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SOMMARIO del 23/09/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Velletri: la vita è una scelta tra egoismo e altruismo, tra logica del profitto e logica della solidarietà. La ricchezza fruttifica solo se condivisa con i poveri
  • All'Angelus il Papa spiega: il denaro non è disonesto in sé e il profitto non è illegittimo ma a prevalere deve essere l'equa distribuzione dei beni
  • Aperto a Roma il primo incontro mondiale dei religiosi zingari. Mons. Marchetto: superare ogni forma di discriminazione nei confronti dei gitani
  • I vescovi del Benin hanno concluso la visita ad Limina. Intervista con mons. N’Koué
  • Oggi in Primo Piano

  • Rafforzate le misure di sicurezza in Libano in vista delle elezioni presidenziali
  • Partita in Italia la Campagna per dire "no" all'introduzione degli OGM
  • Preti colpiti dal "burn-out": il commento di padre Michele Simone a una ricerca sulla crisi di motivazione che coinvolge alcuni sacerdoti
  • Si chiude oggi a Zagabria l'Incontro europeo per la pastorale universitaria
  • Migliaia di fedeli a San Giovanni Rotondo nella memoria di San Pio da Pietrelcina. La testimonianza di Matteo Pio Colella guarito miracolosamente per l'intercessione del Santo
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Antonelli sulle accuse all’ausiliare Maniago: “Una campagna scandalistica del tutto inattendibile e inverosimile”
  • Arriva in India una delle maggiori tv cattoliche via cavo del mondo
  • Domani, memoria liturgica della Madonna della Mercede, ispiratrice della pastorale penitenziaria
  • Marcia per la Pace Perugia-Assisi 2007: sarà dedicata alla situazione in Medio Oriente
  • “Fammi studiare, conviene a tutti”: in Italia, la Campagna nazionale 2007 della Società di San Vincenzo de' Paoli
  • Un milione di culle “made in China” ritirate dal mercato statunitense: avevano provocato tre morti e oltre 60 incidenti
  • “Dio nel cinema” è il titolo del primo congresso internazionale su teologia e cinema in programma a novembre a Barcellona
  • Al via, a Verona, il 59.mo Prix Italia, il più antico concorso internazionale dedicato a programmi radiofonici, televisivi e web
  • Scomparso a 84 anni il celebre mimo francese Marcel Marceau
  • 24 Ore nel Mondo

  • Continua la protesta dei monaci buddisti in Myanmar: 20 mila in piazza contro la giunta militare - Afghanistan: scomparsi due militari italiani, si teme un sequestro
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Velletri: la vita è una scelta tra egoismo e altruismo, tra logica del profitto e logica della solidarietà. La ricchezza fruttifica solo se condivisa con i poveri

    ◊   La logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, la logica della solidarietà porta invece ad uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti. Benedetto XVI lo ha sottolineato oggi nell’omelia pronunciata a Velletri, dove si è recato in visita pastorale. Il Papa ha presieduto la Messa nella piazza antistante la Cattedrale; prima della celebrazione ha benedetto una statua di Giovanni Paolo II, e alla diocesi di Velletri-Segni - di cui è stato vescovo titolare dal ‘93 al 2002 - ha regalato una gemella della colonna di bronzo donatagli a Marktl amm Inn, in occasione del viaggio apostolico dello scorso anno in Germania. Il servizio di Tiziana Campisi:


    La parabola del fattore infedele che l’odierno Vangelo di Luca ricorda, pone l’uomo di fronte alla scelta “tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male”; offre “diversi spunti di riflessione circa i pericoli di un attaccamento eccessivo al denaro, ai beni materiali e a tutto ciò che ci impedisce di vivere in pienezza la nostra vocazione ad amare Dio e i fratelli”. E’ questo, ha sottolineato Benedetto XVI, il significato delle parole di Gesù: “Non potete servire a Dio e mammona”, ossia non si può fare della ricchezza un idolo cui sacrificare tutto pur di raggiungere il proprio successo economico, così che questo diventi un dio. Il termine ‘mammona’ di origine fenicia usato da Gesù, evoca appunto “sicurezza economica e successo negli affari”; dunque l’invito di Cristo è a “scegliere tra la logica del profitto come criterio ultimo nel nostro agire e la logica della condivisione e della solidarietà”. Le conseguenze sono ben diverse, ha detto il Papa:

     
    “La logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando invece prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti. In fondo si tratta della decisione tra l’egoismo e l’amore, tra la giustizia e la disonestà, in definitiva tra Dio e Satana”.
     
    Benedetto XVI ha richiamato dunque i fedeli a riflettere sulla scelta di essere cristiani: “se amare Cristo e i fratelli non va considerato come qualcosa di accessorio e di superficiale, ma piuttosto lo scopo vero ed ultimo di tutta la nostra esistenza – ha precisato – occorre saper operare scelte di fondo, essere disposti a radicali rinunce, se necessario sino al martirio”:

     
    “Oggi, come ieri, la vita del cristiano esige il coraggio di andare contro corrente, di amare come Gesù, che è giunto sino al sacrificio di sé sulla croce. Potremmo allora dire, parafrasando una considerazione di Sant’Agostino, che per mezzo delle ricchezze terrene dobbiamo procurarci quelle vere ed eterne: se infatti si trova gente pronta ad ogni tipo di disonestà pur di assicurarsi un benessere materiale sempre aleatorio, quanto più noi cristiani dovremmo preoccuparci di provvedere alla nostra eterna felicità con i beni di questa terra”.

     
    Il cristiano, dunque, è chiamato a far fruttificare le proprie doti e capacità personali, come pure le ricchezze che possiede, condividerle con i fratelli, mostrandosi buon amministratore di quanto Dio gli affida. Così, è da respingere quello stile di vita – ricordato dal profeta Amos – “tipico di chi si lascia assorbire da un’egoistica ricerca del profitto in tutti i modi possibili e che si traduce in una sete di guadagno, in un disprezzo dei poveri e in uno sfruttamento della loro situazione a proprio vantaggio”. Il cristiano deve aprire invece il proprio cuore “a sentimenti di autentica generosità”, ad “un amore sincero per tutti” che “si manifesta in primo luogo nella preghiera”:

     

     
    “Grande gesto di carità è pregare per gli altri ... Non venga pertanto mai meno la nostra preghiera, apporto spirituale all’edificazione di una Comunità ecclesiale fedele a Cristo e alla costruzione d’una società più giusta e solidale”.

     
    Il Papa ha inoltre esortato i fedeli a focalizzarsi sulla verità essenziale dell’amore di Dio che ha definito...

     
    “...capace di imprimere all’esistenza umana un orientamento e un valore assolutamente nuovi. L’amore è l’essenza del Cristianesimo, che rende il credente e la comunità cristiana fermento di speranza e di pace in ogni ambiente, attenti specialmente alle necessità dei poveri e dei bisognosi. Ed è questa la nostra missione comune: essere fermento di speranza e di pace perché crediamo nell’amore. L’amore fa vivere la Chiesa, e perché l’amore è eterno la fa vivere sempre”.

     
    Benedetto XVI ha anche espresso più volte la sua gioia per essere tornato nella diocesi di Velletri-Segni, di cui per anni è stato vescovo titolare, e proprio per dimostrare il loro affetto i fedeli hanno voluto donargli una riproduzione in scala della Croce veliterna, come segno di quell’Amore che fa dei cristiani un solo corpo e un solo spirito in Cristo.

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    All'Angelus il Papa spiega: il denaro non è disonesto in sé e il profitto non è illegittimo ma a prevalere deve essere l'equa distribuzione dei beni

    ◊   Subito dopo la visita pastorale a Velletri il Papa è ritornato nella sua residenza di Castel Gandolfo per il tradizionale Angelus domenicale. Qui ha ampliato la sua riflessione sulle logiche del profitto e della solidarietà. Il servizio di Sergio Centofanti.  

     
    Il Papa all’Angelus è tornato a parlare del denaro, ma ha precisato:

    “Il denaro non è ‘disonesto’ in se stesso, ma più di ogni altra cosa può chiudere l’uomo in un cieco egoismo”.

    “Si tratta dunque di operare una sorta di ‘conversione’ dei beni economici – ha affermato: invece di usarli solo per interesse proprio, occorre pensare anche alle necessità dei poveri". E "non manchi mai la 'fantasia' nelle opere di misericordia" ha esclamato. Occorre imitare Cristo stesso, il quale – scrive san Paolo – “da ricco che era si fece povero per arricchire noi con la sua povertà” (2 Cor 8,9)”:

    “Sembra un paradosso: Cristo non ci ha arricchiti con la sua ricchezza, ma con la sua povertà, cioè con il suo amore che lo ha spinto a darsi totalmente a noi”.

    Il Papa ha quindi spiegato che le due logiche economiche, la logica del profitto e quella della equa distribuzione dei beni “non sono in contraddizione l’una con l’altra, purché il loro rapporto sia bene ordinato. La dottrina sociale cattolica - ha sottolineato - ha sempre sostenuto che l’equa distribuzione dei beni è prioritaria”. Poi ha precisato:

    “Il profitto è naturalmente legittimo e, nella giusta misura, necessario allo sviluppo economico. Giovanni Paolo II così scrisse nell’Enciclica Centesimus annus: 'la moderna economia d’impresa comporta aspetti positivi, la cui radice è la libertà della persona, che si esprime in campo economico come in tanti altri campi'. Tuttavia, egli aggiunse, il capitalismo non va considerato come l’unico modello valido di organizzazione economica”.

    “L’emergenza della fame e quella ecologica stanno a denunciare, con crescente evidenza” - ha detto il Papa - cosa succede se a prevalere è la logica del profitto. Quindi il Pontefice ha invocato Maria, modello dei poveri in spirito, di quanti hanno scelto di vivere per Dio e non per il denaro:

    “Maria Santissima, che nel Magnificat proclama: il Signore 'ha ricolmato di beni gli affamati, / ha rimandato i ricchi a mani vuote' (Lc 1,53), aiuti i cristiani ad usare con saggezza evangelica, cioè con generosa solidarietà, i beni terreni, ed ispiri ai governanti e agli economisti strategie lungimiranti che favoriscano l’autentico progresso di tutti i popoli”.

    Dopo la recita dell'Angelus il Papa ha salutato quanti stanno partecipando a Roma al Primo incontro mondiale di sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose zingari, organizzato dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti sul tema: “Con Cristo al servizio del popolo zingaro”.

    Ha poi ricordato che oggi in Italia la Società di San Vincenzo de’ Paoli ha promosso una campagna contro l’analfabetismo che ha definito una “grave piaga sociale che interessa ancora molte persone in varie regioni del mondo” , augurando che questa iniziativa ottenga “il miglior successo”.

    Infine ha rivolto i suoi auguri a studenti e insegnanti che hanno iniziato in questi giorni il nuovo anno scolastico.


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    Aperto a Roma il primo incontro mondiale dei religiosi zingari. Mons. Marchetto: superare ogni forma di discriminazione nei confronti dei gitani

    ◊   Si è aperto stamani a Roma, nella Casa delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, il primo incontro, a livello mondiale, di sacerdoti, diaconi e persone religiose consacrate di origine zingara. Il Papa all'Angelus ha salutato quanti partecipano al convegno, che è incentrato sul tema “Con Cristo al servizio del popolo zingaro”. L'incontro è stato promosso dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Nel mondo ci sono circa 36 milioni di zingari: un centinaio di loro sono consacrati. L'India, con 20 presbiteri, ha il più alto numero di sacerdoti zingari. Nella prima giornata è giunto l'appello a evitare ogni forma di discriminazione contro il popolo gitano ma anche il forte invito agli zingari a riconciliarsi con la società circostante rispettando tutti i doveri del vivere comune. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    Aprendo l’incontro, il segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, mons. Agostino Marchetto, ha ricordato il beato Ceferino Giménez Malla, il primo gitano elevato agli onori degli altari, che la Chiesa propone come modello da seguire. “La sua vita – ha detto il presule – dimostra che Cristo è presente nei diversi popoli e razze e tutti sono chiamati alla santità”. Rivolgendosi ai sacerdoti, diaconi e religiosi di origine zingara, l’arcivescovo ha poi sottolineato come si manifesti lo straordinario amore di Dio per il popolo zingaro. Nella Chiesa – ha affermato quindi mons. Marchetto – potete essere i “portavoce del loro desiderio di vivere insieme e far giungere ad essa le loro richieste di giustizia e solidarietà, di rispetto reciproco ed eliminazione di ogni forma di discriminazione”.

     
    Il sottosegretario del Pontificio Consiglio, mons. Novatus Rugambwa, ha sottolineato poi come l’incontro, nato sotto l’impulso del documento “Orientamenti per una pastorale degli zingari”, abbia proposto “un percorso dinamico con cui ci si rapporta a Gesù e al prossimo”. Certamente – ha osservato il sottosegretario – non possiamo tacere il fatto che la maggioranza degli zingari “vive ancora in condizioni non all’altezza delle esigenze fondamentali della persona umana e si trova in situazioni di conflitto con i principi umanitari e cristiani”. “È, infatti, una vergogna per la società – ha aggiunto - che i campi sosta degli Zingari siano privi del necessario – del resto previsto -, con precarietà di abitazioni (e qui pensiamo a recenti incendi che hanno causato vittime, spesso tra i più piccoli e indifesi) e mancanza di strutture di assistenza medica”. Mons. Rugambwa ha poi sottolineato che “provoca sgomento la noncuranza, l’indifferenza per la scolarizzazione dei bambini rom (si pensa che solo in Europa essi sono quattro milioni in età scolastica)”. E si dice stupito per “il fatto che la società di oggi sia mossa ancora da pregiudizi che emarginano tanti giovani e adulti, pur con una formazione professionale, che non trovano lavoro perché … zingari”. Nè “si possono passare sotto silenzio – ha detto - gli atti di vero e proprio razzismo, di cui essi sono vittime tuttora. Dicendo tutto questo – ha spiegato mons. Rugambwa - non dimentichiamo certo i loro doveri e responsabilità verso la società che li circonda”. Quindi il sottosegretario del dicastero vaticano ha affermato che la riconciliazione tra popolo zingaro e società deve avvenire anche per iniziativa degli zingari: e in questo compito un grande ruolo – ha affermato - spetta ai sacerdoti, ai diaconi e ai religiosi zingari, anche per quanto riguarda la crescita delle vocazioni in mezzo al popolo gitano. Si rende dunque necessaria – ha concluso – “una vera trasparenza evangelica e una vera convergenza di iniziative che permetteranno la crescita di nuovi operai del Vangelo” tra questo popolo, oltre all'auspicata "promozione umana e cristiana degli zingari, anche se la strada sembra lunga e tortuosa".

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    I vescovi del Benin hanno concluso la visita ad Limina. Intervista con mons. N’Koué

    ◊   I vescovi del Benin hanno concluso la loro visita “ad Limina”: giovedì scorso sono stati ricevuti in udienza da Benedetto XVI, che ha rivolto loro parole di apprezzamento per l’opera di evangelizzazione svolta nel Paese africano, in cui cristiani e musulmani sono minoranza di fronte al 64% di quanti seguono ancora le religioni tradizionali. Sulla situazione dei cattolici in Benin, Stefano Leszczynski ha intervistato mons. Pascal N’Koué, vescovo della diocesi di Natitingou:


    R. – Siamo ottimisti! In questo momento posso dire che in Benin è proprio l’età d’oro dell’evangelizzazione. Significa che molti bussano alla porta della Chiesa cattolica e vogliono entrare: siamo noi che non siamo sufficientemente preparati per avere tutto il personale che ci vuole per accompagnare tutti quanti!

     
    D. – Quali sono i principali ostacoli all’opera di evangelizzazione della Chiesa in Benin?

     
    R. – Le nostre difficoltà sono: avere persone ben formate per formare a loro volta altre persone; e poi, c’è bisogno di avere i locali per tutti i nostri progetti. Abbiamo bisogno di aiutare i bambini a crescere nella fede cattolica, le coppie a crescere e vivere la fede cattolica. I seminari sono pieni, pienissimi e dunque questa è una difficoltà per noi: difficoltà nel senso che non ci sono più posti in seminario, laddove c’è spazio per una persona a volte ne mettiamo due, tre, a volte quattro ...

     
    D. – Come sono i rapporti tra la comunità cattolica e la comunità musulmana, nel Paese?

     
    R. – Nella mia diocesi, per esempio, abbiamo buoni rapporti, anzi, ottimi rapporti con i musulmani. Il capo musulmano prega per il vescovo nella moschea: e non dico che ha pregato una volta, no! Prega, chiede ai musulmani di pregare per il vescovo. E la gente vede che quando ci incontriamo, nei momenti ufficiali, ci abbracciamo, ci salutiamo! La gente lo vede e dunque vede che ci sono buoni rapporti tra di noi.

     
    D. – Quali sono dunque gli impegni pastorali per aiutare i giovani di questo Paese africano?

     
    R. – Uno dei problemi dei giovani è che molti hanno difficoltà a studiare e dunque molti non vanno a scuola. Per quelli che studiano, la qualità dell’insegnamento lascia a desiderare: per questo la Chiesa si impegna ad aprire scuole – scuole cattoliche –, però il problema è che siccome non abbiamo sovvenzioni dallo Stato, sono i genitori che devono pagare e le nostre scuole diventano scuole per le persone che possono pagare e dunque persone ricche.

     
    D. – Il processo democratico in corso nel Paese richiede ancora un grande sforzo comune. Cosa fa la Chiesa in questo campo?

     
    R. – Noi, i vescovi del Benin, abbiamo nominato un cappellano per i politici cristiani, perché abbiamo visto che loro hanno bisogno di un sostegno spirituale, e stiamo insegnando loro la dottrina sociale della Chiesa affinché loro possano influire sulla politica ... E se nelle varie elezioni che abbiamo avuto, non abbiamo sentito parlare di spargimento di sangue è grazie anche a quei politici cristiani. Loro si radunano, pregano insieme... c’è una certa unità!

     
    D. – Il Benin è dunque un Paese che guarda al futuro. Quali, quindi gli auspici da parte di voi vescovi?

     
    R. – Per il Benin, sì, c’è molta speranza anche perché in questo momento è una popolazione molto giovane: ci sono molti bambini, molti giovani che vogliono andare avanti e speriamo che la Divina Provvidenza ci aiuti a poter lasciare orme solide nei cuori di ciascuno.

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    Oggi in Primo Piano



    Rafforzate le misure di sicurezza in Libano in vista delle elezioni presidenziali

    ◊   A partire da domani Saranno rafforzate le misure di sicurezza attorno al Parlamento libanese che martedì si riunirà per l’elezione del nuovo presidente. Un appuntamento delicato per il mondo politico del Libano, che, a pochi giorni dall’assassinio del deputato del fronte antisiriano Ghanem, dovrà scegliere il successore dell’attuale capo dello Stato, Emile Lahoud, considerato uno stretto alleato della Siria. Ma qual è la situazione del Paese in questo cruciale frangente politico? Stefano Leszczynski lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato del Corriere della Sera:

     
    R. – Una situazione politica molto ma molto tesa anche perché le elezioni presidenziali in Libano non è che si svolgono in due, tre o cinque giorni a seconda del quorum, ma c’è tempo due mesi per completare le procedure per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. In due mesi purtroppo, come l’esperienza ci ha insegnato, in Libano può accadere di tutto e si temono davvero altri attentati.

     
    D. – Sembra proprio che questi attentati siano mirati a colpire i rappresentanti politici istituzionali proprio per assottigliare i margini per l’elezione del presidente. E’ così?

     
    R. – Il sospetto, e anzi, più di un sospetto, è questo. Certo, è curioso che sulle quattro figure politiche ammazzate dopo la frase che portò all’eliminazione dell’ex primo ministro Hariri, erano tutte appartenenti al fronte della maggioranza, una maggioranza che adesso è diventata risicatissima. Lì abbiamo una situazione molto particolare perché la maggioranza è composta da cristiano-maroniti, da sunniti e da drusi e dall’altra parte invece abbiamo sciiti, alleati però con altri cristiani e la situazione è molto paradossale perché il leader dei cristiani filo-maggioranza, cioè anti-siriani di oggi, Samir Geagea, alla fine della guerra civile era alleato con la Siria contro il generale Aoun, che allora aveva dichiarato guerra alla Siria e che oggi invece è il leader dei cristiani filo-siriani.

     
    D. – Quello che lascia sorpresi è il fatto che ci sia un clima quasi di rassegnazione di fronte a questi attentati, a queste morti..

     
    R. – E’ vero. Oggi per esempio i deputati della maggioranza vivono come se fosse l’ultimo giorno perché il rischio che ne possa essere ammazzato un altro purtroppo è altissimo. La società è una società che è riuscita a sopravvivere in 16 anni di guerra civile che è costata 140 mila morti e che le sere, dopo i bombardamenti, riusciva ancora a trovare il tempo per uscire di casa per riparare i danni ed anche, magari, per andare a cena fuori; è una società molto particolare dove la voglia di vita, dove l’amore per la vita, è più forte di tutto. Quindi, dal punto di vista di volontà, il desiderio di reagire c’è e c’è sempre stato. Oggi però la situazione viene vissuta come se la sovranità del Libano fosse una questione in vendita e magari da sacrificare sull’altare degli equilibri o dei futuri squilibri a seconda delle convenienze del momento.

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    Partita in Italia la Campagna per dire "no" all'introduzione degli OGM

    ◊   Etichettature chiare e una moratoria a livello europeo pari a quella in vigore in Italia contro gli Organismi Geneticamente Modificati, i cosiddetti OGM. Sono alcune delle sfide della campagna “Liberi dagli OGM” che ha preso il via nei giorni scorsi in oltre 2300 comuni italiani. L’iniziativa, che si concluderà il 15 novembre, vede l’adesione di oltre 28 tra associazioni di agricoltori, consumatori, imprese, movimenti e si prefigge lo scopo di informare i cittadini e ribadire il no all’utilizzo di sementi OGM in Italia. Anche la Chiesa ha promosso diversi dibattiti in materia ponendo come principio base quello di precauzione: il Compendio della Dottrina Sociale precisa in particolare che le biotecnologie devono seguire criteri etici di giustizia e di solidarietà, soprattutto nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, cercando di favorire e non monopolizzando i mezzi per il sostentamento. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Sergio Marini, presidente della Coldiretti, tra i promotori dell’iniziativa “Liberi dagli OGM”:


    R. – C’è un tentativo che va ormai avanti da diversi anni, di introdurre nelle coltivazioni anche italiane piante geneticamente modificate. Noi siamo stati sempre, come Coldiretti, contrari perché introdurre OGM significa anzitutto perdere la distintività del grande agroalimentare italiano. Inoltre, dato che la scienza è divisa sulle questioni che riguardano l’alimentazione umana, noi pensiamo che bisogna essere molto cauti.

     
    D. – Dal 15 settembre in molte città sono state avviate delle tavole rotonde, incontri, ma anche una sorta di consultazione popolare. Di cosa si tratta?

     
    R. – Varie associazioni promotrici hanno avviato un’operazione di sensibilizzazione e di informazione dei cittadini sull’iniziativa che stiamo portando avanti e sulle motivazioni che ci inducono a dire un “no” agli OGM. In queste occasioni inizierà anche una raccolta di firme per dire un “no” forte nella introduzione degli OGM nelle coltivazioni in Italia.

     
    D. – Un “no” in Italia, ma guardate anche la situazione europea, dove sotto la soglia dello 0,9 per cento non viene indicato che un prodotto è geneticamente modificato…

     
    R. – Questo è vero e non è certo una buona cosa, perché sulla soglia dello 0,9 per cento – che è una soglia certamente bassa – si nascondono tante produzioni che sono OGM ma che non sono riportate in etichetta. Questo non è un elemento positivo.

     
    D. – Quindi la campagna vuole sottolineare anche questo “no”?

     
    R. – Certamente, anche questo “no” soprattutto per le coltivazioni biologiche, perché l’Unione Europea ha aperto alla contaminazione dello 0,9 per cento anche sulla coltivazione biologica. Noi pensiamo che questa sia una contraddizione in termini.

     
    D. – Attualmente in Italia vige una moratoria che impedisce la coltivazione di OGM. Quindi, guardando all’Europa, cosa chiedete?

     
    R. – La nostra richiesta è quella di mantenere la moratoria in Italia e di allargare la moratoria a livello continentale, quindi a livello europeo.

     
    D. – “No” agli OGM per un criterio di sicurezza alimentare, per il rispetto della biodiversità, ma questa non è una posizione che chiude le porte anche a delle possibilità?

     
    R. – Il nostro “no” non è alla ricerca. La ricerca deve andare avanti, perché nel momento in cui la ricerca andasse ad individuare delle produzioni di grandissimo valore sotto profili particolari, non ultima quello della sicurezza alimentare, saremmo disponibili a valutare la questione.

     
    D. – Il criterio è, dunque, di cautela ma la vostra perplessità si spinge anche alla coltivazione parziale di OGM sia in campo europeo che italiano?

     
    R. – Introdurre parzialmente nel nostro Paese le coltivazioni OGM significherebbe di fatto contaminare l’intera produzione nazionale, visto che le coltivazioni sono effettuate all’aperto e che il polline si muove con il vento. Se ci si rendesse conto successivamente che è stato fatto qualche errore, sarebbe impossibile poi tornare indietro.

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    Preti colpiti dal "burn-out": il commento di padre Michele Simone a una ricerca sulla crisi di motivazione che coinvolge alcuni sacerdoti

    ◊   La rivista dei gesuiti ‘Civiltà Cattolica’ commenta una ricerca sul clero di Padova che evidenzia come alcuni sacerdoti siano demotivati e non gratificati. Nell'articolo si sottolinea che, in diversi casi, la crisi di alcuni giovani sacerdoti è quella di chi, arrivato in parrocchia, si ritrova a volte davanti ad una realtà diversa rispetto a quella immaginata prima dell'ordinazione. Si tratta di una forma di disagio che colpisce, soprattutto, chi è impegnato in ruoli di assistenza sanitaria e psicologica. E’ un fenomeno che i sociologi anglosassoni hanno definito con l'espressione di ‘burn - out’. Sul quadro emerso dalla ricerca condotta sul clero di Padova, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il vicedirettore di “Civiltà Cattolica”, padre Michele Simone:

     
    R. – La ricerca è stata fatta in una diocesi soltanto. Quindi, evidentemente, non può essere generalizzata. E’, però, certamente un segnale. Il quadro che emerge è che c’è una parte, più di un terzo di preti che non hanno problemi; invece, altri due terzi, con diverse motivazioni e diverse gradualità, vivono dei problemi.

     
    D. – Quali sono le cause di questi disagi?

     
    R. - Le cause sono molteplici e molto diversificate. Alcuni vivono un distacco, una depersonalizzazione rispetto al ruolo. Altri non riescono più a vedere il senso del ruolo del prete nella società di oggi. Altri ancora, si sentono stanchi per l’eccessivo lavoro, che non permette un tempo riservato a se stessi. Altri ancora, vedono in crisi la loro scelta.

     
    D. – E, in particolare, nell’articolo si sottolinea come giovani preti possano sentire il celibato come vita artificiosa esposta all’implosione dei sentimenti. Quali sono le risposte che la Chiesa dà a questi sacerdoti?

     
    R. – Insistere sulla formazione dei sentimenti. Non si tratta di reprimere i sentimenti, ma di essere pronti a saperli gestire. Questo, spesso, nella formazione dei preti non viene fatto con la stessa intensità. Si deve soprattutto preparare il futuro sacerdote ad affrontare i problemi che certamente molti preti, specialmente in una società sessuata come quella di oggi, devono affrontare. E poi c’è anche il problema del rapporto con l’istituzione e, quindi, spesso l’abbandono, la “solitudine” non semplicemente personale, ma nell’ambiente in cui si vive. Problemi, quindi, nel rapporto con l’autorità.

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    Si chiude oggi a Zagabria l'Incontro europeo per la pastorale universitaria

    ◊   Creare una pastorale universitaria europea in grado di portare la luce del Vangelo a docenti e studenti di tutti gli atenei d’Europa. Questo è lo scopo dell’Incontro europeo dei delegati nazionali di pastorale universitaria, promosso dalla Commissione catechesi scuola e università del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, che si è aperto venerdì scorso a Zagabria per concludersi oggi. All’evento partecipano 28 delegati provenienti dai diversi Paesi del Vecchio continente. Marina Tomarro ha intervistato Mons. Lorenzo Leuzzi, segretario della Commissione:


    R. - E’ da molti anni che nel mese di settembre i delegati delle Conferenze episcopali nazionali di pastorale universitaria si riuniscono insieme per preparare il cammino in Europa, nel servizio che la Chiesa è chiamata a svolgere nelle varie cappellanie universitarie, ma soprattutto a servizio dei giovani e dei docenti che vivono in università. E’ un’esperienza che pian piano ha visto sempre di più un allargamento della partecipazione, segno di una nuova attenzione che gli Episcopati europei stanno manifestando in questi anni, dando concretezza a quell’invito che Giovanni Paolo II aveva rivolto nell’esortazione apostolica “Ecclesia in Europa”, dove invitava tutte le Chiese locali ad attivare modalità di pastorale universitaria a servizio dei giovani e dei docenti. Per far vivere questa esperienza così impegnata, ma soprattutto così legata oggi al tema di una nuova evangelizzazione, è necessario che le Chiese locali siano capaci di sollecitare il coinvolgimento di sacerdoti, di operatori pastorali, per i quali è necessario, evidentemente, avviare forme e occasioni di formazione perché i cappellani possano essere adeguatamente capaci di programmare iniziative e itinerari di evangelizzazione con e per gli universitari.

     
    D. - E’ possibile creare un lavoro di rete tra le varie cappellanie universitarie europee?

     
    R. - Credo che questo sarà possibile, perché ormai le Conferenze episcopali più grandi d’Europa hanno una struttura centrale di coordinamento. Penso che a partire da questa nuova mentalità e da questa nuova disponibilità delle Conferenze episcopali, sarà possibile realizzare, non soltanto a livello occasionale ma permanente, una collaborazione e una rete tra le cappellanie universitarie. Credo che questa rete delle cappellanie universitarie possa essere veramente una grande via attraverso cui la Chiesa dà il suo contributo importante per la costruzione della casa comune europea

     
    D. - Quali sono i prossimi appuntamenti che aspettano appunto le pastorali universitarie?

     
    R. - Stiamo preparando un incontro europeo degli studenti che probabilmente si svolgerà nel 2009. Sarà la prima volta che il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa invita i giovani universitari a ritrovarsi insieme proprio per riscoprire come l’esperienza di vita universitaria costituisca una grande occasione, non solo di riscoperta della fede, ma, soprattutto, di maturazione della fede e questo credo sia molto importante nella prospettiva di una nuova evangelizzazione.

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    Migliaia di fedeli a San Giovanni Rotondo nella memoria di San Pio da Pietrelcina. La testimonianza di Matteo Pio Colella guarito miracolosamente per l'intercessione del Santo

    ◊   Migliaia di fedeli hanno partecipato oggi a San Giovanni Rotondo alla celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Domenico D’Ambrosio nella memoria liturgia di San Pio da Pietrelcina. Una ricorrenza che vive in modo particolare Matteo Pio Coltella il bambino, oggi quindicenne, guarito da un devastante attacco di meningite acuta grazie all’intercessione di Padre Pio. Un fatto “scientificamente inspiegabile” per i medici e dichiarato miracoloso dalla Congregazione per le Cause dei Santi dopo un’approfondita inchiesta. L’evento aprì la strada alla canonizzazione di Padre Pio. Ma riviviamo quella straordinaria esperienza. Ce la racconta lo stesso Matteo, al microfono di Davide Dionisi:


    R. – Io mi ricordo che un giorno mi sono sentito male, mi sono venuti a prendere mamma e papà e mi hanno portato in ospedale. Quando sono arrivato in ospedale sono entrato in coma e mi sono svegliato dopo 11 giorni. In questi giorni di coma ho visto Padre Pio, sono stato insieme a Padre Pio e con lui sono andato a guarire un bambino in ospedale.

    D. – Se dovessi descrivere il tuo rapporto con Padre Pio, come lo faresti?

    R. – Per me è un amico.

    D. – Perché Padre Pio, secondo te, può essere considerato un maestro, oltre che chiaramente un Santo?

    R. – Perché secondo me ha dato anche tante lezioni di vita a molte persone.

    D. – Cosa può insegnare ai ragazzi della tua età la figura di Padre Pio?

    R. – A pregare, a pregare molto perché pregando si possono realizzare cose che sembrano impossibili.

    D. – A scuola ne parlate qualche volta?

    R. – Sì, alcune volte sì, capita.

    D. – Ti fanno raccontare la tua esperienza e il tuo rapporto con Padre Pio?

    R. – No, questo no. E’ capitato, però, qualche volta di sentirmi chiedere come mi sentivo in quel periodo.

    D. – Del giorno della canonizzazione, che cosa ricordi?

    R. – Mi è rimasto impresso quando ho visto il Papa, che quel giorno non stava molto bene. E poi tutta la Messa.

    D. – Sei ancora molto affezionato a Giovanni Paolo II?

    R. – L'ho incontrato molto volte; mi ha benedetto molte volte e da allora mi ci sono veramente affezionato molto.

    D. – Durante gli incontri con Giovanni Paolo II, che cosa vi siete detti?

    R . – La prima volta che ci incontrammo, Giovanni Paolo II benedì tutti quanti. Ma poi chiese ad un prete che era con me, se io fossi il bambino che aveva ottenuto il miracolo. E quando il prete rispose di sì, lui allora mi benedì due volte. Mi benedì un’altra volta proprio il giorno della canonizzazione.

    D. – Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

    R. – Non lo so. Vorrei fare lo psicologo, ma poi si vedrà…

    D. – L’aspirazione è quella di entrare sempre in forza presso la Casa Sollievo della Sofferenza?
     R. – A me farebbe molto piacere entrare nella Casa Sollievo della Sofferenza… ma poi come Dio vuole….

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Antonelli sulle accuse all’ausiliare Maniago: “Una campagna scandalistica del tutto inattendibile e inverosimile”

    ◊   “Reagite. Siamo feriti, non intimiditi”: è l’invito rivolto ai fedeli dell’arcidiocesi di Firenze dal cardinale arcivescovo, Ennio Antonelli. In una lettera, letta oggi in tutte le parrocchie fiorentine, il porporato si pronuncia in merito alle notizie, diffuse nei giorni scorsi su due quotidiani, secondo cui il vescovo ausiliare, mons. Claudio Maniago, sarebbe coinvolto in presunti festini a luci rosse, nell’ambito di un’indagine parallela, che ha portato alla condanna di don Lelio Cantini. “Una campagna scandalistica di stampa, scatenata sulla base di una testimonianza non solo sospetta e non controllata con alcuna verifica, ma del tutto inattendibile e inverosimile”: questa, la posizione del cardinale Antonelli, che parla di “dolorosa prova” per l’arcidiocesi di Firenze ed esorta i fedeli a rimanere vicini a mons. Maniago. “Il fango gettato contro la persona del vescovo Claudio – afferma il porporato – imbratta anche l’immagine pubblica della Chiesa fiorentina e della Chiesa cattolica nel suo insieme; semina sospetto e sfiducia; mira a compromettere la credibilità”. Quindi, l’invito a reagire con fiducia: “L’opinione pubblica – auspica – si accorga che siamo feriti, ma non scoraggiati e intimiditi”. Il cardinale Antonelli raccomanda, in particolare, “di pregare spesso per la santificazione dei sacerdoti e per le nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, senza omettere di ringraziare Dio per i tanti ottimi sacerdoti che ha dato finora alla nostra Chiesa”. “Vi esorto – aggiunge – a invocare misericordia e conversione per chi non ha rispetto delle persone e non si cura della verità”. Infine, il riferimento alla vicenda di don Lelio Cantini, collegata “solo marginalmente – puntualizza – all’attuale scandalo che riguarda il vescovo Claudio”. “Vorrei che si pregasse per il suo pieno recupero spirituale – conclude – e soprattutto per le vittime dei suoi abusi”. (A cura di Roberta Moretti)

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    Arriva in India una delle maggiori tv cattoliche via cavo del mondo

    ◊   La recita del rosario, le udienze del Papa e i reportage sulla Chiesa universale viaggiano via cavo. Sbarca nella regione di Mangalore, nello Stato meridionale indiano del Karnataka, l’emittente cattolica americana EWTN (Eternal World Television Network), il network con una programmazione 24 ore su 24 che copre 140 Paesi. La trasmissione delle immagini giunge a Mangalore grazie ad un accordo tra l’ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali e V-4, il maggior fornitore locale della rete via cavo. Dopo la firma – riferisce l’agenzia Fides – il direttore dell’ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali, don Victor Vijay Lobo, ha espresso la sua gioia e comunicato ai fedeli che d’ora in poi avranno un’altra fonte di informazione cattolica. “La rete televisiva – ha detto - rafforzerà la fede della gente, dando loro i veri insegnamenti della Chiesa cattolica”. L’appuntamento più importante della programmazione, comunque, è rimandato al 2008: grazie alla televisione via cavo, i giovani abitanti di Mangalore seguiranno la Giornata mondiale della gioventù di Sidney, in Australia. Oltre a talk show e a programmi di approfondimento, la rete trasmette serie televisive e cartoni animati in tema. Vera protagonista di EWTN è suor Angelica, religiosa del monastero di Nostra Signora degli Angeli di Hanceville, in Alabama. Nonostante le sue condizioni di salute non le permettano di apparire in diretta, la religiosa continua ad essere il personaggio principale del palinsesto, con la frequente replica delle sue pillole quotidiane. (V.F.)

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    Domani, memoria liturgica della Madonna della Mercede, ispiratrice della pastorale penitenziaria

    ◊   La Chiesa celebra domani la memoria liturgica della Beata Vergine Maria della Mercede, una festività legata molti secoli fa al dramma della schiavitù e associata oggi alla pastorale penitenziaria. In gran parte delle diocesi del mondo, infatti, sono state create delegazioni pastorali incaricate di far fronte alla situazione dei detenuti e dei sistemi carcerari. In Spagna, in particolare, si è registrato recentemente un forte incremento dei carcerati. Secondo gli ultimi dati statistici del Ministero dell’Interno, sono 66.162 i detenuti interni. E’ l’Andalusia che occupa il primo posto, con 14.186 carcerati, seguita dalla Catalogna, con 9.397, e da Madrid, con 8.713. In generale, le carceri sono sovraffollate e lo stato degli impianti e l’assistenza medico-sanitaria lasciano molto a desiderare. Molti i detenuti con problemi di salute fisica e mentale e anche quelli provenienti dal mondo della droga. Merita un’attenzione particolare la situazione dei condannati per delitti di terrorismo, appartenenti al mondo dell’ETA. Il numero totale è di circa 600, 450 dei quali sono detenuti in carceri spagnole e altri 150 in Francia. Ma la loro situazione è particolarmente difficile in quanto devono scontare la loro pena in circa 48 prigioni distribuite in territorio spagnolo, oltre 600 chilometri lontano dalle loro terre di origine e dai loro familiari. Al termine di una visita ufficiale nei Paesi Baschi tra il 5 e l’8 febbraio del 2001, il Commissario per i diritti umani dell’Unione Europea, Alvaro Gil Robles, ha scritto su questa situazione: “Bisogna favorire l’adempimento delle condanne in quei centri che rendano più possibile questo obiettivo (il reinserimento sociale) e, quindi, il riavvicinamento ai loro familiari, ai loro luoghi d’origine può e deve essere un elemento che le autorità competenti prenderanno in considerazione”. (Per la Radio Vaticana, Ignazio Arregui)

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    Marcia per la Pace Perugia-Assisi 2007: sarà dedicata alla situazione in Medio Oriente

    ◊   Sarà dedicata alla pace in Medio Oriente la Marcia Perugia-Assisi del prossimo 7 ottobre. All’iniziativa prenderanno parte 40 israeliani, palestinesi e libanesi, insieme a iracheni e afghani. Con le “autobombe a Beirut, la Striscia di Gaza dichiarata ‘entità nemica’ di Israele, le minacce di guerra all’Iran, le minacce di bombardamenti iraniani su Israele, stragi quotidiane in Iraq, la guerra senza fine in Afghanistan - osservano Flavio Lotti e Grazia Bellini, coordinatori della Tavola della pace, ripresi dall'agenzia SIR - di colpo il Medio Oriente ritorna in prima pagina con la sua lunga, rossa, scia di sangue e con i suoi più inquietanti lampi di guerra”. “Un incubo senza fine per chi è costretto a vivere in quella tragica regione – aggiungono – e un incubo per noi che ne siamo e ne saremo inevitabilmente coinvolti”. Per questo, Lotti e Bellini chiedono all’Italia, “che siede nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, di assumere subito un’iniziativa politica nuova e coraggiosa, chiara e risoluta, ancorata al diritto internazionale dei diritti umani, tesa a rompere l’immobilismo e le complicità dell’Europa e della comunità internazionale. E ad evitare - concludono – che il peggio ci travolga”. (R.M.)

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    “Fammi studiare, conviene a tutti”: in Italia, la Campagna nazionale 2007 della Società di San Vincenzo de' Paoli

    ◊   E’ centrata sul tema dell’alfabetizzazione la Campagna nazionale 2007 della Società di San Vincenzo de' Paoli, che si celebra oggi in Italia, ricevendo anche il saluto del Papa all'Angelus. “Fammi studiare, conviene a tutti”: è il titolo dell’iniziativa, a sottolineare come una maggiore alfabetizzazione permetterebbe una diminuzione della delinquenza, dell’emarginazione, delle povertà morali, comportando quindi una migliore qualità di vita per tutta la società. Nel corso della Giornata, si tengono convegni in tutta Italia, che serviranno a mettere in campo idee e disponibilità per combattere una piaga sociale particolarmente forte, soprattutto in alcune zone del sud Italia. “La situazione è diversa da zona a zona, ad esempio a Napoli – ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione il presidente della Società di San Vincenzo de' Paoli, Luca Stefanini - abbiamo in piedi un vero e proprio centro, in cui cerchiamo di attirare giovani che altrimenti abbandonerebbero il circuito scolastico, coinvolgendolo anche in corsi di formazione professionale, in corsi di qualificazione e di usi di tecnologie nuove. Non limitandoci alla ‘pura scuola’. Se parliamo, invece, del Nord – prosegue Stefanini – il problema è diverso, perché nel nord il vero problema attuale è legato ai figli di cittadini immigrati”. Molte iniziative riguardano il mondo della scuola, poiché “la cosa che preoccupa – sostiene Carmela Lo Giudice, vicepresidente dell’Unione nazionale lotta all’analfabetismo, partner di questa iniziativa – non è il numero degli anziani, ma il numero dei giovani che sono fuoriusciti dal sistema scolastico e che non hanno avuto nessun incentivo a ritornarci. Anche perché il sistema scolastico – precisa Lo Giudice – non ha costruito, nella scuola di Stato così come della scuola privata, un'alternativa valida per consentire di accedere ad una formazione vera e non finta”. Come testimonial della campagna è stato scelto l’ex calciatore Gianluca Pessotto, che ha affermato che i bambini rappresentano il futuro e devono, quindi, avere la possibilità di studiare e di decidere il proprio futuro. (A cura di Fabio Brenna)

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    Un milione di culle “made in China” ritirate dal mercato statunitense: avevano provocato tre morti e oltre 60 incidenti

    ◊   Nuovo colpo alle importazioni statunitensi dalla Cina, dopo la vicenda Mattel. Venerdì, le autorità USA hanno annunciato il ritiro dal mercato nordamericano di un milione di culle prodotte in Cina per il rischio che presentano per il consumatore. Secondo il New York Times, i lettini venduti tra il 1998 e il 2007 sotto il nome Simplicity e Graco, distribuiti tra l’altro dal gigante commerciale Wal-Mart, avrebbero provocato oltre 60 incidenti, tre dei quali mortali. Oltre alla morte di un bimbo di sei mesi ad aprile 2005 e a quella di uno di sei nel novembre del 2006, un terzo bimbo di un anno sarebbe deceduto in una culla Simplicity, un nuovo modello che non risulta tra quelli da ritirare, ma che è ora sotto controllo da parte della Commissione per la Sicurezza dei Prodotti e dei Consumatori degli Stati Uniti. In tutti e tre i casi, i consumatori avevano installato la barra protettiva della culla al contrario, creando uno spazio all'interno del quale un neonato può scivolare e restare intrappolato, soffocando. Ma la responsabilità – riferisce il quotidiano Avvenire – ricadrebbe comunque sulle istruzioni allegate al kit di montaggio, che indurrebbero all’errore. La società ha offerto agli acquirenti un kit di riparazione, ma le associazioni a difesa dei consumatori stanno già chiedendo che sui prodotti si effettuino test più rigorosi. (R.M.)

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    “Dio nel cinema” è il titolo del primo congresso internazionale su teologia e cinema in programma a novembre a Barcellona

    ◊   Verranno accesi il 15 novembre a Barcellona, in Spagna, i riflettori sul rapporto tra cinema e spiritualità. Si chiama “Dio nel cinema” il congresso di due giorni nel quale esperti si confronteranno sulla presenza di valori spirituali nella “settima arte”. Un’iniziativa voluta dalla Facoltà di Teologia della Catalogna con cui collaborano varie istituzioni come le Facoltà di Filosofia e Comunicazione dell’Università Ramon Llull, Signis-España, la Filmoteca Vaticana e della Catalogna e della Generalitat della Catalogna. “Un momento privilegiato per la formazione di agenti di pastorale, professori di religione e animatori culturali” lo ha definito Peio Sánchez, professore della Facoltà di Teologia e organizzatore del congresso, il cui presidente è monsignor Enric Planas, fino ad aprile membro del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali e delegato della filmoteca vaticana. La riunione inizierà con una conferenza sulle chiavi per una lettura teologica del cinema pronunciata dal professor Lloyd Baugh, S.J., della Pontificia Università Gregoriana, a seguire una sezione dedicata a cineasti come Dreyer, Tsarkovski, Buñuel, Lars von Trier, Kieslowski e Woody Allen. Particolare attenzione sarà rivolta al regista italiano Ermanno Olmi, autore di successi come L’albero degli zoccoli, La leggenda del santo bevitore e per ultimo i Centochiodi. Un’artista dalla lunga carriera “in cui – sottolinea Peio Sánchez- la sensibilità spirituale e specificamente cristiana è stata particolarmente significativa”. Secondo gli organizzatori e stando a quanto riporta l’agenzia Zenit, la Chiesa ha avuto sempre grande attenzione verso il cinema e “la teologia si scopre implicata nella lettura, nella valorizzazione e anche nell’apporto di argomenti ai film”. Per questo motivo, la cinematografia “offre molte opportunità per interrogarsi su Dio” nel dialogo con una cultura sempre più globalizzata e nell’incontro di prospettive ma anche nella stessa evangelizzazione. Tra le iniziative in programma anche una tavola rotonda sul tema “Il Dio dei registi” ed un approfondimento sul ruolo delle filmoteche nella diffusione del cinema spirituale che sarà al centro dell’intervento della delegata della filmoteca vaticana, Claudia di Giovanni. (B.C.)

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    Al via, a Verona, il 59.mo Prix Italia, il più antico concorso internazionale dedicato a programmi radiofonici, televisivi e web

    ◊   Da oggi al 29 settembre si svolgerà a Verona la 59.ma edizione del Prix Italia, il più antico concorso internazionale dedicato a programmi radiofonici, televisivi e web. Fondato a Capri nel 1948 dalla RAI, il Premio è stato ospitato negli anni dalle più famose città d’arte italiane e ha visto la partecipazione di autori di fama internazionale quali Brecht, Cocteau, Brook, De Filippo, Eco, Pinter, Clair, Ionesco, Rossellini, Fellini, Bergman. Oggi fanno parte del Prix Italia, come soci e membri effettivi, 90 Enti Radiotelevisivi pubblici e privati, in rappresentanza di 40 Paesi dei cinque continenti. Presidente di questa 59.ma edizione è la signora Caroline Thomson della BBC. La Radio Vaticana è presente anche quest’anno con il collega Rosario Tronnolone tra i membri della giuria della sezione Radio Documentari, e con un’opera in concorso nella sezione Radio Drama: “La necessaria inutilità dell’amore”, di Giovanni Antonucci e Laura De Luca, ispirata all’Enciclica “Deus caritas est” di Benedetto XVI. (R.T.)

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    Scomparso a 84 anni il celebre mimo francese Marcel Marceau

    ◊   Lutto nel mondo dello spettacolo: all’età di 84 anni, si è spento il famoso mimo francese, Marcel Marceau. La notizia è stata diffusa stamani dall'emittente France Info, informata dalla famiglia, che ha annunciato di non voler divulgare per il momento né le circostanze né il luogo del decesso. Nato a Strasburgo nel 1923 da famiglia ebrea, era stato costretto a cambiare il suo nome, Mangel, in Marceau e a lasciare la sua città per sfuggire alle persecuzioni naziste. Durante la seconda guerra mondiale, ha combattuto nelle forze di liberazione. Ha intrapreso la carriera artistica nel dopoguerra, folgorato dalla sua passione per Buster Keaton, i fratelli Marx e soprattutto Charlie Chaplin. Esibendosi nei teatri di tutto il mondo, ma anche partecipando a show televisivi e film (tra i più famosi, “Les enfants du Paradis”), Marceau ha rilanciato l'arte della mimica. Per lungo tempo la sua è stata l'unica compagnia teatrale di mimi al mondo. Nel 1947, ha dato vita al personaggio di Bip, il clown silenzioso con maglietta a strisce orizzontali, faccia bianca e cappello a cilindro deformato ornato da un fiore rosso, diventato il suo alter-ego. Per i suoi meriti artistici, il governo francese gli ha conferito la massima onorificenza dello Stato, di Officiale della Legione d'Onore. “Il mio mestiere è non parlare - aveva spiegato Marceau in un'intervista - Il mimo è il testimone silenzioso della vita di un uomo. Questa arte tocca le coscienze del mondo intero senza distinzioni di lingua, di razza e di colore e consente di creare veramente un'unione fra tutte le persone del mondo". (R.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Continua la protesta dei monaci buddisti in Myanmar: 20 mila in piazza contro la giunta militare - Afghanistan: scomparsi due militari italiani, si teme un sequestro

    ◊   Proseguono anche oggi le manifestazioni contro la giunta militare al potere in Myanmar, l’ex Birmania. Le marce pacifiche condotte dai monaci buddisti si sono estese ad altre città del Paese e del caso si interesserà anche l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in programma questa settimana a New York. Il nostro servizio:

    Almeno 20 mila persone sono tornate in piazza a Yangoon nel settimo giorno di protesta. I monaci buddisti sono sempre il motore della sollevazione popolare: a loro, per la prima volta, si sono unite anche un centinaio di suore, mentre i religiosi hanno chiesto esplicitamente l’appoggio della popolazione che ha risposto in modo chiaro. Oggi infatti erano solo poche migliaia i monaci riunitisi in preghiera nel principale tempio della città. Nel giro di un ora – affermano testimoni – la folla si è quadruplicata per protestare contro l’aumento indiscriminato dei prezzi. Quella odierna è stata la più imponente manifestazione degli ultimi giorni. L’atmosfera è sempre calma. Nessun accenno d’intervento da parte delle forze di sicurezza: segno della cautela con cui il regime sta cercando di gestire una situazione che si fa sempre più difficile. Ieri il Premio Nobel per la pace e leader dell'opposizione democratica Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari da 12 anni, era uscita in strada per dare il suo sostegno ai monaci. La diplomazia britannica ha promesso di portare il caso alla 62. esima Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di provocare un richiamo forte al regime per realizzare le riforme democratiche chieste dai manifestanti. Nel Paese non si vota dal 1990, quando la Lega Nazionale per la Democrazia (LND) vinse le elezioni inducendo i vertici militari ad usare la forza per rimpadronirsi del potere.

    - In Afghanistan due militari italiani risultano dispersi da ieri nella zona ovest del Paese. Secondo il ministero degli Esteri italiano si sono persi i contatti con loro mentre erano impegnati in attività di pattugliamento nella provincia di Herat. Si teme un sequestro. Assieme ai militari c'erano anche due accompagnatori locali. In Italia esplode la polemica politica: il leader del PDCI Oliviero Diliberto ha affermato che è l'ora di ritirare le truppe italiane dal Paese. Intanto non è chiara l’identità delle quattro vittime provocate da un raid aereo della Nato avvenuto nella provincia di Kunar, in risposta all’attacco di ieri contro una base afgana nella zona. Sull’accaduto è stata avviata un’inchiesta per accertare se le vittime sono talebani, agenti afgani in borghese o civili. Le forze straniere nel Paese hanno sempre affermato di fare grossi sforzi per evitare vittime fra i civili accusando i guerriglieri, che non utilizzano divise, di utilizzare la popolazione come scudo umano. Nonostante tutto, questo tema sta creando frizioni con le autorità di Kabul.

    - In Pakistan per impedire nuove manifestazioni contro la candidatura del presidente Musharraf alle prossime elezioni, quattro leader dell’opposizione sono strati arrestati. Secondo le autorità stavano organizzando una nuova iniziativa di protesta davanti alla Corte Suprema che avrebbe potuto turbare l’ordine pubblico.

    - Il governo israeliano ha deciso la liberazione di una novantina di detenuti palestinesi come gesto di sostegno nei confronti del presidente dell’ANP Abu Mazen, in occasione del mese islamico del Ramadan. La lista completa sarà elaborata nelle prossime ore, tuttavia, si tratta di numerosi membri di al Fatha, il partito di Abu Mazen. La decisione è stata fortemente voluto dal premier israeliano Olmert.

    - Per rilanciare il dialogo fra l’Iraq e i Paesi limitrofi, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha offerto “un piccolo ufficio di appoggio” a Baghdad, gestito dall’ONU. Ad annunciarlo ieri sera lo stesso numero uno del Palazzo di Vetro durante la riunione di alto livello sull’Iraq alla quale hanno partecipato tra gli altri il primo ministro iracheno al Maliki, il segretario di Stato americano, Rice, e il ministro degli esteri iraniano, Mottaki.

    - E sempre nell’ambito dei lavori preparatori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, i grandi del mondo continuano ad incontrarsi in queste ore nella sede dell’ONU a New York per discutere delle aree calde del pianeta. Dopo la situazione in Darfur, oggi in primo piano l’Afghanistan e la riunione del Quartetto sul Medio Oriente – composto da Usa, Ue, Russia ed ONU - con un primo rapporto del nuovo inviato nell’area, Tony Blair.

    - Anche il presidente iraniano Ahmadinejad si dirige verso New York. Nel corso del suo intervento all’Assemblea – ha affermato prima di imbarcarsi sull’aereo – presenterà le soluzioni degli iraniani ai problemi del mondo. Per far conoscere correttamente queste posizioni il leader di Teheran ha anche annunciato incontri con “intellettuali e politici indipendenti americani”.

    - In Giappone Yasuo Fukuda è stato eletto presidente del Partito liberaldemocratico, al posto dell’ex premier Shinzo Abe dimessosi lo scorso 12 settembre. La carica comporta in modo quasi automatico la nomina di Fukuda a capo dell’esecutivo. L’investitura avverrà formalmente martedì prossimo in Parlamento. La scelta è avvenuta oggi al termine di una votazione a cui hanno partecipato oltre 500 delegati del partito.

    - “I catalani non hanno re”. Con questo slogan centinaia di nazionalisti catalani si sono riuniti a Girona, nel nord-est della Spagna, a sostegno di un giovane accusato dalle autorità di “oltraggio al re” per aver bruciato delle foto del sovrano. Durante la manifestazione diverse immagini della famiglia reale sono state date alle fiamme. Per questi reati la legge prevede pene che vanno da sei mesi a due anni di reclusione.

    - Dopo l’epidemia di afta epizootica, è stato scoperto in Gran Bretagna, in una fattoria nei pressi di Ipswich un focolaio di ‘lingua blu’, un’infezione mai verificatasi prima nel Paese che colpisce ovini e ruminanti e si propaga attraverso i moscerini. A renderlo noto è stato il Dipartimento per l’ambiente, gli alimenti e le attività agricole, che ha posto in quarantena l’allevamento in questione. Preoccupata l’Associazione allevatori che, nel timore di conseguenze negative, parla di notizia “devastante”. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 266

     
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