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Sommario del 07/08/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • In visita da Benedetto XVI a Bressanone l’ex presidente italiano Cossiga. Sabato, il conferimento al Papa della cittadinanza onoraria del comune altoatesino
  • L’amore di Cristo che redime la sofferenza dell’uomo e l’amministrazione dei Sacramenti ai ragazzi di oggi tra i temi forti del dialogo tra Benedetto XVI e i sacerdoti incontrati al Duomo di Bressanone
  • I cardinali Bertone e Re ricordano Paolo VI a 30 anni dalla morte
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Scontro Stati Uniti-Cina alla vigilia dell’apertura dei Giochi Olimpici
  • Italia: aumentano i divorzi. Il Forum delle associazioni familiari: sempre più sole le famiglie
  • Intervista con l'Ordinario militare per l'Italia sulle pattuglie di soldati in città
  • Chiesa e Società

  • Cagliari si prepara per la visita di Benedetto XVI
  • Ecuador: minacce contro il presidente della Conferenza episcopale
  • L’arcivescovo di Bombay: la vita va difesa sin dal concepimento
  • Pakistan: i talebani minacciano di scatenare la "guerra santa" dei bambini-kamikaze
  • Prosegue a Città del Messico la Conferenza internazionale sull'AIDS
  • Aumentano i contagi e le vittime di colera in Guinea Bissau
  • Intesa tra Sudafrica e Namibia per la realizzazione di progetti comuni
  • Italia: il 24% dei minori vive in situazioni di disagio
  • La solidarietà non va in vancanza: la Caritas umbra organizza campi estivi in Albania
  • Roma: un museo per raccontare il carisma di San Camillo
  • La Chiesa ricorda oggi San Sisto II Papa e compagni martiri
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Mauritania la giunta militare assicura elezioni libere e trasparenti dopo il golpe di ieri
  • Il Papa e la Santa Sede



    In visita da Benedetto XVI a Bressanone l’ex presidente italiano Cossiga. Sabato, il conferimento al Papa della cittadinanza onoraria del comune altoatesino

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani al Seminario di Bressanone, il presidente emerito della Repubblica italiana, Francesco Cossiga, che si è intrattenuto a pranzo con il Papa. Sull’incontro, di natura privata, ci riferisce il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente a Bressanone da Alessandro Gisotti:

    R. – Il presidente Cossiga viene abitualmente in vacanza in Alto Adige. In questo periodo si trovava in Val Gardena. Anche nel 2004 era venuto in visita proprio nel Seminario di Bressanone a trovare il cardinale Ratzinger. Quindi, è un ambiente che gli è noto, in cui i due si sono già incontrati in passato. Il presidente Cossiga ha manifestato il desiderio di incontrarlo. Ora, recentemente, ha compiuto 80 anni, il 26 luglio, e quindi il Santo Padre ha ritenuto appropriato il fatto di invitarlo a pranzo quest’oggi. E’ un ospite quindi a lui noto, che ha sempre manifestato un grande apprezzamento per lui.

     
    D. – Ieri, l’incontro con i sacerdoti, oggi questo pranzo, un’occasione privata, però, con un ospite importante come il presidente emerito Cossiga… Quali i prossimi appuntamenti a Bressanone?

     
    R. – Per i prossimi due giorni non vi è nulla di programmato con precisione. L’impegno pubblico prossimo è sabato pomeriggio alle 18.00, con il conferimento della cittadinanza onoraria di Bressanone. Quindi, il consiglio e la giunta comunale, guidati dal sindaco, saranno presenti, se è bel tempo nel cortile del Seminario, che è molto bello, e se è brutto tempo all’interno, nella biblioteca, e conferiranno questo riconoscimento al Santo Padre. Un riconoscimento che qui viene dato con parsimonia e a ragion veduta. Sono solo due finora i cittadini onorari di Bressanone viventi e il Papa sarà il terzo.

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    L’amore di Cristo che redime la sofferenza dell’uomo e l’amministrazione dei Sacramenti ai ragazzi di oggi tra i temi forti del dialogo tra Benedetto XVI e i sacerdoti incontrati al Duomo di Bressanone

    ◊   Il significato della sofferenza nella vita di un cristiano e l’importanza della catechesi dei bambini nella preparazione ai Sacramenti sono stati i temi affrontati dal Papa nelle risposte a due sacerdoti di lingua italiana, nell’incontro con il clero altoatesino, ieri nel Duomo di Bressanone. Come nelle altre quattro risposte, in lingua tedesca, su diversi temi di grande attualità per la vita pastorale, Benedetto XVI ha risposto con franchezza, ricorrendo anche ad esperienze personali. Il testo integrale del dialogo tra Benedetto XVI e i sacerdoti della diocesi di Bolzano-Bressanone verrà pubblicato domani dalla Sala Stampa della Santa Sede e da “L’Osservatore Romano”. Ma torniamo alle risposte del Papa ai sacerdoti di lingua italiana con il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il messaggio fondamentale del cristianesimo è che la sofferenza, la passione è presenza dell’amore di Cristo che ci chiama ad amare i sofferenti: così, Benedetto XVI ha risposto ad un sacerdote, gravemente malato, che ha chiesto al Santo Padre una parola di conforto per chi soffre. Riprendendo la sua Enciclica “Spe Salvi”, il Papa ha sottolineato che la capacità di accettare le sofferenze e i sofferenti è misura dell’umanità. Ed ha ricordato l’esempio di Giovanni Paolo II, la testimonianza umile della sua passione:

     
    Questa umiltà, questa pazienza con la quale ha accettato quasi la distruzione del suo corpo, la crescente incapacità di usare la parola, laddove era stato maestro della parola. E così ci ha mostrato - mi sembra - visibilmente questa verità profonda che il Signore ci ha redento con la sua Croce, con la Passione come estremo atto del suo amore. Ci ha mostrato che la Passione non è solo un non, un negativo, una mancanza di qualche cosa, ma è una realtà positiva.

     
    Papa Wojtyla, ha aggiunto, ha mostrato che la Passione, accettata nell’amore di Cristo, nell’amore di Dio e degli altri è una forza redentrice. Certo, ha detto Benedetto XVI, Giovanni Paolo II è stato un gigante della fede, ha portato il Vangelo fino ai confini della terra, ha aperto nuove strade e fatto cadere le mura tra due mondi. Ma questa sua testimonianza nella sofferenza, ha ribadito, è una forza dell’amore non meno potente dei grandi atti che aveva compiuto nella sua prima parte di Pontificato. Benedetto XVI non ha mancato di esprimere la sua gratitudine a quanti soffrendo si uniscono a Dio amore, pur riconoscendo quanto ciò sia difficile:

     
    Vorrei ringraziare tutti coloro che accettano la passione, che soffrono con il Signore e vorrei incoraggiare tutti noi ad avere un cuore aperto per i sofferenti, per gli anziani e capire che proprio la loro passione è una sorgente di rinnovamento per l’umanità e crea in noi amore e ci unisce a Cristo. Ma alla fine è comunque sempre difficile soffrire.

     
    Al Papa è stata poi chiesta una riflessione sull’amministrazione dei Sacramenti ai giovani. A porre la domanda è stato un sacerdote, docente di teologia, che ha rilevato con rammarico che non di rado i ragazzi sono poco partecipi alla vita ecclesiale. Benedetto XVI ha riconosciuto di non avere una “risposta infallibile” sull’argomento ed ha affrontato la questione, prendendo spunto da una sua testimonianza personale:

     
    Quando ero più giovane ero piuttosto severo. Dicevo: i Sacramenti sono i Sacramenti della fede, e quindi dove la fede non c’è, dove non c’è prassi della fede quindi anche il Sacramento non può essere conferito. (…) Anche io nel corso degli anni ho capito che dobbiamo seguire piuttosto l’esempio del Signore, che era molto aperto anche con le persone al margine dell’Israele di quel tempo, era un Signore della misericordia.

     
    Quindi, il Papa ha indicato alcune linee guida per affrontare la questione, sulla quale, ha rammentato, aveva già discusso con i suoi parroci quando era arcivescovo di Monaco:

     
    Quindi io direi sostanzialmente che i Sacramenti sono naturalmente Sacramenti della fede, dove non ci fosse nessun elemento di fede, dove la Prima Comunione fosse soltanto una festa con un grande pranzo, una festa di bei vestiti, di doni, allora non sarebbe più un Sacramento della fede. Ma dall’altra parte se possiamo vedere una piccola fiamma di desiderio di comunione con la Chiesa, un desiderio anche di questi bambini che vogliono entrare in comunione con Gesù, mi sembra che sia giusto essere piuttosto largo.

     
    Il Papa ha così messo l’accento sull’importanza di coinvolgere anche i genitori nel contesto della preparazione dei bambini ai Sacramenti. I genitori, ha rilevato, possono reimparare loro stessi la fede, partecipando al cammino dei propri figli. Di qui l’esortazione a portare la fiamma dell’amore di Gesù nei cuori dei bambini e tramite i bambini nei cuori dei loro genitori.

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    I cardinali Bertone e Re ricordano Paolo VI a 30 anni dalla morte

    ◊   Due celebrazioni particolari hanno ricordato ieri sera Paolo VI a 30 anni dalla morte, avvenuta il 6 agosto del 1978, nella festa della Trasfigurazione: la Messa presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nella Parrocchia di Castel Gandolfo, e quella celebrata nella Basilica di San Pietro dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    (musica)

     
    Il cardinale Bertone, nella sua omelia, ha ricordato Paolo VI come un “Pastore innamorato di Cristo e della Chiesa, in ascolto e dialogo sincero con la modernità”. Ha rievocato quindi gli anni difficili del periodo conciliare e postconciliare:

     
    “Con coraggiosa prudenza, con illuminata sapienza e saldo discernimento seppe guidare la ‘Barca di Pietro’ e dialogò con il mondo contemporaneo senza lasciarsi condizionare da remore conservatrici e né cedere a pericolose e affrettate fughe in avanti. La bussola che ne guidò le scelte e le decisioni fu sempre ed unicamente l’amore fedele ed appassionato per Cristo”.

     
    Il porporato si è poi soffermato sulla sofferta pubblicazione dell’Enciclica Humanae vitae, il 25 luglio 1968. Paolo VI – ha ricordato - si ritrovò “quasi isolato, non compreso, persino ingiustamente osteggiato dalla pubblica opinione” con “ripercussioni anche dentro la comunità ecclesiale”. Papa Montini, qualche giorno dopo, il 31 luglio, nella catechesi del mercoledì, aprì il suo cuore ai fedeli:

     
    “Egli confidò come un padre ai suoi figli che su un tema tanto delicato e importante per la vita della società, qual è appunto ‘la moralità coniugale in ordine alla sua missione d’amore e di fecondità nella visione integrale dell’uomo’ egli, dopo aver consultato molte persone di alto valore morale, scientifico e pastorale, aveva messo la sua coscienza nella piena e libera disponibilità alla voce della verità cercando d’interpretare la norma divina che scaturisce dall’intrinseca esigenza dell’autentico amore umano…Sapeva bene che una vasta porzione della pubblica opinione … gli era contro, ma non esitò nel decidere: e lo fece illuminato dallo Spirito Santo per il vero bene dell’uomo e della donna”.

     
    Anche il cardinale Giovanni Battista Re ha rievocato gli anni della contestazione in cui “la barca della Chiesa” guidata con saggezza da Paolo VI “ha dovuto navigare contro vento”. Ma come il cardinale Bertone ha pure ricordato come Papa Montini amasse il mondo moderno con i suoi progressi, le sue scoperte e anche con le sue inquietudini e i suoi drammi:

     
    “Paolo VI guardò al nostro mondo moderno con simpatia. Un giorno ebbe a dire: ‘Se il mondo si sente straniero al cristianesimo, il cristianesimo non si sente straniero al mondo’. Paolo VI, sensibile alle ansie e alle inquietudini dell'uomo moderno, fu un Papa del dialogo, attento a non chiudere mai le porte all'incontro. Diceva: ‘La Chiesa e il Papa, aprendosi al mondo, vedono tante persone che non credono; da qui lo stile che deve essere attuato: dialogo con tutti, per annunciare a tutti la bontà di Dio e l'amore di Dio per ogni uomo’".
     
    (musica)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina un articolo del Vescovo coadiutore di Hong Kong, John Tong, dal titolo “Un invito accettato a partecipare all’apertura dei Giochi”

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la questione del nucleare iraniano: il dialogo per evitare un conflitto con Teheran, la nuova missione dell’AIEA. Israele minaccia di colpire militarmente Teheran, ma l’Egitto invita alla calma

    “Dal Vaticano a Saint Louis in cerca dell’oro olimpico”. Maria Maggi sul figlio del cameriere di Leone XIII che partecipò e vinse per gli Stati Uniti ai Giochi del 1904

    “Una spiritualità per persone forti”. Un articolo di Józef Struś sui quattrocento anni dalla pubblicazione della “Filotea” di san Francesco di Sales

    “Quei due pretoriani obiettori di coscienza”. Fabrizio Bisconti sulla storia delle conversioni dei santi Nereo e Achilleo
     Un articolo di Gianluca Biccini su “I viaggi in Australia di Giovanni Paolo II”

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    Oggi in Primo Piano



    Scontro Stati Uniti-Cina alla vigilia dell’apertura dei Giochi Olimpici

    ◊   Il governo cinese ha espresso la sua ferma contrarietà a qualsiasi intervento nei suoi affari interni. Il riferimento è alle recenti dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, George Bush, che, ieri in Corea del Sud e oggi in Thailandia prima di arrivare a Pechino, ha affermato che "il popolo cinese merita le libertà fondamentali, diritto naturale di ogni essere umano". Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, ha replicato che "i cittadini cinesi hanno libertà di religione in accordo con la legge". "Noi - ha proseguito il portavoce - abbiamo sempre insistito sul fatto che dobbiamo portare avanti un dialogo sulla base del rispetto reciproco e della parità". Intanto, si avvicina il momento solenne della cerimonia inaugurale dei Giochi, durante la quale verrà accesa la fiamma, simbolo olimpico, che arderà sino al 24 agosto, giorno in cui Pechino 2008 chiuderà i battenti. Dunque, occhi puntati sulla cerimonia di inaugurazione. Ma quali sono le emozioni che un atleta vive all’apertura dell’appuntamento olimpico? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Sara Simeoni, plurimedagliata atleta italiana di salto in alto nelle quattro Olimpiadi disputate:

    R. – Ricordo che c’era molta aspettativa per questa cerimonia, che è sempre un avvio importante per entrare nel clima olimpico, per vivere magari delle emozioni che poi ti possono servire a livello di concentrazione, di carica emotiva per la gara che dovrai fare. Quindi, sicuramente è un inizio importante.

     
    D. – Le Olimpiadi, è inutile negarlo, si portano sempre dietro aspetti extra sportivi: accadde a Mosca, quando alcuni Paesi non parteciparono. Anche queste Olimpiadi si portano dietro qualcosa di importante di cui discutere. Voi atleti come vivete questi aspetti che vanno un po’ oltre quello che invece è il vostro obiettivo: quello di far bene nelle gare?

     
    R. – Quando un atleta si prepara per questo grande evento, non dico che viva al di fuori di quello che succede nel mondo, perché non è così, però è concentrato soprattutto su quello che deve fare. Chiaramente i "tira e molla" precedenti "si va o non si va", "partecipiamo", "non andiamo", la sfilata, tutte queste cose creano un po’ di disagio. Non dico che lo sport non debba essere un’occasione per parlare, perché in effetti lo è: in questo periodo che ha preceduto l’inizio delle Olimpiadi non si è fatto altro che parlare dei problemi che ci sono in Cina, dei diritti umani. Però, io credo che domani inizierà tutto, cominceranno le Olimpiadi e si parlerà di sport. A problemi così importanti bisognerebbe pensarci prima e non poi dare delle responsabilità, perché non è lo sport quello che può risolvere tutto. Anche perché mi sembra che i potenti del mondo siano tutti lì. Quindi, speriamo che oltre a guardare le Olimpiadi, siano lì anche per discutere con il Paese ospitante di questi problemi e trovare delle soluzioni che possano andar bene per tutti.

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    Italia: aumentano i divorzi. Il Forum delle associazioni familiari: sempre più sole le famiglie

    ◊   In Italia in dieci anni le separazioni e i divorzi sono aumentati, rispettivamente, del 39,7% e del 51,4%. Lo rileva l'ISTAT riferendo i dati di un'indagine del 2006 rapportata al 1996. Bisogna dire che dal 2005 in poi si registra una flessione delle separazioni, del 2,3%, ma il punto è che ci sono meno separazioni perchè c'è una ''costante diminuzione'' del numero dei matrimoni celebrati. Complessivamente, si sono registrati 80.407 separazioni e 49.534 divorzi. In sostanza, circa 5 separazioni e 3 divorzi ogni mille coppie coniugate. Ma su cosa occorre riflettere di più: sull’aumento dei matrimoni falliti o sul fatto che la gente tende proprio a sposarsi di meno? Fausta Speranza lo ha chiesto al prof. Giovanni Giacobbe, presidente del Forum delle Associazioni Familiari:

    R. – E’ grave che ci siano più divorzi e separazioni, perché questo significa che la realizzazione del vincolo familiare viene fatta con un minor senso di responsabilità. E’ anche grave che non si formino nuove famiglie: ma questo probabilmente ha una ragione diversa e la ragione deve essere individuata nella difficoltà di formare una nuova famiglia. Noi come Forum abbiamo fatto una petizione per un fisco a misura di famiglia, sottolineando proprio le difficoltà anche di natura economica che i giovani hanno a formarsi una famiglia. Come Forum delle Associazioni familiari stiamo conducendo una battaglia a favore della formazione della famiglia e della consolidazione delle famiglie già formate. Ovviamente con questo non voglio semplificare e dire che le ragioni siano soltanto di natura economica, ma certo è che le difficoltà nelle quali si dibattono le famiglie hanno un loro peso in questa crisi.

     
    D. – Della crisi in sé, del fatto che due persone che si sono scelte non riescono a continuare il cammino insieme, si può dire che potrebbero essere sostenute di più dalla società?

     
    R. – Certo e questo perché in tutte le famiglie ci sono momenti di difficoltà e di crisi, ma occorrerebbe che la società si facesse carico di creare delle istituzioni che soccorrano le famiglie in crisi. Oggi le famiglie in crisi vengono lasciate fatalmente sole, sono abbandonate e non c’è un sistema sociale. E’ solo la Chiesa che tenta, attraverso le parrocchie, di realizzare un aiuto alle famiglie in crisi, ma questo evidentemente non è sufficiente. Occorrerebbe che ci sia una cultura della famiglia, che possa far superare i momenti di crisi.

     
    D. – Prof. Giacobbe, in Italia ci sono tempi lunghi: tre anni per il divorzio. Ma lunghi relativamente alla media europea. Questo può essere un aiuto alla riflessione delle coppie o no, secondo lei?

     
    R. – Io non credo che la durata del tempo necessario per divorziare sia un fatto decisivo e questo perché poi sostanzialmente quando la coppia ha ormai deciso di divorziare vive la propria vita autonoma e attende la sentenza di divorzio soltanto come suggello legale ad una situazione di fatto. Bisognerebbe, quindi, "andare a monte", individuare quali sono le cause di questa crisi delle unioni familiari e verificare quali sono i possibili rimedi.

     
    D. – Prof. Giacobbe vogliamo in questa occasione ribadire l’importanza della famiglia come nucleo dal punto di vista laico per la società…

     
    R. – Certamente. La famiglia è il fondamento della società civile e del resto il famoso articolo 29 della Costituzione è stato un articolo alla cui redazione ha partecipato anche l’on. Iotti, insieme con l’on. Moro: ha, quindi, partecipato anche la corrente di pensiero non cattolica. Dai lavori preparatori risulta in modo evidente che in seno all’assemblea costituente era pacifico che la famiglia dovesse essere il fondamento della società civile. La famiglia – come dice la Costituzione – è intesa come società naturale fondata sul matrimonio. Bisognerebbe riscoprire il valore del matrimonio come atto fondante della famiglia e, quindi, come atto fondante dei presupposti della società civile.

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    Intervista con l'Ordinario militare per l'Italia sulle pattuglie di soldati in città

    ◊   Prosegue in Italia il dibattito sulle pattuglie miste, soldati-Forze dell’Ordine pubblico, per la sicurezza nelle città. I primi soldati hanno iniziato l'operazione lunedì scorso. Complessivamente, circa 3mila militari saranno impegnati per sei mesi nelle "aree sensibili" delle principali città italiane. Sulla questione è intervenuto anche il vescovo Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia. Ascoltiamolo al microfono di Luca Collodi:
     
    R. – Direi che tutti vogliamo essere difesi nella libertà, perché ognuno di noi ha dentro questo desiderio concreto di un futuro stabile e sereno. E allora credo che il tema della sicurezza si imponga, anche perchè oggi c’è una complessità di vedute su tante altre dimensioni che riguardano ad esempio la sacralità della vita; ci troviamo davanti alla distruzione dell’ambiente; c’è il discorso della droga. Questo penso sia veramente da considerare con attenzione: oggi le persone cercano tranquillità duratura.

     
    D. – Mons. Pelvi, sulla sicurezza le istituzioni hanno pensato di utilizzare i militari, i soldati, per il pattugliamento delle città. Lei cosa ne pensa?

     
    R. – Vivendo come Ordinario militare, mi rendo conto che la questione militare ha oggi sempre più un volto sociale, quindi è attenzione per l’uomo, è una questione antropologica. Insomma, i nostri militari portano avanti una cultura fondata sul rispetto della persona. Anche quando noi li vediamo in contesti al di fuori della nostra nazione, diventano sempre più ministri di libertà, anche in situazioni difficili e delicate. L’operazione città sicura di questi giorni la definirei un’operazione “volto amico”. Guardando i nostri militari, conoscendoli, avendo con loro un rapporto quotidiano di frequentazione, credo che vivano l’operazione “volto amico”, perché chi conosce un po’ i nostri militari conosce la loro ricchezza umana, la loro professionalità. Ci troviamo davanti a uomini e donne con le stellette che sono credenti e che quindi fanno confluire la testimonianza della loro vita in un impegno vissuto con coerenza anche a vantaggio della dignità dell’uomo, di tutto l’uomo. Vivere la città per me significa anche considerare le paure, che, di fatto, abitano nelle nostre città. E le paure vanno affrontate, vanno superate. E’ un male noto a tutti noi il senso di insicurezza e di inquietudine che respiriamo. Cosa fare dinanzi alla proposta dell’operazione dei 3 mila soldati? Io dico incoraggiamo tutte quelle proposte che danno la possibilità di migliorare la percezione di sicurezza. La gente vuole la presenza delle istituzioni. Io non esprimerei allora un giudizio a priori su questo progetto che durerà sei mesi, ma auspicherei quasi un osservatorio dell’iniziativa che va avanti e un confronto, perchè credo che il dialogo aiuti sempre a maturare il bene di tutti.

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    Chiesa e Società



    Cagliari si prepara per la visita di Benedetto XVI

    ◊   L’incontro in cattedrale con i sacerdoti, i seminaristi e la comunità della Facoltà teologica e quello nella Basilica di Bonaria con i centenari sardi sono le novità introdotte nella visita di Benedetto XVI a Cagliari il 7 settembre, illustrate ieri dall’arcivescovo del capoluogo sardo, mons. Giuseppe Mani. Il presule ha anche presentato il programma delle manifestazioni che precederanno l’arrivo del Papa. Si tratta di un fitto calendario di iniziative che comincerà due giorni prima della Festa dell’Assunzione, quando sarà inaugurata nel museo del Duomo la mostra “i parati di Sant’Agostino”. Le altre – rende noto il quotidiano ‘Avvenire’ – propongono un percorso iconografico sulla figura di San Pietro, una mostra itinerante nei Musei archeologici sardi sugli inizi del cristianesimo nell’isola e una rassegna di immagini su San Lucifero, vescovo di Cagliari nel III secolo. Il momento più solenne sarà quando Benedetto XVI sistemerà nelle mani del simulacro della Madonna di Bonaria una navicella d’oro, simbolo della fede dei sardi. A partire dai primi vespri del 14 agosto, Cagliari vivrà così una lunga e intensa vigilia all’insegna di arte, cultura e, soprattutto, preghiera. Confermati, infine, i dettagli della visita del Papa del 7 settembre: il Santo Padre arriverà alle 9.30 nell’isola. Un’ora più tardi celebrerà la Messa sul sagrato della Basilica di Bonaria. Dopo il pranzo con i vescovi sardi si recherà in cattedrale e, infine, nel largo Carlo Felice per l’incontro con i giovani. (A.L.)

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    Ecuador: minacce contro il presidente della Conferenza episcopale

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale ecuadoriana e arcivescovo di Guayaquil, Antonio Arregui Yarza, ha ricevuto minacce telefoniche alla sua persona in seguito alle dichiarazioni rilasciate il 28 luglio scorso sulla bozza per la nuova Costituzione del Paese che sarà sottoposta a referendum il prossimo 28 settembre. Secondo quanto riferisce l’agenzia Efe, il presule ha comunicato di non sapere da chi provengano queste intimidazioni. Mons. Yarza, nella sua dichiarazione, aveva contestato in particolare quattro punti del progetto per la Carta costituzionale: innanzitutto la mancanza di chiarezza sul fatto che deve essere “la persona umana a esistere prima dello Stato, cioè è lo Stato che è al servizio della persona e della società e non le persone e la società a servizio dello Stato”; inoltre la mancanza di riconoscimento del diritto alla vita dal concepimento, fatto che lascia la porta aperta alla pratica dell’aborto. Questi gli altri due punti critici indicati dall’arcivescovo: il fatto che “viene respinta l’esistenza della ‘famiglia tipo’ sostituita da diversi ‘tipi di famiglia’, cosa che fa equiparare a famiglia l’unione di due persone dello stesso sesso” e il tema dell’educazione, in particolare “il diritto dei genitori e il riconoscimento della libertà d’insegnamento che vengono rifiutati quando lo Stato si arroga il diritto di determinare quello che deve essere insegnato e ciò che va ignorato”. L’arcivescovo ha, inoltre, precisato che non è sua intenzione fare polemica con il presidente ecuadoriano Rafel Correa Delgado, il quale ha chiesto alla Chiesa cattolica di non appoggiare il fronte del no, ma ha ricordato, partendo dalle dichiarazioni del Concilio Vaticano II, come la Chiesa possa in ogni momento predicare la fede con autentica libertà, insegnare la sua dottrina alla società e dare il suo giudizio finale. Intanto, secondo gli ultimi sondaggi effettuati nel Paese, il 47 per cento degli ecuadoriani oggi voterebbe sì alla nuova Costituzione; contro il 29 per cento dei no. (R.B.)

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    L’arcivescovo di Bombay: la vita va difesa sin dal concepimento

    ◊   In India, la storia di una coppia e di un loro figlio sta nuovamente alimentando il dibattito sul tema dell’aborto: i genitori, dopo la diagnosi di un difetto cardiaco del feto, hanno chiesto alla Corte di giustizia di Bombay di porre termine alla gravidanza, giunta alla venticinquesima settimana. Il tribunale ha respinto la domanda precisando che il bambino, secondo il parere di diversi medici, potrebbe anche non sviluppare alcuna infermità. L’arcivescovo di Bombay, il cardinale Oswald Gracias, ha affermato di “comprendere il trauma che stanno vivendo i genitori”. “Ma uccidere – ha aggiunto – è un atto criminale”. Il porporato ha auspicato che il bambino nasca sano e che i coniugi decidano di tenerlo. In caso di infermità – ha aggiunto il cardinale - le suore di Madre Teresa si prenderanno cura del bambino. “Contro la crescente cultura della morte – ha poi sottolineato l’arcivescovo di Bombay – si deve affermare con forza il rispetto della vita, soprattutto di chi non è ancora nato”. Un rispetto, questo, che viene ribadito, in questo caso, anche dalla legislazione indiana. La legge, in vigore nel Paese asiatico, non consente l’interruzione della gravidanza dopo la ventesima settimana. L’aborto è previsto solo se la madre è in serio pericolo di vita. L’interruzione non è invece consentita nel caso in cui solo il feto sia in pericolo. La coppia, per sostenere la richiesta, si è rivolta ad una equipe medica, secondo la quale i problemi riscontrati al cuore del nascituro richiederebbero, negli anni, una serie di interventi chirurgici che comprometterebbero la normale esistenza del piccolo. La donna ha affermato di voler abortire anche perché non sarebbe in grado di affrontare i costi dei trattamenti medici necessari per garantire la sopravvivenza del bimbo. Di fronte a questo caso, il Paese si è diviso: alcuni chiedono che la decisione finale spetti ai genitori. Altri, invece, sostengono che nessuna decisione possa infrangere il rispetto della vita. Il pericolo – fa notare il quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano - è che con un emendamento alla legge sull’aborto si crei un precedente pericoloso. In India, secondo varie stime, ogni anno vengono praticati circa 13 milioni di aborti. (A.L.)

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    Pakistan: i talebani minacciano di scatenare la "guerra santa" dei bambini-kamikaze

    ◊   Una “massiccia offensiva terroristica” è la sola soluzione per “far fronte all’aggressione militare” voluta da Islamabad. E questa volta si servirà dei bambini, bambini kamikaze. La terrificante minaccia proviene da un gruppo talebano attivo in Pakistan e mira a fermare “le operazioni militari del governo nel distretto nord-occidentale di Swat e in altre aree tribali dei confini”. Numerosi, annunciano i leader del TTP (Thereek-e-Taliban Pakistan), i minori di età compresa fra i 10 e i 20 anni, di entrambi i sessi, pronti a immolarsi per la “guerra santa contro gli infedeli”. In una conferenza stampa, convocata a Anayat Kalley, in un’area tribale al confine con l’Afghanistan, il vice capo del movimento Maulana Faqir, e il portavoce Maulvi Omar affermano che attacchi suicidi con bambini come protagonisti saranno sferrati in particolare nei distretti di Peshawar, Mardan, Dir e altri punti sensibili del Paese. E ribadiscono – informa AsiaNews – che “sono stati messi a punto moderni missili antiaerei” posizionati lungo tutta la linea di confine fra Pakistan e Afghanistan per respingere le incursioni delle truppe della NATO e dell’esercito afgano. Infine un avvertimento al capo del movimento Muttahida Qaumi (MQM), Altaf Hussain: abbandoni la città di Karachi e ne consegni il controllo nelle mani talebane, altrimenti giungeranno “attacchi devastanti”. Chiara e immediata la risposta dell’MQM che continua a chiedere un intervento del governo per evitare la totale “talebanizzazione” della frontiera nord-occidentale: “pronti a rispondere all’offensiva” nemica. (S.G.)

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    Prosegue a Città del Messico la Conferenza internazionale sull'AIDS

    ◊   E’ quasi ormai il tempo delle prime conclusioni alla Conferenza internazionale sull’Aids. E in Assemblea generale uno dei massimi esperti nella lotta contro questo male, lo statunitense Seth Barclay, ha raffreddato gli animi sostenendo che ci vorrà più tempo del previsto per definire un vaccino, per prevenire il virus dell’HIV. Lo studioso ha aggiunto che dopo i fallimenti registrati lo scorso anno negli ambienti medici si è insinuato il timore che l’obiettivo di un vaccino efficace potrebbe non essere mai raggiunto. Barclay si è detto però fiducioso che alla fine la scienza vincerà, indicando che la ricerca di questo antidoto attraversa in questi mesi un momento chiave. Fra i dati raccolti durante i lavori, uno particolarmente impressionante riguarda il rapporto statistico di contagio fra uomini e donne. Quando l’AIDS fu scoperta nel 1981 per ogni esponente del sesso femminile colpito vi erano 37 uomini, una percentuale che recentemente è scesa a tre uomini ogni donna. Ora, secondo Linda Arechar Lara, coordinatrice dell’Organizzazione messicana “Positivas frente a la vida”, intorno al 2010, e nonostante gli sforzi fatti per la prevenzione, si raggiungerà la parità di uno a uno fra uomini e donne. (Dall’America Latina, Maurizio Salvi, Ansa)

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    Aumentano i contagi e le vittime di colera in Guinea Bissau

    ◊   Continua a salire il numero di contagi e vittime del colera: secondo l’ultimo bollettino diffuso dal ministero della Sanità della Guinea Bissau, dall’inizio del mese di luglio sono 33 le persone morte e 1328 quelle contagiate dal’infezione batterica. “Stiamo attraversando un momento disastroso” ha detto Agostinho Semedo, direttore dell’ospedale Simão Mendes di Bissau, commentando i dati della malattia. Dall’apparizione dei primi casi accertati, all’inizio dell’anno, il servizio sanitario nazionale ha predisposto programmi di cure per contrastare la pandemia, ma secondo Semedo i fondi per realizzarli sono fermi al ministero delle Finanze. “L’assistenza alimentare ai malati ricoverati – ha aggiunto il direttore del più grande ospedale del Paese – è insufficiente e non riusciamo ad aiutare tutti i pazienti”. Il colera – informa la MISNA – è considerato una malattia endemica in Guinea Bissau; secondo stime internazionali nel 2005 l’ultima epidemia ha provocato 400 morti. Un rapporto dell’Organizzazione mondiale per la sanità (OMS) ha rivelato che il 90 per cento dei contagi si registra in Africa; causata spesso dall’uso di acque stagnanti, la malattia si presenta sotto forma di un’acuta infezione intestinale che provoca dissenteria e vomito e può portare alla morte per disidratazione. (S.G.)

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    Intesa tra Sudafrica e Namibia per la realizzazione di progetti comuni

    ◊   I presidenti degli Stati africani di Namibia e Sudafrica, rispettivamente Hifikepunye Pohamba e Thabo Mbeki, si sono recentemente incontrati a Windhoek, capitale della Namibia, per discutere un accordo di cooperazione tra i due Paesi. Non è la prima volta che i due Stati s’incontrano con questo scopo, precisa l’agenzia Misna: già nell’ottobre 2007 avevano inaugurato una conferenza per attrarre investimenti e sviluppare l’economia. In quella sede il ministro del Commercio della Namibia, Hage Geingob, aveva promesso che sarebbero seguiti accordi in materia di agricoltura e trasporti: in particolare per la costruzione congiunta di un impianto di estrazione per il giacimento di Kudu, sulla costa meridionale, e per l’installazione di piccole centrali idroelettriche sul fiume Orange, che costituisce il confine tra i due Paesi, al fine di diminuire la dipendenza energetica da fonti combustibili fossili. I progetti saranno realizzati dalla società pubblica sudafricana Eskom e dalla namibiana Nampower. All’incontro appena concluso si è parlato di temi d’attualità come agricoltura, energia, ambiente e turismo, scienza e tecnologia, pesca e risorse marine, trasporti e salute. (R.B.)

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    Italia: il 24% dei minori vive in situazioni di disagio

    ◊   “Politiche più coordinate e mirate per i giovani, minacciati da nuove forme di povertà e discriminazione”: è questa la richiesta alle autorità fatta dal presidente della Federazione italiana Salesiani per il sociale (SCS), don Domenico Ricca, che ha presentato un’analisi sul disagio minorile all’interno della società italiana, riportata dall’Osservatore Romano. Nello studio si evidenzia come in Italia la povertà colpisca sempre più i minori, tanto che il 24 per cento dei bambini si trovano in situazioni di estremo disagio: tra le principali motivazioni ci sono l’abbandono scolastico (si calcola che 900mila minori non frequentino le scuole), l’assenza di protezione sociale e l’accesso limitato alle cure mediche. Una povertà che significa spesso marginalità sociale: quartieri ghetto, baraccopoli periferiche, campi prefabbricati e insediamenti di edilizia popolare nettamente separati dal resto della società affollano sempre più le nostre città. Tutto questo priva i più piccoli della possibilità di soddisfare i propri diritti, di realizzare il proprio potenziale, di svilupparsi e di crescere: i più colpiti sono i bambini che vivono nel meridione, gli extracomunitari e i bimbi di etnia Rom. (R.B.)

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    La solidarietà non va in vancanza: la Caritas umbra organizza campi estivi in Albania

    ◊   Estate e volontariato, un binomio che raccoglie sempre più il gradimento dei giovani. È la solidarietà che non va in vacanza e che, anche quest’anno, porterà quindici persone della diocesi di Terni-Narni-Amelia nei campi di lavoro in Albania organizzati dalla Caritas. Da agosto a settembre – informa Avvenire – sono impegnati circa ottanta volontari che si alternano nelle diverse attività di lavoro e animazione delle comunità albanesi. Tra loro molti giovani delle parrocchie e due gruppi scout che operano per il completamento dei lavori nella zona di Shenkoll, per poi spostarsi nell’area montana di Kalivaci, nel nord del Paese, dove inizieranno le attività di sistemazione idrica ed elettrica dell’ospedale, della scuola e del Comune. I campi di lavoro rappresentano un valido strumento di educazione alla solidarietà, capaci di far superare la diffusa mentalità assistenziale e di sviluppare una concezione della carità come prossimità e condivisione. “È lì che ci si trova di fronte ai bisogni veri di coloro che con dignità vivono un’esistenza colma di sofferenze e a volte di solitudine, senza nemmeno il minimo necessario per la sopravvivenza”, ricorda Nicola Cimadoro, responsabile delle emergenze all’estero della Caritas di Terni. Una solidarietà che non conosce sosta e che rivela – sottolinea il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia – come “dietro alle cifre ci siano le persone e la disponibilità dei volontari della Caritas e delle altre associazioni. Una crescita della carità che unisce tutti in un destino che è quello di formare l’unica famiglia umana dove non contano né provenienze, né professioni, né le differenze economiche, ma solo l’amicizia e la vicinanza gli uni agli altri”. (S.G.)

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    Roma: un museo per raccontare il carisma di San Camillo

    ◊    A Santa Maria Maddalena di Roma più di 150 opere ripercorrono la vita del "Santo degli infermi". Ha aperto, infatti, i battenti da alcune settimane il museo dei Camilliani, che attraverso oggetti e reliquie racconta la storia dell’ordine fondato da San Camillo de Lellis. Un piccolo gioiello nel centro storico della capitale: si trova presso la chiesa di Santa Maria Maddalena, nell’omonima piazza attigua al Pantheon. Aperto il primo lunedì di ogni mese e su appuntamento con visite guidate, il museo è allestito nella sala capitolare e nel vicino ‘cubiculum’, la stanza dove morì nella notte tra il 14 e il 15 luglio 1614 il Santo degli infermi, diventata nel 1732 una piccola cappella abbellita da dipinti e arredi settecenteschi. Riccamente decorata, sulle pareti sono esposte due grandi tele: “Padre Camillo riceve il viatico” e “Venerazione della salma del padre Camillo”, realizzate da Matteo Toni nel 1785. Qui, in un prezioso reliquiario, viene custodito anche il cuore del Santo, informa Avvenire. E le 150 opere esposte raccontano – grazie ai pannelli in italiano e inglese, oltre ad altre informazioni in francese – la vita e l’attività di San Camillo e dell’ordine che ha come carisma la cura dei malati. Oggi il ministero del fondatore continua nei cinque continenti, dove sono presenti 1.200 religiosi che animano 113 attività sanitarie, 27 case di accoglienza per malati di Aids e tre lebbrosari. (S.G.)

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    La Chiesa ricorda oggi San Sisto II Papa e compagni martiri

    ◊   “Vescovi, sacerdoti e diaconi subito messi a morte, senatori e notabili privati dei beni e della dignità, matrone in esilio, funzionari imperiali costretti ai lavori forzati”. È questo il destino cui sono condannati i seguaci di Cristo a Roma nel III secolo, come racconta con orrore San Cipriano, informato da alcuni messaggeri, ai vertici della Chiesa d’Africa. Siamo nel 258 e, riferisce in una lettera il vescovo di Cartagine, la furia persecutoria dell’imperatore Valeriano travolge anche Papa Sisto II e sei dei sette diaconi di Roma. L’ultimo, San Lorenzo, verrà catturato e ucciso tre giorni più tardi. Il martirio per decapitazione avviene con tutta probabilità nel cimitero di San Callisto sulla via Appia dove il pontefice è sepolto nella Cripta dei Papi e dove, la notte del 6 agosto, violando la legge, sta insegnando la parola divina. In undici mesi di pontificato “oltre alla bufera delle persecuzioni” Sisto II si trova ad affrontare la spinosa disputa dottrinale sui lapsi, i cristiani che, dopo aver compiuto atti di adorazione verso gli dei pagani sotto la minaccia di persecuzioni, desiderano tornare in seno alla Chiesa. Roma, infatti, a differenza di alcune Chiese d’Africa e Asia, non riteneva necessario battezzarli nuovamente. Grazie alla sua opera di mediazione, in contrasto con la linea rigida, Sisto II conquista l’appellativo di bonus et pacificus sacerdos e il suo martirio diventa, come esorta San Cipriano cui toccherà la stessa sorte pochi mesi più tardi, uno stimolo a “consacrarsi al Signore con fede ardente e fortezza eroica”. (A cura di Silvia Gusmano)

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    24 Ore nel Mondo



    In Mauritania la giunta militare assicura elezioni libere e trasparenti dopo il golpe di ieri

    ◊   In Mauritania, saranno prese le misure necessarie “per garantire la continuità dello Stato e vigilare in consultazione con istituzioni, forze politiche e della società civile per lo svolgimento di una elezione presidenziale che rilanci il processo democratico”. E’ quanto rende noto, con un comunicato, la giunta militare che ieri ha preso il potere con un golpe. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La giunta militare ha promesso oggi di indire al più presto elezioni “libere e trasparenti”. Il potere, intanto, è affidato ad un “Consiglio di Stato”, guidato dall’ex capo della guardia presidenziale. Il golpe militare è scattato con l’arresto del presidente e del primo ministro, poco dopo che il capo dello Stato aveva ordinato la destituzione dei vertici dell’esercito. La Lega Araba, di cui la Mauritania fa parte, ha esortato al dialogo. Il golpe è stato condannato da Stati Uniti, Unione Europea e ONU. La Commissione Europea, in particolare, prende nota dell’annuncio di elezioni fatto dalla giunta militare ma rileva che le consultazioni dovranno tenersi “nel pieno rispetto del quadro costituzionale”. Bruxelles riafferma anche che la liberazione del presidente della Mauritania, arrestato ieri durante il colpo di Stato, è una “pre-condizione” per la ripresa del dialogo. Ieri la Commissione europea aveva condannato fermamente il colpo di stato militare ed aveva minacciato di sospendere il programma di aiuti per 156 milioni di euro per il periodo 2008-2013.
     
    Pakistan-politica
    Si delinea un nuovo scenario politico in Pakistan. I partiti della maggioranza hanno raggiunto un accordo di principio per mettere in stato di accusa il presidente Musharraf che, al momento, non ha commentato l’intesa. Intanto anche sul terreno è sempre più violenza. Il servizio di Benedetta Capelli:

    E’ pronta la procedura di impeachment per il presidente pachistano Musharraf, al potere dal 1999 ma sconfitto nelle scorse elezioni di febbraio, fortemente segnate dall’attentato all’ex premier Benazir Bhutto. Dopo una maratona negoziale durata tre giorni e resasi necessaria per appianare le divergenze, le formazioni di maggioranza – il Partito popolare del Pakistan e la Lega Musulmana - hanno raggiunto un accordo "di principio" per mettere in stato d'accusa il capo dello Stato che continua a governare pur non avendo una maggioranza parlamentare. Una mossa che rischia di sprofondare il Paese in una nuova crisi istituzionale a meno che Musharraf non accetti di lasciare senza tensioni. Secondo l’intesa, che sarà ufficializzata in giornata, i partiti hanno anche accordato il reinsediamento dei giudici, esonerati proprio dal presidente durante lo stato di emergenza del novembre scorso. Il governo ha chiesto l’apertura di una sessione straordinaria della Camera dei Rappresentanti l’11 agosto per mettere ai voti la richiesta di impeachment. Risolto il giallo, poi, sulla presenza di Musharraf alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi: ieri era stata cancellata e poi di nuovo confermata, oggi ancora annullata. Intanto anche sul terreno la situazione si fa sempre più difficile. Almeno 25 talebani e due soldati pachistani sono rimasti uccisi negli scontri avvenuti in una regione tribale al confine con l'Afghanistan dove è forte la presenza di al Qaeda.
     
    Turchia
    Paura in Turchia dopo l’esplosione di numerosi colpi di mortaio a Uskudar, nella parte asiatica della città di Istanbul. Secondo fonti della sicurezza, l’obiettivo degli attacchi era una caserma di militari. Gli spari degli attentatori hanno colpito un cimitero non lontano dall’edificio municipale e un camion per la raccolta di rifiuti. Tre i feriti. La polizia sta cercando due persone che sono state viste fuggire a bordo di una moto. L’attacco arriva dopo dieci giorni le esplosioni avvenute a Istanbul costate la vita a 17 persone.

    Iran-nucleare
    E’ iniziata la due giorni di colloqui a Teheran tra i responsabili iraniani del dossier nucleare e il numero due dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA). Sul tavolo il controverso programma di arricchimento dell’uranio. A Vienna fanno sapere che si intende arrivare ad un chiarimento dopo le notizie di intelligence secondo cui Teheran sta tentando di fabbricare un'arma nucleare. L’incontro arriva dopo la minaccia di nuove sanzioni contro la Repubblica Islamica da parte del gruppo di negoziatori del “5+1”.

    Medio Oriente
    Di Iran ieri ha parlato anche il ministro della Difesa israeliano Barack che non ha escluso alcuna opzione sul tavolo per fermare la minaccia iraniana. Sempre ieri è avvenuto l’incontro tra il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Olmert; nel corso del colloquio è stato raggiunto un accordo per il rilascio di 150 detenuti palestinesi ma non è chiaro se tra essi vi siano Ahmed Sadat, dirigente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, e Marwan Barghouti, leader carismatico dell'Intifada dei quali Abu Mazen aveva chiesto espressamente il rilascio.

    Terrorismo-USA
    E’ stato riconosciuto colpevole di sostegno al terrorismo Salim Hamdan, l’autista di Osama Bin Laden. La condanna è stata emessa alla fine di un processo svoltosi nel tribunale militare di Guantanamo e ora l’uomo rischia l’ergastolo. La Difesa ha annunciato ricorso e intanto la Casa Bianca ha commentato con soddisfazione l’esito del provvedimento. Ieri l’FBI ha tolto il segreto sulle prove a carico dello scienziato che progettò gli attacchi terroristici all'antrace nel 2001. Per i servizi segreti americani Bruce Ivins, morto suicida, fu l’unico ad aver mandato lettere con spore letali che provocarono la morte di 5 persone mentre altre 17 rimasero intossicate.

    Libano-omicidio Hariri
    Due persone sospettate di essere coinvolte nell’omicidio del premier libanese Hariri sono state rilasciate su cauzione dopo tre anni passati in carcere. I due, titolari di un negozio di telefonini, erano accusati di aver fornito carte telefoniche che vennero usate prima e dopo l’esplosione che tolse la vita all’esponente politico e ad altre 23 persone. Restano in prigione in attesa di giudizio altri sei indagati, un siriano e cinque libanesi, tra cui i quattro ex generali della sicurezza arrestati nell'agosto 2005.

    Somalia-italiani liberati
    Sono tornati in Italia Giuliano Paganini e Iolanda Occhipinti, i due cooperanti liberati martedì scorso in Somalia. Ad attenderli a Fiumicino il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. I due sono stati trasferiti alla Procura a Roma che aveva aperto un fascicolo in merito al loro sequestro durato 76 giorni.

    Italia-sbarchi
    Ancora sbarchi sulle coste italiane. A Lampedusa sono giunte un centinaio di persone a bordo di tre imbarcazioni. Approdi si segnalano anche a Cagliari dove sono stati intercettati 17 migranti, altri 58 a Malta.

    Terremoto-Indonesia
    Sono notevoli i danni causati dal terremoto di magnitudo di 5,7 della scala Richter che ha colpito l’isola indonesiana di Sumbawa, ad est di Bali. Non ci sono state vittime, né è scattato l’allarme tsunami ma sono centinaia le case colpite. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 220

     
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