riferisce l’Agenzia AsiaNews - in una lettera a tutti i Redentoristi, il loro superiore, padre Vincent Nguyen Trung Thanh ribadisce l’illegalità della pretesa del governo di trattenere i terreni confiscati, mentre i religiosi hanno “tutti i documenti e le testimonianze” necessari a provare il loro diritto di proprietà. La contestazione riguarda un terreno acquistato dai Redentoristi nel 1928. Alla presa di potere dei comunisti, nel 1954, la maggior parte dei religiosi fu imprigionata o deportata. Fu lasciato solo padre Joseph Vu, come responsabile dei 15 acri del terreno e della parrocchia. In seguito, malgrado le proteste, un po’ alla volta le autorità si sono impossessate della proprietà, ora ridotta a circa mezzo acro. Per sostenere le loro pretese, le autorità di Hanoi affermano che i terreni furono donati al governo da padre Vu il quale ha sempre negato questa concessione. Il superiore fa inoltre riferimento al canone 1292, in base al quale l’autorità competente per le disposizioni sui beni è comunque il vescovo diocesano. “Padre Joseph Vu era solo un sacerdote locale, non era proprietario e non aveva l’autorità per prendere una decisione di quel genere”. Padre Vincent Nguyen Trung Thanh nella lettera di domenica scorsa riferisce anche di quanto accaduto il 19 agosto, quando migliaia di cattolici hanno impedito, con la loro presenza, alle forze di sicurezza di distruggere crocefissi e immagini della Vergine portati in una parte del terreno conteso. Padre Nguyen, infine, esorta tutti i Redentoristi del Vietnam ad essere solidali con quelli di Hanoi ed annuncia per il 28 agosto una veglia al monastero dei Redentoristi di Saigon. (R.P.)

    inizio pagina

    Denuncia della Conferenza episcopale irlandese: “Nell’Unione europea la Chiesa è relegata alla sfera privata”

    ◊   All’interno dell’Unione europea si sta diffondendo una cultura che vorrebbe “relegare le manifestazioni delle proprie convinzioni religiose nella sfera privata e soggettiva”, negando ad individui impegnati nella fede e nelle istituzioni ecclesiali uno spazio pubblico. A denunciarlo è il leader della Conferenza episcopale cattolica irlandese, il cardinale Sean Brady, durante un discorso tenuto domenica scorsa alla Humbert Summer School di Ballina, cittadina irlandese, durante un Convegno di politici ed economisti. “Come il recente referendum sul Trattato di Lisbona suggerisce, alcuni che erano in passato entusiasti nei confronti degli obiettivi dell'Unione Europea, si trovano oggi a disagio”, ha avvertito il cardinale Brady. “Le ragioni di questo disagio – secondo il porporato - sono complesse”, ma si possono ricondurre alla ''perdita di memoria cristiana” che si percepisce nelle istituzioni europee. La Chiesa, dunque, guarda con preoccupazione a quell’atteggiamento “pragmatico prevalente” nell'Unione europea. “Questo approccio – ha commentato il cardinale – finisce per negare ai cristiani il diritto di intervenire nei dibattiti pubblici. Lo stesso può essere detto per le posizioni prese in merito alla ricerca sulle cellule staminali, allo statuto delle unioni omosessuali, al primato della famiglia fondata sul matrimonio e alla cultura della vita.” Il cardinale Brady ha infine sottolineato come “la cultura prevalente e l’agenda dell’Unione europea sembrano essere guidate più dalla tradizione secolare che dalla memoria e dalle eredità cristiane che appartengono all’ampia maggioranza degli Stati membri”. Da qui la conclusione del porporato, che “senza rispetto per la propria anima e memoria cristiana, il progetto europeo perderà coesione sociale”. (D.B.)

    inizio pagina

    A Stoccolma, Conferenza internazionale “Costruire un’Europa per e con i bambini”

    ◊   “Costruire un’Europa per e con i bambini. Verso una strategia per il 2009-2011”: Sarà Stoccolma, capitale della Svezia, a ospitare dall’8 all’11 settembre la conferenza internazionale promossa dal Consiglio d’Europa su questo tema, che richiama uno dei programmi operativi dell’organismo europeo lanciati negli ultimi anni. L’incontro – riferisce l’Agenzia Sir - organizzato in collaborazione con il governo svedese, presidente semestrale del Consiglio, intende “fare il punto sull’attuazione del programma, identificando elementi nuovi da rilanciare nel prossimo triennio”. Il programma comprende alcuni seminari tecnici, seguiti da una sessione plenaria: all’ordine del giorno figurano fra l’altro il contrasto alla violenza sui minori, una giustizia a misura di bambino, lo spazio riservato ai più piccoli nella vita sociale e culturale dei 47 paesi aderenti all’Organizzazione che ha sede a Strasburgo. All’appuntamento di Stoccolma sono al momento iscritti 300 rappresentanti di governi, istituzioni internazionali, organizzazioni non governative, parlamentari, magistrati, difensori civici, educatori. (R.P.)

    inizio pagina

    Alluvioni nel sud del Ciad: migliaia di senzatetto e numerosi raccolti distrutti

    ◊   Almeno tre morti, 10 mila sfollati e 30 mila persone colpite: è il bilancio delle alluvioni di questi giorni nel sud del Ciad, riferisce l’agenzia Misna da notizie riportate da organismi umanitari. Piogge torrenziali stanno abbattendosi sulla regione di Sarh dalla fine del mese di luglio, sulla scia delle intense precipitazioni che colpiscono da settimane diversi paesi dell’Africa occidentale. “La nostra principale preoccupazione è prevenire potenziali epidemie e infezioni” riferiscono operatori umanitari dell’Onu in un comunicato, precisando che è cominciato l’invio di alimenti, materiali di purificazione dell’acqua e altri beni di prima necessità. Quasi 6 mila ettari di terreni coltivabili sono andati distrutti dalle inondazioni, causando serie preoccupazioni per la sicurezza alimentare, in una zona dove l’agricoltura di sussistenza è primordiale. Il Ciad è già affetto da una crisi umanitaria, principalmente nell’est, che ospita più di 255 mila rifugiati sudanesi e oltre 185 mila sfollati interni, mentre il sud accoglie circa 55 mila rifugiati centrafricani. (R.G.)

    inizio pagina

    Fino a domani, i lavori della Conferenza internazionale ad Accra, in Ghana, dedicata ai cambiamenti climatici

    ◊   Prosegue fino a domani ad Accra in Ghana – riferisce l’agenzia Misna - la Conferenza internazionale per realizzare ed ampliare gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, al fine di governare al meglio i cambiamenti climatici del Pianeta. “Numerosi delegati - ha osservato il responsabile delle Nazioni Unite, Yvo de Boer - hanno espresso la preoccupazione che l’attuale sistema offra pochi vantaggi per l’Africa”. “Per molti Paesi in via di sviluppo, evitare la deforestazione è sostanzialmente l’unico modo per ottenere alcuni benefici nella lotta ai mutamenti climatici” ha aggiunto de Boer, ricordando che, da quando è stato sottoscritto il Protocollo di Kyoto, in Africa sono stati spesi 378 milioni di dollari, mentre in tutto il mondo il totale dei finanziamenti per contrastare gli effetti dei cambiamenti del clima ammonta a oltre 2 miliardi e 400 milioni di dollari, destinati soprattutto a progetti in Cina e negli Stati più industrializzati. Oltre mille delegati da tutto il mondo partecipano ai seminari proposti ad Accra per studiare azioni di cooperazione internazionale, strategie politiche e incentivi per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e la deforestazione nei Paesi in via di sviluppo; inoltre per la prima volta nel corso dei negoziati è stata introdotta una discussione sui finanziamenti e la tecnologia necessaria a limitare gli effetti dei mutamenti climatici. (R.G.)

    inizio pagina

    Da domani a Stresa, sul lago Maggiore, il IX Corso dei “Simposi Rosminiani”

    ◊   “La coscienza laica: fede, valori, democrazia”. Appuntamento a Stresa, sul Lago Maggiore, da domani al 30 agosto, per i partecipanti al IX Corso dei “Simposi Rosminiani”. Primo incontro per centinaia di pensatori, dopo la beatificazione di Rosmini a Novara, il 18 novembre scorso. Il discorso sulla “laicità” vuole essere anche un omaggio a Manzoni che su queste rive del lago incontrava di frequente Rosmini e altri amici, dialogando e riflettendo su temi affini ed un omaggio pure alla figura di Michele Federico Sciacca, nel centenario della sua nascita, fondatore del Centro internazionale di Studi Rosminiani, convertitosi al cattolicesimo, rimasto sempre geloso della sua “laicità”. Per l’occasione, il Centro Rosminiano consegnerà ai partecipanti il “Razionalismo teologico”, l’opera in cui Rosmini preannuncia l’ultima insidia di una laicità scorretta, cioè l’illusione dell’uomo contemporaneo di potersi programmare l’intera vita senza aver bisogno di Dio. All’iniziativa si associa il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana. Sono previste circa cinquanta borse di studio per giovani laureati e laureandi. La partecipazione, dietro preonotazione, è libera e gratuita. (R.G.)

    inizio pagina

    A Roma, dal 15 al 18 gennaio 2009, il primo Festival internazionale sui “viaggi dello spirito”, promosso dall'Opera Romana Pellegrinaggi

    ◊   Celebrare la pratica del pellegrinaggio e coinvolgere tutti coloro che sono intenzionati ad intraprendere un viaggio motivato da uno slancio religioso e spirituale. E’ questo l’obiettivo del primo Festival internazionale dedicato ai “Viaggi dello spirito”, promosso dall'Opera romana pellegrinaggi (ORP), che avrà luogo dal 15 al 18 gennaio 2009, all’interno della nuova Fiera di Roma. “Canta e cammina” è il tema scelto per la prima edizione di questo evento, che fonderà insieme storia, spiritualità e tecnologia con l’intento di descrivere concretamente l'esperienza del pellegrinaggio. “Il tema del viaggio interiore – spiega padre Cesare Atuire, amministratore delegato dell'ORP – è importante per far sì che gli itinerari di fede siano diversi dalle molteplici offerte di turismo, che spesso non danno la possibilità di fare un'esperienza interiore e di cercare la verità su noi stessi, su Dio e sul nostro mondo”. L'iniziativa potrà contare sulla partecipazione di 60 Enti internazionali di turismo, degli Enti locali e delle Regioni italiane, oltre a quella di numerosi operatori privati del settore. Le prime stime parlano di almeno 30 mila visitatori per questa Fiera che precede la Fitur di Madrid (28 gennaio-1 febbraio), la Bit di Milano (19-22 febbraio), l’Itb di Berlino (11-15 marzo) e il Globe di Roma (19-21 marzo). Oltre alla manifestazione, l’Opera Romana Pellegrinaggi ha realizzato un nuovo sito internet ( ) per far conoscere al meglio la sua attività e tutti gli itinerari proposti. (D.B.)

    inizio pagina

    In Germania, a Frisinga, dall’1 al 4 settembre, il sesto Congresso mondiale della pastorale per gli zingari

    ◊   “I giovani zingari nella Chiesa e nella società“: è il tema del sesto Congresso mondiale della pastorale per gli zingari, che si svolgerà quest’anno per la prima volta in Germania. Dal 1° al 4 settembre, circa 20 tra arcivescovi e vescovi, nonché 150 sacerdoti e collaboratori della pastorale per gli zingari si incontreranno a Frisinga, presso Monaco, per discutere e lavorare - riferisce l’agenzia Sir - ad un aggiornamento della pastorale universale in base alle attuali evoluzioni. Il Congresso sarà preceduto da una conferenza stampa, cui parteciperà il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, insieme a mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e a mons. Norbert Trelle, vescovo di Hildesheim. (R.G.)

    inizio pagina

    Al via ieri a Palermo la 59.ma Settimana liturgica nazionale sul tema “Celebrare per aver parte al Mistero di Cristo”

    ◊   Sono oltre mille i partecipanti alla 59.ma settimana liturgica sul tema “Celebrare per aver parte al Mistero di Cristo. La partecipazione alla Liturgia”, in corso a Palermo fino a venerdì prossimo. I lavori hanno preso il via ieri con l’accensione del cero pasquale. A mons. Luca Brandolini, presidente del Centro Azione Liturgica, è giunto il saluto di Papa Benedetto XVI tramite un messaggio del Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone. “Il Santo Padre – ha scritto il cardinale Bertone – plaude all’intendimento di riflettere, durante la Settimana Liturgica, su come curare sempre più la viva partecipazione dei fedeli, tenendo conto dell’attuale situazione pastorale della Chiesa in Italia, e su come dare alla liturgia il ruolo che ad essa compete nella vita della Chiesa, e come aiutare il popolo a prendere consapevolezza del proprio “diritto-dovere” di esercitare il suo sacerdozio battesimale”. Questa mattina i lavori sono iniziati con la Celebrazione delle Lodi, durante la quale si è rievocata la Risurrezione di Cristo, presieduta da mons. Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali. “Il contrasto tra la luce e le tenebre, il giorno e la notte nella Liturgia e in tutta la letteratura biblica - ha detto mons. Marini nell’omelia - è il simbolo del bene e del male. Il cristiano dunque è colui che vive il tempo della risurrezione, il tempo della luce. Se a ogni celebrazione noi non “gettiamo via le opere delle tenebre e non indossiamo le armi della luce”, la celebrazione rimane per noi semplicemente un rito al margine della salvezza”. Al centro dell’intervento di questa mattina di padre Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, il tema della partecipazione, che non deve solo “esser vista come un’attività dei fedeli, ma come un’azione che Dio fa, perché - spiega padre Bianchi - tutta la preghiera che noi facciamo, ricorda che Dio ci rende partecipi al Mistero. E’ Lui che ha l’azione. Noi possiamo predisporre, possiamo dire parole, assumere gesti, però è sempre Lui che ci precede, che, con la Sua grazia e la Sua potenza, riesce poi a farci figli del Figlio, a divinizzarci e a farci partecipi del grande mistero della nostra Salvezza”. (A cura di Alessandra Zaffiro)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Sì del Cremlino alla secessione dalla Georgia di Abkhazia e Ossezia del sud e Tblisi parla di annessione

    ◊   Sì del Cremlino alla secessione dalla Georgia delle due repubbliche di Abkhazia e Ossezia del sud. Il governo georgiano ha immediatamente reagito al riconoscimento russo dell'indipendenza di Ossezia del sud e Abkhazia, parlando di “annessione” da parte di Mosca. Intanto, non mancano dichiarazioni russe molto forti nei confronti dei Paesi NATO. Il servizio di Fausta Speranza:

    Dopo il sì ieri del Parlamento, oggi anche l’approvazione del Cremlino: Abkhazia e Ossezia del Sud, come hanno chiesto, potranno lasciare la Georgia, mossa vista dagli Stati Uniti come una violazione territoriale. E Mosca accompagna l’annuncio, fatto pochi minuti fa, con frasi che sanno di esibizione di muscoli: annuncia esercitazioni e test di lancio di missili balistici intercontinentali e parla di possibile stop al transito militare della NATO verso l'Afghanistan. Inoltre, il rappresentante russo presso la NATO Rogozin ritiene “inopportuna” la visita del segretario generale della NATO prevista per il 17 ottobre a Mosca e dichiara di voler congelare “per almeno sei mesi” la cooperazione con la NATO nel campo del peacekeeping. Per poi affermare: con eccezione, “per ora”, per la cooperazione in Afghanistan. C’è da dire che il conflitto in Georgia e la situazione in Afghanistan sono stati al centro ieri sera di una telefonata fra il presidente francese Sarkozy e il candidato democratico alla Casa Bianca, Obama. E stamane a Bruxelles riunione del Comitato politico e di sicurezza dell'UE (COPS), in vista del vertice straordinario dei leader europei sulla crisi georgiana in programma il primo settembre. Bisogna riferire anche delle dichiarazioni di sconcerto di Mosca per i movimenti delle navi della NATO nel Mar Nero, dove si prevede l'arrivo fino a 18 unità. E poi c’è la denuncia da parte del capo del comitato investigativo della procura russa di quello che viene definito il genocidio georgiano contro il popolo sudosseto in Ossezia del sud. In precedenza le autorità russe avevano annunciato di voler perseguire i crimini di guerra georgiani anche in sede internazionale, iniziativa analoga a quella presa da Tbilisi contro Mosca.

    Restano, dunque, le posizioni contrastanti tra la Russia, il cui parlamento ha già votato il riconoscimento delle repubbliche secessioniste, e gli Stati Uniti che, nelle parole di Bush, ha chiesto il rispetto della territorialità della Georgia. I toni utilizzati dalle due parti sono sempre più aspri, ma numerosi osservatori internazionali sottolineano che si è ancora molto lontani da un clima di guerra fredda. Salvatore Sabatino ha chiesto un commento a Fabrizio Dragosei, corrispondente a Mosca del “Corriere della Sera”:

    R. – Sicuramente, il clima sta peggiorando sensibilmente ed è anche difficile, onestamente, capire da che parte stanno le varie colpe. Diciamo che ognuno ha delle colpe. Certamente, alcuni fatti che stanno avvenendo in queste ore da parte russa, non vanno certamente nella linea del dialogo; dall’altro lato, i russi si lamentano – e non a torto – di un atteggiamento dell’Occidente, e soprattutto degli Stati Uniti, che appare a loro decisamente conflittuale. Proprio questa mattina hanno fatto il calcolo che stanno entrando nel Mar Nero un totale di 18 unità da guerra della NATO, tra Stati Uniti, Polonia, Spagna e altri Paesi.

    D. – La posizione degli Stati Uniti risulta particolarmente rigida. Quanto le imminenti elezioni presidenziali possono avere influito su questo stato di fatto?

     
    R. – La tesi dei russi è che nelle elezioni americane, Obama è in testa un po’ su tutti i fronti e McCain può solamente sfondare, invece, sul lato della sicurezza e della garanzia di un comando stabile ed esperto; per cui, secondo le analisi del Cremlino, l’ala più conservatrice degli Stati Uniti, quella che fa capo soprattutto al vice presidente Cheney, che non a caso nei prossimi giorni si recherà proprio in Georgia e in altri Paesi della zona, sta spingendo per un inasprimento dei rapporti con la Russia per tentare di lanciare il candidato McCain sull’onda di un rinnovato clima di grande tensione, se non di "guerra fredda", nel quale c’è bisogno proprio di un comando esperto di un militare che garantisca la sicurezza degli Stati Uniti e del modo occidentale.

    Presa di posizione della Corea del Nord in tema di nucleare
    La Corea del Nord sospende il piano di abbandono dei programmi nucleari, accusando gli Stati Uniti di aver “violato gli accordi sottoscritti” nell'ambito dei negoziati a Sei, che coinvolgono le due Coree, USA, Russia, Cina e Giappone. La svolta di Pyongyang giunge a sorpresa. Le potenze regionali, da ultimo proprio Cina e Corea del Sud, stanno esercitando pressione sulla Corea del Nord perchè accetti un meccanismo di verifica sull'effettiva volontà di Pyongyang di accantonare i programmi nucleari, come dichiarato a luglio. Gli Stati Uniti, in attesa di tali rassicurazioni, si sono rifiutati di cancellare la Corea del Nord dalla "lista nera" dei Paesi considerati sponsor del terrorismo, come invece promesso in un primo momento, provocando appunto la secca protesta di Pyongyang, sfociata ora nello stop al piano di abbandono del nucleare.

    Darfur
    Dopo i recenti attacchi dell’esercito sudanese nel campo profughi di Kalma, in Darfur, la situazione nella regione rischia di diventare incandescente. Diverse decine le vittime e i feriti. Secondo il governo di Karthoum, nel campo vi sarebbero annidati gruppi ribelli, obiettivo degli attacchi dei militari. Intanto, la situazione umanitaria, a causa delle tensioni diventa sempre più grave. Su quanto sta accadendo in Darfur, Giancarlo La Vella ha intervistato padre Franco Moretti, missionario comboniano, che recentemente è stato proprio nel campo profughi di Kalma:

    R. - Anche ieri e l’altro ieri, sono state eseguite impiccagioni di ribelli. Succedono quasi tutti i giorni cose del genere. E' difficile però sapere chi sono i diretti responsabili.

    D. – La situazione umanitaria, immagino, nella regione, diventa di giorno in giorno sempre più drammatica?

     
    R. – Esatto, perché il governo centrale controlla ogni cosa, controlla anche tutti gli aiuti internazionali, spesso impedisce alle agenzie umanitarie di intervenire in tempo. Insomma la situazione sta aggravandosi. Quando ci fu il genocidio del Rwanda, si disse: “Mai più il Rwanda due”, invece siamo già a metà di quel genocidio. Si calcola che ormai le vittime siano oltre 400, 450 mila. Ci vuole un intervento chiaro della comunità internazionale la quale, però, non vuole intervenire perché dicono che se si spicca un mandato di cattura nei confronti di al-Bashir, che è il presidente del Sudan, potrebbe far deragliare il processo di pace. Sta di fatto che già sta deragliando il processo di pace nel sud e non è mai iniziato un vero processo di pace in Darfur.
     
    D. – Qual è la posta in gioco in Darfur?

     
    R. – Il regime di Khartoum non vuole perdere il Darfur. Per ora non ci sono grandi ricchezze trovate in Darfur, ma si pensa che ci possa essere uranio, ci possano essere metalli preziosi. Anche a livello di immagine, non può perdere una regione grande come la Francia. Chi visita il Darfur – come lo visitai io un anno fa – si accorge immediatamente che è una terra dimenticata dal regime centrale.

    Zimbabwe
    Oggi nello Zimbabwe si inaugura la nuova legislatura con la cerimonia di apertura del nuovo parlamento di Harare, in cui l'opposizione a Robert Mugabe per la prima volta è maggioranza. Ma l'opposizione ha annunciato che diserterà la cerimonia. L'opposizione, guidata dal Movimento per il cambiamento democratico (MDC), di Morgan Tsvangirai, ritiene prematura l'inaugurazione del parlamento visto che sono ancora in alto mare le trattative con Mugabe per la condivisione del potere. Ieri, poco prima della cerimonia di giuramento dei parlamentari la polizia ha arrestato due parlamentari dell'MDC.

    Israele
    Severe critiche all'estensione delle colonie ebraiche in Cisgiordania sono state espresse dal segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che è giunta ieri a Gerusalemme per una breve spola fra israeliani e palestinesi. Commentando un rapporto divulgato dal movimento "Pace Adesso", la Rice ha detto che i progetti edili in corso di realizzazione negli insediamenti “non aiutano” gli sforzi di pace, “e minano alla base la fiducia reciproca”, necessaria al buon andamento dei negoziati israelo-palestinesi. Secondo "Pace Adesso", sono in fase di costruzione nelle colonie israeliane in Cisgiordania circa mille edifici, per un totale di 2.600 appartamenti. Il 55% di questi edifici si trova a est della barriera di sicurezza costruita da Israele a ridosso della linea di demarcazione con la Cisgiordania. "Pace Adesso" sostiene che il governo israeliano cerca peraltro di “cancellare” quella linea di demarcazione mediante la costruzione di zone abitate fra il territorio israeliano e zone popolose di insediamento in Cisgiordania. Interrogata dalla stampa ai margini di un incontro con la Rice, la ministro degli Esteri, Livni, ha invece minimizzato l'importanza del rapporto di "Pace Adesso". I progetti edili in corso, ha assicurato, non influenzeranno un eventuale accordo definitivo con i palestinesi. Intanto sul fronte di Gaza, Israele ha chiuso i suoi valichi di frontiera con la Striscia di Gaza dopo che ieri due razzi sono stati lanciati dal territorio palestinese - senza fare vittime nè danni - malgrado la tregua fra Hamas e lo Stato ebraico in vigore da giugno. C’è da dire che il ministro della Difesa israeliano, Barak, si recherà in Egitto per discutere con il presidente Mubarak della tregua a Gaza fra Israele e Hamas, della lotta alla traffico di armi dal Sinai alla Striscia di Gaza e della liberazione del caporale Ghilad Shalit, tenuto in ostaggio da Hamas dal giugno 2006.

    Iraq
    È salito a 25 morti e 45 feriti il bilancio dell'attentato suicida messo a segno questa mattina in Iraq nella cittadina di Jalawla, nella provincia di Diyala. L'obiettivo era una caserma del pronto intervento della polizia, nel quartiere al Shuada (i Martiri). Attentato anche a Salahaddin, nella parte Nord-Est dell'Iraq. Inoltre, è morto oggi il soldato americano rimasto ferito ieri a nord di Baghdad. Sale così a 4.147 il numero dei militari americano uccisi in Iraq dall'invasione del marzo 2003 - stando a un bilancio tenuto dalla France Presse.

    Pakistan
    Secondo la polizia pachistana, l'esplosione che ha investito una manifestazione autonomista nella regione pachistana del Beluchistan, ha ferito una ventina di persone - testimoni in precedenza avevano parlato di diversi morti - ed è stata causata da una bomba nascosta in una motocicletta. Tre dei feriti, afferma ancora la polizia, versano in gravi condizioni. La manifestazione autonomista di Dera Allah Yar, nel distretto di Jafferabad, è stata convocata dai nazionalisti beluci per commemorare il secondo anniversario della morte del capo tribale Nawab Akbar Bugti, leader dei ribelli beluci ucciso in un'operazione di polizia nel 2006. Da almeno quattro anni nel Beluchistan, regione tribale desertica e scarsamente abitata, frontaliera con Iran e Afghanistan, ricca di gas naturale, è in corso una strisciante ribellione tribale per una maggiore autonomia da Islamabad e per una ripartizione più equa delle risorse naturali dai cui proventi le popolazioni beluce si sentono escluse.

    Afghanistan
    Un cooperante giapponese della ONG, Peshawar-kai, è stato rapito questa mattina vicino Jalalabad, nella parte orientale dell'Afghanistan. Lo rende noto la stessa organizzazione non governativa che sul proprio sito Internet scrive che, al momento, non è arrivata alcuna richiesta di riscatto per Kazuya Ito, 31 anni, cooperante originario della prefettura di Shizuoka, a ovest di Tokyo. Il Ministero degli esteri giapponese ha spiegato di aver istituito una task force presso l'ambasciata giapponese a Kabul per risolvere il caso. Secondo quanto si può leggere sul suo sito web, Peshawar-Kai ha sede nella città di Fukuoka (isola di Kyushu) ed è una organizzazione fondata nel 1983 per sostenere le attività di Tetsu Nakamura, medico che sostiene e gestisce cliniche in Pakistan e Afghanistan.

    Indonesia
    Un violento sisma di magnitudo 6,6 si è verificato stamani al largo dell'isola indonesiana di Giava. Le autorità hanno annunciato che è stato lanciato un allarme tsunami. L'epicentro del sisma, avvenuto alle 10.07 locali (le 5.07 in Italia), è stato localizzato 125 km a nord ovest di Ujungkulon (nella provincia di Giava ovest). Per il momento non sono segnalate vittime, nè danni. I terremoti sono frequenti in Indonesia, immenso arcipelago di migliaia di isole e isolotti situato lungo la "cintura di fuoco" del Pacifico.
     
    Thailandia
    In Thailandia alcune migliaia di manifestanti intenzionati a far cadere il governo del premier, Sundaravej, hanno preso d'assalto la sede di un'emittente televisiva di Stato, che ha dovuto interrompere i suoi programmi, e hanno circondato la sede del governo e del Ministero dei trasporti a Bangkok. I manifestanti hanno anche tentato di bloccare le vie di accesso alla capitale. La polizia ha dato ai manifestanti un ultimatum, che scade alle 13 ora italiana, dopo il quale se non lasceranno l'area degli edifici del governo, procederanno allo sgombero coatto.

    Birmania
    Un responsabile governativo birmano ha smentito le voci secondo cui la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi starebbe attuando uno sciopero della fame. “Non è affatto vero, non sono che delle voci”, ha detto il responsabile, che ha chiesto di mantenere l'anonimato. Il governo birmano ha così reagito alle informazioni che circolavano da ieri sera tra i ranghi dell'opposizione in esilio su un presunto sciopero della fame di Suu Kyi, di 63 anni, costretta agli arresti domiciliari dal 2003. “Non siamo in contatto con lei dunque non possiamo nè confermare nè smentire queste informazioni”, ha detto da parte sua Win Naing, portavoce della Lega nazionale per la democrazia (LND), della quale Suu Kyi è a capo. Un diplomatico occidentale, coperto dall'anonimato, ha dichiarato che la sola persona in grado di dare informazioni sullo stato di salute di Suu Kyi è il suo medico, Tin Myo Win, che l'ha visitata il 17 agosto per la prima volta dopo febbraio. Aung San Suu Kyi, vincitrice del premio Nobel per la pace che è rimasta confinata nella sua casa di Rangoon per circa 13 degli ultimi 19 anni, ha creato scalpore la scorsa settimana rifiutandosi di incontrare l'inviato speciale dell'ONU in Birmania, Ibrahim Gambari, arrivato a Rangoon per tentare di ripristinare il dialogo tra l'opposizione e il regime militare che governa nel Paese.

    Cina
    Almeno quattro persone sono morte e 44 sono rimaste ferite per un'esplosione che si è verificata in una fabbrica chimica a Yizhou, nella Regione Autonoma del Guangxi (Cina meridionale). Oltre diecimila persone residenti nell'area sono state evacuate per precauzione, secondo l'agenzia "Nuova Cina". Non sono note le cause dell'esplosione. Intanto, giungono notizie del dissidente cinese Hu Jia: il gruppo umanitario Chinese Human Rights Defender (CHRD) fa sapere che è malato di cirrosi epatica e viene costretto a pesanti lavori manuali per sette ore al giorno dai suoi carcerieri. In un comunicato diffuso oggi, il gruppo afferma che la misura è stata decisa dalla direzione della prigione di Chaobai, nella quale è detenuto Hu Jia, per punire il dissidente per aver protestato contro le punizioni “degradanti” inflitte ad alcuni detenuti. Hu Jia è stato condannato a tre anni e mezzo di prigione all'inizio dell'anno per aver scritto un articolo nel quale collegava le Olimpiadi e la negazione dei diritti umani in Cina. E' stato invece rilasciato il dissidente cinese Hu Shigen, dopo aver trascorso 16 anni in prigione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 239

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va

    inizio pagina