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Sommario del 22/08/2008
"L'amore per la Parola di Dio e la santificazione della Domenica", testamento di mons. Egger: così Benedetto XVI in un messaggio per le esequie del vescovo di Bolzano-Bressanone
◊ "Il suo esempio è un invito a ciascuno di noi ad aprirsi all'amore di Dio": con queste parole, contenute in una Lettera di condoglianze, Benedetto XVI ricorda il vescovo di Bolzano-Bressanone Wilhelm Egger, i cui funerali sono stati celebrati ieri pomeriggio nel Duomo della città brissinese. Il servizio, da Bressanone, di Francesco Dal Mas:
Riposa nel Duomo di Bressanone il vescovo mons. Egger, cappuccino, morto d’infarto sabato scorso a 68 anni. Sono stati i suoi sacerdoti a calare la bara nella tomba – meta anche oggi di pellegrinaggio - e a lasciar cadere pugni di terra, al termine delle esequie di ieri pomeriggio. Alla concelebrazione in tedesco, italiano e ladino, presieduta dal patriarca di Venezia, Scola, hanno partecipato il cardinale Silvetrini, oltre 30 vescovi dal Triveneto e dal Tirolo (anche mons. Frezza, sottosegretario del Sinodo, di cui Egger era segretario speciale), più di 500 fra sacerdoti e religiosi. La folla, incontenibile, ha assistito commossa da Piazza Duomo. Vicino alla bara, sereno, padre Kurt, fratello gemello del vescovo. Papa Benedetto XVI, nella lettera di condoglianze partecipata ai fedeli all’inizio del rito, ha sottolineato l’amicizia con Egger, di cui era stato ospite anche durante le recenti vacanze, ed ha evidenziato che "l’amore per la Parola di Dio e la santificazione della Domenica rappresentano ora il suo testamento particolare, che ogni singolo fedele e le comunità parrocchiali serberanno, così che l’incontro con il Dio d’amore della Rivelazione costituisca il centro della loro vita”. Ed è ciò che conferma il testamento stesso di Egger. “Pastore di comunione delle lingue e delle culture” lo ha definito l’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan, ricordando la proficua collaborazione col vescovo di Bolzano. “La morte ha sorpreso il nostro carissimo vescovo ma non l’ha ghermito per sprofondarlo nel nulla – ha detto nell’omelia il patriarca Scola:
"Questo ci insegna quindi la sua testimonianza di fede che aveva messo in conto l’impegno incondizionato, fino alla morte. Adesso tocca a noi rispondere, nella comunione con lui ormai passato all’altra riva, con la nostra fede operosa".
Il Papa presenzia al conferimento della cittadinanza onoraria di Castel Gandolfo al fratello Georg
◊ Non solo un compagno di vita, ma un punto di orientamento nelle situazioni difficili: così Benedetto XVI ha descritto suo fratello mons. Georg Ratzinger, che ieri pomeriggio nel Palazzo Apostolico di Castel Gandofo è stato insignito della cittadinanza onoraria del comune laziale. Il servizio è di Paolo Ondarza.
"E' per me motivo di profonda gioia che mio fratello adesso appartenga al collegio illustre dei concittadini onorari di questa bella città. Così Castel Gandolfo, se possibile, diventa ancora più cara, più vicina al mio cuore".
Un commosso grazie misto al vivo ricordo degli anni giovanili trascorsi in Baviera: il conferimento della cittadinanza onoraria di Castel Gandolfo a mons. Georg Ratzinger è stato per il Papa occasione per rievocare in un discorso improvvisato l’importanza del ruolo svolto da sempre dal fratello. “Non solo un compagno, ma anche guida affidabile ... punto di orientamento e di riferimento", ha spiegato il Santo Padre, indicando come la chiarezza, la determinazione hanno da sempre distinto e tuttora caratterizzano la persona di mons Georg. “Mi ha mostrato sempre la strada da prendere, anche in situazioni difficili” – ha aggiunto il Papa:
“Siamo arrivati all'ultima tappa della nostra vita, alla vecchiaia. I giorni da vivere si riducono progressivamente. Ma anche in questa tappa mio fratello mi aiuta ad accettare con serenità, con umiltà e con coraggio il peso di ogni giorno”.
L’amore per la musica da parte di mons. Georg Ratzinger, per 30 anni direttore del coro della cattedrale di Ratisbona, è la motivazione del conferimento della cittadinanza onoraria. Il sindaco di Castel Gandolfo Colacchi ha descritto il neocittadino come un grande uomo che ha racchiuso in sé la rara sintesi dell’unità di uomo di fede e di artista.
“In diesem festlichen Raum ...”
Mons. Ratzinger si è detto profondamente grato, indicando come la musica faccia crescere i valori positivi nell’uomo, creando unità, comunione, gioia. Il Papa ha ricordato gli anni di Ratisbona, la musica domenicale: conforto, consolazione, riflesso della bellezza di Dio.
Udienze e nomine
◊ Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare della diocesi di Dresden-Meissen (Germania), presentata da mons. Georg Weinhold, in conformità ai canoni 411 e 401 §2 del Codice di Diritto Canonico.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Un nuovo legame d’affetto tra il Papa e Castel Gandolfo: Benedetto XVI al conferimento della cittadinanza onoraria della cittadina laziale al fratello mons. Georg
“Piccole opere artistiche che accendono la fantasia dei collezionisti”. Mario Ponzi a colloquio con Pier Paolo Arancini, capo dell’Ufficio filatelico e numismatico dello Stato della Città del Vaticano
Nell’informazione internazionale, in primo piano la crisi nel Caucaso: la Georgia conferma il ritiro russo, ma tra Mosca e la NATO regna ormai il gelo
“Splendori barocchi in visione come in uno specchio”. Arabella Cifani e Franco Monetti sui capolavori d’arte nell’antico Oratorio della Compagnia di San Paolo di Torino
“Gusti personali racchiusi in un chip”. Tsvi Kuflik e Ernesto d’Avanzo illustrano un’iniziativa dell’università di Haifa che permette di visitare un museo guidati da un “cicerone informatico”
“Il mito di Icaro dietro le spalle”. Maria Maggi sul sogno umano di volare e le nuove soluzioni tecnologiche
Gelo tra Russia e NATO. Mons. Tomasi: le nuove tensioni e la corsa agli armamenti pagate dai più deboli
◊ La Russia ha formalmente comunicato, ieri, ai vertici della NATO la sospensione di tutte le attività di cooperazione militare con l’Alleanza Atlantica. La presa di posizione di Mosca fa seguito al conflitto con la Georgia e avviene all’indomani dell’accordo sullo scudo spaziale siglato tra Washington e Varsavia. Sempre più tesi dunque i rapporti tra la Russia e l’Occidente, con il Consiglio d’Europa che ha definito “inaccettabili” le violazioni della Russia in territorio georgiano. Dal canto suo, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha ribadito che gli Stati Uniti non considerano la Russia un nemico e che “non siamo di fronte ad una nuova Guerra Fredda”. Sulla difficile situazione internazionale, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra:
R. – Il sistema multilaterale si trova in una specie di crisi e questo a scapito dei Paesi più deboli e dei Paesi più poveri. Il momento cruciale di questo distacco della Russia dal sistema NATO è uno dei segni di questa difficoltà. L’altro è stato, tre, quattro settimane fa, il fallimento del cosiddetto “Doha Development Round”. Sono i segnali che c’è una certa inquietudine e una difficoltà nel lavorare assieme in campo internazionale. In questo momento, dobbiamo veramente fare un salto di qualità, essere propositivi, specialmente noi cristiani, per rafforzare questa unità della famiglia umana, che si deve esprimere anche attraverso delle organizzazioni e delle strutture che fanno un passo più in là di solidarietà verso i più bisognosi.
D. – Mons. Tomasi, parlare di ritorno alla Guerra Fredda è forse eccessivo, ma certo cresce la preoccupazione per una nuova corsa agli armamenti. Quali passi muovere per uscire da questa crisi?
R. – La paura è per l’inefficacia e la mancanza di risultati nelle discussioni che si sono avute negli ultimi anni per quanto riguarda il disarmo, e soprattutto il disarmo nucleare. Fa vedere che c’è stata una certa reticenza nel voler affrontare in maniera decisiva la questione fondamentale del disarmo atomico. Mettere i missili in Polonia e d’altra parte la controrisposta russa che vuole portare i suoi missili in una zona vicina all’Europa, ai territori dell’Unione Europea, fa crescere questa tensione. C’è un prezzo che verrà pagato se si continua su questa strada: la mancanza di comunicazione, di intercambio… Se questa globalizzazione che penetra un po’ dappertutto viene di nuovo limitata dal nazionalismo e dal protezionismo, c’è il rischio che ci siano nuovi problemi per la famiglia umana.
D. – Quale ruolo può svolgere la Santa Sede?
R. – La nostra ispirazione cristiana ci porta a vedere la famiglia umana come unita, come una. Noi non ci rifugiamo in un’astrazione intellettuale, ma dobbiamo affrontare le situazioni concrete e portare questo nostro messaggio di unità, di solidarietà con responsabilità. Ed è attraverso questa strada, con pazienza, presentando gli argomenti di interesse comune - che non è solo una questione etica, ma anche una questione di interesse - che possiamo contribuire con qualcosa di molto prezioso e sbloccare in qualche maniera, o almeno tentare di farlo, la situazione di tensione che si è venuta a creare in queste ultime settimane.
D. – Il prossimo anno si celebrerà il 20.mo anniversario della caduta del Muro di Berlino. Quali sono i suoi auspici per questa ricorrenza, che ora assume un significato particolare?
R. – Questo muro è stato un tentativo di dividere e di isolare intere popolazioni. Nella storia i muri non sono serviti e non serviranno neanche in questo momento. Ci sono muri che vengono costruiti tra palestinesi e israeliani, tra americani e messicani. Questo è contrario a quella prospettiva di solidarietà e di comunione, di partecipazione, che nasce dal fatto che siamo tutti figli di Dio.
Quarant'anni fa lo storico viaggio di Paolo VI a Bogotá, primo Papa in America Latina
◊ Quarant’anni fa, il 22 agosto 1968, Paolo VI iniziava a Bogotá, in Colombia, uno storico viaggio per l’inaugurazione della Seconda Conferenza generale degli Episcopati latino-americani e caraibici. Era la prima visita di un Papa in America Latina. Il servizio di Luis Badilla.
(Parole di Paolo VI)
"Hijos amadísimos de Colombia y de América...
Figli amatissimi della Colombia e dell'America ... un gaudio trepidante e una emozione intensa invadono il nostro animo nel vedere che la Providenza ci ha riservato il privilegio di essere il primo Papa che arriva in questa terra nobilissima, in questo continente cristiano, dove un giorno arcano - predestinato dai disegni salvifici di Dio - sulle vette andine cominciò ad aggiungersi l'altezza della Croce e nei vecchi sentieri dei chibchas, dei maya, degli incas, degli aztechi e dei tupis-guaraníes, cominciò a delinearsi il volto di Cristo”.
Così, Paolo VI quaranta anni fa, il 22 agosto 1968, salutò le Chiese del continente americano al suo arrivo nella capitale della Colombia dove si era recato per aprire i lavori della seconda Conferenza episcopale latinoamericana e caraibica, meglio conosciuta come “Medellín”. Era l’inizio di un susseguirsi di gesti profetici e paterni confermati poi da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
La prima visita di un Papa nel continente americano resta un evento indimenticabile, fra i primi eventi mediatici per milioni di donne e uomini dell’epoca; eventi che allora erano esperienze cariche di significati. La presenza di Paolo VI fu un abbraccio a tutti i popoli, a credenti e non credenti, cattolici e non, e così si ricordano ancora oggi quelle giornate memorabili. La partenza da Roma era stata funestata dalle notizie sull’invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati sovietici. A Fiumicino, al momento del congedo, Paolo VI confidò la sua grande amarezza per quegli avvenimenti affermando di essere pronto a rinunciare a quello storico viaggio se fosse stato utile a impedire l’aggravarsi della situazione.
Ma il dolore che affliggeva il Papa e il mondo intero non riuscì ad oscurare la gioia della visita pontificia: migliaia di colombiani si riversarono sulle strade per vedere il Successore di Pietro. Da parte sua, il Pontefice, non si risparmiò un solo istante e in tre giorni incontrò i vari rappresentanti della comunità ecclesiale ma anche contadini e operai, celebrando un’Eucaristia per commemorare il 23 agosto la “Giornata dello sviluppo”, occasione che utilizzò per spiegare in modo approfondito l’Enciclica “Populorum Progressio” che aveva pubblicato nel marzo 1967. Tra il 23 e il 24 agosto seguirono altri incontri: con le altre Chiese cristiane, con la comunità ebraica di Bogotá, con le religiose e le famiglie cristiane e poi una Messa in una povera parrocchia di periferia (Santa Cecilia). Il 24, il Papa dopo aver benedetto la nuova sede del Celam, pronunciò il suo celebre discorso di apertura della Seconda Conferenza generale degli episcopati latinoamericani e caraibici: in molti oggi lo ricordano come l’allocuzione “Dei tre indirizzi: spirituale, pastorale e sociale”.
Forum delle Associazioni familiari: più aiuti alle famiglie contro il carovita
◊ Più debiti per le famiglie italiane: in media ogni nucleo è esposto ad una mole di circa sedicimila euro, il 93% in più dal 2002, per sopperire all’acquisto di case, ma anche a spese di minore entità. Il dato arriva dalla CGIA, l’associazione Artigiani di Mestre, ma è solo l’ultimo di una lunga serie di preoccupanti rilevazioni sulla famiglia. Nei giorni scorsi, la denuncia dei rincari previsti in ottobre dalle associazioni di consumatori, pari a 600 euro per famiglia, e il boom dei prezzi segnalato dal ministero del Tesoro. Qual è dunque il quadro di vita reale delle famiglie italiane in questo momento particolarmente difficile? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Roberto Bolzonaro, responsabile della Commissione Fisco e finanze del Forum delle associazioni familiari:
R. – Si sta andando sempre peggio, non attuando delle politiche familiari adeguate. La maggior difficoltà a livello economico va a pesare soprattutto sulle famiglie ed in modo particolare su quelle famiglie che sono sotto il limite della soglia di povertà. Parliamo di due milioni e mezzo di famiglie.
D. – C’è per loro un monitoraggio, un servizio di assistenza sociale?
R. – Oggi il tutto è molto incentrato sull’assistenziale, specialmente per i casi più estremi, per la povertà assoluta. Tutto il resto - parliamo delle famiglie sotto la soglia di povertà relativa - sono ignorate a tutti i livelli.
D. – In autunno arriveranno nuovi rincari, si è detto nei giorni scorsi. In più il Tesoro segnala questo boom dei prezzi, soprattutto in pasta, latte, e pane, tutto ciò che serve insomma ad una famiglia. Come reagiscono le famiglie a questa nuova situazione?
R. – Cominciano a limitare i consumi. Fortunatamente, non possiamo dire che siamo alla fame, però il numero delle famiglie sotto un livello decente di vita aumenteranno sempre di più. La difficoltà della famiglia non sarà solo di tipo economico ma sarà anche di tipo generale. Intanto perché la gente si sposerà di meno, poiché sposarsi è un impegno economico, costruire una casa insieme significa affrontare delle spese in più, significa quindi abbassare il proprio tenore di vita, a maggior ragione con la nascita di un figlio.
D. – L’indebitamento cresciuto, anzi raddoppiato negli ultimi 5 anni, riguarda sempre di più, per le famiglie, il pagamento dei mutui. Si parla, a livello bancario, di rinegoziazione dei tassi ma anche di portabilità. Sono delle soluzioni adeguate?
R. – La rinegoziazione dei mutui, di cui si è tanto parlato ultimamente, si è rivelata una cosa che serve a poco, nel senso che poi dopo, come sempre, le banche, tra di loro, fanno – mi lasci dire il termine – “cartello”. Ecco, io credo che il problema casa sia soprattutto un problema di mancanza assoluta di una politica per la casa a tutti i livelli. Per il patrimonio immobiliare pubblico, attribuito alla famiglia, in Italia siamo a livello del 3, 4 per cento contro una media europea del 16 per cento.
D. - Dove bisogna intervenire?
R. – Noi chiediamo che vengano dati dei soldi per il pagamento degli interessi dei mutui e che poi si investano sostanziose risorse per la costruzione e diffusione da destinare in affitto e in vendita.
D. – Secondo l’esperienza vostra, di Forum delle famiglie, può una famiglia, nonostante le difficoltà, trovare ancora al suo interno, la forza e la ricchezza per andare avanti?
R. – Io ho visto che anche famiglie allo stato di miseria, comunque con dei principi solidi, hanno sempre dentro una grande ricchezza.
La Chiesa celebra Maria Regina dell'Universo. Mons. Liberati: un invito a non essere mediocri nell'amore
◊ Nel 1955, Pio XII la istituì come memoria liturgica, fissandola al 31 maggio. Il Concilio Vaticano II la pose più tardi a complemento della solennità dell’Assunta: la festa della Beata Maria Vergine Regina che la Chiesa celebra oggi mette in risalto la regalità della Madre di Cristo, esaltandola in particolare come Regina dell’Universo. Alessandro De Carolis ha chiesto di spiegare il senso di questa festività a mons. Carlo Liberati, arcivescovo prelato del Santuario mariano di Pompei, dove Benedetto XVI si recherà in preghiera il prossimo ottobre:
R. - A me sembra che il senso profondo sia la comunione profonda di pensiero, di affetto, di sentimento, di ideale, che la Madonna ha con il suo Figlio. La Madonna perché è grande? Perché è stata scelta dalla Santissima Trinità per diventare la Madre del Verbo: con il suo “sì” all’Angelo si è messa in comunione profonda, assoluta con l’amore del Padre. Quindi, il fatto che la Madonna entri in questa condivisione assoluta le provoca ormai una identificazione con la persona del Figlio. E lo avvertono subito gli apostoli, già dal Cenacolo, quando la vogliono presente nelle Eucaristie susseguenti alla risurrezione del Signore. La Madonna è Regina: regina di amore, regina dell’oblatività, regina dell’immolazione, se è necessario. Come il Figlio sulla Croce.
D. - Che cosa significa questo esempio di regalità messianica incarnato dalla Madonna per i cristiani del XXI secolo?
R. - Vuol dire che noi non possiamo, come cristiani, accettare nella vita le mezze misure, la mediocrità, la svogliatezza, l’apatia. Un cristiano che non ha passioni verso il bene, è un cristiano che vale poco. Un cristiano deve essere sempre una persona fervida, impegnata, motivata. Alle nozze di Cana, la Madonna invita Gesù a fare il bene: è mancato il vino, quindi tu supplisci perché tu sei l’amore. I cristiani del nostro tempo devono ricordarsi che non possono essere abulici, senza prendere posizione vera di fronte alla vita. Il tempo che Dio ci ha dato è tempo sacro, è l’unico, e chi spreca il poco tempo vuol dire che non è saggio, non è sapiente: non ha cioè la sapienza del dono dello Spirito Santo.
D. - Tra poco meno di due mesi, il 19 ottobre, Benedetto XVI sarà a Pompei come pellegrino mariano. Come vi state preparando a questo incontro con il Papa?
R. - Siamo ancora nella fase di riflessione. Presto ci metteremo a lavorare intensamente, perché vogliamo non solo dare al Papa una degna accoglienza, un’accoglienza affettuosissima, ma lo vogliamo mettere nella condizione di parlare al mondo attraverso il Santo Rosario: perché il Papa reciterà il Rosario nella nostra Basilica e cercherà di congiungere, nella testimonianza cristiana, l’imitazione di Cristo attraverso le virtù di Maria. Noi speriamo da questo incontro del Santo Padre nel nostro santuario, con la Vergine Santissima e le Opere di carità fondate da Bartolo Longo, un rinnovamento nella santità, nel fervore delle opere di carità. E io, anche da questa sede, ringrazio la sensibilità, la delicatezza, la finezza interiore del Santo Padre per aver accettato di venire a Pompei che, del resto, è uno dei suoi santuari, perché il Santuario di Pompei appartiene alla Santa Sede.
L’aiuto del Papa ai profughi della Georgia
◊ Benedetto XVI ha donato un assegno di 125 mila dollari in favore di quanti hanno dovuto abbandonare le loro case in seguito al conflitto in Ossezia del Sud. E’ quanto ha rivelato all’agenzia Zenit mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico per i latini del Caucaso. I due appelli del Papa per la pace in occasione della preghiera dell’Angelus del 10 e del 17 agosto scorsi hanno ricevuto vasta eco in Georgia. "In un Paese a maggioranza ortodossa – ha spiegato mons. Pasotto – ha fatto scalpore che il capo della Chiesa cattolica si interessasse in maniera così decisa del conflitto e che avesse a cuore la popolazione georgiana pregando per essa". Il conflitto iniziato lo scorso 7 agosto in Ossezia – ha proseguito l’amministratore apostolico per i latini del Caucaso - ha gettato nel panico la popolazione, anche nelle zone non colpite come la capitale, facendo riaffiorare improvvisamente i ricordi laceranti del conflitto di 18 anni fa con l’Abkhazia”. “I profughi – ha raccontato ancora mons. Pasotto – circa 80-90 mila, disseminati in 200 punti di accoglienza in città, per i primi giorni sono rimasti completamente in silenzio, non trovavano più le parole”. La Caritas, intanto, ha inviato nella cittadina un grosso carico di viveri perché la popolazione è allo stremo: “Sia il governo georgiano sia il patriarcato – ha spiegato il presule – hanno chiesto aiuto alla Chiesa cattolica e ci stiamo dando molto da fare con un grande spirito di collaborazione”. La popolazione georgiana si aspetta molto dalla comunità internazionale ma teme di essere lasciata sola. Si tratta di un timore condiviso dai responsabili della Caritas: “Adesso – ha affermato mons. Pasotto – gli aiuti internazionali non mancano” ma la situazione di precarietà può durare a lungo. In questa situazione “occorre che i media – ha concluso il presule – non si limitino a cercare il sensazionalismo, ma operino per il bene, per aiutare chi sta soffrendo e diano un’informazione il più possibile corretta”. (A.L.)
I vescovi messicani: dal rispetto della vita, dovere umano e cristiano, dipende il futuro dell'umanità
◊ Garantire il diritto alla vita per tutti e in maniera uguale per ogni persona, come insegna Benedetto XVI, è un dovere da cui dipende il futuro dell’umanità. E’ quanto sottolineano i vescovi messicani nel documento intitolato “La vita umana: un dono e un diritto”. La dichiarazione del comitato di presidenza della Conferenza episcopale messicana si inserisce nel dibattito in corso nel Paese sul fondamentale tema della vita. Nel documento si ricorda come tra tutte le sfide cui sono chiamati i messicani, assume particolare rilievo “il rispetto della vita umana”. Accogliere la vita con grande scrupolosità - scrivono i presuli messicani - “è un dovere umano e cristiano”. Tutti – aggiungono - dobbiamo lavorare per promuovere “la cultura della vita”. I vescovi del Messico, “mossi dalla certezza della fede in Gesù Cristo”, sottolineano come la vita umana sia “un dono, un regalo e un diritto”; per questo motivo – si legge nel documento firmato dal vescovo di Texcoco, mons. Carlos Aguiar Retes, presidente della Conferenza episcopale messicana – “nessuno ha il diritto di attaccare, reprimere, vendere, torturare, violentare, sequestrare ed uccidere”. “Riconoscere e rispettare il diritto alla vita per tutti – proseguono i presuli – è la base della vera democrazia e dell’autentico Stato di diritto”. Secondo i vescovi messicani, ledere questo diritto ci colloca tutti “in uno scenario di rischio del quale ci lamenteremo se non prenderemo le misure necessarie”. “La Chiesa cattolica – si sottolinea nel testo – nutre la speranza che prevalga il bene e che in Messico inizi una fase di maggior dialogo e solidarietà”. Come Chiesa – affermano poi i vescovi – ribadiamo che nessuna situazione giustifica affronti alla dignità degli individui, specialmente “per persone vulnerabili, indifese e ai margini della società”. I presuli confidano quindi “nello Stato e nelle istituzioni responsabili perché garantiscano il rispetto, la protezione della vita e la sicurezza di tutti”. Allo stesso tempo – concludono – “avvertiamo la necessità di un accordo nazionale” che comprenda i distinti livelli del governo per arrivare con chiarezza ed efficienza ad un dialogo e ad un intesa. (A cura di Amedeo Lomonaco)
Domenica in Cile la Marcia per la solidarietà
◊ Molti giovani cileni parteciperanno, domenica prossima, alla “Marcia per la solidarietà”. La manifestazione, promossa dalla Chiesa cilena, si chiuderà con la Santa Messa presieduta dal cardinale Francisco Javier Errázuriz, arcivescovo di Santiago. Nell’ambito di questa iniziativa sono anche previsti balli e spazi artistici incentrati sul tema “Vivere nel cuore di Cristo”. A questa festa per i giovani prenderanno parte numerose famiglie che potranno vivere questa esperienza tra canti e preghiere. La “Marcia per la Solidarietà” rientra tra le iniziative organizzate nel mese della Solidarietà: in questo periodo diverse istituzioni legate alla figura del Santo cileno padre Alberto Hurtado promuovono diversi eventi per favorire momenti di incontro tra le persone. (A.L.)
Filippine: appello congiunto dei vescovi e degli ulema per la pace
◊ La Conferenza episcopale e la Lega degli ulema delle Filippine (BUC) hanno lanciato un appello urgente sia al governo che al Comitato Centrale del Fronte islamico di liberazione Moro (MILF) perché cessino le ostilità a Mindanao, la vasta isola che si trova a sud del Paese. A Mindanao, dove vive un terzo del popolo filippino e una consistente minoranza dei musulmani del Paese (oltre 6 milioni di persone), sono attivi diversi gruppi di ribelli. I primi accordi di pace tra governo e MILF risalgono a trent'anni fa. Sotto la presidenza di Gloria Arroyo, nel 2001, è stato siglata un'altra intesa, le cui trattative sono ancora aperte e procedono a rilento. La dichiarazione, pubblicata questo ieri, è firmata dall'arcivescovo di Davao, mons. Fernando Capalla, dall'arcivescovo emerito Hilario Gomez, e da Hamid Barra, rappresentante della Lega degli ulema delle Filippine, l'organo che riunisce i dotti musulmani in scienze religiose del Paese. Nel messaggio – rende noto l’agenzia Zenit - i leader cattolici e musulmani chiedono ai due schieramenti di giungere ad una tregua immediata, che preveda il ritiro delle truppe, il rilascio di prigionieri e il ristabilimento dell'ordine nella zona settentrionale. La Conferenza episcopale delle Filippine invita inoltre i media ad evitare di dare informazioni che possano essere interpretate come una provocazione da parte dei combattenti. In un altro comunicato congiunto i rappresentanti cattolici e musulmani di Mindanao hanno condannato la violenza nella zona nord di Lanao, e l' “inutile perdita di vita umane e proprietà”. “In questi momenti in cui si mescolano troppi sentimenti di rabbia, paura, odio e confusione – si legge nel documento - chiediamo alle nostre comunità musumane e cristiane che conservino la calma e la fedeltà alla loro chiamata come creature di Dio Onnipotente e Misericordioso”. (A.L.)
Denuncia di Save the Children: in Italia, migliaia i minori coinvolti in forme di schiavitù
◊ Centinaia di bambini e adolescenti di entrambi i sessi, provenienti soprattutto da Nigeria e Romania ma anche da Africa e Asia, sono coinvolti in Italia in varie forme di schiavitù: tra queste, ci sono lo sfruttamento sessuale, attività illegali, accattonaggio, lavoro forzato, adozioni internazionali illegali e, si presume, anche il traffico di organi. E’ quanto emerge dal rapporto sui minori in Italia diffuso oggi da Save the Children alla vigilia della Giornata internazionale in ricordo della schiavitù e della sua abolizione. Il dossier, intitolato ‘Piccoli schiavi’, prende anche in esame la tratta di esseri umani nel mondo e in Italia: si stima che complessivamente le vittime di questo turpe fenomeno siano almeno 2,7 milioni. L’80 per cento è costituito da donne e bambini. Per quanto riguarda l’Italia le persone che hanno ricevuto assistenza e protezione tra il 2000 ed il 2007 sono state 54.559. Secondo il dossier, dall'est europeo provengono soprattutto quei minori sfruttati prevalentemente nella prostituzione, nell'accattonaggio, in attività illegali, mentre dall'Africa e dall'Asia giungono in Italia molti degli adolescenti impiegati nel lavoro forzato. Per quanto riguarda il coinvolgimento di bambini nel commercio internazionale di organi, sono state avviate alcune indagini. In particolare, è in corso un’inchiesta della Procura di Roma su un presunto traffico di minori dall’Albania, che si sospetta siano stati trasportati illegalmente in Grecia e in Italia per essere sottoposti ad espianti illegali. (A.L.)
Un piccolo comune della Liberia in aiuto dei profughi della Sierra Leone
◊ Un piccolo Comune della Liberia ha autorizzato la costruzione di 60 case per accogliere stabilmente centinaia di profughi fuggiti dalla Sierra Leone durante il conflitto civile degli anni ’90. Siglato dal municipio di Memeh, una cittadina pochi chilometri a nord di Monrovia, e dalla Commissione liberiana per l’accoglienza e il rimpatrio dei rifugiati, l'accordo - riferisce l'agenzia MISNA - prevede la concessione in usufrutto di 28 ettari di terra e la sistemazione di 48 famiglie. Il conflitto degli anni ‘90 ha provocato, in base a stime dell’ONU, circa due milioni di profughi. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), che finanzia il programma insieme con il governo locale, la decisione del Comune di Memeh è un passo importante verso la piena integrazione dei circa 3500 profughi della Sierra Leone ancora in Liberia. (A.L.)
Suor Liliana Ziletti eletta nuova superiora generale delle Figlie della Misericordia
◊ Suor Liliana Ziletti è la nuova superiora generale della Congregazione delle Suore Figlie della Misericordia. E' stata eletta nei giorni scorsi nel corso del Capitolo generale e succede a suor Emanuela Granci che ha guidato l'ordine per quattro mandati consecutivi. Le Figlie della Misericordia - ricorda il quotidiano Avvenire - sono state fondate nel 1841 da Giovanni Muzi, allora vescovo di Città di Castello, con il compito di assistere i malati in ospedale e negli istituti caritativi della diocesi. Il presule volle aggiungere, nella Regola, oltre ai voti di povertà, castità e obbedienza, quello dell'ospitalità e dell'accoglienza verso tutti e, in particolare, verso i bisognosi. Tra le recenti iniziative, c'è la pubblicazione di una biografia del fondatore scritta da Gianni Maritati e Raffaele Iaria e edita da Città Nuova Editrice. Attualmente, le Figlie della Misericordia sono una cinquantina e sono presenti, principalmente, in Umbria. (A.L.)
Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Trenta anni di storia in un libro
◊ “Era una cosa che non si vedeva. Un niente o quasi. Alle undici di sera, un appuntamento. Qualcosa che si confondeva con l’ombra. Un gruppo di ragazzi in mezzo alla tormenta che investiva l’Italia in quella fine degli anni ’70 (si era ad un mese dal ritrovamento del cadavere di Aldo Moro) si ritrova su invito di un insegnante di religione in chiesa per iniziare un pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto. E’ buio. Nessuno tra quanti sono impegnati a reggere le sorti del Paese si accorge di loro”. Inizia così il libro del caporedattore di Avvenire, Giorgio Paolucci, ‘Un popolo nella notte’, che sarà presentato mercoledì 27 agosto al Meeting di Rimini, con la partecipazione del vescovo di Fabriano-Matelica, mons. Giancarlo Vecerrica, ‘ideatore del pellegrinaggio, e di Giancarlo Cesana. Il volume ripercorre, attraverso i protagonisti, i trenta anni dell'iniziativa promossa da Comunione e Liberazione. "Questo libro - spiega l'autore - nasce dall’esigenza di raccontare un’esperienza di cui sono stato testimone. Partecipando negli anni alla Macerata-Loreto e tornando sempre arricchito da questa partecipazione, ho deciso di fissare sulla carta la ricchezza di questa partecipazione. Nell’intervista rilasciata al sito www.korazym.org Giancarlo Cesana spiega anche il motivo della grande partecipazione al pellegrinaggio da Macerata a Loreto: “Nella gioventù – sottolinea l’autore del libro ‘Un popolo nella notte’ - è più acuta una ricerca sul senso della vita ed il giovane più acutamente e più intensamente, avverte la necessità di una risposta”. (A.L.)
Iraq: raggiunto l’accordo per il ritiro delle truppe americane entro il 2011
◊ Si fa sempre più concreta l’ipotesi di un disimpegno degli Stati Uniti dall’Iraq. Le truppe americane lasceranno il Paese del Golfo entro la fine del 2011. Sono questi i termini dell’accordo concluso tra negoziatori di Washington e di Baghdad. Il ritiro comincerà gradualmente dal giugno del prossimo anno. Ora, l’intesa dovrà essere esaminata dalla presidenza collegiale irachena. Quale futuro si intravede, dunque, per l’Iraq? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a don Renato Sacco, di Pax Christi, rientrato di recente dal Paese iracheno:
R. - Credo che andrebbe detto, da una parte, che era meglio non andare, ascoltando Giovanni Paolo II, quando ci diceva che la guerra è un’avventura senza ritorno. Sul futuro che si prevede per l’Iraq, a dire il vero, sono un po’ perplesso, perché se gli Stati Uniti stanno costruendo la più grande ambasciata del mondo, proprio a Baghdad, non è che abbiano tanta voglia di togliersi da quel luogo così strategico per tutto il Medio Oriente. Credo anche che si possa controllare un Paese, non per forza girando per le strade, ma in altro modo. Il rischio è che poi si tenti di controllare politicamente ed economicamente un Paese, senza dare garanzie. Il diritto internazionale, però, prevedrebbe che la forza occupante si occupi della vita della gente.
D. - C’è una maturità nella gestione del Paese, assunta dalla nuova leadership irachena?
R. - Credo sia una maturità che vada aiutata: nel lavorare per il bene del Paese, nel ripudiare ogni forma di violenza.
D. - In quest’opera di aiuto, può avere un ruolo importante la comunità cristiana in Iraq?
R. - Credo che abbia un ruolo molto importante la comunità in Iraq ed anche i cristiani non in Iraq, per accompagnarli in questo difficile compito. con un impegno a favore della gente, contro la logica della violenza, perchè con la violenza non si ottiene nulla. Il rischio è che davvero sia proprio la presenza cristiana l’unica voce forte contro la violenza e credo che dobbiamo aiutarli a non sentirsi soli in questo impegno di pacificazione.
Georgia
L’esercito russo inizia a ritirarsi dalla città georgiana di Gori e ripiega entro i confini dell’Ossezia del sud. Dopo giorni di smentite e accuse, Tblisi conferma i movimenti delle truppe di Mosca e intanto il fronte della crisi si sposta lungo i confini delle provincie separatiste georgiane. Il servizio di Marco Guerra:
L'esercito russo ha iniziato a ritirarsi da Gori, promettendo di lasciare completamente la città georgiana entro le 17:00 locali e di ripiegare completamente in Ossezia del sud per le ore 20. La manovra delle colonne militari è stata comunicata telefonicamente da un generale russo al segretario del Consiglio di sicurezza georgiano, Alexandr Lomaia, che ha confermato la rimozione di due posti di blocco e la partenza di 12 blindati dalla città. Altre fonti riferiscono poi di una lunga colonna di veicoli diretti verso la regione separatista. In mattinata, il vicecapo di stato maggiore russo, Nogovitsin, aveva spiegato che il ritiro ''sarebbe stato completato entro la fine della giornata''. Ma dopo il susseguirsi di annunci, smentite e contro-smentite dei giorni scorsi, Tbilisi era ancora scettica sull’effettiva volontà di Mosca di far ripiegare l’esercito. Lo stesso responsabile del Comando statunitense in Europa, poche ore prima della conferma del ripiegamento, aveva denunciato un ritiro a “passo di lumaca”. Se a quanto sembra l’operazione sarà completata entro oggi, il fronte della crisi tornerà quindi lungo i confini delle provincie separatiste dell’Abkhazia dell’Ossezia del sud, sui quali Mosca ha detto già che installerà circa 36 checkpoint aggiuntivi rispetto a quelli presenti prima del conflitto. Intanto, dopo il parlamento dell'Abkhazia anche da quello dell’Ossezia del sud si è levata la richiesta formale a Mosca di riconoscere l'indipendenza di questa regione georgiana filorussa.
Pakistan
Il 6 prossimo settembre, il Pakistan sarà chiamato alle urne per eleggere il successore di Musharraf. La data delle elezioni presidenziali è stata resa oggi dalla Commissione elettorale centrale, il cui segretario ha precisato che le candidature potranno essere presentate formalmente a partire da martedì 26 agosto. Il nuovo capo dello Stato sarà eletto dal parlamento e dalle assemblee provinciali. In base alla Costituzione pakistana, il presidente va eletto entro trenta giorni dalla data in cui la massima carica istituzionale è rimasta vacante. Musharraf si dimesso lo scorso lunedì dopo un braccio di ferro con l'attuale governo di coalizione, che aveva minacciato di avviare una procedura di impeachment contro di lui, accusandolo di aver violato la Costituzione. Sul terreno, si registra intanto l’arresto del terzo kamikaze che ha rinunciato a farsi esplodere nel terribile attentato di ieri che ha fatto 64 morti.
Afghanistan
In Afghanistan, tre militari italiani sono rimasti feriti in modo non grave nell’esplosione che ha investito la loro pattuglia nelle vicinanze di Kabul. Si tratta dell’ennesimo atto di violenza nel Paese asiatico dove ieri hanno perso la vita 8 soldati della NATO, tre erano canadesi. L’Alleanza Atlantica ha smentito le voci di stampa riguardo alla morte per fuoco amico dei 10 militari francesi. Ieri, si sono svolti a Parigi i loro funerali.
Cina
Sono tre le vittime di due terremoti consecutivi registratisi oggi nel sud ovest della Cina, vicino alla frontiera con il Myanmar. Almeno un centinaio i feriti e diversi i danni. Dopo il sisma, le autorità hanno evacuato circa 3.400 persone dalla contea Yingjiang, nella provincia dello Yunnan, al confine con l’ex Birmania.
Algeria
Dopo la rivendicazione di al Qaeda per gli attentati che nei giorni scorsi hanno duramente colpito l’Algeria, cresce l’allarme terrorismo in tutta l’area del Mediterraneo. Negli attacchi sono morte complessivamente più di 50 persone. Nel messaggio di rivendicazione, un portavoce del Movimento terrorista, identificato come Salah Abu Mohammed, ha sostenuto che gli attacchi sono stati la risposta alla morte di un gruppo di 12 terroristi in Cabila. A Luciano Ardesi, giornalista esperto di Nord Africa, Stefano Leszczynski ha chiesto se la presenza di al Qaeda in Algeria rappresenti una novità:
R. - Già i gruppi che si erano radicati 10, 15 anni fa in Algeria, avevano, due anni fa, deciso di darsi un’etichetta comune, quella di al Qaeda per il Maghreb. Diciamo che quindi non è una novità. E' la conferma però di una strategia, quella di legare la propria azione ad un’azione più universale che è quella di al Qaeda e del movimento che intende colpire in qualsiasi modo.
D. - Perché questi gruppi decidono di far riferimento ad al Qaeda in maniera del tutto autonoma, tra l’altro?
R. - Perché questi gruppi sono rimasti isolati tra di loro ed anche relativamente staccati ormai dalla popolazione. Il fatto di darsi un’etichetta comune naturalmente rafforza la loro azione, sia di propaganda sia, in prospettiva, nel creare alcuni legami organici. Però, per quel che riguarda i gruppi in Algeria, bisogna tener presente che ce ne sono di particolarmente pericolosi proprio perché radicati già da molti anni nel Paese.
D. - Che pericoli ci sono che questo terrorismo arrivi in Europa?
R. - E’ chiaro che esistono già da molti anni dei rapporti organici con delle cellule che sappiamo essere presenti in Europa e soprattutto nei Paesi del Bacino del Mediterraneo. E’ vero che, diciamo, la politica di sicurezza, inaugurata da questi Paesi negli ultimi anni, rende questi collegamenti estremamente difficili. Ma è naturale pensare che questi gruppi abbiano come obiettivo quello di creare una rete di collegamento sempre più stretto tra di loro.
Italia: immigrazione
Proseguono i drammatici viaggi della speranza verso Lampedusa. Solo questa mattina, sull’isola sono sbarcati 349 immigrati mentre la Guardia costiera ha già avvistato un’altra imbarcazione con 90 clandestini. Questi si aggiungono agli oltre 400 arrivati ieri. Sbarchi anche sulla costa jonica calabrese, dove oggi sono giunti trenta uomini di nazionalità egiziana. Per il punto sulla situazione a Lampedusa, al microfono di Linda Giannattasio parla la dottoressa Susàn Diku, dell’Istituto nazionale di medicina dell’immigrazione e della povertà, che in questo momento sta operando nel centro di prima accoglienza dell’isola:
R. - Noi siamo qui dall’11 di agosto e abbiamo trovato una situazione di emergenza. Negli ultimi tre giorni, però, gli sbarchi si sono fatti più frequenti, con punte di cinque sbarchi al giorno. Da ieri ad oggi, il numero dei presenti ha toccato punte molto alte. In questo momento siamo intorno a 1600 presenze. Nel centro abbiamo trovato diverse realtà che operano e la cosa importante da sottolineare è proprio la disponibilità e il senso di accoglienza che caratterizza tutti gli operatori, perchè il nostro incontro non è solo medico, ma anche di comunicazione.
D. - In che condizioni si trovano le persone che raggiungono Lampedusa?
R. - Alcune persone non sono nemmeno in condizioni di camminare e sono disidratate. E’ una situazione estrema di sofferenza. Tutto dipende dall’età, dalle storie che hanno alle spalle. Come arrivano al molo, subito c’è la distribuzione dell’acqua. Poi, i colleghi che fanno lo screening generale segnalano i casi da sostenere immediatamente qui nel centro. Appena qui, le persone vengono di nuovo reidratate con soluzione a base di sali minerali. E’ un luogo dove ognuno di noi dovrebbe passare, per capire la drammaticità di questo evento al quale nessuno può rimanere insensibile. (Panoramica internazionale cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 235
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