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Sommario del 23/08/2008
Messaggio del Papa agli argentini: la solidarietà riduca le disuguaglianze tra i cittadini
◊ Benedetto XVI esorta i cattolici argentini a “rendere viva la dottrina sociale della Chiesa così da rafforzare i legami di fraternità e cooperazione tra le diverse regioni, e contribuire alla riduzione di situazioni di disuguaglianza tra i cittadini di uno stesso Paese”. L’appello, lanciato in occasione della 39.ma edizione della Colletta nazionale che avrà luogo il 14 settembre, è stato consegnato dal nunzio apostolico in Argentina, mons. Adriano Bernardini, a nome del Papa, ai vescovi della Commissione episcopale "per l'aiuto alle regioni più bisognose", presieduta da mons. Fernando Maletti, vescovo di San Carlos de Bariloche. Il servizio di Luis Badilla.
I presuli argentini si sono riuniti giorni fa per mettere a punto gli ultimi preparativi della 39.ma Colletta annuale "Más por menos" i cui proventi saranno distribuiti tra 25 diocesi. Occorre “irrobustire i legami di solidarietà tra tutti gli argentini” - afferma il Papa - che rinnova allo stesso tempo la sua “viva gratitudine per le persone e le istituzioni che generosamente contribuiscono al buon risultato della colletta”. In riferimento al motto dell'evento “Il tuo aiuto mi dona speranza" è “importante - sottolinea il Papa - favorire ed incrementare iniziative adeguate per superare le situazioni di povertà (...) e contribuire anche a ridurre le situazioni inique tra cittadini dello stesso Paese. Perciò occorre il massimo impegno in favore della laboriosità, dell'onestà e dello spirito di partecipazione per aiutare così a costruire una società più giusta e pacifica". Con la Colletta 2007 sono stati raccolti oltre 6 milioni di "pesos": 4 milioni sono stati poi consegnati alle diocesi più bisognose del Paese, un altro milione è servito per finanziare progetti di sviluppo nelle regioni meno favorite dalle condizioni generali dell'economia argentina che, nonostante la sua forte crescita degli ultimi anni, presenta gravi e croniche disuguaglianze. Inoltre la colletta ha permesso di finanziare 237 mila interventi d'emergenza e altri 210 progetti di aiuti a famiglie in grave situazione di povertà. In Argentina il tasso di povertà è di nuovo in aumento. Negli anni ‘90 la causa principale dell’impoverimento era la mancanza di occupazione, oggi è l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Con un mercato del lavoro in ripresa, molti lavoratori, anche con un impiego fisso, non guadagnano abbastanza per riuscire a superare la soglia della povertà. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, la povertà raggiungeva, nel primo semestre 2007, il 23,4 per cento dei 38 milioni di argentini: un aumento che secondo gli esperti ha riguardato fondamentalmente persone che erano “non povere”, ma “vulnerabili”, che vivevano cioè appena al di sopra della soglia di povertà e la cui condizione è peggiorata a causa dell’inflazione.
Il Papa nomina l’arcivescovo di Kinshasa segretario speciale per il Sinodo sulla Parola di Dio. Ai nostri microfoni, mons. Eterović fa il punto sulla preparazione del grande evento ecclesiale
◊ Benedetto XVI ha nominato l’arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya, segretario speciale per la 12.ma Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008, sul tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Mons. Pasinya sostituisce in tale incarico mons. Wilhelm Emil Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone scomparso improvvisamente sabato scorso. La nomina di mons. Pasinya è un segno di attenzione del Papa verso la Chiesa dell’Africa. E’ quanto sottolinea l'arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – Senz’altro c’è un’attenzione verso l’Africa. Mons. Laurent Monsengwo è un grande esperto di attività sinodale, perché ha partecipato a vari Sinodi, ed è membro anche dei nostri Consigli speciali ed anche del Consiglio ordinario del Sinodo dei vescovi. Egli stesso è biblista e penso che con la sua esperienza professionale, ma anche pastorale, darà un positivo contributo alla riflessione sinodale sulla Parola di Dio. Poi, l’Africa è molto importante per la Chiesa cattolica, perché è un continente dinamico, dove il numero di credenti cresce. Noi siamo molto grati al Signore, perché non si tratta solo di un dato quantitativo, ma anche qualitativo.
D. – Mons. Monsengwo succede a mons. Egger, scomparso improvvisamente sabato scorso. Un suo ricordo del vescovo di Bolzano-Bressanone...
R. – Ho conosciuto mons. Egger soprattutto nella preparazione della prossima Assemblea sinodale e ho potuto apprezzare le sue doti umane, cristiane, professionali, perché tutta la sua vita era al servizio della Parola di Dio. Egli ha avuto la capacità di proporre in modo semplice anche alcuni temi assai complessi, legati alla Rivelazione, al magistero, alla tradizione, sempre, dunque, attento all’azione dello Spirito Santo e alle necessità dell’uomo moderno, alla cultura attuale, che è un’occasione per l’evangelizzazione dell’uomo e della società.
D. – A che punto siamo con la preparazione a questo grande evento ecclesiale, il Sinodo sulla Parola di Dio?
R. – Ci troviamo nella fase finale della preparazione. La segreteria generale del Sinodo dei vescovi è stata sempre attiva anche in questo periodo delle ferie. Si rafforza la preparazione spirituale a questo grande evento che ha messo tutta la Chiesa, tutte le forze vive della Chiesa in moto nella riscoperta della Parola di Dio. La Chiesa, dall’inizio, vive della Parola di Dio, nasce dalla Parola di Dio, ma continuamente dovrebbe riscoprirla per ritrovare la sua giovinezza, la forza dello Spirito Santo. Noi stiamo preparando anche le liste delle persone – cardinali, vescovi, e alcuni sacerdoti o religiosi – che il Santo Padre ha nominato per il Sinodo e che prossimamente saranno pubblicati. Ovviamente, prima dell’Assemblea, saranno pubblicati tutti i nomi dei padri sinodali, che sono stati scelti dalle rispettive conferenze episcopali, dai Sinodi delle Chiese orientali cattoliche, dall’Unione dei Superiori generali. Ovviamente, ex ufficio vi partecipano anche i capi dei dicasteri della Curia Romana.
D. – Eccellenza, evidentemente, gli episcopati di tutto il mondo sono i grandi protagonisti di questo Sinodo, ma in che modo i fedeli possono preparare e partecipare a questo evento?
R. – Noi abbiamo ricevuto numerose lettere e suggerimenti di fedeli in varie lingue da tutto il mondo. Questo è segno che anche i laici sono coinvolti nella preparazione del Sinodo. Tutti i fedeli possono partecipare all’evento ecclesiale, ovviamente, seguendo poi i mass media, la Radio Vaticana e i mezzi cattolici di informazione, per avere un’informazione oggettiva sulla preparazione e soprattutto sullo svolgimento del Sinodo dei vescovi, che ci coinvolge tutti, perché non c’è cristiano che non abbia un rapporto vitale con la Parola di Dio.
D. – Nel recente incontro con i sacerdoti dell’Alto Adige, a Bressanone, Benedetto XVI ha sottolineato che per rimanere nel raggio d’azione dello Spirito Santo dobbiamo trattare la Parola di Dio. Il Papa ha ribadito che “l’autore” delle Sacre Scritture è proprio lo Spirito Santo. Una sua riflessione...
R. – La Sacra Scrittura è un Libro ispirato. E’ lo Spirito Santo l’agente principale nella redazione dei Libri sacri. E’ lo Spirito che rende efficace la Bibbia, la Sacra Scrittura. Noi stessi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nel Battesimo e, dunque, siamo stati resi capaci come figli di Dio di riconoscere lo Spirito nelle Scritture. Il Santo Padre spesso parla della “lectio divina” che ha quattro gradi: la “lectio”, la lettura della Bibbia nel suo contesto storico; dopo la “lectio”, viene la “meditatio”, riflessione, che poi diventa “oratio”, preghiera, e la preghiera ci porta verso l’incontro personale con Dio, la “contemplatio”. Tutto questo poi deve sbocciare in una testimonianza del fedele, che nutrito dalla Parola di Dio diventa un cristiano autentico, testimone di questa Parola, non solo annunciandola verbalmente, ma anche con l’esempio della sua vita personale, familiare e sociale.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, Giuseppe Fiorentino intervista Julio Velasco per un bilancio dei Giochi Olimpici di Pechino in occasione della chiusura della manifestazione
Nell’informazione internazionale, in primo piano la crisi nel Caucaso: tra Russia e Georgia è ora guerra di notizie. In rilievo anche la situazione in Afghanistan: strage di civili, la coalizione sotto accusa
“Quel re di Francia che fu rimpianto anche dai nemici”. L’arcivescovo-vescovo emerito di Angers, Jean-Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, sul rapporto tra santità e politica
“Salendo alla ghigliottina come sulle scale di Versailles”. Roberto De Mattei su un’esposizione parigina dedicata a Maria Antonietta d’Austria
“L’uomo da solo è incompleto come il violino di Beethoven senza l’orchestra”. Marcello Filotei intervista Pier Paolo Bellini responsabile editoriale della collana di cd “Spirto gentil”
Nell’informazione religiosa, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, e l’apertura del Meeting di Rimini
Al via il Meeting di Rimini sul tema "O protagonisti o nessuno"
◊ Inizia domani a Rimini la XXIX edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, sul tema:“O protagonisti o nessuno”. Il tradizionale appuntamento di Comunione e Liberazione vuole riflettere, in particolare, sul concetto di “persona”, sfidando la mentalità comune che accorda un’identità precisa solo ai “protagonisti”, come “chiave” per il riconoscimento sociale. Luca Collodi ha raccolto il commento di Emilia Guarnieri, presidente del Meeting di Rimini:
R. - Con questo tema, noi vogliamo, in qualche modo, lanciare una sfida a questa cultura in cui il protagonista è solo il vincente, solo chi ha successo, e solo chi è sulle copertine dei rotocalchi. Mentre invece, quello che vorremmo documentare e testimoniare con questo Meeting, è che il protagonista può essere ogni persona, protagonista proprio perché ogni persona ha il suo volto, la sua identità, perché ogni persona è un dono comunque che è stato fatto al mondo ed ognuno può essere protagonista della sua vita se accetta la sfida della realtà, se si lascia provocare dalla realtà e si fa carico, in maniera responsabile, dei propri desideri, dell’impeto che si trova dentro e così affronta la vita.
D. – E' una sfida difficile quella del Meeting di quest’anno perché il protagonismo è spesso legato all’immagine, è rilanciato dalla stampa che fa opinione presso la gente...
R. – Il meeting intende proprio essere una sfida in questa direzione. Le persone che noi porteremo a testimoniare questo, dovrebbero proprio rappresentare questo tipo di sfida perché noi porteremo personaggi come i coniugi Zerbini, leader del movimento dei Senza Terra in Brasile, forse non sono sulle prime pagine dei giornali però è veramente gente che sta trascinando centinaia di migliaia di persone in un’assunzione di responsabilità personale e che stanno diventando protagonisti della propria condizione. Porteremo Marguerite Barankitse, del Burundi, le lotte tribali tra le diverse etnie, e lei stessa ha realizzato un’opera di accoglienza degli orfani; oppure Aryenyo Vicky, una degli ultimi veramente della terra, perché è una donna ugandese, malata di AIDS, cacciata da casa dal marito che sull’orlo del baratro, ha trovato qualcuno che le ha detto: “La tua vita ha un valore, vale più della tua malattia” e questo l’ha fatta rinascere. Non solo l’ha fatta rinascere, ma ha fatto sì che lei stessa diventasse poi protagonista di un’azione positiva e di aiuto nei confronti di altre persone nella sua condizione. Tanti personaggi di questo genere, che sono appunto protagonisti non in forza dei rotocalchi, ma in forza della responsabilità che si sono assunti di fronte ai propri desideri e al proprio cuore.
D. – Lei pensa che questo messaggio importante possa arrivare alla gente?
R. – Io credo di sì perché l’esperienza che noi abbiamo fatto in questi 28 anni di Meeting, è che è in grado di arrivare. Questa, credo, che sia la ragione delle centinaia di migliaia di persone che in questi anni sono venuti al Meeting, sia relatori, sia il pubblico che è venuto al Meeting. Quello che noi riscontriamo è che quando c’è un contenuto vero che si lancia, questo ha una capacità di "cogliere". Ma direi che l’altra documentazione sono anche i quattromila volontari, giovani e adulti, che vengono al Meeting tutti gli anni, a lavorare gratuitamente proprio perché "percossi" da qualcosa che attira il loro cuore, che attira la loro umanità.
D. – Qualcuno si chiede com’è possibile che quattromila giovani a Rimini, vadano a lavorare gratis dalla mattina alla sera alla fiera di Rimini, per questo evento...
R. – Non solo gratis, ma anche pagandosi il vitto e l’alloggio. Evidentemente l’ideale ha ancora un fascino sull’uomo. Molto spesso è il nostro scetticismo che ci fa ritenere che questo non sia più possibile.
Il mondo commemora la tratta negriera e la sua abolizione
◊ Ricordare un passato di schiavitù per costruire un futuro libero da ogni forma di sfruttamento e di oppressione. E’ l’obiettivo dell’odierna “Giornata internazionale di commemorazione della tratta negriera e della sua abolizione” istituita dall’UNESCO nel 1998 per far luce su uno dei capitoli più bui della storia dell’umanità e insieme combattere le nuove forme di schiavitù, prodotto dei tempi moderni. A partire da quel lontano 23 agosto 1791, quando nella Repubblica Dominicana una rivolta di schiavi contro i coloni francesi portò alla cacciata degli occupanti e alla fondazione della Repubblica di Haiti. Una grande sommossa che dai Caraibi si diffuse nelle Americhe dando avvio al processo di abolizione della schiavitù. Il missionario comboniano padre Giulio Albanese, direttore delle riviste missionarie delle Pontificie Opere Missionarie (POM), ricostruisce il passato e il presente del fenomeno della schiavitù nell’intervista di Claudia Di Lorenzi:
R. – La tratta degli schiavi è stata indubbiamente una delle peggiori pagine della storia che ha coinvolto milioni e milioni di persone. Già gli egiziani la utilizzavano, perché consentiva loro di avere accesso a manodopera praticamente a costo zero. La stessa pratica si consolidò con i romani. Successivamente, questo fenomeno ha subito un notevole incremento, soprattutto nell’Ottocento.
D. – In questo secondo millennio, in quali forme si esprime la schiavitù?
R. – La maggior parte di loro è vittima del cosiddetto “border labour”, in italiano: lavoro vincolato. Si tratta di individui che si consegnano in schiavitù a garanzia di un prestito ricevuto o quando viene ereditato un debito contratto dalla famiglia di appartenenza. A volte, poi, capita che si offrano contratti che garantiscano l’occupazione, ma una volta che giungono sul posto, i lavoratori scoprono di essere purtroppo in una situazione di vera e propria schiavitù. La cosiddetta “schiavitù classica”, poi, è ancora oggi presente soprattutto nell’Africa settentrionale.
D. – Prodotto delle moderne società sono quelle forme di schiavitù che coinvolgono donne e bambini …
R. – Il fenomeno della prostituzione è certamente una forma di schiavismo. A molte donne viene promesso di venire in Europa a studiare e tutta una serie di garanzie. Nel momento in cui arrivano nel Nord del mondo, diventano ostaggio di organizzazioni malavitose. Anche l’arruolamento forzato dei “baby-soldiers”: questa gioventù bruciata è stata costretta ad imbracciare il fucile e a combattere sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o addirittura di un’ipnosi collettiva. Anche nel momento in cui viene raggiunto un accordo negoziale, per questi ex “baby-soldiers” la vita è sempre comunque molto difficile!
D. – Quali meccanismi economici e sociali ne favoriscono la sopravvivenza?
R. – Nel mondo-villaggio globale, dove si investe nei Paesi del Sud del mondo perché la manodopera è a basso costo, ecco che allora questo fenomeno si acutizza notevolmente. Quello che è importante - si dice - è risparmiare: è tragico quando si risparmia sulle persone!
D. – Cosa possono fare le istituzioni per contrastare la diffusione delle moderne forme di schiavitù?
R. – E’ necessaria innanzitutto una maggiore correttezza a livello di relazioni politiche internazionali. L’agenda dei diritti umani molte volte è messa da parte, soprattutto quando si tratta di fare affari. Dovrebbe invece rappresentare una conditio sine qua non!
La denuncia di Save the Children: donne e bambini, le vittime della tratta oggi
◊ Nel mondo 2 milioni e 700 mila persone sono vittime della tratta di esseri umani, l'80% sono donne e bambini. E’ la denuncia contenuta nel dossier ''Piccoli schiavi'' di Save The Children. Un vero e proprio business con un volume di affari, gestito da reti criminali transnazionali, pari a circa 32 miliardi di dollari l'anno, paragonabile a quello del traffico di armi o droga. Al microfono di Massimiliano Menichetti, Emanuela Salvatore portavoce di Save The Children Italia.
R. – Un fenomeno allarmante, e purtroppo diffuso, che nasce dalla condizione anche di povertà in cui versa parte della popolazione mondiale; si stima che l’80% di questo numero è costituito da donne e bambini.
D. – Quali sono le nazioni più coinvolte, più toccate da questo drammatico fenomeno?
R. – Per quanto riguarda l’Italia, i Paesi di provenienza delle vittime di tratta sono, in parte rilevante, i Paesi dell’Est: la Romania, ma anche la Moldova, la Bulgaria, l’Albania, e poi Paesi dell’Africa e anche dell’Asia, dall’India, al Bangladesh ecc...
D. – Cosa accade a questi bambini?
R. – Vengono tenuti in uno stato di forte soggezione. Per esempio, ad alcuni minori provenienti dall’Africa – in particolare dal Gabon - vengono abrasi i polpastrelli, proprio per evitare che possano dare le loro impronte digitali ed essere quindi identificati e riconosciuti. Le forme di sfruttamento sono sempre più variegate e anche sempre più sofisticate; si va dallo sfruttamento della prostituzione a quello in attività illegali, mendicità, accattonaggio, lo sfruttamento pesante del lavoro minorile, e poi lo sfruttamento di minori a scopo di adozioni illegali e si presume anche di traffico di organi.
D. – Quindi, che cosa bisogna fare per contrastare questo fenomeno?
R. – Quando ci si trova in presenza di un minore e si ha il dubbio che possa essere un bambino sfruttato, è bene appunto rivolgersi alle forze dell’ordine, e poi esiste un numero nazionale anti-tratta, che è attivo 24 ore su 24, a cui ci si può rivolgere, ed è l’800290290.
Pellegrinaggio dei tre popoli in Slovenia
◊ “Pregare insieme per un nuovo slancio pastorale e rinnovare l’impegno di amicizia e fraternità”. E’ il cuore del pellegrinaggio che si tiene oggi in Slovenia, presso il Santuario mariano di Brezje sul tema “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”. Una tradizione che si rinnova da 26 anni e che vede riuniti fedeli friulani, sloveni e carinziani. Il “Pellegrinaggio dei tre popoli” del 2008 si svolge nel cuore dell’Anno Paolino, proponendo ai partecipanti anche una meditazione sulla figura e l’insegnamento dell’Apostolo delle Genti. Ma come è nato questo pellegrinaggio? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto a mons. Pietro Brollo, arcivescovo di Udine:
R. – Dunque, è nato in tempi in cui le divisioni erano ancora forti, il muro di Berlino era ancora esistente, però c’era una volontà di mettere insieme questi popoli, italiano, sloveno e tedesco, che nell’esperienza del patriarcato d’Aquileia - facevano tutti parte del patriarcato di Aquileia – era di convivenza pacifica, nel rispetto delle peculiarità di ogni popolo. Nella nostra stessa realtà questi tre popoli sono confinanti.
D. – La storia purtroppo ci racconta che questi confini, questi popoli si sono combattuti...
R. – Sono confini che hanno segnato in modo tremendo la contrapposizione di questi popoli, ma che non era mai stato nella natura di questa gente, che da sempre invece ha vissuto insieme, ha lavorato insieme, ha operato insieme. Quindi, adesso si tratta di recuperare, superando quella parte emotiva presente, retaggio specialmente dell’ultima guerra e degli ultimi contrasti, delle ultime vicende drammatiche, vissute proprio qui al confine.
D. – Il pellegrinaggio afferma proprio questa direzione...
R. – Certo, il pellegrinaggio è nato con questa precisa iniziativa, quella di superare le barriere, ma superarle proprio così in un’esperienza fatta insieme, quelle barriere che la divisione degli Stati dell’ultimo secolo aveva invece prodotto.
D. – Quest’anno il pellegrinaggio viene incastonato all’interno dell’Anno Paolino. Prende un’accezione particolare questo pellegrinaggio?
R. – E’ una sottolineatura speciale, particolare, di questa festa, che evidentemente nello spirito paolino sta ad indicare questa universalità della Chiesa e questa diffusione del Vangelo un po’ a tutte le genti. Ricordiamoci che anche l’evangelizzazione dei popoli dell’est ha visto in Aquileia uno dei punti di riferimento molto importanti.
Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
◊ In questa 21.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, di fronte alle tante opinioni della gente su di Lui, chiede ai discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?». Risponde Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù allora dice:
“Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
(musica)
La domanda di Gesù è al plurale, tutti sono interpellati perché è la Chiesa che è chiamata a conoscere e a riconoscere quel che è da Dio e quel che non è da Dio, il Cristo e l'anticristo.
La domanda è al plurale, ma è uno solo che risponde: Pietro, per rivelazione del Padre. Solo Pietro dichiara che Gesù è il Messia, il compimento delle promesse fatte ad Israele, ed è «il Figlio del Dio vivente».
Il momento è solennissimo: ora che Pietro è stato portato verso il Figlio, dicendogli "chi è", questi può dire a Pietro "chi è" lui, cioè, chi è chiamato ad essere. L'identità dell'uomo si manifesta e si compie solo nella sua chiamata, perché solo Dio sa "chi" ognuno di noi "è".
E a questo punto Gesù dona a Pietro due attributi divini: la Roccia e le Chiavi. L'identità e la chiamata non sono infatti tanto lo sviluppo di quel che noi siamo da noi stessi, ma si compiono piuttosto nell'accoglimento di quel che Dio ha deciso di donarci qui e ora, dall'eternità.
Su Pietro, Cristo fonda la Sua Chiesa, sull'atto e sul contenuto di fede di Pietro. La Sposa è infatti tale in quanto conosce e riconosce lo Sposo.
(musica)
Sessant’anni fa la nascita del Consiglio Ecumenico delle Chiese
◊ Il 23 agosto 1948, nella chiesa di Nieuwe Kerk ad Amsterdam, in Olanda, fu ufficialmente fondato il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Come riporta l’Osservatore Romano, già nel 1910, in occasione della Conferenza missionaria di Edimburgo, diverse Chiese, soprattutto protestanti, sottolinearono la necessità di intraprendere un cammino comune per l'unità, per eliminare - si disse - "lo scandalo delle divisioni" tra i credenti. Due movimenti ecumenici: "Vita e azione" e "Fede e costituzione", nati entrambi negli anni Venti, formarono un unico organismo e poi nel 1938 a Utrecht un comitato provvisorio pose le fondamenta per il futuro CEC, la cui fondazione fu ritardata però di dieci anni per lo scoppio delle guerre mondiali. Ad oggi il CEC comprende, oltre a una rappresentanza cattolica, le Chiese protestanti storiche anglicane, battiste, luterane, metodiste, riformate, la maggior parte delle Chiese ortodosse e diverse Chiese indipendenti. Per statuto, lo scopo primario dell'organismo è "chiamarsi gli uni con gli altri all'unità visibile in un'unica fede e in un'unica comunione eucaristica". La storia dell’organismo ecumenico è segnata anche dalla visita nella sede di Ginevra di due Papi: Paolo VI il 10 giugno 1969 e Giovanni Paolo II il 12 giugno 1984. Per ricordare al meglio i sessant’anni dalla nascita sono in programma numerose iniziative; nei giorni scorsi nella chiesa di Nieuwe Kerk si è svolta una cerimonia alla quale ha partecipato anche la regina Beatrice d’Olanda che ha ricevuto una raccolta di saggi dal titolo: "Il movimento ecumenico ad un bivio". Nell’occasione, il pastore Samuel Kobia, segretario generale del CEC, ha sottolineato che le Chiese sessant’anni fa “hanno rinnovato la consacrazione a Cristo” e che “non solo sono rimaste unite, ma hanno approfondito e ampliato l'amicizia”. Nei mesi scorsi si sono verificati altri eventi importanti per la nascita del CEC come la riunione centrale dell’organismo ecumenico, tenutasi a Ginevra in febbraio, alla quale ha preso parte anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, il quale ha sottolineato come "in sei decadi il CEC abbia compiuto notevoli passi per l'unità dei cristiani". Scopo del CEC è anche quello di favorire il dialogo interreligioso, nei prossimi mesi infatti sarà organizzato un incontro al quale parteciperanno rappresentanti musulmani. Spunto dell’iniziativa è la lettera “A common word” inviata il 13 ottobre 2007 da 138 leader religiosi musulmani ai maggiori rappresentanti cristiani. La missiva promuove la pace tra fedi diverse e cerca un terreno comune di dialogo e comprensione basato sui due valori comuni a Cristianesimo e Islam: l'amore dell'unico Dio e l'amore per il prossimo. Il CEC è anche impegnato in difesa della pace e dell’ambiente, nel campo dei diritti umani e degli aiuti ai sofferenti. Tra i programmi in corso c'è il "Decennio per sconfiggere la violenza 2001-2010", “per superare lo spirito, la logica e la pratica della violenza – si legge sull’Osservatore Romano - attraverso il comune impegno per la pace e la giustizia”. La conclusione del programma sarà segnata da una convocazione ecumenica internazionale per la pace, che avrà luogo dal 4 all'11 maggio 2011, con l'obiettivo di redigere una dichiarazione ecumenica sulla "pace giusta". (B.C.)
In Uzbekistan è reato incontrarsi in casa per pregare
◊ In Uzbekistan praticare una fede religiosa senza autorizzazione è un crimine penale. E’ quanto sottolinea l’agenzia Forum 18 che traccia un quadro della difficile situazione in Uzbekistan per chi pratica una fede. Il governo controlla ogni attività religiosa, anche quella islamica professata dalla quasi totalità dei circa 28 milioni di abitanti: gli imam sono nominati e controllati dallo Stato. Migliaia di fedeli islamici hanno denunciato a Forum 18 che in carcere sono proibiti il digiuno per il Ramadan e la preghiera. Ai detenuti cristiani è proibito avere la Bibbia. Solo le comunità registrate possono stampare o importare testi religiosi. La polizia spesso confisca testi “non autorizzati”, tra cui anche la Bibbia o il Corano. Chi si incontra in casa per pregare – riferisce infine l’agenzia AsiaNews – è punito con multe da 50 a 100 volte la paga minima mensile e in alcuni casi è previsto anche il carcere. (A.L.)
I Redentoristi di Hanoi chiedono la restituzione dei loro terreni
◊ Assicurare il proprio impegno affinchè la giustizia prevalga, la richiesta al governo di rispettare le leggi e ai media statali di essere onesti. E’ quanto si legge in una lettera aperta, datata 19 agosto, scritta dai Redentoristi del Vietnam al primo ministro del Paese. Come riporta AsiaNews, nella missiva padre Matthew Vu Khoi Phung ribadisce di avere tutti i documenti che attestano la proprietà del terreno del loro monastero e della parrocchia di Thai Ha. Contrariamente il governo e i media statali sostengono che i Redentoristi hanno donato nel 1961 gli appezzamenti, accusano poi i cattolici di “attività illegali” e di sfruttare la libertà di religione per fomentare proteste contro l’esecutivo. La contestazione riguarda un terreno acquistato dai Redentoristi nel 1928. Alla presa di potere dei comunisti, nel 1954, la maggior parte dei religiosi fu improgionata o deportata. Solo padre Joseph Vu fu lasciato come responsabile dei 15 acri del terreno e della parrocchia; in seguito, malgrado le proteste, un po’ alla volta le autorità si sono impossessate della proprietà ora ridotta a circa mezzo acro.(B.C.)
Bangladesh: la Caritas in difesa degli autoctoni che rischiano di perdere la terra
◊ Esiste un rischio concreto che migliaia di indigeni perdano le loro terre con conseguenze “tragiche” di ordine umano e sociale. E’ quanto ha denunciato la Caritas Bangladesh, come riporta l’Osservatore Romano, nel corso delle recente Giornata internazionale delle popolazioni indigene promossa dalle Nazioni Unite. “Un’occasione privilegiata – ha detto Benedict Alo D'Rozario, direttore esecutivo di Caritas Bangladesh - per sensibilizzare le istituzioni del Paese e per porre l'attenzione di tutti su un tema tanto delicato che rischia di lacerare il tessuto sociale e offuscare la memoria e le tradizioni di un intero Paese”. Gli indigeni infatti non possiedono atti di proprietà dei loro terreni ma ne sono proprietari per il cosiddetto "possesso terriero tradizionale". Secondo alcune organizzazioni, lo Stato si sta appropriando degli appezzamenti per realizzare parchi ecologici, attrazioni turistiche e altri progetti. Non mancano poi gli imprenditori spregiudicati che occupano la terra degli indigeni attraverso minacce e documenti falsi. Caritas Bangladesh, si legge ancora sul quotidiano della Santa Sede, da 15 anni sta aiutando le comunità tribali a riscattare le terre ipotecate attraverso il Progetto di Sviluppo Comunitario Integrato (ICDP) che ha come scopo la stabilità socioeconomica alla vita della comunità tribale. (B.C.)
Presentata la 59.ma Settimana liturgica nazionale che si svolgerà a Palermo dal 25 al 29 agosto
◊ “Celebrare per avere parte al mistero di Cristo”. E’ il tema della 59.ma Settimana liturgica nazionale che si svolgerà a Palermo dal 25 al 29 agosto. Al centro della riflessione, l’attualità della Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium”, promulgata nel ‘63, “affinché – ha spiegato don Alfredo Di Stefano, segretario del Centro Azione Liturgica, alla presentazione dell’evento – i fedeli non assistano più da estranei o semplici spettatori a questo evento di fede, ma partecipino all’azione sacra consapevolmente e attivamente”. “Già come uno vive la celebrazione, è una testimonianza – ha proseguito don Di Stefano - che ogni volta ci chiama e ci provoca ad una conversione continua perché tu, più comprendi il senso del Mistero che si celebra, e più esprimi conversione e adesione attraverso i gesti e le preghiere di una celebrazione”. In tema di partecipazione alla liturgia, l’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, ha segnalato “l’urgente bisogno di una quindicina di chiese”, affinché, “le singole comunità parrocchiali abbiano dei luoghi di culto”. “E poi – ha proseguito il presule - c’è la questione dei quartieri dello ZEN, del CEP: zone ad alto rischio sociale che avrebbero bisogno di una presenza più capillare sul territorio. Per riunire i giovani, accompagnare le persone anziane, c’è nello ZEN una sola parrocchia per 30 mila abitanti, lo stesso è per il CEP”. Un’altra urgenza è promuovere le vocazioni, “perché - ha detto l’arcivescovo di Palermo - con una famiglia in crisi, o devastata dalla crisi, con dei giovani che non vengono accompagnati, non è tutti i giorni che possa avverarsi il miracolo di Tarso”. E qui l’appello alle comunità: “bisogna fare uno sforzo – conclude mons. Romeo - perché la preoccupazione della diocesi non è avere i numeri, vorremmo dei sacerdoti qualitativamente elevati”. Con la consapevolezza che la partecipazione alla liturgia ha accusato una certa stanchezza negli ultimi anni, il direttore dell’ufficio liturgico diocesano, frà Pietro Sorci, ha sottolineato che partecipazione non è 'partecipazionismo' “perché, – ha spiegato - molte volte, tante persone, se non sono protagoniste in prima persona non si sentono coinvolte nella celebrazione e tante volte la disertano”.(A cura di Alessandra Zaffiro)
FAO: i Paesi ricchi sprecano immense quantità di cibo e acqua
◊ I Paesi ricchi sprecano un terzo del cibo prodotto: solo negli Stati Uniti, ogni anno, non vengono consumati beni alimentari del valore di oltre 48 miliardi di dollari. E’ quanto emerge da un rapporto della FAO pubblicato in occasione della Settimana mondiale dell'acqua, che si chiude oggi a Stoccolma. Agli incontri promossi nell'ambito di questo evento hanno preso parte 2400 scienziati e rappresentanti di governi e società civile. Nel documento della FAO si sottolinea in particolare che, considerata la quantità di acqua necessaria per produrre cereali e altri alimenti, la riduzione degli sprechi porterebbe ad avere una maggiore disponibilità di acqua per uso domestico e agricolo. E’ come se si lasciasse il rubinetto aperto - si fa notare nel dossier - sprecando circa 40.000 miliardi di litri, ovvero una quantità d’acqua sufficiente a soddisfare i bisogni domestici di 500 milioni di persone. Ed anche se si produce cibo a sufficienza per mantenere in buono stato di salute l'intera popolazione mondiale, permangono ancora gravi e drammatici squilibri. Le cause non sono solo quelle di una difettosa distribuzione, di un problematico accesso ai beni alimentari in varie zone del mondo. A queste carenze bisogna aggiungere infatti l'abitudine, diffusa in molti Paesi ricchi, a consumare beni anche superflui. Lo studio non fornisce una graduatoria dei Paesi che sprecano più cibo, ma specifica che livelli simili a quelli statunitensi si verificano annualmente anche in Europa. Il rapporto cita anche un altro studio che dimostra come in Gran Bretagna, ad esempio, un terzo degli alimenti prodotti siano scartati. Una buona parte di questi è gettata senza neanche essere toccata, con l'involucro ancora intatto. In Svezia, secondo il rapporto, la percentuale di spreco è leggermente più bassa, ma un quarto del cibo comprato viene ancora regolarmente gettato dalle famiglie. Da sottolineare poi che le riserve idriche sono poste sotto pressione non solo per produrre cibo ma anche dalla necessità di sostenere la crescente domanda di biocarburanti e, più in generale, dalla crescita della popolazione mondiale. Queste tendenze, avverte lo studio, rischiano di scatenare delle emergenze in molte zone del mondo, soprattutto nell'Africa sub-sahariana e nell'Asia meridionale. La FAO lancia quindi un appello per dimezzare, entro il 2025, la quantità di cibo che viene sprecata ogni anno. (A cura di Amedeo Lomonaco)
Ghana: alla Conferenza sul clima si discute sul dopo Kyoto
◊ “Quando la casa brucia non si può perdere tempo a discutere”. Citando questo proverbio ghanese e adattandolo alle emergenze che affliggono il pianeta, il responsabile delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici, Yvo de Boer, è intervenuto alla Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, che si è aperta giovedì scorso ad Accra, in Ghana. I negoziati per un nuovo trattato – ha aggiunto Yvo de Boer - devono accelerare. Altrettanto convinto della necessità di affrettare il passo è anche il presidente del Ghana, John Kufuor: “I cambiamenti del clima – ha osservato - rendono lo sviluppo più difficile e molto più costoso”. Tra le varie dichiarazioni si deve rilevare anche quella di Kim Carstensen, direttore del Global Climate Initiative del WWF: la decisione di organizzare la Conferenza in Africa – ha detto Kim Carstensen – non è casuale. L’Africa – ha ricordato – è “il Continente più povero e anche quello più vulnerabile ai mutamenti climatici”. Ad Accra sono riuniti, fino a mercoledì prossimo, 1.600 rappresentanti di 160 Paesi, tra delegati governativi, esponenti del mondo degli affari e dell'industria, organizzazioni di sviluppo e di istituti di ricerca ambientale. L’obiettivo della conferenza è di chiarire quali strumenti e quali regole mettere in atto per permettere ai Paesi industrializzati di rispettare gli obiettivi di riduzione dei gas serra oltre la data del 2012. Anno in cui il Protocollo di Kyoto cesserà di essere in vigore. (A.L.)
Filippine: almeno 220 mila profughi per il conflitto tra ribelli ed esercito
◊ Nelle Filippine il mancato accordo tra ribelli del Fronte islamico di liberazione Moro ed il governo ha acuito tensioni e timori: secondo l’ONU, sono almeno 220 mila gli sfollati che, nelle ultime settimane, hanno lasciato le loro case nella zona di Mindanao, nel sud del Paese, a causa del perdurante conflitto tra esercito e ribelli. “Il crescente senso di insicurezza che si respira nella regione – si legge in una nota pubblicata dalle Nazioni Unite – porta sempre più famiglie a decidere di abbandonare le loro abitazioni”. Auspicando il raggiungimento di un’intesa tra ribelli e governo, l’ONU ricorda che finora sono state distribuite oltre 650 tonnellate di riso. Anche la Chiesa cattolica filippina – sottolinea l’agenzia AsiaNews - si è attivata per aiutare la popolazione: i gesuiti, in particolare, hanno avviato una raccolta fondi da devolvere alle famiglie delle vittime degli scontri. L’arcidiocesi di Cagayan de Oro invita inoltre a fornire aiuti umanitari per le città della provincia di Lanao, teatro negli ultimi giorni di sanguinosi attacchi. Nell’area di Mindanao vive un terzo del popolo filippino ed una consistente minoranza dei musulmani del Paese, oltre 6 milioni di persone. (A.L.)
“La politica, una buona notizia” è il tema di un incontro organizzato presso il centro culturale gesuita di La Baume in Francia
◊ Si apre oggi presso il centro culturale gesuita di La Baume, ad Aix-en Provence, in Francia, la settima edizione della settimana di formazione per giovani dai 20 ai 35 anni incentrata sul tema “La politica, una buona notizia”. Organizzato da una decina di movimenti tra cui il Centro di Ricerca e di Azione Sociale (CERAS), Cristiani in Grandi Scuole (CGE), il Comitato Cattolico Contro la Fame e per lo Sviluppo (CCFD), l’incontro, affronta tematiche relative alle questioni e alle scelte politiche. All’iniziativa prenderanno parte un centinaio di giovani. Sono previste conferenze, forum, momenti di riflessione personale. L’idea è quella di “suscitare un’implicazione politica personale e responsabile, nella vita sociale come nel campo specificamente politico”. Ulteriori informazioni si possono trovare sul sito www.eglise.catholique.fr (A.L.)
Crisi tra Russia e Georgia. Mons. Gugerotti: prevalgano i diritti dei profughi
◊ Resta alta la tensione nel Caucaso. Mosca accusa Tblisi di preparare un nuovo attacco in Ossezia del Sud. Il Parlamento georgiano ha deciso una proroga dello stato di guerra di 15 giorni, fino all'8 settembre. Da parte sua, la Russia ha confermato indirettamente la presenza delle sue forze a Poti, come accusa Tbilisi. Divergono però le interpretazioni di Tbilisi e di Mosca sull'accordo mediato dalla presidenza francese dell'UE per mettere fine al conflitto russo-georgiano, mentre sale la tensione sul Mar Nero, dove la flotta russa rischia di trovarsi faccia a faccia con navi militari della NATO. Secondo i media georgiani, blindati e colonne di soldati russi hanno lasciato la zona di Senaki, compresa una base del Ministero della difesa sul posto, diretti verso l'Abkhazia. Resta un punto di controllo vicino al confine amministrativo abkhazo nella zona di Poti, e nelle aree georgiane vicine alla capitale sudosseta di Tskhinvali. Il traffico fra la capitale Tbilisi e Senaki è stato riaperto. Ma quale dovrebbe essere sul piano politico la via di uscita da una crisi che ha implicazioni internazionali? Fausta Speranza lo ha chiesto a mons. Claudio Gugerotti, nunzio apostolico in Georgia:
R. - Sul piano politico, secondo me, bisogna per un momento sciogliere la tensione delle ripicche reciproche, che stanno in questo momento invadendo giornali e televisioni, per fare un investimento positivo, prima che sia troppo tardi, sulla pacificazione interna della situazione tra l’Ossezia del Sud, la Russia da una parte, e la Georgia. E questo va fatto con mezzi diplomatici, perchè non si può pensare che la parola ritorni alle armi un’altra volta. Fin che si può, fin che non ci sono passi che possano essere ulteriormente difficili da superare, bisogna pensare a un progetto di convivialità, di convivenza, e soprattutto all’urgente risoluzione dei problemi umanitari delle zone in questione, siano secessioniste o non secessioniste. Lì c’è della gente e questa gente va curata e i loro diritti vanno tutelati. Se ci fosse una mobilitazione su questo, come ce n’è su altre questioni generali di rapporti est-ovest, probabilmente questo porterebbe un aiuto efficace e darebbe anche molta speranza alla gente di tutte le parti.
Afghanistan
E' di almeno 10 morti e quattro feriti il bilancio provvisorio dell'esplosione di una bomba piazzata sul ciglio della strada alla periferia di Kandahar, in Afghanistan. La nuova strage di civili avviene all’indomani del raid aereo della coalizione internazionale (ISAF) che ha causato la morte di 76 persone, fra cui 50 bambini. Bombardamento duramente condannato dal presidente afghano Karzai. Il comando statunitense, che ha inizialmente smentito il coinvolgimento di civili, ha annunciato l’apertura di un’indagine sull’operazione militare. Il servizio di Marco Guerra:
"Tutti gli sforzi del governo afgano per evitare vittime civili non hanno portato alcun risultato ed i nostri concittadini vengono ancora uccisi nelle operazioni anti-terrorismo". Sono pesanti le parole del presidente afghano Hamid Karzai pronunciate all’indomani della strage di 76 civili, 50 dei quali bambini, avvenuta nel distretto di Herat, a seguito di un bombardamento della coalizione internazionale a guida USA. Karzai definisce la strage un martirio di innocenti, imputa agli americani il mancato coordinamento con le forze afghane e annuncia la definizione di un piano per fermare le stragi di civili. Dal canto suo, il comando statunitense, che aveva inizialmente escluso il coinvolgimento di civili nel raid contro una roccaforte dei talebani, ha prima riferito di 5 civili uccisi e poi ha annunciato l’apertura di un’inchiesta. Indaga anche il Ministero dell’interno di Kabul che ha inviato una delegazione sul posto per verificare le fonti indipendenti che hanno fornito il bilancio dell’attacco. Sul terreno intanto la NATO cerca di mettere in campo una controffensiva all’escalation di attacchi dei miliziani integralisti che negli ultimi mesi ha inflitto molte perdite fra le truppe occidentali. Il contingente americano e quello britannico saranno presto rinforzati con reperti ritirati dall’Iraq.
Pakistan
Non si placa l'ondata di violenza in Pakistan, a quindici giorni dalle elezioni presidenziali per scegliere il successore di Pervez Musharraf. Almeno 18 persone, tra le quali due bambini, sono morte in due attentati kamikaze contro altrettanti posti di blocco della polizia nel nord del Paese nella valle di Swat. Sempre nella travagliata valle i militari pachistani si sono scontrati con un gruppo di estremisti islamici: 35 talebani e quattro soldati sono rimasti uccisi nei combattimenti. Sul fronte politico si segnala che il partito del Popolo Pakistano della ex premier assassinata, Benazir Bhutto, ha scelto come candidato il vedovo della donna, Asif Ali Zardari.
Dalai Lama –Tibet
La premiere dame francese Carla Bruni e il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, hanno incontrato ieri il Dalai Lama durante l’inaugurazione del tempio buddhista di Lerab Ling, nel sud della Francia. La decisione del presidente, Nicolas Sarkozy, di non incontrare il leader spirituale tibetano ha innescato una serie di polemiche da parte dell’opposizione, che ha accusato il leader dell’Eliseo di voler compiacere Pechino. Polemiche ancora aperte anche per l’intervista del Dalai Lama al quotidiano francese "Le Monde", in cui viene accusata la polizia cinese di aver aperto il fuoco contro i dimostranti il 18 agosto scorso, uccidendo 140 persone. Una protesta repressa nel sangue che è stata smentita dalle autorità locali cinesi della provincia tibetana. Lo stesso staff del leader spirituale buddista ha poi negato di aver indicato il numero esatto dei manifestanti uccisi, come riportato dal quotidiano. Il Dalai Lama, è stato precisato, si è limitato ad affermare di "avere soltanto sentito parlare della notizia, ma di non avere la possibilità di verificarla con controlli incrociati".
Immigrati
Non si fermano i viaggi degli immigrati nel canale di Sicilia. Nella notte sono sbarcati a Lampedusa 45 persone. Un’altra imbarcazione con circa 60 migranti è stata avvistata in mattinata 40 miglia a sud dell’isola. Ma dietro a massicci arrivi di questi giorni si celano storie di speranza. Sono quelle che vivono ogni giorno le migliaia di migranti irregolari che raggiungono le coste italiane, spesso in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni del proprio Paese. Linda Giannattasio ha chiesto a Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, cosa si nasconde davvero dietro le sempre più frequenti traversate dei clandestini che arrivano in Italia:
R. - Dietro queste traversate ci sono tanti drammi; è di ieri la storia di tre sorelline arrivate da sole, era arrivato un loro fratellino di 10 anni pochi giorni prima, per raggiungere la mamma che da tre anni vive a Palermo con un regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari. Quindi, si capisce come riunificare le famiglie, a volte, sia purtroppo causa di arrivi di fortuna, perché la legge non prevede questa possibilità oppure i tempi sono lunghissimi.
D. – Com’è cambiato il ritratto di chi arriva?
R. – Tra chi arriva ci sono tanti minori; ma la cosa evidente è che negli ultimi tempi sono aumentati i richiedenti asilo che arrivano sulle coste italiane. Quindi, mentre in precedenza erano più migranti per motivi economici, adesso c’è un aumento di persone che fuggono dalle guerre, quindi persone che non hanno scelta.
D. – Qual è il loro percorso, prima ancora di intraprendere il viaggio in mare?
R. - E’ veramente un percorso ad ostacoli: intanto lasciare il Paese di origine spesso è difficile, specialmente quando non si hanno i documenti. Poi, trovare i mezzi per allontanarsi dal proprio Paese, attraversare il deserto – questo può richiedere a volte anni, quando mancano i soldi - e poi si arriva in Libia, e qui inizia un’altra parte del viaggio, che a volte finisce in un carcere, perché si è entrati illegalmente nel Paese. C’è quindi l’attesa per imbarcarsi e fare l’ultima tratta, cioè l’attraversamento del canale di Sicilia. E’ importante umanizzare questo fenomeno degli sbarchi, andare oltre i numeri, leggerli questi numeri e capire che sono persone quelle che arrivano, spesso in fuga da Paesi coinvolti in guerre e che quindi cercano solamente sicurezza e non rappresentano una minaccia.
Stati Uniti - presidenziali
Barack Obama ha scelto il proprio vice presidente per la corsa alla Casa Bianca. Si tratta di Joseph Biden, senatore del Delaware, 65 anni, bianco e cattolico. Nell’annuncio diffuso con una serie di messaggi telefonici ed email ai sostenitori, viene sottolineata la ''vasta esperienza'' di Biden in politica internazionale, la sua capacità nell'ottenere risultati concreti, i suoi risultati in accordi bipartisan. La presentazione ufficiale del team democratico è prevista oggi all'Old State Capitol di Springfield, in Illinois. Intanto, non si sono fatti attendere i primi commenti dallo staff del rivale repubblicano, John McCain, secondo cui Biden farà da balia a Obama.
Stati Uniti: economia
La questione inflazione negli Stati Uniti resta ancora “altamente incerta”; mentre la tempesta che scuote ormai da un anno i mercati finanziari “non è stata ancora domata”. Così, ieri il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, intervenendo all’appuntamento annuale organizzato dalla stessa Fed a Jackson Hole.
Spagna: indagini su strage aerea È ancora mistero sulle cause della strage area di mercoledì a Madrid, costata la vita a 153 persone. Un video ripreso dalle telecamere a circuito chiuso dell'aeroporto smentisce oggi le prime ricostruzioni secondo cui l'aereo della "Spanair" avrebbe preso fuoco in volo dopo l’esplosione del motore, e mostra come le fiamme si siano invece sviluppate una volta che il velivolo ha toccato terra. La dinamica è quindi ancora aperta a tutte le interpretazioni. Per avere risposte più precise bisognerà aspettare l’analisi delle due scatole nere. Solo una però è in buono stato, quella che contiene le conversazioni dei piloti, mentre quella che conserva i dati tecnici del volo risulta danneggiata. Il sindaco della capitale spagnola, Alberto Ruiz Gallardon, ha intanto annunciato che i funerali delle vittime saranno celebrati il 1 settembre dall'arcivescovo di Madrid nella cattedrale dell'Almudena. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 236
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