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Sommario del 24/08/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • All'Angelus l'appello del Papa alle Nazioni: sia scongiurato il ritorno a tragiche contrapposizioni del passato!
  • Il saluto di Benedetto XVI al Meeting di Rimini promosso da Comunione e Liberazione sul tema "O protagonisti o nessuno"
  • Concerto in onore del Papa questo pomeriggio nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo
  • Altre udienze
  • Oggi in Primo Piano

  • Oggi la chiusura delle Olimpiadi di Pechino
  • Il nunzio in Georgia: grave emergenza umanitaria
  • Lo storico discorso di Paolo VI, 40 anni fa, in apertura della Conferenza di Medellín
  • La diocesi di Trieste si prepara alla beatificazione di don Francesco Bonifacio. Mons. Ravignani: ucciso dai miliziani di Tito perché sacerdote
  • Prende il via a Palermo la 59.ma Settimana liturgica nazionale
  • Chiesa e Società

  • India: cristiani in piazza dopo la barbara uccisione di un sacerdote carmelitano
  • I vescovi del Brasile contro la divisione di una riserva indigena in Amazzonia
  • Colombia: la Chiesa promuove il Quarto Congresso per la riconciliazione nazionale
  • In Nepal nasce il Catholic Youth Movement per guidare la missione dei giovani cattolici nel Paese
  • Il cardinale Tettamanzi incontrerà a Mosca il Patriarca Alessio II
  • Bloccati in Egitto i restauri di monumenti cristiani e ebraici
  • Si aprirà martedì prossimo a Lourdes il pellegrinaggio della diocesi di Roma
  • Dedicato ai diritti umani il festival di musica, arte e solidarietà presso il Santuario mariano di Torre di Ruggiero
  • La Primavera di Praga in mostra al Meeting di Rimini
  • 24 Ore nel Mondo

  • Giornata di sangue in Iraq: sette morti in tre attentati a Baghdad
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'Angelus l'appello del Papa alle Nazioni: sia scongiurato il ritorno a tragiche contrapposizioni del passato!

    ◊   Il Papa oggi all’Angelus, a Castel Gandolfo, ha espresso viva preoccupazione per le crescenti tensioni internazionali e ha lanciato un accorato appello agli Stati a scongiurare il ritorno alle tragiche contrapposizioni del passato. Occorre approfondire – ha detto - la consapevolezza di essere una famiglia di nazioni. E a questo proposito Benedetto XVI, riferendosi al Vangelo proposto dalla liturgia domenicale, ha sottolineato che la missione del Successore di Pietro è proprio quella di riunire in Cristo l’umanità intera in un’unica famiglia. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Benedetto XVI rileva “con amarezza, il rischio di un progressivo deterioramento” del clima di fiducia e di collaborazione tra gli Stati che dovrebbero invece essere sempre più coscienti di far parte di una “famiglia delle Nazioni” come Giovanni Paolo II aveva indicato all’Assemblea Generale dell’ONU:

     
    “Occorre approfondire la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, che in ultima istanza è un destino trascendente (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2006, n. 6), per scongiurare il ritorno a contrapposizioni nazionalistiche che tanto tragiche conseguenze hanno prodotto in altre stagioni storiche. I recenti eventi hanno indebolito in molti la fiducia che simili esperienze restassero definitivamente consegnate al passato”.

     
    “Ma non bisogna cedere al pessimismo!”, ha proseguito il Papa:
     
    “Occorre piuttosto impegnarsi attivamente affinché venga respinta la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi. La violenza va ripudiata! La forza morale del diritto, trattative eque e trasparenti per dirimere le controversie, a partire da quelle legate al rapporto tra integrità territoriale e autodeterminazione dei popoli, fedeltà alla parola data, ricerca del bene comune: ecco alcune delle principali strade da percorrere, con tenacia e creatività, per costruire relazioni feconde e sincere e per assicurare alle presenti e alle future generazioni tempi di concordia e di progresso morale e civile!”

     
    Il Papa invoca “Maria, Regina della pace” affinché i responsabili delle Nazioni “vogliano operare con generosità per ripristinare le superiori ragioni della pace e della giustizia”. Prima di questo appello il Pontefice, riferendosi al Vangelo di questa Domenica, aveva parlato della missione del Successore di Pietro, che è proprio quella “di riunire in Cristo l’umanità intera in un’unica famiglia”:

     
    “Il suo ministero indispensabile è far sì che essa non si identifichi mai con una sola nazione, con una sola cultura, ma che sia la Chiesa di tutti i popoli, per rendere presente fra gli uomini, segnati da innumerevoli divisioni e contrasti, la pace di Dio e la forza rinnovatrice del suo amore… Davanti all’enorme responsabilità di questo compito, avverto sempre di più l’impegno e l’importanza del servizio alla Chiesa e al mondo che il Signore mi ha affidato. Per questo chiedo a voi, cari fratelli e sorelle, di sostenermi con la vostra preghiera, affinché, fedeli a Cristo, possiamo insieme annunciarne e testimoniarne la presenza in questo nostro tempo”.

     
    Benedetto XVI ricorda la solenne professione di Pietro che riconosce in Gesù “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” e ribadisce con forza “la consapevolezza che è Cristo il vero ‘tesoro’ per il quale vale la pena di sacrificare tutto”:

     
    “Lui è l’amico che mai ci abbandona, perché conosce le attese più intime del nostro cuore. Gesù è il 'Figlio del Dio vivente', il Messia promesso, venuto sulla terra per offrire all’umanità la salvezza e per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano. Quale vantaggio avrebbe l’umanità accogliendo quest’annuncio che porta con sé la gioia e la pace!”

     
    Infine, il Papa salutando i pellegrini spagnoli ha ricordato il tragico incidente aereo avvenuto mercoledì scorso nell’aeroporto di Madrid assicurando di continuare a pregare per le vittime e i feriti:

     
    “El Señor conceda fortaleza, consuelo y esperanza a sus familias...
    Il Signore dia forza, speranza e consolazione alle loro famiglie, alle quali desidero ribadire il mio vivo affetto e la mia vicinanza spirituale. Che Dio vi benedica!”.

     
    (Applausi)

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    Il saluto di Benedetto XVI al Meeting di Rimini promosso da Comunione e Liberazione sul tema "O protagonisti o nessuno"

    ◊   “Solo Cristo può svelare all’uomo la sua vera dignità e comunicargli l’autentico senso della sua esistenza”. In una lettera, indirizzata a mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone porta il saluto del Papa al Meeting di Rimini, organizzato da Comunione e Liberazione che ha preso il via oggi. “O protagonisti o nessuno” è il titolo di questa 29.ma edizione. La kermesse si è aperta con la Messa celebrata da mons. Lambiasi. Presenti oltre 10mila persone. Il servizio da Rimini della nostra inviata Debora Donnini.

    Cosa significa essere protagonisti? E’ questa la domanda di fondo del Meeting di quest’anno, da cui parte il messaggio del cardinale Bertone. La cultura odierna, “di cui i mezzi di comunicazione costituiscono una potente cassa di risonanza”, pensa che essere protagonisti significhi realizzarsi con la ricchezza e il successo, conquistare notorità, sentirsi ‘qualcuno’ in altre parole. Il cristianesimo mostra invece un paradosso con la stessa vita dell’ apostolo Paolo, “piena di difficoltà da affrontare più ancora che di consolazioni e gioie di cui godere”: l’uomo è fatto per il “compimento eterno della sua esistenza”, che consiste nella “conoscenza di Dio”. Per conseguire questo non serve né fama né successo. “Protagonista è chi dona la sua vita a Dio, che lo chiama a cooperare all’universale progetto di salvezza”. Questo è il protagonismo di cui parla il Meeting. Cristo comunica al’uomo il senso dell’esistenza e quando il credente lo segue docilmente lascia una traccia duratura nella storia, “la traccia del’Amore di cui diviene testimone proprio perché afferrato dall’Amore”. “Non importa se viviamo tra le pareti di un monastero di clausura o se siamo immersi in molteplici e diverse attività del mondo”. L’esperienza di tanti santi tra cui “troviamo molti veri protagonisti della storia, ci parla di persone pienamente realizzate … testimoni di un amore che nulla teme, nemmeno la morte”. L’auspicio del Papa è dunque che queste riflessioni aiutino i partecipanti al Meeting a incontrare Cristo, per meglio comprendere il valore della vita cristiana e realizzarne il senso nel’umile protagonismo del servizio alla missione della Chiesa. Un messaggio che riecheggia nell’omelia di mons. Lambiasi, oltre che testimoniato dagli incontri, dalle mostre, dal grande servizio dei tanti volontari del Meeting. L’identità dell’uomo, unica e irripetibile, è quella che viene dalla realizzazione del progetto di Dio. La modernità, spiega mons. Lambiasi, ha messo in questione questo e, seguendo Marx, ha pensato che l’uomo dovesse liberarsi dall’alienazione religiosa, per essere veramente se stesso. L’immagine di quest’uomo è Narciso, che intrappolato nell’amore disperato della propria immagine, muore per abbracciarla, vittima di un narcisismo delirante secondo cui la felicità viene dall’essere dio di se stessi. Non così grazie all’incontro con Cristo. Mons. Lambiasi:

     
    “Ciò che conta è trovarsi laddove si viene messi dal Divino Architetto, ogni pietra al suo posto. Questo è il volto ultimo del protagonismo cristiano”.

     
    Cristo, appunto, rende veramente protagonista Simone, come narra il Vangelo di oggi, donandogli una nuova identità: quella di essere Pietro, la pietra su cui sarà fondata la Chiesa.

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    Concerto in onore del Papa questo pomeriggio nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo

    ◊   Questo pomeriggio, alle 18.00 nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, si svolgerà un concerto in onore del Papa. Yvonne Timoianu al violoncello e Christoph Cornaro al pianoforte eseguiranno il “Viaggio d’inverno” di Franz Schubert, composto sulle liriche di Wilhelm Müller. I due musicisti proporranno l’opera che il compositore austriaco ha scritto sui testi delle 24 poesie dello scrittore tedesco. Il servizio è di Tiziana Campisi:

    (Musica)

     
    “Come un estraneo sono comparso,
    come un estraneo me ne vado.
    Maggio mi è stato benevolo,
    con qualche mazzo fiorito.
    La fanciulla parlava d’amore,
    la madre addirittura di matrimonio;
    ed ora il mondo è tanto triste,
    la strada è sepolta nella neve”.

     
    Era il febbraio del 1827 quando Franz Schubert cominciò a comporre le note per la “Winterreise”, il “Viaggio d’inverno” di Wilhelm Müller che si apre con “Gute Nacht”, “Buona Notte”. La raccolta di poesie dello scrittore tedesco nato nel 1794, è frutto di meditazioni diverse, nate sul tema della fuga notturna di un amante respinto e nell’arco di due anni sviluppatesi in un’allegorica ricerca del senso che permetta di vivere. La musica del compositore austriaco accompagna le 24 liriche di Müller intonandosi alle figure, alle immagini e ai personaggi. Ma Schubert non ha trascurato di tradurre sul pentagramma stati d’animo, situazioni, riflessioni; come quelle de “Il segnale stradale”:

     
    “Perché evito i sentieri
    battuti dagli altri viandanti,
    e cerco passaggi nascosti
    attraverso rupi innevate?

     
    Non ho commesso nulla,
    perché io debba evitare l’uomo;
    quale assurda brama
    mi spinge nei luoghi deserti?”

     
    E’ un tono malinconico quello che il musicista sceglie per i versi di Müller, scaturito in particolare dalle delusioni che lo toccarono quando non vide pubblicate “Il quartetto per archi in re minore”, la “Sonata in sol maggiore” per pianoforte, il “Trio in si bemolle maggiore”. Molti spartiti restarono per anni nei cassetti del compositore. Videro la luce solo dopo la sua morte, trascorso molto tempo. Un genio incompreso, Franz Schubert, precursore nello sviluppo della musica sinfonica; poco noto in vita, tanto che, nonostante la sua produzione beneficiasse di buona approvazione, per poter andare avanti doveva dedicarsi all’insegnamento. E quando il pubblico cominciò ad apprezzarlo, furono i sentimenti a velare di tristezza i suoi giorni: Therese Grob, la donna che amava, dovette sposare, per volere dei genitori, un uomo più facoltoso di lui, e il loro amore non poté mai renderli felici. Tutta la musica di Schubert sarà pervasa da questo dramma intimo lacerante cui si aggiungerà anche la passione non ricambiata per Carolina Esterhàzy, alla quale dedicò la “Fantasia in fa minore” per pianoforte a quattro mani. Ma alla storia Schubert ha lasciato la sua originalità, composizioni che trattano in modo nuovo l’armonia, un classicismo irreprensibile, inquieto ma romantico.

     
    (Musica)

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    Altre udienze

    ◊   Dopo il concerto il Papa riceverà mons. Luis Mariano Montemayor, arcivescovo tit. di Illici, nunzio apostolico in Senegal e in Capo Verde, e delegato apostolico in Mauritania, con i familiari.

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    Oggi in Primo Piano



    Oggi la chiusura delle Olimpiadi di Pechino

    ◊   Cerimonia di chiusura oggi a Pechino a conclusione dei XXIX Giochi dell’era moderna. Per il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Jacques Rogge, l'immagine più bella della manifestazione resta l'abbraccio sul podio di due atlete, una russa, l'altra georgiana, mentre infuriava la guerra tra i loro Paesi. Questa edizione, preceduta e percorsa anche da polemiche di carattere politico e umanitario, si è distinta per la perfetta organizzazione e per i risultati, segno del continuo progresso agonistico degli atleti di tutto il mondo, che si danno appuntamento nel 2012 a Londra. Come sarà ora lo sport dopo Pechino 2008? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano:

    R. – Io credo che il futuro dello sport vada costruito giorno per giorno; da questo punto di vista le Olimpiadi sono state, come sempre, un passaggio incredibilmente importante, ma credo anche abbastanza neutro; cioè ho la sensazione che non cambierà molto, dopo Pechino, nell’idea di costruire uno sport che sia prima di tutto una grande esperienza di educazione alla vita. Ancora una volta le Olimpiadi ci hanno regalato delle emozioni incredibili, ma credo che una volta che si spegneranno i riflettori sulle Olimpiadi, come sempre, bisognerà ricominciare, giorno per giorno, nei campetti di periferia, nei piccoli comuni, nelle grandi città, a costruire, insieme a un popolo fatto di migliaia di volontari, davvero uno sport capace di educare alla vita.

     
    D. – Mai come questa volta, forse, per il Paese organizzatore le Olimpiadi hanno voluto dire qualcosa di più rispetto al solo evento sportivo...

     
    R. – Ci sono state esperienze che indubbiamente fanno riflettere. Uno: la polemica nata intorno all’età delle atlete cinesi di ginnastica – ancora una volta questo aspetto incredibile che a livello mondiale si cerchi di mandare in pedana delle ragazzine di 14 anni o dintorni - quindi uno sport che sfrutta la persona, addirittura che sfrutta i ragazzi e le ragazze di giovane età, e poi la sensazione è che le Olimpiadi siano state indubbiamente per la Cina una grande vetrina, ma che si sia persa davvero l’occasione per aiutare, sostanzialmente, a livello mondiale, un’affermazione dei valori in questo Paese. E’ giusto che lo sport stia lontano dalla politica, però è altrettanto vero che una volta che si sono accesi i riflettori della cerimonia di apertura, ci si è completamente dimenticati di tutti quei problemi umanitari che stavano dietro l’esperienza delle Olimpiadi in Cina, e che rendevano quest’edizione delle Olimpiadi quantomai delicata.

     
    Ed ora ascoltiamo la testimonianza di una protagonista di questi Giochi. Si tratta di Giovanna Trillini, plurimedagliata nella Scherma in ben cinque edizioni olimpiche. L’intervista è di Giancarlo La Vella:

    R. – Mi è sembrata una buona Olimpiade, con buoni risultati. Siamo riusciti a mantenere quello che si aspettavano dalla scherma italiana. Quindi, l’importante è aver riportato a casa molte medaglie, di tutti i colori. Quindi, è stata sicuramente una buona spedizione.

     
    D. – Qual è stata invece la sensazione di un’italiana che va a Pechino?

     
    R. – Onestamente noi già facevamo parecchie gare in Cina, con il Giappone. Quindi, la realtà del mondo asiatico la conoscevamo. Hanno cercato di fare una buona organizzazione. Ci sono stati parecchi contrasti prima dell’inizio di questa Olimpiade, ma poi, comunque, mi è sembrato che sia andato tutto per il meglio.

     
    D. – Ecco, rispetto alle altre partecipazioni, si è visto che qualcosa sta cambiando nel panorama olimpico?

     
    R. – Ci sono state molte discussioni in diversi sport, per risultati o giudizi che magari erano un po’ troppo di parte. Però adesso è tutto un po’ a caldo. Magari poi uno tornando a casa si tranquillizza. Come organizzazione, comunque, è stata buona e speriamo che le prossime siano alla stessa altezza.

     
    D. – In molti hanno sottolineato, comunque, l’accoglienza dei cinesi, almeno quelli che hanno partecipato e che sono venuti ad assistere alle gare...

     
    R. – Sì, i palazzetti erano sempre pieni, c’era sempre il problema per trovare dei biglietti. Sono sempre stati tutti molto gentili ed organizzati.

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    Il nunzio in Georgia: grave emergenza umanitaria

    ◊   Nel Caucaso la tensione resta altissima, con duri scambi di accuse tra Russia e Georgia e il gelo nei rapporti tra Mosca e la NATO, mentre non si attenua il dramma degli almeno 150 mila profughi causati dal conflitto. Oggi e domenica prossima, in Italia, la Caritas ha indetto una colletta nazionale per i rifugiati, che hanno bisogno di tutto. Un impegno di preghiera e solidarietà concreta che fa seguito all’appello del Papa nell’Angelus di domenica scorsa. Di fronte a questa emergenza Benedetto XVI ha donato 125 mila dollari in favore dei profughi. Ma ascoltiamo il nunzio apostolico in Georgia, l'arcivescovo Claudio Gugerotti, raggiunto telefonicamente a Tblisi da Fausta Speranza:

    R. – La vera emergenza, in questo momento, è attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla situazione dell’Ossezia del Sud, dove non c’è modo di poter avere il corridoio umanitario che il Papa ha auspicato, e dove noi non sappiamo – o purtroppo lo sappiamo, da fonti non ufficiali - come stanno le popolazioni locali, soprattutto la minoranza georgiana. Perché quello che noi troveremo, se auspicabilmente questo corridoio ci sarà, è tutto da immaginare; sappiamo che ci sono case bruciate, campi bruciati, villaggi distrutti, ecc... Lì ci può essere un’emergenza umanitaria ancora più grave, che però non ci è nota, per la ragione che non si ha accesso a quest’area.

     
    D. – Era immaginabile, in questa zona del mondo, una crisi di conflitto tale che non si riesce neanche ad avere un corridoio umanitario?

     
    R. – Le posizioni, in condizioni di esasperazione si irrigidiscono; si irrigidiscono purtroppo in tutti i posti e in tutte le guerre. Ora, si tratta di fare in modo che la comunità internazionale si faccia carico di questo problema, anche perché noi abbiamo profughi che intenderebbero ritornare, e che se non ci si muove, non faranno più in tempo a tornare, perché bisogna vedere poi che tipo di regole si creeranno e se saranno nuovamente ammessi alle loro case. Prima di pensare a tanti dettagli tecnici di carattere balistico, bisognerebbe pensare a prendersi cura del futuro prossimo di queste persone che sono scappate lasciando tutto lì, compresi i loro parenti.

     
    D. – Mons. Gugerotti, la gente ha il terrore di non riuscire a tornare?

     
    R. – Certo, direi che è il primo terrore, proprio quello di immaginare di aver perduto non soltanto i loro beni, ma anche i loro parenti. Cioè, noi abbiamo una zona, che sta a 30 km da qui, nella quale non si può né entrare, né uscire, dal tempo della guerra.

     
    D. – Quanto sono stati sentiti la vicinanza spirituale e l'aiuto concreto di Benedetto XVI?

     
    R. – Moltissimo. Guardi, io ho ancora presente questa scena in cui l’Angelus è stato trasmesso – in differita naturalmente - nella piazza principale di Tbilisi, subito dopo l’appello del Patriarca georgiano, e tutta la gente ha potuto seguirlo. E abbiamo avuto telefonate di ringraziamento dalla gente semplice, e le dirò di più. Ieri, a Gori, quando la Caritas è andata a portare gli aiuti, è stato detto questo: “i georgiani non dimenticheranno mai quello che il Papa ha fatto per noi”. Queste sono parole testuali.

     
    D. – Cattolici e ortodossi sempre più uniti in questa situazione...

     
    R. – Direi che in questo momento si tratta più di sforzi congiunti delle due Chiese, perché le popolazioni sono separate dal punto di vista geografico, nel senso che la minoranza cattolica vive in un’area che non è stata toccata dagli eventi bellici. Allora, certamente esiste; io sto andando adesso a Gori, su invito dell’arcivescovo ortodosso. Sono stato in visita anche dal patriarca ortodosso, i rapporti sono molto stretti.

     
    D. - In pratica, gli aiuti del Papa sono andati soprattutto a beneficio dell’area a maggioranza ortodossa...

     
    R. – Ah, non c’è dubbio. Noi abbiamo a Gori una piccola comunità cattolica, ma è fatta di poche decine di persone; è chiaro che la quantità di aiuti umanitari va nel 99% dei casi a favore della popolazione ortodossa perché la percentuale degli ortodossi, qui, è assolutamente dominante. I cattolici sono pochi, diciamo, in percentuale, e non sono stati –ripeto- interessati direttamente dagli avvenimenti bellici.

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    Lo storico discorso di Paolo VI, 40 anni fa, in apertura della Conferenza di Medellín

    ◊   Un discorso forte, appassionato, pieno di amore per Dio, la Chiesa, l’uomo: quarant’anni fa, il 24 agosto 1968 a Bogotá, in Colombia, Paolo VI, primo Papa in America Latina, pronunciava uno storico intervento dando il via alla Seconda Conferenza generale degli episcopati latinoamericani e caraibici, che proseguì poi nella città di Medellín. Papa Montini affrontò con decisione le sfide che laceravano la Chiesa in un continente pervaso da gravi squilibri economici e sociali. Riviviamo quella storica giornata in questo servizio di Luis Badilla.
     
    L’accorato intervento di Paolo VI, che ebbe un profondo impatto sulla Chiesa e sull’opinione pubblica mondiale, è ricordato come il “discorso dei tre indirizzi”, perché Papa Montini affrontò le varie questioni in modo globale considerando la dimensione spirituale, quella pastorale e infine quella sociale. Il Papa iniziò la sua allocuzione dicendo: “Questa per la Chiesa è un’ora di coraggio e di fiducia nel Signore”. Consapevole delle difficoltà interne ed esterne che pesavano sulle Chiese locali, in un momento di duro scontro ideologico prodotto dalla guerra fredda e dall’utopia, allora diffusa, che la violenza rivoluzionaria potesse dare una svolta alla drammatica situazione della regione, Paolo VI si rivolse in primo luogo ai vescovi sottolineando come proprio i Successori degli Apostoli siano innanzitutto chiamati a cercare “la perfezione e la santificazione”. Ciò significa, rilevò, che il vescovo deve difendere la “sapiente arte del pensare la verità” rifiutando lo “storicismo, il relativismo, il soggettivismo, il neo-positivismo, che nel campo della fede inducono uno spirito di critica sovversiva ed una falsa persuasione che, per avvicinare ed evangelizzare gli uomini del nostro tempo, dobbiamo rinunciare al patrimonio dottrinale, accumulato da secoli dal Magistero della Chiesa e che possiamo modellare, non tanto per migliore virtù di chiarezza espressiva, ma per alterazione del contenuto dogmatico, un cristianesimo nuovo, su misura dell’uomo, e non su misura dell’autentica Parola di Dio”. Nell’ambito pastorale Paolo VI ribadì con forza che la carità verso il prossimo dipende dalla carità verso Dio, esortando a opporsi ai tentativi di “secolarizzare il cristianesimo, trascurando cioè il suo essenziale riferimento alla verità religiosa, alla comunione soprannaturale con l’ineffabile e inondante carità di Dio verso gli uomini”. “L’altro punto dottrinale – aggiunse Paolo VI - riguarda la Chiesa cosiddetta istituzionale, posta a confronto con un’altra presunta Chiesa cosiddetta carismatica, quasi che la prima, comunitaria e gerarchica, visibile e responsabile, organizzata e disciplinata, apostolica e sacramentale, sia un’espressione di un cristianesimo ormai superato, mentre l’altra, spontanea e spirituale, sarebbe capace di interpretare il cristianesimo per l’uomo adulto della civiltà contemporanea, e di rispondere ai problemi reali e urgenti del nostro tempo”. Riaffermando la “certezza nell’autenticità e nella vitalità della nostra Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica”, il Papa affrontò infine l’indirizzo sociale. “Ricordiamo innanzi tutto – disse - che la Chiesa ha elaborato … una sua dottrina sociale, consegnata in documenti memorabili, che faremo bene a studiare e a divulgare”. Poi, aggiunse: “Noi non siamo tecnici; siamo però dei Pastori, che devono promuovere il bene dei loro fedeli, e stimolare lo sforzo rinnovatore in atto nei Paesi, dove si svolge la nostra rispettiva missione. Nostro primo ufficio, in questo campo, è l’affermazione dei principi, l’osservazione e la segnalazione dei bisogni, la dichiarazione dei valori prioritari, l’appoggio ai programmi sociali e tecnici veramente utili e segnati dall’impronta della giustizia nel suo divenire verso un ordine nuovo ed il bene comune” considerando tutto “alla luce cristiana, che ci fa scorgere l’uomo al primo posto e tutti gli altri beni subordinati alla sua promozione totale nel tempo e alla sua salvezza nell’eternità”. Paolo VI concluse il suo storico intervento con un appello per la pace vera, la giustizia e la fratellanza tra i popoli dell’America Latina. Obiettivi raggiungibili non con l’odio, né con la forza della violenza e della rivolta sistematica, sostenuti da “una compiacente teologia”. “La nostra forza – disse - è nell’amore”, è nella Croce di Cristo, è “un umanesimo illuminato dal Vangelo”.

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    La diocesi di Trieste si prepara alla beatificazione di don Francesco Bonifacio. Mons. Ravignani: ucciso dai miliziani di Tito perché sacerdote

    ◊   La diocesi di Trieste si sta preparando per un importante evento: la beatificazione di don Francesco Bonifacio, torturato, ucciso e gettato in una foiba dai miliziani di Tito l’11 settembre del 1946. Il rito sarà celebrato dal vescovo della città, mons. Eugenio Ravignani, il 4 ottobre nella Cattedrale di San Giusto. A mons. Ravignani, Sergio Centofanti ha chiesto di tracciare un profilo del nuovo Beato:

     
    R. – Il ricordo è impresso tanto nel cuore del nostro presbiterio, come nel cuore della nostra gente. Un ricordo che non si può cancellare, soprattutto perché si tratta di un uomo che è vissuto nella più assoluta semplicità ed umiltà. Certo, è morto ucciso nel 1946, e quindi, sono passati tanti anni, ma sono anni in cui la nostra diocesi, che allora comprendeva parte dell’Istria, ha sofferto, come tutta la realtà che ci sta attorno oltre confine, di una persecuzione anticristiana.

     
    D. – Perché è stato ucciso don Bonifacio?

     
    R. – Soprattutto per il suo essere sacerdote. Quello che in una persecuzione sostenuta da una ideologia atea voleva imporre era la scristianizzazione della nostra gente. Si voleva imporre l’ateismo, si proibiva di entrare nelle chiese, si proibivano i matrimoni religiosi, chi era in qualche modo legato ad una certa struttura non poteva evidentemente nemmeno battezzare i figli. Quest’uomo invece continuava in una piccola realtà fatta di casolari dispersi a riunire la sua gente, con un’educazione fortemente legata al Vangelo, un’educazione alla Messa domenicale e all’Eucaristia, e poi soprattutto riuniva i giovani in un’esperienza cristiana, coinvolgendoli in particolare nell’Azione Cattolica. Quindi, è diventato un prete evidentemente scomodo, che veniva a contrastare un disegno che, in quel momento, si stava realizzando purtroppo.

     
    D. – Per tanto tempo non si è parlato del suo martirio e di tanti altri di quel periodo, perché?

     
    R. – Nei nostri ambienti di Chiesa, evidentemente se ne è parlato. C’erano altre situazioni, di carattere politico internazionale, che chiedevano ad altri alcune resistenze, alcune prudenze, ed io dico anche alcuni silenzi. Per cui oggi le cose possono essere molto più chiare, possono essere dette con maggiore apertura, alla comprensione anche di chi in quei momenti è vissuto in una situazione di particolare difficoltà e di terrore.

     
    D. – Qual è stata la santità di don Bonifacio?

     
    R. – Io dico la santità ordinaria di un prete che vive pregando, che vive per la sua gente, che vive predicando il Vangelo e attuandolo, che vive in povertà, e che corona tutto questo. Un vecchio sacerdote che è stato anche mio parroco mi diceva che incarnava tutto questo in una faccia da fanciullo: semplice, umile, diremmo, in qualche maniera, talmente buono da sembrare che non potesse nemmeno sospettare che qualcuno gli potesse fare del male.

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    Prende il via a Palermo la 59.ma Settimana liturgica nazionale

    ◊   La chiamata di ogni fedele a riscoprire il senso profondo della partecipazione alla liturgia è al centro dei lavori della 59.ma Settimana liturgica nazionale sul tema “Celebrare per avere parte al mistero di Cristo”. Promossa da domani fino al 29 agosto a Palermo dal Centro di Azione Litugica, l’iniziativa attraverso relazioni di esperti, lavori di gruppo e momenti di preghiera, intende sottolineare l’attualità della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, recepita dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium. Sul significato dei lavori Paolo Ondarza ha intervistato mons. Alfredo Di Stefano, segretario del Centro di Azione Liturgica:

    R. – Direi che il rapporto, quello che è il cammino della Chiesa in Italia e il rapporto alle istanze del Concilio Vaticano II, cogliendo soprattutto quell’espressione molto bella della Sacrosantum Concilium (n. 48) in cui si dice che la Chiesa non vuole muti spettatori, ma fedeli che partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente, noi abbiamo approntato il nostro programma che vuole ridire come partecipare alla liturgia e soprattutto perché. E’ una settimana che vuole sottolineare che partecipare alla liturgia non è ridurre la stessa partecipazione attiva alle tecniche di animazione e di partecipazione, ma noi vorremmo fare emergere e rinnovare questa coscienza della Chiesa che convoca i fedeli per introdurli, attraverso i riti e le preghiere, a conoscere, celebrare e vivere il mistero di Cristo.

     
    D. – Mons. Di Stefano, lei accennava all’invito che dal Concilio veniva ai fedeli a partecipare attivamente alla liturgia. Oggi, secondo lei, questo invito quanto è stato recepito?

     
    R. – Direi che è continuamente una riscoperta continua, quello dell’invito a partecipare, a prendere parte al mistero di Cristo. E credo che non sia questione di tempo, ma è soprattutto questione della fede dei nostri credenti; e a prendere parte con l’intelligenza, con la sensibilità, con l’emozione ...

     
    D. – Talvolta, l’esigenza di un cambiamento di prospettiva in tal senso la si nota anche nelle parole, nelle espressioni anche usate dagli stessi fedeli che, anziché dire di partecipare alla Messa, usano frasi del tipo: “Vado ad ascoltare la Messa”, “Vado a sentire la Messa” ...

     
    R. – Questo dimostra che il cammino della Chiesa è continuo, è un’opera lunga, bella, faticosa ma proprio questa presenza che richiede capacità di ascolto, di contemplazione, che richiede grande interiorità, fa i conti con i nostri limiti, con le nostre debolezze, con le nostre interpretazioni e quindi ritornare alle origini della liturgia, ritornare al senso più forte del perché celebriamo, significherà veramente partecipare alla liturgia.

     
    D. – Sono tanti gli avvenimenti in programma in queste cinque giornate di lavori della 59.ma Settimana liturgica nazionale. Tra i tanti, è interessante anche l’attenzione rivolta alla famiglia ...

     
    R. – La famiglia, e anche i bambini, sono realtà che la liturgia ha sempre preso in considerazione perché è chiaro che non potevamo non cogliere questi soggetti privilegiati della Domenica, del giorno del Signore, e con loro i loro fanciulli. E allora, quelle possibilità che il rito ci permette di metterci nell’intelligenza creativa, elementi non di aggiunta ma elementi che facciano emergere la forza del mistero attraverso il rito, questo credo che sia un’attenzione particolare per noi, alle famiglie e ai vari soggetti.

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    Chiesa e Società



    India: cristiani in piazza dopo la barbara uccisione di un sacerdote carmelitano

    ◊   I cristiani indiani scendono ancora in strada per chiedere giustizia e far conoscere la propria realtà di comunità minacciata. Si è svolta oggi nella grande città di Hyderabad, nello Stato indiano sudorientale dell’Andra Pradesh, la manifestazione che, a quattro giorni dai funerali, intende ricordare il sacrificio del padre carmelitano Thomas Pandippallyil, barbaramente ucciso la notte del 16 agosto, mentre si apprestava a celebrare una funzione religiosa: al sacerdote sono state spezzate mani e gambe e strappati gli occhi. Il missionario carmelitano di Maria Immacolata, originario del vicino Stato del Kerala, era conosciuto ed apprezzato per la sua attività di educatore, ma anche per la sensibilità verso i più deboli. La polizia ha avviato immediatamente le indagini contro ignoti per omicidio, ma la situazione del ritrovamento del corpo del sacerdote rende assai difficili le indagini. Tuttavia gli indizi indicano un agguato organizzato e i sospetti ricadono su elementi radicali indù, attivi nella regione. Un brutale omicidio, che afferma mons. Marampudi Joji, arcivescovo di Hyderabad e segretario della Conferenza episcopale dell’Andhra Pradesh, è “conseguenza del crescente clima di intolleranza e violenze verso i cristiani nel Paese”. I rapporti sostanzialmente pacifici dei cristiani in Andhra Pradesh con le altre comunità religiose erano infatti realtà fino ad un paio di anni fa, ma di recente le accuse di proselitismo, negate decisamente dal portavoce della Conferenza episcopale indiana, padre Joseph Babu, hanno avviato una catena di atti di insofferenza e di violenza verso i cattolici e le loro istituzioni. Alla manifestazione di oggi, cui hanno partecipato, secondo gli organizzatori, tra le duemila e le tremila persone, hanno aderito non solo i cattolici, ma anche tutte le denominazioni cristiane dello Stato e i leader di altre fedi. (A cura di Stefano Vecchia e Claudia Di Lorenzi)

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    I vescovi del Brasile contro la divisione di una riserva indigena in Amazzonia

    ◊   Preoccupazione è stata espressa dalla Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani (CNNB) per la possibilità di una divisione in tante unità della riserva indigena Raposa Serra do Sol, in Amazzonia. Una frammentazione che potrebbe favorire gli interessi delle industrie minerarie. Il governo di Roraima, Stato del nord del Paese in cui si trova la riserva, ha chiesto in tal senso un pronunciamento al Supremo Tribunale Federale brasiliano. La decisione è attesa per il 27 di agosto. In una nota i presuli hanno espresso l’auspicio del mantenimento della riserva, considerando “ingiusti” i sospetti avanzati sugli indigeni riguardo un loro mancato rispetto alla “fedeltà” allo Stato. I vescovi invitano così a “ripartire da zero” dopo un secolo di sofferenze e le “dure vittorie” ottenute dagli indigeni, nell’auspicio che i loro diritti siano nuovamente confermati. (B.C.)

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    Colombia: la Chiesa promuove il Quarto Congresso per la riconciliazione nazionale

    ◊   Individuare e proporre strade per il raggiungimento ed il consolidamento della pace in Colombia. E’ l’obiettivo del IV Congresso nazionale per la conciliazione che si svolgerà a Bogotà da domani al 27 agosto. Oltre a numerosi vescovi prenderanno parte all’incontro funzionari di governo, esponenti del mondo imprenditoriale, della cultura e delle scienze, nonché esperti e rappresentanti del corpo diplomatico. Le riflessioni dei partecipanti prenderanno spunto dal noto passo della Lettera enciclica di Paolo VI “Populorum Progressio” (26 marzo 1967) dove si parla dello “sviluppo, nuovo nome della pace”. Nel documento si sottolinea che “la pace non si riduce a un'assenza di guerra, frutto dell'equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini”. Richiamandosi anche a questo prezioso contributo, i vescovi colombiani ricordano in un comunicato l’importanza dell’aiuto che può dare la dottrina sociale della Chiesa. I presuli rinnovano ancora una volta la totale disponibilità dell’intero corpo ecclesiale per servire, ovunque, gli obiettivi di una pace basata sulla verità e la giustizia. Questo significa, rilevano ancora i vescovi, che il cuore di ogni progetto di pace deve essere sempre la “persona e la sua dignità”, fulcro vero e ultimo di una concezione integrale dello sviluppo umano. I partecipanti al Congresso rifletteranno anche sulla realtà dello sviluppo oggi in Colombia, Paese colpito non solo dalla violenza, ma anche da povertà vecchie e nuove. Miserie che hanno provocato una grave disintegrazione del tessuto sociale. La miscela violenza-povertà preoccupa da sempre i vescovi colombiani. Per questo, da diversi anni, le diocesi sono impegnate in progetti di sviluppo e di promozione umana capaci di disinnescare sia i meccanismi della violenza sia quelli della povertà cronica e dell’impoverimento. All’importanza dello sviluppo per la società colombiana è dedicato anche un altro evento che si terrà sempre in Colombia dal 28 al 31 agosto prossimi. Si tratta dell’iniziativa ‘Expocatolica Colombia 2008’. L’esposizione mostra l’impegno della Chiesa, attraverso diversi servizi, nel sostenere i processi di sviluppo nel Paese. All’evento parteciperanno 120 espositori. (L..B.)

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    In Nepal nasce il Catholic Youth Movement per guidare la missione dei giovani cattolici nel Paese

    ◊   Un’organizzazione che supervisioni la pastorale giovanile in Nepal e si proponga come punto di riferimento per tutte le associazioni di ispirazione cristiana del Paese, che finora non avevano un referente unitario con il quale concordare opere, progetti e cammino di fede. È lo spirito con il quale il Nepal Catholic Society ha dato vita al movimento giovanile Nepal Catholic Youth Movement (Ncym). Il movimento affidato a padre Pulickal Augusty, è stato presentato nel corso di un convegno tenutosi presso la chiesa dell’Assunta a Kathmandu. Al termine della Messa, padre Augusty ha illustrato le finalità del neonato movimento giovanile, una sorta di “organizzazione madre” che “coordinerà il lavoro delle varie associazioni” sparse per il Paese: “Vogliamo promuovere lo spirito cristiano fra i giovani, trasmettendo i valori alla base della nostra fede in tutte le opere e in tutte le attività, a partire dal sociale”. L’organizzazione opera su tre diversi livelli: tra le parrocchie, nel Paese e sul piano internazionale. Nel documento pubblicato in occasione della presentazione, i leader del movimento sottolineano il loro “appartenere a Cristo” e il desiderio di lavorare per “la pace, la giustizia, la difesa dei diritti umani, la collaborazione reciproca fra persone che hanno a cuore la felicità dell’altro”. Il ruolo dei giovani cattolici nepalesi è quello di diventare “testimoni del nostro tempo” e costruire “ponti fra persone e culture, superando gli ostacoli e le barriere”. La nascita di questa organizzazione – sottolinea l’agenzia AsiaNews - è l’ultimo passo di una serie di iniziative che testimoniano la vitalità dei giovani cattolici nepalesi. Oggi all’interno dei gruppi giovanili vi sono numerose realtà che si differenziano per attività svolte e settori di interesse – dall’agricoltura e le aree rurali, agli studenti – ma tutte si ispirano ai valori cristiani: è forte il desiderio di portare avanti il lavoro di evangelizzazione attraverso opere concrete. (A.L.)

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    Il cardinale Tettamanzi incontrerà a Mosca il Patriarca Alessio II

    ◊   L'arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, il 28 agosto sarà ricevuto a Mosca dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II. L'occasione sarà il pellegrinaggio che il cardinale farà in Russia con 80 sacerdoti ambrosiani da domani al 30 agosto. ''Mi auguro - ha spiegato il cardinale Tettamanzi in una lettera ai sacerdoti milanesi che saranno con lui - che si avvicini presto il giorno in cui il Patriarca di Mosca possa abbracciare il Successore di Pietro!''. Nella lettera l'arcivescovo esprime anche l’auspicio che la diocesi milanese possa presto ricevere Alessio II. L'arcivescovo di Milano conclude così: ''Questa nostra esperienza come pellegrini possa contribuire a far crescere la reciproca conoscenza e il desiderio dell'unità, e ci aiuti a liberarci dai pregiudizi e dai sottili complessi di superiorità nei confronti degli ‘altri’ credenti in Cristo''.

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    Bloccati in Egitto i restauri di monumenti cristiani e ebraici

    ◊   Sono sette i milioni di euro rifiutati dal Consiglio Superiore delle Antichità con sede Al Cairo. La somma, frutto di una raccolta tra numerose associazioni culturali copte ed ebraiche presenti in Europa e negli Stati Uniti, era destinata al restauro di monasteri e sinagoghe dell’Egitto per altro già approvato dal governo Mubarak. La situazione, come riporta Avvenire, sarà a breve al vaglio dell’UNESCO. E' intanto ancora forte la polemica tra i monaci cristiani del monastero di Abu Fana, vicino a Minya, a sud del Cairo, e le locali tribù beduine. Quest’ultime sostengono che i religiosi, costruendo un muro di separazione, abbiano voluto appropriarsi di terreni destinati al pascolo e alla coltivazione. I monaci invece hanno motivato l’edificazione della barriera per preservare alcune celle di eremiti, risalenti al IV secolo, e diverse strutture di insediamenti monastici in parte affrescate. Secondo una missione di archeologici austriaci, le raffigurazioni rare avrebbero urgente bisogno di restauro. (B.C.)

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    Si aprirà martedì prossimo a Lourdes il pellegrinaggio della diocesi di Roma

    ◊   Saranno circa 3000 i pellegrini che da martedì prossimo al 30 di agosto parteciperanno al tradizionale pellegrinaggio della diocesi di Roma e degli amici dell’Opera Romana Pellegrinaggi a Lourdes. Il pellegrinaggio sarà guidato dal cardinale vicario Agostino Vallini. Oltre a cinque aerei, un treno, un pullman, quest’anno i pellegrini potranno usufruire anche di una nave, una sorta di “cappella galleggiante”, per raggiungere Lourdes. L’imbarcazione, della Grimaldi Lines, lascerà il porto di Civitavecchia domani con destinazione Barcellona. Durante questi giorni di pellegrinaggio a Lourdes, contraddistinti sia dal 150.mo anniversario delle apparizioni della Vergine Maria a Bernadette Soubirous, sia dall’annuale tema pastorale “Venite alla fonte e lavatevi!”, sono in programma la Via Crucis e la celebrazione penitenziale. Sono previste anche la fiaccolata, la Santa Messa internazionale nella Basilica di San Pio X, la processione e l'adorazione eucaristica con benedizione dei malati. (A.L.)

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    Dedicato ai diritti umani il festival di musica, arte e solidarietà presso il Santuario mariano di Torre di Ruggiero

    ◊   Da oggi al 26 agosto si svolge a Torre di Ruggiero, in provincia di Cosenza, la terza edizione di “Scialart”, il festival di musica, arte e solidarietà, dedicato al 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. La rassegna è stata organizzata da Amnesty International con il patrocinio della Regione Calabria e dell’associazione culturale “I sognatori”. Scopo dell’iniziativa è di sensibilizzare il pubblico e le istituzioni sulle situazioni di disagio, sofferenza e soprusi che migliaia di persone nel mondo vivono. L´evento sarà ulteriormente valorizzato dalla ricorrenza del 150.mo anniversario della ricostruzione del Santuario mariano di Torre di Ruggiero, che da tre anni accoglie la rassegna. Gli organizzatori intendono, per l’occasione, pianificare un incontro interreligioso sul dramma di milioni di profughi nei Paesi sconvolti da conflitti.(B.C.)

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    La Primavera di Praga in mostra al Meeting di Rimini

    ◊   Alla Primavera di Praga e alla repressione da parte dell’Unione Sovietica, iniziata nella notte tra il 20 ed il 21 agosto del 1968, è dedicata una mostra che viene presentata oggi al Meeting di Rimini. Lo spazio espositivo, dal titolo “L’impossibile Primavera. Praga 1968” è curato da Sandro Chierici. Si prende in esame questa importante pagina della storia moderna europea proponendo un percorso dedicato alla contrapposizione tra due spinte, quelle della libertà e dell’ideologia. La mostra raccoglie immagini realizzate a Praga e in altre città dell’allora Cecoslovacchia da diversi reporter nei giorni dell’invasione sovietica. L’immagine simbolo di questa drammatica contrapposizione è quella di uomini e donne che parlano con i soldati sovietici, domandando loro: “Perché?”. Una domanda alla quale i soldati sovietici sembrano incapaci di rispondere. Accompagnano le fotografie anche documenti ufficiali, testimonianze, stralci letterari e poetici. Sono anche ricordate alcune delle scritte comparse in quei giorni sui muri di Praga, i cartelli e le vignette satiriche che coprirono le vetrine dei negozi: sono tutte testimonianze di una forte richiesta di cambiamento che aveva accomunato gran parte della popolazione. Durante il periodo della Primavera di Praga, il leader di quella stagione Alexander Dubček, aveva infatti sollecitato l’adozione di riforme politiche per promuovere un socialismo da lui stesso definito “dal volto umano”. In realtà, tali riforme non avevano come obiettivo quello di rovesciare completamente il regime o di allontanare la Cecoslovacchia dall’Unione Sovietica: il progetto era di mantenere il sistema economico collettivista affiancandovi una maggiore libertà politica, di stampa e di espressione. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Giornata di sangue in Iraq: sette morti in tre attentati a Baghdad

    ◊   Ancora sangue in Iraq: quattro morti, di cui due poliziotti, e 15 feriti in due attentati dinamitardi avvenuti stamani nel centro di Baghdad. Altri tre civili iracheni sono rimasti uccisi in un attacco contro una pattuglia della polizia e 13 persone, fra cui cinque poliziotti, sono rimaste ferite negli scontri in un’area a maggioranza sciita ad est della capitale. Intanto a Kirkuk, nel nord del Paese, un attentato suicida causava nella notte cinque morti e nove feriti. Secondo la polizia l’attacco era diretto contro il capo di una milizia anti-al Qaeda, deceduto nell'attentato. Solo ieri nella capitale irachena veniva assassinato il vice ministro della cultura Kamel Shiaa.

    Pakistan
    Continuano le tensioni fra i due partiti della coalizione al governo in Pakistan. La formazione dell'ex premier pachistano Nawaz Sharif, la Lega musulmana pachistana-N, è pronta ad uscire dal governo per le crescenti differenze con il Partito popolare pachistano guidato dal vedovo di Benazir Bhutto, Asif Ali Zardari. Lo dichiara un collaboratore di Sharif, precisando che la decisione verrà presa domani in una riunione dei leader del partito. Intanto sul terreno sette militanti islamici sono stati uccisi nei combattimenti nelle zone tribali del nord-ovest, vicino al confine con l’Afghanistan.

    Afghanistan
    Resta alta la tensione nel nord dell’Afghanistan: sei ribelli sono morti oggi negli scontri armati fra le truppe della coalizione statunitense e i combattenti talebani nella provincia di Kapisa. Intanto il presidente afghano Hamid Karzai ha rimosso oggi due generali del corpo d'armata per “negligenza” e “occultamento d’informazioni” in relazione alla morte di circa 90 civili, venerdì, per un bombardamento della coalizione internazionale a guida USA nel distretto di Shindand, nell'ovest del Paese. La coalizione, che parla di una trentina di vittime, in gran parte talebani, ha aperto una sua inchiesta sulla vicenda.

    Ucraina
    In seguito alla crisi tra Georgia e Russia, il presidente ucraino Viktor Iushenko invita ad accelerare il processo di adesione dell'Ucraina alla NATO. “L'ingresso nel sistema di sicurezza euro-atlantico é il solo mezzo per proteggere la vita e il benessere delle nostre famiglie” ha detto Iushenko in occasione del 17.mo anniversario dell'indipendenza del Paese.

    Nucleare
    Giappone e Australia lanceranno un appello congiunto all'ONU affinché chieda alle potenze nucleari di ridurre gli armamenti. Ne dà notizia il quotidiano giapponese Nikkei, secondo cui l'appello sarà formalizzato in occasione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite in settembre e rivolto sopratutto alla Cina, dal momento che le altre potenze nucleari hanno già provveduto a ridurre i rispettivi arsenali nucleari.

    Turchia
    Un gruppo separatista curdo ha rivendicato gli attentati dei giorni scorsi nelle città costiere di Mersin e Smirne, che hanno causato l’arresto di otto persone. Ne dà notizia oggi l'agenzia Firat, vicina al gruppo. Lo scorso martedì a Mersin un attacco suicida provocava il ferimento di 12 ufficiali di polizia, mentre altre 16 persone, fra cui tre militari e otto agenti di polizia, venivano colpite giovedì a Smirne dall'esplosione di un'autobomba.

    Messico
    Una serie di violenze in Messico legate al controllo del narcotraffico. Nelle ultime ore sono state uccise 11 persone, tra cui il capo della polizia dello Stato di Hidalgo, nel centro del Paese, rapito lo scorso venerdì da uomini armati, ed un ufficiale freddato a colpi di pistola nello stato sudorientale di Tabasco.

    Somalia
    L'Unione nazionale dei giornalisti somali (NUSOJ) ha reso noti oggi i nomi dei due giornalisti freelance rapiti ieri nei pressi di Mogadiscio: Amanda Lindhout, canadese, e Nigel Brennan, australiano, sarebbero prigionieri di un gruppo di miliziani nel quartiere nordorientale di Suqa Holaha. Secondo la NUSOJ il sequestro non è stato rivendicato e finora non sono state avanzate richieste di riscatto.

    Immigrazione
    Record di presenze nel centro di prima accoglienza di Lampedusa che rischia oggi il tracollo con circa 2000 immigrati. Negli sbarchi delle ultime ore sono giunti sull’isola siciliana 45 extracomunitari, tra cui 13 donne, mentre altri 276 irregolari erano stati soccorsi nella notte al largo della costa e condotti a terra da Guardia Costiera e Capitaneria di Porto. E’ previsto per domani il trasferimento di circa 500 persone verso altri centri di permanenza temporanea dell’isola, mentre si cercano ancora i 27 uomini dispersi da venerdì dopo l’affondamento di una barca al largo dell’isola di Malta.

    Medio Oriente
    Irruzione israeliana nella notte in un ufficio del Movimento islamico, vicino a Tel Aviv. Sono stati requisiti documenti e chiusa la struttura. Secondo i servizi segreti israeliani la fazione del Movimento islamico in Israele guidata dallo sceicco Raed Sallah mantiene legami operativi con dirigenti di Hamas a Gerusalemme est. Affermazioni definite ''infondate'' dal portavoce del Movimento islamico Zahi Nujidat. (Panoramica internazionale a cura di Claudia Di Lorenzi)
      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 237

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va

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