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Sommario del 14/08/2008
Solennità dell'Assunta: domani il Papa presiede la Messa nella parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo
◊ La Chiesa si appresta a celebrare con gioia la Solennità dell’Assunta: domani mattina alle 8.00 il Papa presiederà la Santa Messa nella parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo. La celebrazione sarà trasmessa in diretta da Sat 2000. A mezzogiorno, il tradizionale appuntamento dell’Angelus, nel cortile del Palazzo Apostolico della cittadina laziale. E’ la quarta volta che Benedetto XVI presiede i riti dell’Assunzione. Alla vigilia di questa festa vi riproponiamo alcune riflessioni proposte dal Pontefice negli anni scorsi. Il servizio di Sergio Centofanti.
Benedetto XVI pone in luce la “consolante verità di fede” dell’Assunzione in cielo di Maria, in cui il popolo cristiano intravede il compimento delle sue attese. La Vergine – afferma il Papa – ci incoraggia a non perdere la fiducia dinanzi alle difficoltà della vita e a cercare le cose essenziali, non quelle passeggere:
“Presi dalle occupazioni quotidiane rischiamo infatti di ritenere che sia qui, in questo mondo nel quale siamo solo di passaggio, lo scopo ultimo dell’umana esistenza. Invece è il Paradiso la vera meta del nostro pellegrinaggio terreno. Quanto diverse sarebbero le nostre giornate se ad animarle fosse questa prospettiva! Così è stato per i santi. Le loro esistenze testimoniano che quando si vive con il cuore costantemente rivolto al cielo, le realtà terrene sono vissute nel loro giusto valore perché ad illuminarle è la verità eterna dell’amore divino”. (Angelus del 15 agosto 2006)
“Tutta la storia umana – dice il Papa commentando la Lettura dell’Apocalisse della Messa dell’Assunta - è una lotta tra due amori: l’amore di Dio fino al dono di sé e l’amore di sé fino al disprezzo di Dio, fino all’odio degli altri”: due amori simboleggiati dalle immagini della donna vestita di sole, segno dell'amore di Dio, e dell’enorme drago rosso, segno dell'amore di sé. Con la figura del drago - ha sottolineato - San Giovanni voleva indicare il potere degli imperatori romani anticristiani, “un potere che appariva illimitato” di fronte alla debolezza della Chiesa:
"Davanti a questo potere la fede, la Chiesa, appariva come una donna inerme, senza possibilità di sopravvivere, tanto meno di vincere. Chi poteva opporsi a questo potere onnipresente che sembrava in grado di fare tutto? E tuttavia sappiamo che alla fine ha vinto la donna inerme, ha vinto non l’egoismo, non l’odio; ha vinto l’amore di Dio e l’Impero romano si è aperto alla fede cristiana”. (Omelia della Messa del 15 agosto 2007)
“Assunta in cielo – spiega il Papa - Maria non si è allontanata da noi, ma ci resta ancor più vicina", sente le nostre preghiere e ci aiuta “con la sua bontà materna”:
“Attratti dal fulgore celeste della Madre del Redentore, ricorriamo con fiducia a Colei che dall’alto ci guarda e ci protegge. Abbiamo tutti bisogno del suo aiuto e del suo conforto per affrontare le prove e le sfide di ogni giorno; abbiamo bisogno di sentirla madre e sorella nelle concrete situazioni della nostra esistenza. E per poter condividere un giorno anche noi per sempre il suo medesimo destino, imitiamola ora nella docile sequela di Cristo e nel generoso servizio dei fratelli. E’ questo l’unico modo per pregustare, già nel nostro pellegrinaggio terreno, la gioia e la pace che vive in pienezza chi giunge alla meta immortale del Paradiso”. (Angelus del 15 agosto 2007)
Quindi il Papa invoca l’intercessione della Vergine per la pace in tutto il mondo:
“Alla Regina della pace, che contempliamo nella gloria celeste, vorrei affidare ancora una volta le ansie dell’umanità per ogni luogo del mondo straziato dalla violenza”. (Angelus del 15 agosto 2006)
Ma qual è oggi il significato della Solennità dell’Assunta? Emanuela Campanile lo ha chiesto a Cettina Militello, teologa e membro del direttivo della Pontificia Accademia mariologica internazionale:
R. – Man mano che La si accosta, come già diceva Paolo VI, non si può non tener conto di Maria per chi è cristiano, perché per Lei ci è stato dato Cristo, si vanno scoprendo delle dimensioni molto consolanti, nel senso che se per Lei, creatura, è stato possibile rispondere pienamente al progetto di Dio, allora il progetto è davanti a noi: anche noi come Lei possiamo corrispondere al dono.
D. – Uno dei primi tratti di questa figura è la dolcezza. Però Maria è anche rappresentata come la donna sotto il cui piede viene schiacciato il serpente. Da cosa si coglie la fortezza di Maria?
R. – E’ una donna forte. I Vangeli ce lo attestano, soprattutto ponendo in bocca a Lei il Magnificat, che è un inno stupendo di liberazione, di riconoscimento della misericordia di Dio e di canto dell’alleanza, della fedeltà di Dio alla promessa, un canto di speranza. Maria è indubbiamente una donna forte e lo prova la sua capacità di diventare discepola. Non è un gioco di parole. Noi enfatizziamo, soprattutto noi del Mediterraneo, il materno. In realtà, l’attrattiva di Maria è quella di andare oltre la carne e il sangue per diventare discepola del Figlio. E questo comporta una statura, un raziocinare, un aderire diverso, non umorale, ma pieno della persona, al messaggio.
D. – Per una donna, Maria ha un significato aggiunto?
R. – Senza dubbio ci viene incontro la categoria della sororità: è nostra sorella. Per carità, è sorella anche degli uomini, però c’è un filo diretto immediato.
Nella fede risplende il volto di Maria e la bontà di Dio: così, il Papa alla Radiotelevisione bavarese “Bayerischer Rundfunk”, che gli ha donato un documentario sui pellegrinaggi mariani
◊ Attraverso la fede possiamo vedere il volto di Maria e la bontà di Dio: è il pensiero espresso da Benedetto XVI nel discorso, ieri sera a Castel Gandolfo, alla delegazione della Radiotelevisione bavarese “Bayerischer Rundfunk”. Occasione dell’udienza, il dono al Papa, da parte dell’emittente tedesca, di un documentario sui pellegrinaggi nei Santuari mariani, intitolato “Maria a maggio”. Questo documentario, ha detto il Papa ai suoi concittadini bavaresi, non è soltanto un film, ma anche un pellegrinaggio alla Madonna. Un cammino, ha proseguito, che mostra la fede di giovani e anziani, di gente semplice e di persone colte. Tutti, ha aggiunto, accomunati dall’essere in cammino verso Maria, la Madre del Signore che ci conduce sulla strada della fede. Alla vigilia della Festa dell’Assunta, ha detto Benedetto XVI con gratitudine, questo documentario è un dono speciale. Infine, ha auspicato che tante persone, guardandolo, possano sentirsi coinvolte nel pellegrinaggio alla Madonna. (A.G.)
Nomine
◊ Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Kayanga (Tanzania), con territorio dismembrato dalla diocesi di Rulenge, che cambierà il nome in Rulenge-Ngara, rendendola suffraganea della sede metropolitana di Mwanza. Il Papa ha nominato primo vescovo di Kayanga, mons. Almachius Vincent Rweyongeza, vicario generale della diocesi di Bukoba. Mons. Almachius Vincent Rweyongeza è nato nel villaggio di Bushagara-Kamachumu, parrocchia di Rutabo, nella diocesi di Bukoba, il 1° gennaio 1956. È stato ordinato sacerdote il 6 dicembre 1981 e incardinato nella diocesi di Bukoba.
Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di N’Zérékoré (Guinea) il rev. Raphaël Balla Guilavogui, del clero di N’Zérékoré, attualmente dottorando in Teologia Biblica alla Pontificia Università Urbaniana. Il rev. Raphaël Balla Guilavogui è nato il 26 settembre 1964 a Woleme, in un villaggio della diocesi di N’Zérékoré. E’ stato ordinato sacerdote il 14 novembre 1993, nella Cattedrale di N’Zérékoré.
Intervento di padre Lombardi su alcune affermazioni di "Famiglia Cristiana"
◊ ''Il settimanale ‘Famiglia Cristiana’ è una testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana. Le sue posizioni sono quindi esclusivamente responsabilità della sua direzione''. E’ quanto ha sottolineato oggi il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in merito alle polemiche sorte in seguito ad alcune prese di posizione di ‘Famiglia Cristiana’ sull'attuale situazione politica italiana.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un articolo di Manuel Nin, benedettino, rettore del Pontificio Consiglio greco, dal titolo “Una tomba che diviene scala per il cielo: la festa della Dormizione della Madre di Dio”
Nell’informazione internazionale, in primo piano la crisi nel Caucaso: si radicalizza lo scontro diplomatico su Ossezia del Sud e Abkhazia; Mosca decisa a sostenere le rivendicazioni delle due Repubbliche separatiste della Georgia. In rilievo anche il Vicino Oriente: un articolo di Luca M. Possati sul vertice di Damasco tra il presidente libanese Michel Sleiman e il presidente siriano Bachar Al Assad
In cultura, i sessant’anni di Tex, eroe del fumetto italiano d’autore. Un articolo di Roberto Genovesi dal titolo “Sicurezza nella giustizia. Lo stretto sentiero di Aquila della notte”. Marco Ivaldo, ordinario di Filosofia Morale all’Università degli Studi di Napoli “Federico II” di Napoli, spiega le ragioni della sua passione per il fumetto
“Dall’umanesimo ai nostri giorni sempre al servizio dell’uomo”. Nicola Gori intervista il cardinale Raffaele Farina, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa
La Russia appoggia i separatisti osseti e abkhazi. Il dramma dei profughi
◊ Diplomazia al lavoro per consolidare la pace nel Caucaso: la Francia ha lanciato un appello agli altri membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU chiedendo di adottare il prima possibile una risoluzione per far rispettare il cessate-il-fuoco. Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha poi dichiarato che verrà appoggiata “qualsiasi decisione” sullo status delle repubbliche separatiste di Abkhazia e Ossezia del Sud. Le due hanno intanto accettato il piano di pace francese. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
Ossezia del Sud ed Abkhazia hanno detto “sì” al piano francese. Stamane i leader delle due regioni separatiste georgiane Kokojty e Bagapsh hanno accettato, al Cremlino, le proposte formulate dal presidente russo Medvedev. In sostanza, del loro status se ne discuterà a livello internazionale. Già nei giorni scorsi, Mosca si diceva favorevole ad un percorso simile a quello del Kosovo fino ad un referendum popolare. Questa interpretazione non è condivisa né da Tbilisi né da Washington: la sovranità e l’integrità territoriale georgiane devono essere rispettate. Il presidente francese Sarkozy non ha nascosto che questo punto creerà numerosi problemi. Le truppe russe, nel frattempo, hanno cominciato a ritirarsi dalla periferia di Gori, così riferisce Mosca. Restano solo unità specializzate nello sminamento e tecnici per smontare e mettere in sicurezza un arsenale scoperto. La polizia georgiana sta riprendendo il controllo della città abbandonata con l’avanzata dei russi alcuni giorni fa. Tbilisi accusa che Gori è stata saccheggiata da irregolari caucasici, giunti dal Nord. Mosca professa la sua innocenza. La guerra informativa comunque continua. A Tskhinvali, capoluogo dell’Ossezia del Sud, l’elettricità tornerà tra una settimana, si lavora per la fornitura dell’acqua. I panifici di nuovo funzionano, come la televisione. Presto anche i telefoni non saranno più muti. 12mila civili restano nella città. Gli aiuti umanitari sono sul posto.
Il conflitto nel Caucaso ha provocato almeno 90.000 profughi, ma sarebbero 150.000 le persone che potenzialmente potrebbero scappare dalla guerra in Georgia. E’ quanto riferisce la Commissione europea sulla situazione umanitaria. Servono, soprattutto, cibo e vestiti. A Gori, intanto, è iniziata la ritirata delle truppe russe. Secondo testimoni oculari, carri armati russi sarebbero invece entrati a Poti, città portuale sul Mar Nero. Nella capitale Tbilisi, la situazione inoltre sembra tranquilla. Ce la descrive, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Pawel Dyl, missionario camilliano in Georgia:
R. – Oggi la situazione è tranquilla. Ci sono notizie tremende dal campo di battaglia: si parla di migliaia di morti. A Tblisi la situazione è tranquilla: la gente è triste, aspetta nuove notizie, ci sono tanti padri di famiglia che sono stati richiamati. Ci sono anche tanti giovani che non si sa dove siano; sappiamo che adesso c’è anche una guerra delle informazioni e quindi è difficile avere notizie sicure.
D. – E voi cosa vedete? Qual è la vita quotidiana che avete davanti agli occhi?
R. – Io posso dire che da parte delle persone malate da noi assistite - persone portatrici di handicap – c'è molto spavento; non sapevano cosa sarebbe successo in caso di attacco dei russi. C'è anche paura per il futuro, perché sappiamo perfettamente che la Georgia non è un Paese ricco. Noi qui assistiamo centinaia di poveri. Adesso il numero dei poveri aumenterà ancora!
D. – E davanti a questa paura, di fronte a questa povertà c’è però una presenza importante: la vostra ...
R. – E’ vero. Per questo motivo io cerco di stare accanto alla gente; sono rimasto per dare un po’ di coraggio agli altri. Noi siamo loro vicini, cerchiamo di aiutarli. Ci sono anche tante persone di buona volontà che ci aiutano: grazie a quelle persone, anche noi possiamo fare del bene. Facciamo quello che è possibile. Sappiamo che adesso è il momento in cui ci saranno tanti aiuti umanitari. Sarà inviato del denaro: per questo motivo, chiedo di versare il denaro in modo saggio, perché purtroppo ci sono anche persone capaci di sfruttare la guerra e le disgrazie della gente.
D. – Padre vuole lanciare un appello proprio per cercare di aiutare la Georgia? Cosa serve realmente a questo Paese?
R. – Due cose: la preghiera, perché ci vuole tanto tanto perdono: adesso c'è tantissimo odio perché ci sono moltissime vittime. Dopo ci sono da assicurare le cose materiali: servono cibo e medicinali. Si deve pensare a ricostruire tutto!
Dopo la drammatica fase del conflitto, è giunta dunque l’ora di far placare i venti di guerra e curare le ferite provocate dalle armi. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Gabriele Bragantini, missionario stimmatino raggiunto telefonicamente a Kutaisi, seconda città della Georgia per numero di abitanti:
R. – Non si tratta, credo, di fare la voce grossa da parte dell’Europa o da parte dell’America: si tratta di prendere a cuore realmente la situazione intricata di questa zona. Se si desse un’immagine di un mondo unito non tanto per una parte o un’altra, ma per difendere la pace, per difendere i valori della libertà, i valori di un’autonomia di un popolo, credo che la situazione potrebbe essere diversa.
D. – Anche perché si spera che mondi contrapposti facciano parte del passato. La guerra fredda è una pagina che deve essere archiviata ...
R. – Esatto, anche se all’interno di varie culture o mentalità, purtroppo poi sono i piccoli popoli che fanno le spese di queste incomprensioni. Incomprensioni che ancora permangono all’interno di quelli che sono i popoli pià grandi. Certi rischi non sono del tutto scomparsi.
D. – La Russia ha chiesto che la Georgia finanzi la ricostruzione della capitale dell’Ossezia del Sud, devastata dal conflitto. Può un Paese come la Georgia sostenere questi costi?
R. – No. La Georgia stava in questi anni cercando di uscire da una situazione economica molto negativa, molto fragile; quindi, le risorse per questa ricostruzione le riceveva dall’estero, soprattutto dall’Occidente, dall’America. Se la Georgia riuscisse un po’ a dare una risposta concreta anche a questa zona, probabilmente sarebbe un incentivo molto forte. Però, con le sue forze, la Georgia non ce la fa.
D. – Padre Gabriele, parliamo adesso della presenza di voi stimmatini in Georgia: quale contributo può dare un sacerdote quando si trova in un Paese in guerra?
R. – La presenza del prete è sempre un segno di speranza per la gente. Un segno di speranza anche perché può dare una parola diversa rispetto alle tante altre parole che si sentono. E mi sembra che la gente ascolta volentieri. La gente ti incontra e prega.
D. – Gli occhi della vostra gente sono coperti, in questi giorni, da immagini di devastazione. Tra queste macerie si possono intravedere luci di speranza?
R. – Certo. Però, vorrei descrivere un po’ quello che la gente sente, questa percezione della paura per l’arrivo dei russi. Spero che non si acuisca questa idea, questa mentalità. Credo che in questo momento si veda più la mancanza di luce. Speriamo che, con l’aiuto di tutti, si riesca a dare un po' di luce; a volte, si ha proprio l’impressione di essere al buio, non tanto perché manca la luce ma perché manca la possibilità di capire quello che effettivamente sta capitando.
Accordo tra Libano e Siria per l'avvio di relazioni diplomatiche. Intervista con mons. Raï
◊ Il Libano e la Siria hanno stabilito la ripresa delle loro relazioni diplomatiche. Una decisione, definita da più parti “storica”, risultato del viaggio del presidente libanese Suleiman a Damasco. Entrambi i Paesi hanno poi concordato di riprendere il lavoro di un comitato congiunto per stabilire una frontiera comune senza affrontare però la vicenda delle contese fattorie di Shebaa, controllate dalle forze israeliane e rivendicate da Beirut. Sull’importanza di questo vertice di due giorni che segue l’attentato di Tripoli, nel nord del Libano, costato la vita a 18 persone, Stefano Leszczynski ha intervistato mons. Béchara Raï, vescovo di Byblos dei Maroniti.
R. – Questo viaggio è avvenuto proprio allo scopo di normalizzare i rapporti tra Libano e Siria e, in particolare, la questione delle frontiere e delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Purtroppo, però, questo attentato di ieri è avvenuto per boicottare il processo di normalizzazione nei rapporti tra i due Paesi. Potrebbe trattarsi anche di un'azione contro l’esercito libanese. Questo terrorismo mira a destabilizzare l’unità dell’esercito, ma in fondo in fondo, per me il problema è sempre uno: il famoso conflitto tra sunniti e sciiti.
D. – Il presidente Suleiman prima di partire ha lanciato un appello all’unità nazionale dicendo che il terrorismo non riuscirà ad infrangerla. Cosa serve al Libano, in questo momento?
R. – Certo, questo appello del presidente è un appello a tutti i libanesi; ma purtroppo chi compie questi atti di terrorismo non sono libanesi, sono agenti stranieri che non vogliono la pace in Libano. Tutto il popolo libanese vuole l’unità, non ci sono problemi tra i libanesi stessi, anzi: quello che desiderano è serrare i ranghi. Ma purtroppo, non dobbiamo dimenticare che gli avvenimenti del Libano sono ‘teleguidati’ dalle forze regionali e internazionali: dietro i sunniti ci sono l’Arabia Saudita, l’Egitto e gli Stati Uniti; dietro gli sciiti, ci sono l’Iran e la Siria. Sono questi che strumentalizzano i libanesi e i non libanesi. Il Libano se non ha la vera autonomia e indipendenza, non potrà mai dominare le forze che sono guidate dall’esterno.
D. – Come mai l’azione dell’Occidente appare sempre piuttosto debole sul Libano?
R. – Non dobbiamo dimenticare che in Libano abbiamo i palestinesi, che sono armati; abbiamo il problema di Hezbollah, che è armato; abbiamo armi che circolano qua e là ... Il problema è che la comunità internazionale veramente non ha fatto quello che doveva fare perché il Libano potesse avere la sua piena sovranità e indipendenza.
D. – Questo viaggio del presidente libanese in Siria potrebbe portare ad una maggiore stabilità all’interno del Paese?
R. – E’ quello che noi desideriamo. Noi siamo sempre per il dialogo, siamo sempre per i buoni rapporti con la Siria. Certo, la visita del presidente è importante, ma è anche importante che i siriani stessi siano rispettosi del dialogo che verrà avviato, perché i siriani hanno anche i loro propri interessi in questo conflitto regionale e internazionale. Il Libano è come uno strumento nelle loro mani e loro utilizzano questo piccolo Paese per affrontare i problemi e cercare soluzioni internazionali.
I vescovi del Salvador: urgente riannunciare il Vangelo a quanti hanno lasciato la Chiesa
◊ I vescovi del Salvador hanno pubblicato un ampio documento sulla situazione nazionale e le sfide pastorali nel Paese alla vigilia del lancio, domenica prossima, della Missione continentale decisa nella Conferenza di Aparecida. Il servizio di Luis Badilla.
“Con gioia – affermano i vescovi - riconosciamo che l’aver trovato il Signore è la cosa migliore nelle nostre vite e perciò sentiamo impellente il desiderio di condividere questa nostra esperienza con tutti i nostri fratelli, ma in un modo speciale con coloro che, per ragioni conosciute solo a Dio, hanno abbandonato la Chiesa o da essa si sono allontanati”. Nel ricordare la profonda fede religiosa dei salvadoregni, i vescovi rilevano quanto sia importante per l’oggi e per il domani di questa Nazione poter “continuare a coltivare questa fede nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti apostolici, nei centri educativi e anzitutto nelle famiglie”. A questo punto occorre prendere coscienza, sottolinea l’episcopato salvadoregno, che l’alternativa è una sola: “dichiararsi tutti in stato di missione permanente (…) intesa come tempo di grazia, come cammino di rinnovamento, come conversione personale, sociale e pastorale. Solo in questo modo saremo in grado di dare risposte adeguate alle grandi sfide della nostra epoca”, comprese quelle che affronta il “Paese nei diversi ambiti, dall’economia alla politica”. Infine, i presuli sottolineano le loro priorità: in primo luogo la Parola di Dio, la pastorale biblica. Inoltre, aggiungono, la liturgia deve essere collocata sempre al centro della vita, in particolare i sacramenti dell’iniziazione cristiana e, al tempo stesso chiamano tutti i fedeli “a lavorare per costruire la Chiesa come casa e come scuola di comunione”. Infine, concludono i vescovi salvadoregni, nessuno si può sottrarre al dovere della solidarietà, in particolare con i più poveri, gli afflitti e i malati. “Quante volte coloro che soffrono – affermano - ci evangelizzano! Nel riconoscimento di questa presenza e vicinanza e nella difesa dei diritti degli esclusi, si gioca la fedeltà della Chiesa a Gesù”.
La Festa dell’Assunta, occasione per sentire la vicinanza materna di Maria: la riflessione del rettore del Santuario della Madonna del Divino Amore
◊ I Santuari mariani vivono questa vigilia della Festa dell’Assunta con grande gioia e partecipazione. Tante le iniziative mariane e i pellegrinaggi che coinvolgono i fedeli, senza distinzioni di età. Alessandro Gisotti ha chiesto al rettore del Santuario romano della Madonna del Divino Amore, mons. Pasquale Silla, di raccontare l’attesa per la Solennità di domani:
R. – La preparazione nel nostro Santuario è iniziata già da molti giorni, perché abbiamo indicato nel mese di agosto tre feste mariane, al cui centro c’è l’Assunzione della Vergine Maria. Abbiamo informato i pellegrini, i parrocchiani devoti che frequentano abitualmente il Santuario, di questa centralità dell’Assunzione. Per noi un momento molto forte è il pellegrinaggio notturno, a piedi, che parte questa sera a mezzanotte dal Circo Massimo e poi percorre 14 km e giunge domani mattina al Santuario per la prima Messa. E’ un segno di Roma, della nostra città, della nostra diocesi, molto evidente, molto espressivo, anche se avviene nel buio della notte. Aiuta tutti a comprendere come sia possibile, seguendo la Vergine Maria, attraversare la notte con tutti i simbolismi negativi della guerra, della solitudine, del tradimento, della paura, per arrivare alla luce. E Maria ci accompagna.
D. – Poi domani la grande festa con, è prevedibile, una gran partecipazione di fedeli romani, ma non solo…
R. – Esattamente. Noi, grazie a Dio, abbiamo il nuovo Santuario con mille posti a sedere. Le Messe sono quasi tutte affollate, perché abbiamo tante persone che vengono proprio per celebrare nell’Eucaristia la memoria, il ricordo, la Solennità della Madre del Signore, che è stata Assunta ovviamente non per virtù propria, ma per la forza del Divino Amore che è lo Spirito Santo.
D. – Davvero, il Santuario del Divino Amore è il santuario di tutti, dei giovani, degli anziani, delle famiglie. Tutti guardano a Maria…
R. – Sì, è sorprendente quello che pensano gli anziani, vedendo i tanti giovani che vengono per la preghiera, per la confessione, per l’Adorazione eucaristica perpetua. E’ una cosa stupenda. E’ un anno e mezzo che facciamo l’adorazione perpetua notte e giorno nel nuovo Santuario, nella cappella del Santissimo, e la presenza dei giovani è un incoraggiamento veramente straordinario.
D. – Ieri, il Santo Padre, all’udienza generale, ha detto che “chi prega non perde mai la speranza”. Un richiamo anche a queste sue ultime parole. D’altronde, con emozione, si ricorda ancora la visita di Benedetto XVI due anni fa al Santuario del Divino Amore…
R. – Il Papa ha lasciato un segno stupendo. E’ venuto qui e ha celebrato il Rosario, quasi per dire che la preghiera a Maria e con Maria è veramente un segno forte di grande speranza.
D. – Che cosa si augura il rettore di un Santuario così importante e così amato nei secoli da tanti fedeli per questa festa dell’Assunta?
R. – Che tutti possiamo sentirci e sperimentare la vicinanza di Maria. Ho letto pocanzi una frase del nostro venerato fondatore, don Umberto Terenzi, che diceva: “Chi sta vicino alla Madonna, la conosce meglio, ne apprezza la bellezza e, ovviamente, fruisce della sua misericordia, della sua materna protezione”. Quindi, auguro a tutti di stare accanto alla Madonna, di sentire la sua materna vicinanza.
La Chiesa ricorda San Massimiliano Maria Kolbe sacerdote e martire
◊ Nel martirio di San Massimiliano Kolbe “risplende il fulgore dell’Amore che vince le tenebre dell’egoismo e dell’odio”: così ieri, durante l’Udienza generale, Benedetto XVI ha ricordato padre Kolbe, sacerdote e martire, di cui oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica. Il servizio di Isabella Piro
(musica)
“Vorrei essere come polvere, per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella”: diceva così Massimiliano Kolbe. Nato in Polonia nel 1894, aveva frequentato le scuole presso il Seminario dei Frati Minori Conventuali di Leopoli. Nel 1918, l’ordinazione sacerdotale, sulle orme di San Francesco. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo vede impegnato nell’assistenza di profughi e feriti, ma la violenza nazista si abbatte anche su di lui: arrestato nel febbraio del 1941, padre Kolbe viene deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, con il numero 16670. A causa della fuga di un prigioniero, 10 detenuti vengono condannati a morte nel bunker della fame. Padre Kolbe si offre al posto di uno di loro, un padre di famiglia. Per 14 lunghissimi giorni incoraggia gli altri condannati pregando la Vergine. Dopo due settimane di stenti, sopravvivono solo in quattro, fra cui padre Kolbe. I nazisti decidono di finirli con un’iniezione di acido fenico. Di fronte ai carnefici, San Massimiliano tende il braccio e innalza la sua ultima preghiera: “Ave Maria”. È il 14 agosto 1941. Ma quale insegnamento resta oggi del suo gesto? Ci risponde Carmencita Picaro, appartenente all’Istituto secolare “Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe”:
“Io credo che il primo insegnamento sia stata un’esperienza forte di coloro che erano morti con lui nel campo di concentramento. Tutti si erano accorti che era successo qualcosa di straordinario. Si sono accorti che un uomo aveva alzato il livello della bontà e dell’amore fino all’eroismo. Ecco, padre Kolbe, in questa esperienza che in realtà stiamo ancora vivendo per le sofferenze dei nostri amici della Georgia, della Russia, di tutti coloro che sono in guerra, padre Kolbe è un segno esplosivo di luce, di speranza, che l’amore anche dove c’è l’odio può sempre vincere”.
Centrale, nella vita di Padre Kolbe, la devozione a Maria, in onore della quale fonda, il 16 ottobre 1917, la “Milizia di Maria Immacolata”. Dieci anni dopo, tocca alla “Città dell’Immacolata”, un centro vocazionale costruito nei pressi di Varsavia. Ancora Carmencita Picaro:
“Lui ha capito che Maria era il luogo scelto da Dio, il punto più alto della creazione che torna a Dio, perché Maria in realtà è stata la sola, la grande, che ha accolto nella sua vita totalmente Dio, lasciandosi trasformare fino all’impossibile. Per cui Maria, per padre Kolbe, non è soltanto una persona per la sua vita, ma è una persona come dono di Dio. E padre Kolbe ha capito che per essere come Gesù dovevamo rinascere in lei. E allora intuisce che Maria è veramente una via, un dono, una speranza, è una certezza, perché quello che è avvenuto in lei era possibile nell’uomo. E allora ha fatto di questa spiritualità mariana un modo di essere nella storia. E allora lui si è preoccupato di generare come Maria nel mondo il volto del Cristo. Ha voluto rivivere come Maria questa tenerezza verso l’uomo che è lontano da Dio e si è messo a disposizione di Maria, dicendo: 'Fai di me quello che vuoi'. E si è consacrato a lei, si è consacrato a quel desiderio di Dio di raggiungere ogni uomo attraverso questa Madre”.
Il 28 maggio 2006, visitando il campo di sterminio di Auschwitz, Benedetto XVI ha ricordato con queste parole San Massimiliano Kolbe e tutti gli “innumerevoli essere umani” morti insieme a lui:
(…) Essi scuotono la nostra memoria, scuotono il nostro cuore. Non vogliono provocare in noi l'odio: ci dimostrano anzi quanto sia terribile l'opera dell'odio. Vogliono portare la ragione a riconoscere il male come male e a rifiutarlo; vogliono suscitare in noi il coraggio del bene, della resistenza contro il male. Vogliono portarci a quei sentimenti che si esprimono nelle parole che Sofocle mette sulle labbra di Antigone di fronte all'orrore che la circonda: "Sono qui non per odiare insieme, ma per insieme amare".
(musica)
Colombia: ucciso a coltellate un parroco di Medellin
◊ Aveva 70 anni e dedicava le sua vita ai poveri, don Jaime Ossa Toro, il sacerdote cattolico accoltellato ieri a Medellin, nel nord-est della Colombia. Sui particolari del delitto e sul movente non si hanno ancora notizie: il corpo di don Toro, colpito da diverse coltellate, è stato trovato stamani nella sua abitazione accanto alla chiesa di Emaús, dove da tre anni prestava servizio come parroco. Dal quotidiano “El Colombiano” si è appreso che l’unico ricercato per il momento è un giovane di 16 anni avvistato nei paraggi all’ora dell’omicidio. Il sacerdote apparteneva all'ordine dei saveriani ed era stato missionario in Angola per 14 anni. “Si distingueva per il suo spirito di carità verso i più bisognosi - ha affermato l'arcivescovo di Medellin, mons. Alberto Giraldo Jaramillo - per la sua sincerità, intelligenza e cultura, ed era molto amato da tutti i suoi fedeli e confratelli”. (S.G.)
Arabia Saudita: un padre uccide la figlia colpevole di essersi convertita al Cristianesimo
◊ È stata punita con la morte la conversione al Cristianesimo di una ragazza saudita, uccisa dal padre "per salvare l’onore della famiglia". L’uomo è membro della commissione per la promozione della virtù e contro il vizio, che ha il compito di vigilare sul buon costume e sulla moralità dei cittadini dell’Arabia Saudita. Il quotidiano di Dubai Gulf News, che ha diffuso la notizia, non rivela né la sua identità, né l’età della vittima, ma riferisce quanto raccontato da alcune fonti non precisate: l’assassino avrebbe tagliato la lingua alla figlia e le avrebbe dato fuoco dopo un'animata discussione di carattere religioso. Il fratello della vittima avrebbe, infatti, trovato nel computer della donna alcuni articoli sul cristianesimo da lei scritti su vari blog e siti regionali sotto pseudonimo e con il simbolo di una croce. E la stessa vittima, pochi giorni prima di morire aveva raccontato su un sito l’inferno della sua vita familiare dopo questa scoperta. L’uomo, fermato dalla polizia, verrà probabilmente incriminato non per omicidio, ma per “delitto d’onore”, un reato punito con pene molto blande, che oscillano tra sei mesi e tre anni di reclusione. (S.G.)
Torturati ed arrestati in India due pastori evangelici
◊ Risale a lunedì scorso l’ultimo grave espisodio di violenza contro i cristiani in India. E porta a 42 i casi venuti alla luce dall’inizio dell’anno. Le vittime - informa ICN-News - questa volta sono il pastore evangelico Rajendra Gowda ed il suo assistente, Kumara: stavano conducendo una riunione di preghiera ad Emmanabettur, nello Stato sud-occidentale del Karnataka, quando una ventina di estremisti indù, appartenenti all'Associazione Giovanile Shivasainya, hanno fatto irruzione nel luogo di culto ed hanno aggredito i fedeli. Subito dopo i due pastori sono stati quasi interamente spogliati, legati ad un pulmino, e trascinati per sette chilometri sino ad un posto di polizia. Da lì, gli estremisti, dopo averli caricati su un veicolo, li hanno condotti a Davangere, a 20 km di distanza e li hanno consegnati alla polizia locale perché li arrestasse. Durante il percorso i due pastori sono stati selvaggiamente picchiati. Indignato, il Global Council of Indian Christians, sta cercando di ottenere, se non giustizia, almeno il loro rilascio. (S.G.)
L’importanza dell’essere missionari nei lavori del Congresso Americano Missionario in Ecuador
◊ Continua a Quito, in Ecuador, il terzo Congresso Americano Missionario. Ieri, dopo l’Eucaristia di apertura e la lettura del messaggio di Benedetto XVI, oltre 3mila partecipanti, tra cui 4 cardinali e più di 100 vescovi, si sono riuniti in diversi gruppi di lavoro. Da più parti, i relatori e i rappresentanti delle 24 Conferenze episcopali dell’America, hanno voluto sottolineare l’importanza della Missione continentale che sarà lanciata domenica prossima. Al tempo stesso è stato ribadito con insistenza che tale Missione per essere autentica ed efficace deve essere pensata, e soprattutto realizzata, come un impegno permanente e non sporadico. Lo stesso motto del Congresso: “L'America con Cristo, ascolta, impara ed annuncia”, ha sottolineato il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, indica che l’essere missionario di ogni cristiano e dell’intero corpo ecclesiale è parte intrinseca dell’essere discepoli e dunque la missionarietà non si esaurisce in un atto e in una campagna. Molti interventi della prima giornata dei lavori hanno cercato di individuare l’insieme delle condizioni ecclesiali che, come segnala il documento di Aparecida, consentano di vivere questo stato di missione senza confini temporali. E così sono risuonati incoraggianti le parole del Santo Padre che nel suo messaggio scrive: “Davanti alle difficoltà di un ambiente a volte ostile, davanti alla scarsezza di risultati immediati e spettacolari o di fronte all’insufficienza di mezzi umani, vi invito a non lasciarvi vincere dalla paura o abbattere dallo scoraggiamento e a non farvi trascinare dall’inerzia. Ricordate le parole di Gesù, il Buon Pastore: «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!». (Gv 16,33)”. Oggi, i lavori si apriranno con la relazione di mons. Luis Augusto Castro, arcivescovo di Tunja, Colombia, che terrà una relazione sulla “Pentecoste, comunità sotto la guida dello spirito”. Seguiranno i commenti, le testimonianze e i dibattiti. (L.B.)
Al via oggi a Paray-le Monial, in Francia, il XVI Festival Mariano Internazionale
◊ Veglie di preghiera e incontri di riflessione sulla figura della Vergine scandiranno il XVI Festival Mariano Internazionale che prende il via oggi a Paray-le-Monial, in Francia. La rassegna, in programma fino al 18 agosto, è stata organizzata dalla Comunità dell’Emmanuel insieme a diversi gruppi giovanili di preghiera. Tra i presuli presenti ci saranno mons. Benoît Rivière, vescovo di Autun/Paray-le-Monial, e mons. Jérôme Beau, vescovo ausiliare di Parigi. Per l’occasione il Papa ha inviato la sua Benedizione Apostolica, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nella quale invita ad avere coraggio per seguire le orme di Maria. “La donna vestita di sole - si legge - è il segno della vittoria di Dio”. (B.C.)
Stasera a Roma la veglia dell'Assunta nella Basilica di Santa Maria Maggiore
◊ “La solennità del 15 agosto celebra la gloriosa Assunzione di Maria al cielo: è, questa, la festa del suo destino di pienezza e di beatitudine, della glorificazione della sua anima immacolata e del suo corpo verginale, della sua perfetta configurazione a Cristo Risorto; una festa che propone alla Chiesa e all’umanità l’immagine e il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale” (Marialis cultus, 6): la Madre ci ha preceduto, noi tutti la seguiremo, nell’ultimo giorno della storia umana. A Santa Maria Maggiore in Roma, dalle ore 20.30 alle 22.30, si celebra questa sera la grande veglia della solennità. Presiede il cardinal Bernard Francis Law, arciprete della Basilica. Tale veglia ha le sue remote radici alla fine del secolo VII, quando Papa Sergio I (687-701) introdusse a Roma le festa della Dormizione, allora solennemente celebrata in Oriente. Caratteristica romana è la grandiosità con cui la veglia fu vissuta per molti secoli, con processione stazionale, che partiva dalla Curia Romana (S. Adriano al foro) e saliva con fiaccole e canti alla Basilica della Vergine, dove si celebravano poi gli uffici notturni e la Santa Messa vigiliare. L’attuale veglia di Santa Maria Maggiore si apre appunto con un lucernario e una processione, che partendo dall’entrata della Basilica si snoda fino all’altar maggiore, dove viene cantato davanti al cero pasquale il preconio della festa. Segue il canto dell’ufficio delle letture, intermezzato da stupendi tropari russi sulla Dormizione. La celebrazione si conclude con la Santa Messa della vigilia, unica per le feste della Madre di Dio. (A cura di padre Ermanno Toniolo)
Festa dell'Assunta: anche quest'anno Messina rispetta la secolare tradizione della Vara
◊ Centinaia di “tiratori” e una gigantesca “macchina” piramidale che raffigura in varie fasi l’Assunzione in cielo della Vergine. Da oltre cinque secoli, Messina si prepara così a quell’imponente spettacolo di fede e devozione popolare noto come “la Vara”. La rappresentazione – informa Avvenire – verrà trascinata domani da piazza Castronovo fino a piazza del Duomo, un percorso di tre chilometri, coperto in circa tre ore, a partire dalle 19. Tutt’intorno esploderanno fuochi pirotecnici, mentre dalle bocche di dieci cannoni saranno sparati migliaia di bigliettini. Ma, soprattutto, ci sarà la cittadinanza messinese in festa, pronta a incoraggiare e quasi ad aiutare i vari “capicorda”, “vogatori” e “macchinisti” con i suoi ritmati “Viva Maria!” e “Oh, Matri Assunta!”. Una partecipazione corale e sentita, che si farà particolarmente intensa nel punto più impegnativo del tragitto, l’incrocio tra via Garibaldi e via I Settembre, dove la Vara dovrà compiere una complessa manovra, detta “girata” o “virata”, per poi proseguire verso il Duomo. Lì riceverà il saluto dell’arcivescovo di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana, che stasera alle 20,30 celebrerà la Messa in piazza Castronovo, sotto la Vara posizionata là fin dal primo agosto. “È la città, nella sua componente ecclesiale, civile e storica a ravvivare questa tradizione che, seppur connotata di forme folkloristiche, ne rivela una forte appartenenza religiosa e una suggestiva esperienza di preghiera”, ha sottolineato il presule. (S.G.)
Loreto: le celebrazioni per l'Assunta ricordano l'Agorà del settembre 2007
◊ La festa dell’Assunta, a Loreto, sarà vissuta quest’anno nell’ottica del ricordo dell’Agorà dei giovani italiani. È stato lo stesso delegato pontificio per il Santuario di Loreto, l’arcivescovo Giovanni Tonucci, a volere che la festa, a poche settimane dalla conclusione della Giornata mondiale della gioventù di Sydney, ricordasse l’Agorà che si è svolta nella città marchigiana l’1 e il 2 settembre 2007. Un momento che aveva visto convergere attorno alla Santa Casa e vicino all’allora delegato pontificio, l’arcivescovo Gianni Danzi (scomparso il 2 ottobre dello stesso anno), migliaia di giovani, accorsi per incontrare Benedetto XVI. Il programma della festa – informa Avvenire – prevede due giorni di iniziative religiose e culturali. Si comincia stasera con la “Fiaccolata dell’Assunta”, alle 21,15, con partenza dai campi sportivi di Loreto. Alle 22,30, in piazza della Madonna, il cardinale Pio Laghi, prefetto emerito della Congregazione per l’educazione cattolica, benedirà un ritratto di Benedetto XVI. Domani mattina, poi, nel Museo Antico Tesoro, verrà inaugurata la mostra “Invincibile speranza. Benedetto XVI e i giovani dell’Agorà”, che raccoglie quaranta fotografie d’autore sull’evento. Alle 11, infine, la Messa solenne nella Basilica della Santa Casa presieduta sempre dal cardinale Laghi. (S.G.)
A Praia a Mare, in Calabria, i festeggiamenti per la Madonna della Grotta
◊ Un piccolo scrigno adagiato sulla costa tirrenica che custodisce il Santuario della Madonna della Grotta: è Praia a Mare, in provincia di Cosenza, dove oggi cominciano i tradizionali festeggiamenti in onore della Madonna. La storia del legame di questa terra con Maria ha radici profonde. Stando al racconto del teologo padre Marafioti la statua della Vergine fu depositata nella Grotta nel lontano 1326 dal capitano cristiano di un bastimento raguseo il quale, a causa di una forte tempesta, proprio di fronte alla costa praiese, fu costretto dalla superstizione del suo equipaggio turco a disfarsene. Erano i primi di agosto. Pochi giorni dopo, il 14, la statua venne casualmente ritrovata. Nel 1899 il vescovo di Cassano Ionio, chiese al Papa l’autorizzazione per l’incoronazione della Madonna della Grotta. Questa fu concessa da Papa Leone XIII. Alla Madonna, patrona di Praia a Mare, la popolazione della località calabrese è profondamente devota. Ogni anno, il 14 agosto, prendono il via i solenni festeggiamenti che culminano con la processione notturna di ferragosto. La processione si snoda per mare con un suggestivo corteo di barche illuminate da fiaccole. I festeggiamenti si protraggono fino al 18, quando la statua viene ricollocata nell’apposita nicchia del santuario della Grotta sul monte Vingiolo. (A.L.)
Dallo spazio le prime immagini ravvicinate di Encelado, la "luna di Saturno"
◊ Sono le prime riprese a una distanza così ravvicinata e di Encelado, la piccola luna di Saturno, mostrano la superficie rocciosa, corrugata e solcata da profondi canyon. A inviarle sulla Terra, ieri, Cassini, la piccola sonda realizzata dalle agenzie spaziali di Stati Uniti (Nasa), Europa (Esa) e Italia (Asi), che nel suo ultimo passaggio vicino al satellite ha raggiunto una distanza dal suolo di soli 50 chilometri. I dati sono stati ricevuti in Australia, nel Deep Space Network, e da là trasmessi in California, al Jet Propulsion Laboratory della Nasa che ha provveduto a metterli sul suo sito. Gli avvallamenti profondi che si notano nelle immagini – informa l’ANSA – si trovano nel Polo Sud di Encelado e appartengono alla cosiddetta struttura "tigrata", in cui si ritiene che dalle linee più scure si sprigionano i violenti getti di vapore tipici di Encelado. Grazie alle nuove immagini è possibile stabilire se all'origine dei geyser ci sia acqua allo stato liquido. (S.G.)
Attentato suicida in Pakistan: almeno otto persone hanno perso la vita a Lahore
◊ Non si ferma l’escalation di violenza in Pakistan, dove oggi si celebra la festa per l'indipendenza: almeno 8 persone sono morte a causa di un attentato suicida contro un commissariato di Lahore. Un kamikaze si è fatto esplodere nei pressi di un gruppo di poliziotti. Sul fronte politico, intanto, si registra il tentativo del presidente, Pervez Musharraf, di negoziare con l’opposizione. In questo scenario si deve segnalare che è in atto il laborioso processo di impeachment nei confronti di Musharraf. Quest'ultimo ha sollecitato lo schieramento che chiede le sue dimissioni ad “evitare lo scontro diretto per perseguire una strada di riconciliazione ed affrontare la crisi economica e il terrorismo”.
India, Kashmir
Resta alta la tensione nella regione indiana del Kashmir dopo i disordini dei giorni scorsi nei quali sono rimasti uccisi almeno 20 manifestanti. Ieri migliaia di musulmani hanno commemorato le vittime uccise dalla polizia sfidando il coprifuoco. Le forze dell'ordine hanno usato gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti che si sono scontrati con i poliziotti a Srinagar, principale città del Kashmir indiano. Le violenze sono iniziate a causa di una disputa che vede opposti i musulmani agli induisti. Al centro della disputa c'è l’assegnazione di un terreno da parte del governo ad un’organizzazione indù. Al blocco della concessione, provocato dalle proteste dei musulmani, è poi seguita la reazione degli induisti.
Tibet
All’indomani della denuncia del Dalai Lama sul mancato rispetto della tregua olimpica in Tibet, espressa nel corso dei colloqui con i parlamentari franacesi, si registra l’arresto di 500 esuli tibetani. I tibetani fermati protestavano davanti ad un edficio dell'ambasciata cinese a Kathmandu, in Nepal. Il mondo - hanno dichiarato alcuni dimostranti all'agenzia AFP - deve aprire gli occhi di fronte alle sofferenze della popolazione tibetana piuttosto che focalizzarsi sulle Olimpiadi.
Sri Lanka
Nuova impennata di combattimenti tra Tigri Tamil ed esercito regolare dello Sri Lanka. Il bilancio dei recenti scontri è di 16 morti: 14 sono ribelli, 2 soldati. Lo hanno annunciato fonti dell'esercito. I combattimenti più pesanti si sono registrati nella regione di Mullaittivu, dove i caccia dell'aviazione militare hanno colpito una serie di obiettivi della guerriglia. Secondo il comitato internazionale della Croce Rossa, negli ultimi mesi decine di migliaia di persone hanno lasciato le abitazioni nelle aree interessate nel conflitto. In queste zone risulta sempre più difficile portare gli aiuti umanitari.
Iraq
Giornata di sangue in Iraq, dove a seguito di tre distinti attacchi dinamitardi nei pressi di Baghdad sono rimaste sul terreno quattro vittime, di cui tre agenti di sicurezza, e almeno 11 feriti. A questi si aggiungo due cadaveri ritrovati stamani, sempre nella capitale, e il corpo di un agente di polizia ritrovato a Kirkuk. Vittime anche tra soldati statunitensi: il comando americano ha confermato la morte di un soldato e del suo interprete iracheno per l’esplosione di una bomba. Le violenze di oggi sono avvenute in un periodo comunque segnato, secondo diverse fonti, da un netto calo delle vittime.
Stati Uniti: ucciso presidente democratici dell'Arkansas
Bill Gwatney, presidente del partito Democratico in Arkansas e amico personale di Bill e Hillary Clinton, è stato ucciso ieri da uno squilibrato. L'uomo si è presentato nel suo ufficio e gli ha sparato tre colpi di pistola. Morto subito dopo anche l’aggressore, colpito dalla polizia mentre fuggiva. Sconosciute, al momento, le cause della tragedia.
Texas
Ancora una nuova esecuzione capitale in Texas: è la settima dall’inizio del 2008. La condanna a morte con iniezione letale ha colpito Leon Dorsey, 32 anni, condannato per un duplice omicidio durante una rapina, avvenuto nel 1994. Il Texas è lo Stato americano con il più alto numero di esecuzioni. Dorsey è stato il condannato numero 412 dal 1982, anno nel quale sono riprese le esecuzioni dopo la reintroduzione della pena capitale da parte della Corte suprema.
Messico
Grande sgomento in Messico per l’omicidio di otto persone durante una Messa celebrata in un centro di recupero per tossicodipendenti a Ciudad Juarez, al confine con gli Stati Uniti. Un gruppo armato è entrato ieri sera nel centro di recupero e ha iniziato a sparare contro le persone che partecipavano alla Messa. "Gran parte dei presenti, che non hanno avuto il tempo di nascondersi, sono stati feriti e alcuni sono morti'', hanno riferito i responsabili municipali per la sicurezza. Secondo alcuni testimoni, la polizia non avrebbe fermato i i sicari in fuga dopo l’agguato. Nella zona è in corso una cruenta guerra tra clan rivali della mafia locale per il controllo del territorio. A Ciudad Juarez sono almeno 780 gli omicidi registrati dall'inizio dell'anno.
Sbarchi di immigrati
Proseguono i viaggi degli immigrati verso le coste italiane. Un'imbarcazione con 28 persone a bordo è stata soccorsa a sud della costa siracusana. Altri 41 clandestini sono stati avvistati a 27 miglia a sud di Lampedusa e trasbordati a bordo di una motovedetta della guardia costiera. Arriveranno nel porto di Lampedusa nel pomeriggio. Sbarchi anche nel sud della Sardegna, dove nel ultime 24 ore sono arrivati 50 migranti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 227
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