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SOMMARIO del 25/09/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Le parole di Benedetto XVI sulle logiche del profitto e della condivisione: la riflessione del padre gesuita, Giancarlo Gola, e del prof. Leonardo Becchetti
  • Mons. Parolin alla conferenza ONU sui cambiamenti del clima: solo con una reale intesa fra Stati è possibile un'efficace azione a tutela dell'ambiente
  • Concluso il primo incontro mondiale dedicato al clero di origine gitana. La testimonianza di mons. Mario Riboldi
  • Il cardinale Sodano inviato da Benedetto XVI in Cile per le celebrazioni del ventennale della visita nel Paese di Giovanni Paolo II
  • I Musei Vaticani e le Catacombe romane apriranno gratuitamente al pubblico il 30 settembre, in occasione delle "Giornate Europee del Patrimonio"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • In Myanmar, 100 mila manifestanti per le strade. La polizia interviene per disperdere la folla
  • Un'autorizzazione illegale all'eugenetica: "Scienza e vita" critica la sentenza del Tribunale di Cagliari sull'analisi pre-impianto dell'embrione a rischio malattia. Intervista con la prof.ssa M. Luisa Di Pietro
  • La Chiesa italiana e la priorità della sfida educativa, uno dei punti della conferenza stampa di mons. Betori sul documento finale della plenaria CEI
  • Né pubblicità, né commercio di reliquie: la reazione di mons. Oder alle critiche dei media sui santini di Papa Wojtyla muniti di un pezzetto di una sua talare
  • Chiesa e Società

  • In Spagna, il programma di educazione civica voluto dallo Stato nelle scuole non garantisce ai genitori la libertà di decidere dell’educazione morale e religiosa per i figli: così il cardinale Rouco Varela
  • Una lettera del Consiglio globale dei cristiani dell'India al presidente federale, per fermare le violenze contro i cristiani
  • In Sri Lanka, inaugurato il primo Santuario asiatico dedicato a padre Pio
  • In Sudan, sale il bilancio delle vittime delle alluvioni: 20 morti e 100 mila danneggiati
  • Crisi in Zimbabwe: nell’ex granaio dell’Africa, il 65 per cento della popolazione muore di fame
  • Ban Ki-moon ha nominato 4 nuovi messaggeri di pace: artisti riconosciuti a livello internazionale per il loro impegno umanitario
  • Una notte dedicata alla ricerca, per avvicinare la scienza al grande pubblico: è l’iniziativa che dopodomani coinvolgerà 25 Paesi dell’Unione Europea
  • “Voci dell’abbandono”: apre domani in Bulgaria, la Conferenza internazionale sull’infanzia
  • Cento anni della provincia romana dei Padri Mercedari, i religiosi al servizio dei carcerati
  • Aperta in Cambogia una scuola per unire khmer e vietnamiti, buddisti e cristiani
  • Concluso a Zagabria l’Incontro europeo dei delegati di Pastorale universitaria. Tra i Paesi partecipanti, per la prima volta, anche la Turchia
  • Mettere davvero la famiglia al centro: le richieste concrete dell’Istituto di Politica familiare ai politici europei
  • A Firenze, il 21 ottobre un incontro tra ragazzi cristiani, ebrei e musulmani per promuovere la solidarietà tra le religioni
  • “Cinque per cinque” è il progetto che mira a valorizzare le sale, gli oratori e le ludoteche della periferia di Bologna
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Libano, rinviata al prossimo 23 ottobre la seduta parlamentare per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica

  • Il Papa e la Santa Sede



    Le parole di Benedetto XVI sulle logiche del profitto e della condivisione: la riflessione del padre gesuita, Giancarlo Gola, e del prof. Leonardo Becchetti

    ◊   Le parole di Benedetto XVI pronunciate domenica scorsa nella piazza antistante la Cattedrale di Velletri, dove si era recato in visita pastorale, hanno avuto grande risonanza. Riascoltiamone un passaggio:


    “La logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando invece prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti. In fondo si tratta della decisione tra l’egoismo e l’amore, tra la giustizia e la disonestà, in definitiva tra Dio e Satana”.

    Come interpretare, dunque, l’invito del Papa a far prevalere la logica della condivisione e della solidarietà su quella del profitto? Fabio Colagrande lo ha chiesto a padre Giancarlo Gola, gesuita, docente di materie bibliche all’Istituto superiore di scienze religiose della diocesi di Torino:


    R. - E’ molto importante capire bene il senso della parola ‘prevalere’, che non è un senso semplicemente quantitativo. Per cui, va bene la logica del profitto e possiamo seguirla, però dobbiamo quantitativamente seguire di più la logica della condivisione. Io credo che vada interpretata in senso qualitativo: il profitto - se intendiamo per profitto la crescita economica, lo sviluppo economico, la ricchezza - ha senso soltanto se attraverso questo noi realizziamo solidarietà, noi realizziamo condivisione. Se invece è ricerca di affermazione di sé, diventa una via di morte, cioè diventa adorare l’idolo "mammona", come giustamente il Papa mette bene in evidenza.

     
    D. - Questa logica della condivisione e della solidarietà, che il Papa ci invita a far prevalere su quella del profitto, quanto è presente oggi nella cultura cattolica?

     
    R. - Credo che nella realtà cattolica e più ampiamente nelle Chiese cristiane questa realtà sia viva. Indubbiamente, però, esistono anche tante resistenze e tante interpretazioni del Vangelo finalizzate a difendere le proprie posizioni, i propri privilegi.

     
    D. - Quale valore, dunque, in generale può assumere il concetto di ricchezza nel Nuovo testamento?

     
    R. - Gesù nel Vangelo di Luca parla di "minimo" in contrasto a "molto", dell’ingiusto "mammona" contrapposto alla "cosa vera", di ciò che è "altrui" contrapposto a ciò che è "vostro". Il minimo, l’ingiusto mammona, ciò che è altrui cosa sono? Sono appunto i beni di questo mondo, la ricchezza. Il punto è che attraverso di essi noi dobbiamo cercare invece il molto, la cosa vera, ciò che è veramente vostro, cioè il nostro diventare figli e fratelli, il nostro costruire il Regno di Dio. Allora, la modalità è quella della condivisione, è quella della solidarietà.

    Sul valore delle parole di Benedetto XVI sull’attualità sociale ed economica, Fabio Colagrande ha intervistato il prof. Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università di Tor Vergata di Roma e responsabile nazionale del CVX, Comunità di Vita cristiana, di ispirazione ignaziana:


    R. - Credo che il richiamo del Santo Padre sia molto importante, perchè il problema di oggi è molto chiaro: c’è il rischio che il profitto diventi il valore in cima alla lista. Purtroppo, quando la creazione di valore per l’azionista viene messa in cima possono nascere molti conflitti, a partire dal conflitto tra gli azionisti e i clienti di una banca, ad esempio. Una banca che è pressata dalla performance a breve può scaricare delle obbligazioni che scottano sui propri clienti. Oppure, nel conflitto tra azionisti e lavoratori, un’impresa per aumentare il rendimento delle azioni peggiora la situazione del lavoro e licenzia i dipendenti. Quindi, bisogna ribadire che creare valore economico è fondamentale. Si vuole, però, mettere nella giusta scala di priorità le diverse cose.

     
    D. - A questo proposito il Papa ha detto: “Il profitto è legittimo e, nella giusta misura, necessario alla sviluppo economico”. Qual è questa giusta misura?

     
    R. - E’ conciliare creazione di valore economico e valore sociale. Dobbiamo superare un mondo dove per creare valore economico allo stesso tempo produciamo danni ambientali, danni sociali. C’è tutta una nuova economia che va proprio in questa direzione. Penso ai pionieri, ai microcrediti, alle banche etiche, all’equo solidale, ma anche a tutta la reazione del sistema delle imprese tradizionali, con la responsabilità sociale d’impresa.

     
    D. - In questo senso, nel mondo cattolico, ci sono diverse iniziative...

     
    R. - Sì, esperienze di microcredito nel mondo, dove i risparmiatori italiani finanziano imprese di microcredito. Il microcredito fatto in Italia per le persone che hanno problemi di liquidità, assieme a Caritas e alle amministrazioni locali. Penso anche ad iniziative interessanti di banca prossima sui prestiti agli studenti, penso al commercio equo e solidale. Credo che il principio fondamentale sia questo: oggi, sono i cittadini che devono cominciare a dare un segnale diverso, prendendo coscienza delle conseguenze delle loro azioni. Non si può comprare un prodotto solo per il prezzo e la qualità, ma bisogna tener conto anche dei riflessi che quel prodotto ha sulla sostenibilità sociale e ambientale.

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    Mons. Parolin alla conferenza ONU sui cambiamenti del clima: solo con una reale intesa fra Stati è possibile un'efficace azione a tutela dell'ambiente

    ◊   “Il futuro nelle nostre mani: affrontare la sfida posta ai leader dai cambiamenti climatici” questo il titolo della conferenza che si è aperta ieri a New York, al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Una riunione, a cui prendono parte oltre 150 Paesi, e che ha lo scopo di gettare le basi per un nuovo accordo salva-clima in vista della scadenza del protocollo di Kyoto, fissata nel 2012. Alla consultazione sta partecipando anche una delegazione vaticana guidata da mons. Piero Parolin, sottosegretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati, intervenuto ieri all'assise dell'ONU. Ma con quale messaggio? Benedetta Capelli lo ha intervistato:


    R. - Vorrei ricordare che ci sono stati dei rapporti da parte della Commissione intergovernativa sui cambiamenti climatici, che hanno suscitato anche reazioni contrastanti e controversie, che però sono servite ad attirare l’attenzione mondiale sul problema dei cambiamenti climatici e sul problema del degrado dell’ambiente. Le Nazioni Unite si sono attivate per dare una risposta operativa ed è precisamente questo il senso dell’incontro che si sta svolgendo qui a New York: non discutere teoricamente, quanto piuttosto trovare delle indicazioni concrete per superare questo problema che tutti sentono come molto grave e molto urgente.

     
    D. - Qual è il messaggio della Santa Sede?

     
    R. - Sulla scia di quanto il Santo Padre ha detto recentemente su questo tema, direi che il nostro messaggio si può riassumere in alcuni punti: il primo, è che la questione dei cambiamenti climatici e la questione del degrado ambientale si collocano nell’ordine degli imperativi morali. La Santa Sede non può proporre soluzioni concrete, contingenti, ma vuole ribadire questa dimensione fondamentale che può suscitare risposte adeguate al problema stesso. Poi, c’è un secondo punto: alla protezione dell’ambiente si può applicare quella responsabilità di proteggere, che nella terminologia delle Nazioni Unite è usata e adoperata - come ben si sa - in un contesto diverso. Gli Stati devono ancora trovare una strategia comune, a partire dalla convinzione che nessuno può risolvere da solo questi problemi e a partire dalla necessità di mettere da parte gli interessi particolari per intraprendere un’azione comune. L’ultimo punto sul quale vorrei insistere è che bisogna, in questo campo come in altri, passare veramente dalle parole ai fatti concreti.

     
    D. - L’appuntamento di New York è preludio a quello di Bali, in programma a dicembre, dove si dovrebbe siglare un nuovo accordo internazionale salva-clima. Quali le speranze per questa prossima tappa?

     
    R. - Mi pare che le speranze emergano proprio da questo incontro di alto livello. Evidentemente, il problema è molto complesso, però almeno da quello che io colgo c’è volontà di dare riposte operative, di dare risposte concrete, perchè si è convinti che ne va del presente e del futuro e dell’umanità.

     
    D. - Come spiegare la reticenza di alcuni Paesi su alcune tematiche ambientali?

     
    R. - Ci sono molti interessi in gioco. Io credo - senza per questo essere troppo ottimisti, ma realisti - che questi eventi servano a confrontarsi. Dobbiamo mettere insieme le nostre idee, le nostre convinzioni, i nostri problemi, e insieme cercare una strada comune. Questo è il cammino migliore per arrivarci e superare anche queste reticenze.

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    Concluso il primo incontro mondiale dedicato al clero di origine gitana. La testimonianza di mons. Mario Riboldi

    ◊   Si è chiuso ieri a Roma, nella Casa delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, il primo incontro a livello mondiale di sacerdoti, diaconi, e persone religiose consacrate, di origine zingara. Domenica scorsa, all’Angelus, Benedetto XVI aveva salutato i partecipanti al convegno - dal titolo “Con Cristo al servizio del popolo zingaro” - promosso dal Pontifico Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti. Nel mondo, ci sono oggi circa 36 milioni di zingari e un centinaio di loro sono consacrati. L’India, con 20 presbiteri, ha il più alto numero di sacerdoti zingari. All'incontro ha partecipato anche mons. Mario Riboldi, già incaricato nazionale della Pastorale per gli zingari in Italia e uno dei pochi sacerdoti che da molti anni è attivo in Italia proprio su questo fronte. A intervistarlo è stato Fabio Colagrande:


    R. - Io sono dentro da una cinquantina d’anni. C’era ancora il cardinale Giovanni Battista Montini a Milano, quando io facevo i primi passi in questo mondo molto diverso. Il cardinale era contentissimo di questa apertura, era veramente entusiasta della novità, perchè vedeva aprirsi un popolo alla Chiesa. Con il passare del tempo, abbiamo avuto anche alcune vocazioni. Come gruppo ci siamo messi a cercare preti zingari, suore zingare, frati, diaconi e ne abbiamo incontrati un centinaio.

     
    D. - Come nacque questa sua particolare vocazione? Come iniziò a stare con gli zingari, a trascorrere la vita in roulotte?

     
    R. - Ero prete da un mese, stavo andando al paese vicino in bicicletta per confessarmi, ho visto un gruppo di nomadi e ho pensato: “Chi porta il Vangelo a questa gente?” Ed eccomi, dopo 54 anni, a fare ancora questa cosa: portare il Vangelo a gente che normalmente viene allontanata o, comunque, tenuta ad una certa distanza.

     
    D. - Quali sono le difficoltà maggiori nella evangelizzazione del popolo Rom?

     
    R. - La prima difficoltà è diventare veramente un Rom, perché la mentalità del nomade è molto diversa da quella del sedentario e per diventarlo bisogna inserirsi lentamente, pian piano, in modo da imparare quello che per il nomade vale e lasciar perdere quello che per lui vale poco. Per dire, ho dovuto imparare diversi linguaggi che si trovano in Europa e non ho avuto il tempo di imparare l’inglese. Non so l’inglese, ma giro l’Europa parlando la lingua dei Rom, dei Sinti, dei Calesi e così via.

     
    D. - Durante questo primo incontro mondiale dei religiosi zingari a Roma è arrivato l’appello ad evitare ogni forma di discriminazione contro il popolo gitano, ma anche un forte invito agli zingari a riconciliarsi con la società circostante, rispettando tutti i doveri del vivere comune. Una domanda che si fanno in molti: perché è così difficile l’integrazione del popolo Rom in Italia, ad esempio?

     
    R. - La parola "integrazione" non significa "assimilazione". Ma anche la parola "integrazione" mi fa paura, perchè un conto è la teoria e un conto è la pratica. Alla fine si è fagocitati dalla popolazione maggioritaria e si scompare e questo non è un pericolo secondario.

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    Il cardinale Sodano inviato da Benedetto XVI in Cile per le celebrazioni del ventennale della visita nel Paese di Giovanni Paolo II

    ◊   Una commemorazione a vent'anni dalla visita apostolica di Giovanni Paolo II in Cile. A presiederla, con un viaggio nel Paese latinoamericano, sarà il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, nelle vesti di inviato di Benedetto XVI. Papa Wojtyla - si legge in un comunicato - soggiornò in Cile dal 1° al 6 aprile 1987, "portando il suo messaggio di fede e d’amore in ben otto diocesi del Paese e contribuendo grandemente alla riconciliazione nazionale". All'epoca della visita, il cardinale Sodano era nunzio apostolico a Santiago e nei prossimi giorni il porporato presiederà alcune celebrazioni nella capitale cilena, visitando inoltre l’arcidiocesi settentrionale di Antofagasta e quella meridionale di Puerto Montt.

    A Santiago, il cardinale Sodano terrà pure una conferenza nella Pontificia Università Cattolica del Cile dal titolo “Lo splendore della verità nel magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI”. Sono infine previste - conclude il comunicato - alcune visite ad opere di assistenza sociale e di carità, in particolare all’”Hogar de Cristo”, fondato da San Alberto Hurtado ed alla Clinica “La Famgilia” per ammalati terminali.

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    I Musei Vaticani e le Catacombe romane apriranno gratuitamente al pubblico il 30 settembre, in occasione delle "Giornate Europee del Patrimonio"

    ◊   Anche quest'anno, la Santa Sede parteciperà alla celebrazione delle "Giornate Europee del Patrimonio", una manifestazione promossa dal Consiglio d’Europa, che gode attualmente l’adesione di oltre 40 paesi del Continente. La giornata verrà celebrata domenica 30 settembre 2007 sul tema: "Europa, un patrimonio comune: le sue radici cristiane". All’elaborazione del Programma - informa tra l'altro un comunicato - hanno collaborato la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, i Musei Vaticani e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Programma delle manifestazioni previste per domenica 30 settembre. Per l'occasione, i Musei Vaticani consentiranno l'accesso gratuito per l’intera giornata. Lo stesso avverrà per tutte le Catacombe di Roma normalmente aperte al pubblico.

    Tra le iniziative per la Giornata, figura l'apertura della mostra fotografica sul tema "Catacombe di Roma: una meta privilegiata dei pellegrini d’Europa", presso la Catacomba di S. Callisto, che verrà inaugurata sabato 29 settembre 2007.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Un foto notizia della visita del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato alla redazione de "L'Osservatore Romano".

    Servizio estero - In evidenza l'Iraq, dove persistono le sanguinose violenze.

    Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Lo scrigno in cui affondano le radici dell'identità di un popolo": "Il paesaggio e l'uomo. Memorie fotografiche del Molise tradizionale".
    Per l'Osservatore libri" un articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Conservare la memoria di quanti hanno vissuto una dimensione eroica della fede cristiana": nuovi studi su "La Chasse des Enfants de S. Sigismond de l'Abbaye de Saint-Maurice".

    Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

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    Oggi in Primo Piano



    In Myanmar, 100 mila manifestanti per le strade. La polizia interviene per disperdere la folla

    ◊   In Myanmar, ottavo giorno consecutivo di proteste contro il regime militare. La dimostrazione è pacifica come nei giorni scorsi: decine di migliaia di persone, guidate da monaci buddisti, hanno marciato per le strade di Yangoon al grido “Democrazia, democrazia”. La polizia è intervenuta per disperdere la folla. Il premier britannico, Gordon Brown, ha chiesto intanto che l'Unione Europea prenda una posizione decisa nei confronti della giunta militare. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Almeno 100 mila persone, guidate da migliaia di monaci buddisti, hanno sfilato lungo le strade della capitale del Myanmar, protestando contro il regime. Nell'area, teatro delle manisfestazioni, sono stati dispiegati poliziotti in assetto antisommossa. Un’organizzazione umanitaria, Burma compaign UK, ha espresso poi il timore che la giunta abbia organizzato un piano per infiltrare provocatori tra i manifestanti e far scoppiare disordini e violenze. Secondo questa organizzazione, le autorità del Myanmar avrebbero già ordinato 3 mila tonache da monaco e imposto ad alcuni soldati di radersi a zero. Le manisfestazioni di protesta hanno comunque conservato il loro carattere pacifico: su molti stendardi è ricomparsa l’immagine del pavone, utilizzata dagli studenti durante la protesta del 1988 repressa nel sangue. In quell’occasione, la giunta utilizzò agenti provocatori per innescare violenze e giustificare così l’intervento repressivo dell’esercito. Il pavone è anche il simbolo della Lega Nazionale per la Democrazia, movimento del premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, da anni agli arresti domiciliari. Sul versante internazionale, intanto, la Cina ha lanciato un appello alle autorità e al popolo birmano a gestire “correttamente” la crisi. La Chiesa del Myanmar, infine, ha lanciato una campagna nazionale di preghiera e invitato tutte le diocesi del Paese ad aiutare la popolazione. In Myanmar, dove l'80 per cento della popolazione è buddista, i cattolici sono circa 600 mila.

     
    Ma come è oggi la società del Myanmar, un Paese sottoposto a tanti anni di regimi dittatoriali? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fernando Mezzetti, editorialista di politica internazionale:


    R. - La società birmana è una società molto tollerante: è da 40 anni che subisce un regime autoritario. Nel 1988, ci fu una esplosione di rivolta che fu soffoca nel sangue e, quindi, i militari stabilirono una sorta di Giunta, che si è legata alla Cina. Il Paese si è allora trasformato: si tratta di uno Stato molto spiritualizzato e di qui l’importanza della manifestazioni fatte dai monaci. C’è un capitalismo rapace, di cui godono soltanto pochi strati sociali. Questo era il Paese che nell’immediato dopoguerra, nei primi anni Cinquanta, era tra i maggiori esportatori di riso, mentre oggi è un Paese alla fame.

     
    D. - La particolarità di queste manifestazioni è che sono guidate dai monaci buddisti e non è stata, quindi, la società civile che si è mossa in prima persona…

     
    R. - L’ultima volta che la società civile ha avuto l’opportunità di esprimersi è stato nel 1990, quando ci furono le elezioni vinte dal Partito democratico, ma furono sostanzialmente annullate. C’è un regime di terrore, in cui i monaci rappresentavano l’elemento di spiritualità distante dalla politica. Se si sono mossi i monaci vuol dire che la situazione è diventata insopportabile ed assumono essi stessi la responsabilità civile. I monaci in Birmania godono di molta autorevolezza morale. Non hanno mai criticato il regime, ma adesso si sono decisi perché evidentemente la situazione è diventata intollerabile. Il rischio è che la giunta militare passi all’azione ed allora avremmo veramente una "Tien An Men" birmana.

     
    D. - Esclude che si apra un dialogo tra la giunta e le opposizioni a questo punto?

     
    R. - Può darsi che i monaci accettino un dialogo con la giunta e può darsi che la giunta finga di accettare il dialogo. La Cina sta premendo, perché ha sperimentato su di sé l’isolamento internazionale e l'ex Birmania è molto importante per la Cina: vi ha fatto grandi investimenti e ne sfrutta le materie prime, di cui il Myanmar è dotato. La Cina preme, quindi, per un dialogo. Il problema è quanto sarà sincero questo dialogo. Il rischio è che possano fare delle “apparenti” concessioni in questa fase di crisi, ma senza mollare la presa dell’autoritarismo.

     
    D. - Quale dovrebbe essere il ruolo della comunità internazionale in questo momento? Forse provare a scardinare il muro dietro il quale si è chiuso lo Stato birmano?

     
    R. - La Birmania è già sostanzialmente molto isolata dalla comunità internazionale. Ha rapporti soltanto con i Paesi dell'ASEAN (Associazione delle nazioni dell'Asia sudorientale - ndr) ed anche loro la tengono un po’ a distanza. E’ chiaro, però, che se l’ASEAN si muovesse, potrebbe ridurre alla ragione i militari e, in qualche modo, forzarli a fare delle concessioni.

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    Un'autorizzazione illegale all'eugenetica: "Scienza e vita" critica la sentenza del Tribunale di Cagliari sull'analisi pre-impianto dell'embrione a rischio malattia. Intervista con la prof.ssa M. Luisa Di Pietro

    ◊   Un nuovo caso ha riaperto in Italia il dibattito sulla fecondazione assistita. Il Tribunale di Cagliari ha infatti riconosciuto ad una coppia di genitori sardi, portatori sani di talassemia, di far esaminare un loro embrione congelato nel 2005, cui era stato negato il test pre-impianto, in osservanza alla Legge 40, tutt’ora in vigore, e che di fatto vieta tale pratica di selezione prenatale. Il rischio paventato dai genitori è di mettere al mondo un bambino malato di talassemia: possibilità che si verifica nel 50 per cento dei casi. Da sottolineare che la Consulta aveva negato già due anni fa il ricorso della coppia di talassemici per accedere al test preventivo. Roberta Gisotti ha raccolto il commento della prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, presidente dell'Associazione “Scienza e vita”, che ha ravvisato nella sentenza l’autorizzazione illegale ad una pratica di tipo eugenetico:

    D. - Prof.ssa Di Pietro, come valutare sul piano scientifico la sentenza del Tribunale di Cagliari? Voci concordi alla sentenza hanno commentato che si tratta di una disposizione logica e di buon senso, di sano pragmatismo, ad evitare infine un possibile aborto di un feto in caso di diagnosi negativa...

     
    R. - Questo accanimento sull’utilizzo della diagnosi genetica pre-impianto a seguito di fecondazione artificiale mette in evidenza quello che già era insito nel ricorso stesso alla fecondazione artificiale, e cioè la ricerca di una perfezione da perseguire attraverso la selezione e la soppressione di esseri umani appena concepiti. E’ una finalità di tipo prettamente eugenetico. Deve essere selezionato il migliore, deve essere selezionato l’embrione che non svilupperà patologie e questo, ovviamente, introduce un criterio di disuguaglianza e di discriminazione fra gli esseri umani.

     
    D. - La sentenza, però, parla di tutelare la salute della madre. Come si può interpretare questa valutazione? Una forzatura...

     
    R. - Sicuramente una forzatura. La coppia era consapevole nel momento in cui ha avuto l’accesso ai protocolli di fecondazione artificiale del fatto che esiste un’attenzione nel trasferire in utero tutti gli embrioni che sono stati prodotti. Tra l’altro, si potrebbe parlare di salute della donna nel momento in cui gli embrioni sono stati trasferiti e c’è una gravidanza in corso.

     
    D. - Nella sentenza, forse per la prima volta, si adducono motivazioni di salute psicologica della madre, che avrebbe in caso di diagnosi negativa dei contraccolpi - si dice - pericolosi per la sua salute...

     
    R. - Si sta parlando di un embrione che potrebbe, come non, essere malato, ma addirittura di una patologia, per la quale oggi ci sono interventi risolutivi. Quindi, mi sembra che tutta la questione venga ‘montata’ appositamente per far passare e legittimare una pratica, quella della diagnosi pre-impianto, che ha anche grossi effetti collaterali da un punto di vista tecnico. E’ noto che nel momento in cui si fa la diagnosi genetica pre-impianto si eliminano anche embrioni che non hanno alcuna patologia e, inoltre, si introducono elementi di disturbo dello sviluppo negli embrioni che vengono trasferiti. Tanto che il numero degli embrioni che arriva alla nascita, dopo la diagnosi genetica pre-impianto, è minore rispetto a quelli che, pure essendo stati fecondati artificialmente arrivano alla nascita e non è stata fatta su di loro nessuna diagnosi pre- impianto.

     
    D. – Sul piano giuridico le voci più critiche parlano di strappo alla legge 40, quindi di una sentenza “contra legem”. Che cosa accade ora?

     
    R. – Quello che accadrà non lo so. E’ veramente strano che si cerchi continuamente di andare contro la legge e andare anche contro quelle che erano state le conclusioni poco tempo fa della consulta. Quindi, è una cosa che lascia abbastanza stupefatti. Si dice pure che nella legge non c’è un divieto, ma nel combinato dell’art. 13 e dell’art. 14 della legge questo divieto è più che evidente, solo che non lo si vuole vedere. Si è parlato anche di incostituzionalità della legge. Noi riteniamo che sia incostituzionale la pretesa di dimostrare un’incostituzionalità della legge.

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    La Chiesa italiana e la priorità della sfida educativa, uno dei punti della conferenza stampa di mons. Betori sul documento finale della plenaria CEI

    ◊   La sfida educativa delle giovani generazioni, la difesa della persona, il ruolo dei laici nella società, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio, la missionarietà. Su questi pilastri si è articolato il discorso di mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (CEI), che oggi ha presentato, presso la Sala Marconi della nostra emittente, il comunicato finale del Consiglio Permanente della CEI, svoltosi dal 17 al 19 settembre a Roma. Il servizio di Massimiliano Menichetti:


    E’ partendo dalla gioia dell’incontro nazionale del Papa con i giovani, svoltosi a Loreto il primo e due settembre e dalla sfida educativa delle nuove generazioni che mons. Betori ha aperto le conclusioni del Consiglio permanente d’autunno. Si tratta ora di continuare a investire sul dialogo educativo, ha sottolineato il segretario generale della CEI - perché soprattutto i più giovani hanno bisogno di trovare interlocutori credibili come il Papa:
     
    “L’incontro di Loreto non ha fatto altro che fare emergere ancora una volta l’importanza della questione educativa come un’emergenza e una sfida che sta di fronte sia alla società civile che alla comunità ecclesiale e che chiede pertanto, quindi, un sempre maggiore impegno da parte delle nostre comunità e dei nostri educatori”.
     
    Parlando del Motu Proprio, relativo all’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, sottolineata da mons. Betori la piena e filiale adesione alle disposizioni del Santo Padre. Commentando poi la Nota preparata dalla Commissione episcopale e approvata dal Consiglio permanente per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le chiese, in occasione dei cinquant’anni dell’Enciclica di Pio XII Fidei donum, mons. Betori ha ribadito l’importanza di questa esperienza: ovvero, l’invio di sacerdoti diocesani in territori di missione, “una preziosa opportunità - scrivono i presuli - visto anche il crescere dei missionari fidei donum laici”. Passando alle sfide che la società italiana sta affrontando, è stato evidenziato che i cattolici sono chiamati a spendersi in prima persona attraverso l’esercizio delle loro competenze e contestualmente in ascolto del Magistero della Chiesa. Non è questo il tempo di disertare l’impegno - scrivono i vescovi - ma semmai di prepararlo ed orientarlo:

     
    “Tutti i vescovi hanno ribadito questa percezione di una malattia sociale al riguardo proprio dell’etos condiviso. Il problema, quindi, è un problema anzitutto culturale, a nostro avviso. E da questo punto di vista noi sentiamo come la risorsa del Vangelo e della tradizione cattolica in Italia sia una risorsa che vada valorizzata nel dibattito pubblico, proprio perché da questa risorsa sempre è stato attinto il termine di rispetto della persona, in termini di perseguimento del bene comune”.
     
    Da qui, lo spendersi per la tutela della vita sin dal suo inizio fino al suo termine naturale, la centralità il sostegno e la valorizzazione della famiglia fondata sul matrimonio nella società e la promozione “bene comune” solidaristico. Una concezione di Stato moderno che non si limiti a registrare e in qualche modo regolamentare le spinte comportamentali che emergono dal corpo sociale, ma che al contrario affermi il confronto partecipato e solidale.

     
    Sollecitato poi dai giornalisti, mons. Betori si è espresso negativamente sul caso del Tribunale di Cagliari che ha autorizzato ieri la diagnosi pre-impianto in un caso di fecondazione artificiale, “violando - ha detto - un disposto della Corte Costituzionale”. Parlando invece delle vicende che vedono coinvolti dei sacerdoti in presunti abusi sessuali, mons. Betori ha ammonito a non cadere nella tentazione di condanna preventive e sommarie: dicendosi fiducioso dell’attività dell’autorità giudiziaria e ribadendo la piena fiducia nei vescovi, ha rimarcato che la Chiesa non ha “paura della verità”.

     
    Nel documento CEI, sono state inoltre rese note le nomine stabilite dal Consiglio permanente e precisato l’incremento a 12 euro del valore del punto per il calcolo della remunerazione del clero per l’anno 2008, valore corrispondente all’aumento del tasso d’inflazione (+1,6%).

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    Né pubblicità, né commercio di reliquie: la reazione di mons. Oder alle critiche dei media sui santini di Papa Wojtyla muniti di un pezzetto di una sua talare

    ◊   "Siamo lontani da ogni logica di lucro". Ribadisce con forza questo concetto mons. Slawomir Oder, postulatore della Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II, sconcertato dalle critiche di alcuni media che hanno descritto in sostanza come un commercio di reliquie la possibilità di ottenere, da parte dei fedeli, un santino con l'immagine di Papa Wojtyla contenente anche un pezzetto di stoffa di una sua talare. Il postulatore chiarisce che la richiesta rientra nella normale tradizione ecclesiale e che, soprattutto, è totalmente gratuita: chi lo vuole, può destinare alla Postulazione un'offerta, ma in modo del tutto volontario. Ascoltiamolo, al microfono di Alessandro De Carolis:


    R. - Vorrei precisare: non si tratta di un’azione pubblicitaria, né tanto meno di marketing, ma è semplicemente un’iniziativa che rientra nell’insieme delle iniziative che accompagnano il processo di Beatificazione del Servo di Dio, Giovanni Paolo II. La distribuzione dei santini contenenti la preghiera di intercessione del Servo di Dio è un’iniziativa che accompagna ogni processo. Insieme con i santini semplici, come sempre, vengono distribuiti anche i santini che contengono un pezzettino della stoffa appartenente alla talare del Servo di Dio. E’ una cosa assolutamente nella normalità della prassi della Chiesa, che ha sempre avuto una grande considerazione per le cosiddette reliquie.

     
    D. - Volevo chiederle: si tratta in questo caso di una vera e propria "reliquia", così come comunemente è inteso questo termine, o si tratta di qualcos’altro?

     
    R. - Normalmente, parliamo in senso proprio di reliquie per ciò che riguarda i Santi, cioè soltanto nel caso in cui la Chiesa già si sia pronunciata in merito alla causa di Beatificazione o di Canonizzazione. In questo caso, siamo ancora nel corso del processo, perciò il pezzetto di talare è un elemento materiale che propriamente non è ancora reliquia, poiché non è un elemento appartenente a una persona riconosciuta dalla Chiesa come un Santo.

     
    D. - Non si tratta, come lei ha detto, di un’iniziativa a scopo di lucro. Qual è allora la priorità di questa vostra iniziativa?

     
    R. - Siamo lontani da questa logica, da questa mentalità, e mi dispiace molto che alcuni giornalisti abbiano strumentalizzato questa iniziativa. Lo scopo principale è semplicemente dare una risposta a quella che è una domanda del popolo di Dio, che desidera avere questa memoria, perché questa è una memoria fisica del Santo Padre, che è entrato così profondamente nella storia, nei nostri cuori. E’ una cosa naturale che chi lo ama, come si ama una persona cara, desideri avere un ricordo e questo è il senso dell'iniziativa.

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    Chiesa e Società



    In Spagna, il programma di educazione civica voluto dallo Stato nelle scuole non garantisce ai genitori la libertà di decidere dell’educazione morale e religiosa per i figli: così il cardinale Rouco Varela

    ◊   L’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, in occasione dell’inizio del nuovo anno scolastico ha messo in risalto “la crescente preoccupazione dei genitori e degli educatori per una buona formazione” dei giovani e “l’inquietudine sociale di fronte ai problemi che riguardano un bene così importante per il futuro di tutti quale è l’educazione delle nuove generazioni”. Circa il programma di educazione civica già in vigore in alcune comunità autonome spagnole che, per i suoi contenuti, è obbligatorio per tutti, il cardinale Rouco Varela ha osservato che esso è apertamente contrario ai principi etico-giuridici fondamentali sui quali si basano le leggi positive dello Stato, poiché tocca il diritto dei genitori di decidere quale tipo di educazione morale e religiosa dare ai loro figli. Per il porporato, le questioni legate agli interrogativi sull’esistenza umana devono essere chiarite, spiegate e risolte pedagogicamente, nella teoria e nella pratica, in conformità con la volontà dei genitori, e mai con formule imposte e decise unilateralmente dallo Stato. “Questa nuova materia scolastica - ha precisato l’arcivescovo di Madrid – con la sua pretesa di offrire un insegnamento sull’essenza dell’uomo e i principi etici che devono guidare la sua condotta, conduce inevitabilmente ad una svalutazione culturale e pedagogica dell’ora di religione e della morale cattolica, cui si sta implicitamente negando la capacità di formare la persona non solo nell’etica sociale ma anche nella morale personale”. Per il porporato il programma di educazione civica adottato dallo Stato, toccando uno dei diritti più sacri dei genitori, pone a questi ultimi, una delicatissima questione di coscienza, alla quale non può restare estranea nessuna istituzione della Chiesa. Poiché l’educazione interessa il bene integrale della persona, ha spiegato ancora il porporato, la Chiesa non può disinteressarsene; per tale motivo si è sempre sentita obbligata a partecipare al processo educativo dell’individuo, cooperando con i genitori, con altre forze sociali e con l’autorità pubblica, secondo la responsabilità che scaturisce dalla natura che le è propria e tenendo presente che i genitori sono i primi educatori dei propri figli. Il cardinale Rouco Varela ha infine ricordato che la Costituzione spagnola riconosce, con inequivocabile chiarezza, il principio di etica giuridica naturale sul quale si fonda il diritto prioritario dei genitori a valutare tutti gli aspetti morali e religiosi che entrano nel processo educativo dei loro figli. Diritto che, ha concluso il porporato, lo Stato deve garantire e che la Chiesa deve servire, lasciando ai genitori la libertà di esercitarlo liberamente; il rispetto o meno di tale diritto condiziona infatti, in maniera decisiva, non solo il futuro di pace, solidarietà e libertà dei loro figli e di tutta la società, ma anche la libertà religiosa in generale. (T.C.)

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    Una lettera del Consiglio globale dei cristiani dell'India al presidente federale, per fermare le violenze contro i cristiani

    ◊   Una lettera aperta indirizzata al presidente federale dell’India, Pratibha Devisingh Patil, parla di sofferenza e violenza, violazioni delle libertà costituzionalmente garantite e distorsioni dei mass-media. Il mittente è il Consiglio globale dei cristiani indiani, che riunisce i leader cristiani di tutte le confessioni e molte associazioni laicali. “Siamo gravemente preoccupati per l’escalation della violenza perpetrata contro i cristiani nello Stato di Karnataka (sudovest dell’India) nei 20 mesi passati”, scrivono i firmatari della missiva, ripresa dall’agenzia Fides, indicando il partito salito al governo nello Stato come responsabile del clima di impunità. I cristiani della regione, infatti, sono vittime indifese delle violenze perpetrate in nome della “induità”, la bandiera dell’estremismo indù. La lettera, ricordando il corteo del giugno 2007, in cui migliaia di persone hanno manifestato contro le violenze che ostacolano la libertà religiosa, osserva come i cristiani, pari a circa il 2,4 per cento della popolazione, siano in prima linea nel servizio ai poveri, ai malati e ai bisognosi. Denunciando anche la visione distorta della comunità cristiana diffusa dai mass media locali, il Consiglio globale dei cristiani indiani chiede al presidente di ordinare un’indagine indipendente sulle atrocità commesse contro i cristiani e di impegnarsi a far rispettare le libertà di coscienza e di fede, garantite dalla costituzione. (V.F.)

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    In Sri Lanka, inaugurato il primo Santuario asiatico dedicato a padre Pio

    ◊   Dopo 4 anni di lavoro, in Sri Lanka è stato inaugurato il primo santuario asiatico dedicato a padre Pio: si trova ad Athurugiriya, a 28 chilometri dalla capitale Colombo. L’arcivescovo di Colombo mons. Oswald Gomiz ha benedetto il santuario, insieme al vescovo emerito della capitale, mons. Nicholas Marcus, l’ausiliare mons. Marius Peiris ed il vicario padre Marcus Ferdinanz. Alla cerimonia, durata circa 3 ore, hanno partecipato centinaia di fedeli: cattolici e buddisti. “Come religioso, credo sia un dovere quello di promuovere la pace e l’unità fra tutte le persone, senza dare peso alle differenze. – ha detto il monaco alla guida del tempio buddista di Athurugiriya - Per questo sono a questa funzione cattolica: per dimostrare la mia gratitudine e condividere la mia gioia con tutti”. Come riferisce l’agenzia AsiaNews, il santuario è in grado di ospitare oltre 1500 persone. Il 50 per cento dei finanziamenti per la costruzione dell’edificio è arrivato da un imprenditore americano devoto al santo, Mario Brusky. L’altra metà del capitale è stato donato dai fedeli locali, che hanno contribuito con generosità. Il santuario sarà curato da religiosi francescani, che offriranno assistenza pastorale e spirituale ai pellegrini di tutto il Paese. (B.B.)

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    In Sudan, sale il bilancio delle vittime delle alluvioni: 20 morti e 100 mila danneggiati

    ◊   Almeno 20 morti e 100 mila persone danneggiate: è il bilancio delle alluvioni che da diverse settimane colpiscono il Sudan. Come riferisce l’agenzia MISNA, la regione più gravemente danneggiata è quella centrale del Kordofan. Oltre 15 mila case distrutte, 30 mila senzatetto e 13 mila capi di bestiame distrutti. Inoltre, molti dei terreni agricoli sono stati spazzati via e la mancanza di cibo preoccupa le istituzioni sudanesi e la comunità internazionale. Aumenta anche il rischio di epidemie di colera perché in ambienti poco igienici si diffonde molto rapidamente. Il bilancio delle vittime in tutto il Paese dal mese di luglio, avrebbe già superato i 100 morti. (B.B.)

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    Crisi in Zimbabwe: nell’ex granaio dell’Africa, il 65 per cento della popolazione muore di fame

    ◊   Emergenza in Zimbabwe. Il Paese, una volta considerato il granaio dell’Africa, adesso vive una carestia senza precedenti. Nei giorni scorsi, una giraffa ha rischiato di essere uccisa da una folla di persone affamate: lo riferisce il quotidiano locale Herald, ripreso dal quotidiano Avvenire. Allontanatasi dal parco naturale a causa della siccità, l’animale si è spinto fino alla periferia della città di Harare, la capitale del Paese. Vedendola, gli abitanti hanno provato ad assalirla per nutrirsi della sua carne. Già negli ultimi anni, peraltro, era stato notato come i grandi parchi naturali del Paese si stessero sempre più svuotando di animali selvatici tra bracconaggio senza controllo e attacchi di persone affamate. Il Paese, è in crisi a causa del fallimento della riforma agraria voluta dal presidente Mugabe. Oltre il 65 per cento della popolazione ha bisogno di beni di prima necessità, la disoccupazione è intorno al 75 per cento, le epidemie flagellano il Pese e il sistema sanitario è insufficiente. (B.B.)

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    Ban Ki-moon ha nominato 4 nuovi messaggeri di pace: artisti riconosciuti a livello internazionale per il loro impegno umanitario

    ◊   Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha nominato 4 nuovi messaggeri di pace: la principessa Haya Bint Al Hussein di Giordania, il maestro d’orchestra israelo-argentino Daniel Barenboim, lo scrittore Paulo Coelho e la violinista nipponico-americana Midori Goto. Sono tutte personalità dal talento riconosciuto a livello internazionale nei campi delle arti, della letteratura, della musica e dello sport. Ban Ki-moon li ha premiati per il loro impegno nella diffusione degli ideali e delle attività delle Nazioni Unite, come il peacekeeping, la diplomazia preventiva, lo sviluppo dei Paesi meno sviluppati e i diritti umani. In particolare, la principessa di Giordania si impegnerà nella sensibilizzazione delle persone sul tema della fame e della povertà. Daniel Barenboim continuerà a promuovere la pace e la tolleranza: “La musica insegna ad esprimersi al meglio, ascoltando contemporaneamente gli altri”. Lo scrittore Paulo Coelho sarà promotore del dialogo interculturale. Infine, la violinista Midori Goto darà il proprio contributo impegnandosi per i giovani. (B.B.)

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    Una notte dedicata alla ricerca, per avvicinare la scienza al grande pubblico: è l’iniziativa che dopodomani coinvolgerà 25 Paesi dell’Unione Europea

    ◊   Il teletrasporto e la cucina molecolare, la nascita delle stelle e i cambiamenti climatici. Sono alcuni dei temi che verranno affrontati in 40 città europee in occasione della “Notte dei ricercatori”. L’evento, fissato per il 28 settembre prossimo, è promosso dalla Commissione UE ed è giunto alla sua terza edizione. In Italia sono 4 le regioni coinvolte ed oltre 150 gli eventi organizzati, consultabili sul sito www.nottedellaricerca.it. In programma non conferenze per addetti ai lavori, ma incontri informali tra scienziati e grande pubblico. Dimessi i camici da laboratorio, migliaia di studiosi offriranno ai cittadini il loro pane quotidiano: formule ed esperimenti. Nella convinzione, questo il primo obiettivo dell’iniziativa, che anche la scienza, al pari di arte e letteratura, possa essere divulgata. Quattro le regioni coinvolte in Italia: Piemonte, Campania, dove verrà aperto al pubblico l’Osservatorio vesuviano, Puglia e Lazio. Qui l’epicentro dell’evento sarà Frascati, l’area a più alta concentrazione di ricercatori in Europa, grazie alla presenza di grandi centri di studio tra cui l’Istituto di Fisica Nucleare dove sarà possibile visitare uno dei pochi acceleratori di particelle al mondo, Dafne. “L’obiettivo principale - ha spiegato nella conferenza stampa di presentazione il promotore della manifestazione del Lazio, Giovanni Mazzitelli - è quello di avvicinare i ricercatori, coloro che fanno la ricerca realmente, alla società: apriamo quindi i laboratori e li portiamo a visitare ciò che abbiamo. L’idea, quindi, di scegliere la sera è soltanto legato al fatto di voler aprire le porte in un momento in cui magari più gente possa usufruirne veramente. Ma la Notte dei ricercatori vuole anche richiamare l’attenzione sulle difficoltà che affronta oggi la comunità scientifica legate, soprattutto in Italia, alla scarsità si risorse. “Purtroppo in Italia mobilità dei ricercatori vuol dire migrazione dei ricercatori - ha sottolineato la direttrice dell’Ufficio Europeo Informazioni a Roma Clara Albani – e spesso è una partenza senza ritorno. Una vita molto difficile e senza prospettive”. È il vecchio problema della fuga dei cervelli per il quale da più parti si chiede lo stanziamento di maggiori fondi pubblici. Perchè, come si è augurato l’organizzatore dell’evento in Piemonte Claudio Bori, a questa Notte europea segua una nuova alba dei ricercatori. (A cura di Silvia Gusmano)

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    “Voci dell’abbandono”: apre domani in Bulgaria, la Conferenza internazionale sull’infanzia

    ◊   Illustrare il grado di trasformazione culturale dei servizi per il minore nei Paesi di nuova adesione all’Unione Europea e le difficoltà ancora esistenti negli altri contesti nazionali: è l’obiettivo della conferenza internazionale che si svolgerà domani nella capitale bulgara Sofia, sul tema: “Voci dall’abbandono”. Come riferisce l’agenzia Sir, l’incontro è promosso dall’associazione Amici dei Bambini (AIBI). “Purtroppo, sul piano culturale e civile - racconta Monica Barbarotto curatrice del progetto per l’AIBI – l’adozione non è ancora considerata uno strumento di tutela per un bambino abbandonato”. Durante la conferenza verranno divulgati i risultati di studi e ricerche condotte sui sistemi di protezione dell’infanzia in 5 Paesi dell’UE: Italia, Francia, Romania, Bulgaria e Lettonia. I risultati saranno pubblicati su internet nel sito www.childout.org. (B.B.)

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    Cento anni della provincia romana dei Padri Mercedari, i religiosi al servizio dei carcerati

    ◊   Sono culminati ieri, anniversario della costituzione italiana, i festeggiamenti per il centenario della fondazione della provincia romana dei Mercedari, iniziati nel 2006. L’Ordine religioso, nato originariamente in Spagna, si ispira all’opera del suo fondatore, San Pietro Nolasco, che nel 1218, a Barcellona, diede inizio alla liberazione dei cristiani resi schiavi dai mori. Per questo la missione dei Mercedari si concentra su una delle 7 opere di misericordia corporale, quello della visita ai carcerati. Attraverso le attività in parrocchia, nelle cappelle delle prigioni e nelle case di accoglienza, le 13 comunità che operano in Italia offrono il loro sostegno ai carcerati, agli ex detenuti e a molti giovani a rischio. Dopo l’arrivo dell’Ordine in Italia nel 1335 e un lungo periodo in cui i conventi dei Mercedari vennero soppressi, il 24 settembre del 1907 venne eretta la provincia romana, con l’autorizzazione di Pio X. Sin da allora l’Ordine è stato molto attivo anche negli USA, dove ora sono sei le comunità presenti. Nel maggio 2008 si svolgerà a Roma il congresso giubilare.(V.F.)

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    Aperta in Cambogia una scuola per unire khmer e vietnamiti, buddisti e cristiani

    ◊   Lezioni di integrazione tra nazionalità e religioni diverse in Cambogia. Nel piccolo villaggio di Daeum Kor, a 70 chilometri a sud della capitale, ha aperto i battenti una scuola per i bambini delle 51 famiglie del luogo – 44 vienamite e 7 khmer – e delle 23 famiglie vietnamiti del villaggio vicino. In questa zona, infatti, negli anni ’70 si rifugiarono molti vietnamiti in fuga dalla guerra, che da allora convivono con l’etnia maggioritaria in Cambogia, gli khmer. L’iniziativa è arrivata dalla Chiesa cattolica del luogo. Nei 3 locali della struttura gli studenti frequenteranno corsi di lingua locale, per permettere anche ai vietnamiti di frequentare in futuro strutture scolastiche pubbliche, ma anche lezioni di lingua vietnamita. “La nuova scuola può giocare un ruolo importante nel rafforzare l’amicizia e le relazioni fraterne tra le due comunità”, ha detto il preside, padre Chun Kemara, un missionario colombiano, in un’intervista all’agenzia cattolica UCA News. La “scuola dell’amicizia”, come la definiscono gli insegnanti, è stata intitolata alla Veronica, la donna che asciugò il volto a Gesù mentre portava la croce. Le classi saranno miste anche dal punto di vista religioso, perché gli alunni buddisti e cristiani studieranno insieme. (V.F.)

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    Concluso a Zagabria l’Incontro europeo dei delegati di Pastorale universitaria. Tra i Paesi partecipanti, per la prima volta, anche la Turchia

    ◊   “La pastorale universitaria deve essere come l’amministratore dei beni lodato nel Vangelo del giorno, cioè scaltra e attenta nel saper amministrare le sue ricchezze, che poi sono i giovani, e cercare sempre di raggiungere l’obiettivo principale, cioè portare la luce del Vangelo nelle università”. Così ieri il cardinale Josip Bosanic, arcivescovo di Zagabria e vice presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ha concluso i lavori dell’Incontro Europeo dei delegati di pastorale universitaria. E da queste giornate di confronto, è emersa soprattutto la necessità, di un inserimento sempre maggiore della Pastorale Universitaria, all’interno delle chiese locali, in modo da diventare non solo una semplice assistenza spirituale per gli universitari, ma un vero e proprio centro di missione e di animazione culturale. E tra i prossimi appuntamenti previsti, l’Incontro Europeo degli studenti universitari, che si svolgerà a Roma dal 27 luglio al 2 agosto 2009, sul tema “Testimoni del Vangelo in Università”. (A cura di Marina Tomarro)

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    Mettere davvero la famiglia al centro: le richieste concrete dell’Istituto di Politica familiare ai politici europei

    ◊   Passare dalla teoria alla pratica per sostenere davvero le famiglie. Questo ha chiesto ai politici europei l’Istituto di Politica Familiare (IPF), un ente civile indipendente nato nel 2000 in Spagna, nel corso del congresso annuale del Movimento Politico Cristiano Europeo (EPCM), svoltosi a Bruxelles. “È urgente e prioritario che i Paesi europei incorporino la prospettiva delle famiglie nelle politiche pubbliche come un bene irrinunciabile e come servizio alle proprie nazioni”: a sottolinearlo è Lola Velarde, presidente della rete europea dell’IPF, il cui intervento è stato ripreso dall’agenzia Fides. Velarde ha chiesto ai politici un impegno concreto, l’inserimento del sostegno ai nuclei familiari nella loro agenda, la creazione di organismi e lo sviluppo di piani ad hoc. Il tema dell’edizione 2007 del congresso dell’EPCM è stato proprio “Mettere la famiglia al centro. Una versione democratico-cristiana della politica familiare in Europa”. Nel corso del Congresso, l’Istituto di politica familiare ha presentato la sua relazione sull’evoluzione della famiglia in Europa per l’anno in corso. (V.F.)

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    A Firenze, il 21 ottobre un incontro tra ragazzi cristiani, ebrei e musulmani per promuovere la solidarietà tra le religioni

    ◊   “Insieme la vita è più bella”: è il titolo dell’incontro promosso dall’Azione Cattolica, le comunità ebraiche, islamiche, le chiese evangeliche, ortodosse e le diocesi cattoliche della regione Toscana. La riunione, come riferisce l’agenzia SIR, è in programma il 21 ottobre a Firenze. L’obiettivo: rendere la conoscenza e l’amicizia tra le diverse comunità più viva e consapevole, per imparare la convivenza pacifica, il rispetto e la solidarietà tra le religioni. La giornata inizierà con una visita alla sinagoga, alla moschea e alle chiese cristiane della città di Firenze. Al termine, celebrazione di preghiere, canzoni e testimonianze delle diverse confessioni religiose. (B.B.)

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    “Cinque per cinque” è il progetto che mira a valorizzare le sale, gli oratori e le ludoteche della periferia di Bologna

    ◊   Si chiama “cinque per cinque” ed è l’opera segno che in seguito alla ricerca realizzata da Caritas Italia su dieci periferie di altrettante aree metropolitane è stata lanciata a Bologna alla presenza del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna , del sindaco Sergio Cofferati e di monsignor Vittorio Nozza direttore della Caritas italiana. L’iniziativa, coordinata dall’Agio, associazione giovani per l’oratorio consta di cinque azioni che verranno realizzate nel territorio della Bolognina. Questo progetto non si realizza nella tradizionale periferia ai margini della città ma in un quartiere storico divenuto sensibile a determinate forme di esclusione. Il progetto “cinque per cinque” si propone di intervenire in modo complessivo attraverso un’azione culturale che valorizzerà le sale della comunità e i cinema parrocchiali; un sistema di animazione che farà crescere doposcuola, oratori e servizi per le famiglie anche con la presenza originale di un ludobus che incontrerà bambini e adolescenti nei punti più difficili del quartiere; un percorso formativo per i volontari impegnati a fronteggiare l’emarginazione; la nascita di un centro di ascolto interparrocchiale e un’azione sulla genitorialità e sulla prevenzione della dipendenza realizzata insieme a genitori e ragazzi tra i 9 e i 13 anni. Un progetto apprezzato dal sindaco perché, ha detto “rappresenta attraverso la forma della sussidiarietà un contributo al bene comune” e dall’arcivescovo che ha colto in esso “un’occasione preziosa per affrontare il progressivo degradarsi dei rapporti sociali”. (A cura di Stefano Andrini)

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    24 Ore nel Mondo



    In Libano, rinviata al prossimo 23 ottobre la seduta parlamentare per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica
     

    ◊   In Libano, il presidente del parlamento e leader sciita dell’opposizione, Nabih Berri, ha deciso di rinviare la seduta parlamentare per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Il parlamento non è dunque riuscito a votare il successore del presidente filosiriano, Emile Lahoud, il cui mandato - già prolungato di tre anni per volere della Siria - scade il 23 novembre. Il servizio di Barbara Schiavulli:

    E’ slittata l’elezione del presidente libanese al 23 ottobre prossimo, quando i libanesi sperano si sia trovata una soluzione al candidato. Il presidente del parlamento, Berri, ha già chiuso la giornata, perché non si era raggiunto il quorum: i due terzi dei deputati che servivano per votare l’uomo che sostituirà l’uscente presidente filosiriano, Lahoud. Come aveva annunciato, l’opposizione guidata dagli hezbollah e sostenuta dalla Siria non ha partecipato alla seduta proprio per impedire il voto: vogliono un presidente di unità che goda del consenso siriano. Contraria, invece, la maggioranza che vuole un capo dello Stato che non subisca influenze esterne. Il rischio, se non si giungerà ad un accordo, è quello di profonda spaccatura politica che potrebbe sfociare nella violenza. Intanto, nella capitale, i libanesi sono rimasti tutti a casa: strade vuote, negozi chiuse e migliaia di militari sguinzagliati per le strade di Beirut nel timore - considerato concreto - di attentati. (Barbara Schiavulli, da Beirut, per la Radio Vaticana)

    - Gli Stati Uniti credono nella possibilità di dare vita a due Stati indipendenti in Medio Oriente in grado di vivere in pace l'uno a fianco all'altro. Lo ha ribadito il presidente americano, George W. Bush, al termine di un incontro a New York, a margine dei lavori dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con il presidente palestinese, Abu Mazen, e con il premier, Salam Fayyad.

    - In Iraq, sono almeno 6 i morti causati da due attentati compiuti a Baghdad. Violenze si registrano anche nel sud del Paese arabo, dove un kamikaze si è lanciato contro il quartier generale della polizia di Bassora: l’azione terroristica ha causato la morte di 3 persone. Questi nuovi episodi di violenza sono avvenuti all’indomani dell’attentato suicida davanti ad una moschea sciita di Baquba costato la vita ad oltre 20 persone. Nella moschea era in corso l'"iftar", il pasto che interrompe ogni giorno al tramonto il digiuno del mese del Ramadan.

    - Osama Bin Laden avrebbe interrotto il suo lungo silenzio mediatico per rispondere ad un tentativo di isolarlo. Una parte del suo movimento, guidata dall’ideologo, Ayman Al Zawahiri, voleva assumere la leadership e aveva convinto lo sceicco a restare nascosto sostenendo che in questo modo sarebbe stato al sicuro. Ma Bin Laden, quando si è accorto della manovra, è tornato in video. E’ la tesi sostenuta dal settimanale americano Newsweek, secondo il quale è sempre più profonda la frattura tra Al Zawahiri, deciso ad estendere l’attività di al Qaeda in Pakistan, e l’ala libica, che predilige azioni in Afghanistan e in Iraq.

    - Si sono ulteriormente aggravate le condizioni del militare italiano ferito ieri nel corso del blitz in Afghanistan, che ha reso possibile la sua liberazione e quella di un suo commilitone. Lo rende noto il Ministero della difesa italiano, aggiungendo che il soldato viene mantenuto in vita grazie ad un respiratore artificiale. Il blitz è stato condotto da forze speciali italiane e britanniche. In seguito all’operazione, sono rimasti uccisi 9 dei 10 rapitori.

    - L’Iran non riconosce Israele ma non lo attaccherà. Lo ha detto ieri, a New York, il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, davanti agli studenti della Columbia University. Il capo di Stato iraniano ha anche ribadito che la Repubblica islamica non intende costruire una bomba atomica. “E' sbagliato pensare - ha affermato inoltre Ahmadinejad - che l’Iran e gli Stati Uniti stiano per dichiararsi guerra”.

    - In Giappone, la Camera Bassa del Parlamento ha votato a favore della nomina del liberal-democratico, Yasuo Fukuda, come nuovo primo ministro al posto del dimissionario Shinzo Abe. Fukuda, 71 anni, può contare sulla solida maggioranza dei liberaldemocratici alla Camera Bassa. Ma, secondo diversi analisti, l’opposizione è determinata a non dargli tregua sull’agenda politica e a puntare ad elezioni anticipate. Il nuovo premier ha subito nominato ministro degli Esteri Masahiko Komura, titolare uscente della Difesa. Komura, 65 anni, è considerato uno dei principali fautori del miglioramento delle relazioni con la Cina. Come ministro della Difesa, è stato poi scelto il riformista Shigeru Ishiba. Lo scorso mese di gennaio l’ex ente di Autodifesa, istituito dopo la Seconda Guerra mondiale, è stato elevato al rango di Ministero della difesa.

    - Rimane alta la tensione in Somalia. Ieri, a Mogadiscio, sette persone hanno perso la vita negli ultimi combattimenti che hanno coinvolto truppe regolari e insorti. La situazione nel Paese, afflitto dalla guerra civile, è aggravata dagli scontri tra clan e sottoclan, in conflitto per il controllo di traffici illegali.

    - L'Egitto contribuirà con oltre 2.100 soldati nell'ambito della forza di pace internazionale che sarà inviata nel Darfur, regione occidentale del Sudan devastata da quattro anni di guerra. Il contingente egiziano farà parte di una forza di 26 mila uomini dell'Unione Africana e delle Nazioni Unite. Il governo del Sudan ha chiesto che facciano parte della forza soprattutto militari africani. L'esecutivo di Khartoum ha accettato l'invio di unità non africane per compiti speciali. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 268

     
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