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Sommario del 19/08/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Nelle prossime settimane le Beatificazioni di 6 Servi di Dio: tra loro un martire delle foibe, i genitori di Santa Teresa di Lisieux e il confessore di Suor Faustina Kowalska
  • Il 36.enne Daniel Rudolf Anrig nominato da Benedetto XVI nuovo comandante della Guardia Svizzera
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Chiesa filippina in favore del dialogo per riportare la pace nell'isola di Mindanao, teatro di scontri tra fondamentalisti ed esercito. Intervista con padre Cervellera
  • La tragedia delle vittime in mare dell'immigrazione clandestina. Il bilancio dell'osservatorio "Fortress Europe" nell'intervista a Gabriele Grande
  • La “Chiesa in missione presso gli esclusi”: da domani, a Lourdes, il pellegrinaggio dei gitani e degli itineranti. Intervista con Riccardo Colia
  • Parte domani la 40.ma edizione dei Seminari internazionali sulle emergenze planetarie di Erice. Intervista con il prof. Antonino Zichichi
  • In Siria, i cristiani celebrano l'Anno Paolino con numerose iniziative: Intervista con padre Antonio Musleh, parroco a Damasco
  • Chiesa e Società

  • Al dramma dell’aborto si aggiunge il dramma di una società incapace di sostenere le condizioni di fragilità: è la denuncia dell’associazione “Scienza e Vita”
  • Salvare le bambine di Betania. E’ la missione della Casa di Lazzaro gestita da una donna araba cristiana
  • Nuove possibilità dopo la nascita di un’area di libero scambio tra i Paesi dell’Africa australe
  • Le Nazioni Unite promuovono “mille microprogetti” in Costa d’’Avorio a favore degli ex ribelli
  • Alla Cittadella di Assisi, da giovedì prossimo al via il 66.mo Corso internazionale di studi cristiani
  • A fine agosto, in Puglia, l’incontro nazionale dell'Ordo Virginum, dedicato alle consacrate italiane
  • Dall’Asia all’Africa è allarme per la contaminazione delle acque usate per la coltivazione da milioni di persone
  • A Instabul, il vertice Turchia-Africa per la cooperazione economica e commerciale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Vertice NATO a Bruxelles sulla crisi in Caucaso. Le truppe russe, intanto, cominciano a ritirarsi dalla Georgia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nelle prossime settimane le Beatificazioni di 6 Servi di Dio: tra loro un martire delle foibe, i genitori di Santa Teresa di Lisieux e il confessore di Suor Faustina Kowalska

    ◊   L’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Pontefice ha comunicato che, nelle prossime settimane, avranno luogo i Riti di Beatificazione di 6 Servi di Dio. Si tratta di Vincenza Maria Poloni, fondatrice dell’Istituto delle Sorelle della Misericordia, domenica 21 settembre a Verona; padre Michele Sopoćko, confessore di Suor Faustina Kowalska e fondatore della Congregazione delle Suore di Gesù misericordioso, domenica 28 settembre a Bialystok in Polonia. Due le Beatificazioni che si celebreranno il 4 ottobre: quella di Francesco Pianzola, fondatore delle Suore Missionarie dell’Immacolata Regina della Pace, a Vigevano, e quella di padre Francesco Giovanni Bonifacio, “martire delle foibe”, a Trieste. Infine, il 19 ottobre, la Beatificazione di Louis Martin e Zélie Marie Guérin, genitori di Santa Teresa del Bambino Gesù, a Lisieux in Francia. Alessandro Gisotti si sofferma su alcuni tratti di queste figure luminose nella vita della Chiesa:

    (musica)

     
    “L’apostolo della Lomellina”: in provincia di Pavia è così che ricordano padre Francesco Pianzola, che nella prima metà del ‘900 dedica la sua vita ai più bisognosi, ai lavoratori dei campi della sua terra. Annuncia il Vangelo nelle campagne, ma anche nelle fabbriche. E quando muore, nel 1943, consumato dalle fatiche e dalla carità, la sua gente lo chiama subito Santo, “il prete santo delle mondine”. Vittima della ferocia comunista è padre Francesco Giovanni Bonifacio, “martire delle foibe”. Nato nel 1912 in Istria da una famiglia umile e profondamente cristiana, Francesco viene ordinato a 24 anni. Vicino ai bisogni dei più poveri a cui si dedica senza risparmio di energia, il giovane sacerdote diventa una figura scomoda alla propaganda antireligiosa jugoslava voluta dal maresciallo Tito. La sera dell’11 settembre 1946, rincasando da Grisignana, don Francesco viene barbaramente ucciso da due uomini della guardia popolare e il suo corpo gettato in una foiba.

     
    Testimone della Misericordia, la Beata Vincenza Maria Poloni nasce a Verona nel 1802. Fonda un istituto religioso che si prende cura dei poveri e dei bisognosi. Un seme che ha dato molto frutto dopo la morte della sua fondatrice, nel 1855. Oggi, le Sorelle della Misericordia sono presenti in tre continenti: dall’Italia al Brasile, dalla Germania all’Angola. Legato alla figura di Suor Faustina Kowalska è padre Michele Sopoćko che fu confessore della Santa della Divina Misericordia. Nato nel 1888 nell’arcidiocesi di Vilnius, da sacerdote si dedicò con fervore ad un’imponente attività come vicario parrocchiale, cappellano militare, formatore di giovani, direttore spirituale del seminario, professore di Teologia e autore di diverse pubblicazioni.

     
    Grande festa a Lisieux per la prossima Beatificazione dei genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, Louis Martin e Zélie Marie Guérin. Di loro, la mistica carmelitana scriverà: “Avevo soltanto buoni esempi intorno a me. E naturalmente volevo seguirli”. La loro vita, che attraversa l’800, è la testimonianza di una quotidianità vissuta alla presenza di Dio. L’educazione dei figli, il modo in cui affrontarono il dolore e le difficoltà, il loro amore per i bisognosi rendono questa coppia di sposi un modello anche per le famiglie di oggi.

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    Il 36.enne Daniel Rudolf Anrig nominato da Benedetto XVI nuovo comandante della Guardia Svizzera

    ◊   Da oggi, la Guardia Svizzera ha un nuovo comandante. Benedetto XVI ha nominato a capo del corpo militare pontificio, con il grado di colonnello, il 36.enne Daniel Rudolf Anrig. Originario del Cantone svizzero di San Gallo, il neo comandante è sposato e ha quattro figli. Ventenne, ha prestato servizio come alabardiere della Guardia dal 1992 al 1994. Tornato in Patria, si è laureato in Diritto civile ed ecclesiastico presso l’Università di Friburgo ed ha poi ricoperto la carica di assistente di cattedra di Diritto civile presso la medesima Università.

    Dal 2002 al 2006, il colonnello Anrig è stato capo della Polizia criminale del Cantone di Glarona, quindi - dopo la nomina a capitano dell’Esercito svizzero - ha ricoperto la carica di comandante generale del Corpo di Polizia del Cantone di Glarona.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina un articolo di Gian Paolo Salvini, direttore de “La Civiltà Cattolica”, dal titolo “L’Olimpiade a Pechino una possibilità”

    La Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa in Cina un anno dopo. Due articoli di commento scritti da padre Wojciech Giertych, teologo della Casa Pontificia, e da don Savio Hon Tai-Fai, membro della Commissione Teologica internazionale

    Nell’informazione internazionale, in rilievo le dimissioni del presidente pakistano Pervez Musharraf. Un articolo di approfondimento di Gabriele Nicolò dal titolo “Il Pakistan e la sfida della democrazia”

    “L’italiano Cola Pesce nuotava anche in Normandia”. Raffaele Alessandrini sulle “Leggende del mare” di Maria Savi-Lopez

    “Spettri di metallo nei labirinti dell’inconscio”. Giuseppe Appella illustra la mostra dedicata allo scultore statunitense Ibram Lassaw in corso ai Sassi di Matera

    Nicola Gori intervista mons. Giulio Viviani, Cerimoniere pontificio e cappellano del Corpo della Gendarmeria Vaticana

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    Oggi in Primo Piano



    La Chiesa filippina in favore del dialogo per riportare la pace nell'isola di Mindanao, teatro di scontri tra fondamentalisti ed esercito. Intervista con padre Cervellera

    ◊   Aspri scontri nel sud delle Filippine tra l'esercito e i ribelli separatisti musulmani del Fronte Moro hanno provocato altre decine di vittime nell'isola di Mindanao, molti dei quali civili. Ultimamente è stata impostata una trattativa, appoggiata sia dai vescovi locali che dai vertici islamici, per portare ad ampie forme di autonomia per le regioni islamiche e che il Fronte Moro sembrava propenso ad accettare. Ma, di recente, la Corte Costituzionale di Manila ha bloccato l’intesa in quanto anticostituzionale. Sulla possibilità che quest’accordo possa essere varato, Giancarlo La Vella ha sentito padre Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia del PIME, AsiaNews:

    R. - Lo stanno indicando i vescovi filippini da diversi giorni e anche gli ulema, che nelle Filippine hanno costruito un gruppo interconfessionale. Loro dicono di riprendere il dialogo e di spiegare bene la proposta di questo memorandum di accordo, secondo il quale circa 700 villaggi dovrebbero passare sotto la giurisdizione del Moro Islamic Liberation Front e dovrebbero fare una regione autonoma islamica. Questa proposta è una cosa che non è stata spiegata al pubblico e né i cristiani, né i musulmani fino ad ora l’avevano accettata. I cristiani perché hanno avuto paura che nascesse qualcosa di simile ad una repubblica islamica e i musulmani perché dicono che è troppo poco. E allora, appunto, vescovi e ulema, come pure la leadership del Moro Islamic Liberation Front, stanno spingendo appunto per attuare invece questo accordo.

     
    D. - La soluzione in questo momento migliore, considerando che Mindanao è da tempo fuori del controllo del governo di Manila…

     
    R. - Sì e poi, soprattutto, c’è sempre il conflitto che ormai da 30 anni ha fatto 120 mila morti e nel quale ogni tanto ci sono dei gruppi che si scagliano contro l’esercito, generando una situazione che causa molte vittime tra i civili. La posizione della Chiesa locale è quella di affrontare finalmente questo dialogo e trovare un accordo in cui, forse, tutti restano un po’ scontenti ma in cui ognuno rinuncia a qualche cosa per la sicurezza della popolazione civile. Il punto è proprio questo, che non bisogna cercare di trovare vantaggi per i gruppi armati o per l’esercito, ma per il bene dello sviluppo della popolazione civile.

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    La tragedia delle vittime in mare dell'immigrazione clandestina. Il bilancio dell'osservatorio "Fortress Europe" nell'intervista a Gabriele Grande

    ◊   Non si arrestano le stragi dell’immigrazione clandestina nel Mediterraneo. Sono già quasi 400 le vittime documentate nel primo semestre di quest’anno, contro le 556 di tutto il 2007. Solo nel mese di luglio sono state 158, tra le quali 13 bambini, secondo i dati dell’Osservatorio "Fortress Europe". Dati sui quali pesano le misure comunitarie e l’azione di strumenti di controllo e respingimento come Frontex, l’Agenzia europea per i controlli di frontiera. Linda Giannattasio ha chiesto a Gabriele del Grande, fondatore di "Fortress Europe", un bilancio delle vittime del mare:

    R. - Dall’inizio del 2008, stiamo assistendo fondamentalmente a una diminuzione degli arrivi verso la Spagna. Abbiamo un aumento invece degli arrivi via mare in Italia e in Grecia. Per quanto riguarda il numero delle vittime, abbiamo notato sicuramente un aumento delle vittime nel canale di Sicilia. Dall’inizio dell’anno, sono già 400 le vittime documentate sulla stampa: durante tutto il 2007 erano state 560. Ovviamente, è un dato approssimato per difetto, perché poi in realtà nessuno, in mezzo al Mediterraneo, può verificare quanti naufragi avvengano. Tuttavia, il dato ci dice che, se da un lato aumentano gli sbarchi, contemporaneamente aumentano anche le vittime in mare e nel canale di Sicilia.

     
    D. - Qual è il Paese d’origine della maggior parte delle vittime?

     
    R. - Quest’anno, c’è stato un cambiamento: nei primi sei mesi dell’anno, la prima nazionalità è stata quella dei somali, seguita da Nigeria, Tunisia, Ghana, Eritrea, Etiopia. Dunque, vediamo che da un lato sono diminuiti gli arrivi - perlomeno per quanto riguarda l’Italia - dei cittadini dei Paesi del Nord Africa, salvo forse la Tunisia, e dall’altro invece è aumentato il numero di rifugiati politici, che viaggia su quelle rotte. Una persona su tre di quelle che sbarcano a Lampedusa verrà poi riconosciuta come rifugiato politico.

     
    D. - Quanto incidono le politiche comunitarie, le missioni Frontex e anche i provvedimenti dei singoli Stati sulle rotte dell’immigrazione e anche sul bilancio delle vittime?

     
    R. - Diciamo che con la progressiva chiusura della rotta spagnola, che è molto pattugliata, la pressione migratoria sulle rotte nel Mediterraneo si è spostata piuttosto in questi anni verso l’Italia e verso la Grecia. L’aumento del pattugliamento in mare fa sì che le rotte poi si spostino su percorsi spesso più lunghe, più pericolose: ormai si viaggia tre, quattro, cinque giorni in mare, su imbarcazioni sempre più piccole, proprio per sfuggire ai pattugliamenti. Per il momento, il pattugliamento di Frontex nel canale di Sicilia in realtà sta facendo poco o niente. Rispetto a quelli che sono gli obiettivi di Frontex, non si è ancora raggiunto il respingimento in Libia: ovvero il respingimento verso le coste di partenza, che rappresenta una grave minaccia per i migranti, soprattutto per i rifugiati che viaggiano verso l’Italia. Quello che talvolta dimentica Frontex è che sulle frontiere europee non viaggiano soltanto migranti economici, viaggiano anche rifugiati politici: il 90% degli immigrati irregolari che oggi si trovano in Italia è arrivato con un visto turistico in aereo. Dal mare, arriva soltanto il 10% dell’immigrazione irregolare italiana, ma arriva invece il 60% dei circa 15 mila richiedenti asilo politico. Respingere queste persone in Libia, o in Paesi più rigidi significa respingere una persona in un Paese in guerra dove rischia la vita.

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    La “Chiesa in missione presso gli esclusi”: da domani, a Lourdes, il pellegrinaggio dei gitani e degli itineranti. Intervista con Riccardo Colia

    ◊   Da domani, i dintorni di Lourdes si riempiranno di roulotte e almeno 40 mila nomadi pregheranno davanti alla grotta della Vergine. L’occasione è il pellegrinaggio dei gitani, presentato stamani presso i Santuari di Lourdes, che si concluderà il prossimo 25 agosto. Il pellegrinaggio si iscrive in una delle dodici “missioni” giubilari di Lourdes, quella della “Chiesa in missione presso gli esclusi”. Su questa iniziativa ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, Riccardo Colia, responsabile per l’animazione della Cité Saint Pierre, raggiunto telefonicamente nella città mariana:

     
    R. - Ci saranno carovane di gitani per il pellegrinaggio. Queste persone cercheranno di incontrare di nuovo Maria, come lo fanno già di sovente. Noi speriamo, come Cité Saint Pierre, come Caritas Internazionale, di far cambiare un po’ lo sguardo che le persone “normali” hanno verso i gitani. Ci sono dei cliché, a volte dei pregiudizi, ma i nomadi sono pieni di ricchezze enormi dal punto di vista della fede. Incontrarli, soprattutto per le persone che vengono da fuori, significa veramente fare uno sforzo perché la Chiesa sia partecipe, soprattutto, verso queste persone: persone che sono un po’ ai margini delle nostre società. Gente che noi vediamo vivere, sotto-vivere, con difficoltà enormi, e che anche noi come Chiesa a volte facciamo difficoltà ad accettare. Noi invitiamo tutti ad incontrare queste persone, perché a volte scopriamo anche delle cose di noi stessi che non riuscivamo a far venir fuori. Sicuramente avremo la possibilità, in questi cinque giorni, di incontrare i nostri fratelli gitani.

     
    D. - Quali insegnamenti, orientamenti, possiamo ricavare dalla fede dei nostri fratelli gitani?

     
    R. - Sicuramente, i gitani hanno una semplicità nelle loro parole. Non fanno molti giri di parole nel dire “Voglio bene a Maria”: lo cantano. E hanno una fede, per esempio, molto più spiccata per i loro defunti. E’ un’altra modalità della fede, della preghiera, del modo di pregare, del modo di approcciarsi alla Chiesa.

     
    D. - Il pellegrinaggio, che incomincerà domani, precede - tra l’altro - il viaggio del Papa in Francia dal 12 al 15 settembre, in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes. Qual è il legame del popolo nomade con il Santo Padre?

     
    R. - E’ un legame abbastanza forte: il Papa viene riconosciuto come Pastore. E’ visto come la figura emblematica di unione della Chiesa. Il Santo Padre è riconosciuto come autorità.

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    Parte domani la 40.ma edizione dei Seminari internazionali sulle emergenze planetarie di Erice. Intervista con il prof. Antonino Zichichi

    ◊   Inizia domani ad Erice, in provincia di Trapani, la 40.ma edizione dei Seminari internazionali sulle emergenze planetarie, organizzati dalla Federazione mondiale degli scienziati e dal Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” che ha sede nella città siciliana. I temi dell’incontro 2008 impegneranno 120 scienziati provenienti da 70 centri di ricerca del mondo e saranno incentrati sulla crisi energetica mondiale, la climatologia, le ricadute dei cambiamenti climatici sulla salute, la situazione del disarmo e della non proliferazione. Luca Collodi ne ha parlato con il prof. Antonino Zichichi, fondatore del centro "Ettore Majorana":

    R. - La crisi energetica mondiale è un problema grande, perché ben due miliardi di persone si affacciano sul piano di quello che noi chiamiamo il "livello di vita" al quale siamo abituati. Noi siamo 800 milioni di privilegiati, ma ci sono due miliardi di persone che vorrebbero avere la stessa quantità di energia che noi utilizziamo. Il prezzo del petrolio che è alle stelle è l’indice di cosa voglia dire il bisogno di energia. Noi siamo divoratori di energia e non possiamo pretendere che gli altri stiano a guardare senza chiedere nulla. La via d’uscita qual è? Questo sarà un tema centrale e, secondo gli studi da noi fatti, la via d’uscita è il nucleare. Il nucleare è stato demonizzato, ma è una delle più grandi conquiste dell’intelletto umano. Immagini di avere una macchinetta in cui mette un euro ed esce un panino e un’altra macchinetta in cui mette un euro ed escono un milione di panini. Quale macchinetta utilizzerebbe? L’energia nucleare vuol dire risparmiare un milione di volte nella trasformazione di massa in energia.

     
    D. - Torniamo sulla crisi energetica mondiale. Lei dice di riscoprire il nucleare, ma la gente sembra averne paura. Questo è un elemento di cui tener conto o no?

     
    R. - Giusto. Bisogna spiegare alla gente che il problema nucleare è un problema che va affrontato con rigore scientifico.

     
    D. - Prof. Zichichi, tutti i giornali scrivono che il tempo sta cambiando: c’è l’effetto serra, fa più caldo, c’è siccità. Lei ci crede a queste cose o no? Sono vere o no?

     
    R. - Questo sarà un tema al centro dei seminari. Quali sono le evidenze per dire che sta cambiando il tempo? Bisogna non dimenticare che è nata proprio ad Erice la critica profonda sulle strutture matematiche di questi modelli. Qualunque cosa si può descrivere con un modello matematico. Nel modello matematico il poter fare previsioni deve essere credibile. Perché la scienza è credibile? Perché quando dice che accade qualcosa, poi veramente accade. Se la Cometa di Halley non fosse apparsa nei cieli... E’ così che incomincia la credibilità scientifica e noi dobbiamo difendere questa credibilità e dobbiamo dire che cosa è scienza e che cosa sono chiacchiere. Qui sarà discusso tutto ciò che riguarda le evidenze in base alle quali sta cambiando il clima. Non dobbiamo dimenticare che il clima è cambiato parecchie volte negli ultimi 500 milioni di anni. Quattro volte i ghiacciai sono stati completamente distrutti e si sono rifatti. Perché nel Polo Nord c’è il petrolio? Perché il Polo Nord era pieno di alberi, centinaia di milioni di anni fa. Quindi, bisogna capire come stanno le cose per intervenire. E qui si fa rigorosamente un’analisi scientifica di tutto ciò che sappiamo.

     
    D. - In altre parole, lei dice che la natura ha un suo corso, indipendentemente da quello che pensano gli uomini o che possono scrivere i giornali...

     
    R. - Assolutamente sì.

     
    D. - Questi cambiamenti climatici poi ricadono sulla salute dell’uomo...

     
    R. - Un tema che sarà trattato qui riguarda l'analisi di quali siano le conseguenze di queste cosiddette variazioni climatiche. Quindi, bisogna studiare queste componenti per far capire che cosa veramente stia accadendo, se sta accadendo qualcosa. C’è una scuola di pensiero, la quale dice che non è vero niente, per esempio. Analizzare, quindi, in modo rigoroso questi temi vuol dire dare all’umanità una risposta corretta su che cosa veramente noi sappiamo.

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    In Siria, i cristiani celebrano l'Anno Paolino con numerose iniziative: Intervista con padre Antonio Musleh, parroco a Damasco

    ◊   A circa due mesi dall'inizio dell’Anno Paolino, proseguono in molte comunità le iniziative che celebrano questo importante evento giubilare. E' il caso del milione di cristiani residenti in Siria, che ricordano in particolare l’evento della Conversione di San Paolo, avvenuto sulla strada di Damasco. Luca Collodi ha raccolto la testimonianza di padre Antonio Musleh, religioso melchita, parroco di San Giovanni Damasceno a Damasco:
     
    R. - L’Anno Paolino, per i siriani e in particolare per i damasceni, significa vivere di nuovo con San Paolo, vivere la sua missione. San Paolo è venuto a Damasco portando l’odio, la rabbia, la voglia di uccidere i cristiani ed è uscito dalla Siria portando Gesù Cristo, portando la pace a tutto il mondo. E il mondo odierno ha bisogno della pace di Gesù. Oggi, abbiamo bisogno di far vivere San Paolo dentro di noi per portare Gesù, per portare la pace da Damasco al mondo.

     
    D. - Come procede l’integrazione con i cristiani in fuga dall’Iraq che arrivano in Siria?

     
    R. - Bisogna distinguere tra due gruppi. Quelli venuti avendo come progetto il vivere e il rimanere in Siria: questi cristiani cercano di integrarsi lavorando o cercando un lavoro, una casa. Poi ci sono i cristiani che sono venuti solo con l’idea di avere un visto per andare in Occidente, credo che possano creare qualche problema di integrazione.

     
    D. - Come vivono i cristiani in Siria?

     
    R. - Grazie al Signore, stanno bene. Posso dire che la Siria sia un esempio, un modello per la convivenza tra tutte le comunità religiose, anche per i non cristiani, i musulmani o, quando c’erano, gli ebrei.

     
    D. - Qual è il segreto di questo equilibrio, di questo dialogo? In Occidente, spesso, i commenti sulla libertà religiosa nei Paesi arabi non sono positivi...

     
    R. - In Siria, ci sono due elementi da considerare, secondo me. Il primo sta nella natura delle persone: la nostra gente ha una natura pacifica e ha vissuto così per 14 secoli. Oggi, grazie ai mezzi di comunicazione, il fondamentalismo è diffuso in tutto il mondo. Ma se in Siria c’è ancora equilibrio, è grazie al governo - e soprattutto al presidente - che ha voluto questo e si sta facendo di tutto per mantenere tale equilibrio fra tutte le comunità religiose.

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    Chiesa e Società



    Al dramma dell’aborto si aggiunge il dramma di una società incapace di sostenere le condizioni di fragilità: è la denuncia dell’associazione “Scienza e Vita”

    ◊   In un’intervista all’agenzia Fides, il presidente dell’associazione “Scienza e Vita”, Maria Luisa Di Pietro, ribadisce che l’aborto rappresenta “una profonda lacerazione per la società” e la preoccupazione di uno Stato dovrebbe essere quella di prevenirne il ricorso e non “trasformarlo in diritto”. La professoressa Di Pietro evidenzia come, nella maggioranza dei casi, l’interruzione di gravidanza avvenga in presenza di malformazioni o anomalie, per questo va denunciata una diffusa mentalità che prevede il rifiuto del bambino non ancora nato o malato. “Al dramma dell’aborto - dice la Di Pietro - si aggiunge il dramma di una società che non è in grado di accogliere e sostenere le condizioni di fragilità anche estreme, come quelle determinate dall’innocenza e dall’eventuale sovrapporsi di una malformazione o di un’anomalia”. Per questo ci si trova di fronte ad una nuova eugenetica che implica la “totale perdita del senso dell’uomo che porta all’offuscamento dello ‘sguardo’ sull’altro, alla ricerca dell’efficienza a tutti costi, all’inaridimento del cuore di chi preferisce non guardare, all’assenza di un sorriso per quei genitori che hanno deciso di accogliere - nonostante tutto - il figlio malato”. Sul diritto all’aborto, il presidente di “Scienza e Vita” ricorda l’Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II. Nell’enciclica, si ribadisce che il riconoscimento di tale diritto vuol dire “attribuire alla libertà umana un significato perverso e iniquo: quello di un potere assoluto sugli altri e contro gli altri. Questa è la morte della vera libertà”. “Lasciarsi guidare da una immagine integrale dell’uomo, che rispetti tutte le dimensioni del suo essere - continua la Di Pietro - è il vero modo di vivere la libertà: se si perde questa consapevolezza, si corre il grande rischio di arrivare alla negazione e alla distruzione della stessa umanità”. Richiamando poi la “congiura del silenzio” evocata da Benedetto XVI sull’aborto, Maria Luisa Di Pietro sottolinea che essa favorisce la diffusione di questa pratica in particolare “laddove si tacciono i danni psicologici dell’esperienza abortiva, si sottovalutano i numeri per dimostrare che le leggi sull’aborto funzionano. Laddove - prosegue - si nasconde la verità con le parole: non più aborto ma interruzione volontaria di gravidanza. Laddove gli educatori non raccolgono la grande sfida della vita: per riportare al centro il valore dell’essere umano chiamato all'esistenza e il vero significato della sessualità e della procreazione responsabile".(B.C.)

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    Salvare le bambine di Betania. E’ la missione della Casa di Lazzaro gestita da una donna araba cristiana

    ◊   "Lazarus Home", la casa di Lazzaro, è l’unico orfanatrofio femminile della Cisgiordania. Nato nel 1997 a Betania, piccolo villaggio palestinese non lontano da Gerusalemme, è gestito da Samar Sahar, una donna araba cristiana che “ha rinunciato ad una famiglia - si legge su Avvenire - per dare una famiglia a chi l’ha perduta”. Nella palazzina di due piani sono ospitate trenta giovani: qui, oltre a Samar, ci sono altre donne - cristiane e musulmane - che si prendono cura delle ospiti garantendo loro anche l’istruzione presso la scuola delle suore comboniane. Dalla seconda Intifada ad oggi, la situazione della popolazione è peggiorata perché è aumentata la disoccupazione e si sono moltiplicati i disagi e le sofferenze. Il 60 per cento vive al di sotto della soglia della povertà, con meno di due dollari al giorno, mentre tremila sono i bambini che perdono la vita a causa di malattie assolutamente curabili. Ancora più complicata la vita per chi è cristiano in un luogo a maggioranza musulmana: a Betania ci sono sei moschee e l’emiro del Qatar ha messo a disposizione 300 mila dollari per la costruzione di un altro grande luogo di culto. Samar si è anche dovuta difendere dalle accuse di proselitismo religioso e lo ha fatto pubblicando a Londra un libro dal titolo: “In che lingua piange un bambino? L’amore di Gesù non è contro nessuno, anche chi ci è ostile lo riconosce”. A chi le chiede perchè fa tutto questo, lei risponde che è l’amore per quel Gesù che vede dentro ogni uomo. "Qui alla Casa di Lazzaro - dice Samar - ognuno è abbracciato per quello che è, e impara che la misericordia di Dio non ha e che si può sempre ricominciare”. Sono molti i musulmani che stimano questa donna, aiutata solo da 360 parrocchie anglicane inglesi, da numerose adozioni a distanza in collaborazione con l’ONG italiana AVSI e da donazioni varie. Ricordando un proverbio arabo che dice: “Chi aiuta una donna aiuta una nazione”, Samar prosegue dritta sulla sua strada perché, afferma, “dare un’educazione a queste creature è dare un futuro alla Palestina”. (B.C.)

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    Nuove possibilità dopo la nascita di un’area di libero scambio tra i Paesi dell’Africa australe

    ◊   Per dare un maggior impulso alla crescita economica, i Paesi dell’Africa australe (SADC) hanno promosso la Free trade area, un’area di libero scambio che prevede l’esenzione totale da dazi per le merci dei Paesi aderenti all’organismo. Un’iniziativa, nata nell’ambito del XXVIII vertice della SADC tenutosi lo scorso fine settimana in Sudafrica, che precede la creazione di una piena unione doganale entro il 2010, di un mercato comune entro il 2015 e la nascita di una moneta unica per l’Africa australe, da coniare entro il 2016. Il vertice, come riporta la MISNA, ha anche sancito la riammissione nell’organismo delle Seychelles, escluse per il mancato pagamento di alcune quote e l’applicazione di una serie di misure per assicurare l’approvvigionamento alimentare dei Paesi della regione inoltre la firma di cinque strumenti legali per rinforzare l’integrazione regionale. Per il presidente di turno del SADC, il sudafricano Mbeki, i risultati raggiunti sono “una pietra miliare” ma c’è ancora molto da fare per arrivare a una vera e piena integrazione della regione alle prese con alcune crisi come quella dello Zimbabwe, della Repubblica Democratica del Congo e del Lesotho.(B.C.)

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    Le Nazioni Unite promuovono “mille microprogetti” in Costa d’’Avorio a favore degli ex ribelli

    ◊   Potrebbero essere 26 mila i beneficiari della campagna ONU per favorire la formazione professionale nei settori dell'agricoltura, dell'allevamento, della pesca, della meccanica e dell'edilizia. Le Nazioni Unite, riferisce la MISNA, hanno lanciato “Mille microprogetti” rivolti agli ex-combattenti allo scopo di “favorire un ambiente di sicurezza stabile” in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 30 novembre. Le consultazioni rappresentano il culmine del processo di pace e riunificazione iniziato nel marzo del 2007 con la firma degli accordi di Ouagadougou, sottoscritti dal presidente Laurent Gbagbo e dal numero uno dei ribelli delle Forze Nuove (FN), l’oggi primo ministro Guillaume Soro. (B.C.)

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    Alla Cittadella di Assisi, da giovedì prossimo al via il 66.mo Corso internazionale di studi cristiani

    ◊   Promosso dalla Cittadella cristiana di Assisi, in collaborazione con la Comunità ecumenica di Bose, l’editrice Queriniana e Libera International, il 66.mo Corso internazionale di studi cristiani prenderà il via la sera di giovedì, 21 agosto, con una riflessione che parte da un brano biblico della Genesi: “…e si accorsero di essere nudi”. Il passo è carico di significati e di simboli perché da qui prende il via una meditazione sulle fragilità umane e ambientali. In programma, anche confronti sul tema della solitudine e delle nevrosi dell’uomo postmoderno, sulla sostenibilità del progresso scientifico e tecnologico. Spazio anche alla cultura con lo spettacolo teatrale “Le strade dell’acqua”: storie di predatori, migranti, amanti e sognatori, ideato da Francesco Comina, che affronterà il dramma della guerra per il monopolio delle risorse idriche. Diversi i relatori illustri: dagli economisti Amoroso e Zamagni, il sociologo Segatori, esponenti delle chiese cristiane e delle religioni islamica e buddista, padre Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose. Il corso di studi cristiani si concluderà lunedì 25 agosto con una preghiera interreligiosa per la salvaguardia di “nostra Madre Terra”. (B.C.)

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    A fine agosto, in Puglia, l’incontro nazionale dell'Ordo Virginum, dedicato alle consacrate italiane

    ◊   “Dall'Eucaristia al quotidiano, con Maria donna del grande Sì” è il tema scelto per l’incontro nazionale dell’Ordo Virginum delle diocesi italiane, che prenderà il via il 23 agosto a San Giovanni Rotondo, nel foggiano, meta di numerosi pellegrini devoti a San Pio da Pietrelcina. Quattro giorni destinati alle vergini consacrate, alle donne in formazione o interessate all'Ordo Virginum. Come riporta Zenit, l’incontro intende favorire la fraternità tra le consacrate, approfondirne l’identità e la missione, ma anche suggerire itinerari di formazione diocesani e personali senza tralasciare particolari tematiche formative relative alla maturità umana in particolare gli aspetti dell’affettività e della fragilità personale. Le vergini consacrate, infatti, intendono mostrare che l'Eucaristia è sacramento dell'unità e che loro stesse sono chiamate a fare unità tra l'impegno ecclesiale e l'impegno nel mondo. Saranno numerosi i relatori che parteciperanno all’incontro come mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l'Italia, e mons. Domenico Dal Molin, direttore Centro nazionale vocazioni della CEI. In calendario anche momenti di confronto coi relatori, laboratori di approfondimento e tempi di preghiera liturgica. Prevista anche una speciale celebrazione ecumenica che si svolgerà a Monte S. Angelo, durante la quale interverranno teologhe rappresentanti delle comunità ortodossa, protestante e cattolica.(B.C.)

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    Dall’Asia all’Africa è allarme per la contaminazione delle acque usate per la coltivazione da milioni di persone

    ◊   Oltre il 70 per cento delle 53 metropoli prese in esame in Asia, Medio Oriente, Africa e America Latina usano acqua non depurata o non in modo sufficiente per coltivare i campi delle periferie. Lo rivela uno studio presentato a Stoccolma, in occasione della Settimana mondiale dell'acqua, che lancia anche l’allarme per la salute di chi consuma riso e verdure coltivato con acque di scarico. Come riporta la MISNA, il direttore dell’Istituto internazionale per la gestione delle acque ha sottolineato come i fenomeni di urbanizzazione caratteristici degli ultimi decenni abbiano contribuito ad accrescere il fabbisogno di forniture idriche nelle grandi città. A favorire l’uso di acque di scarico sembra essere anche il forte aumento dei prezzi dei beni alimentari di prima necessità, una tendenza che spinge verso lo sfruttamento intensivo dei terreni coltivabili vicini ai mercati metropolitani. Tra le città prese in esame, è singolare il caso di Accra, in Ghana, dove il 10 per cento della popolazione compra verdure esclusivamente coltivata con acqua non pulita: un fenomeno che in tutto il mondo riguarda 20 milioni di ettari. (B.C.)

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    A Instabul, il vertice Turchia-Africa per la cooperazione economica e commerciale

    ◊   Alla presenza di 20 capi di Stato, si è aperto ieri a Instabul il vertice Turchia-Africa dedicato alla cooperazione economica e commerciale. Come sottolinea la MISNA, il volume degli scambi commerciali tra Ankara e i Paesi africani è quasi triplicato negli ultimi cinque anni e dovrebbe crescere ulteriormente, raggiungendo circa 34 miliardi di euro nel 2012. Il summit è stato preceduto da una serie di incontri tra le ONG avvenuti la scorsa settimana e, contemporaneamente, al vertice si svolge un forum di operatori economici turchi e africani. Al di là dei temi economici, gli occhi del mondo sono tutti sul presidente sudanese, Al-Bashir, sul quale pende la richiesta di un mandato di cattura per crimini di guerra in Darfur, notificata dal procuratore della Corte penale internazionale dell’Aja. Secondo alcune fonti, si troverebbe già in Turchia che, negli ultimi anni, ha incrementato la collaborazione a livello militare e commerciale con Khartum per un giro d'affari pari a 225 milioni di dollari mentre gli investimenti diretti di aziende turche in Sudan sono ammontati a 50 milioni di dollari.(B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Vertice NATO a Bruxelles sulla crisi in Caucaso. Le truppe russe, intanto, cominciano a ritirarsi dalla Georgia

    ◊   I ministri degli Esteri dei Paesi NATO sono riuniti a Bruxelles dalle 10 di stamani per esprimere una posizione comune sulla crisi in Caucaso. Dura la linea proposta da Washington nei confronti del Cremlino, ma tra gli Stati europei si registra qualche distanza. Intanto, è cominciato il parziale ritiro delle truppe russe dal territorio georgiano. Per il punto della situazione, il servizio di Giuseppe D’Amato:

    Gli occhi sono tutti puntati su Bruxelles. Quale sarà la decisione della NATO è l’interrogativo che molti osservatori a Mosca si pongono: passerà la linea dura voluta da Washington o quella più morbida dei grandi Paesi Europei? Gli Stati Uniti vogliono espellere la Russia dal G8 e non permettere l’adesione al WTO, l’Organizzazione per il commercio mondiale. Londra, Parigi e Berlino sono contrarie all’isolamento della Russia anche se hanno posizioni ugualmente ferme sugli eventi in Caucaso. Le truppe federali in Georgia, ha confermato il responsabile della politica estera dell’UE, Javier Solana, hanno cominciato a muoversi. Il problema è che il ritiro appare troppo lento. La Russia ha minacciato di rivedere le relazioni bilaterali con la NATO se non vi sarà un giudizio equo. I corridoi aerei, aperti per i rifornimenti in Afghanistan, potrebbero, ad esempio, chiudersi. Oggi, Mosca ha chiuso temporaneamente agli stranieri, tutte le frontiere con Georgia ed Azerbaigian. Ufficialmente teme attentati terroristici. Lo scambio di prigionieri, saltato ieri per diverse incomprensioni, è avvenuto questa mattina in un villaggio di frontiera. Lo stato maggiore russo ha confermato che non restituirà alla Georgia, le armi confiscate in questa campagna. A Tschinvali, in Ossezia meridionale, nel frattempo, le infrastrutture che garantiscono la vita quotidiana, saranno pronte per il primo settembre. Fonti ufficiali parlano del ritorno a casa dei primi profughi.

     
    Scudo antimissile
    E domani il segretario di Stato statunitense, Condoleeza Rice, dopo il vertice della NATO in corso a Bruxelles e dedicato alla crisi georgiana, si recherà in Polonia per firmare l’accordo sull’installazione di uno scudo antimissile, ufficialmente in funzione anti-iraniana. L’accordo tra Varsavia e Washington era stato annunciato anche dal premier polacco Donald Tusk con grande irritazione da parte del Cremlino. A Stefano Silvestri, direttore dell’Istituto di Affari Internazionali, abbiamo chiesto quanto questa decisione possa influire sul già difficile scenario dell’Europa orientale. L’intervista è di Stefano Leszczynski:

    R. – Il momento è scelto in maniera abbastanza estrema dal punto di vista politico, anche perchè finora era in corso un dialogo con la Russia, per cercare di rendere questa decisione di dispiegamento di un sistema leggero antimissile meno problematico per la Russia stessa.

     
    D. – Tuttavia, è un sistema che va letto anche nel quadro difensivo della NATO...

     
    R. – Francamente, la situazione è abbastanza paradossale, nel senso che Washington che non ha fatto assolutamente nulla durante la crisi georgiana, adesso sembra voler recuperare spazio su un piano declaratorio e di gesti politici. E’ chiaro che l’annuncio dell’accordo per i dispiegamenti dei missili, che comunque sono pochi e comunque saranno dispiegati soltanto fra tre, quattro anni, è un altro segnale di tipo più politico che militare. Non so quanto tutto questo sia utile nella presente situazione.

     
    D. – Non c’è il pericolo che questo tipo di confronto tra Stati Uniti e Russia possa avere delle ripercussioni negative per quanto riguarda i rapporti tra i vicini nell’Europa orientale, cioè tra gli Stati di confine?

     
    R. – Io mi auguro di no. Certamente non è un tipo di approccio che favorisce il dialogo. Io non credo ad un ritorno della guerra fredda, però potrebbero esserci crisi in un certo senso anche più pericolose, perché più incontrollate: crisi, per esempio, che riguardano l’Ucraina, che avrebbero un impatto molto maggiore di quelle che riguardano la Georgia.

     
    Algeria
    Nuova recrudescenza delle attività terroristiche degli integralisti islamici in Algeria. Questa mattina un attacco kamikaze con un’autobomba ha ucciso 43 reclute in fila di fronte ad un’accademia militare a Cabila. Domenica scorsa, nell’agguato ad un convoglio militare nell’est del Paese avevano perso la vita 11 soldati e 4 miliziani.

    Afghanistan
    In Afghanistan, 10 paracadutisti francesi hanno perso la vita in un agguato dei talebani a 50 chilometri da Kabul. A seguito di queste pesanti perdite, il presidente Sarkozy ha fatto sapere che partirà oggi per la capitale afghana per visitare le truppe francesi. Prosegue quindi la dura offensiva dei guerriglieri lanciata in occasione della giornata dell’indipendenza dell’Afghanistan celebrata ieri. Stamane una base del contingente internazionale era stata attaccata nella città di Khost da gruppi di attentatori suicidi.

    Pakistan
    La coalizione di maggioranza in Pakistan si riunirà nuovamente oggi per decidere del destino del presidente dimissionario Pervez Musharraf e le modalità di restaurazione dei giudici che erano stati deposti dall'ormai ex presidente pachistano. In attesa dell’incontro, alcuni parlamentari hanno chiesto che l'ex generale sia sottoposto ad un regolare processo e risponda dei suoi misfatti. Non mancano tuttavia i primi accesi contrasti tra i leader dei partiti che hanno spinto Musharraf alle dimissioni. Sul terreno, intanto, resta alta la tensione nelle zone occidentali al confine con l’Afghanistan. Stamani, l’esplosione di un ordigno nell’ospedale di Dera Ismail Khan ha provocato almeno 20 morti. Sempre nelle zone di confine, a Bajaur roccaforte dei talebani, almeno 20 miliziani islamici sono rimasti uccisi la scorsa notte in cruenti combattimenti con le forze di sicurezza pakistane.

    Iraq
    In Iraq, ha provocato 5 vittime, tutti poliziotti, l’esplosione di un’autobomba saltata in aria ieri a Ramadi. La deflagrazione ha causato anche 7 feriti. Intanto, è ripreso a Baghdad il processo contro l’ex vice primo ministro iracheno Tareq Aziz, accusato assieme a sette altri ex gerarchi del deposto regime di aver favorito l'esecuzione di 42 persone nel 1992.

    Libano
    Un tribunale internazionale incaricato di giudicare i presunti responsabili dell'assassinio dell'ex premier libanese Hariri sarà operativo all'Aja a partire dal primo gennaio prossimo. Lo ha reso noto il segretario del Tribunale speciale per il Libano, Robin Vincent, citato oggi dalla stampa libanese.

    Somalia
    La morte in Somalia di un altro operatore umanitario del Programma Alimentare Mondiale dell’ONU, rimasto vittima di un tentativo di sequestro finito nel sangue, desta sempre più preoccupazione per il Paese del Corno d’Africa. Intanto, i rappresentanti governativi e dell’opposizione hanno concordato di “proseguire il dialogo politico, condannando all’unanimità gli atti di violenza e l’omicidio di civili innocenti”. Le parti hanno rinnovato, inoltre, l’invito al rapido dispiegamento di una forza dell’ONU per facilitare il ritiro delle truppe etiopiche dal Paese, responsabili di ripetuti episodi di violenza ai danni di civili, gli ultimi dei quali hanno causato oltre 60 morti. Sulla realtà che si sta vivendo in Somalia, Kelsea Brennan Wessels, del programma inglese della nostra emittente, ha sentito mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio:

    R. – C’è qualche segno di speranza, però bisogna dire che sul terreno, soprattutto a Mogadiscio, nel centro-sud, la situazione è peggiorata per diversi fattori: continua la siccità, continua l’innalzamento dei prezzi, continua soprattutto l’insicurezza, sia per terra che per mare. Il quarto fattore negativo, però, di cui bisogna tener conto, è che in questi ultimi due, tre mesi, i cosiddetti ribelli hanno incominciato ad attaccare direttamente anche le organizzazioni umanitarie internazionali. Anche i somali che lavorano all’interno di organizzazioni umanitarie internazionali sono considerati come una longa manus dell’Occidente, e quindi dei nemici. Non è solo retorica, perchè diverse persone sono state uccise ed altre sono state sequestrate. Questa è un po’ la situazione, che rimane drammatica.

     
    Zambia
    Il presidente della Zambia, Levy Mwanawasa, è morto oggi in un ospedale di Parigi, dove era ricoverato dalla fine di giugno, quando è stato colpito da un ictus celebrale a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dove si era recato per partecipare a un vertice dell'Unione africana. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 232

     
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