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Sommario del 05/08/2008
Il Papa oggi pomeriggio in Val Badia per rendere omaggio a San Giuseppe Freinademetz, missionario in terra cinese. Il commento di padre Federico Lombardi
◊ I fedeli della Val Badia si apprestano ad abbracciare Benedetto XVI, che oggi pomeriggio, intorno alle ore 17, si recherà nella frazione di Oies per rendere omaggio ad uno suo figlio illustre: San Giuseppe Freinademetz, missionario in terra cinese nel XIX secolo. Si tratta della prima visita ufficiale in terra altoatesina, da quando il Papa è arrivato lunedì 28 luglio per un periodo di riposo di due settimane. L’importanza di questa visita e della figura del Santo viene spiegata dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente a Bressanone da Alessandro Gisotti:
R. – Freinademetz è il grande Santo dei tempi moderni di questa terra. I cattolici sono molto fieri di questa figura perché partendo da qui, dalla terra montana delle Dolomiti, da un piccolissimo paese, è riuscito ad andare lontano, a portare la Parola di Dio addirittura nel grande Paese della Cina. Ha fatto un cammino spirituale profondo, sia dal punto di vista della virtù, ma anche dal punto di vista culturale, cioè superando la infinita distanza che c’è tra la cultura delle montagne del Sudtirolo e la Cina.
D. – I fedeli potranno partecipare all’evento?
R. – Sì: la cosa bella è che essendo stato annunciato con un certo anticipo, diventa un evento non solo per la devozione privata del Santo Padre, ma per la popolazione del luogo. Il Papa atterrerà in elicottero a monte della casa natale di Freinademetz che si trova in un piccolo borgo, nella frazione Oies del comune di Badia. Poi, il Papa uscendo da questa piccola casa tipica di questa terra, entrerà in una chiesa abbastanza ampia vicino alla casa natale del Santo. In questa chiesa certamente ci sarà un ampio numero di persone ad accoglierlo. Il Papa, se desidera, potrà dire alcune parole nella chiesa che possono essere ascoltate anche nei dintorni. Quindi, un evento breve di durata, semplice, ma che certamente sarà una grande festa per la Val Badìa.
D. – Dopo l’augurio all’Angelus per le Olimpiadi di Pechino, ora l’omaggio ad un missionario così legato alla terra cinese. La Cina è molto presente nei pensieri del Santo Padre, anche in un periodo di riposo, come questo…
R. – La Cina è presente alla Chiesa universale. Quello cinese è un popolo talmente importante per l’umanità intera e quindi anche per l’annuncio della Parola del Signore che la Chiesa continuamente ha il suo cuore rivolto verso la Cina e così pure il Santo Padre. Effettivamente, poi, la figura di Freinademetz è molto importante: ha fatto il suo cammino di conoscenza e di apprezzamento della cultura cinese tanto da essere estremamente amato dai cinesi e quindi credo che sia una figura molto significativa proprio della possibilità di comprendersi, di dialogare, di portare un messaggio spirituale alla Cina nel pieno rispetto della cultura straordinaria di questo grande Paese.
Domani, l'incontro di Benedetto XVI con i sacerdoti a Bressanone: al centro degli insegnamenti del Papa sul sacerdozio, l'amicizia dei presbiteri con Dio
◊ Uno degli attesi appuntamenti pubblici di Benedetto XVI in Alto Adige è l’incontro di domani con i sacerdoti nella cattedrale di Bressanone. Sul sacerdozio, il Santo Padre ha più volte ribadito che si tratta di un servizio a Dio e all’umanità. Il prete - ha affermato il 7 maggio 2006 durante la Messa per l’ordinazione di nuovi sacerdoti - è “un amico intimo di Dio” e “un esperto di umanità” che segue ciascuno di noi “fin nei nostri deserti e nelle nostre confusioni”. Torniamo su alcuni insegnamenti di Benedetto XVI sul sacerdozio nel servizio di Amedeo Lomonaco:
Sul ministero sacerdotale, il Santo Padre in varie occasioni ha sottolineato come i presbiteri, “ambasciatori per Cristo” e “servitori dell’uomo”, debbano essere “strumento dell’amore misericordioso di Dio”. Nell’incontro del 13 maggio 2005 del vescovo di Roma con il clero della diocesi romana, il Papa fa notare come questo ministero non possa essere il prodotto di capacità personali:
“Questo vale per l’amministrazione dei Sacramenti, ma vale anche per il servizio della Parola: siamo mandati non ad annunciare noi stessi o nostre opinioni personali, ma il mistero di Cristo e, in Lui, la misura del vero umanesimo”.
Nella Messa Crismale, presieduta dal Papa il 13 aprile del 2006, Benedetto XVI ricorda il significato profondo dell’essere sacerdote: “Diventare amico di Gesù Cristo” attingendo alle fonti da cui trarre vigore spirituale e umano, l’Eucaristia quotidiana e l’adorazione:
“Il sacerdote deve essere soprattutto un uomo di preghiera. Il mondo nel suo attivismo frenetico perde spesso l'orientamento. Il suo agire e le sue capacità diventano distruttive, se vengono meno le forze della preghiera, dalle quali scaturiscono le acque della vita capaci di fecondare la terra arida”.
Incontrando il clero polacco il 25 maggio del 2006, Benedetto XVI invita “ad essere sacerdoti autentici”, capaci di coltivare “un’autentica paternità spirituale”. In un mondo in cui c'è tanto rumore, tanto smarrimento – aggiunge il Papa in quell’occasione - “c’è bisogno dell'adorazione silenziosa di Gesù nascosto nell’Ostia”:
“Dai sacerdoti i fedeli attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l'incontro dell'uomo con Dio. Al sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale”.
Nell’incontro con il clero del Cadore, il 24 luglio del 2007, il Papa esorta alla preghiera: “Senza una relazione personale con Dio – afferma Benedetto XVI - tutto il resto non può funzionare”, perché non si può realmente portare Dio se non si vive una relazione profonda con il Signore. Ma in questa relazione – spiega il Santo Padre – non sono escluse dimensioni legate all’esperienza terrena:
“Non possiamo sempre vivere nella meditazione alta, forse un Santo nell’ultimo gradino del suo cammino terrestre può arrivare a questo punto, ma normalmente viviamo con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo. Ambedue le cose ci sono date dal Signore e quindi amare le cose umane, amare le bellezze della sua terra non solo è molto umano, ma è anche molto cristiano e proprio cattolico”.
Nella Messa Crismale del 20 marzo 2008, Benedetto XVI sottolinea infine come i sacerdoti siano chiamati a tenere sveglio il mondo per Dio: non annuncino mai se stessi né si inventino una Chiesa come la vorrebbero – afferma il Papa - ma siano servi di tutti nella verità e nell’amore:
“Il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene”.
L’incontro di domani con i sacerdoti, nel Duomo di Bressanone, sarà accompagnato dalla ricchezza di una straordinaria figura: quella di San Giovanni Maria Vianney, conosciuto come il “Santo curato d’Ars” e patrono del clero, di cui la Chiesa ha festeggiato ieri la memoria liturgica. Al centro della sua vita ha posto la Parola di Dio, i Sacramenti e la grande compassione per le sofferenze e le miserie dell’umanità. Così scriveva San Giovanni Maria Vianney:
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“Questo è il bel compito dell’uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, questa è la felicità dell’uomo sulla terra. La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. In questa unione intima, Dio e l’anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare”.
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Il 6 agosto di 30 anni fa, la morte di Paolo VI, testimone coraggioso della Verità in dialogo con l’uomo e la cultura del nostro tempo
◊ Come rammentato da Benedetto XVI, all'Angelus di domenica scorsa, il 6 agosto 1978, Festa della Trasfigurazione, tornava alla Casa del Padre, Paolo VI. Un umile e coraggioso testimone della Verità, apostolo della pace, uomo del dialogo tra i popoli e le culture che seppe portare a compimento il Concilio Vaticano II con saggezza e lungimiranza. A trent'anni dalla morte di Papa Montini, ripercorriamo gli eventi fondamentali del suo Pontificato nel servizio di Alessandro Gisotti:
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“Fidem servavi”, ho conservato la fede: in questa affermazione, pronunciata pochi giorni prima della morte, c’è tutto il Pontificato di Paolo VI. Un Papa, mite e fermo, innamorato della Verità, che guidò la barca di Pietro in anni burrascosi per la Chiesa e per il mondo. Eletto al soglio pontificio il 21 giugno del 1963, Papa Montini ha subito davanti a sé una sfida epocale: portare a compimento il Concilio Vaticano II, nato da un’intuizione profetica di Giovanni XXIII, ma che, dopo gli entusiasmi iniziali, rischia di arenarsi. Nella Messa di inizio Pontificato, il 30 giugno del 1963, Paolo VI non nasconde le sue preoccupazioni e prospetta ai fedeli la sua visione della Chiesa:
“Difenderemo la santa Chiesa dagli errori di dottrina e di costume, che dentro e fuori dei suoi confini ne minacciano la integrità e ne velano la bellezza; Noi cercheremo di conservare e di accrescere la virtù pastorale della Chiesa, che la presenta, libera e povera, nell’atteggiamento che le è proprio di madre e di maestra”.
Tre mesi dopo, il 29 settembre, Papa Montini apre solennemente la seconda sessione del Concilio. Nel suo discorso inaugurale, enumera le quattro finalità di questo evento straordinario: l’esposizione dottrinale della natura della Chiesa; il suo rinnovamento interiore; l’incremento dell’unità dei cristiani e il dialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo. Paolo VI, che da arcivescovo di Milano aveva preso parte alla prima sessione conciliare, non sarà semplicemente “il notaio del Concilio”. Segue con cura e passione i lavori, interviene con saggezza nelle circostanze più delicate. E il 7 dicembre del 1965 chiude l’assise ecumenica con sentimenti di gioia e commozione:
“Concilium hoc nostrum posteris eiusmodi Ecclesiae imaginem tradet…
Questo Concilio consegna alla storia l’immagine della Chiesa cattolica raffigurata da quest’aula, piena di Pastori professanti la medesima fede, spiranti la medesima carità, associati nella medesima comunione di preghiera, di disciplina, di attività, e - ciò ch’è meraviglioso - tutti desiderosi d’una cosa sola, di offrire se stessi, come Cristo nostro Maestro e Signore, per la vita della Chiesa e per la salvezza del mondo”.
Nei suoi quindici anni di Pontificato, Papa Montini si impegnerà alacremente per la pace nel mondo, anche attraverso un rinvigorimento della dimensione missionaria della Chiesa, sottolineata nella Esortazione “Evangelii nuntiandi”. Istituisce una Giornata della Pace, da celebrare ogni primo gennaio. E si fa apostolo di pace fino ai confini della terra con i suoi nove viaggi apostolici internazionali che lo porteranno a toccare tutti e cinque i continenti. Memorabile il suo discorso all’assemblea delle Nazioni Unite a New York, il 4 ottobre del 1965, il suo grido contro la guerra:
“Jamais plus la guerre, jamais plus la guerre! C'est la paix, la paix…”
“Mai più la guerra, mai più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell'intera umanità!”. Paolo VI non è indifferente alla sofferenza delle nazioni africane affrante dalla miseria. Nel 1967 viene pubblicata l’Enciclica “Populorum Progressio”. “Lo sviluppo – scrive il Pontefice – è il nuovo nome della pace”. Ma, spiega, deve essere uno sviluppo integrale “volto alla promozione di ogni uomo, di tutto l’uomo”. Con il Concilio, la Chiesa viene “aggiornata”, rinnovata profondamente. In molti, però, vogliono darne un’interpretazione ora progressista ora conservatrice che non coglie il significato autentico dell’avvenimento. Le turbolenze postconciliari faranno molto soffrire Paolo VI, che però non rinuncerà a testimoniare la Verità, convinto, come Sant’Agostino, che la felicità altro non è che la gioia della verità, “gaudium de veritate”. Il caso più eclatante, in tal senso, è la pubblicazione nel 1968 dell’Humanae Vitae. L’Enciclica, incentrata sull’amore coniugale responsabile, ribadisce il “no” della Chiesa all’uso dei sistemi artificiali di contraccezione. Nell’anno simbolo della contestazione, Paolo VI viene fatto oggetto, anche nel mondo cattolico, di critiche roventi, che a volte degenerano in insulti. E’ stata, quella di Papa Montini, una scelta sofferta, lungamente meditata. Il 4 agosto del 1968, all’Angelus, il Papa ne spiega le ragioni con limpida coerenza:
“La Nostra parola non è facile, non è conforme ad un uso che oggi si va purtroppo diffondendo, come comodo e apparentemente favorevole all’amore e all’equilibrio familiare. Noi vogliamo ancora ricordare come la norma da Noi riaffermata non è Nostra, ma è propria delle strutture della vita, dell’amore e della dignità umana”.
Promotore della “civiltà dell’amore”, Paolo VI affiancherà ai suoi sforzi per la pace, un costante e fruttuoso impegno ecumenico, nella convinzione che, solo se uniti, i cristiani potranno essere fattore di riconciliazione tra i popoli. Storico il suo incontro a Gerusalemme con il Patriarca di Costantinopoli Atenagora, nel 1964. Il loro fraterno abbraccio commuove cattolici ed ortodossi. L’anno dopo viene finalmente revocata la scomunica che le due Chiese si erano lanciate nel 1054. Passi avanti vengono compiuti anche nel dialogo con gli anglicani. Nel 1966, Paolo VI incontra l’arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey. Tre anni dopo è a Ginevra, in visita al Consiglio ecumenico delle Chiese. Dotato di grande sensibilità, nel 1978 Paolo VI vivrà un momento drammatico proprio quando la sua vita volge ormai al termine: il rapimento dell'amico Aldo Moro. Numerosi e vibranti gli appelli direttamente agli “uomini delle Brigate Rosse”, a partire dall’Angelus del 19 marzo, tre giorni dopo il sanguinoso sequestro in via Fani:
“Preghiamo insieme per quanti, in questi giorni, soffrono, portando più viva in se stessi l'impronta della passione di Gesù: per le famiglie che piangono i loro cari, stroncati nel compimento del loro dovere da un insensato odio omicida che ancora una volta ha voluto minare la pacifica convivenza sociale; preghiamo per l'onorevole Aldo Moro, a noi caro, sequestrato in vile agguato, con l'accorato appello affinché sia restituito ai suoi cari”.
Uomo di grande cultura, amante dell’arte e della letteratura, Paolo VI riscoprì il valore del mecenatismo, della Chiesa committente di opere d’arte. Scorzelli, Manzù e Nervi sono alcuni degli artisti più noti che lavorarono per la Santa Sede durante il suo Pontificato. Potenziò la Radio Vaticana e la Pontificia Accademia delle Scienze, esortò gli uomini di cultura a servire la verità, a promuovere la dignità dell’uomo creato a immagine di Dio. Tra i tanti frutti del suo ministero petrino va ricordata anche la riforma della curia e quella della liturgia e la celebrazione dell’Anno giubilare del 1975. Il 29 giugno del 1978, a poco più di un mese dalla sua morte, Paolo VI poteva affermare, come San Paolo, di aver combattuto la buona battaglia del Vangelo:
“Il nostro ufficio è quello stesso di Pietro, al quale Cristo ha affidato il mandato di confermare i fratelli (Cfr. Luc. 22, 32): è l’ufficio di servire la verità della fede (…) Ecco, Fratelli e Figli, l’intento instancabile, vigile, assillante che ci ha mossi in questi quindici anni di pontificato. «Fidem servavi»! possiamo dire oggi, con la umile e ferma coscienza di non aver mai tradito il santo vero”.
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Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un editoriale del direttore Giovanni Maria Vian dal titolo “Testimone di Cristo nell’amore al nostro tempo”: a trent’anni dalla morte di Paolo VI.
Nell’informazione internazionale, in rilievo la situazione in Cina: Pechino garantisce la sicurezza dei Giochi. Un articolo sulla conferenza mondiale a Città del Messico per la lotta all’AIDS.
In cultura, la versione integrale della solenne professione di fede pronunciata da Paolo VI il 30 giugno 1968 a conclusione dell’"Anno della Fede" e nel XIX centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo.
Maurizio Fontana intervista Giuseppe Camadini, presidente dell’Istituto Paolo VI, che smentisce certe interpretazioni storiografiche diffuse sulla figura e l’opera di Paolo VI.
Nicola Gori intervista il cardinale Giovanni Coppa, già nunzio apostolico a Praga, sul significato della festività dei Santi Cirillo e Metodio e sulla loro importanza per i popoli slavi.
La questione dei farmaci e l’allarme per le donne al centro della Conferenza Mondiale sull’AIDS, in corso a Città del Messico
◊ E’ entrata nel vivo la Conferenza mondiale sull’AIDS a Città del Messico. Il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Margaret Chan, intervenendo ai lavori ha detto che nella lotta al virus HIV ora occorre “un’azione globale per rendere disponibili farmaci e risorse”. L’organizzazione "Medici Senza frontiere", invece, ha lanciato l’allarme per la mancanza di operatori sanitari nell’Africa sub-sahariana. Tanti gli interventi ai dibattiti, tra cui anche quello dell’ex inquilino della Casa Bianca, Bill Clinton. Il servizio di Maurizio Salvi.
Esperti, ricercatori, politici e attivisti continuano a sfilare sul palco del Centro Banamex di Città del Messico, offrendo le cifre di un dramma che la comunità internazionale vorrebbe soggiogare ma che per il momento rappresenta la più grave sfida mai affrontata dalla scienza medica. Intervenendo ai lavori, l’ex presidente statunitense Bill Clinton ha paragonato il virus dell’immunodeficienza umana ad un enorme drago che dev’essere combattuto il più presto possibile da milioni di persone. In questo senso, l’ex presidente USA ha sollecitato un’attività congiunta tra gli organismi internazionali ed i sistemi sanitari nazionali e proposto che all’interno del programma dell’ONU sull’AIDS sia creato un nuovo organismo che si occupi delle donne vittime della violenza in tutto il mondo, ma soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Da parte loro, gli esperti della Fondazione "Bill e Melinda Gates" hanno ricordato che, nonostante le risorse utilizzate e gli sforzi fatti, ogni anno due milioni e 700 mila persone entrano nell’"esercito dei contagiati" dal virus, mentre in un dibattito un esperto ha rivelato che dall’inizio della pandemia, quasi tre decenni fa, i morti sono stati 25 milioni ed oggi i sieropositivi raggiungono i 33 milioni. Allo stato attuale delle conoscenze, sappiamo peraltro che ogni cinque persone colpite dalla sindrome da immunodeficienza acquisita, tre moriranno se non ci saranno nuovi sostanziali progressi. Il virus è ancora in crescita – è stato infine sostenuto – anche se con un ritmo meno accelerato che in passato; ma per debellarlo è necessario che la comunità internazionale tutta agisca con un impegno umano e finanziario senza precedenti.
Quali sono, dunque, le priorità per affrontare la tragedia dell’AIDS a livello mondiale? Fausta Speranza lo ha chiesto a Paola Germano, impegnata nel programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio.
R. – La Conferenza di Città del Messico, a me sembra che rilanci le priorità e prima fra tutte quella del costo dei farmaci, che nel corso degli anni si è molto ridotto: l’utilizzo di generici, di farmaci prodotti in India e in Brasile hanno permesso di espandere la terapia a tante persone. E’ chiaro che questo, però, non è ancora sufficiente. Quello che io trovo giusto sottolineare, rispetto all’aggiornamento che si fa oggi alla Conferenza di Città del Messico, è di cercare di focalizzare l’attenzione non solo su una mera distribuzione ed espansione dei farmaci, ma anche sul discorso della coscientizzazione dei pazienti. I problemi relativi all’ADIS non possono essere soltanto relativi alla distribuzione dei farmaci, ma si deve arrivare a proporre un modello per riformare i sistemi sanitari dei Paesi più colpiti. Tanto più che l’ADIS, come tutti sappiamo, non è soltanto un problema sanitario: è anche un problema sociale, economico, demografico che ha un peso piuttosto grande sui Paesi. Bisogna fare un lavoro di educazione sanitaria di base e ciò soprattutto nei Paesi più poveri, dove questo è fortemente necessario. Va poi fatto un discorso di appoggio nutrizionale alla terapia, perché non si può dare terapia senza dare da mangiare alle persone; ma al tempo stesso è necessaria una coscientizzazione soprattutto delle donne. Le donne sono molto importanti per l’Africa - ma credo poi che questo discorso riguardi anche altri continenti – rappresentano il fulcro della famiglia ed attraverso di loro passano tanti messaggi, che possono essere anche l’occasione per cambiare delle abitudini ed anche per renderli più coscienti di quanto la loro vita possa essere diversa.
D. – In questo mondo globalizzato del 2008, tutte queste priorità poi si scontrano con problemi, con ostacoli. Quali sono i maggiori ostacoli a livello internazionale?
R. – A livello internazionale quello che noi abbiamo notato nell’esperienza di questi sette anni del nostro programma "DREAM" in Africa è che c’è un errore di pianificazione di quello che è il mercato di farmaci e degli annessi – parlo per esempio dei reagenti di laboratorio, di apparecchiature – da parte delle grandi industrie che producono questo tipo di cose si sono trovate un po’ improvvisamente senza la possibilità di rispondere alla domanda del mercato. Probabilmente l’espansione del trattamento non era prevista in modo così diffuso e così veloce. Deve essere continuativa, non si può sospendere, non si può andare incontro a rotture di stock: questo vuol dire programmi per chiunque lavori con l’AIDS in questi Paesi, ma vuol dire anche programmi meno efficaci.
D. – Rimanendo proprio in Africa dove è attivo il vostro programma “DREAM”, lanciato nel 2002 dalla Comunità di Sant’Egidio. Quali sono in questo momento gli obiettivi?
R. – Siamo presenti in dieci Paesi africani e sono arruolate nel nostro programma 64 mila persone. I nostri obiettivi sono anzitutto quelli relativi alla trasmissione verticale: è quindi necessario lavorare molto sulle donne in gravidanza affinché nascono bambini sani. Questo è il nostro obiettivo fondamentale, ma non vuol dire che non curiamo altri malati e quindi il marito o gli altri eventuali figli della stessa donna. Sicuramente, però, il nostro obiettivo è quello di riuscire a far nascere una generazione sana. In Africa sarà, infatti, impossibile curare tutti quelli che sono malati di AIDS, ma riuscire a far nascere una generazione sana vuol dire dare anche un futuro a questi Paesi. Al tempo stesso però vogliamo riuscire a rendere gli africani protagonisti di questo tipo di programma che abbiamo così diffuso in Africa e questo – in alcuni Paesi dove abbiamo cominciato prima come il Mozambico o il Malawi – è già così. Per noi è molto importante la formazione del personale sanitario e non sanitario, affinché il programma venga gestito da loro. Molto importante, secondo me, in questa battaglia contro l’AIDS è sottolineare l’aspetto di prendersi cura di tutta la famiglia: se in una famiglia c’è anche solo una persona malata di AIDS, questo vuol dire la distruzione di tutta la famiglia. Per noi è molto importante condividere questo senso forte della Chiesa, del ministero della Chiesa di aver cura di tutta la famiglia nella sua interezza e prendersi quindi cura non soltanto di chi deve ricevere le medicine, ma anche di provvedere al sostentamento nutrizionale di tutta la famiglia, di occuparsi del fatto che tutti i bambini siano iscritti a scuola. Dare loro un futuro!
"La Pastorale familiare è una priorità della Chiesa cattolica russa": così, mons. Jerzy Steckiewicz, vicario generale a Kaliningrad
◊ In visita presso il Centro internazionale di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, mons. Jerzy Steckiewicz, vicario generale a Kaliningrad (Russia), ha dichiarato che, tra le priorità pastorali della Chiesa in Russia, rientra la salvaguardia della famiglia. “L’indebolimento della struttura familiare reca danno all’intera società”, ha affermato il presule. Per tentare di interrompere la tendenza negativa che sta portando il Paese verso un crollo demografico – causato dal connubio elevata mortalità/scarsa natalità – il 2008 è stato proclamato dallo Stato “Anno della Famiglia” ed è stato inaugurato ufficialmente lo scorso 7 gennaio con una cerimonia tenutasi al Cremlino. Nell’ambito della Pastorale Familiare, la battaglia più difficile – ha affermato mons. Steckiewicz – è quella contro l’aborto. All’epoca della dittatura comunista l’interruzione volontaria di gravidanza veniva considerata, di fatto, un mezzo normale di pianificazione delle nascite ed è ora necessario – ha proseguito – che tale pratica sia finalmente percepita dalle coscienze come un fatto gravissimo. La speranza di riuscirci poggia anche sulla sinergia che esiste tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa con riguardo ai valori tradizionali cristiani, come il rispetto per la vita, dal concepimento alla morte naturale. Per quanto riguarda le nuove famiglie, il vicario di Kaliningrad ha evidenziato come un’approfondita preparazione all’impegno matrimoniale e al sacramento, costituisca anche la migliore opera di prevenzione al divorzio, l’altro grave male che colpisce l’istituzione familiare in Russia. Kaliningrad è la più piccola e più occidentale regione della Federazione russa ed ha la particolarità di essere un’enclave situata tra la Polonia e la Lituania con sbocco sul Mar Baltico, una posizione che la rende un vero e proprio ponte di comunicazione tra l’Europa nord-occidentale e la Russia. Dal punto di vista religioso, quella di Kaliningrad è la zona dove si registra la più alta presenza cattolica della Russia (circa il 5 per cento degli oltre 900 mila abitanti). Ai tempi del comunismo, tutte le parrocchie cristiane erano state chiuse, sia nella città di Kaliningrad che nella regione. Nel 1985 fu restituita la prima parrocchia ortodossa e poi, nel 1991, due altre parrocchie, una cattolica e una protestante; oggi la regione conta 23 parrocchie cattoliche. (L.B.)
I vescovi dell'Uruguay preparano la visita ad Limina e la partecipazione al Sinodo della Parola
◊ É in corso in Uruguay un’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale, con il duplice obiettivo di organizzare la visita "ad Limina", prevista alla fine di settembre e di pianificare la partecipazione al Sinodo della Parola, in programma in Vaticano alla fine di ottobre. I vescovi sono riuniti a Florida, centro poco distante da Montevideo. La visita "ad Limina" si svolge generalmente ogni cinque anni, ma l’ultima volta a causa della scomparsa di Giovanni Paolo II è stata rimandata. Oggi, i vecovi, all'indomani della Festa di San Giovanni Maria Vianney, patrono dei parroci, concelebreranno una Messa nel Seminario interdiocesano Maggiore “Cristo Re”, alla fine della quale si uniranno al resto del clero e ai seminaristi per un momento di condivisione. Domani, inoltre, sempre a Florida, si aprirà il 18.mo incontro vescovi-presbiteri che riunirà per due giorni i presuli della Commissione nazionale del Clero e i delegati dei vari presbiteri uruguayani. Circa 65 le persone in totale. Tali incontri, organizzati con cadenza biennale, sono nati nel 1971 dalla necessità di trovare comuni risposte alle sfide sempre nuove poste dalla società e in quest’occasione, ricorrendo l’Anno Paolino e avvicinandosi il Sinodo della Parola, i vescovi hanno scelto di dedicare l’iniziativa al tema “Paolo: animatore di speranza”. (S.G.)
Argentina: la Conferenza episcopale promuove un incontro su ecumenismo e dialogo interreligioso nell'ambito dell'Anno Paolino
◊ Ascolto e scambio di esperienze ecumeniche e interreligiose con l’obiettivo di mettere in comune luci, ombre e sfide della propria realtà e di esprimere richieste da avanzare ai vescovi o alle commissioni diocesane per migliorare il cammino del dialogo: sono queste le finalità dell'incontro nazionale dei delegati per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso in Argentina (Endedio), che si svolgerà a Mar de Plata dal 12 al 14 settembre. Promotrice dell’iniziativa, la Commissione per l'ecumenismo della Conferenza episcopale argentina (CEERJIR) che, nel quadro dell'Anno Paolino, ha indicato i seguenti temi: il cristianesimo e le religioni, missione e dialogo, San Paolo discepolo e missionario. Ad affrontarli mons. Antonio Marino, vescovo ausiliare di La Plata, suor Josefina Llach e il presbitero Gabriel Mestre. Diversi gli appuntamenti in programma, ha reso noto il presbitero Fernando Giannetti, segretario esecutivo della CEERJIR: un incontro interreligioso organizzato dalla Commissione diocesana per l'ecumenismo e il dialogo ecumenico di Mar de Plata; un incontro con i delegati, che intende essere uno spazio di ascolto a cui potranno partecipare coloro che hanno assistito precedentemente agli incontri nazionali per l'ecumenismo e il dialogo o quanti vengono introdotti dai delegati di istituzioni e movimenti cattolici. È stato reso noto, inoltre, che, come l'anno scorso, i partecipanti beneficeranno del contributo della Commissione episcopale di aiuto alle regioni in difficoltà per coprire le spese di trasporto e che, a sua volta, la CEERJIR concederà un contributo per vitto e alloggio, in modo da favorire la presenza di un maggior numero di diocesi. (L.B.)
L’ONU istituisce l’UNIPSIL, ufficio per la ricostruzione della pace in Sierra Leone
◊ Una nuova missione dell’ONU per “costruire la pace” in Sierra Leone: il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una risoluzione che prevede l’istituzione dell’UNIPSIL, un ufficio integrato per la ricostruzione della pace. Come specifica l’agenzia MISNA, l’organismo, attivo dal primo ottobre e che in un anno dovrà raggiungere gli obiettivi prefissati, subentrerà all’attuale missione denominata UNIOSIL, che si è fatta carico di mantenere la pace nel Paese dopo la guerra civile del 1991-2002. Obiettivi del nuovo ufficio, negli intenti dell’ONU, sono: “Individuare e risolvere le tensioni e le minacce di un potenziale conflitto”; “sostenere i diritti umani, le istituzioni democratiche e lo Stato di diritto”; contrastare il “crimine organizzato e il contrabbando di droga”. Nel 1991, il conflitto in atto in Liberia sconfinò nella Sierra Leone, innescando tensioni interne latenti e interessi economici legati ai giacimenti di diamanti. La Sierra Leone, infatti, è un Paese molto ricco di risorse come diamanti, oro, bauxite e rutilio, ospita diverse colture diversificate e si affaccia su un mare molto pescoso. Nel 2000, l’ONU riuscì a ristabilire la pace e istituì il Tribunale speciale per la Sierra Leone, in cui è attualmente imputato l’ex presidente liberiano Charles Taylor. La guerra, nonostante le potenzialità e le ricchezze del territorio, ha messo in ginocchio la Sierra Leone che oggi è uno dei Paesi africani con tassi di mortalità maggiori, ma le elezioni dello scorso anno, che hanno portato al potere il partito del popolo e sono state giudicate regolari dagli osservatori internazionali, hanno aperto uno spiraglio di speranza. (R.B.)
Myanmar: il relatore ONU per i diritti umani visita le zone colpite dal ciclone Nargis
◊ Sono trascorsi tre mesi dal devastante passaggio in Myanmar di ‘Nargis’, il ciclone che, secondo gli ultimi bilanci ufficiali, ha provocato 84.537 morti, 53.836 dispersi e due milioni e mezzo di disastrati. Oggi, in visita nelle zone più colpite del Paese, è giunto l’avvocato argentino Tomas Ojea Quintana, nuovo relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nell’ex Birmania, subentrato a maggio a Paulo Sergio Pinherio. Per Quintana – informa la MISNA – si tratta della prima missione ufficiale. Giunto nel Paese, domenica scorsa, ieri ha incontrato i rappresentanti delle agenzie umanitarie internazionali e i funzionari dell'organismo tripartito – Governo, ONU, ASEAN (Associazione delle dieci nazioni del sud-est asiatico) - che coordina i soccorsi per le vittime del ciclone; si è anche intrattenuto a colloquio con esponenti della ‘State Sangha Organization’, l’organizzazione che controlla i monasteri buddisti, con alcuni anziani monaci buddisti, protagonisti nel settembre scorso di una massiccia mobilitazione antigovernativa, e con i delegati della Croce Rossa birmana. L’agenda del relatore potrebbe includere, secondo alcune fonti di stampa internazionali, anche una visita nel carcere di Insein a Yangon, al rientro dal Delta dell’Irrawaddy dove di trova oggi e dove già si era recato il suo predecessore a novembre per incontrare alcuni dissidenti. Sono previsti anche altri colloqui con esponenti della giunta militare che governa il Paese dal 1962, ma non è ancora chiaro se vedrà anche Aung San Suu Kyi, capo dell’opposizione e Nobel per la Pace, agli arresti domiciliari. La visita di Quintana si concluderà giovedì, vigilia del 20.mo anniversario della sollevazione contro la giunta dell’8 agosto 1988, repressa dall’esercito e, secondo le stime più diffuse, costata la vita a tremila persone. (S.G.)
L'Associazione per la cooperazione del Sud-est asiatico creerà una "Banca del cibo" antiemergenza
◊ La creazione immediata di una “Banca del cibo” per far fronte all’emergenza alimentare e all’aumento di prezzo dei beni di prima necessità: è una delle iniziative decise dai capi di Stato e di governo riuniti lo scorso fine settimana a Colombo, in occasione del vertice dell’Associazione per la cooperazione regionale del Sud-est asiatico (SAARC). “Abbiamo stabilito una serie di programmi di collaborazione che, per garantire la sicurezza alimentare – ha precisato il presidente dello Sri Lanka Mahinda Rajapakse – riescano a sopperire alla mancanza di generi di prima necessità in periodi di particolare emergenza”. Tra i temi affrontati nel corso dell’incontro, conclusosi con la firma della "Dichiarazione di Colombo" da parte degli otto Paesi membri (India, Pakistan, Afghanistan, Sri Lanka, Bangladesh, Maldive, Bhutan e Nepal), anche la cooperazione nel settore delle energie rinnovabili e della lotta al terrorismo. “Il progresso e il benessere comune non possono essere raggiunti a prescindere dalla sicurezza e dalla stabilità”, ha aggiunto Rajapakse, annunciando un programma di cooperazione internazionale giudiziaria e investigativa. Poco entusiasti – informa la MISNA – i commenti della stampa locale sulle conclusioni del vertice che, secondo alcuni osservatori, avrebbe fallito nell’intento di rilanciare l’accordo, entrato in vigore due anni fa ma mai concretamente decollato, per la creazione di un’area di libero scambio (SAFTA) tra i Paesi della regione entro il 2012. (S.G.)
Dopo l'Asia, anche l'Africa avvelenata dai rifiuti elettronici dei Paesi ricchi. La denuncia di Greenpeace in un rapporto sul Ghana
◊ Container pieni di vecchi computer, monitor e TV di varie marche arrivano in Ghana da Germania, Corea, Svizzera, Olanda e Italia sotto la falsa veste di "beni di seconda mano". La denuncia è di Greenpeace che oggi ha rivelato come, dopo l'Asia, anche l'Africa si stia trasformando nella discarica per i prodotti hi-tech dei Paesi industrializzati. In un rapporto dal titolo “Ghana contamination. Pericolo chimico nei siti di riciclo e smaltimento dei rifiuti elettronico”, il team scientifico dell’Associazione documenta le irregolarità riscontrate in due aree di smaltimento e spiega, attraverso la testimonianza di due “commercianti” europei, come anche il Vecchio Continente sia coinvolto in queste attività che trovano il loro principale punto di snodo nel porto di Anversa, dove i controlli scarseggerebbero. Nella UE, continua Greenpeace “si perdono le tracce del 75 per cento dei rifiuti tecnologici prodotti” e l’intero mercato mondiale degli articoli elettronici è in continua crescita: la stima è di 20-50 milioni di tonnellate all’anno. Per aggirare le norme sullo smaltimento di questi rifiuti, si è venuto a creare un 'flusso nascosto' in Paesi dove non esistono leggi a riguardo. La maggior parte dell’attività viene svolta da bambini e ragazzi, che lavorano a mani nude e senza dispositivi di protezione, per guadagnare meno di due dollari ogni cinque chili di metallo venduto. (S.G.)
La "Comunità Papa Giovanni XXIII" impegnata per la pace in tre villaggi della Cisgiordania
◊ “Siamo come i soldati delle forze di pace, ma armati soltanto delle nostre idee e delle nostre convinzioni”: così, Piergiorgio Rosetti - responsabile del programma di “Operazione Colomba” - descrive all’Osservatore Romano, l’opera di interposizione pacifica tra israeliani e palestinesi in Cisgiordania. Qui, Rosetti è chiamato quotidianamente a svolgere questo compito insieme con i suoi volontari. L’iniziativa è nata nel 1992 in seno alla "Comunità Papa Giovanni XXIII", fondata da don Benzi, che da 25 anni è presente in molti Paesi, soprattutto africani, dove svolge azioni a sostegno della pace. In Cisgiordania i volontari, almeno quattro, sempre presenti ma possono aumentare a seconda delle necessità, sono impegnati nei tre villaggi di At-Tuwani, Tuba e Magher el Abeed, dove si sono recentemente registrati scontri tra famiglie israeliane e palestinesi, con pietre lanciate contro bambini palestinesi che tornavano a casa da un campo estivo. Il 2 agosto scorso gli operatori hanno organizzato una “Marcia della pace” sfilando lungo i percorsi dove sono avvenuti gli episodi violenti, segno tangibile della volontà di costruire la pace. “C’è bisogno di un’assistenza stabile, perché le famiglie palestinesi vivono con difficoltà le restrizioni in cui sono costrette a vivere”, ha detto ancora Rosetti. Nell’area i volontari italiani collaborano con quelli di altre nazioni, tra i quali alcuni pacifisti israeliani e il gruppo ecumenico "Christian peacemaker", che ha sede in Stati Uniti e Canada. (R.B.)
Un sito web alla scoperta delle comunità cattoliche presenti negli USA
◊ “Un luogo da visitare per conoscere le diverse comunità etniche cattoliche, la splendida diversità presente nella nostra Chiesa”: descrive così all'Osservatore Romano padre Allan Figueroa Deck, direttore esecutivo del Segretariato per la diversità culturale della Chiesa USA, la nuova iniziativa varata dal suo ufficio, un sito Internet sulle attività del segretariato, che sta per essere messo on line. Sul portale informativo, saranno ben visibili i link ai cinque uffici etnici che compongono il segretariato, le news sulle decisioni prese dal comitato dei vescovi per la diversità culturale e dai sottocomitati, e contributi come articoli, presentazioni, dati demografici e video. L’iniziativa del segretariato è in linea con la sua missione: fu creato nel gennaio scorso, infatti, in seno alla Conferenza dei vescovi cattolici degli USA per servire le comunità cattoliche presenti negli Stati Uniti, tra cui quella ispanica, afroamericana, asiatica, del Pacifico e dei nativi americani. (R.B.)
Pregare a distanza per le vocazioni: un'iniziativa del vescovo di Rimini
◊ Una comunità orante “virtuale”: persone che non si conoscono, lontane una dall’altra, ma unite nella stessa preghiera, a chiedere il dono di nuove vocazioni. È l'originale iniziativa, riportata dal quotidiano "Avvenire", ideata dal vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, ispirato dal brano evangelico “vegliate e pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”. Partecipare è molto semplice: basta voler dedicare dieci o quindici minuti alla preghiera ogni giovedì, ovunque ci si trovi, previa compilazione di un modulo d’iscrizione apposito. Sono già in 1500, soprattutto adulti e donne, ma anche diversi giovani, coloro che hanno accolto l’invito per lettera, via fax o tramite e-mail e che si sono impegnati nella richiesta al Signore di nuovi sacerdoti per la Chiesa locale. A ognuno di loro viene spedito mensilmente il periodico “Vita del seminario”, che contiene la traccia della preghiera settimanale sviluppata sul Vangelo del giovedì e composta da un’introduzione, un’intenzione specifica, un commento al testo e una preghiera finale, a cura di don Cristian Squadrani, direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile, e di don Vittorio Metalli, padre spirituale del seminario di Rimini. A breve sia il modulo per l’iscrizione al gruppo orante, sia il periodico, saranno scaricabili on line. (R.B.)
A tre giorni dall'inizio delle Olimpiadi, le autorità cinesi assicurano la massima sicurezza dopo l'attentato in Xinjiang
◊ “La sicurezza alle Olimpiadi sarà garantita contro qualsiasi tentativo di destabilizzare l’andamento dei Giochi”. A tre giorni dall’inizio del grande evento, è questa l’affermazione del Comitato organizzatore di Pechino 2008, all’indomani dell’attentato contro una caserma di polizia nello Xinjiang, regione musulmana del nord-ovest del Paese: il bilancio è di 16 poliziotti uccisi. Diciotto le persone arrestate, che secondo gli inquirenti sarebbero vicine a gruppi che si ispirano ad al Qaeda. Intanto, il Movimento Islamico del Turkestan Orientale, considerato responsabile dell’agguato, ha negato qualsiasi responsabilità. Ad Andrea Margelletti presidente del Centro Studi Internazionali, Stefano Leszczynski ha chiesto se una presenza qaedista rappresenti realmente un pericolo per le Olimpiadi cinesi:
R. – La lotta contro il potere centrale di Pechino da parte di questi movimenti è una lotta che continua ormai da decenni e, quindi, l’attentato in sé non è una novità. Certamente, i movimenti vicini ad al Qaeda sanno sfruttare tutte le occasioni; la presenza di migliaia di media per le Olimpiadi non fa altro che far risaltare la possibilità di essere posti sotto i riflettori.
D. – Il governo cinese ha reso noto di aver condotto parecchie operazioni nei mesi scorsi contro gruppi terroristici di matrice islamica in Cina. Questa strategia può essere ricondotta a motivi di convenienza politica interna alla Cina nei confronti comunque di una minoranza…
R. – Non bisogna confondere la persecuzione politica con l’attività di prevenzione nei confronti del terrorismo. Poi, naturalmente, l’11 settembre ha cambiato tutto ed anche le gesta più esecrabili divengono per alcuni giustificali in quanto frutto di una politica di sicurezza. Ma così in realtà non è!
D. – Cosa si gioca la Cina con queste Olimpiadi?
R. – Nella realtà dei fatti è una grande occasione per la Cina, ma deve essere anche una grande occasione per tutti i Paesi per cercare di far sì che la Cina divenga un Paese dove i diritti umani siano rispettati e la dignità dell’individuo sia una cosa sulla quale non si debba discutere. Ci auguriamo, quindi, che i Giochi vadano bene, ma ci auguriamo soprattutto che questa grande, grandissima opportunità di democrazia non vada persa. Avranno tante responsabilità i media e gli atleti, al di là delle informazioni e delle performance sportive.
Iran-nucleare
E’ giallo sulla risposta dell’Iran all’offerta del gruppo dei “5 +1” (Stati Uniti, Cina, Russia, Gran Bretagna e Francia più la Germania) per bloccare il programma di arricchimento dell’uranio. Secondo un’agenzia di Teheran, la risposta è stata consegnata ai funzionari dell’Unione Europea attraverso l’ambasciatore iraniano a Bruxelles. Altre fonti vicine alla Repubblica Islamica riferiscono che non si tratta di una risposta al pacchetto di incentivi ma solo di una lettera. L’entourage dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'UE, Javier Solana, ha precisato di non aver ricevuto alcuna comunicazione.
Iraq-violenza
Escalation di violenza in Iraq. Tre membri di un consiglio popolare che si batte contro Al Qaeda sono stati aggrediti e decapitati a Kirkuk da un gruppo non ancora identificato.
Medio Oriente-incontro
C’è attesa per l’incontro di domani a Gerusalemme tra il presidente palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Olmert. Il colloquio segue l’annuncio di Olmert di lasciare l’incarico di primo ministro non appena il suo partito, Kadima, avrà scelto il suo successore nelle primarie di settembre. Una decisione presa dopo l’avvio di un’inchiesta per corruzione a suo carico. Sono diversi i temi sul tavolo di discussione, in particolare, lo status finale dei Territori e i checkpoint. In questo clima spicca la dichiarazione del ministro israeliano della Difesa, Barak, che ha annunciato nuovi raid nella Striscia di Gaza.
Italia-politica
E’ previsto nel pomeriggio il voto di fiducia della Camera sulla manovra economica triennale da 36,2 miliardi di euro. Restano ancora sollevati i dubbi di costituzionalità sollevati dai tecnici di Montecitorio riguardo alla norma blocca assunzioni dei precari, voluta dalla maggioranza per frenare i ricorsi presentati dai lavoratori trimestrali. Sempre oggi, il Consiglio dei ministri potrà esaminare una prima bozza della Finanziaria che verrà affinata in settembre.
Italia-sbarchi
Senza sosta gli arrivi di migranti sulle coste siciliane. Stamani una nave della marina militare ha soccorso 69 persone, tra cui sette donne, intercettate a 60 miglia a sud di Lampedusa. Gli immigrati sono stati trasferiti al centro di prima accoglienza dell’isola.
K2-scalata
Per il maltempo non è stato possibile il recupero in elicottero dell’alpinista italiano Marco Confortola, uno dei pochi superstiti della spedizione del K2 nella quale 11 suoi compagni hanno perso la vita a causa di una valanga. Lo scalatore, arrivato al campo base, ha detto di essere felice di essere vivo.
Darfur-Unione Africana
Dura presa di posizione dell’Unione Africana riguardo alla richiesta dell’Aja di spiccare un mandato d’arresto per il genocidio in Darfur a carico del presidente sudanese, Omar el- Bashir. Secondo il presidente della Commissione dell’UA, Jean Ping, con questa mossa si getterebbe “olio sul fuoco” del conflitto in Darfur. Ping ha anche rivolto un appello all’ONU per sospendere la procedura contro Bashir.
Omaggio a Solzhenitsin
Per tutta la giornata sarà possibile rendere omaggio alla salma dello scrittore russo e premio Nobel Aleksand Solzhenitsin, morto due giorni fa per infarto. All’Accademia delle Scienze di Mosca, dove è collocato il feretro, è giunto stamani il premier russo Vladimir Putin che, nei giorni scorsi, aveva definito la morte di Solzhenitsin “una perdita tragica per il Paese e per il mondo”.
Corea del Nord-alluvioni
Difficile la situazione in Corea del Nord colpita da forti piogge che hanno causato numerosi danni. Si teme anche che la crisi alimentare, paragonabile per il PAM solo alla carestia che ha colpito Pyongyang negli anni ’90, possa assumere dimensioni catastrofiche. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 218
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