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Sommario del 03/08/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'Angelus ricorda Papa Paolo VI, di cui tra tre giorni ricorrerà il 30.mo anniversario della morte. Ai nostri microfoni, il commento di padre Federico Lombardi
  • Oggi in Primo Piano

  • Garantire cure a tutti i malati di AIDS: è l'obiettivo al centro di analisi, studi e proposte della Conferenza internazionale sull'AIDS, che si apre oggi a Città del Messico
  • Proseguono i controlli antidoping in vista delle Olimpiadi di Pechino: finora, trovati positivi 17 atleti
  • Al Giffoni film Festival proiettato Kidogo', documentario sui bambini soldato: ai nostri microfni, la testimonianza di un ex bambino soldato
  • La fantasia regina al festival della filosofia, dal 19 al 21 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo
  • Da 15 anni in Bolivia per recuperare i bambini di strada: la storia di una coppia italiana della Comunità “Papa Giovanni XXIII”
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Tettamanzi ricorda “la sapienza umana ed evangelica” di Paolo VI
  • Camaldoli: si apre oggi la seconda Settimana Teologica della FUCI
  • Aosta: il Monte Rosa si prepara a riaccogliere il "Cristo delle Vette", scolpito dopo la seconda guerra mondiale in ricordo di tutti i caduti
  • Pompei: il giorno di Ferragosto la diocesi promuove la Giornata del Turista
  • "...e si accorsero di essere nudi": a Cittadella di Assisi, il 66.mo Corso di studi cristiani
  • A fine agosto, in provincia di Torino, il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste
  • Lione: a settembre un seminario-convegno europeo sulla mobilità umana, promosso dalle Missioni Cattoliche Italiane
  • “Una Carovana per il lavoro sicuro”, in giro per l’Italia da settembre a dicembre 2008, su iniziativa di associazioni, movimenti e sindacati
  • La missione camilliana, nelle Filippine, dà il via ai lavori per un terzo ospedale
  • Le suore di Santa Maria di Torfou da 50 anni in Africa per annunciare il Vangelo a malati, giovani e bambini
  • Dal 5 all'8 agosto il CELAM organizza a Panama un incontro latinoamericano dedicato alla grave questione della tratta di persone
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scontro aperto a Gaza tra Hamas e Fatah. Nove i morti nei combattimenti di ieri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'Angelus ricorda Papa Paolo VI, di cui tra tre giorni ricorrerà il 30.mo anniversario della morte. Ai nostri microfoni, il commento di padre Federico Lombardi

    ◊   La bellezza delle montagne e la festosa accoglienza di fedeli e turisti hanno fatto da cornice al primo Angelus di Benedetto XVI a Bressanone: “il sole e la sua luce, l’aria che respiriamo, l’acqua, la bellezza della terra, l’amore, l’amicizia, la vita stessa - ha detto il Papa - sono beni centrali”. “Non possiamo comprarli, ma ci sono donati; ci sono cose – ha aggiunto - che nessuno ci può portare via, che nessuna dittatura, nessuna forza distruttrice ci può rubare”. Il Santo Padre ha anche augurato agli atleti che parteciperanno alle prossime Olimpiadi di Pechino di dare il meglio nel genuino spirito olimpico. All’Angelus Benedetto XVI ha ricordato Papa Paolo VI, di cui tra tre giorni ricorrerà il 30.mo anniversario della morte. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (Musica)

     
    Il pensiero di Benedetto XVI è andato alla sera del 6 agosto 1978, festa della Trasfigurazione di Gesù, quando Papa Paolo VI è tornato alla casa del Padre. “Quale supremo Pastore della Chiesa, Paolo VI – ha detto il Papa - guidò il popolo di Dio alla contemplazione del volto di Cristo, Redentore dell’uomo e Signore della storia”:

     
    “E proprio l’amorevole orientamento della mente e del cuore verso Cristo fu uno dei cardini del Concilio Vaticano II, un atteggiamento fondamentale che il venerato mio predecessore Giovanni Paolo II ereditò e rilanciò nel grande Giubileo del 2000. Al centro di tutto, sempre e solo Cristo: al centro delle Sacre Scritture e della Tradizione, nel cuore della Chiesa, del mondo e dell’intero universo”.
     
    La Divina Provvidenza - ha aggiunto Benedetto XVI - chiamò Giovanni Battista Montini dalla Cattedra di Milano a quella di Roma nel momento più delicato del Concilio quando l’intuizione del beato Giovanni XXIII rischiava di non prendere forma.

     
    “Come non ringraziare il Signore per la sua feconda e coraggiosa azione pastorale? Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l’Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-Concilio”.
     
    Potremmo veramente dire - ha affermato Benedetto XVI - che la grazia di Dio in Paolo VI “non è stata vana”: “ha valorizzato le sue spiccate doti di intelligenza e il suo amore appassionato alla Chiesa e all’uomo”.

     
    "Mentre rendiamo grazie a Dio per il dono di questo grande Papa, ci impegniamo a far tesoro dei suoi insegnamenti".
     
    Dopo l’Angelus il Papa ha rivolto il proprio saluto agli organizzatori e agli atleti delle Olimpiadi che si apriranno a Pechino venerdì prossimo. L’augurio del Papa è che ciascuno “possa dare il meglio di sé, nel genuino spirito olimpico”.

     
    "Seguo con profonda simpatia questo grande incontro sportivo - il più importante ed atteso a livello mondiale - ed auspico vivamente che esso offra alla comunità internazionale un valido esempio di convivenza tra persone delle più diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità. Possa ancora una volta lo sport essere pegno di fraternità e di pace tra i popoli!".
     
    Il Papa, rivolgendosi ai fedeli, ha anche espresso un cordiale saluto alla gente di lingua ladina:

     
    I recordi con ligrëdza…
    “Ricordo con piacere che l’albero di Natale per la Piazza San Pietro è venuto dalla Val Badia. Che Dio benedica le vostre vallate. Mantenete – secondo l’esempio di San Giuseppe da Oies – la fede in Dio e l’amore per la Chiesa”.
     
    Prima della preghiera mariana del Papa, il vescovo di Bolzano – Bressanone, mons. Wilhelm Egger, ha presieduto la Santa Messa. Durante l’omelia, il presule ha sottolineato che “Gesù ci dona anche cibo per l’anima”. “Noi uomini – ha aggiunto - abbiamo una profonda esigenza di comprendere il significato della vita e abbiamo anche il desiderio profondo che Dio ci stia accanto”. “Gesù – ha spiegato il vescovo - sazia questa fame, annunciando che Dio ci è accanto come Padre e che noi siamo reciprocamente fratelli e sorelle”.

     
    In quale atmosfera è stato accolto il Papa e quali emozioni hanno suscitato le parole del Santo Padre? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, raggiunto telefonicamente a Bressanone:

    R. – L’atmosfera è molto festosa. Appena il Papa è stato visto dalla folla, all’uscita dal Duomo, c’è stato subito un grandissimo applauso. Il Papa è veramente partecipe di questa atmosfera festosa: si vede che è molto contento di essere qui. Si nota proprio la sua familiarità con questo luogo che conosce molto bene. Si vede che a questo luogo è molto affezionato; qui lo accompagnano tanti ricordi, anche delle permanenze precedenti, insieme con suo fratello e anche con sua sorella. Si capisce, quindi, vedendo il Papa qui, il motivo della sua scelta di venire quest’anno a trascorrere le sue vacanze a Bressanone.

     
    D. – Il Santo Padre all’Angelus ha ricordato la figura di Papa Paolo VI ...

     
    R. – Come sappiamo, Papa Benedetto ha vissuto egli stesso il Concilio in prima persona come teologo perito conciliare. Anche i dibattiti del Concilio e poi del post-Concilio sono stati estremamente importanti nella sua vita: li ha vissuti con grande intensità, direi anche con drammaticità, in certi momenti. Ha cambiato anche sede del suo insegnamento, in certi tempi, proprio perché viveva con grande intensità i problemi e le tensioni del periodo post-conciliare. Allora, quando Papa Benedetto parla del Concilio ne parla sempre come di un evento provvidenziale e fondamentale nella storia della Chiesa. Ne parla anche come di un capitolo ricco di eventi estremamente cruciali. Ed è del tutto consapevole che Paolo VI è colui che, dopo la spinta iniziale data da Giovanni XXIII, ha condotto a termine questa impresa colossale del Concilio Vaticano, portandone anche nella sua persona profondamente tutte le tensioni e tutte le questioni dibattute.

     
    D. – E non è mancato poi il riferimento alle Olimpiadi, che si apriranno venerdì prossimo, e un augurio agli atleti che parteciperanno ai Giochi olimpici di Pechino ...

     
    R. – Nel clima delle montagne, forse non si immaginava, non si aspettava il riferimento alle Olimpiadi; ma sono un avvenimento importante che prende le mosse proprio in questa settimana. Il Papa lo sa bene, perché il suo sguardo rimane sempre aperto al mondo intero, e ha voluto dare il suo augurio, effettivamente, perché questo evento così importante, al quale guarderanno tanti da tutte le parti del mondo - anche con atteggiamenti diversi - possa essere un incoraggiamento ad un cammino di pace. Possa essere uno stimolo alla comprensione tra i popoli; questo deve essere effettivamente l’evento olimpico.

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    Oggi in Primo Piano



    Garantire cure a tutti i malati di AIDS: è l'obiettivo al centro di analisi, studi e proposte della Conferenza internazionale sull'AIDS, che si apre oggi a Città del Messico

    ◊   Ogni giorno nel mondo 6.500 persone si infettano con l’HIV. Nel 2007 sono stati circa 33 milioni i sieropositivi e i malati di AIDS. Di fronte a questa piaga, le finalità che la comunità internazionale si è posta sono quelli di garantire cure a tutti e di arrestare la diffusione dell’epidemia. Proprio sull’analisi di questi obiettivi è incentrata la 17.ma Conferenza internazionale sull’AIDS, che si apre oggi a Città del Messico. All’incontro partecipano, oltre ad esperti e studiosi, anche delegazioni cattoliche. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, mons. Robert Vitillo, consigliere speciale per l’AIDS presso la Caritas Internationalis, raggiunto telefonicamente a Città del Messico:

     
    R. – Come Caritas Internationalis abbiamo una grande delegazione che partecipa a questa Conferenza. Ci sono soprattutto persone che fanno parte delle Caritas di Paesi dell’America Latina. Per noi è un’opportunità per imparare di più, per avere accesso ai dati medici, scientifici e sociali. E' un'occasione per accedere agli studi compiuti in materia. La malattia dell’AIDS è ancora un problema molto grave nel mondo. Abbiamo fatto progressi nel fornire medicinali antiretrovirali a molte persone: quasi il 30 per cento delle persone che hanno bisogno di medicinali ora li ricevono. C’’è però ancora molto da fare. Dobbiamo sensibilizzare ed educare la gente.

     
    D. – Quindi un’arma importante è anche quella dell’informazione: si devono trasmettere i valori su cui poi poter far leva per prevenire questo flagello ...

     
    R. – Non basta solamente dare informazioni, bisogna formare la gente: è necessario trasmettere i valori del rispetto del proprio corpo e del corpo altrui.

     
    D. – La Chiesa è impegnata in prima linea nel formare ma anche nell’assistere. E’ un impegno che non sempre viene doverosamente riconosciuto…

     
    R. – La Chiesa è sempre accanto alle persone malate di AIDS: i nostri ospedali, i nostri servizi sociali hanno sempre accompagnato queste persone. Adesso si deve fare di più, perché l’impatto dell’AIDS è molto forte non solo a livello della salute, ma anche a livello delle strutture sociali.

     
    D. – Ci sono proposte concrete che avanzerete durante i lavori della Conferenza?

     
    R. – Abbiamo promosso una campagna d’informazione per quanto riguarda i problemi particolari che hanno i bambini malati di AIDS: dobbiamo trovare i mezzi per fornire medicinali adatti ai bambini. Si devono trovare i dosaggi adeguati da somministrare ai bambini.

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    Proseguono i controlli antidoping in vista delle Olimpiadi di Pechino: finora, trovati positivi 17 atleti

    ◊   A cinque giorni dalle Olimpiadi di Pechino, il Comitato Olimpico Internazionale ha annunciato la donazione di 4 milioni di dollari alle popolazioni del Sichuan, la regione della Cina colpita nei giorni scorsi da un violento terremoto, dopo l’altro catastrofico sisma di maggio. Altri 4 milioni di dollari verranno versati dal Comitato Olimpico Cinese e dal Comitato Organizzatore dei Giochi. Intanto, un nuovo scandalo doping colpisce il mondo dello sport: pochi giorni dopo le indagini al Tour de France, il fiorettista Andrea Baldini, leader della classifica di coppa del mondo e grande favorito per l’oro a Pechino 2008, è risultato positivo ad un test antidoping. E' salito così a 17 il numero degli atleti risultati positivi ai controlli. Ma qual è l’origine del fenomeno doping, che oggi ha assunto aspetti decisamente nuovi e non meno preoccupanti del passato? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano:

    R. - Il problema resta sempre quello: è necessaria una cura seria, meticolosa, per debellare nel tempo – perché è chiaro che si parla di un fenomeno complesso – la questione del doping. E l’unica cura possibile per noi resta quella della grande fermezza in termini di normative. Ma è necessario, soprattutto, diffondere una nuova cultura dello sport, basata veramente sui valori, tanto tra i ragazzi, quanto tra i professionisti.

     
    D. – In generale, perché un atleta assume, così a cuor leggero, il rischio dei farmaci a volte pericolosi per il proprio fisico?

     
    R. – Ormai ci sono carriere sempre più brevi, nelle quali si deve cercare a tutti i costi di raggiungere i risultati; credo che stia dietro questa esasperazione il fatto che porta degli atleti - che spessissimo sono dei bravissimi ragazzi - ad incappare appunto in esperienze di doping. Serve una rivisitazione etica dello sport professionistico, uno sport che deve puntare all’alto livello, che deve mirare a grandi risultati, a grandi prestazioni. L’Italia ci ha sempre regalato delle soddisfazioni incredibili a livello di sport mondiale ma deve riscoprire con fermezza, la necessità di essere un modello ed un esempio per i ragazzi, per i giovani e per gli atleti stessi.

     
    D. – L’opinione pubblica, secondo lei, in qualche modo si è abituata al fenomeno doping? Questo è un pericolo in più?

     
    R. – Ci sono due grandi rischi, a mio giudizio: uno è quello di una sorta di assuefazione da parte dell’opinione pubblica. Bisogna poi ricordare che questi campioni vengono trovati positivi alla luce di controlli estremamente severi. E’ facile immaginare cosa può capitare invece per atleti o per ragazzi che non sono sottoposti a controlli così rigorosi come nel caso di chi svolge attività semiprofessionistica, o addirittura dilettantistica: si assumono sostanze senza capire effettivamente il gravissimo rischio a cui va incontro. Bisogna credere che lo sport può essere davvero un grandissimo strumento educativo. Bisogna credere che lo sport è un’occasione irripetibile per far vivere valori tanto ai giovani quanto ai grandi atleti. Si deve promuovere uno sport capace di rimettere al centro la persona e non la prestazione a tutti i costi e fine a se stessa.

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    Al Giffoni film Festival proiettato Kidogo', documentario sui bambini soldato: ai nostri microfoni, la testimonianza di un ex bambino soldato

    ◊   Tra gli appuntamenti più importanti del Giffoni Film Festival c’è stata anche la proiezione del documentario “Kidogo’ – un bambino-soldato”. L’opera, realizzata dal giornalista Giuseppe Carrisi per la regia di Angelo Longoni, ripercorre la storia di un bambino-soldato intrecciata con quella di altri bambini e bambine che vivono lo stesso dramma in vari Paesi africani. Alla proiezione del documentario era presente il protagonista della pellicola, Jean-Baptiste Onama, nato nel nord dell’Uganda. Figlio di un ministro ugandese, è scappato con la famiglia dal suo Paese dopo il colpo di Stato di Idi Amin. Al rientro, dopo lo scoppio della guerra civile, è stato costretto ad arruolarsi nell’esercito governativo. Su questa esperienza drammatica, ascoltiamo la testimonianza proprio di Jean-Baptiste Onama, oggi 42.enne docente di Scienze Politiche all’Università di Padova, raccolta da padre Vito Magno:

    R. – Io avevo 14 anni. Da ottobre fino a novembre avevo fatto un primo periodo di combattimento. Poi, rientrando al quartier generale, a Gulu, ho incontrato una suora comboniana che conoscevo già; mi ha preso nella sua scuola e mi ha fatto fare l’esame di licenza elementare. Nel marzo 1981 fui di nuovo spedito al fronte. E allora, definitivamente, ci fu l’intervento dell’allora vescovo di Gulu, mons. Cipriano Kihangire, al quale il mio caso era stato presentato da un diacono: era il presidente del Consiglio di amministrazione del Collegio gestito dai comboniani. Mi mandò in quel collegio e per me è stata l’uscita definitiva dall’esperienza nell’esercito.

     
    D. – Jean-Baptiste Onama, di quali orrori e violenze è stato testimone?

     
    R. – Ho assistito a stupri da parte dei soldati, di ragazzine; ho assistito anche ad un tragico episodio che ha riguardato una donna anziana: non era riuscita a scappare, era rimasta vicina alle capanne bruciate; un soldato ha sparato è l'ha colpita ma non a morte. Era ancora viva. E prima di morire ha detto delle parole. Il soldato che le aveva sparato non poteva comprenderle perché erano un kuangu: io ero l’unico della tribù che poteva capire quella lingua, perché era la gente di mio padre. E questa donna diceva: “Figlio mio, perché mi uccidi? Che male ti ho fatto?”, e ha ripetuto più volte queste parole. Questo è stato il momento più forte e più significativo di quel conflitto: racchiude tutta la follia della guerra. Io penso che chi, come me, si è salvato per miracolo da una situazione di morte e di distruzione, ha il dovere di fare in modo che il mondo non viva più quell’orrore.

     
    D. – Ma lei poteva rifiutarsi di uccidere?

     
    R. – Non si poteva, perché la guerra ha un meccanismo molto strano: ci davano da fumare marijuana e cose simili; quindi eravamo sotto l’effetto della marijuana e in questo stato, in una situazione di guerra, si finisce per commettere sicuramente dei reati. La guerra, quando inizia, diventa una cosa incontrollabile e porta sempre a dei massacri.

     
    D. – Ha mai avuto paura di morire?

     
    R. – Ho vissuto molto vicino con la morte, in quel periodo. Un mio amico è stato colpito, era qualche passo dietro di me: lo ha colpito un ribelle appollaiato sull’albero. Avrebbe potuto prendere me. Avrei voluto essere io al suo posto, perché una delle prime sensazioni che ho avuto quando sono uscito era di chiedermi perché ero ancora vivo. Certamente ho avuto spesso paura di morire!

     
    D. – La violenza subita ed inferta ad altri, le ha lasciato un segno nella vita?

     
    R. – Mi ha insegnato una grande lezione: la violenza è in noi, è dentro di noi. Dobbiamo controllarla.

     
    D. – In che modo ha superato il trauma di essere stato bambino-soldato?

     
    R. – Io ho avuto una grande fortuna: quella di incontrare lungo la mia strada persone che mi hanno aiutato. Io, oggi, ogni volta che vedo la violenza, rivivo le stesse identiche cose. Ho imparato a convivere con il mio trauma.

     
    D. – Oltre al vescovo di Gulu, mons. Cipriano, chi l’ha aiutata ad uscire dal tunnel della guerra e della morte?

     
    R. – Ho fatto un’esperienza di comunità cristiana: io sono spiritualmente figlio dei comboniani. Ho fatto un cammino spirituale che mi ha aiutato moltissimo ad imparare anche a perdonarmi. Poi mi aiutato ad imparare a perdonare anche gli altri. Così posso tentare di essere uno strumento per qualcosa di positivo.

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    La fantasia regina al festival della filosofia, dal 19 al 21 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo

    ◊   E’ la fantasia la grande protagonista, quest’anno, al Festival della filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo. Dal 19 al 21 settembre le tre città dell’Emilia-Romagna ospiteranno 200 appuntamenti gratuiti che affronteranno il tema della fantasia attraverso lezioni magistrali, mostre, musica e iniziative per bambini. Giunta alla sua ottava edizione, la kermesse ha fatto registrare l’anno scorso oltre 130 mila presenze e ottenuto, quest’anno, anche il patrocinio dell’UNESCO. Ora si pensa, sempre più, ad esportare la formula in Europa. A seguire per noi la presentazione a Roma, c'era Debora Donnini:

    (musica)

     
    Tre città trasformate in un grande parco della fantasia. Una facoltà che sarà declinata in tutti i suoi aspetti: da quello più intellettuale, con le lezioni magistrali di filosofi e scienziati, tenute anche in treno, a quello gastronomico con nove menù filosofici basati sulla tradizione emiliano-romagnola. Ma anche mostre, musica e laboratori per bambini, che potranno costruire aquiloni così come assistere ad un concerto dove strani strumenti musicali producono bolle di sapone o vedere lettini parlanti che raccontano sogni a chi vi accosta l’orecchio.

     
    (musica)

     
    Insomma, un appuntamento per il corpo e la mente, per adulti e bambini, così come è proprio della fantasia, quella potenza umana di proiettarsi nel futuro e inventare nuovi mondi: forza non essenzialmente di evasione ma soprattutto di creazione. Dal mondo della scienza, un esempio: Remo Bodei, professore di filosofia negli Stati Uniti e supervisore scientifico del Festival…

     
    R. - La fantasia cresce quasi come una pianta, soltanto che noi dovremmo essere in grado – e ci si riesce – di orientarla, senza imbrigliarla. Così funziona nell’arte, ma così funziona anche nella scienza.

     
    D. – Per quanto riguarda la scienza, per esempio, la fantasia è utilissima per fare ipotesi e vedere se poi corrispondono alla realtà?

     
    R. – Ipotesi che molte volte sono controintuitive, vanno cioè in direzione opposta rispetto a quello che si può immaginare. Quando, ad esempio, Edison inventò la lampadina, per la prima volta pensò ad un qualcosa che era ritenuto impossibile: la fiamma brucia soltanto all’aperto e consuma ossigeno. Il filamento dentro la lampadina brucia nel vuoto.

     
    Ma la fantasia ha anche il potere di costruire incontri, come ci conferma il presidente del comitato promotore Roberto Franchini:

     
    R. – Le piazze che rappresentavano i luoghi di incontro tradizionali, i luoghi su cui si affacciavano i poteri tradizionali delle città, sono sempre più spesso luoghi deserti. La sparizione della comunità è un problema oggettivo per la società italiana. E’ certamente un momento di festa dedicato al pensiero, al pensiero che cementa le comunità. E’ un momento in cui l’io si unisce a noi e questa è la parte che ci rende anche più felici.

     
    Tra la percezione dei sensi e la ragione si colloca, dunque, la fantasia capace di suscitare quello stupore davanti alla realtà proprio dei bambini, ma che troppo spesso gli adulti dimenticano.

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    Da 15 anni in Bolivia per recuperare i bambini di strada: la storia di una coppia italiana della Comunità “Papa Giovanni XXIII”

    ◊   Strappare i bambini dalla strada in un Paese in cui ignoranza e povertà formano un circolo vizioso: è questo l’intento di Arturo Mottola, psicologo di 47 anni, da 15 in Bolivia con sua moglie Victoria. Nella città di Yacuiba, a tre chilometri dal confine argentino, Arturo e Victoria hanno aperto un centro per ragazzi chiamato “Angel de la Guarda”, “Angelo Custode”. Raggiunto telefonicamente in Bolivia da Alessandro Gisotti, Arturo Mottola parla della sua vita con i bambini boliviani e della sua vocazione, nata in seno alla Comunità “Papa Giovanni XXIII”:

    R. – La nostra vocazione è quella di seguire Gesù, povero, servo e sofferente, condividendo direttamente la vita degli ultimi. Per me e per mia moglie, questo condividere direttamente la vita con gli ultimi ha significato vivere in missione, lontano dall’Italia e, quindi, anche con tutti i problemi che possono esserci per l’educazione dei figli. Noi, però, crediamo fondamentalmente che il Signore ci ha chiamati a vivere questa realtà.

     
    D. – Da parte vostra c’è un grande impegno, in particolare, con i bambini...

     
    R. – Sì, una delle grandi sfide che noi abbiamo come Comunità “Papa Giovanni XXIII” è stata proprio la grande necessità che i bambini hanno in America Latina. Basti pensare che in Bolivia si parla di 800 mila tra bambini adolescenti oggetto di ogni tipo di sfruttamento: lavoro minorile, sesso, narcotraffico... Noi abbiamo cercato di far fronte a questa situazione in diversi settori, quello della riabilitazione dei giovani con problemi di droga e dei bambini abbandonati e lasciati a se stessi per strada. Siamo intervenuti con le case famiglie, con un progetto che si rivolge direttamente a quei bambini che hanno bisogno di un’educazione specifica, perché purtroppo lo Stato non offre un’educazione appropriata alle loro necessità. C’è poi il progetto di un centro diurno che abbiamo aperto qui a Yacuiba.

     
    D. – Qual è stata la risposta dei bambini a questa novità venuta da lontano?

     
    R. – E’ stata una risposta molto positiva. Abbiamo cominciato con un gruppetto di trenta bambini e siamo già arrivati a 80 bambini in questi ultimi 6 mesi. Anche le famiglie, un po’ alla volta, hanno cominciato a capire, a rendersi conto che permettere che il bambino venga a questo centro diurno, si traduce in un ritorno molto grande anche per loro. Per noi ha significato anche riuscire ad entrare in queste case, riuscire a relazionarsi con le famiglie, vivere momenti intensi di fraternità, di amicizia. Lo Stato, purtroppo, non riesce a soddisfare le necessità base della scuola. La campagna che lo Stato ha proposto durante la fase elettorale, il programma “Yo si puedo”, “Io sì posso” - una campagna di alfabetizzazione - in realtà non risponde alle esigenze reali della popolazione. Noi vogliamo con la nostra presenza essere una testimonianza anche di qualcosa di scomodo che probabilmente dà fastidio allo stesso Stato.

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Tettamanzi ricorda “la sapienza umana ed evangelica” di Paolo VI

    ◊   "E' indubbiamente molto bello ma anche estremamente impegnativo tentare di offrire, in breve tempo, una degna commemorazione di Paolo VI, a causa della stessa singolare ricchezza di cui è segnata la sua figura umana, sacerdotale, pastorale e spirituale”. Con queste parole ieri pomeriggio l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha ricordato Papa Montini durante la Messa solenne celebrata sul Sacro Monte di Varese che ha aperto le commemorazioni nella diocesi del capoluogo lombardo. Il porporato ha rievocato il ''grande orizzonte ecclesiale nel quale si colloca il servizio papale di Paolo VI: l'orizzonte del Concilio Vaticano II, che egli con sapienza umana ed evangelica, e straordinario coraggio, ha concluso e accompagnato nel suo delicato e fecondo cammino applicativo". E ancora: ''In questo orizzonte, si situa tra l'altro una rinnovata attenzione alla parola di Dio come anima e forza della vita e della missione della Chiesa nella storia'' e ''ne è testimonianza la costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, Dei Verbum''. Il cardinale Tettamanzi, ordinato sacerdote dallo stesso Paolo VI, ha poi spiegato il grande valore affettivo che aveva il Monte Sacro di Varese per Papa Montini che qui spesso si recava a pregare quando era ancora arcivescovo di Milano. (A cura di Silvia Gusmano)

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    Camaldoli: si apre oggi la seconda Settimana Teologica della FUCI

    ◊   Circa un centinaio gli universitari di tutta Italia confluiti a Camaldoli per riflettere e meditare sull'Apocalisse nell’ambito della Prima delle Settimane Teologiche. A promuovere l’iniziativa, ormai da oltre settant'anni, i giovani della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI) che, attraverso i Presidenti nazionali, Silvia Sanchini ed Emanuele Bordello, ha espresso all’agenzia ASCA, grande soddisfazione per il notevole interesse riscosso dall’evento. “L'ultimo libro della Bibbia – hanno spiegato gli organizzatori – è infatti tra i meno conosciuti e spesso viene male interpretato”. A guidare la riflessione, mons. Giancarlo Maria Bregantini che, attraverso un percorso di attualizzazione dell’Apocalisse, ha aiutato i ragazzi a discernere i segni dei tempi nella storia di ogni credente”. Oggi si apre la seconda della Settimane teologiche che verterà sul tema: ''Darwin o Adamo? Evoluzionismo e creazionismo alla prova della fede''. Il 6 agosto, infine, si svolgerà la solenne celebrazione eucaristica in memoria di Pqaolo VI. Il Pontefice scomparso trent’anni fa fu, infatti, Assistente centrale della Fuci dal 1927 al 1933 e continuò sempre a coltivare il legame con il mondo universitario” (S.G.)

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    Aosta: il Monte Rosa si prepara a riaccogliere il "Cristo delle Vette", scolpito dopo la seconda guerra mondiale in ricordo di tutti i caduti

    ◊   Dopo il restauro, ritorna sul massiccio del Monte Rosa il «Cristo delle Vette», una statua simbolo di pace e fratellanza. L’imponente opera bronzea, alta oltre tre metri e con un peso di 550 chilogrammi, realizzata nel 1953 e riportata in valle per restauri nell’estate 2007, torna il 31 agosto ai 4.160 metri di Punta Balmenhorn nel cuore del massiccio. Da domani fino a domenica prossima, informa Avvenire, sarà esposta nel giardino del Seminario maggiore e visitabile dalle 10 alle 18. L’opera, ideata dallo scultore Alfredo Bai, rappresenta dal 1955 un punto di riferimento per migliaia di scalatori, ma soprattutto è un simbolo di pace e di unità fra i popoli. L’artista torinese la scolpì in memoria dei caduti di tutti i conflitti e decise di produrla durante la Seconda guerra mondiale. Si trattò di una promessa: l’allora comandante partigiano si impegnò a realizzare il Cristo se fosse sopravvissuto. Il trasporto si rivelò un’impresa. Furono impiegati una quarantina tra alpini e artiglieri, in rappresentanza di tutte le regioni italiane con l’aiuto dei mezzi più disparati: vari tipi di slitte e anche muli. Sono vari i messaggi trasmessi dall’opera secondo il vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi. Tra questi, il presule ricorda la salvaguardia del creato e l’importanza che la montagna non diventi esclusivamente una palestra, ma conservi la sua severità e il suo essere un luogo, dove può trovare spazio l’interiorità. Molteplici gli appuntamenti ad Aosta e a Gressoney la Trinité per festeggiare l’avvenuto restauro. Le manifestazioni si chiuderanno domenica 31 agosto alle 10,55, quando su Rai 1 verrà trasmessa in diretta la Messa celebrata dal vescovo Anfossi. All’Eucaristia saranno presenti anche alcuni degli uomini che nel 1955 trasportarono la statua sulla vetta. (S.G.)

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    Pompei: il giorno di Ferragosto la diocesi promuove la Giornata del Turista

    ◊   La festa dell’Assunzione quest’anno a Pompei coinciderà con la “Giornata del turista”. A promuovere l’iniziativa il Santuario della Beata Vergine che, informa il SIR, anche il giorno di Ferragosto accoglie migliaia di pellegrini, famiglie e visitatori provenienti da tutto il mondo. In programma, allora, una “Messa delle Nazioni”, presieduta dall’arcivescovo di Pompei, mons. Carlo Liberati, e, dopo la supplica alla Beata Vergine, la benedizione dei turisti. Alla liturgia parteciperanno numerosi sacerdoti stranieri che esercitano regolarmente nel santuario il ministero della riconciliazione in inglese, francese, spagnolo, tedesco ed in altre lingue. All’evento sono invitati tutti gli ospiti delle strutture di accoglienza della Campania e la giornata prevede anche un itinerario “sulle orme del beato Bartolo Longo”, ideatore alla fine dell’Ottocento della Basilica pompeiana, la Via Lucis nel piazzale Beato Giovanni XXIII, il Rosario delle Nazioni e la fiaccolata per la pace universale. (S.G.)

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    "...e si accorsero di essere nudi": a Cittadella di Assisi, il 66.mo Corso di studi cristiani

    ◊   "L’uomo contemporaneo, spodestato delle sue certezze, vive il dramma di Adam, l’uomo di tutti i tempi. Lo stato di 'nudità' si configura in un’accezione esistenziale e insieme teologica, che rimanda alle radici dell’uomo e alla speranza del compimento della sua natura, di origine divina". È quanto si legge nella nota diffusa da Cittadella di Assisi e ripresa dal SIR, in occasione del 66.mo Corso di studi cristiani che si terrà ad Assisi dal 21 al 26 agosto, dal titolo "…e si accorsero di essere nudi". Promosso dalla Cittadella in collaborazione con la comunità ecumenica di Bose, l’editrice Queriniana e Libera International, il Corso affronterà il tema biblico della "nudità" sollecitando "il confronto e la ricerca filosofica, sociale, psicologica, teologica, economica e politica". Ad aprire i lavori sarà la prolusione della biblista Rosanna Virgili, seguita dai contributi del filosofo Roberto Mancini, dello psichiatra Giacomo Dacquino, dello scrittore scientifico Pietro Greco e del docente di etica Giannino Piana. Sarà poi la volta degli economisti Bruno Amoroso e Stefano Zamagni, del sociologo Roberto Segatori, del giornalista Filomeno Lopes e degli interventi di Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, e delle teologhe Antonietta Ponte e Lilia Sebastiani. Informazioni più dettagliate sono disponibili sul sito: www.cittadella.org. (S.G.)

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    A fine agosto, in provincia di Torino, il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste

    ◊   La testimonianza evangelica in Italia, la vita delle Chiese locali e la gestione delle opere sociali sono i temi al centro del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste che si svolgerà a Torre Pellice, in provincia di Torino, dal 24 al 29 agosto. L’assemblea sinodale, alla quale partecipano 180 membri con diritto di voto, si aprirà con un culto solenne presieduto dal pastore Paolo Ribet. Al centro dei lavori, la distribuzione dei fondi dell’otto per mille che, come riporta il SIR citando una nota della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), hanno registrato nel corso degli ultimi anni “un significativo incremento”. In discussione anche l’attualità come le politiche migratorie, i diritti civili e la laicità dello Stato, sui quali è stata espressa una certa preoccupazione. Sul versante dei rapporti con le altre chiese, “è un momento delicato e per certi aspetti difficile” ha detto la pastora Maria Bonafede, moderatrice della tavola valdese.(B.C.)

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    Lione: a settembre un seminario-convegno europeo sulla mobilità umana, promosso dalle Missioni Cattoliche Italiane

    ◊   Partendo dal vissuto degli emigrati italiani, che conoscono bene la realtà della mobilità umana, "cercheremo di capire meglio" cosa significa "stare in Europa, condividere una grammatica antropologica e lavorare insieme per il bene comune". Così le Missioni cattoliche italiane di Germania, Svizzera, Benelux e Inghilterra, spiegano gli obiettivi del seminario e convegno europeo su "Per quale persona? Nella diversità, percorsi di condivisione e solidarietà" che si svolgerà a Lione dal 15 al 21 settembre con la collaborazione della Fondazione Migrantes, Inas-Cisl (Istituto Nazionale Assistenza Sociale), Acli (Associazione Cristiana Lavoratori Italiani) e Fai (Fondo Ambiente Italiano). I promotori dell'iniziativa intendono "contribuire alla riflessione sui fenomeni economici, culturali e sociali che stanno vivendo in Europa le persone, le famiglie, le comunità". "Crescono infatti - spiegano - l'emarginazione, la povertà, la disuguaglianza, l'ingiustizia". Per questo "le questioni sociali e della cittadinanza" assumono "una nuova centralità, attraversate come sono dalle problematiche legate alla crescente mobilità, vecchia e nuova, che impatta con contesti interculturali e interreligiosi con cui occorre dialogare e confrontarsi". Per i promotori dell'iniziativa:"chi oggi lavora nel sociale non può non 'fare rete' perché solo unendo le forze può rendere efficace la propria azione di promozione della persona umana". Il seminario-convegno delle Missioni Cattoliche Italiane in Europa si articola con due momenti, uno formativo e l'altro convegnistico. E' stato preceduto da una serie di incontri nazionali. Secondo il Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes in Europa risiedono oltre duemilioni di cittadini del Belpaese: la Germania è la loro prima meta, con circa 600 mila italiani. Nel Vecchio Continente sono attive 214 strutture pastorali nelle quali operano 12 sacerdoti italiani diocesani e un centinaio di religiosi, per la metà appartenenti alla Congregazione dei Missionari di San Carlo, fondata da mons. Scalabrini. (L.Z.)

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    “Una Carovana per il lavoro sicuro”, in giro per l’Italia da settembre a dicembre 2008, su iniziativa di associazioni, movimenti e sindacati

    ◊   “Una Carovana per il lavoro sicuro” attraverserà l’Italia, da settembre a dicembre prossimi, toccando i luoghi simbolo dei ‘martiri’ del lavoro. L’iniziativa nasce per informare l’opinione pubblica su un tema di scottante attualità e grande risonanza sociale, con il sostegno del mondo giornalistico, del cinema, del teatro e della musica. La Campagna di sensibilizzazione è promossa dalle associazioni Articolo 21, Acli, Arci, Libera, Tavolo della Pace, Federazione nazionale stampa italiana, Comitato Nazionale per la libertà d’informazione, ANAC, con la partecipazione dei sindacati CGIL, CISL, UIL. Tra le tappe previste anche la mostra del Cinema di Venezia, che dedicherà un’intera Giornata alle cosiddette “morti bianche”. Da ricordare che ogni giorno in Italia nei luoghi di lavoro avvengono incidenti e infortuni mortali e che il lavoro provoca molte malattie professionali. Nel 2006, secondo i dati dell’INAIL (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), sono morte sul lavoro 1341 persone. Nel 2007 ne sono morte 1210, con un calo di quasi il 10 per cento. Nonostante questo miglioramento – osservano i promotori della Campagna - dovuto anche alla lotta al lavoro nero e alla precarietà e alle nuove norme in materia non sono stati raggiunti gli obiettivi di abbattimento del rischio fissati dall’Europa. Il tema del lavoro e dell’integrità psicofisica delle persone - denunciano ancora i promotori - stenta ad affermarsi nel dibattito politico e sociale, nel mondo della comunicazione e della cultura. Vengono infatti enfatizzati i casi più eclatanti, ma si dimentica la realtà quotidiana, quando questa è lontana dai riflettori. Da qui l’appello ad andare oltre la denuncia con precise richieste alle istanze politiche, sociali, della cultura e dell’informazione per non abbassare la guardia nella lotta contro il lavoro nero e la precarietà; per applicare, gestire e migliorare le norme legislative sul lavoro, in particolare sui lavori usuranti; e per promuovere una grande campagna mediatica volta a diffondere la cultura della prevenzione. (A cura di Roberta Gisotti)

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    La missione camilliana, nelle Filippine, dà il via ai lavori per un terzo ospedale

    ◊   Continua senza sosta l’attività dei camilliani nelle Filippine. Nella cittadina di Manaoag, a circa 200 km da Manila, è stata messa la prima pietra per la costruzione di un piccolo ospedale-maternità e poliambulatorio. “Un progetto – ha detto, all’agenzia Fides, padre Luigi Galvani, da 31 anni missionario nelle Filippine - che sarà di aiuto a molte mamme, che per mancanza di adeguata assistenza sanitaria, partoriscono ancora in casa i figli e sarà, al tempo stesso, un campo 'formativo' per gli studenti infermieri e ostetriche”. La missione già lì dirige una scuola per infermiere e ostetriche con circa 400 studenti. Si tratta del terzo ospedale al quale si affiancano tre poliambulatori, un centro per disabili, tre case di formazione, il centro di pastorale per la formazione degli animatori pastorali ed il servizio pastorale in 8 cappellanie. L’interesse nel Paese per San Camillo si sta facendo sempre più concreto; a Samar, una delle isole più povere dell’arcipelago, il 14 luglio scorso è stata celebrata la sua memoria liturgica, “un’occasione – ha precisato padre Galvani - per conoscere e apprezzare come i malati, la gente, il personale sanitario e tanti giovani filippini siano interessati e innamorati del carisma e della spiritualità di San Camillo”. “Altro aspetto incoraggiante – ha continuato - è la collaborazione con i laici, sia nelle parrocchie che negli ospedali in cui operano i nostri religiosi come cappellani”. A febbraio scorso, si è tenuto il primo raduno a livello nazionale dei laici della Famiglia Camilliana Laica delle Filippine. “Colpisce – ha continuato il religioso- il loro entusiasmo e lo spirito di iniziative in favore dei poveri e dei malati: sono attratti con grande forza dall'esempio di San Camillo che vedeva nel malato e nel povero il ‘volto di Gesù’”. (B.C.)

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    Le suore di Santa Maria di Torfou da 50 anni in Africa per annunciare il Vangelo a malati, giovani e bambini

    ◊   Il 6 gennaio 1957 le Suore di Santa Maria di Torfou sono arrivate a Yako, in Burkina Faso, dando inizio alla loro prima esperienza missionaria al di fuori della Francia. Le prime sono state tre suore, desiderose di far conoscere agli africani il Vangelo e il carisma del loro fondatore, padre Charles Foyer. Tre anni prima, il Capitolo generale aveva incoraggiato la “missione all'estero”, un’avventura nuova per la Congregazione caldeggiata da mons. Bretault, vescovo di Koudougou in Burkina Faso e originario di Nantes. Dopo l'arrivo delle prime missionarie, la Congregazione ha impianto diverse comunità. In totale la regione Benin-Burkina Faso, creata nel dicembre 2003, conta oggi 102 suore di cui 91 africane, suddivise in 15 comunità. In occasione del cinquantesimo anniversario di presenza in terra d'Africa – sottolinea l’agenzia Fides - le suore di Santa Maria di Torfou hanno sperimentato un forte spirito di comunione ecclesiale. Cinquanta pellegrini francesi (suore, cooperanti, amici) hanno raggiunto l'Africa per unirsi alle solenni celebrazioni giubilari. Il pellegrinaggio è stato l'occasione per conoscere il grande impegno nel sociale e la testimonianza di fede delle giovani consacrate africane. Le suore di Santa Maria di Torfou sono chiamate a vivere la loro consacrazione religiosa in un contesto difficile e a volte drammatico. I problemi maggiori sono la mancanza di acqua – che causa danni all'agricoltura e pregiudica le condizioni igieniche della popolazione – e la povertà dei bambini. Malgrado questo, le suore testimoniano la loro fede nelle opere quotidiane, tra cui il soccorso ai malati, l'accompagnamento dei giovani nei movimenti cattolici e l'insegnamento nelle scuole primarie e secondarie. (A.L.)

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    Dal 5 all'8 agosto il CELAM organizza a Panama un incontro latinoamericano dedicato alla grave questione della tratta di persone

    ◊   Dal 5 all’8 agosto la sezione del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) “Mobilità umana” organizza nella città di Panama un incontro latinoamericano dedicato alla grave questione della tratta di persone. L’obiettivo è di contribuire a formare agenti pastorali per prevenire questo turpe fenomeno. Tra le finalità, anche quella di garantire una maggiore attenzione alle vittime. L’America Latina è una delle aree del mondo dove questo commercio viene maggiormente incentivato. Studi autorevoli affermano che in questa parte del pianeta ogni anno tra 600 mila e 800 mila persone sono vittime della tratta e del traffico di persone. L’80% sono donne e ragazze, che nella maggior parte dei casi vengono costrette a prostituirsi. Colombia, Brasile e Repubblica Dominicana sono i Paesi più colpiti dal dramma della tratta. In Colombia, la tratta è alimentata da gravi cause, quali il perdurante conflitto armato, la crisi economica e il narcotraffico. In Brasile, dove non esiste una legislazione specifica, non si obbligano solo uomini a lavorare come schiavi in aziende, vittime di questa disumana pratica sono anche molti bambini. Si stima, infine, che almeno 50 mila donne della Repubblica Dominicana siano coinvolte in reti legate alla prostituzione. Nella stragrande maggioranza dei casi, vengono trasferite all’estero, principalmente in Europa. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Scontro aperto a Gaza tra Hamas e Fatah. Nove i morti nei combattimenti di ieri

    ◊   Resta alta la tensione nella Striscia di Gaza dove ieri sono rimasti sul terreno nove morti, a seguito del massiccio attacco di Hamas alle roccaforti di Fatah. Stamani, 32 miliziani vicini al presidente dell'ANP, Abu Mazen, sono stati arrestati al loro rientro nella Striscia, dopo essersi riparati in territorio israeliano insieme con altri 180. La cronaca nel servizio di Marco Guerra:

    Dopo una settimana di operazioni contro esponenti e sedi di Fatah, nella striscia di Gaza è scontro aperto tra Hamas e i fedeli al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen. La rappresaglia di Hamas, che dice di voler catturare i responsabili dell’attentato del 25 luglio che costò la vita a 5 miliziani e ad una bambina, è culminata ieri con un assedio alla roccaforte del clan degli Hilles, vicino a Fatah, in un quartiere nel centro di Gaza. Gli Hilles, accusati di nascondere i ricercati, hanno opposto una strenua resistenza che ha portato ad una vera e propria guerriglia urbana, a seguito della quale sono morti sei uomini di Fatah, tre agenti di Hamas. Sono anche rimaste ferite oltre 90 persone, fra cui diversi abitanti della zona. Dopo ore di combattimenti i miliziani di Fatah hanno scelto in 180 di ritirarsi verso la Cisgiordania, passando attraverso il territorio israeliano, le cui frontiere sono state eccezionalmente aperte dalle autorità di Telaviv, per consentire la fuga dei palestinesi ricercati da Hamas. Intanto, non si è fatta attendere la reazione in Cisgiordania, dove le forze di Abu Mazen hanno fermato decine di esponenti di Hamas ed hanno rapito uno dei dirigenti del movimento minacciando di ucciderlo se non fossero cessate le violenze a Gaza. Quello di ieri è stato il confronto più sanguinoso tra le due fazioni da quando Hamas ha assunto il controllo della Striscia un anno fa. Un colpo che complica ulteriormente il processo di riconciliazione portato avanti dai mediatori egiziani.

     
    Iraq
    Domenica di violenze in Iraq. L’esplosione di un'autobomba in quartiere sunnita di Baghdad ha provocato almeno 12 morti e 22 feriti. Nel centro della capitale è esplosa un'altra bomba al passaggio di una pattuglia di agenti provocando il ferimento di nove persone, sei dei quali civili. Si tratta del secondo grave attentato in una settimana a Baghdad, dove tuttavia si registra una netta riduzione delle violenze come in tutto il resto del Paese. Lo scorso luglio è stato il mese con meno vittime dalla caduta del regime di Saddam.

    Siria
    Nella città portuale siriana di Tartus, un cecchino ha ucciso un generale, consigliere del presidente siriano Bashar Assad. Secondo fonti di Damasco, riprese dalla stampa araba, si tratterebbe di un generale utilizzato come agente di collegamento tra Damasco e gli Hezbollah libanesi. L'uccisione non è stata rivendicata.

    Iran nucleare
    "Quando noi partecipiamo a un qualsiasi negoziato lo facciamo inequivocabilmente con un occhio alla realizzazione del diritto nucleare dell'Iran e la nazione iraniana non arretrerà di uno iota dai suoi diritti". Così il presidente iraniano Ahmadinejad, ieri, nel giorno della scadenza posta dalle potenze del 'gruppo 5+1' per una risposta alle offerte per il congelamento del programma nucleare. Ambienti diplomatici dell'Unione Europea non danno molto peso al mancato rispetto della scadenza da parte di Teheran e confidano che una risposta arriverà entro la fine della prossima settimana.

    Somalia
    Una forte esplosione ha scosso un quartiere meridionale di Mogadiscio, lasciando sul terreno almeno venti morti ed oltre quaranta feriti. Le vittime sono per la maggior parte donne che stavano ripulendo le strade della zona. Secondo fonti sanitarie, si tratta dell’attentato più grave delle ultime settimane. Al momento, non si registra alcuna rivendicazione, ma questo tipo di attentati porta generalmente la firma dei militanti delle corti islamiche. Questi cercano di gettare il Paese nel caos, da quando sono stati cacciati a seguito dell'intervento delle truppe etiopi a sostegno del governo di transizione somalo. Solo lo scorso anno, gli attacchi della guerriglia hanno causato 6 mila vittime.

    Pakistan: tragedia alpini sul K2
    Sale a 14 il numero di dispersi sulle pendici del K2, tra cui ci sono almeno nove morti accertati. A riferirlo sono gli alpinisti italiani Roberto Manni e Mario Panzeri, che si trovano al campo base della montagna pachistana dove stanno assistendo alle operazioni di soccorso. Secondo le prime ricostruzioni, il gruppo composto da scalatori di varie nazionalista è stato colpito da una grande lastra di ghiaccio che si è staccata venerdì sera. Intanto, Marco Confortola, l'unico italiano coinvolto nella tragedia, sta proseguendo la sua discesa verso il campo base a 5.100 metri. Si segnala poi un peggioramento delle condizioni meteo. Buone notizie inoltre per il capo spedizione olandese Wilco van Rooijen, dato per disperso: è stato tratto in salvo dai compagni e portato al campo 3.

    India
    Almeno 80 fedeli indù, tra cui 30 bambini, sono morti e 45 sono rimasti feriti in seguito ad una calca. La ressa si è creata dopo una fuga precipitosa dal tempio di Naina Devi, nello Stato settentrionale dell'Uttar Pradesh. Decine di migliaia di credenti hanno raggiunto questa località per la festività religiosa di Shravan Navratras, che si concluderà l'11 agosto.

    Italia: Berlusconi su finanziaria
    “Si deve assolutamente intervenire con una riduzione di spese, privilegi, sprechi, enti inutili”. Così il premier italiano, Silvio Berlusconi, in un’intervista televisiva, a pochi giorni dall’approvazione definitiva da parte della Camera della manovra triennale da 36 miliardi euro. “Con il prodotto interno che non cresce - ha spiegato Berlusconi - o si aumenta la pressione fiscale o si tagliano le spese. Noi abbiamo scelto la seconda strada”.

    Sbarchi
    Proseguono senza sosta i viaggi della speranza nel canale di Sicilia. Sono stati raccolti, stamani, sulla nave militare Minerva 127 immigrati irregolari, tra cui 27 donne e un bambino, giunti a circa 65 miglia a sud di Lampedusa a bordo di un gommone. Le operazioni, al momento, sono condotte dalla Guardia costiera di Malta, competente per le acque territoriali in cui si trova la nave. Nella notte, altri 44 migranti hanno raggiunto l’isola siciliana. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 216

     
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