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Sommario del 04/08/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Lungo colloquio stamani a Bressanone tra Benedetto VXI e il cardinale Bertone. Padre Lombardi: domani il Papa si recherà in Val Badia per rendere omaggio a San Giuseppe Freinademetz, missionario in Cina
  • Il Papa nomina un nuovo vescovo in Vietnam
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La morte di Solgenitsin: rivelò al mondo il dramma dei lager sovietici
  • L'arcivescovo Rowan Williams traccia le conclusioni della Conferenza di Lambeth
  • La Basilica di Santa Maria Maggiore rivive il “miracolo della neve”
  • La Chiesa celebra la memoria di San Giovanni Maria Vianney
  • Chiesa e Società

  • Il 4 ottobre sarà proclamato Beato don Francesco Bonifacio, torturato e ucciso dai miliziani di Tito
  • Aperta a Città del Messico la conferenza internazionale sull’AIDS
  • India: almeno 145 morti nella calca presso un tempio indù
  • Incontro delle ACLI a Perugia sul tema: “Destra e sinistra dopo le ideologie”
  • L’AIBI discute a Cervia sul tema dell’accoglienza dei minori
  • Anche uno spazio multireligioso nel Villaggio olimpico di Pechino. Sei i sacerdoti cattolici presenti
  • Pax Christi propone due iniziative per un’estate di riflessione
  • La Comunità di Volontari per il Mondo nel II Seminario nazionale di educazione interculturale
  • Appuntamenti e mostre in tutto il mondo per celebrare il cinquecentenario della nascita di Andrea Palladio
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato in Cina a 4 giorni dall'inizio delle Olimpiadi: uccisi 16 poliziotti nella regione autonoma dello Xinjiang
  • Il Papa e la Santa Sede



    Lungo colloquio stamani a Bressanone tra Benedetto VXI e il cardinale Bertone. Padre Lombardi: domani il Papa si recherà in Val Badia per rendere omaggio a San Giuseppe Freinademetz, missionario in Cina

    ◊   All’insegna della gioia, dei ricordi, della preghiera e della bellezza del Creato: si è svolta così la prima domenica di Benedetto XVI a Bressanone. Stamani, intanto, è giunto nella località altoatesina, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che riprendendo le parole del Papa all’Angelus ha auspicato la buona riuscita delle Olimpiadi di Pechino, evidenziando positivamente le aperture da parte delle autorità cinesi. La presenza del cardinale Bertone sottolinea che il periodo di riposo del Papa non è certo sinonimo di assenza di lavoro. La riflessione del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente a Bressanone da Alessandro Gisotti:

    R. – I problemi della Chiesa naturalmente vanno avanti, non si fermano nel tempo estivo. Quindi, un incontro di aggiornamento sulle questioni più urgenti con il cardinale segretario di Stato era importante, perché erano praticamente un paio di settimane che non si aveva un incontro ampio tra il Papa e il segretario di Stato. Quello di stamattina è stato un incontro lungo: sono stati insieme quasi due ore. Non so se nel pomeriggio ci sarà ancora qualche ulteriore integrazione, ma penso che l’essenziale lo abbiano potuto già trattare questa mattina.

     
    D. – Ieri pomeriggio il Papa, un po’ a sorpresa, ha fatto la sua prima passeggiata. Si è recato peraltro in un luogo di preghiera. Anche questo forse denota che il Papa è felice per aver trovato a Bressanone una dimensione che gli è familiare...

     
    R. – Sì, certamente. Direi che mentre la prima settimana è stata dedicata molto al raccoglimento, la seconda può essere una settimana di ripresa di un certo numero di impegni. Questa uscita non era stata programmata in anticipo, a dire il vero, ed è per questo che è stata una cosa a sorpresa! Il Papa è libero di decidere all’ultimo momento se desidera approfittare nel pomeriggio per fare una breve passeggiata. E’ andato in questa Chiesa di Sant’Andrea. Davanti vi è un piccolo monumento dedicato ad un compositore musicale che il Papa conosce bene. Invece, domani, martedì, c’è in programma uno spostamento più impegnativo, perché il Papa ha intenzione di recarsi ad Oies in Val Badia, nel luogo natale del Santo Josef Freinademetz, grande missionario della Cina, verbita, che è stato canonizzato pochi anni fa. Una figura molto importante per tutto l’Alto Adige: è il loro Santo. Il fatto che il Papa desideri andare a rendere omaggio a questa grande figura di missionario, e di missionario della Cina – tema di grande attualità, molto presente nella preghiera del Papa – è qualcosa a cui è bello si possano unire anche tante persone.

     
    D. – Mercoledì l’incontro del Papa con i sacerdoti della diocesi, momento che, come è già avvenuto negli anni passati a Les Combes e a Lorenzago, offrirà spunti di riflessione che vanno ben al di là della realtà locale...

     
    R. – Io ho sempre trovato questi incontri del Papa con il clero estremamente ricchi di considerazioni e di considerazioni profonde. Il Papa desidera essere in un ambiente tranquillo, anche un po’ riservato con i suoi sacerdoti, ma non perché dica delle cose che poi non debbano essere note, ma perché ci sia questo clima di familiarità del pastore con i suoi collaboratori nel ministero presbiterale. I temi affrontati, però, come già avvenuto anche negli anni passati, in incontri analoghi, sono di larghissimo orizzonte e riguardano i problemi della pastorale. I sacerdoti sono liberi di porre le questioni che sentono più vive e spesso pongono delle questioni anche sostanziali nella vita della Chiesa di oggi. Siccome avviene in questa regione, parte delle domande e parte delle risposte saranno in italiano, ma probabilmente la maggior parte saranno in tedesco. Questo fatto gli darà anche modo probabilmente di esprimersi con particolare facilità, densità e profondità.

     
    Se dunque cresce l’attesa per l’incontro con i sacerdoti di mercoledì, i fedeli di Bressanone hanno vissuto, ieri, una giornata indimenticabile. A loro il Papa ha consegnato due messaggi in particolare, su cui ci riferisce Alessandro Gisotti:

     
    La gioia nella preghiera e l’importanza del donarsi al prossimo sono state sottolineate da Benedetto XVI nei due avvenimenti pubblici che hanno caratterizzato la prima domenica a Bressanone: l’Angelus e la visita nella chiesa parrocchiale attigua al Duomo, dove il Papa ha potuto salutare numerosi disabili. Il Pontefice si è detto particolarmente lieto di poter visitare nuovamente questa piccola chiesa, per l’occasione gremita di fedeli. Qui, ha confidato, “ho molto pregato in vacanze passate”. Quindi, si è soffermato sul valore della preghiera:

     
    “Nella preghiera siamo tutti uniti. Il Signore ci accompagna e prego per voi: pregate anche per me, perché possiamo in tutti i problemi della vita anche sempre sentire la bontà del Signore e così andare avanti nei giorni difficili e nei giorni belli”.

     
    Poco prima, all’Angelus, in cui ha ricordato la figura di Paolo VI e l’imminente apertura delle Olimpiadi di Pechino, il Papa aveva rivolto un vero e proprio inno di ringraziamento al Signore per le bellezze del Creato:

     
    “Die Sonne und ihr Licht, die Luft die wir atmen…”
    “Il sole e la luce, l’aria che respiriamo, l’acqua, la bellezza della terra, l’amore, l’amicizia e la vita stessa”. Tutti questi beni, ha rilevato il Papa, “non possiamo comprarli, ma ci sono donati”. Sono beni, ha aggiunto, che “nessuna dittatura, nessuna forza distruttrice ci può rubare”. Essere amati da Dio “che in Cristo conosce e ama ciascuno di noi”, ha detto ancora, “nessuno che lo può portare via e finché abbiamo questo, non siamo poveri, ma ricchi”.

     
    “Wenn wir so von Gott beschenkt sind…”
    “Se da Dio riceviamo doni così grandi – è stato il suo invito – a nostra volta dobbiamo donare, in ambito spirituale, dando bontà, amicizia e amore, ma anche in ambito materiale”. Il Vangelo, infatti, “parla della divisione del pane”. Dobbiamo dare a tutti coloro che hanno bisogno anche dei doni materiali, ha ribadito Benedetto XVI, cercando così di “rendere la terra più umana, cioè più vicina a Dio”. “Dobbiamo essere persone che donano – ha concluso – perché siamo persone che ricevono”.

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    Il Papa nomina un nuovo vescovo in Vietnam

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Bac Ninh (Vietnam) il padre gesuita Cosme Hoang Van Dat, direttore Spirituale nel Seminario dell’arcidiocesi di Hà Nôi. Padre Cosme Hoang Van Dat è nato a Xuan Lai, nella diocesi di Bac Ninh, il 20 luglio 1947. Ha studiato filosofia e teologia nel Pontificio Collegio San Pio X di Dalat, dal 1970 al 1976 e ha ottenuto la licenza in Teologia. E’ entrato nella Compagnia di Gesù il 16 aprile 1968 e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale a Saigon il 5 giugno 1976; ha emesso gli ultimi voti religiosi a Thu Duc, arcidiocesi di Hochiminh-Ville, il 1° gennaio 1982. Dopo l’ordinazione sacerdotale, è stato direttore dei candidati gesuiti a Thu Duc (1974-1975); maestro dei novizi negli anni più difficili (1978-1988), quando numerosi gesuiti, compreso il superiore regionale, erano in prigione; parroco di una piccola parrocchia a Hochiminh-Ville; cappellano di un lebbrosario; assistente dell’Istruttore del Terzo Anno a Thu Duc (2001-2002); Dal 1997 presta servizio di formazione permanente ai sacerdoti e alle laiche consacrate della diocesi di Bac Ninh. Dal 2005 è direttore spirituale nel Seminario Maggiore di Hà Nôi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’Angelus di domenica 3 agosto Benedetto XVI auspica che i giochi della XXIX Olimpiade a Pechino offrano alla comunità internazionale “un valido esempio di convivenza tra persone delle più diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità”. Il Papa ricorda il merito di Paolo VI nel Vaticano II e nel post-Concilio

    In prima pagina un articolo di Ferdinando Cancelli, medico esperto in cure palliative, dal titolo “Anche alla fine la vita è preziosa”

    Nell’informazione internazionale, in rilievo il Vicino Oriente: dopo gli scontri tra Hamas e Al Fatah a Gaza, Israele diventa un possibile mediatore tra le fazioni palestinesi rivali

    “La rivincita del bene sul buonismo”. Gaetano Vallini sulla rassegna del Fiuggi Film Festival

    “Quando l’uomo è schiacciato dalla sua tecnologia”. Un articolo di Dario Edoardo Viganò, Istituto Pastorale “Redemptoris Hominis”, sul progetto culturale della Chiesa italiana alla prova dei media

    “L’uomo che si oppose al male”. Claudio Toscani e Adriano Dell’Asta ricordano Aleksandr Solzenicyn

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    Oggi in Primo Piano



    La morte di Solgenitsin: rivelò al mondo il dramma dei lager sovietici

    ◊   È in lutto il mondo della cultura. Si è spento ieri sera a 89 anni nella sua casa alle porte di Mosca lo scrittore russo, Alexandr Solgenitsin, Nobel per la letteratura nel 1970, autore di Arcipelago Gulag e grande figura della dissidenza sovietica. Nel 1993 il suo incontro con Giovanni Paolo II e pochi mesi più tardi il rientro in patria dopo un esilio durato vent’anni. I funerali ortodossi si celebreranno mercoledì a Mosca, dove lo scrittore verrà sepolto. Il servizio è di Silvia Gusmano.

    Un’icona della dissidenza sovietica e dell’anticomunismo, ma non solo. Con Alexandr Solgenitsin scompare il più grande scrittore russo contemporaneo, l’uomo che con coraggio e per amore di verità ha raccontato al mondo la vergogna dei Gulag. Era una realtà che Solgenitsin conosceva da vicino, per avervi trascorso otto anni, a seguito di una condanna per alto tradimento della Patria nel 1945. La sua unica colpa aver lasciato trapelare in una lettera un’allusione contro la politica staliniana. Da quell’esperienza nacquero le opere che valsero a Solgenitsin il Premio Nobel per la Letteratura nel 1970, tra cui “Il primo cerchio” e “Una giornata di Ivan Denisovič”. E nacque Arcipelago Gulag, la trilogia a metà tra autobiografia e ricerca storiografica, tradotta all’estero nel 1974 e costata allo scrittore un esilio durato vent’anni. Dopo un periodo in Svizzera, Solgenitsin si trasferì negli Stati Uniti, e continuò a far sentire la propria voce in difesa della libertà. Commovente nell’ottobre del '93 il suo colloquio in Vaticano con Giovanni Paolo II, definito l’incontro tra due uomini venuti dall’Est che sognavano un futuro diverso per il proprio Paese. Pochi mesi più tardi Solgenitsin rientrò in Russia dove continuò a seguire con attenzione le evoluzioni politiche e sociali e ad invocare l’instaurazione di una democrazia solida. “Una vita difficile, ma felice la sua”, ha detto ieri la moglie Natalia, la vita di un uomo che è divenuto simbolo di coraggio.

     
    Sulla figura di Aleksandr Solgenitsin, Giada Aquilino ha intervistato padre Sergio Mercanzin, fondatore e direttore del Centro Russia Ecumenica, che conobbe personalmente lo scrittore russo e la sua famiglia:

    R. – Vorrei ricordare il figlio che ho avuto la gioia di accompagnare da Giovanni Paolo II, appena eletto Papa. Giovanni Paolo II gli disse subito: “Quand’è che potrò vedere tuo padre”? Dopo molti anni, Giovanni Paolo II ha potuto incontrare Solgenitsin: è stata una lunga, lunghissima udienza e tutti e due erano alla fine estremamente commossi.

     
    D. – Che ricordo ha di quel colloquio dell’ottobre ’93?

     
    R. – Erano due grandi figure che hanno avuto la fortuna di conoscersi personalmente: lo volevano da decenni. Due anime grandi che hanno potuto parlarsi.

     
    D. – Quell’incontro fu frutto dell’impegno ecumenico?

     
    R. – C’è stato un impegno ecumenico, ma c’è stato anche - direi - il capirsi tra due grandi anime slave. Tutti e due avevano coscienza che essere slavi era una grande opportunità e poi, naturalmente, l’incontro è stato anche un’intesa in una grande battaglia per la libertà. Si parlò essenzialmente della situazione del mondo, ma in particolare della situazione della Russia, dell’Est e ovviamente dei rapporti tra cattolici ed ortodossi. Ricordiamo che Solgenitsin è stato nell’età matura, e poi per tutto il resto della sua vita, un dichiarato credente ortodosso.

     
    D. – Cosa ricordiamo di lui come ortodosso?

     
    R. – La sua grandissima fede, che poi si incarnava in una concezione che dava alla Russia anche un grande ruolo nel mondo, anche da un punto di vista religioso: quello di far sentire la voce di Dio nella realtà, nella società, nella politica, nella cultura, nella letteratura.

     
    D. – Cosa ha rappresentato per la Chiesa tutta la figura di Solgenitsin?

     
    R. – Ha rappresentato innanzitutto la figura di un martire: la persecuzione a cui è stato sottoposto è stata durissima e direi che l’esilio non è stato meno pesante per lui che era un russo vero, radicato nella sua terra. L’esilio è dunque stato una sofferenza non meno grande del Gulag.

     
    D. – Ha vissuto tante fasi dell’Unione Sovietica prima e della Russia poi. L’esperienza nei Gulag, poi la sua espulsione e il rientro in patria nel ’94. Quando tornò, il suo viaggio partì proprio dall’Estremo Oriente russo, dove c’era stato uno dei più atroci lager. Solgenitsin come ha trasformato la Russia?

     
    R. – Direi che Solgenitsin è stato veramente un grande trasformatore della Russia: forse - se non avessimo avuto il suo “Arcipelago Gulag” e le altre sue opere - avremmo un’altra idea, un’altra concezione di quel che è stato il comunismo in Unione Sovietica. Quindi gli siamo riconoscenti anche per questo. Ricordo una facile profezia che venne fatta quando lui fu espulso: qualcuno - vedendo la contrapposizione tra Solgenitsin e il regime sovietico, allora incarnato in Breznev – disse: “tra qualche decennio nessuno ricorderà più questa crisi, ma tutti ricorderanno la luminosa figura del perseguitato, Solgenitsin”.

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    L'arcivescovo Rowan Williams traccia le conclusioni della Conferenza di Lambeth

    ◊   Con le conclusioni dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams è terminata ieri pomeriggio la Conferenza di Lambeth, l’incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo. Quest’anno l’importante appuntamento ha visto la Comunione anglicana discutere su due questioni cruciali: l’ordinazione episcopale di donne e omosessuali. Sui contenuti dell’intervento dell’arcivescovo Williams Paolo Ondarza ha intervistato l’inviato di Avvenire a Canterbury Andrea Galli:

    R. – Williams ha ribadito la sua soddisfazione per come sono andati i lavori di questa Conferenza di Lambeth, la soddisfazione anche per l’evitato “scisma” che molti temevano alla vigilia, e anche per le evitate contestazioni frontali, sia ai temi sia ai relatori della Conferenza sia a Williams stesso. Quindi, da una parte un risultato positivo e dall’altra parte, però, quello che molti sottolineano è il fatto che i veri problemi sono stati – diciamo così – un po’ rimandati nel tempo. La struttura della Conferenza di Lambeth sembrava disegnata apposta per evitare discussioni aperte sui temi caldi o comunque risoluzioni definitive. Infatti, per la prima volta non ci sono state votazioni e quindi non abbiamo dichiarazioni ufficiali, se non la sintesi dei dibattiti che sono avvenuti nei lavori di gruppo. Quindi un po’ tutto viene rimandato nel tempo e il problema è che i nodi in realtà restano intatti ...

     
    D. – Quindi, si è evitato lo scisma ma restano alcuni punti su cui si è divisi ...

     
    R. – Assolutamente! Ovviamente, quello più visibile, più eclatante è quello che riguarda l’omosessualità ma anche questo, appunto, è un po’ la punta di un iceberg. In realtà, le distanze tra varie province anglicane sono più ampie, vanno al di là di questo singolo tema; riguardano proprio una visione anche dell’anglicanesimo in rapporto con la sede di Canterbury, le questioni legate all’evangelizzazione ... Quindi direi che l’omosessualità è il tema che ha monopolizzato anche l’attenzione dei media, ma i problemi sono più ampi. Quella resta un po’ la spia e anche il tema più eclatante e più visibile.

     
    D. – E che dire in merito alla questione cruciale, anche, dell’ordinazione episcopale delle donne ...

     
    R. – In realtà, questo è un tema molto sentito da noi cattolici e anche, ovviamente, dagli "anglo-cattolici" che però restano una minoranza: non piccola, ma una minoranza all’interno della Comunione anglicana. In realtà, l’ordinazione delle donne al sacerdozio e anche al ministero episcopale sta diventando una posizione maggioritaria e la tendenza che si percepisce è che diventerà anche una posizione comune della Comunione anglicana. Quindi, ecco, l’ambiente che resta più deluso e frustrato da tutto ciò è la minoranza "anglo-cattolica".

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    La Basilica di Santa Maria Maggiore rivive il “miracolo della neve”

    ◊   Fervono i preparativi a Roma nella Vigilia della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore. Domani si terrà la Santa Messa Pontificale, alle 10.00, e i Secondi Vespri della Solennità, alle 17.00, presieduti dal cardinale Bernard Francis Law, arciprete della Basilica, seguiti dalla celebrazione eucaristica di chiusura, presieduta alle 18.00 dall'arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero. Come ogni anno, Santa Maria Maggiore rivivrà il “miracolo delle neve”, che evocherà l’apparizione mariana e la nevicata estiva sull’Esquilino del 358. Elena Mandarano ha raccolto il commento del vescovo di Albano Laziale, mons. Marcello Semeraro, che oggi celebrerà la Santa Messa dopo i solenni Primi Vespri pontificali presieduti dal cardinale Law:
     
    R. – Questa per Roma, ma non soltanto, per tutto l’Occidente, è una grande festa, perché la Chiesa di Santa Maria Maggiore è la più antica tra le Chiese dedicate in Occidente alla Madonna. Quindi, con il canto del vespro, in cui c’è anche il canto del Magnificat, si inizia la grande festa che avrà il suo culmine domani 5 agosto, giorno appunto della dedicazione di questa Basilica in onore della Madonna.

     
    D. – La Basilica fu voluta da Sisto III, in ricordo del Concilio di Efeso nel 431...

     
    R. – Un Concilio nel quale la Madonna fu acclamata come Madre di Dio, il titolo più alto, la vocazione più alta della Vergine: essere la Madre del Figlio di Dio. Per questo il Papa volle erigere sul colle dell’Esquilino una Basilica in onore della Madonna, chiamata appunto per questa priorità, per questa singolarità, anche Santa Maria Maggiore.

     
    D. – Alla Basilica è legato anche il miracolo della neve...

     
    R. – C’è poi la bella tradizione che delimita diremmo i confini del tempio mariano, attraverso un prodigio fatto di candore: nel caldo del mese di agosto una nevicata avrebbe in qualche maniera indicato il luogo scelto. Maria è onorata dal popolo cristiano come Colei che è bella, è la tutta bella, bianca più che la neve.

     
    D. – Una cascata di petali bianchi discenderà dal soffitto della Basilica, rievocando la caduta della neve. E’ forte il simbolo...

     
    R. – Nella Chiesa e soprattutto nella vita della liturgia i simboli hanno un grande significato. Il simbolo della neve è significativo per molte ragioni, anzitutto perché la neve cade dal cielo, viene dall’alto, e indica il dono di Dio. La neve è poi anche candida e quindi è segno di candore e richiama allora anche alla purità di Maria. Io vorrei aggiungere un proverbio, che è noto tra la nostra gente, che dice semplicemente: “Sotto la neve pane”. Maria è il tabernacolo vivente di Gesù, nel segno dell’Eucaristia, e allora proprio celebrando l’Eucaristia nel segno del candore di Maria è anche sotto la sua intercessione che nella Basilica e in tutte le chiese del mondo, della cattolicità, si onorerà la Vergine Santa.

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    La Chiesa celebra la memoria di San Giovanni Maria Vianney

    ◊   Si sono aperte ieri le celebrazioni per i 150 anni dalla morte di San Giovanni Maria Vianney. Oggi la Chiesa ne celebra la memoria. Ma chi era il Curato d’Ars? Ce ne traccia un profilo Sergio Centofanti:

    (musica)

     
    Giovanni Maria Vianney nasce presso Lione, in Francia, nel 1786 da una famiglia di contadini. Vive nel periodo della Rivoluzione francese: è nel tempo della persecuzione che decide di seguire Cristo e farsi sacerdote. E’ pieno di buona volontà, ma la sua formazione culturale è scarsa e non riesce proprio a imparare il latino. Viene sospeso dal seminario: non può diventare prete. Un parroco lungimirante lo aiuta a studiare: finalmente a 29 anni viene ordinato sacerdote. Ma i superiori non credono molto nelle sue capacità … come lui stesso in fondo: sarà sempre tormentato da un sentimento di inadeguatezza a svolgere il ministero sacerdotale. Lo mandano ad Ars, un piccolo villaggio vicino Lione: ha appena 300 abitanti e poco inclini alla pratica religiosa. Il nuovo Curato non corre a far proseliti: si inginocchia nella Chiesa davanti al Tabernacolo e prega. Gli abitanti sanno che c’è, ma non lo vedono: spinta forse più dalla curiosità, una donna anziana si decide a fargli visita. E’ sempre in adorazione del Santissimo. Un’altra entra in Canonica: la dispensa è vuota. “Come fa a vivere?” domanda. “Vedete – rispose lui – vivo!”.

     
    Due anni dopo accorrono da tutta la Francia ad Ars, dove c’è un piccolo Curato che in modo semplice spende la vita per il Vangelo. I mezzi sono molto poveri: ma al centro di tutto c’è la Parola di Dio, i Sacramenti e la sua grande compassione per le sofferenze e le miserie dell’umanità. Resta nel confessionale fino a 14 ore al giorno. In molti ad Ars ritrovano la luce della fede. Consumato dalla fatica il Curato d’Ars muore a 73 anni, il 4 agosto del 1859. Pio XI lo canonizza nel 1925 e quattro anni più tardi lo proclama Patrono dei parroci. Così scriveva San Giovanni Maria Vianney:

     
    “Questo è il bel compito dell'uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, ecco, questa è la felicità dell'uomo sulla terra. La preghiera nient'altro è che l'unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da una certa soavità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima, Dio e l'anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare…E’ una felicità questa che non si può comprendere”.

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    Chiesa e Società



    Il 4 ottobre sarà proclamato Beato don Francesco Bonifacio, torturato e ucciso dai miliziani di Tito

    ◊   Don Francesco Bonifacio, il sacerdote istriano ucciso dai miliziani di Tito nel 1946, il 4 ottobre prossimo sarà proclamato Beato. Ad annunciarlo, oggi, è la diocesi di Trieste, cui Benedetto XVI ha concesso lo svolgimento della cerimonia nella Cattedrale di San Giusto. In seminario lo chiamavano “El Santin” per la sua bontà e la sua generosità: qualità che hanno accompagnato don Francesco Bonifacio per tutta la vita e anche nella morte, un martirio avvenuto in “odio alla fede” come riconosciuto da Benedetto XVI nel decreto del 3 luglio scorso con il quale è stata approvata la beatificazione del sacerdote istriano ucciso e gettato nelle foibe dalla Guardia del Popolo di Tito. La cerimonia di beatificazione sarà celebrata dal vescovo della città, mons. Eugenio Ravignani, istriano come lui e da sempre impegnato per la causa di don Bonifacio. Il Pontefice alla cerimonia sarà rappresentato dall’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Don Bonifacio era un prete scomodo, come quei tanti altri che durante il regime titino furono fatti scomparire nel nulla e che Giovanni Paolo II definì “martiri del nostro secolo”. Un sacerdote che trascorse quasi tutta la vita nella parrocchia di Villa Gardossi, alzandosi all’alba, insegnando il catechismo ai bambini, visitando le famiglie e gli ammalati, donando quel poco che aveva ai poveri. Nelle colline tra Buie e Grisignana portava l’annuncio cristiano senza risparmiarsi e attirava a sé i giovani dando vita a un’Azione Cattolica locale. Intollerabile per i miliziani di Tito, che l’11 settembre 1946, lo sorpresero mentre tornava a casa, lo portarono nel bosco e, secondo le testimonianze, lo torturarono a lungo prima di ucciderlo e buttarlo in una foiba, termine dialettale che definisce le fosse scavate dall’acqua nell’altopiano del Carso e che evoca oggi ricordi di guerra e di morte. Della vicenda di don Bonifacio si seppe molto più tardi e i suoi resti non furono mai ritrovati. (R.B.)

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    Aperta a Città del Messico la conferenza internazionale sull’AIDS

    ◊   La prima amara considerazione, espressa dagli intervenuti alla cerimonia inaugurale, è che non sarà rispettato l’obiettivo posto per il 2010, di assicurare a tutti gli affetti dal virus dell'HIV i farmaci per il suo controllo. Gli oratori hanno concordato che si dovranno raddoppiare gli sforzi a livello politico, sociale e scientifico, e che, in attesa del reperimento di un vaccino capace di bloccare il virus, sarà fondamentale lottare contro qualsiasi discriminazione, stigma o segregazione dei portatori della sindrome da immunodeficienza acquisita, a cui va garantita anche la possibilità di accesso a posti di lavoro degni. Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha ricordato che questa difficile battaglia è cominciata 30 anni fa e che per raggiungere il traguardo che oggi interessa 33 milioni di persone affette dal virus, gli Stati devono mettere a disposizione ancora importanti risorse finanziarie. Alla vigilia della conferenza, il presidente della Commissione episcopale della pastorale sociale messicana, mons. Gustavo Rodríguez Vega, ha presentato un documento in cui si rivolge un appello alla comunità dei fedeli ad aprire le porte alle persone colpite dall’AIDS e ad impegnarsi nei programmi e nelle campagne di prevenzione della sindrome, specialmente quelli rivolti alle comunità in condizioni di vulnerabilità sociale, come gli indigeni e i migranti. (Dall’America Latina, Maurizio Salvi)

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    India: almeno 145 morti nella calca presso un tempio indù

    ◊   Una tragedia causata dalla folla terrorizzata, quella avvenuta ieri in India presso il tempio indù di Naina Devi, uno dei più venerati del grande Paese asiatico, vicino a Bilaspur, nello Stato settentrionale dell’Himachal Pradesh, a 160 km dalla capitale Shimla, alle pendici dell’Himalaya. In seguito alla frana di una decina di pietre dalla parete rocciosa e al crollo di una ringhiera sulla strada d’accesso al tempio, dovuta all’eccessivo affollamento, la gente è stata presa dal panico e ha iniziato a scappare, letteralmente calpestando le persone che erano ancora in coda in attesa di salire per raggiungere il luogo di preghiera. Il bilancio totale della calca, secondo un comunicato della polizia locale, è di almeno 145 morti, in maggioranza donne e bambini (almeno 40), e 48 feriti in gravi condizioni. Il fatto è accaduto intorno alle 10 del mattino nel secondo dei dieci giorni di festeggiamenti in onore di Sati, la moglie di Shiva che viene venerata nel luogo in cui, secondo la tradizione, le è caduto un occhio mentre il dio eseguiva la sua danza della distruzione. Tra le persone che tornavano dalla preghiera e quelle che aspettavano di entrare nel tempio, si calcola ci fossero circa 25mila fedeli: una cifra senza precedenti. Secondo una prima ricostruzione operata dalle forze dell’ordine, che hanno ammesso di “aver perso il controllo della situazione”, il panico si sarebbe scatenato per il terrore che si riversasse sul tempio una slavina di fango e anche in seguito alla circolazione di una voce su un possibile attacco terroristico in atto. Sulla strada, dopo lo sfollamento, sono rimasti oggetti votivi, abiti e molto sangue, mentre i corpi delle vittime sono stati sistemati dalla polizia in uno spiazzo, affinché si procedesse al riconoscimento da parte dei familiari. (R.B.)

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    Incontro delle ACLI a Perugia sul tema: “Destra e sinistra dopo le ideologie”

    ◊   Le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI) si riuniranno in occasione del 41.mo Incontro Nazionale di Studi, che quest’anno si terrà a Perugia dall’11 al 13 settembre. Tema centrale del convegno sarà “Destra e sinistra dopo le ideologie”. Obiettivo è dare una risposta ai molteplici quesiti che ancora oggi sussistono sul tema “destra-sinistra”: “cosa vogliono dire ancora destra e sinistra dopo il tramonto delle ideologie e alla luce anche delle recenti vicende elettorali? Hanno ancora un senso, usciti dal Novecento, queste parole? Quali nuove prospettive di significato possono offrire?”. Nasce quindi la necessità di rivisitare le tradizionali categorie del pensiero politico, considerando che, solo negli ultimi sei mesi, sono usciti dalla scena politica italiana partiti storici, semplificando il quadro politico-istituzionale. Prenderanno parte all’incontro, tra gli altri, Joaquin Navarro-Valls, già direttore della Sala Stampa vaticana; lo storico Andrea Riccardi; il sottosegretario al Lavoro Eugenia Roccella; mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo ausiliare di Milano. (C.C.)

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    L’AIBI discute a Cervia sul tema dell’accoglienza dei minori

    ◊   L’associazione Amici dei Bambini (AIBI) sarà presente a Cervia dal 23 al 30 agosto in occasione della XVII settimana di formazione e studi dal titolo “Accoglienza, una scelta politica”. L’incontro sarà incentrato sul tema dell’accoglienza familiare e vi prenderanno parte i protagonisti dell’accoglienza: le famiglie adottive di minori abbandonati o in temporanea difficoltà familiare. “Miti e stereotipi sull’adozione: sono questi i peggiori nemici dei bambini abbandonati, luoghi comuni che li tengono sospesi per anni in attesa di una famiglia. La necessità di sfatare questi ‘miti’ – riporta l’agenzia SIR – quali il legame di sangue, l’assistenza, la cultura di appartenenza è il fulcro del lavoro dell'AIBI”. Tra gli appuntamenti della settimana, il seminario “Politicamente protagonisti”: un’occasione per fare il punto sulla rappresentazione delle istanze sociali della famiglia, dal movimento ecclesiale “Familiaris Consortio” al Forum delle associazioni familiari. Tra gli altri interverranno Francesco Bonini, coordinatore scientifico del Servizio della Conferenza episcopale italiana per il progetto culturale, e Franco Pasquali, coordinatore nazionale di Retinopera. (C.C.)

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    Anche uno spazio multireligioso nel Villaggio olimpico di Pechino. Sei i sacerdoti cattolici presenti

    ◊   "Una grande esperienza" dalla quale "tutti usciranno migliori, a prescindere dai risultati" e quello del doping è "un problema culturale, un problema che deve essere affrontato alla radice occupandosi di educazione e di formazione dei giovani atleti". Questo, in sintesi, il messaggio rivolto ieri da don Mario Lusek cappellano della squadra italiana, nel Villaggio Olimpico di Pechino, durante la prima Messa per gli atleti. "Il Villaggio - ha poi detto il sacerdote ai giornalisti presenti - è un luogo simbolo dello sport, un grande palcoscenico al quale tutto il mondo guarda con attenzione. Da qui partiranno una serie di messaggi, provenienti da tutte le diverse religioni e culture del mondo; speriamo che si tratti dei messaggi giusti. Tutti dobbiamo essere noi stessi e dialogare con gli altri". Don Lusek ha poi sottolineato l'importanza dell’esistenza all'interno del Villaggio dello "spazio multireligioso", che offre assistenza spirituale ai fedeli di tutti i culti. Cinque in particolare le religioni che si avvicenderanno nello stesso edificio prefabbricato del Villaggio per svolgere le proprie funzioni: cristiani, musulmani, ebrei, buddhisti e induisti, come i cinque cerchi simbolo dell’evento sportivo, un esempio di come nello spirito olimpico la fede deve essere motivo di unione. Sei i sacerdoti cattolici a disposizione degli atleti e dei loro staff. (S.G.)

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    Pax Christi propone due iniziative per un’estate di riflessione

    ◊   Sono due le iniziative promosse da Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace, per il mese di agosto. Dal 6 al 9, saranno ricordate le bombe atomiche che nel 1945 seminarono morte e distruzione nelle due città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, nel corso della manifestazione “Beati i costruttori di pace”, che si svolgerà a Vicenza. Durante la quattro giorni, specifica l’agenzia SIR, sono previste preghiere ecumeniche in piazza, uno spettacolo su Gandhi ed Einstein e la commemorazione delle vittime di Nagasaki. Dall’8 al 17 agosto, invece, a Tavarnuzze, in provincia di Firenze, si animerà la “Casa della pace”: un campo di lavoro che sarà un’esperienza di confronto, dialogo e fatica, rivolta ai giovani di tutto il mondo di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Il campo è organizzato da Pax Christi e Libera, l’associazione contro le mafie, e prevede testimonianze di lotta contro la criminalità organizzata a livello nazionale e internazionale, testimonianza di giovani che lavorano in cooperative del Sud Italia grazie alla riconversione dei beni appartenuti ai mafiosi, nonché visite alla città di Firenze, alla scoperta dei piccoli semi di pace e di accoglienza sparsi per la città. Obiettivo del campo è “approfondire l’importanza dell’impegno per la pace come anelito di giustizia e di riscatto dei popoli” e “comprendere i processi di cambiamento sociale nei territori con forte incidenza della criminalità organizzata”. (R.B.)

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    La Comunità di Volontari per il Mondo nel II Seminario nazionale di educazione interculturale

    ◊   “L’insegnamento della storia e geografia in chiave interculturale”. Questo il titolo del II Seminario nazionale di educazione interculturale, promosso dall’associazione La Comunità di Volontari per il Mondo (CVM), in collaborazione con l’Associazione ONG italiane, con l’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica e con Volontari nel Mondo – FOCSIV. L’incontro sarà articolato in tre giornate dal 28 al 30 agosto presso Villa Baruchello, a Porto Sant’Elpidio nelle Marche. I lavori si apriranno il 28 agosto con la relazione del prof. Roberto Mancini dell’Università di Macerata dal titolo “La ricostruzione della coscienza di specie: saperi che uniscono e non dividono”. Seguirà poi la voce di Mostafa Hassani Idrissi dell’Università di Rabat - Marocco che parlerà de “I manuali della riva sud del mediterraneo”. La prima sezione si chiuderà con una tavola rotonda di esperti delle ONG italiane sulla questione della promozione di una nuova cultura per la formazione del cittadino cosmopolita. Nella seconda giornata, il prof. Italo Fiorin introdurrà per l’Italia i professori Antonio Brusa dell’Università di Bari e Cristiano Giorda del Politecnico di Torino; per la Svizzera Charles Heimberg e François Audigier, entrambi docenti dell’Università di Ginevra. Il pomeriggio di venerdì e la mattina di sabato saranno interamente dedicati ad attività laboratoriali. In particolare venerdì le ONG promotrici dell’iniziativa presenteranno varie relazioni sui percorsi formativi e didattici nelle scuole. Alle ore 11 di sabato il Seminario focalizzerà l’attenzione su un workshop gestito dai docenti della rete interculturale della scuola marchigiana che presenteranno le unità didattiche di storia e geografia, realizzate nel corrente anno scolastico applicando le Indicazioni per il Curricolo. La sezione del sabato pomeriggio darà spazio al dibattito e allo scambio di idee. Chiuderà il Seminario il prof. Aluisi Tosolini che indicherà le “Prospettive di Educazione Interculturale per la nuova cittadinanza”. Per l’iscrizione al Seminario e informazioni organizzative visitare il sito www.cvm.an.it . (C.C.)

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    Appuntamenti e mostre in tutto il mondo per celebrare il cinquecentenario della nascita di Andrea Palladio

    ◊   Un calendario ricco di iniziative e una grande mostra allestita a Vicenza dal 20 settembre al 6 gennaio, nello splendido palazzo Barbaran da Porto. Così il Veneto si prepara a celebrare il Quinto centenario della nascita di Andrea Palladio, l’architetto più noto della Serenissima, nato a Padova il 30 novembre 1508 e vissuto prevalentemente a Vicenza. Tra gli appuntamenti principali, in programma sino all’autunno 2009, anche alcuni eventi internazionali: da New York a Tokyo, da Lima a Marsiglia sono numerose le città che nei prossimi mesi omaggeranno l’autore de “I quattro libri dell’architettura”. Di grande interesse l’esposizione di Venezia, dove, su proposta del direttore regionale per i Beni Culturali Ugo Soragni, verrà proposto ai visitatori un percorso attraverso i restauri degli edifici palladiani. "Sono particolarmente soddisfatta - ha dichiarato all’AdnKronos Amalia Sartori, presidente del Comitato Nazionale per le celebrazioni in onore dell’artista - nel constatare quanto sia vivo l'entusiasmo per il Centenario palladiano, a livello veneto, nazionale e internazionale. Sono certa che la grande mostra di settembre saprà accendere l'orgoglio dei vicentini per il nostro grande concittadino che ha reso Vicenza unica, e ammirata in tutto il mondo”. Tra le opere del Palladio figurano numerosi palazzi e ville, tra cui la nota Villa Capra, detta La Rotonda, a Vicenza, la Chiesa del Redentore e la Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato in Cina a 4 giorni dall'inizio delle Olimpiadi: uccisi 16 poliziotti nella regione autonoma dello Xinjiang

    ◊   Tensione in Cina a quattro giorni dall’apertura delle Olimpiadi di Pechino. In un attacco, avvenuto nel nord ovest del Paese, 16 poliziotti hanno perso la vita. Le forze dell’ordine hanno annunciato l’arresto di due persone legate al Movimento Islamico del Turkestan Orientale. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Fonti del Comitato Olimpico Internazionale hanno smentito il collegamento tra l’inizio dei Giochi di Pechino, l’8 agosto, e l’attacco avvenuto oggi a Kashgar, nella regione cinese dello Xinjiang abitata dalla maggioranza musulmana e turcofona degli uighuri. Un attentato costato la vita a 16 poliziotti e condotto con un camion carico di esplosivo. Alla guida due uomini che hanno forzato un posto di dogana colpito da numerose granate. Alcune fonti sostengono che i due abbiano anche ingaggiato una lotta a colpi di coltello con gli agenti. Nell’agguato altri 16 poliziotti sono rimasti feriti; le forze dell’ordine hanno annunciato di aver arrestato due persone legate al gruppo terrorista Movimento Islamico del Turkestan Orientale, altro nome della regione dello Xinjiang. Un gruppo che dal 2000 ha compiuto diverse azioni sanguinose; alcuni suoi esponenti sono stati arrestati in Afghanistan nel 2001. La regione autonoma dello Xinjiang non è nuova a tensioni di questo tipo: gli uighuri – il 44 per cento dei 20 milioni di abitanti della zona - rivendicano l’indipendenza, ma Pechino non intende concederla. Il governo centrale ha intensificato la lotta al terrorismo nella regione ricchissima di risorse naturali, petrolio e metano in particolare, con un tasso di disoccupazione estremamente alto. Intanto, c’è tensione anche a Pechino, nell'antico quartiere di Qianmen, dove si sono verificati tafferugli tra le forze dell’ordine e un gruppo di persone sfrattate per la realizzazione delle opere legate alle Olimpiadi.

    Nucleare-Iran
    La diplomazia internazionale è al lavoro per trovare una soluzione riguardo al programma atomico iraniano. Il capo negoziatore di Teheran per il nucleare Saeed Jalili e l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Javier Solana, hanno avuto un colloquio telefonico riguardo alla proposta del gruppo “5+1”, rifiutata sabato scorso dalla Repubblica Islamica, riguardante incentivi, aiuti e lo stop a nuove sanzioni in cambio del congelamento delle attività di arricchimento dell’uranio. Intanto, segnali preoccupanti arrivano dai Guardiani della Rivoluzione che hanno annunciato di aver testato un'arma navale in grado di colpire e distruggere un'imbarcazione in un raggio di 300 chilometri. Inoltre, i pasdaran hanno minacciato, in caso di attacco, di bloccare lo stretto di Hormuz dove ogni giorno passano 17 milioni di barili di petrolio.

    Iraq-cronaca
    Violenza in Iraq. Almeno 4 persone sono morte in due diversi attentati avvenuti a Baghdad e Hilla. Gli attacchi seguono la sanguinosa giornata di ieri con 12 vittime in 4 attentati.

    Afghanistan-violenza
    In Afghanistan, prosegue l’offensiva della NATO contro i talebani. Almeno 17 insorti sono stati uccisi nel sud del Paese nel corso di un’azione congiunta tra le forze afghane e quelle dell’Alleanza Atlantica. Almeno altri 6 ribelli sono rimasti feriti.

    Italia-sicurezza
    Ha preso il via il piano-sicurezza che prevede l’impiego dei militari in 9 città italiane tra queste Roma, Milano, Napoli. I soldati schierati per sei mesi saranno circa 3 mila, avranno il compito di vigilare sugli obiettivi sensibili, di controllare i centri per immigrati e di pattugliare insieme alle forze di polizia le aree più a rischio. I militari potranno identificare e perquisire, ma non arrestare, se non in caso di flagranza di reato. Il costo dell’attuazione del piano è di oltre 31 milioni di euro.

    Italia-sbarchi
    Prosegue l’ondata di sbarchi sulle coste italiane. A Lampedusa sono arrivati 63 immigrati, tra cui dieci donne; il centro di permanenza dell’isola ha superato le mille presenze. Si cercano ancora due barconi avvistati ieri a largo delle coste siciliane. Sbarchi sono stati registrati anche nel ragusano: 57 migranti sono stati soccorsi perché il loro gommone era in avaria. Sempre nella zona, altri 28 irregolari sono stati fermati dopo il loro sbarco in Sicilia.

    Italia-manovra
    Con ogni probabilità, domani la Camera approverà la manovra economica che oggi è approdata a Montecitorio per il sì definitivo. Il governo dovrebbe chiedere la fiducia sul testo modificato in Senato che ha anche superato l’esame delle commissioni Bilancio e Finanze. Nonostante i cambiamenti, le modifiche apportate alla norma sui precari, per il servizio studi della Camera, potrebbero non essere in linea con la Costituzione.

    K2-valanga
    Si è aggravato il bilancio della spedizione sul K2 che, tra venerdì e sabato, è finita in tragedia. Le vittime sono undici compresi due dispersi. Ad ucciderli è stata una valanga che ha travolto la missione composta da 13 persone. Già in salvo due alpinisti olandesi e si sta recuperando anche lo scalatore italiano Marco Confortola.

    Francia-maltempo
    E’ di tre vittime il bilancio del passaggio del mini tornado che ha colpito Hautmont e dintorni, nel nord della Francia. I feriti sono almeno 9; 40 le case danneggiate. Circa una trentina di famiglie sono state sfollate dalle loro abitazioni.

    Somalia-crisi
    Tensioni e crisi politica in Somalia, dove ieri una bomba ha fatto strage a Mogadiscio. Una ventina le vittime, la maggior parte donne incaricate della pulizia delle strade. Nessuna rivendicazione per l’attentato, che sembra fosse diretto contro le truppe etiopiche presenti nel Paese. Alla difficile situazione umanitaria della Somalia, si aggiunge inoltre una nuova crisi politica, in seguito alle dimissioni presentate da tre ministri, in polemica con il premier. Sulla situazione, Stefano Leszczynski ha intervistato Mario Raffaelli, responsabile italiano per la Somalia e il Corno d'Africa:

    R. – Questo attentato è uno dei più gravi degli ultimi tempi. Ovviamente getta una luce terribile su questa fase che pure si era aperta con la speranza seguita agli accordi di Gibuti. Abbiamo avuto una riunione con il rappresentante speciale delle Nazioni Unite che è appena tornato da New York, dove c’è stata una discussione al Consiglio di Sicurezza sulla Somalia, dopo la decisione di accelerare l’applicazione degli accordi di Gibuti istituendo due comitati: quello della sicurezza e quello politico.

    D. – Su questa situazione di insicurezza, si innesta anche la grave crisi politica che non sembra trovare soluzione…

     
    R. – Credo che la situazione più difficile sia legata alla sicurezza e alla crisi umanitaria, alla quale speriamo non si aggiunga quella istituzionale che renderebbe definitivamente ingovernabile il processo di transizione. Per questo, la posizione comune della comunità internazionale è quella di premere perché non vi sia alcun cambio di governo.

     
    D. – Qual è la situazione umanitaria nel Paese?

     
    R. – Purtroppo la radice della situazione catastrofica, dal punto di vista umanitario, sta proprio in questa crisi politica interminabile che ha fatto sì che tutte le agenzie, sia internazionali che le ONG, abbiano ritirato il personale non somalo.

    Sudafrica-processo
    Centinaia di persone hanno protestato davanti al tribunale di Pietermartzburg, in Sudafrica, dove si sta celebrando il processo per corruzione e frode contro l'attuale leader dell'African National Congress, il partito al potere nel Paese, Jacob Zuma. L’esponente politico è accusato di aver intascato centinaia di migliaia di dollari in tangenti da un gruppo francese produttore d'armi. Se condannato, ha già annunciato il ritiro dalla vita politica. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 217

     
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