![]() | ![]() |

SOMMARIO del 22/09/2007
Benedetto XVI ai vescovi di nuova nomina: preferite la preghiera all'amministrazione e insegnatela a tutta la Chiesa
◊ Oggi, nel ministero di un vescovo, gli aspetti organizzativi assorbono molto, “gli impegni sono molteplici” e le “necessità sempre tante”. Ma il “primo posto nella vita di un successore degli Apostoli deve essere riservato a Dio”. Con queste parole Benedetto XVI ha rammentato il valore della preghiera tra i primi doveri di un presule, nell’udienza concessa ai vescovi di recente nomina, ricevuti stamattina a Castel Gandolfo, guidati dal prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re. Una vita di preghiera, ha detto fra l'altro il Pontefice, rinsalda il legame con i sacerdoti, favorisce le vocazioni e stimola il rapporto dei laici con le cose dello spirito. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Siate uomini di preghiera”: per avere confidenza con Dio con la “fiducia” di un figlio e l’“audacia” dell’amico. Per avere un cuore sempre aperto agli altri, capace di costruire oasi di raccoglimento fra i rumori delle città. Perché tra le mille incombenze pur importanti e inevitabili di un vescovo, ciò che più deve contare è “stare con Cristo”. E’ stato molto chiaro, quasi perentorio, Benedetto XVI nell’indicare il “dover essere” ai vescovi di fresca nomina, che dall’inizio di questa settimana sono riuniti in convegno a Roma per approfondire e studiare i vari aspetti pastorali e amministrativi che attengono al loro nuovo ministero. “Oggi - ha riconosciuto il Papa - nel ministero di un vescovo, gli aspetti organizzativi sono assorbenti, gli impegni sono molteplici, le necessità sempre tante, ma il primo posto nella vita di un successore degli Apostoli deve essere riservato a Dio”:
“Come gli Apostoli anche noi, carissimi Confratelli, in quanto loro successori, siamo stati chiamati innanzitutto per stare con Cristo, per conoscerlo più profondamente ed essere partecipi del suo mistero di amore e della sua relazione piena di confidenza con il Padre. Nella preghiera intima e personale il vescovo, come e più di tutti i fedeli, è chiamato a crescere nello spirito filiale verso Dio, apprendendo da Gesù stesso la confidenza, la fiducia e la fedeltà, atteggiamenti suoi propri nel rapporto col Padre”.
I frutti di questo atteggiamento contemplativo non nuocciono certo all’azione pastorale di un vescovo, anzi ne raffinano la portata. “La preghiera - ha ribadito Benedetto XVI - educa all’amore e apre il cuore alla carità pastorale per accogliere tutti coloro che ricorrono al vescovo”, il quale “plasmato interiormente dallo Spirito Santo, consola con il balsamo della grazia divina, illumina con la luce della Parola, riconcilia ed edifica nella comunione fraterna”:
“Nella vostra preghiera, cari confratelli, un particolare posto devono avere i vostri sacerdoti, affinché siano sempre perseveranti nella vocazione e fedeli alla missione presbiterale loro affidata. È quanto mai edificante per ogni sacerdote sapere che il vescovo, dal quale ha ricevuto il dono del sacerdozio o che comunque è il suo padre e amico, gli è vicino nella preghiera, nell’affetto ed è sempre pronto ad accoglierlo, ascoltarlo, sostenerlo ed incoraggiarlo”.
Passando dalla cura del clero a quella dell’intero corpo diocesano, il Papa ha esortato i nuovi vescovi “ad essere animatori di preghiera nella società”:
“Nelle città in cui vivete e operate, spesso convulse e rumorose, dove l’uomo corre e si smarrisce, dove si vive come se Dio non esistesse, sappiate creare luoghi ed occasioni di preghiera, dove nel silenzio, nell’ascolto di Dio mediante la lectio divina, nella preghiera personale e comunitaria, l’uomo possa incontrare Dio e fare l’esperienza viva di Gesù Cristo che rivela l’autentico volto del Padre”.
Il Papa domani in visita pastorale a Velletri. Intervista con mons. Apicella
◊ Benedetto XVI compirà domani mattina una breve visita pastorale alla diocesi suburbicaria di Velletri-Segni. Alle 9.30 il Papa presiederà la celebrazione eucaristica in Piazza San Clemente, sul sagrato della cattedrale di Velletri. Benedirà quindi una colonna commemorativa del suo Pontificato, da lui donata alla diocesi, e una statua di Giovanni Paolo II. Al termine del rito il Papa tornerà nella sua residenza di Castel Gandolfo, dove alle 12.00 reciterà il tradizionale Angelus domenicale. Ma come è nata questa visita di Benedetto XVI? Giovanni Peduto lo ha chiesto al vescovo di Velletri-Segni, mons. Vincenzo Apicella:
R. – Questa visita è nata in modo abbastanza naturale, in quanto il Santo Padre è stato vescovo titolare di Velletri-Segni quando era cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, dal ’93 fino al giorno dell’elezione, il 19 aprile 2005. C’è, quindi, un legame antico, che lega Velletri a Papa Ratzinger, il quale ha voluto dare un segno di paternità, di benevolenza estrema alla nostra Chiesa, facendo collocare sulla piazza della cattedrale una colonna commemorativa del suo pontificato, che gli hanno regalato le città tedesche. Si tratta di una colonna di bronzo, alta 4 metri e 20, che viene appunto dalla Germania e che è gemella di una stessa colonna di bronzo, che si trova sulla piazza di Marktl, nel paese natale di Benedetto XVI. Rimarrà questo il segno del legame particolare tra Benedetto XVI e Velletri.
D. – Quali sono, eccellenza, le principali sfide per la Chiesa di Velletri? Quale percorso pastorale lei sta realizzando?
R. – Anche dal punto di vista interiore, della fisionomia della Chiesa, Velletri sta cercando di recuperare e di mettere a punto una serie di realtà fondamentali, costitutive della Chiesa. Abbiamo cominciato l’anno scorso, interrogandoci e verificando il nostro rapporto con la Parola di Dio, realtà fondante della vita della Chiesa, e quest’anno continueremo con un cammino pastorale che vuole risvegliare la partecipazione e promuovere la corresponsabilità dei laici in questa Chiesa. Per cui, la visita di Benedetto XVI è un momento di grazia, un momento importante, perché ci richiama a questa unità della Chiesa, a questo senso della Chiesa, che vogliamo recuperare in modo più vivo nelle nostre parrocchie.
D. – Oggi, come annunciare in modo efficace il Vangelo, in questa nostra società secolarizzata?
R. – A me sembra che Benedetto XVI anche qui abbia dato delle indicazioni molto precise, molto efficaci e anche molto appropriate, sia alla Chiesa italiana, sia in generale alla Chiesa di tutte le latitudini. E’ importante anzitutto il modo della carità, e la prima enciclica si richiama a questo. Noi siamo il segno della carità di Dio, perchè Dio è carità e se vogliamo che la gente ci riconosca come discepoli di Gesù Cristo, non c’è altra via che quella che Cristo stesso ci ha insegnato: “Da questo conosceranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. Successivamente anche il dialogo, il dialogo culturale, in tutte le forme, che man mano emergono nella società di oggi e i tentativi di costruire qualcosa di nuovo a partire dalle modifiche, dalle trasformazioni in atto, che avvengono a ritmo vertiginoso. Il dialogo con la cultura, con tutti coloro che si interrogano sul senso e sul progetto che si vuole realizzare in questa società e in questo mondo.
D. – Eccellenza, adesso volgiamo lo sguardo al rapporto che i Papi hanno avuto con Velletri...
R. - Velletri è una diocesi antichissima e fa risalire le sue origini addirittura a Papa Clemente III. La tradizione vuole che Clemente sia colui che ha annunciato il Vangelo per primo, il primo pastore della Chiesa di Velletri, prima di diventare vescovo di Roma. Ben 13 vescovi di Velletri, nella storia, sono diventati sommi Pontefici e Benedetto XVI è il 14.mo. E Velletri ha avuto sempre un legame molto stretto con la Chiesa di Roma, con il Papato. Si contano 22 visite di Pontefici alla nostra città e forse quello più significativo è stato il rapporto tra Pio IX e Velletri. Pio IX è venuto almeno tre o quattro volte a Velletri, anche perché era sulla strada che congiungeva Roma a Napoli. E’ significativo che ricorra quest’anno il 150.mo anniversario della decisione di costruire la seconda linea ferroviaria italiana. Dopo la Napoli-Portici ci fu la Roma-Velletri, decisa proprio nel 1857 da Pio IX, che venne poi ad inaugurare questa linea ferroviaria. Un Papa che alcuni ritengono contrario alla modernità e che invece fu uno dei principali promotori del progresso. Fece costruire un enorme ponte di ferro, perché la ferrovia arrivasse da Roma a Velletri. E’ significativo questo rapporto con Pio IX. Giovanni Paolo II nel 1980 ha compiuto una memorabile visita a Velletri, di cui ci sono ancora le memorie e le testimonianze. La compì il 7 settembre, quando era vescovo mons. Bernini, il quale gli ricordava come Velletri fosse città mariana, dedicata a Maria, in quanto il fulcro e il centro della vita religiosa di Velletri è proprio il santuario della Madonna delle Grazie annesso alla nostra chiesa cattedrale.
Rinunce e nomine
◊ Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Szczecin-Kamień, in Polonia, presentata da mons. Jan Gałecki, per raggiunti limiti di età. Sempre in Polonia il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Koszalin-Kołobrzeg presentata mons. Tadeusz Werno, anche in questo caso per raggiunti limiti di età.
Infine, Benedetto XVI ha nominato membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche i professori Mario Sensi, docente di Storia della Chiesa medievale presso la Pontificia Università Lateranense, Giampaolo Romanato, docente di Storia contemporanea presso l’Università di Padova, e Werner Maleczek, docente di Storia medievale presso l’Università di Vienna.
Al via a Roma il primo incontro mondiale di sacerdoti, diaconi e religiosi zingari
◊ “Con Cristo al servizio del popolo zingaro”. E’ il tema del primo incontro mondiale di sacerdoti, diaconi e religiosi zingari, che si terrà domani e lunedì a Roma nella Casa delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. L’incontro costituisce un’importante occasione per prendere in esame iniziative capaci di preparare gli stessi zingari in vista di compiti pastorali. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Al centro di questa iniziativa ci sono le esigenze di una realtà pastorale particolare inserita nel suo slancio missionario e di promozione umana. L’idea di organizzare un incontro per zingari consacrati è nata su impulso del documento pubblicato nel 2005 dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ed intitolato “Orientamenti per una pastorale degli zingari”. Il testo propone una visione d’insieme dell’azione della Chiesa per l’evangelizzazione delle popolazioni nomadi. Una visione, questa, illustrata anche durante l’incontro dei direttori nazionali della pastorale degli zingari, tenutosi a Roma l’11 ed il 12 dicembre del 2006. In quell’occasione, si è sottolineato come gli zingari siano sopravvissuti ad una realtà secolare di rifiuto, alla quale è seguita una reazione diventata parte integrante della loro cultura. “Tale elemento culturale – si legge nel documento finale seguito a quell’incontro – li fa partecipi della preoccupazione di Cristo di infrangere i tabù e del Suo amore privilegiato per i più deboli”. Gli zingari sono dunque un popolo in viaggio spesso colpito da persecuzioni, discriminazioni e pregiudizi, figli in parte di una incomprensione culturale. Si stima che siano circa 36 milioni sparsi in Europa, in America e in diversi Paesi dell’Asia. I consacrati zingari sono un centinaio: almeno 20 sacerdoti provengono dall’India, una decina dall’Ungheria. La Francia è, finora, l’unico Paese dove il direttore nazionale della pastorale per gli zingari è un loro presbitero, coadiuvato da 3 diaconi permanenti, 2 suore e una laica consacrata, tutti zingari.
Negli ultimi anni è stata dunque posta in evidenza la necessità di una particolare sollecitudine della Chiesa per le vocazioni di persone appartenenti al popolo degli zingari al fine di promuovere più adeguate attività pastorali. Ma come nascono queste vocazioni? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti:
R. - Esse nascono come quelle che sbocciano in altri ambienti, grazie alla testimonianza e alla misericordia di Dio, e a tutte le iniziative offerte agli Zingari, soprattutto ai giovani, con l’opportunità di un continuato incontro personale con sacerdoti e religiosi/e, i quali li coinvolgono attivamente nella vita della Chiesa. Ne sono esempio le missioni dei Salesiani in Slovacchia, le Scuole di fede in Francia, gli incontri di preghiera e i pellegrinaggi, che interessano intere famiglie. Ovviamente, la famiglia rimane il primo e il più importante luogo dove nascono le vocazioni, dove si ode la voce di Dio che chiama, specialmente se è ambiente di devozione, aperto agli Operatori pastorali. Per restare in Italia, c’è qui un gruppo di persone che da più di 30 anni, ogni giovedì si incontra per la preghiera implorante il dono di nuove vocazioni tra gli Zingari. Considerando che il nomadismo è una delle caratteristiche fondamentali della loro identità culturale, può sorprendere che esistono anche vocazioni alla vita contemplativa, di clausura, in tale ambiente. Abbiamo, infatti, una carmelitana in Spagna e una benedettina in Italia.
D. - Quali specifici problemi affrontano i consacrati zingari nella pastorale dei loro fratelli?
R. - Li riassumerei così: emarginazione e condizioni di povertà; precarietà delle aree di sosta, i cosiddetti “campi nomadi”; difficoltà di scolarizzare i bambini, con conseguente elevato tasso di analfabetismo (a seconda della regione esso varia dal 50 al 100%); pregiudizi e stereotipi negativi che giungono a forme razziste; difficoltà per gli Zingari di accesso al lavoro, alla formazione professionale e all’assistenza sanitaria. A questi problemi vanno aggiunti un senso di inferiorità, l’auto-emarginazione, la diffidenza, il distacco dalla società circostante. Tutto ciò ovviamente si ripercuote anche sulle vocazioni degli Zingari. Così alcuni sacerdoti e religiosi, per esempio, possono non voler apparire per quello che sono, cioè Zingari, per paura di essere a loro volta discriminati. Non poche loro famiglie considerano comunque la vocazione un dono e un vero bene per i propri figli, ma il timore che essi potrebbero perdere la loro identità etnica, le possono mettere contro tale scelta di vita.
D. - Cosa vi proponete con questo Incontro?
R. - La Chiesa ormai da anni sprona gli Zingari cattolici ad essere apostoli, protagonisti nella propria pastorale. Seguendo questa linea, desideriamo sostenerli nella loro vocazione e incoraggiarli a prendere il posto che spetta loro “di diritto” nell’evangelizzazione e nella promozione umana dei loro fratelli di etnia. Inoltre, presteremo orecchio alle loro osservazioni e ai loro suggerimenti su come creare o dilatare nella Chiesa e nella società spazi di autentica comunione e di solidarietà con gli Zingari, su come favorire concretamente la giustizia, il rispetto reciproco e l’eliminazione di ogni forma di discriminazione e di razzismo.
Il dialogo fra culture al centro dell’intervento di mons. Marchetto in occasione di un convegno a Firenze sul tema delle migrazioni
◊ Questa mattina il segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e itineranti, arcivescovo Agostino Marchetto, ha tenuto una relazione a Firenze in occasione dell’incontro organizzato dal Ministero degli Interni Italiano a Palazzo Vecchio sul tema ‘Verso una società multiculturale’. Il presule si è soffermato sul fenomeno dell’immigrazione, con particolare riguardo all’Italia che da Paese ‘tradizionalmente’ di emigrazione si è trasformata negli ultimi 15 anni in una delle mete privilegiate di flussi migratori provenienti – nell’ordine – dall’ex Europa dell’Est (‘Paesi in transizione’), dall’Africa (Maghreb e Paesi del Golfo di Guinea), dall’Asia (Cina, Filippine, India e Sri Lanka), dall’America Latina (Perù ed Ecuador in particolare). Tale affermazione è sufficiente per poter dedurre che, con l’immigrazione, la società italiana si avvia ormai ad essere una società multi-etnica e multiculturale, da cui nasce la questione del come rendere massimi i vantaggi e minimi i problemi posti dalla convivenza tra persone di diverse culture, civiltà e religioni. Quale deve essere il rapporto tra immigrato e società di accoglienza? La via da percorrere – come affermò Giovanni Paolo II – è quella della genuina integrazione, in una prospettiva aperta, che rifiuti di considerare solo le differenze tra immigrati ed autoctoni ed aprendosi per accogliere gli aspetti validi dell’altro, miri a formare società e culture sempre più riflesso dei multiformi doni di Dio agli uomini. Da un lato è importante saper apprezzare i valori della propria cultura, ma dall’altro occorre essere consapevoli che ogni cultura, essendo un prodotto tipicamente umano e storicamente condizionato, implica necessariamente anche dei limiti, per cui non bisogna chiudersi agli altri, bensì conoscere serenamente, senza pregiudizi negativi, le loro culture. Nel dialogo – ha asserito mons. Marchetto, sempre rifacendosi all’insegnamento di Giovanni Paolo II - si salvaguardano le culture sia nelle loro peculiarità che nella loro comprensione e comunione. Avviene così un arricchimento reciproco e la società si trasforma in un mosaico, dove ogni cultura ha il suo posto nel comporre un’unica figura, sempre più bella nella molteplicità delle culture, secondo il primordiale disegno d’unità del genere umano. (A cura di Giovanni Peduto)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - Nel discorso ai partecipanti alla Riunione dei vescovi di recente nomina, il Papa ha esortato ad essere "uomini di preghiera".
Servizio estero - Contributo della Santa Sede alla 51.ma sessione della Conferenza Generale dell'AIEA: favorire un serio multilateralismo basato su un rinnovato senso collettivo di sicurezza, capace di edificare un reale clima di pace e di fiducia.
Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli dal titolo “L'impronta italiana di una città nata grande”: itinerario tra le bellezze architettoniche di San Pietroburgo.
Servizio italiano - In rilievo il tema della giustizia.
Myanmar: si estende in tutto il Paese la rivolta pacifica dei monaci buddisti contro la giunta militare
◊ Si sta estendendo a tutto il Myanmar la protesta dei monaci buddisti contro il governo militare di Yangoon. Anche stamani, nel sesto giorno consecutivo delle manifestazioni, migliaia di religiosi e di civili sono scesi in piazza. Le dimostrazioni, originate dall’aumento ingiustificato dei prezzi dei beni di prima necessità, non riguardano più solo la capitale, ma anche Mandalay, seconda città dell’ex Birmania, dove si sono contati almeno 10 mila manifestanti, e altre zone del Paese. La comunità internazionale teme che la situazione possa sfociare nella dura reazione del regime birmano, che non organizza elezioni dal 1990. In quell’anno, la Lega Nazionale Democratica, guidata da Aung San Suu Kyi, paladina per i diritti civili e premio Nobel per la Pace, agli arresti domiciliari da 12 anni, conseguì una netta vittoria, mai riconosciuta ufficialmente. Oggi la leader è uscita in strada a salutare i monaci. Ma quali sono le richieste alla base di queste pacifiche manifestazioni? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews:
R. – Anzitutto la richiesta di scuse per come sono stati trattati i monaci nei giorni scorsi nel corso di alcune manifestazioni nel monastero di Pakokku. I monaci avevano, infatti, sostenuto la popolazione nella richiesta di abbassare i prezzi dei carburanti e dei trasporti; per questo sono stati picchiati e contro di loro sono stati usati gas lacrimogeni. La protesta, però, ora si sta allargando nelle sue motivazioni ed è stato sottolineato che continueranno queste manifestazioni fin quando non cadrà il regime militare, definito “nemico del popolo”. Del resto, i monaci sono un po’ l’asse spirituale del Myanmar e possono raccogliere attorno a loro la simpatia della popolazione, che è ormai stanca della dittatura.
D. – I monaci buddisti possono riuscire laddove non è riuscita l’oppositrice per eccellenza Aung San Suu Kyi?
R. – Diciamo che questa per adesso è soprattutto una condanna esplicita e globale del regime, che mostra come esso non sia gradito, come abbia impoverito il Paese e come abbia arricchito soltanto la classe militare. Comunque, tutta la popolazione è controllata e non so se queste iniziative possano portare ad una rivoluzione. In ogni caso, se si uniscono sempre di più le forze democratiche, che ora sono represse, e le forze spirituali della Nazione, di certo qualcosa potrebbe succedere. Anche l’ONU è molto preoccupata per le tensioni di questi giorni.
D. – Nella realtà globale in cui viviamo, chi è favorevole ad un regime militare come quello birmano?
R. – Da una parte, il governo è molto sostenuto dalla Cina, che usa il Myanmar come riserva di minerali, di pietre preziose, di legno ed anche come base militare nell’Oceano Indiano. Dall’altra parte, anche i Paesi attorno stanno depredando il Paese che prima dell’attuale regime era ricchissimo ed esportava addirittura in tutto il mondo, mentre adesso è l’ultima ruota del carro dell’economia asiatica.
D. – Come mai il movimento buddista, essenzialmente pacifista, ha scelto questo scontro frontale con il governo di Yangoon?
R. – Pur essendo pacifista, il buddismo è molto legato alla popolazione ed anche, in qualche modo, raccoglie pressioni di tipo democratico. Di fatto, poi, la religione è uno dei modi attraverso cui si può cercare di esprimersi liberamente all’interno di questo Paese che, altrimenti, non avrebbe nessuna altra possibilità di esprimere libertà di parola o di associazione.
D. – Questa situazione potrebbe sfociare in una reazione molto dura da parte del Governo?
R. – Per adesso il governo ha dichiarato che non vuole assolutamente creare delle violenze. Bisogna, però, vedere fino a che punto arriva la tensione: se c’è una saldatura tra il movimento democratico e il movimento dei monaci, che sono molto influenti sull’opinione pubblica, è possibile che ci siano non soltanto manifestazioni pacifiche, ma anche scontri di piazza sempre più duri. Naturalmente speriamo che la comunità internazionale non rimanga soltanto a guardare.
Il cardinale Bertone all'Urbaniana per la presentazione del libro su suor Lucia, ultima veggente di Fatima
◊ Una conversazione storica quella tra suor Lucia, ultima dei tre pastorelli di Fatima, e l’attuale segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. Si svolse nel 2000, per volontà di Giovanni Paolo II, con il fine di raccogliere la testimonianza definitiva della veggente. Oggi, a 90 anni dalle apparizioni, è raccolta in un libro intervista “L’ultima veggente di Fatima”, scritto dal cardinale Bertone e dal vaticanista Giuseppe De Carli, con la presentazione di Benedetto XVI. Ieri sera alla Pontificia Università Urbaniana si è svolto un incontro sul testo. Per noi c’era Paolo Ondarza:
“Fu un tempo di luce. Il messaggio potè essere conosciuto da tutti; veniva disvelata la verità nel confuso quadro delle interpretazioni e speculazioni di tipo apocalittico che circolavano nella Chiesa, creando turbamento fra i fedeli più che invitarli alla preghiera e alla penitenza”. Ricorda così Benedetto XVI il momento in cui Giovanni Paolo II decise di rivelare “l’ultima parte del segreto consegnato dalla Vergine ai tre pastorelli di Fatima”. In quella circostanza l’allora segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Bertone, fu inviato in Portogallo, a Coimbra, per incontrare suor Lucia. I loro colloqui sono al centro del libro “L’ultima veggente di Fatima”. Tuttavia c’è chi ancora erroneamente sostiene l’esistenza di un quarto segreto non rivelato, o addirittura tenuto nascosto, dalla Chiesa. Ecco come commenta il vescovo emerito di Leiria-Fatima, mons. Serafim de Sousa Ferreira e Silva:
"Ipotizzare un quarto segreto è pura fantasia".
Fatima, come Lourdes, “fortezze invincibili della fede”, rappresentano oggi un importante risorsa per la Chiesa. Il giornalista e scrittore Vittorio Messori:
"E’ diminuito tutto: i praticanti, le vocazioni, con una sola eccezione: l’affluenza ai santuari che sono vertiginosamente aumentati. Questi luoghi sono delle opportunità pastorali che oggi gli uomini di Chiesa hanno, credo, il dovere di utilizzare fino in fondo".
Oggi più che mai è importante evitare il pericolo di una contrapposizione tra Chiesa delle apparizioni e Chiesa ufficiale ad esse contraria. Il cardinale Tarcisio Bertone:
"Religiosità popolare significa che la fede mette radici nel cuore dei singoli popoli cosicché essa viene introdotta nel mondo della quotidianità".
Tuttavia è bene comprendere la prudenza della Chiesa nel valutare la verità o meno di eventi soprannaturali. Ancora il cardinale Bertone:
"Suor Lucia, suor Bernardette, sono stati nascosti in un convento. Oggi i veggenti, o definiti tali, girano tutto il mondo, si presentano e promuovono incontri. Questo pone dei punti interrogativi".
Il segretario di Stato vaticano che a ottobre si recherà a Fatima per la dedicazione della nuova chiesa della SS. Trinità spiega: “Fatima impregna la storia contemporanea”. “Sintesi e prezioso suggello” del segreto rivelato ai tre pastorelli – scrive Papa Benedetto XVI nella presentazione del libro – è “la consolante promessa della Vergine Santissima”: “Il mio Cuore Immacolato trionferà”.
Un concerto nella Basilica di San Pietro a Perugia chiude la Sagra Musicale Umbra
◊ La Sagra Musicale Umbra si chiude questa sera con un concerto nella Basilica di San Pietro di Perugia. La manifestazione, quest’anno dedicata ad un tema suggestivo, “Fratello Suono”, ha intonato, con le sue numerose ed originali proposte musicali, un inno alla concordia e all’armonia degli animi. Il servizio di Luca Pellegrini:
(musica)
Anche quest’anno la rassegna musicale umbra ha offerto un percorso estremamente sfaccettato. Aldo Bennici, che ha espresso nelle scelte dell’intenso programma i suoi raffinati gusti musicali, interpreta però più profondamente il suo lavoro a chiusura di questi tre anni di Direzione artistica della manifestazione:
L’ho interpretato come una grande lezione per me, sono io che ho imparato più cose di quelle che forse sono riuscito a dare perché nella ricerca di questo materiale mi sono avvicinato a delle musiche che non conoscevo e naturalmente mi sono proprio buttato dentro e credo di aver arricchito un po’ me stesso. Naturalmente ho la presunzione di pensare che anche qualcun altro si sia arricchito.
Il tema ispirato al cantico di San Francesco è semplice: “Fratello Suono”. Ma è carico di valori spirituali e di profonda umanità:
“Fratello Suono” dice tutto, proprio tutto quello che si può dire sulla musica: che la musica avvicina, che la musica non ha un linguaggio che può ferire e quello che ho cercato di fare quest’anno è di mettere insieme, come sempre, le musiche della nostra tradizione con le musiche di altre tradizioni, musiche altrettanto belle.
Questa sera il programma avvicina due capolavori della musica sacra: il Requiem di Mozart e il Magnificat di Arvo Pärt diretti da Frans Brüggen. Una vera e propria meditazione cristiana attraverso la musica e il canto:
Sono due mondi che poi sono molto vicini. Entrambi i mondi vogliono parlare la stessa lingua. Nel caso di Mozart, questo è il suo testamento, un testamento doloroso, un testamento che veramente cerca una vicinanza a Dio. Arvo Pärt fa lo stesso percorso con il suo linguaggio che è un linguaggio di sottrazione, un linguaggio che proprio riduce al minimo il fatto emozionale ma proprio questo minimo è quello che porta a pensare e a sentire delle emozioni incredibili.
(musica)
Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
◊ In questa XXV Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il brano del Vangelo secondo Luca in cui Gesù racconta la parabola dell’amministratore disonesto cui viene chiesto di rendere conto della sua gestione. Gesù quindi afferma:
“Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona”.
Sul significato di questa parabola, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
La condizione dell’uomo non è quella del padrone, del proprietario esclusivo, ma piuttosto quella dell’amministratore. Noi siamo chiamati ad amministrare un patrimonio che non è nostro e della nostra amministrazione dobbiamo rendere conto strada facendo e dovremmo rendere conto complessivamente alla fine. Due insegnamenti principali ci vengono dalla pagina di Luca: il primo riguarda il rapporto tra l’iniqua ricchezza e quella vera: tutto quel che ci appare come ricchezza come fine in sé va invece finalizzato alla unica vera ricchezza; il secondo, ancor più radicale, è che noi non siamo chiamati a servire la ricchezza, ma il Signore. L’alternativa per noi non è tra il servire e il non servire, ma tra servire il Signore che è sopra di noi e il servire qualcosa che vale meno di noi stessi, tra il servizio e l’asservimento. Chi non serve il Signore, infatti, immancabilmente viene schiavizzato. Il nostro mondo non è certo carente di pessimi spettacoli di pessima schiavitù, mentre servire Dio è regnare e noi ne facciamo continua e felice esperienza.
I vescovi della Repubblica Dominicana dicono no alla depenalizzazione dell’aborto
◊ Una nota, articolata in 12 punti, per esprimere la contrarietà alla depenalizzazione dell’aborto è stata messa a punto dalla Conferenza Episcopale Dominicana. Di fronte alla proposta di modificare il codice penale del Paese, favorendo l’interruzione di gravidanza nei casi in cui ci sia stata violenza, in caso di pericolo per la madre o quando il feto sia malformato, i vescovi hanno fatto appello alla popolazione affinché sia difesa “la sovranità nazionale” e allo stesso tempo siano respinte “le pressioni di organismi internazionali”. Per i presuli, citati dall’agenzia Fides, legalizzare qualunque tipo di aborto significa “legalizzare la pena di morte degli indifesi senza voce” e ricordano che “è un imperativo etico per la Chiesa, il governo, i legislatori, le organizzazioni nazionali ed internazionali, e per ogni cittadino, assumere la difesa della vita umana, al di sopra di qualunque circostanza”. La Conferenza Episcopale critica l’atteggiamento di molti enti che stanno facendo pressing sulle istuzioni perché sia depenalizzato l’aborto. “Un crimine” che ora, nel codice penale, è punito con pene da sei mesi a due anni di reclusione per coloro che causano e aiutano l’interruzione di gravidanza di una donna anche se consenziente. Nei 12 punti elaborati, si fa un vigoroso appello affinché medici, giuristi, legislatori, ma soprattutto le madri che hanno chiara coscienza del valore inviolabile della vita, si pronuncino “contro la pretesa depenalizzazione dell’aborto”. Il testo, che verrà letto durante le celebrazioni eucaristiche e fatto conoscere attraverso i mezzi di comunicazione sociale, si conclude con un invito alle parrocchie del Paese perché promuovano “una dimostrazione pubblica in difesa della vita umana, con i sacerdoti, i consacrati e i fedeli, organizzando la preghiera del Santo Rosario”. (B.C.)
Conferenza di Montreal sul Clima: accordo “storico” per l’eliminazione delle sostanze nocive per lo strato di ozono
◊ Raggiunto a Montreal, in Canada, un accordo “storico” per accelerare l’eliminazione delle sostanze nocive per lo strato di ozono e per il clima. L’intesa è stata raggiunta dai delegati di oltre 200 Paesi che partecipano a un’importante Conferenza sul clima promossa in occasione dei 20 anni del Protocollo di Montreal, per la protezione dello strato di ozono, che protegge la terra dai raggi ultravioletti. “Abbiamo raggiunto un accordo storico - ha detto Nick Nuttal, portavoce del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente - gli elementi di questo accordo devono essere ancora definiti, ma i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo hanno trovato un'intesa per l'accelerazione sulla riduzione degli idroclorofluorocarburi (HCFC), a beneficio dello strato di ozono e della lotta contro i cambiamenti climatici”. L'eliminazione degli HCFC, gas ad effetto serra utilizzati nella refrigerazione e nella climatizzazione, contribuirà infatti alla lotta contro il riscaldamento della Terra. Nuttal ha precisato che i dettagli saranno annunciati oggi pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa cui parteciperanno il ministro dell'Ambiente canadese, John Baird, ed il direttore esecutivo del Programma dell'ONU, Achim Steiner. (R.M.)
Rapporto ACNUR: USA, Svezia e Grecia i Paesi che ricevono maggiori richieste di asilo
◊ Per quasi 30 mila persone il sogno americano esiste ancora. Con 26.800 domande, circa 1200 in più rispetto alla fine dello scorso anno, gli Stati Uniti guidano la classifica provvisoria delle richieste di asilo inoltrate nel 2007 nei Paesi industrializzati. Le statistiche, compilate dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), si basano sulle informazioni fornite dai governi di 36 Paesi. Al secondo posto la Svezia, dove sono state 17.700 le persone che hanno chiesto lo status di rifugiati, il 14 per cento in più rispetto al secondo semestre del 2006. Vero boom di richieste per la terza destinazione, la Grecia, che con 14.700 nuovi richiedenti ha registrato livelli mai raggiunti in precedenza. Nel corso degli ultimi anni, il numero complessivo di domande di asilo presentate nei Paesi inclusi nel rapporto “Livelli e trend di richieste d’asilo nei Paesi industrializzati” dell’ACNUR è diminuito in maniera costante. Quello del 2007, invece, se dovessero essere mantenute le attuali tendenze, dovrebbe essere il primo aumento dal 2001. Durante il primo semestre di quest’anno, i principali Paesi d’origine dei richiedenti sono stati l’Iraq, con quasi 20 mila domande, la Cina e il Pakistan. Le domande provenienti dall’Iraq sono aumentate del 45 per cento dalla fine dello scorso anno e quasi la metà di esse sono state inoltrate in Svezia. Secondo l’ACNUR, a far crescere le richieste dall’Iraq verso la Svezia potrebbero essere la presenza di una numerosa comunità irachena nel Paese scandinavo ed i forti legami sociali all’interno di questo gruppo. (A cura di Valentina Fizzotti)
Le scuole cattoliche australiane abbandonano Amnesty dopo la svolta sull’aborto
◊ Un segnale di “disaccordo”. Con questa intenzione la diocesi di Melbourne, in Australia, ha chiesto a tutte le scuole cattoliche di prendere le distanze dalla posizione espressa da Amnesty International sull’aborto. L’organizzazione, fondata nel 1961 dall’avvocato cattolico inglese Peter Benenson, ha deciso, nel corso della recente Assemblea generale in Messico, di inserire tra i diritti umani l’interruzione della gravidanza in caso di violenza sessuale. Secondo quanto scrive Avvenire che riporta la notizia apparsa sul quotidiano australiano The Age, nei giorni scorsi il direttore dell’Ufficio per l’educazione cattolica di Melbourne, Stephen Elder, ha inviato una lettera aperta alle 328 scuole cattoliche presenti sul territorio, invitandole a sospendere i contatti con Amnesty e chiedendo di manifestare il proprio disappunto per la svolta abortista intrapresa. “L’aborto – si legge in una nota di Elder- è il rifiuto fondamentale della dignità della persona umana e un abuso nei confronti dei diritti del bambino”. L’ente, da parte sua, ha espresso rincrescimento per la vicenda visto il forte supporto ad Amnesty nelle scuole cattoliche; nel solo distretto di Victoria, infatti, sono 35 gli istituti che sostengono le loro iniziative. Già nelle scorse settimane, sul caso si era pronunciato anche monsignor Philip Wilson, presidente della Conferenza episcopale australiana, che aveva criticato l’idea di aborto come diritto in caso di stupro. “Una concezione – sosteneva il presule- fondata non sul bene della persona ma semplicemente sull’autonomia dell’individuo”. La collaborazione tra le scuole cattoliche e Amnesty International è stata negli anni molto proficua. Maria Kirkwood dell’Ufficio per l’educazione cattolica di Melbourne ha affermato che le iniziative in tema di diritti umani hanno sempre avuto riscontro tra gli studenti ma anche precisato che sulla svolta abortista “è impossibile per i cattolici continuare a dare il sostegno”. Un esempio quello australiano che a breve potrebbe essere seguito anche dalla Scozia. Michael McGrath, direttore del Servizio di educazione cattolica, ha espresso l’auspicio che anche le scuole cattoliche del Paese si dissocino in “maniera ufficiale” dalle iniziative di Amnesty International. (B.C.)
Emergenza clandestini: migliaia di asiatici in attesa di raggiungere l’Europa
◊ La Spagna mostra preoccupazione per la crescita dell’immigrazione clandestina, stando alle ultime stime, infatti, sarebbero circa 30.000 i clandestini che sono riusciti a raggiungere illegalmente le coste iberiche ma centinaia di questi sono morti durante la traversata. Secondo fonti dell’intelligence spagnola, ci sarebbero tra i 4mila ed i 6mila asiatici nella Repubblica di Guinea in attesa di essere imbarcati alla volta delle coste iberiche. In un articolo pubblicato dal quotidiano Abc e ripreso dall’agenzia Misna, si legge che gli immigrati sarebbero pachistani, indiani e cingalesi che per qualche tempo soggiornano in uno dei Paesi dei Golfo Persico. Da lì tentano poi il passaggio verso l’Africa e l’approdo in Europa. Un percorso che, negli ultimi tempi, sta diventando consueto: a febbraio un’imbarcazione con a bordo 370 persone era stata soccorsa e trainata fino in Mauritania; in marzo 300 passeggeri erano stati intercettati in navigazione verso la Spagna. Il governo di Madrid sta cercando di porre rimedio al fenomeno promuovendo iniziative come una campagna televisiva che ha lo scopo di dissuadere potenziali migranti clandestini. Nel video trasmesso in Senegal si mostrano immagini forti di traversate finite male e al termine del filmato, il famoso cantante africano, Youssou N’dour, invita a non rischiare la vita. “Tu –dice nello spot televisivo- sei il futuro dell’Africa”. (B.C.)
Tanzania: a Dar es Salaam, oltre 2.400 Comunità ecclesiali di base svolgono un’opera di evangelizzazione in profondità
◊ Nell’arcidiocesi di Dar es Salaam, capitale della Tanzania, sono oltre 2.400 le piccole Comunità cristiane di base (Small Christian Community, SCC), che svolgono un’opera di evangelizzazione profonda attraverso l’annuncio della Parola di Dio, la preghiera comunitaria condotta di casa in casa almeno una volta la settimana, la condivisione di attività caritative, il rafforzamento dei legami tra le famiglie e l’aiuto reciproco nell’educazione dei figli. Lo afferma Suor Rita Ishengoma, della Congregazione di Santa Teresa del Gesù Bambino, nel suo intervento alla riunione nazionale delle Comunità di base presso la St. Thomas University, in Minesota, negli Stati Uniti.“ Queste comunità – si legge nel testo di Suor Rita, inviato all’agenzia Fides – offrono ad ogni parrocchia un modo speciale di “evangelizzazione in profondità, che trasforma la parrocchia in una fraternità di vita e una comunità apostolica”. “Si tratta di un programma che riscontra successo tra tutti i parrocchiani, senza distinzione di carattere economico e sociale – precisa Suor Rita – I vicini di casa si aiutano a vicenda a vivere in uno spirito di fratellanza e in senso di comunanza spirituale”. Riconoscendo l’importanza di questa realtà, il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar es Salaam, ha proclamato l’anno pastorale 2006/2007 “Anno delle Comunità cristiane di base” in tutta l’arcidiocesi, esteso poi dalla Conferenza episcopale della Tanzania in ogni diocesi del Paese. (R.M.)
Nel 150.mo delle apparizioni di Lourdes, pellegrinaggio dell’UNITALSI guidato da mons. Bagnasco
◊ Con 16 treni e 15 aerei, saranno circa 15 mila tra ammalati, volontari e pellegrini, provenienti da ogni regione d’Italia, i partecipanti al pellegrinaggio dell’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali (UNITALSI), guidato da domani al 30 settembre dal presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco. Tema dell’iniziativa: “Lasciatevi guardare, parlare, amare. Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto (Gv.19,37)”. “Sarà uno dei più grandi pellegrinaggi che abbiamo fatto”, ha dichiarato all’agenzia SIR il presidente nazionale dell’UNITALSI, Antonio Diella, ricordando che quest’anno ricorre il 150.mo anniversario delle apparizioni a Bernadatte Soubirous. “I 150 anni – ha spiegato – sono per noi come un giubileo della nostra esistenza, un momento di ri-conversione nella nostra scelta di essere a fianco dei poveri e dei malati”. Attraverso i pellegrinaggi, l’UNITALSI vuole infatti essere “non solo vicino, ma insieme a chi soffre nel cammino della vita”. “Andremo a Lourdes – ha concluso Diella – non con la voglia di toccare soltanto la grotta, ma di sederci davanti per chiedere una vita nuova”. (R.M.)
Giornate europee del patrimonio, promosse dal Consiglio d'Europa e dalla Commissione europea
◊ Rendere i cittadini europei consapevoli della ricchezza e della diversità culturale europea; creare un clima che consenta di apprezzare il vasto mosaico delle culture europee; contribuire a rafforzare il sentimento di condivisione di una comune identità europea; contrastare il razzismo e la xenofobia e promuovere una maggiore tolleranza in Europa e al di là dei confini nazionali. Sono questi gli obiettivi della 16.ma edizione delle Giornate europee del patrimonio, che si chiudono oggi a Belgrado. L'iniziativa è promossa dal Consiglio d’Europa e della Commissione Europea. Il tema, “Il patrimonio culturale, pietra angolare della costruzione europea” – spiegano gli organizzatori, ripresi dall’agenzia SIR - “vuole incoraggiare la conoscenza e la comprensione della nostra storia e della nostra cultura, ricche di espressioni diverse che si riflettono nella vita del nostro Continente. Queste giornate – aggiungono – sono un mezzo efficace per sviluppare e promuovere la comprensione, il rispetto, l’amore e la cura per il nostro patrimonio culturale comune”. I 49 Stati firmatari della Convenzione culturale del Consiglio d’Europa partecipano attivamente a questa iniziativa e, secondo le stime, sono circa 20 milioni i visitatori che in qiesti giorni si stanno recando negli oltre 30 mila luoghi e monumenti coinvolti. (R.M.)
Italia: presentata a Roma l’edizione 2008 del “Calendario multicolorato per la pace”
◊ E’ stata presentata ieri pomeriggio a Roma, alla presenza dei rappresentanti delle comunità religiose della città, la quarta edizione del “Calendario multicolorato per la pace”, illustrato dai bambini e dai ragazzi delle scuole italiane. Il calendario, che segue la traccia di un normale “calendario gregoriano”, si arricchisce di festività, date, ricorrenze legate alle religioni del mondo: cristiana, ebraica, musulmana, buddista, Baha’i, Sikh, Hindu. Come riferisce l'agenzia SIR, sono state segnalate anche alcune feste popolari e nazionali, Giornate internazionali dell’ONU, dell’UNESCO e dell’Unione Europea. A promuovere l’iniziava è “La scuola di pace”, fondata da Italo Cassa con lo scopo di proporre percorsi formativi per ragazzi. Nel calendario di quest’anno, che può essere richiesto attraverso il sito www.lascuoladipace.org, sono state inserite date storiche che hanno contribuito alla crescita di una società dei diritti, come la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la “marcia del sale” di Gandhi, la caduta del muro di Berlino, e quelle invece che diventano un monito per la future generazioni, come le stragi di Hiroshima, Chernobyl, Srebrenica, Beslan. Vengono infine ricordati personaggi che hanno contribuito alla crescita dell’umanità: Maria Montessori, don Milani, Giovanni Paolo II, don di Liegro e Yitzhak Rabin. (R.M.)
Video su cinque militari uccisi in Iraq da un gruppo legato ad al Qaeda - Tensione in Algeria dopo il nuovo attentato di al Qaeda - Ahmadinejad ribadisce che contro il programma nucleare iraniano non bastano le ''sanzioni economiche"
◊ Un comandante locale delle brigate Ezzedin al Qassam, braccio armato di Hamas, è rimasto ucciso ieri nel corso di scontri a fuoco con l'esercito israeliano vicino al campo profughi di Al Bureij, nel centro della Striscia di Gaza. E sempre stanotte, quattro bambini palestinesi sono rimasti feriti nella Striscia di Gaza dall'esplosione di un ordigno con il quale stavano giocando. Fonti mediche hanno riferito che uno di loro è in gravi condizioni. L'incidente è accaduto nel campo profughi di Beit Lahiya, nel nord della Striscia, poco prima dell'alba, quando le famiglie palestinesi, in questo mese del digiuno per il Ramadan, sono solite svegliarsi per mangiare.
- Un gruppo iracheno legato ad al Qaeda, noto come "Lo stato islamico in Iraq", ha annunciato di aver "giustiziato" cinque militari iracheni diffondendo il triste video su Internet. Le immagini, visibili oggi su un sito solitamente usato dai ribelli in Iraq, mostrano un uomo con il volto coperto che spara con una pistola ai militari tenuti bendati. E' stata inoltre registrata una dichiarazione degli ufficiali, prima di essere uccisi, nella queale affermano di essere stati catturati dai "combattenti'' dello "Stato islamico in Iraq" nella città di Baquba, capitale della provincia di Diyala, dove le forze americane hanno di recente attuato un'operazione contro le forze di al Qaeda e altri militanti sunniti.
- Sono fuori pericolo l’italiano, i due francesi e i sei algerini feriti nell'attentato suicida compiuto ieri contro un convoglio di lavoratori stranieri, nei pressi di Lakhdaria, in Cabilia, a 70 km a est di Algeri. Il servizio di Fausta Speranza:
L’attentato è stato rivendicato dall’ala nordafricana di al Qaeda. Bisogna sottolineare che è stato organizzato nel secondo venerdì di Ramadan e soprattutto all'indomani dell'appello del vice di Osama Bin Laden, al Zawhari, che ha incitato i musulmani del Nord Africa ad attentati. L’espressione da lui usata è ''ripulire il Maghreb dai figli di Francia e Spagna''. Alcuni esperti di antiterrosimo francesi, in realtà, ritengono di non dover per forza mettere in relazione le due cose. In ogni caso, l'ala maghrebina di al Qaeda ha colpito ancora in Algeria con un attacco a cittadini stranieri, come non succedeva da mesi. L'ultimo attentato contro stranieri risaliva a marzo: un russo e tre algerini erano rimasti uccisi. Non significa che non ci fossero stati episodi di violenza: alla vigilia dell'inizio del Ramadan (13 settembre), il mese sacro del digiuno che i terroristi islamici considerano propizio al 'martirio', l’Algeria è stata scossa da una nuova ondata di attentati. In meno di 48 ore, più di 50 persone uccise da due attacchi suicidi. Il 6 settembre un kamikaze si è fatto esplodere a Batna, a sud-est di Algeri, tra la folla che attendeva il presidente Bouteflika.
- L'ex presidente libanese, Pierre Gemayel, si è recato questa mattina in visita dal presidente del parlamento, Nabih Berri, per un colloquio in vista dell'elezione del nuovo capo dello Stato che dovrebbe iniziare martedì prossimo in parlamento. Gemayel - deputato e leader del partito delle Falangi, che fa parte della maggioranza parlamentare antisiriana - ha ieri pubblicamente messo in guardia contro il rischio di un vuoto politico, nel corso dei funerali del deputato antisiriano del partito delle Falangi, Antoine Ghanem, ucciso mercoledì scorso in un attentato a Beirut. Ieri sera, secondo quanto riferiscono fonti di stampa, Berri, che è anche leader del partito sciita Amal, una delle maggiori componenti dell'opposizione assieme al movimento sciita Hezbollah, ha avuto un colloquio telefonico di circa 20 minuti con il leader druso, Walid Jumblat, capo del Partito socialista progressista e uno dei maggiori esponenti della maggioranza. Intanto, è stato arrestato dalla polizia libanese a Beirut, Daniel Mussa Sharon, 32 anni, titolare di passaporto tedesco, che ''ha confessato di esser cittadino israeliano”. Il Libano, formalmente in stato di belligeranza con Israele da quasi sessant'anni, vieta l'ingresso sul suo territorio a cittadini dello Stato ebraico.
- Il presidente iraniano, Ahmadinejad, ha ribadito che “commette un errore” chi pensa di fermare il programma nucleare iraniano con “sanzioni economiche”. Ahmadinejad parlava ad una parata militare davanti al mausoleo dell'ayatollah Ruhollah Khomeini nel 27.mo anniversario dell'inizio della guerra con l'Iraq, dopo che ieri a New York le grandi potenze sono tornate a riunirsi per prendere in esame l'ipotesi di sanzioni contro la Repubblica islamica, che rifiuta di sospendere l'arricchimento dell'uranio. Durante la parata militare di oggi a Teheran, per commemorare l'inizio della guerra contro l'Iraq nel 1980, sono stati mostrati diversi missili balistici sviluppati negli ultimi anni, tra i quali lo "Shahab-3", che con i suoi 2.000 chilometri di gittata è in grado tra l'altro di raggiungere Israele. ''Coloro che pensano di fermare l'avanzata della nazione iraniana con sanzioni economiche e la guerra psicologica - ha affermato Ahmadinejad nel discorso - commettono un errore. L'Iran è entrato in possesso delle più avanzate tecnologie”. “L'odierna esibizione di mezzi militari mostra che i nemici hanno già fallito molte volte”, ha aggiunto il presidente, riferendosi alle sanzioni già imposte in passato a Teheran. “Coloro che ci volevano privare anche del filo spinato - ha concluso - oggi dovrebbero venire qui e vedere questi mezzi, prodotti dalle forti mani del Ministero della difesa e della nostra industria militare”.
- Le Nazioni Unite per l'Afghanistan sostengono e incoraggiano negoziati tra il governo e i taleban, oltre ad un maggiore impegno della comunità internazionale per un processo di pace. E' quanto sostiene il responsabile ONU per il Paese asiatico, Tom Koenigs. In una conferenza stampa presso la sede della Nazioni Unite, oggi a New York, Koenigs ha sottolineato che per affrontare la situazione in Afghanistan c'è bisogno di più truppe, straniere e locali, e di un maggiore impegno da parte della comunità internazionale a favore di una pace durevole nel Paese. Secondo Koenigs, le forze di sicurezza impiegate sul territorio necessitano un addestramento più adeguato da effettuare in Afghanistan, più che una maggiore presenza internazionale. Sul processo di pace, Koenigs ha spiegato che la guerra non può essere vinta solo con i mezzi militari. “Dobbiamo negoziare", ha detto. "Sosterrei certamente colloqui di pace tra governo e taleban”.
- Soddisfazione per l'esito dell'incontro ad alto livello svoltosi a New York, alle Nazioni Unite, sul Darfur è stata espressa dal viceministro degli Esteri con delega all'Africa Sub-Sahariana, Patrizia Sentinelli. “La strada per arrivare ad una definitiva soluzione di pace condivisa nella regione sudanese del Darfur è ancora molto lunga - ha precisato Sentinelli - tuttavia il previsto dispiegamento dei primi contingenti della forza 'ibrida' già nelle prossime settimane, la liberazione del ribelle del Darfur Jamous da parte del governo di Khartoum e la sua disponibilità ad impegnarsi nei prossimi negoziati di pace, sono segnali incoraggianti provenienti da ambedue le parti in causa”. “Questi parziali ma positivi risultati ha continuato il viceministro Sentinelli - premiano anche lo sforzo profuso dal governo italiano che in questo ultimo anno tanto ha lavorato per arrivare ad una soluzione 'politica' per la cessazione delle violenze nei confronti della popolazione civile darfuriana”. “Adesso - ha concluso Sentinelli - bisogna continuare a lavorare affinché il prossimo incontro tra il governo sudanese e le forze ribelli presenti in Darfur, previsto per il prossimo 27 ottobre a Tripoli, sia l'occasione per iniziare un negoziato che possa portare alla definitiva pacificazione dell'intero Paese”.
- Il Belgio non scomparirà, “non andrà in frantumi”: è la rassicurazione che il ministro degli Esteri di Bruxelles, Karel de Gucht, indirizza agli osservatori e alla stampa straniera che, secondo lui, hanno drammatizzato la crisi che il Belgio sta attraversando nella formazione del governo: “Non bisogna aver paura che il Belgio sparisca”, ha detto il ministro. “Per il Belgio tutto quello che sta succedendo non è positivo - ha detto de Gucht, in un'intervista al quotidiano Le Soir - ma svanirà in un attimo una volta che sarà formato un governo. De Gucht afferma di non temere che il Belgio perda credibilità internazionale, ma afferma che “il mondo si stupisce, si chiede come sia possibile che la situazione non evolva più di tanto dopo oltre 100 giorni”. Dopo le elezioni del 10 giugno, il Belgio non è ancora riuscito ad esprimere un governo per il Paese. Il leader incaricato, il cristiano democratico fiammingo, Yves Leterme, ha rinunciato e le consultazioni stanno continuando senza alcun risultato. Sullo sfondo, la voglia di secessione delle ricche Fiandre dal sud vallone, più povero, sta aumentando sondaggio dopo sondaggio. Con l'ipotesi, emersa negli ultimi giorni, di una separazione delle due entità con Bruxelles, che rimarrebbe distretto indipendente.
- Prendendo posizione sulle notizie circa l'invio di osservatori OSCE alle elezioni anticipate del 21 ottobre in Polonia, il ministro degli Esteri, Anna Fotyga, ha definito oggi ''inopportuna'' una richiesta avanzata nei giorni scorsi dall'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, con sede a Vienna. La nota con cui l'OSCE ha chiesto di poter inviare i propri osservatori alle elezioni parlamentari di ottobre prossimo “è un documento inopportuno”, dato che la “Polonia è un Paese di democrazia stabile”, ha detto oggi la Fotyga in dichiarazioni ai giornalisti a Varsavia, riportate dall'agenzia PAP. “La Polonia - ha sottolineato - non ha nulla da nascondere e le lezioni si svolgeranno in modo democratico”. Il ministro degli Esteri polacco non ha precisato tuttavia se Varsavia intenda definitivamente dire no a una missione OSCE per le elezioni. Tali missioni sono scontate, oltre che obbligatorie, fra i Paesi membri dell'organizzazione e Varsavia ospita peraltro proprio l'ODIHR (l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani), il braccio operativo per le missioni elettorali dell’OSCE.
- Altri sette casi di Ebola sono stati riscontrati nella regione del Kasai occidentale, nel sudovest della Repubblica Democratica del Congo. Lo ha reso noto l'Organizzazione mondiale per la sanità (OMS), secondo quanto riferisce oggi la BBC on line. Nella stessa area - sempre stando ai dati dell'OMS - negli ultimi due-tre mesi sono morte almeno 174 persone a causa dell’epidemia, che ha una mortalità altissima: tra l'80 ed il 90 per cento. Nelle scorse settimane, peraltro, l’epidemia si riteneva conclusa ed ora questi nuovi casi suscitano forte preoccupazione. Sempre in Congo, e sempre per Ebola, sette anni fa morirono circa 200 persone (di più, secondo alcuni osservatori) nella zona di Kikwit, circa 400 km ad ovest dall'attuale area dell'epidemia. Il peggior caso di epidemia di Ebola si riscontrò nel 2001 in Uganda, quando i morti furono circa 300. Nei giorni scorsi, nel Kenya centrale ci sono state almeno tre morti sospette: in un primo tempo si era parlato appunto di Ebola, ma poi si è accertato che si tratta del cosiddetto "virus della Rift Valley", che ha una sintomatologia simile ma un tasso di mortalità molto minore.
- E’ corsa contro il tempo in Africa, dopo le alluvioni che hanno colpito almeno 18 Paesi, provocato circa 250 morti e oltre un milione di sfollati. Le organizzazioni umanitarie stanno approntando gli aiuti dopo l’allarme lanciato dall’ONU e dalla Croce Rossa Internazionale per il diffondersi di epidemie, per la mancanza di cibo e acqua. Undici milioni di euro sono stati stanziati dalla Commissione europea per le vittime delle inondazioni.
- Un gruppo separatista ceceno ha rivendicato sul sito Kavkaszentr della guerriglia l'attentato del 13 agosto scorso contro il treno Mosca-San Pietroburgo, che aveva provocato una sessantina di feriti. Una sedicente "brigata degli shakhid" (kamikaze) avrebbe, secondo il sito, piazzato sui binari la bomba artigianale che ha provocato il deragliamento del convoglio. La procura russa, pur non escludendo alcuna pista, aveva finora privilegiato l'ipotesi di un attentato maturato negli ambienti ultranazionalisti o anarchici.
- Diversamente dal piano organizzato dalle autorità cilene per consegnarlo al governo di Lima attraverso la frontiera terrestre a nord del paese, l'ex presidente Alberto Fujimori dovrebbe viaggiare da Santiago del Cile verso il Perù a bordo di un velivolo peruviano. Lo ha rivelato ieri sera la cilena Radio Bio Bio. L'emittente ha indicato che è ora previsto che un velivolo con cinque agenti di polizia peruviani si diriga verso l'aeroporto internazionale di Pudahuel. L'ex capo dello stato peruviano, che è stato estradato per decisione della Corte suprema cilena, attende lo sviluppo degli eventi nella residenza dove è stato per mesi agli arresti domiciliari nella località di Chicureo, a nord di Santiago. La variazione al programma in un primo tempo stabilito, conclude Radio Bio Bio, è dovuta al fatto che Fujimori è un ex capo di stato peruviano, e che non è quindi opportuno un suo trasferimento su un velivolo cileno. Una volta a Lima, si è infine appreso, Fujimori sarà rinchiuso nella Scuola di criminologia della polizia nazionale penitenziaria. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 265
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.