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Sommario del 18/08/2008
La discriminazione si sconfigge aumentando la solidarietà e insegnandola ai giovani: il commento del vescovo di Treviso alle parole pronunciate dal Papa all’Angelus contro il razzismo
◊ “Aiutare la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza”. Da Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha levato ieri questo appello, invitando i cristiani di tutto il mondo a lavorare in prima linea contro ogni forma di discriminazione. Il “superamento del razzismo”, ha affermato il Papa, è una delle “grandi conquiste dell’umanità”. Il vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato, si sofferma sulle parole di Benedetto XVI in rapporto alla situazione della sua diocesi, dove forti sono le percentuali di immigrazione. L’intervista è di Alessandro De Carolis:
R. - Credo sia un richiamo di grande attualità invitando a evitare indurimenti razziali o di contrapposizioni che possono avere risonanze mondiali pesanti.
D. - Le discriminazioni di tipo etnico sembrano in qualche modo esacerbate dalle difficoltà economiche che attualmente intimoriscono la popolazione residente; come dire che la solidarietà tende a spegnersi di fronte alla minaccia della povertà. Qual è la risposta della Chiesa?
R. - La risposta della Chiesa è evidentemente nella linea di una solidarietà che ormai non può farsi che globale. Perché mi pare già pericolosa la discriminazione economica: se la discriminazione economica si riveste anche di motivazioni etniche-razziali, veramente il pericolo diventa doppio.
D. - Il Papa ha legato, nel suo discorso, il manifestarsi di nuove preoccupanti forme di discriminazione “al persistere o all’aggravarsi di problemi sociali ed economici”. Vi sono riscontri di questa analisi nella sua diocesi, e in che modo intervenite con la vostra attività pastorale?
R. - Dire che qui, sulle nostre terre, ci siano gravi problemi economici mi sembra una cosa esagerata. Che però, tra le persone, si stia diffondendo un senso di una certa insicurezza, perché si avvertono minori garanzie economiche, questo è un fatto. L’insicurezza economica è legata anche a una insicurezza di carattere sociale, per paura di microcriminalità che talora si lega all’immigrazione. La risposta nostra: io ho colto l’occasione dell’omelia dell’Assunta - che da noi ha un significato anche per tutta la città di Treviso - proprio per lanciare l’appello a rispondere a questo momento di maggiore insicurezza economica con un impegno di solidarietà, che la diocesi, tra l’altro, porta avanti in varie forme, a cominciare con le attività della Caritas.
D. - Solidarietà che quindi va anche a vantaggio degli immigrati, degli extracomunitari...
R. - Sì, a vantaggio di tutti. Io dicevo con chiarezza che o ci si salva assieme o si naufraga divisi, insomma. Dicevo che uno può montare sulle spalle dell’altro; rimane a galla un po’ di più ma poi va a fondo. Certo, solidarietà vuol dire anche serietà di organizzazione democratica, quindi anche legalità. Però nella legalità non l’individualismo di chi cerca di salvare il proprio spazio guadagnato, ma nel reciproco sostegno.
D. - Educare i giovani all’accoglienza e alla tolleranza resta un imperativo per le società che vogliano mettere alla base della propria convivenza i valori della pace e della giustizia. In particolare, nel campo della pastorale giovanile, in che modo lavorate nella vostra diocesi di Treviso?
R. - In vari modi: da una parte cercando che la pastorale giovanile si apra concretamente al fatto dell’immigrazione che da noi è un fenomeno macroscopico - abbiamo oltre il 10% di immigrati stranieri all'interno della popolazione diocesana - e inserire le fasce giovanili e gli immigrati dentro le iniziative della pastorale loro dedicata. Poi, aprendoci - collaborazioni e dialoghi li abbiamo con la Romania e anche con altri territori - ed educando i giovani a un’apertura oltre che di cuore anche di mentalità: perché non cadano anche loro in certe trappole di chiusure meschine che spesso sono chiusure di cuore, ma sono anche chiusure culturali, cioè non c’è uno sguardo più ampio anche da un punto di vista culturale.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nell’Angelus di domenica 17 agosto a Castel Gandolfo Benedetto XVI ha chiesto alla comunità internazionale un impegno affinché si consolidi il fragile “cessate il fuoco” nelle regioni del Caucaso
Nell’informazione internazionale, in primo piano la crisi in Georgia: iniziato il ritiro delle forze russe dal territorio, ma resta difficile la condizione di migliaia di profughi
In cultura, un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo “Il bisogno di insopprimibile di essere amata davvero”: la storia della conversione di Alessandra di Rudinì
“Un secolo di storia a casa Fallaci”: Giulia Galeotti sul romanzo postumo della giornalista scrittrice scomparsa due anni fa
“Verità ed estetica nell’immagine rivelatrice”: Inos Biffi sul “Paradiso” di Dante Alighieri
Articolo di Claudio Toscani dal titolo “Il peso insopportabile della memoria: l’Africa di Wole Soyinka tra presente e passato”.
Barbaramente ucciso un sacerdote carmelitano in India. L’arcivescovo di Hyderabad denuncia il crescente clima d'intollerenza verso i cristiani
◊ La Chiesa indiana si stringe attorno ad un suo nuovo martire: nella notte del 16 agosto, è stato assassinato in Andhra Pradesh padre Thomas Pandippallyil, carmelitano di 38 anni, che si stava recando in un villaggio per celebrare la Messa domenicale. Il giovane sacerdote è stato massacrato brutalmente. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Padre Thomas è un martire. Ha sacrificato la propria vita per i poveri e gli emarginati. Egli non è morto invano, perché il suo corpo e il suo sangue feconderanno la chiesa indiana e, in particolare, quella dell’Andhra Pradesh”: ne è convinto mons. Marampudi Joji, arcivescovo di Hyderabad e segretario della conferenza episcopale dell’Andhra Pradesh. Parole di speranza in un momento tragico che ha scosso profondamente la comunità dei fedeli indiani. Il presule, all’agenzia AsiaNews, afferma che il barbaro omicidio è “conseguenza del crescente clima di intolleranza e violenze verso i cristiani nel Paese”. Una morte orribile quella del giovane sacerdote a cui hanno spezzato mani e gambe e strappato gli occhi. Padre Thomas Pandippallyil è stato ucciso mentre si recava in motorino dai suoi fedeli per celebrare la Messa. Il suo corpo è stato trovato poco lontano dal villaggio di Balampilly a circa 90 chilometri dal capoluogo del distretto. Al microfono di Kelsea Brennan-Wessels del nostro programma inglese, proprio l’arcivescovo di Hyderabad, mons. Marampudi Joji, esprime il suo dolore e chiede alle autorità di garantire i diritti della minoranza cristiana:
R. – We are very much shocked…
“Siamo davvero scioccati per la notizia. Come arcivescovo ho viaggiato con un gruppo di miei sacerdoti e suore in quest’area remota dove è stato ucciso padre Thomas. Qui i cattolici sono davvero pochi. Il nostro lavoro è molto apprezzato da tutti. Nessuno va in quell’area, ma la Chiesa cattolica si è invece prodigata in queste zone e ciò dà fastidio a molti. Noi ci appelliamo al governo indiano, perché venga in aiuto e dia sicurezza alla minoranza cattolica, ai fedeli cristiani. La Costituzione ci dà il diritto di praticare e testimoniare la religione ovunque nel Paese. Il governo deve affrontare la questione seriamente ed aiutarci”.
Le esequie di padre Thomas saranno celebrate mercoledì prossimo nella casa provinciale dei Carmelitani a Balampilly, dove verrà sepolto. Entrato nella missione dei carmelitani di Maria Immacolata a Chanda, nel 1987, ha preso i voti nel 2002. Impegnato nel settore dell’istruzione, è stato a lungo rettore dell’istituto provinciale e ha lavorato come amministratore nell’ospedale, nella scuola e nel centro missionario locale.
Notizie contrastanti sul ritiro russo dalla Georgia. Profughi: appello della Caritas
◊ Polemiche e notizie contrastanti sull’effettivo ritiro delle truppe russe dalla Georgia, annunciato per oggi a mezzogiorno dal presidente russo Medvedev. Il punto della situazione nel servizio di Giuseppe D’Amato:
Continuano le polemiche e le discussioni sul ritiro delle truppe russe dai teatri di guerra nel Caucaso. L’Occidente chiede di far presto. Mosca ha assicurato che i suoi uomini si stanno muovendo per posizionarsi nei luoghi definiti dagli accordi del 1999. Alcune unità resteranno probabilmente in una zona cuscinetto, a ridosso dell’Ossezia meridionale, mentre in Georgia si attende che alcune misure di sicurezza vengano implementate. Le interpretazioni distinte da parte dei Paesi in causa del cessate il fuoco è quindi ragione di polemica. Il presidente georgiano Sakaashvili chiede una verifica internazionale. In un discorso in televisione, il leader georgiano si dice pronto ad iniziare un nuovo dialogo con Mosca, alla fine del ritiro completo delle truppe nemiche. Il ministro degli Esteri russo Lavrov sostiene che Sakaashvili non è un interlocutore attendibile, poiché le sue parole non corrispondono ai fatti. Se non vi sarà un ritiro completo e rapido, come specificato nel piano – ha ribadito il presidente francese, Sarkozy – Parigi richiederà una riunione straordinaria dell’Unione Europea. Vi potrebbero essere conseguenze per le relazioni con la Russia. L’Ucraina, sotto la cui giurisdizione si trova il porto di Sebastopoli, ha deciso che le navi russe dovranno comunicare, entro tre giorni dalla partenza, armamento e motivo della missione. Mosca protesta: di tale obbligo - dice - non c’è traccia nei trattati bilaterali. Vari analisti prevedono una nuova crisi diplomatica fra Russia ed Ucraina.
“Abbiamo bisogno di aiuto, la situazione dei profughi è drammatica”. E’ l’appello lanciato da padre Witold Szulczynski, direttore di Caritas Georgia, impegnato a Tiblisi, nelle operazioni di soccorso. Migliaia le persone fuggite dalle proprie case a causa del conflitto russo-georgiano. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:
R. – A Tblisi arrivano i profughi, che sono almeno 100 mila, e di questi la maggior parte sono appunto a Tblisi.
D. – E queste persone dove vanno, dove sono ospitate?
R. – Nelle scuole, in vecchi ospedali, e molte volte in ospedali abbandonati da anni, in condizioni terribili. Per esempio, sabato sera ci ha chiamato l’ambasciatore italiano e siamo andati con il nunzio apostolico, mons. Gugerotti, in un quartiere periferico di Tblisi, dove c’era il vecchio ospedale militare russo. In questo edificio si trovano 1500 profughi. Non c’è luce né il minimo aiuto né l’assistenza sanitaria. Non c’è niente, se non un puro disastro.
D. – Cosa avete fatto per questa situazione in particolare?
R. – La mattina e la sera portiamo panini e da oggi cerchiamo di aprire anche lì un piccolo poliambulatorio, perché ci sono anche i bambini, gli anziani, e molti hanno problemi di salute.
D. – Su quali altri fronti siete impegnati?
R. – Su vari fronti: mi hanno chiamato da Rustavi, una città a 20 km da Tblisi, dove ci hanno chiesto cibo per 700 bambini. In modo telegrafico, adesso la situazione vede tante necessità, tanta gente che arriva senza niente, solo con un vestito addosso.
D. – Da dove vengono i profughi che arrivano nella città?
R. – C’è una parte che arriva dalla città di Gori e dalla sua periferia, mentre la maggior parte dei profughi vengono dai villaggi attorno Tskhinvali. Ci sono, poi, più o meno 12 mila profughi dall'Abkhazia.
D. – Il Papa ieri ha ribadito la sua apprensione per quanto sta succedendo nel Caucaso e ha sottolineato la necessità di aprire urgentemente i corridoi umanitari...
R. – La prima necessità è portare i viveri, i medicinali, gli aiuti a questa gente che è rimasta lì e poi dare la possibilità alla gente di tornare a seppellire i propri morti e di aiutare i feriti. Ho parlato con un vescovo ortodosso, che raccontava che ci sono tantissimi corpi non sepolti, e molti feriti che non possono essere aiutati, perché la strada è chiusa.
D. – Qual è dunque il vostro appello ai microfoni della Radio Vaticana? Cosa vi serve?
R. – Ci serve tutto: viveri, medicinali, ma più di tutto la pace, perchè con la pace gradualmente la gente ritornerà, ricostruirà le proprie case, le proprie città. E tramite voi vorrei ringraziare tutti coloro che ci aiutano, che pregano per noi: tutto questo senz’altro ci serve e ci aiuta a lavorare.
Pakistan: il presidente Musharraf si è dimesso
◊ "Lascio il mio futuro nelle mani del popolo", così il presidente del Pakistan Pervez Musharraf ha annunciato, in un discorso alla Nazione, le sue dimissioni. Musharraf, salito al potere nel 1999 con un colpo di Stato, ha ribattuto alle accuse della maggioranza parlamentare che ne chiedeva l’impeachement per aver violato la Costituzione. Il servizio, da New Delhi, di Maria Grazia Coggiola.
“Dopo aver valutato la situazione ed essermi consultato con i consiglieri legali e con gli alleati politici, ho deciso di rassegnare le dimissioni”. Con queste parole, Pervez Musharraf è uscito di scena dopo quasi nove anni di potere. Sotto l'enorme pressione degli oppositori politici e sotto la scure dell’impeachment per tradimento della Costituzione, il generale di Islamabad ha scelto di lasciare l’incarico per il bene del Paese, per salvare l’interesse nazionale, come ha detto. “Non c’è una sola accusa che può essere provata contro di me, ha aggiunto, avrei potuto vincere o perdere, ma non è il tempo per bravate personali”. L’annuncio è stato salutato da scene di giubilo a Rawalpindi, e sblocca anche una crisi politica che durava da giorni e che aveva tenuto con il fiato sospeso la comunità internazionale. Rimangono però le incognite sulla sorte di Musharraf che, secondo alcune voci, potrebbe scegliere la via dell’esilio o rimanere sotto scorta nella sua nuova abitazione di Islamabad. Non è chiaro infine quale sarà il suo successore che dovrà affrontare il gravissimo problema della recrudescenza dell’integralismo islamico ed una profonda crisi economica.
A Francesca Marino, giornalista esperta di Pakistan, Stefano Leszczynski ha chiesto quali sono i motivi che hanno portato Musharraf alla decisione di dimettersi:
R. – Negli ultimi giorni c’è stato un “fuggi fuggi” generale di alleati politici. L’esercito gli ha detto che non lo avrebbe sostenuto nell’ennesimo colpo di Stato a meno che non si fosse andati avanti con la messa sotto accusa in modo umiliante.
D. – Adesso, quali sono le possibili alternative per Musharraf?
R. – Le voci che girano in questo momento, dicono che lui dovrebbe lasciare il Paese ed andare, molto probabilmente, in Arabia Saudita. Il capo dei servizi segreti sauditi è stato in Pakistan due giorni fa, sono stati in Pakistan anche inviati del governo britannico, ci sono state consultazioni con gli Stati Uniti che però hanno dichiarato che non c’è nessuna intenzione di offrire asilo a Musharraf.
D. – Gli Stati Uniti perdono un alleato prezioso nella lotta la terrorismo. Cosa succederà adesso?
R. – Musharraf lascia un Paese senza governo, in pratica. Si aprirà adesso una lotta di potere senza precedenti, che porterà il Paese in uno stato confusionale: intanto, tra l’altro, si è riaperto il fronte del Kashmir.
Lanciata dall'Ecuador la Missione continentale in America
◊ Alla presenza di 30mila persone, ieri, nello Stadio della Lega sportiva universitaria di Quito, in Ecuador, si sono conclusi i lavori del Terzo Congresso Americano Missionario e dell’Ottavo Congresso missionario latinoamericano. Dopo la Messa presieduta dal cardinale Nicolàs Lòpez Rodrìguez, arcivescovo di Santo Domingo e Inviato del Santo Padre, è stata avviata ufficialmente la “Missione continentale” chiamata a rilanciare l’evangelizzazione dei popoli americani. Il servizio di Luis Badilla.
“La Missione continentale desidera promuovere la coscienza e l’azione missionaria permanente affinché lo spirito missionario stesso penetri fino in fondo nelle nostre vite e nelle strutture della Chiesa”. Così, il presidente del CELAM (il Consiglio episcopale latinoamericano), dom Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo brasiliano di Aparecida, ha dato l’avvio ieri alla grande sfida evangelizzatrice nata dalla esortazione di Benedetto XVI e accolta 15 mesi fa dalla Quinta Conferenza generale dei vescovi dell’America Latina e dei Caraibi svoltasi ad Aparecida nel maggio 2007. “Questa missione – ha ricordato il presule - vuole abbracciare tutti nell’amore di Dio, specialmente i più poveri, coloro che soffrono, offrendo loro sostegno per affrontare i bisogni più urgenti e per difendere i loro diritti e promuovere così una società fondata sulla giustizia, la solidarietà e la pace”. Consegnando ai presidenti delle Conferenze episcopali una riproduzione del Trittico donato da Benedetto XVI nel 2007 alle Chiese del continente, dom Damasceno Assis, ha invocato su queste comunità la protezione della Madonna di Guadalupe, Patrona dell’America, così come di San Paolo, “missionario audace e instancabile”. “Siamo convinti - ha concluso il presidente del CELAM - che incontrare Gesù sia il dono migliore che possiamo ricevere e che annunciarlo con la nostra parola e con le nostre opere sia la gioia più grande che si possa sperimentare” nella vita di un cristiano. Al termine dell’incontro continentale, il cui prossimo appuntamento sarà in Venezuela, nella città di Maracaibo, sono stati pubblicati la “Dichiarazione finale” e il “Messaggio all’umanità, famiglia di Dio”, documenti guida per la pastorale missionaria, definita, “missione per l’umanità, ove si realizza simultaneamente – si legge nel messaggio – il Servizio alla Chiesa e la Luce delle Nazioni”. Molti sono i temi attorno ai quali si svilupperà la Missione continentale: i documenti conclusivi sottolineano in primo luogo la vita e la famiglia, il matrimonio e i figli; poi, coloro che, nonostante gli aspetti positivi della globalizzazione, ne subiscono le conseguenze negative, come le migrazioni forzate, l’esclusione e l’impoverimento. Oltre a rilevare ancora una volta il ruolo imprescindibile del laicato nell’annuncio del Vangelo, i documenti del Congresso sottolineano altre sfide da affrontare, “con audacia e coerenza”: giovani, culture, ambiente, mezzi di comunicazione sociale, ecumenismo e dialogo interreligioso. In questa Missione continentale – si legge - “vogliamo vivere una spiritualità che sia espressione dell’essere discepoli-missionari; una spiritualità delle beatitudini incarnate nella vita (…) per comunicare con gioia a tutti l’esperienza di Dio”. Infine, in sintonia con Benedetto XVI, si chiede “alla scienza e alla tecnologia di mettersi al servizio dello sviluppo dell’umanità e della cultura della vita”.
Cresce il fenomeno delle sette sataniche in Italia
◊ In Italia il fenomeno delle sette sataniche è in costante aumento. Secondo le più recenti statistiche almeno mezzo milione di persone ha contatti più o meno frequenti con queste organizzazioni conosciute molto spesso tramite musica, film e siti internet. I più colpiti sono i giovanissimi, spesso con situazioni familiari difficili e che, in alcuni casi, fanno uso di sostanze stupefacenti. In che modo tentare di frenare questo pericoloso fenomeno sempre più in ascesa? Federico Piana lo ha chiesto a don Aldo Bonaiuto, alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII e responsabile del servizio antisette dell'associazione:
R. - Bisogna veramente da una parte non banalizzare il fenomeno e quindi avere sempre quell’atteggiamento di grande attenzione e prudenza, specialmente per i nostri figli, cioè i giovani e i giovanissimi che spesso e con facilità si avventurano a provare, magari pensare che si possa realizzare una serata suggestiva diversa. Non dimentichiamo che dentro queste sette c’è quasi sempre l’uso delle droghe, di riti molto particolari in cui c’è sempre anche la presenza della sessualità, quindi i ragazzi si lasciano adescare, influenzare. L’altro estremo è quello di attribuire ad ogni segno, ad ogni scritta, ad ogni simbolo che possiamo incontrare in giro la presenza di gruppi satanici occulti.
D. – Don Aldo, ma come mai i giovani sono sempre più attratti da queste sette sataniche? Qual è il meccanismo che scatta?
R. – In questo momento c’è una fortissima attenzione a questi argomenti legati alle tenebre, al macabro … D’altronde, non si fa altro che diffondere messaggi del genere, anche attraverso film, musiche, scene che si vedono continuamente sui nostri schermi … allora questi ragazzi ogni giorno, ovunque, sono circondati da questi messaggi in cui si parla più del male che del bene, si parla più della morte che della vita, si parla più del demonio, di Satana, che di Dio, che è l'autore della vita.
D. – E da questo come si può uscire?
R. – C’è bisogno di una grande opera di sensibilizzazione e di formazione che deve partire dalle scuole dove è così importante, comunque, la presenza di un’opera continua di formazione e di informazione: questo lo dico agli insegnanti tutti, in particolare a quelli di religione. Come nelle parrocchie, dove per i sacerdoti dev’essere un lavoro continuo di un’informazione corretta perché quando si parla di sette spesso pensiamo all’esorcista, alle possessioni diaboliche e così deviamo il tema, l’argomento, l’approfondimento. Invece, tocca un fenomeno sociale costituito da gruppi, da personaggi che a volte nulla hanno a che fare poi, di fatto, con il demonio ma realizzano queste organizzazioni per fini di lucro, per assoggettare, per manipolare le persone per poi poterne ricevere soltanto del profitto.
Un ristorante per sconfiggere i pregiudizi sui ragazzi autistici: l'iniziativa della Fondazione "Santa Rita" di Prato
◊ Dagli anni Settanta del secolo scorso, è cresciuto di dieci volte il numero di bambini autistici: il dato è del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta, secondo il quale la sindrome colpirebbe un bambino ogni 150. In Italia, si registrano 20 casi ogni 10 mila nati, soprattutto maschi. Le persone autistiche tendono ad isolarsi dall'ambiente esterno, costruendosi un mondo difficile da penetrare. E’ proprio con l’obiettivo di entrare in questo mondo e vincere tanti preconcetti che la Fondazione "Santa Rita" di Prato ha deciso di intraprendere una sfida: aprire un ristorante che si avvale della collaborazione di ragazzi affetti da questa sindrome. Al microfono di Elena Mandarano, il presidente dell’Associazione, Roberto Macrì, ha raccontato questa esperienza:
R. - Abbiamo avviato questa esperienza di coinvolgimento di ragazzi autistici nel campo della ristorazione. E’ un’esperienza molto interessante, perché ci ha fatto scoprire le tante potenzialità, talvolta inespresse, che in questi ragazzi ci sono. E' stata importante anche perché siamo riusciti ad aprire una finestra in città sul problema dell’autismo.
D. - Quale è stato il vostro approccio con questi ragazzi?
R. - Il nostro intervento è caratterizzato da una grande attenzione alla gradualità, nel senso che non chiediamo mai ai nostri ragazzi di fare cose che potrebbero non rientrare nelle loro attitudini, nelle loro possibilità. Quindi, lavoriamo con la politica dei piccoli passi e questo ci ha facilitato anche nel poter svolgere un’attività che è cresciuta con il tempo e senza grossi traumi.
D. - Come si sono rapportati invece i ragazzi a questa nuova esperienza?
R. - Devo dire che siamo stati particolarmente meravigliati da come i ragazzi hanno risposto: sono stati conseguiti risultati davvero notevoli, anche proprio in ordine alla qualità di ciò che abbiamo ottenuto. Chi viene a mangiare e a gustare il servizio che questi ragazzi sono in grado di offrire credo trovi un ambiente all’altezza. La cosa che ci ha resi particolarmente soddisfatti è l’aver notato come i ragazzi facciano volentieri questa esperienza, che per loro è un’esperienza di riabilitazione ma è anche e soprattutto un’esperienza che mette al centro la loro dignità. Perché noi crediamo fortemente nel fatto che tutti loro sono persone con tante potenzialità, con tante risorse. Vedere questi ragazzi contenti perché magari riescono a portare nella maniera giusta e ordinata il piatto a tavola, o perché piuttosto riescono a far bene la pratica di cucina che è stata loro insegnata, per noi è davvero un motivo di grande gratificazione.
D. - Quindi, si può dire che questo ristorante svolge una funzione educativa e riabilitativa?
R. - Sicuramente. Nasce proprio con questa specificità. Però, noi vogliamo abbinare tutte e due le cose: da una parte, uno strumento riabilitativo, educativo, dall’altra anche una finestra aperta al servizio alla città. E creando questa osmosi, noi crediamo di fare un intervento significativo anche dal punto di vista sociale, perché le persone credo che debbano essere anche sensibilizzate.
Mettere in pratica l’appello all’accoglienza lanciato dal Papa all’Angelus: così il cardinale Tettamanzi
◊ “Abbiamo una preoccupazione educativa, affinché non prevalga la paura istintiva: nel rapporto con l’altro, con lo straniero, con il diverso”. Così il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, in un’intervista al Corriere della Sera, ha commentato le parole del Papa, ieri all’Angelus, sulla “reciproca accoglienza”. Nel ricordare “la tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione” sottolineata da Benedetto XVI nel suo intervento, il porporato ha ricordato che Egli si rivolge alla comunità cristiana “affinché sia attenta, vigile e protagonista nell’accoglienza e, al tempo stesso, brilli come segno profetico di comunione e di solidarietà dentro la società”. Pertanto l’arcivescovo di Milano invita a “mettere in pratica” quando detto dal Santo Padre perché nella sua diocesi si assiste da tempo ad “un consistente fenomeno che sta portando un notevole numero di stranieri”. “Nelle nostre parrocchie – continua il cardinale Tettamanzi - siamo attivi affinché questi nuovi venuti siano accolti, aiutati nell'inserimento nella comunità cristiana e nella società e non siano oggetto di pregiudizi, anzitutto da parte dei credenti”.(B.C.)
Giovedì, nel Duomo di Bressanone, i funerali di mons. Egger
◊ Saranno celebrati giovedì alle ore 15 nel Duomo di Bressanone i funerali di mons. Wilhelm Egger, vescovo della diocesi di Bolzano e Bressanone, morto per infarto sabato sera all’età di 69 anni. Forte la commozione tra i fedeli, colpiti dall’inattesa perdita e “profonda emozione” è stata espressa ieri dal Papa che lo aveva salutato pochi giorni fa al termine del suo periodo di riposo a Bressanone. Dopo l’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato l’apprezzamento dell’intera diocesi “per il suo impegno e la sua dedizione”. Diversi gli appuntamenti segnalati sul sito della diocesi locale in suffragio del vescovo: alle 20 di oggi nel Duomo di Bolzano sarà recitato il Rosario, domani alle ore 15 ci sarà il requiem. Quindi la salma di mons. Egger sarà trasferita nella Chiesa del Seminario Maggiore a Bressanone, dove sarà allestita la camera ardente e dove sia martedì che mercoledì, sempre alle ore 20, sarà recitato il Rosario. Mons. Egger sarà poi sepolto nel Duomo di Bressanone. Intanto in attesa della nomina del nuovo vescovo, il collegio dei consultori ha nominato don Josef Matzneller amministratore diocesano con il compito di reggere temporaneamente la diocesi.(B.C.)
Cina: oltre 300 Bibbie sequestrate ad un gruppo di cristiani evangelici
◊ Oltre 300 Bibbie stampate in lingua cinese sono state sequestrate dalla polizia cinese nell'aeroporto della città di Kunming a quattro americani appartenenti a un gruppo evangelico. Uno di loro, Pat Klein, dopo aver denunciato all’Associated Press il fatto, ha aggiunto che in passato aveva già introdotto in Cina almeno diecimila volumi senza avere problemi. “Non abbiamo fatto nulla di illegale” ha concluso Klein che, con i suoi compagni, ha deciso di non lasciare lo scalo fino a che non avrà riavuto indietro le copie requisite.(B.C.)
In Angola grande partecipazione al pellegrinaggio mariano nel Santuario di Muxima
◊ Decine di migliaia di persone si sono radunate ieri nel Santuario mariano di Muxima per pregare per la pace in Angola in vista delle elezioni di settembre, le prime dal 1992. Saranno tre i giorni di celebrazioni per i pellegrini, giunti con ogni mezzo, per rendere omaggio alla statua della Vergine che 400 anni fa venne lasciata dai missionari portoghesi e successivamente venne rinominata Mama Muxima che, in lingua kimbundu, significa “mamma del cuore”. Il pellegrinaggio di Mama Muxima è tra i più importanti dell’Africa, fortemente sentito dalla popolazione che per il 60 per cento degli oltre 16 milioni di abitanti è di religione cattolica. Molte persone, soprattutto donne, si recano dalla Vergine per chiedere migliori condizioni di vita, di salute e un lavoro per i propri figli. La storia dell’Angola è stata segnata da 27 anni di guerra civile che ha provocato un milione di morti. (B.C.)
Decine di vittime per il passaggio della tempesta Fay nei Caraibi
◊ Ha provocato decine di morti il passaggio nei Caraibi della tempesta tropicale Fay, la sesta della stagione. Ad Haiti sarebbero 50 le vittime di un grave incidente stradale: un bus è precipitato nel fiume Glace, ingrossato dopo il passaggio di Fay. Nella Repubblica Dominicana sono 4 le vittime e si teme che Fay, ora diretta verso la Florida, possa trasformarsi in un uragano. Le autorità statunitensi hanno già provveduto a far lasciare l’area delle isole Keys. A Cuba oltre 10 mila persone sono state evacuate e anche centinaia di dipendenti della Royal Dutch Shell hanno abbandonato le infrastrutture petrolifere del Golfo del Messico minacciate dall’arrivo della tempesta. (B.C.)
Allarme in Germania per la chiesa della Memoria di Berlino danneggiata dalle vibrazioni provocate dal traffico
◊ Servono 4 milioni di euro per ristrutturare la chiesa della Memoria di Berlino, uno dei luoghi più visitati della Germania. L’edificio, famoso per le sue facciate neogotiche, ha subito pesanti danni a causa delle vibrazioni dovute al traffico. La chiesa dell’imperatore Guglielmo fu eretta tra il 1891 e il 1895 e, dopo essere stata colpita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, non fu mai più ricostruita. Nel 1961 venne realizzata una torre ottagonale di vetro e cemento, al cui interno c’è oggi una cappella. I lavori di restauro dovrebbero partire il prossimo anno, la cifra da raggiungere è molto alta e i fondi stanziati al momento sono insufficienti. Per aiutare la raccolta fondi è in programma una mostra di 12 artisti internazionali dedicata alla chiesa.(B.C.)
A fine agosto ad Assisi la Settimana nazionale di formazione e spiritualità missionaria
◊ “Lo stile di evangelizzazione delle prime comunità cristiane” è il tema scelto per la Settimana nazionale di formazione e spiritualità missionaria, promossa dalla Conferenza episcopale italiana alla Cittadella di Assisi, dal 29 agosto al 3 settembre. Destinatari dell’iniziativa sono gli animatori della pastorale missionaria, dei centri missionari diocesani, religiosi e religiose ma anche i giovani. Il tema 2008 si lega a quello dello scorso anno sulla “Parola di Dio in cammino nella storia”, di cui si discuterà nel Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre e che richiama anche la celebrazione dell’Anno Paolino, aperto lo scorso 28 giugno. “Sperimentiamo ogni giorno – scrive don Gianni Cesena, direttore dell’ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese della CEI - che non solo le parole e i gesti evangelizzano, ma anche lo stile delle proposte e soprattutto lo stile di vita dei cristiani e delle comunità”. Pertanto si intende guardare all’esperienza delle prime comunità cristiane, di cui San Paolo era testimone e protagonista, “per rivisitare il loro modo di evangelizzare e verificare quanto lo spirito e le scelte delle origini continuano nella Chiesa di oggi”. La rilettura del loro stile di evangelizzazione può dunque far riscoprire il senso dell’impegno missionario alla luce delle origini; verificare il servizio di chi si occupa di missione, comprendendone le difficoltà ma anche individuandone le conferme. Tra le relazioni in programma: “L’inculturazione come dinamica spirituale necessaria al Vangelo” di padre Ciro Biondi del PIME o “Il passaggio dell’annuncio dall’Asia all’Europa” di don Augusto Barbi. A conclusione è prevista anche la celebrazione eucaristica nella cattedrale di San Rufino presieduta da mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi. (B.C.)
Attentato kamikaze a Baghdad: almeno 15 i morti
◊ Ennesima giornata di sangue In Iraq. Sono almeno 15 le vittime e tra questi 7 militari, dell’attentato kamikaze in un quartiere a maggioranza sunnita di Baghdad. L’agguato che ha provocato il ferimento di 30 persone è avvenuto nei pressi di un checkpoint che si trova vicino ad una moschea. Tra gli uccisi nell'esplosione ci sarebbe anche uno dei capi della milizia locale. Altre due vittime si registrano in un villaggio vicino a Bassora. Si tratta di due impiegati del comitato elettorale iracheno uccisi in un attacco contro la sede elettorale del posto.
Afghanistan
Ancora violenza in Afghanistan, dove nove civili hanno perso la vita in un attentato suicida avvenuto stamani nelle vicinanze di una base militare a Khost: 13 i feriti, mentre altri due attentatori pronti a farsi esplodere sono stati uccisi dalle forze dell’ordine. Gli attentati di oggi cadono nel giorno dell’anniversario dell’indipendenza del Paese dall’Inghilterra. A Kabul è massima allerta con oltre 7 mila poliziotti dispiegati nelle strade nel corso delle cerimonie a cui prenderà parte anche il presidente Hamid Karzai.
Iran
Dopo il programma nucleare, ora per Teheran è giunto il momento dei programmi spaziali. L'Iran ha infatti prima annunciato e poi smentito il lancio di un satellite denominato Omid, “speranza”. L’ennesima provocazione internazionale giunge insieme all’annuncio del varo di nuovi vettori che sarebbero in grado di volare per tremila chilometri e quindi raggiungere Israele. Il possibile impiego militare di queste nuove tecnologie fa crescere la preoccupazione degli Stati Uniti. Continuano, intanto, i negoziati tra l'Iran e l'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Il vicedirettore dell'AIEA è arrivato, oggi, a Teheran per un nuovo round di colloqui.
Algeria
Nuova ondata di attacchi degli integralisti islamici in Algeria. Un convoglio dell'esercito governativo è stato colpito da un ordigno, ieri sera, 500 km ad est di Algeri. Dopo l'esplosione, un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro i soldati. Una quindicina tra militari e terroristi sarebbero rimasti uccisi nell'attacco. Giovedì due soldati dell'esercito algerino e un comandante della regione di Jijel, 350 km ad est della capitale, sono stati uccisi da una bomba azionata a distanza. Lo stesso giorno una bomba è esplosa vicino a una caserma a Coopawi, vicino a Lakdaria, 70 km a est di Algeri, uccidendo un militare.
Zimbabwe
I leader dei Paesi dell’Africa australe, riuniti a Johannesburg, non sono riusciti ad imporre un accordo di unità nazionale nello Zimbabwe. Dai negoziati tra i partiti politici dello Zimbabwe non è finora scaturito un accordo sulla spartizione del potere. Le trattative tuttavia proseguono sotto l’egida del presidente sudafricano Thabo Mbeki e si registra anche un certo ottimismo tra le parti. Tsvangirai sarebbe d'accordo nel confermare a Robert Mugabe, il rivale, la presidenza dello Zimbabwe, mentre il Movimento per il cambiamento democratico avrebbe la guida del governo.
Haiti
Grave incidente ad Haiti. Un pullman con a bordo più di 60 persone è precipitato in un fiume provocando un numero imprecisato di vittime. Il mezzo è stato travolto dalle acque del fiume Glace, ingrossato dopo le piogge dei giorni scorsi.
Spagna
Le mete del turismo spagnolo di nuovo nel mirino dell’ETA, l’organizzazione separatista basca. Ieri, due ordigni sono esplosi a Malaga, nel sud del Paese, senza provocare feriti, un terzo, secondo alcune fonti, sarebbe stato scoperto non lontano dall'aeroporto della città andalusa. Le deflagrazioni erano state annunciate da una telefonata dei separatisti baschi. Si tratta della seconda serie di attentati contro località turistiche in Andalusia nelle ultime tre settimane.
Italia: arresto imam Varese
La Polizia ha arrestato Abdelmajid Zergout, imam marocchino della moschea di Varese, a carico del quale, come ha reso noto la questura, pendeva un mandato di arresto ai fini di estradizione verso il Marocco, emesso il 31 luglio scorso dalla Procura del Re presso la Corte di Appello di Rabat per i reati di terrorismo. L'uomo, 43 anni, è stato prelevato dalla Digos nella sua abitazione di Malnate, piccolo centro alle porte di Varese. L'imam era stato arrestato tre anni fa dal Ros dei carabinieri in quanto accusato di terrorismo internazionale, ma venne assolto per mancanza di prove dal Tribunale di Milano lo scorso 24 maggio.
Italia: sbarchi
Proseguono gli sbarchi di immigrati sulle coste italiane. Stamani, almeno 60 persone sono state soccorse al largo di Lampedusa dalla Guardia costiera che li sta trasportando sull’isola.
Birmania -ONU
Inizia oggi la nuova missione dell’inviato speciale dell’ONU per la ex Birmania, Ibrahim Gambari. Scopo del viaggio è convincere la Giunta militare ad aprire un negoziato politico con l’opposizione, guidata dal premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, per iniziare un processo di riforme democratiche. Si tratta della quarta visita di Gambari dall’inizio dell’anno. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 231
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