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SOMMARIO del 28/09/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale polacco Adam Kozłowiecki, missionario gesuita in Zambia e primo arcivescovo di Lusaka
  • Il Papa saluta le comunità di Castel Gandolfo. Il 3 ottobre il rientro in Vaticano dopo oltre due mesi di permanenza nella cittadina laziale
  • Altre udienze e nomine
  • Domani il Papa presiede la Messa per l'ordinazione episcopale di sei presbiteri
  • Cristiani e musulmani promuovano insieme la pace, la libertà religiosa e i diritti umani: così il cardinale Tauran nel messaggio per la fine del Ramadan
  • Il cardinale Martino plaude agli insegnamenti sociali e politici di don Sturzo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Myanmar: prosegue la protesta. Sale il numero delle vittime. Domani nel Paese l'inviato dell'ONU
  • Il Consiglio d'Europa dice sì alla "Giornata europea contro la pena di morte"
  • L'Azione Cattolica festeggia i suoi 140 anni di impegno nella società italiana
  • Riparte a Roma la missione dei giovani per annunciare Gesù nel centro storico
  • Presentata la seconda edizione della Festa del Cinema di Roma
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: non un missionario gesuita, ma un sacerdote diocesano, il religioso ucciso ieri da un ordigno
  • Inverno demografico in Europa per aborti e divorzi
  • Sudafrica: concluso il primo Sinodo di Città del Capo
  • IX Settimana Sociale del Perù, a 40 anni dalla Populorum Progressio e a 20 dalla Sollicitudo Rei Socialis
  • L’ONU invia una missione in Ciad e nella Repubblica Centrafricana per il rafforzamento dei diritti umani
  • Rischio di estinzione per oltre 3 mila lingue nel mondo
  • A Loreto, il X Meeting internazionale sulle migrazioni
  • Nasce “Newsroom 68H”, prima stazione radio nella Papua indonesiana
  • La Comunità missionaria di Villaregia si arricchisce di 23 nuovi membri
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Pakistan, la Corte suprema ammette Musharaff alle prossime elezioni presidenziali - Negli USA al via la Conferenza sul clima voluta da Bush
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale polacco Adam Kozłowiecki, missionario gesuita in Zambia e primo arcivescovo di Lusaka

    ◊   Benedetto XVI ha espresso oggi il suo profondo cordoglio per la morte avvenuta stamattina del cardinale polacco Adam Kozłowiecki, missionario gesuita in Zambia e primo arcivescovo di Lusaka: aveva 96 anni. Il Papa, in un telegramma all’arcivescovo di Lusaka Telesphore George Mpundu, ha ricordato “con gratitudine gli anni di altruistico e fervente servizio missionario ed episcopale del primo arcivescovo di Lusaka” e il suo “incrollabile impegno per la diffusione del Vangelo e il servizio alla Chiesa universale”.

    Il cardinale Adam Kozłowiecki nasce il 1° aprile 1911 a Huta Komorowska presso Kolbuszowa (voivodato di Tarnobrzeg, attualmente diocesi di Sandomierz, Polonia). Dal 1921 al 1925 frequenta il famoso Collegio Pedagogico-Educativo San Giuseppe a Chyrów, gestito dai Padri Gesuiti. Dopo la maturità, conseguita il 30 luglio 1929, entra nella Compagnia di Gesù. Arrestato dalla Gestapo all’inizio della II guerra mondiale nel collegio dei Padri Gesuiti di Cracovia, insieme a 24 confratelli, è rinchiuso nei campi di concentramento di Auschwitz e Dachau. Ha descritto le dolorose prove di quel periodo, accompagnate da straordinarie esperienze spirituali, nel libro “Oppressione e afflizione. Diario di un prigioniero”.

    Liberato dal campo di concentramento dai soldati americani decide di partire per la Rhodesia del Nord (odierna Zambia), nella missione gestita dai gesuiti polacchi: qui dà impulso ad una fiorente attività, soprattutto nel campo dell’educazione. Intraprende il lavoro con coraggio e tenacia, visitando le parrocchie e le case della missione nella foresta. Nel 1959 è nominato primo arcivescovo metropolita di Lusaka. Non gli sono mai stati estranei i cambiamenti sociali e politici in corso in Africa. Molte volte ha difeso l’uguaglianza delle razze e la giustizia. Insieme con gli altri missionari ha svolto un ruolo importante nel raggiungimento dell’indipendenza del Paese avvenuta il 24 ottobre 1964.

    Dal momento della fondazione dello Stato della Zambia indipendente, l’arcivescovo Kozłowiecki si è rivolto più di una volta alla Santa Sede chiedendo di essere rimosso dal più alto incarico nella gerarchia ecclesiastica di quel Paese per fare assegnare la Sede ad un africano. Così il 29 maggio 1969 è trasferito alla Chiesa titolare di Potenza Picena. La decisione ebbe una grande eco in tutta l’Africa, dove in molte regioni cominciarono a formarsi gerarchie ecclesiastiche locali. Fedele alla sua vocazione missionaria, dopo la rinuncia all’incarico di arcivescovo di Lusaka, resta nella Zambia, dove continua a lavorare in vari posti della foresta africana come semplice missionario.

    Nel 1998 Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale. Nel ringraziare il Santo Padre per averlo incluso nel Collegio dei cardinali, l’arcivescovo Adam Kozłowiecki ha scritto: «Ti confesso, Santo Padre, che sono rimasto completamente sbalordito da questa notizia, mi riusciva difficile capire questo e riordinare i pensieri che, ovviamente, a 87 anni erano impegnati in ben altri problemi. Con il bacio della mano e dei piedi di Sua Santità e con profonda gratitudine accetto questo segno di fiducia, soprattutto in quanto segno di riconoscimento per ogni semplice missionario che per volontà di Dio svolge il servizio alla Chiesa e ai poveri, ai fratelli e alle sorelle che non conoscono il Padre. Mi hanno insegnato che cosa vuol dire essere religioso-gesuita, mi hanno insegnato in seguito che cosa vuol dire essere sacerdote, ed ora devo ancora imparare che cosa vuol dire essere cardinale, perché questo non me l’hanno insegnato».

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    Il Papa saluta le comunità di Castel Gandolfo. Il 3 ottobre il rientro in Vaticano dopo oltre due mesi di permanenza nella cittadina laziale

    ◊   Benedetto XVI ha incontrato oggi le diverse comunità di Castel Gandolfo per un saluto di congedo in vista del ritorno in Vaticano mercoledì prossimo 3 ottobre in coincidenza con l’udienza generale. Il servizio di Massimiliano Menichetti:


    Il Papa era giunto nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo la sera del 27 luglio scorso proveniente da Lorenzago di Cadore, sulle Dolomiti, dove aveva trascorso un periodo di riposo. Il Pontefice ha espresso la sua gratitudine a quanti hanno contribuito, in vario modo, a rendere “salutare e distensivo” il suo soggiorno estivo. Anzitutto, il suo grazie è andato al vescovo di Albano, Mons. Marcello Semeraro, all’intera Diocesi e alle varie Comunità religiose che qui vivono ed operano:

     
    “A ciascuno vorrei dire: il Papa conta sul vostro sostegno spirituale, e vi accompagna con la sua preghiera, perché possiate aderire con costante generosità, alla esigente chiamata alla perfezione evangelica, per servire in letizia e dedizione il Signore e i fratelli”.
     
    Il Papa ha poi ringraziato l’Amministrazione comunale di Castel Gandolfo:

     
    “Tutti conoscono lo stile di cordiale ospitalità che contraddistingue la vostra Città e i suoi abitanti; un’accoglienza che non è riservata solo al Papa, bensì pure ai numerosi pellegrini che vengono a rendergli visita, soprattutto la domenica per il consueto appuntamento dell'Angelus”.

     
    E gratitudine ha espresso al personale medico, agli addetti dei vari Servizi del Governatorato, ai funzionari e agli agenti delle diverse Forze dell'Ordine italiane che, “con la consueta sollecitudine”, hanno affiancato il Corpo della Gendarmeria Vaticana e quello della Guardia Svizzera Pontificia. Infine il saluto e il ringraziamento del Papa sono andati agli ufficiali e agli avieri del 31° stormo dell'Aeronautica Militare che lo hanno accompagnato negli spostamenti in elicottero e in aereo. “Tutti vi porto nell’animo – ha concluso il Papa - e tutti vi affido alla materna protezione della Beata Vergine Maria, mentre di cuore benedico voi e le persone che vi sono care”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo anche mons. Francesco Coccopalmerio, arcivescovo tit. di Celiana, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, e l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Giuseppe Balboni, Acqua, in visita di congedo.

    Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Crookston presentata da mons. Victor H. Balke, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Michael J. Hoeppner, del clero di Winona, vicario generale. Mons. Michael J. Hoeppner è nato a Winona (Minnesota) il 1° giugno 1949. Ha compiuto gli studi teologici a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha seguito poi un anno di corsi per la Licenza in Teologia alla Gregoriana, ma è stato richiamato in diocesi prima di concludere. È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Winona da Paolo VI il 29 giugno 1975. Dal 1985 al 1987 è stato alunno della "Saint Paul University" di Ottawa (Canada), conseguendovi la Licenza in Diritto Canonico. Ha ottenuto anche un Master in Educazione dalla "Winona State University". Ha poi ricoperto i seguenti incarichi: vice-parroco nella "Saint Joseph the Worker Parish" a Mankato (1975-1980); insegnante della "Loyola High School" di Mankato, direttore della "Pacelli High School" di Austin e direttore delle Vocazioni (1977-1984); vicario giudiziale (1988-1997); parroco della "Saint Paul Parish" in Minnesota City (1988-1992), della "Saint Casimir Parish" a Winona (1992-1997); amministratore diocesano (1997-1999); vicario generale (dal 1997); moderatore della Curia (dal 1999).

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    Domani il Papa presiede la Messa per l'ordinazione episcopale di sei presbiteri

    ◊   Benedetto XVI presiede domani mattina alle 10.00 nella Basilica Vaticana la Messa per l’ordinazione episcopale di sei presbiteri: mons. Mieczysław Mokrzycki, eletto arcivescovo coadiutore dell’Arcidiocesi di Lviv dei Latini (Ucraina); mons. Francesco Giovanni Brugnaro, eletto arcivescovo di Camerino – San Severino Marche (Italia); mons. Gianfranco Ravasi, eletto arcivescovo titolare di Villamagna di Proconsolare e nominato presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e delle Pontificie Commissioni per i Beni Culturali della Chiesa e di Archeologia Sacra; mons. Tommaso Caputo, eletto arcivescovo titolare di Otricoli e nominato nunzio apostolico in Malta e in Libia; mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, eletto vescovo titolare di Celene, e mons. Vincenzo Di Mauro, eletto vescovo titolare di Arpi e nominato segretario della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca della Messa a partire dalle 9.50 sull’onda media di 585 kHz, e sulla modulazione di frequenza di 93.3 e 105 MHz.

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    Cristiani e musulmani promuovano insieme la pace, la libertà religiosa e i diritti umani: così il cardinale Tauran nel messaggio per la fine del Ramadan

    ◊   “Cristiani e Musulmani: chiamati a promuovere una cultura di pace”: è il titolo del Messaggio inviato ai fedeli musulmani dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, in occasione della festività islamica dell’Id al-Fitr che a metà di ottobre segnerà la fine del Ramadan. Il servizio di Sergio Centofanti.

     “Cristiani e musulmani lavorino insieme, con reciproca stima, in vista della pace e di un avvenire migliore per tutti gli uomini”: è l’auspicio espresso dal cardinale Tauran nel suo messaggio augurale. “Nel travagliato periodo che stiamo attraversando – afferma il porporato - i membri delle religioni hanno soprattutto il dovere, in quanto servitori dell’Onnipotente, di operare a favore della pace, rispettando sia le convinzioni personali e comunitarie di ciascuno che la libertà della pratica religiosa. La libertà di religione, che non si riduce alla semplice libertà di culto – prosegue il messaggio - è infatti uno degli aspetti essenziali della libertà di coscienza, che è propria di ogni persona ed è la pietra angolare dei diritti umani. E’ prendendo in considerazione questa esigenza che potrà essere edificata una cultura della pace e della solidarietà fra gli uomini, e tutti potranno impegnarsi risolutamente per costruire una società sempre più fraterna, facendo tutto ciò che è in loro potere per rifiutare qualsiasi forma di violenza, per denunciare e respingere ogni ricorso alla violenza, che non può mai avere delle motivazioni religiose, poiché essa offende l’immagine di Dio nell’uomo. Sappiamo tutti – sottolinea il cardinale Tauran - che la violenza, in primo luogo il terrorismo che colpisce ciecamente e fa numerose vittime soprattutto tra gli innocenti, è incapace di risolvere i conflitti e non può che mettere in moto l’ingranaggio mortale dell’odio distruttore, a discapito dell’uomo e delle società”.
     
    “Spetta a noi tutti, in quanto persone religiose – rileva il porporato - essere anzitutto educatori a favore della pace, dei diritti dell’uomo, di una libertà rispettosa di ciascuno”. Il cardinale Tauran esprime quindi l’auspicio di una “intensificazione del dialogo” fra cristiani e mondo islamico “perché le giovani generazioni non formino dei blocchi culturali o religiosi gli uni contro gli altri, ma siano autentici fratelli e sorelle in umanità. Il dialogo – conclude il messaggio - è uno strumento che ci può aiutare ad uscire dalla spirale senza fine dei conflitti e delle molteplici tensioni che attraversano le nostre società, perché tutti i popoli possano vivere nella serenità e nella pace”.

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    Il cardinale Martino plaude agli insegnamenti sociali e politici di don Sturzo

    ◊   Spese tutta la vita per dare concreta attuazione nella realtà sociale, economica e politica, ai principi cristiani della carità e della giustizia. Una vita esemplare, che bisogna continuare a proporre come modello da imitare. Così il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, ha ricordato la figura di Don Luigi Sturzo, il fondatore del Partito Popolare, nell’annuale Messa commemorativa celebrata ieri pomeriggio nella chiesa romana della Maddalena, per iniziativa dell’Istituto che porta il suo nome, nell’anniversario della morte avvenuta nel 1959.

    Richiamandosi agli insegnamenti di don Sturzo, di cui è in corso la causa di beatificazione, insegnamenti che costituiscono – ha detto il porporato – “un patrimonio di inestimabile valore”, il cardinale Martino ha evidenziato che “la ragione intrinseca del potere politico è data dalla finalità etica della società-stato che è il bene comune in campo temporale. Al di là di questo limite non vi è potere legittimo, ma arbitrio e violenza, cioè immoralità”. “Quella dei limiti della politica – ha insistito il porporato – è una lezione attualissima e necessaria per il nostro Paese, consegnataci da un maestro impareggiabile come don Sturzo…, purtroppo con pochi alunni…”.

    Per dare slancio e valore alla politica e all’impegno politico, come ha insegnato don Sturzo, occorre rimettere al centro la persona umana. Ciò implica – ha proseguito il presidente di Giustizia e Pace – l’affermazione dell’inviolabile diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale, il riconoscimento effettivo del diritto alla libertà di coscienza e alla libertà religiosa, l’impegno a difendere il matrimonio e la famiglia, quale valore insostituibile in ordine all’autentico sviluppo della convivenza umana.

    Ai politici cattolici dal cardinale Martino, sulla scorta dell’insegnamento di don Sturzo e della Deus caritas est di Benedetto XVI, è venuto quindi l’invito a coltivare un’autentica spiritualità laicale ispirata dall’amore, che ci rigeneri come uomini e donne nuovi, immersi nel mistero di Dio e inseriti nella società, come santi e santificatori.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - L'incontro di congedo del Papa dalle Comunità di Castel Gandolfo.

    Servizio estero - Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo "Ucraina: si vota in un Paese diviso".

    Servizio culturale - In ricordo di P. Guido Sommavilla un articolo di Gabriele M. Casolari dal titolo "Una teologia fra righe profane".

    Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

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    Oggi in Primo Piano



    Myanmar: prosegue la protesta. Sale il numero delle vittime. Domani nel Paese l'inviato dell'ONU

    ◊   Il Myanmar senza tregua. Proseguono ancora oggi le proteste contro la giunta militare che fatica a tenere sotto controllo i dimostranti. Incerto il numero delle vittime della violenza, secondo alcune fonti sarebbero 15 ma per altre è una stima che andrebbe raddoppiata. Chiarimenti sono stati chiesti dal Giappone per l’uccisione a distanza ravvicinata di un reporter. Domani è atteso nel Paese l’inviato dell’ONU, Ibrahim Gambari, mentre il Consiglio per i Diritti Umani ha deciso per martedì una riunione straordinaria sulla difficile situazione in Myanmar. Il servizio di Benedetta Capelli:


    Yangon è una città in assetto di guerra: negozi, scuole e uffici chiusi, filo spinato intorno alla pagoda di Sule e militari a presiedere i punti nevralgici della capitale. Non c’è coprifuoco che tenga per i manifestanti. Circa diecimila oggi sono scesi in strada a gridare gli slogan contro l’esercito. Non si hanno notizie di vittime ma si sono uditi spari ed i soldati hanno effettuato diverse cariche. I militari, secondo un sito di esuli birmani, sarebbero divisi. Alcuni non avrebbero obbedito all’ordine di sparare sulla folla e per questo il comandante delle forze di Yangon sarebbe stato arrestato ma è una voce non confermata. Altre fonti, inoltre, riportano la notizia di movimenti dell’esercito: aerei in volo dalla base aerea di Matehtilar e truppe che dal centro del Paese si starebbero spostando verso la capitale. Continuano comunque i raid nei monasteri buddisti: 4 religiosi sono stati arrestati. Il Giappone ha chiesto chiarimenti sulla morte del fotoreporter ucciso ieri ad una distanza ravvicinata come dimostra una drammatica sequenza di un filmato amatoriale trasmesso da tutte le tv di Tokyo. Per ora la cifra ufficiale delle vittime è di 15 morti ma, per l’ambasciatore australiano in Myamnar, è un numero da raddoppiare. Manca internet, strumento di diffusione della protesta, e molti settimanali hanno deciso di non uscire più. Le speranze della comunità internazionale sono riposte nella missione dell'inviato speciale dell'ONU, Gambari, a cui ieri la giunta militare ha concesso il visto. Oggi è giunto a Singapore e domani è atteso a Yangon. Intanto gli Stati Uniti, che hanno deciso sanzioni contro 14 dirigenti del regime, hanno chiesto alla Cina di esercitare la sua influenza per una pacifica transizione del Paese verso la democrazia.

    Si moltiplicano intanto nel mondo le manifestazioni in sostegno dell’opposizione birmana e le richieste della società civile per un intervento della comunità internazionale. Stefano Leszczynski ha chiesto a Cecilia Brighi, sindacalista della CISL ed esperta dell’area, come valuti l’attuale situazione:


    R. - La situazione è molto grave e molto difficile, proprio perché le decisioni che si stanno prendendo in queste ore arrivano troppo tardi. Inoltre non coinvolgono tutto il mondo perché l’Unione Europea, che stabilirà le sanzioni economiche, non è stata in grado di influenzare - o finora non lo ha voluto fare – la Cina e la Russia, che hanno forti rapporti economici, commerciali e militari con la Birmania.

     
    D. – Molto più attiva sembra essere stata la società civile?

     
    R. – Sì è così. Penso che i governi dovrebbero tenere conto della sensibilità della società civile e delle organizzazioni sindacali. In Italia, la CISL, per anni ha chiesto agli esecutivi, anche quelli precedenti, di agire in modo deciso. Mi auguro che questa iniziativa trovi uno sbocco positivo e sia, quindi, sentita ed ascoltata.

     
    D. – Si può dire che queste manifestazioni definitivamente segnano la fine politica, comunque, del regime militare in Birmania?

     
    R. – Purtroppo non è così, perché la giunta è ancora forte. Senz’altro segnano uno squarcio forte nel mondo che finalmente si è svegliato ed ha capito cosa sta succedendo in quel Paese. Saranno probabilmente uno strumento per la fine, almeno politica, del regime militare.

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    Il Consiglio d'Europa dice sì alla "Giornata europea contro la pena di morte"

    ◊   Il Parlamento Europeo ha adottato ieri una risoluzione con la quale ricorda che la presidenza dell'UE ha ricevuto il mandato di elaborare e presentare il testo su una moratoria internazionale, in materia di pena di morte, da trasmettere all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il Parlamento esorta, inoltre, l'ONU ad adottare la risoluzione entro la fine di quest'anno. Il Consiglio d'Europa ha proclamato, poi , il dieci ottobre "Giornata europea contro la pena di morte". Ascoltiamo al microfono di Fausta Speranza il vicepresidente del Parlamento europeo, Mario Mauro:


    R. – Anzitutto, dobbiamo tener presente che il contenuto della stessa Risoluzione può creare problemi. Lo ha messo in evidenza anche il leader dei liberaldemocratici qui al Parlamento europeo, Graham Watson, richiamando l’attenzione sul fatto che l’Europa a giugno ha raggiunto una posizione comune sulla via da seguire: moratoria universale con l’obiettivo, più a lungo termine, dell’abolizione della pena di morte. Se si vuole giungere, entro dicembre, ad un voto utile dell’Assemblea dell’ONU, occorre ora mantenere questa linea; e, quindi, tutti i testi che ne devono discendere devono essere coerenti con questa linea. La dicotomia tra moratoria ed abolizione della pena capitale, o addirittura, il tentativo di ribaltare la posizione dell’Unione Europea, chiaramente espressa a favore della moratoria, e solo in prospettiva dell’abolizione, può essere usata da qualcuno all’interno del Palazzo di Vetro per alienare l’adesione di molti Paesi, tra questi addirittura quelli coautori della Risoluzione, soprattutto il Messico e le Filippine. Questo scenario non è tanto fantascientifico, perché è esattamente lo scenario che è andato in onda le altre volte, come nel caso di alcuni Paesi scandinavi che si sono lasciati incastrare nel meccanismo dei passaggi delle varie dichiarazioni; questi Paesi, temendo che la moratoria rappresentasse un abbandono definitivo della prospettiva abolizionista, si sono tirati indietro.

     
    D. – Onorevole Mauro, la discussione all'ONU per la moratoria della pena capitale con l’obiettivo di arrivare all’abolizione, è una tappa, comunque un successo da sottolineare?

     
    R. – Se si verificasse questa ipotesi è assolutamente un successo. Un successo che va, secondo me, approfondito attraverso l’analisi di quello che è attualmente il contesto. Nel mondo, oltre la metà dei Paesi – e cioè 129 – ha ormai abolito la pena di morte o de iure o de facto; 89 Paesi l’hanno abolita per tutti i reati; 10 Paesi l’hanno abolita per tutti i reati, tranne casi eccezionali, come quelli relativi a crimini di guerra; 30 Paesi possono essere considerati de facto abolizionisti, in quanto mantengono giuridicamente la pena di morte, ma non la praticano da più di 10 anni. Si ritiene che in essi sia vigente una politica ed una prassi di non compiere esecuzioni. Le cifre relative all’applicazione della pena di morte, nonostante questi progressi che sono stati ottenuti in questi anni, rimangono però preoccupanti. Nel 2006 sono state con certezza uccise almeno 1.591 persone in 25 Paesi e sono state condannate alla pena capitale altre 3.861 in 55 Stati. I Paesi che sicuramente contribuiscono in ordine decrescente al fenomeno sono prima di tutto la Cina, l’Iran, il Pakistan, l’Iraq, il Sudan e gli Stati Uniti. In questo contesto, e conoscendo gli agganci sul fronte della diplomazia internazionale di cui questi ultimi Paesi che ho citato fruiscono, bisogna pensare che se si facesse il passaggio della moratoria, sarebbe comunque un assoluto successo e costituirebbe forse per alcuni di questi Paesi anche una sorta di scappatoia rispetto alle opinioni pubbliche dei propri Paesi o agli assetti di potere presenti in questi Paesi per poter fare in qualche modo marcia indietro rispetto a dichiarazioni dei propri capi di Stato e di governo che altrimenti dovrebbero sempre e comunque tendere in senso contrario.

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    L'Azione Cattolica festeggia i suoi 140 anni di impegno nella società italiana

    ◊   “La scelta religiosa dell’Azione Cattolica tra passato e futuro”: questo il titolo dell’incontro in programma da oggi a domenica a Castel San Pietro, vicino Bologna. Tre giorni di lavori per tracciare un bilancio dell’Azione Cattolica Italiana, che nel 2008 festeggerà i 140 anni dalla fondazione. Per l’occasione, l’AC ha redatto un manifesto di impegno dei cattolici nella Chiesa e nella comunità civile. Ma cosa significa, oggi, riflettere sulla scelta religiosa dell’Azione Cattolica? Isabella Piro lo ha chiesto a Luigi Alici, presidente nazionale AC:


    R. – Riflettere sulla scelta religiosa significa riflettere su come l’Azione Cattolica in questi 40 anni ha cercato di servire la Chiesa e di servire il Paese, perché impropriamente la scelta religiosa viene interpretata come un passo indietro rispetto alla politica. Per noi scelta religiosa è essenzialmente primato del Vangelo, testimonianza pubblica della fede, responsabilità formativa. Noi vorremmo rileggere e attualizzare questi ideali senza imbalsamarli. Proprio per questo, abbiamo pensato di lanciare un manifesto al Paese e in questo manifesto vogliamo dire che l’Azione Cattolica, essendo stata incontrata dal Signore, desidera ancora incontrare nella Chiesa e nel Paese tutti gli uomini e le donne di buona volontà.

     
    D. – Qual è il ruolo oggi dei cattolici in politica?

     
    R. – Quello di essere imparziali nei confronti degli schieramenti, ma non neutrali nei confronti della politica. La politica non può essere mai neutrale, se tocca l’uomo. Noi vorremmo segnalare delle emergenze di bipolarismo che sono molto più gravi del bipolarismo degli schieramenti: il bipolarismo tra nord e sud, tra i cittadini e la classe politica che li rappresenta, forse, non sempre bene, perchè avvertiamo che la distanza tra i cittadini e la politica, soprattutto i giovani e la politica, sta aumentando pericolosamente. Vorremmo segnalare una specie di bipolarismo che allontana sempre di più il Paese virtuale dal Paese reale, perchè la rappresentazione mediatica di un Paese che si riconosce attorno ad alcuni idoli, spesso narcisisti e viziati, non riflette il Paese reale. Segnalare questo è fare politica lanciando dei messaggi che poi affidiamo ad entrambi gli schieramenti. Chi fa politica non deve dimenticare che ci sono molte più cose che ci uniscono di quelle che ci dividono.

     
    D.- - E il vostro manifesto è un invito anche a riflettere su questi punti?

     
    R. – E’ un invito a segnalare che il Paese sta in piedi proprio nella misura in cui c’è un tessuto che dobbiamo custodire.

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    Riparte a Roma la missione dei giovani per annunciare Gesù nel centro storico

    ◊   Inizierà domani e si concluderà il 7 ottobre la missione “Gesù al centro”, promossa dall’Ufficio per la Pastorale Giovanile del Vicariato di Roma. Durante l’evento, che quest’anno avrà come tema “Avrete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”, si svolgeranno numerosi appuntamenti, in particolare il 2 ottobre un dibattito a piazza Navona, tra mons. Rino Fisichella, e il giornalista Giuliano Ferrara, sul libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret" e il 6 ottobre, la Messa celebrata dal cardinal vicario Camillo Ruini in Piazza del Popolo. Il servizio di Marina Tomarro.


    Saranno le scuole e gli ospedali i luoghi privilegiati dove opereranno i 500 giovani della Missione Gesù al centro. Ma anche le piazze, le strade i luoghi di ritrovo dei giovani della città di Roma. Saranno questi i posti dove i giovani della missione, cercheranno di incontrare i loro coetanei per far capire loro la bellezza dell’essere cristiani. Mons. Mauro Parmeggiani direttore dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile:

     
    R. – Evangelizzazione vuol dire proprio portare l’amore di Dio all’uomo. Noi vogliamo portare questo incontro. Un giovane ha scritto che la missione è una carezza di Dio sulla gioventù di Roma che vive il centro storico. Io vorrei proprio che ci fosse questa carezza e che da questa carezza nascesse un rapporto d’amore con Dio da parte di questi giovani, che li porti a vivere nella fedeltà a Colui che li ama da sempre e per sempre e che in Gesù Cristo si è fatto il primo missionario verso i giovani.

     
    E quella di quest’anno è la IV edizione di una manifestazione, che nata quasi in silenzio, oggi coinvolge sempre di più i giovani della città di Roma. Ascoltiamo ancora mons. Mauro Parmeggiani.

     
    R. - Ci aspettano, aspettano che la Chiesa vada incontro alle persone, che non sia una Chiesa statica che aspetta, che attende, ma che esce. Logicamente poi il difficile viene dopo, dopo il primo incontro e chiede la perseveranza. I giovani oggi non sono abituati a perseverare. Allora bisogna fare un lavoro di formazione, perchè questo incontro con l’amore sia ragionato e accolto nella fede dalla loro ragione come qualcosa di valido per la loro esistenza quotidiana. Credo che nella nostra città ci sia nostalgia di cose pulite, di cose belle, ci sia nostalgia di Dio, forse anche senza saperne il nome. Credo che questi giovani stiano facendo rinascere questa nostalgia di Dio con la loro allegria, con la loro gioia, con la disponibilità al servizio, che vivranno in questi giorni.

     Quindi, in questi giorni, le strade della capitale saranno illuminate dalla luce della fede di questi giovani missionari.

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    Presentata la seconda edizione della Festa del Cinema di Roma

    ◊   Il 18 ottobre al Parco della Musica della capitale si inaugura la seconda edizione della Festa Internazionale del Cinema di Roma, una manifestazione che coinvolgerà in modo originale fino al 27 ottobre - con molte proposte cinematografiche, anteprime, incontri con grandi autori, mostre e concerti -, l’intera città di Roma e molte aree della provincia e della regione laziale. Confermato lo spirito di festa, della quale sarà madrina Sophia Loren, e interessante un omaggio all’India, raccontata e descritta attraverso il suo cinema meno conosciuto. Il servizio di Luca Pellegrini:


    Il clima della festa ed il rigore della qualità: su questo doppio versante si gioca la prossima, seconda edizione del Festival di cinema romano che è stato presentato ieri dai direttori delle quattro sezioni in programma, che hanno lavorato con uno spirito di autentica condivisione: Piera Detassis visibilmente soddisfatta per Premiere, dedicata alle grandi anteprime internazionali con una presenza particolare delle donne registe ed attrici – e non per nulla l’inaugurazione avviene nel segno di Cate Blanchett e la seconda parte della sua biografia della regina Elisabetta I in The Golden Age -; Mario Sesti che molto ha riflettuto sulla scelta dei documentari per Extra, punta avanzata della Festa con un cinema particolarmente attento alla ricerca e alla esplorazione di nuovi campi e tecnologie e che offre un incontro eccezionale con un autore grande e misterioso, il regista Terrence Malick; Gianluca Giannelli, responsabile per Alice nella città, appuntamento con pellicole e libri particolarmente attente e rivolte al mondo giovanile con molte storie di mancanze, amicizia e memorie; infine Giorgio Gosetti, che insieme a Teresa Cavina ha curato la sezione Cinema 2007, quattordici film in concorso di autori più o meno noti e otto importanti eventi speciali, a rappresentare le cinematografie di diciotto Paesi e accomunati da una loro sorprendente logica interna: l’uomo privato e le cose pubbliche, il mondo che gli gira attorno. Con temi forti che toccano inquietudini e aspettative della società, come ci racconta lo stesso Gosetti:

     
    R. – Sono elementi molto forti, che in un momento di grande smarrimento come quello attuale si sentono, sono temi che incidono. La cosa, però, che alla fine ci siamo trovati a constatare è che la ricerca di quelli che poi abbiamo messo nella selezione è un po’ più dentro se stessi e riguarda un po’ più “chi sono io?”, “cosa sto a fare in questo mondo adesso?”, “dove sto andando e perché sto qui?”. Queste le domande che ricorrono spesso, declinate – se vuole – con lingue, culture, radici infinitamente diverse da un film all’altro.

     
    D. – In questo senso il film che si è maggiormente posto questa domanda, qual è?

     
    R. – Prendiamo il film fuori concorso di Sydney Lumet “'Before the Devil Knows You Are Dead', che riguarda una famiglia, la distruzione di una famiglia, ma dove ciascuno dei personaggi – dal padre ai figli e alle loro mogli – è alla fine costretto dall’incalzare del destino a dire: “Ma io perché sto facendo questo?”.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: non un missionario gesuita, ma un sacerdote diocesano, il religioso ucciso ieri da un ordigno

    ◊   Era un sacerdote diocesano e non un missionario gesuita, come comunicato inizialmente, padre Nicholas Pillai Packiya Ranjith, 40 anni, il religioso ucciso ieri nello Sri Lanka, per l’esplosione di una mina controllata a distanza, al passaggio del veicolo su cui viaggiava. Il sacerdote, srilankese, era il coordinatore delle attività del Jesuit Refugees Service (JRS), organizzazione umanitaria internazionale dei Gesuiti, nella diocesi di Mannar, capoluogo dell’omonima provincia settentrionale dell’isola. Il religioso è morto mentre portava cibo e beni di prima necessità all’orfanotrofio e al campo rifugiati di Vidathaltheevu. Secondo fonti del JRS di Colombo, l’esplosione ha sorpreso padre Packiya Ranjith sulla Poonery Road, mentre attraversava una zona presidiata dai ribelli delle Tigri per la Liberazione della Patria Tamil (LTTE). A bordo del furgoncino su cui viaggiava, sormontato da bandiera bianca, si trovava anche l’assistente del sacerdote, un laico di nome Christopher Jujin, che ora lotta tra la vita e la morte. Da parte loro, i ribelli hanno accusato l’esercito srilankese dell’accaduto, condannandolo. “Non è ancora chiaro chi abbia commesso il fatto – fanno sapere dalla diocesi di Mannar – ma chiunque ne sia responsabile, condanniamo fermamente questi atti di violenza contro innocenti”. E condanna anche dall’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Gomis. “Padre Ranjith – si legge nel comunicato del JRS -, era un prete mite, senza paura, giovane e dinamico, che si è sempre battuto per la causa della giustizia. La sua morte è una perdita irreparabile per l’intera famiglia del Jesuith Refugee Service”. I funerali sono in programma domani. Dall’inizio della guerra civile in Sri Lanka, nel 1983, sono oltre 68 mila le vittime, cinquemila delle quali dalla ripresa degli scontri nel 2006, dopo quattro anni di tregua. (A cura di Roberta Moretti)

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    Inverno demografico in Europa per aborti e divorzi

    ◊   L’Istituto di Politica Familiare (IPF) ha presentato, ieri nella capitale spagnola, la relazione del 2007 sull’evoluzione della famiglia in Europa. L’analisi è stata elaborata da una equipe multidisciplinare di esperti che hanno analizzato gli indicatori più rilevanti correlati alla famiglia, a partire dai dati provenienti da numerosi organismi internazionali. In particolare, l’attenzione è rivolta al cosiddetto “inverno demografico": la diminuzione in cifre assolute e la crescita marginale della popolazione europea negli ultimi 20 anni. Secondo le proiezioni, il calo demografico del continente inizierà nel 2025. Già oggi, il numero degli ultra-sessantenni supera di gran lunga quello dei minori di 14 anni. Tra le cause, come riferisce l’agenzia Fides: l’aborto, la riduzione del numero di matrimoni e l’aumento del numero di divorzi. Lola Velarde, presidente della rete europea dell’IPF, ha proposto alcune soluzioni: incoraggiare la centralità della dimensione familiare nelle politiche sociali ed economiche dei singoli Paesi, affinché si impianti gradualmente una vera prospettiva familiare. (B.B.)

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    Sudafrica: concluso il primo Sinodo di Città del Capo

    ◊   “Questi quattro giorni di dibattito hanno posto le fondamenta per gli anni futuri”:con queste parole, mons. Lawrence Patrick Henry, arcivescovo di Città del Capo, ha commentato la conclusione del primo Sinodo dell’arcidiocesi sudafricana. All’assise – riferisce l’agenzia Fides – hanno partecipato 200 delegati delle parrocchie e dei movimenti laicali che, insieme a sacerdoti, diaconi e membri delle congregazioni religiose, si sono confrontati sulle le sfide che attendono la Chiesa cattolica. Temi di dibattito: i giovani, la famiglia, la Chiesa e il mondo. I delegati hanno quindi chiesto che la Chiesa sviluppi delle linee guida sulle tematiche ambientali, come il corretto uso delle fonti energetiche, e hanno invitato la comunità cattolica a proseguire nel suo intenso impegno a favore delle persone sieropositive e malate di AIDS. “Al momento, la Chiesa è il secondo erogatore, dopo il governo, delle cure ai malati e ai sieropositivi”, ha sottolineato padre Chris Townsend, responsabile per le comunicazioni sociali della Southern African Catholic Bishops Conference. Nel corso dei lavori, si è anche posta una speciale attenzione sull’aiuto alle famiglie in difficoltà, con particolare cura per le famiglie con un singolo genitore. I delegati hanno infine espresso la necessità di offrire differenti forme di preghiera ai fedeli e di ritornare a dare impulso alla tradizionale preghiera domestica, per rafforzare i legami familiari. (R.M.)

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    IX Settimana Sociale del Perù, a 40 anni dalla Populorum Progressio e a 20 dalla Sollicitudo Rei Socialis

    ◊   “A 40 anni dalla Populorum Progressio e a 20 anni dalla Sollicitudo Rei Socialis”: è il titolo della IX Settimana Sociale del Perù, in corso fino a domenica a Callao. L'evento, organizzato dall'Area della promozione umana della Conferenza episcopale peruviana, è stato inaugurato da mons. Miguel Irizar Campos, vescovo di Callao e presidente di Caritas Perù, che ha parlato dell’importanza di entrambi i documenti, che “concretizzano gli insegnamenti del Concilio Vaticano II riferiti allo sviluppo solidale dei popoli”. Il presule - riferisce l'agenzia Fides - ha segnalato che “il vero sviluppo è possibile solo se è uno sviluppo centrato nell'essere umano, nei suoi diritti e responsabilità”. Oggi, il Magistero sociale continua a orientarci verso un mondo più umano – ha aggiunto mons. Irizar Campos – “dobbiamo recuperare la memoria di quel Magistero, non solo per documentarci, bensì per sostenere la sequela di Cristo, che ci invita a dare la vita per i poveri e gli esclusi”. Il padre gesuita Peter Henriot, direttore del Centro teologico pastorale di Lusaka, in Zambia, ha tenuto una relazione su “Populorum Progressio e Sollicitudo Rei Socialis, sfide per un mondo globalizzato”, segnalando tre sfide da affrontare per favorire lo sviluppo sociale. La prima è quella di tradurre le idee dell'insegnamento sociale della Chiesa in pratiche sociali, cioè lo sviluppo sociale deve dare i fondamenti per elaborare piani di sviluppo a livello nazionale e internazionale. In secondo luogo, la sfida pastorale, poiché “non esiste una vera evangelizzazione senza un insegnamento sociale”. Infine, la sfida più importante è tenere in profonda considerazione il nesso spirituale tra l'amore e l’impegno per la giustizia sociale, che è essenziale per lo sviluppo umano. (L.B.)

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    L’ONU invia una missione in Ciad e nella Repubblica Centrafricana per il rafforzamento dei diritti umani

    ◊   Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che prevede l’invio di una missione in Ciad e nella Repubblica Centrafricana. Nell’est del Ciad ci sono circa 240 mila rifugiati sudanesi, fuggiti dalle violenze della regione del Darfur. Inoltre, il Paese deve far fronte ad un aumento del numero di sfollati interni: ormai a quota 170 mila. La Repubblica Centrafricana ospita circa 2.660 rifugiati del Darfur. I diversi gruppi armati che agiscono nell’area minacciano i rifugiati e costituiscono un serio pericolo per le organizzazioni umanitarie che portano assistenza a queste popolazioni. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) ha accolto con soddisfazione la notizia, ma ha sottolineato l’urgenza del dispiegamento delle truppe. Come riferisce l’agenzia Fides, la risoluzione prevede un mandato iniziale di un anno. Scopo della missione: la sicurezza e la protezione di civili, rifugiati, sfollati ed il rafforzamento dei diritti umani. La missione sarà formata da tre componenti: un contingente ONU composto da agenti di polizia, esperti di diritti umani e altri funzionari civili; una unità speciale del Ciad di circa 800 gendarmi; un contingente militare dell’UE. (B.B.)

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    Rischio di estinzione per oltre 3 mila lingue nel mondo

    ◊   Ogni 14 giorni, una lingua muore ed entro il 2100 almeno 3 mila, delle oltre 6 mila lingue del mondo, andranno perse. È l’allarme lanciato dal National Geographic Society. Il progetto “Enduring Voices” definisce le 5 aree del mondo in cui le lingue stanno scomparendo più rapidamente: l’Australia settentrionale, le regioni centrali del Sud America (Ecuador, Colombia, Peru, Brasile e Bolivia), la zona costiera dell’Oceano Pacifico in Nord America (Washington e Oregon, British Columbia in Canada), la Siberia orientale e gli Stati americani del sud-ovest (Texas e Nuovo Messico). Nella maggior parte dei casi si tratta di lingue parlate solo da nativi e popolazioni indigene la cui cultura è stata cancellata dai colonizzatori. L’allarme arriva anche dalla Nigeria. Secondo l’agenzia MISNA il 30 per cento delle lingue locali sono scomparse, perché la classe dirigente nigeriana preferisce usare l'inglese. Il ministro nigeriano del Turismo e della Cultura, Adtukunbo Kayode, afferma:“Se le lingue autoctone vengono trascurate, lo stesso accadrà per i nostri valori”. Per ridimensionare il problema, il governo nigeriano ha annunciato interventi per incoraggiare l'apprendimento delle lingue locali con l'obiettivo di preservare e rinvigorire l'uso degli idiomi autoctoni, coinvolgendo anche i mezzi di comunicazione. Sempre aperto, quindi, il dibattito tra linguisti sulla problematica. Alcuni sostengono che solo lo studio delle lingue minori permetterebbe la conoscenza di culture locali e sistemi naturali delle regioni dove vengono parlate. Altri, invece, sostengono l’ipotesi di una lingua mondiale per ottenere comunicazioni più chiare tra gli interlocutori. (B.B.)

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    A Loreto, il X Meeting internazionale sulle migrazioni

    ◊   Si apre questa sera a Loreto, nelle Marche, la decima edizione del Meeting internazionale sulle migrazioni, promosso dai Missionari e Laici Scalabriniani. Tema di quest’anno: “Emigrazione – Immigrazione – Sviluppo”. E’ un’edizione molto diversa da quella degli scorsi anni: “Nel momento in cui tanti, a volte a sproposito, si mettono a disquisire di mobilità umana – ci dice Padre Beniamino Rossi, presidente dell’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo – abbiamo voluto fermarci e, con studiosi e ricercatori da tutto il mondo, cercheremo di fare il punto della situazione, in modo da offrire, con gli atti del Meeting, un serio strumento di riflessione per i politici e per coloro che si occupano delle questioni pubbliche”. Ed è un meeting che vede coinvolti nella riflessione centri studi di Roma, Manila, Parigi, New York e Basilea, con relatori da tutti i continenti. Come è consuetudine, quasi tutti i materiali e le relazioni prodotti saranno disponibili in tempo reale sul sito www.meetingloreto.it. Ma il Meeting scalabriniano, oltre ai convegni, cerca di utilizzare altri linguaggi per far sì che la mobilità umana non sia vista solo come problema, ma come risorsa. Per questo, sempre stasera al Palacongressi di Loreto si terrà lo spettacolo “Strangers in the Night”, con i comici stranieri del Laboratorio Area Zelig: comici che vivono in Italia, che racconteranno le loro esperienze di immigrati in chiave comica, in modo da proporre spunti di riflessione anche ai più giovani. L’ambito premio Meeting 2007 è stato assegnato dalla Consulta Nazionale per il MIM alla trasmissione radiofonica “Pianeta dimenticato” di Radio Uno, per il suo quotidiano impegno nel proporre notizie spesso ignorate dai grandi TG. Sarà Gianfranco D’Anna, responsabile del programma, a ritirare il premio, che verrà consegnato dal superiore generale dei Missionari Scalabriniani, padre Geremia Sergio. “L’informazione ha un’enorme importanza – aggiunge padre Rossi – sulla percezione della presenza di stranieri nelle nostre strade; trasmissioni come ‘Pianeta Dimenticato’ aiutano a comprendere i fenomeni senza creare psicosi da invasione; aiutano a conoscere le realtà che hanno alle spalle le persone che iniziano un’avventura migratoria”. Se negli scorsi anni il Meeting ha analizzato il fenomeno migratorio dal punto di vista italiano ed europeo, quest’anno l’attenzione sarà verso il fenomeno globale, con punti di vista dai 5 continenti con il chiaro intento di fare capire che la mobilità umana è qualcosa che trascende il nostro Paese e ha la necessità di essere affrontato come fenomeno globale. Solo in questo modo sarà possibile comprendere che quello che continuiamo a chiamare ‘Homo Sapiens’ potrebbe essere definito ‘Homo Migrans’ e che la mobilità umana è un fenomeno da conoscere a fondo per essere compreso, senza necessariamente la necessità di essere affrontato o combattuto. (Da Loreto, per Radio Vaticana, Giuseppe Lanzi)

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    Nasce “Newsroom 68H”, prima stazione radio nella Papua indonesiana

    ◊   La popolazione della Papua indonesiana, provincia nell’estremo oriente dell’arcipelago indonesiano, detta anche “Irian Jaya”, festeggia l’arrivo di un nuovo importante mezzo di comunicazione: la radio. Come riferisce l'agenzia Fides, in un’area quasi del tutto occupata dalla foresta pluviale, abitata da tribù indigene sparse in villaggi e piccoli insediamenti, dove mancano le infrastrutture fondamentali come strade, acquedotti, luce elettrica e telefoni, disporre di una radio è una novità assoluta. La radio consentirà di far circolare notizie e di rompere l’isolamento. Si tratta di una radio indipendente, collegata all’Independent Radio Network, chiamata “Newsroom 68H”, e avrà fra gli operatori e i tecnici personale del luogo. Uno dei problemi fondamentali per la realizzazione del progetto è stato l’approvvigionamento della corrente elettrica, risolto costruendo una mini centrale idro-elettrica per produrre energia utile alla stazione. L’energia prodotta, inoltre, servirà anche a una scuola, a una chiesa e a molte case della zona. Il territorio degli Altipiani Centrali è da anni sede di scontri fra l’esercito indonesiano e i movimenti indipendentisti. La popolazione locale accusa la polizia di abusi dei diritti umani, di uccisioni estragiudiziali e torture. La radio ha nel suo programma un’opera di difesa dei diritti e della dignità della persona e intende operare per il benessere e lo sviluppo della popolazione. La Chiesa locale (in Papua, la popolazione è all’80% cristiana protestante, 15% cattolica, con piccole percentuali di musulmani e animisti) ha accolto con gioia e speranza la notizia della nuova radio, augurando che possa operare per la riconciliazione, per la difesa dei diritti umani e per lo sviluppo del Paese. (R.M.)

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    La Comunità missionaria di Villaregia si arricchisce di 23 nuovi membri

    ◊   La Comunità missionaria di Villaregia, associazione pubblica di fedeli di diritto pontificio, celebra domani, nella cattedrale di Chioggia, in provincia di Venezia, la consacrazione di 23 suoi membri. Due missionari, nove missionarie e sei coppie di coniugi missionari esprimeranno la loro appartenenza a Dio, pronunciando i voti di povertà, castità (castità coniugale per gli sposi) e obbedienza. Un quarto voto, inoltre, vincola tutti con un impegno che esprime la specificità del carisma di Villaregia: il voto di Comunità per la missione ad gentes. Varie sono le provenienze dei consacrandi che, alla presenza di padre Luigi Prandin e Maria Luigia Corona, fondatori dell’Opera oltre 27 anni fa, pronunceranno il loro sì. Comunità, missione e provvidenza sono le tre dimensioni che sintetizzano il carisma. I missionari, diversi per età, sesso, cultura, nazionalità, mettono in comune ogni bene materiale e spirituale, impegnandosi a vivere nella comunione e svolgendo ogni attività a partire dalla certezza che, nell’amore fraterno, Dio si rende presente. La vita comunitaria è tutta orientata alla missione ad gentes e si svolge nella scelta di vivere affidandosi solo alla Provvidenza. Attualmente, i membri effettivi sono 540 e costituiscono il cuore dell’associazione. A questo “nocciolo duro” si affiancano i membri aggregati, che collaborano senza vincolo di voti. Oggi, la Comunità conta 12 sedi: sei in Italia, cinque in America Latina e una in Costa d’Avorio. In questi Paesi, i missionari, in accordo con i vescovi locali, si occupano di zone molto vaste e particolarmente bisognose. Fedeli al loro carisma ad gentes, dove è richiesto, offrono anche un servizio di animazione comunitaria e missionaria. Accanto all’evangelizzazione, l’associazione promuove anche opere di promozione umana e di sviluppo integrale dell’uomo, incentivando progetti di cooperazione internazionale. (A cura di Giovanni Peduto)

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    24 Ore nel Mondo



    In Pakistan, la Corte suprema ammette Musharaff alle prossime elezioni presidenziali - Negli USA al via la Conferenza sul clima voluta da Bush

    ◊   La suprema Corte pachistana si è pronunciata sulla candidatura alle elezioni presidenziali fissate nel Paese per il 6 ottobre. Il capo dello Stato, Pervez Musharraf, candidatosi per un secondo mandato, potrà partecipare alle consultazioni con l'uniforme dell’esercito. L’opposizione ha deciso di ricorrere in appello. Il generale ha già annunciato di voler rinunciare alla guida delle truppe, entro il prossimo 15 novembre, se dovesse essere rieletto.

    - Allarme da parte del comandante della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF) della NATO in Afghanistan. Secondo il generale americano, Dan McNeill, i talebani potrebbero riconquistare i territori strappati nell’offensiva degli ultimi sei mesi, in particolare nella provincia di Helmand. Nella sua intervista alla BBC, il comandante ha espresso dubbi sulla capacità dell’esercito afghano di mantenere la guida delle zone conquistate dall’Alleanza Atlantica durante la “prevedibile” controffensiva invernale. Intanto, sarebbero in corso contatti tra i negoziatori afghani ed i sequestratori dei 4 volontari della Croce Rossa Internazionale, rapiti due giorni fa nella provincia di Wardak. I 4 erano impegnati in una missione per il rilascio di un ostaggio tedesco sequestrato a luglio scorso.

    - In Iraq, durante un raid aereo statunitense avvenuto questa notte su Baghdad, è stato colpito un edificio. Il bilancio, secondo funzionari iracheni, è di dieci morti, tra cui donne e bambini, e sette feriti. Una fonte dell’ospedale locale parla invece di 13 vittime e 11 feriti. Oggi l’esercito americano ha reso noto che mercoledì un elicottero da combattimento statunitense è stato costretto ad un atterraggio di emergenza a sud della capitale, dopo essere stato raggiunto da colpi di arma da fuoco. Proprio questa mattina, Iraq e Turchia hanno firmato un accordo anti-terrorismo: il governo di Baghdad promette aiuto ad Ankara contro i ribelli curdi del PKK, stanziati nel nord del Paese del Golfo. Le truppe turche non potranno dare la caccia ai guerriglieri in territorio iracheno.

    - Con l’intervento del segretario di stato americano, Condoleezza Rice, si è aperta ieri a Washington la Conferenza dei 16 Paesi maggiormente responsabili dell’inquinamento, più ONU e Unione Europea, voluta e organizzata dal presidente statunitense, George W. Bush. La riunione giunge a pochi giorni dal summit delle Nazioni Unite sul clima, svoltosi in occasione dell’Assemblea generale in corso al Palazzo di Vetro di New York. Da più parti, l’appuntamento alla Casa Bianca è stato letto come un tentativo di aggirare la strategia dell'ONU a tutela dell'ambiente. Ma la Rice ha difeso l’impegno degli Stati Uniti per il vertice sui mutamenti climatici che si terrà quest’anno in Indonesia. Elena Molinari:


    Gli Stati Uniti negano il boicottaggio, ma per molti quello che si è aperto ieri a Washington è il contro-vertice di Bush sul clima, voluto dal presidente americano quasi in parallelo alla Conferenza ONU, organizzata dal segretario generale Ban Ki-moon, alla quale gli Stati Uniti non hanno voluto partecipare. Al suo vertice sul clima, Bush ha invitato 16 Paesi, considerati i maggiori inquinatori, comprese le economie emergenti finora escluse dai tagli delle emissioni volute dal trattato di Kyoto, in primis Cina e India. L’iniziativa di Bush ha attirato le critiche di molti leader mondiali e di altrettanti ambientalisti, che si sono riuniti ieri nella capitale statunitense per protestare. E gli Stati Uniti si sono già in passato allineati con Cina ed India nell’opposizione al Trattato internazionale sul Clima, che obbliga a ridurre le emissioni nocive, privilegiando invece le riduzione volontarie. In apertura dei lavori, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha spiegato che la sua amministrazione vuol vedere la sfida dei cambiamenti climatici non come una questione solo ambientale, ma in modo che non danneggi l’economia ed il settore energetico. Oggi è atteso l’intervento di Bush. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)

     
    - Un invito a collaborare per risolvere l’annosa questione del Kosovo. E’ l’esortazione a serbi e albanesi arrivata, alla vigilia di una riunione a New York, dai ministri degli Esteri dei sei Paesi del Gruppo di contatto: Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Stati Uniti e Russia. Nel corso del suo intervento all’Assemblea Generale dell’ONU, il presidente serbo, Boris Tadic, ha annunciato che Belgrado è pronta ad un compromesso, ma nel pieno rispetto della sua “integrità territoriale”. “L’indipendenza del Kosovo - ha aggiunto - è inaccettabile”.

    - Il capo del governo regionale basco, il nazionalista Juan José Ibarretxe, ha proposto al Parlamento autonomo di indire due referendum nei Paesi baschi con l’obiettivo di “sbloccare il conflitto” e arrivare ad un “patto politico tra i Paesi baschi e la Spagna”. Una delle consultazioni elettorali potrebbe svolgersi nell’autunno del 2008. Ibarretxe ha annunciato di voler formulare una “offerta istituzionale” al premier spagnolo Zapatero per giungere ad un “patto” che si basi sul rifiuto della violenza, da parte dell’ETA, e sul rispetto della volontà di autodeterminazione della società basca.

    - In un comunicato apparso oggi sulla stampa libanese, il presidente del parlamento, Nabih Berri, ha definito “un’intromissione” la richiesta di libere elezioni presidenziali avanzata dal Consiglio di sicurezza dell’ONU. Le Nazioni Unite, martedì scorso in una nota, avevano espresso l’auspicio di consultazioni prive d’ingerenze straniere, in un clima disteso, “senza paura e intimidazioni, in particolare contro i rappresentanti del popolo e delle istituzioni”. L’invito è arrivato dopo l’ennesimo omicidio di un membro della maggioranza anti-siriana, Antoine Ghanem, e a pochi giorni dall’avvio della sessione parlamentare per l’elezione del successore del presidente filosiriano, Emile Lahoud. Dopo un primo rinvio per mancanza del quorum, dovuto al boicottaggio di Hezbollah, la seduta è stata riconvocata il 23 ottobre.

    - Prima in Bolivia, poi in Venezuela. Questa la missione lampo in America Latina del presidente iraniano Ahmadinejad, giunto ieri a Caracas, dopo un incontro a La Paz con il collega Morales. Ahmadinejad ha quindi avuto un colloquio con il presidente venezuelano Chavez. Il servizio di Maurizio Salvi:


    Nessuno ha rispolverato lo spettro dell’asse del male, ma è certo che l’incontro del presidente iraniano, Ahmadinejad, prima con il collega boliviano, Evo Morales, e quindi con il venezuelano Hugo Chavez ha marcato una tendenza di rafforzamento delle alleanze. Era la prima volta per il capo di stato iraniano a La Paz dopo l’allacciamento delle relazioni diplomatiche; diverso è invece il discorso con il Venezuela con cui l’Iran ha stretto un’intesa destinata a rafforzarsi nel tempo. Nelle due tappe, Ahmadinejad ha parlato di cooperazione agricola ed industriale, usando poi particolare enfasi nell’affrontare il tema degli idrocarburi. Nella cerimonia a La Paz è stato firmato un documento congiunto che approva l’uso a fini civili dell’energia nucleare. Le opposizioni dei Paesi visitati hanno però espresso perplessità sulla reale utilità di più strette relazioni con Teheran riguardo al discusso piano di arricchimento dell’uranio. Un programma che, secondo alcuni Paesi – fra cui Stati Uniti e Francia – non offre tutte le garanzie di essere utilizzato a fine pacifici. (Dall’America Latina, Maurizio Salvi, Ansa, per la Radio Vaticana).

     
    - Mikhail Khodorkovski, ex magnate della Yukos condannato a 8 anni di reclusione per evasione fiscale e riciclaggio di denaro sporco, resterà in carcere fino al 2 gennaio prossimo. Lo ha deciso un tribunale siriano. Si tratta del secondo prolungamento dei termini della pena detentiva che scadeva il 2 ottobre scorso. La stessa misura era stata decisa ieri per il socio di Khodorkovski, Platon Lebedev. L’uomo d’affari, dal carcere dove è rinchiuso, è tornato a ribadire che il processo contro di lui è “soltanto una questione politica”.

    - A Mogadiscio quattro soldati somali sono rimasti uccisi ed altri feriti in seguito ad un agguato dei ribelli ad un camion dell’esercito locale. La capitale somala è da tempo colpita da episodi di violenza. Proprio ieri, il relatore indipendente dell’ONU per i diritti umani in Somalia ha lanciato l’allarme sulla situazione dei civili nel Paese africano e ha chiesto al Consiglio di sicurezza di inviare una missione di pace. Contemporaneamente, in un comunicato della presidenza dell’Unione Europea, si esprime profonda preoccupazione per le minacce subite nel Paese dai giornalisti e, conseguentemente, per la libertà di espressione in Somalia.

    - In Thailandia sette persone, tra cui una donna incinta, sono rimaste ferite nell’esplosione di una bomba. È accaduto nella provincia di Pattani, nel sud del Paese, teatro di un conflitto separatista che ha causato 2600 vittime dal 2004. L’ordigno, posizionato sulla strada, è stato fatto esplodere al passaggio di una vettura che trasportava i docenti di una scuola e la loro scorta. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Valentina Fizzotti)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 271

     
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