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SOMMARIO del 19/09/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: una società fondata sui valori cristiani è salda nella famiglia e nel bene comune. La catechesi dedicata a San Giovanni Crisostomo
  • Nomine
  • Gli auguri del Papa al Rabbino capo di Roma in occasione delle festività ebraiche
  • Lettera di Benedetto XVI per i 60 anni dell'Associazione cattolica internazionale "Aiuto alla Chiesa che Soffre"
  • Mons. Tomasi: riaffermare la libertà di religione di fronte alla crescita dell'intolleranza religiosa nel mondo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nella Giornata mondiale dei prigionieri di coscienza eritrei, gli esuli chiedono al governo di Asmara il rispetto dei diritti umani
  • Dopo il Motu Proprio Summorum Pontificum anche i giovani riscoprono la Messa in latino e il canto gregoriano
  • Chiesa e Società

  • ONU: in Darfur, 240 mila nuovi sfollati dall’inizio dell’anno
  • Polemiche in Turchia e in Italia per un videoclip comparso su YouTube contro la presenza armena e cristiana nel Paese
  • Tensione in Venezuela: il presidente Chávez minaccia l'abolizione delle scuole private. Appello dell'arcivescovo di Caracas
  • Gravi episodi di intimidazione nei confronti dei cristiani in Pakistan
  • In Afghanistan, l’UNICEF lancia un piano per l’istruzione delle bambine
  • L’AVSI inaugura in India una casa di accoglienza per gli orfani del Tamil Nadu
  • ONU: nuova iniziativa per il recupero dei beni sottratti da leader corrotti, da reinvestire in progetti di sviluppo
  • In Portogallo, Giornate missionarie 2007 sul “futuro della Missione Ad Gentes”
  • Congresso internazionale di Budapest sulla nuova evangelizzazione: “Non ci si allontani dal Vangelo”
  • Il nunzio apostolico in Bulgaria: “Progressi nei rapporti tra Chiesa e Stato”
  • A Tinos, in Grecia, cerimonia conclusiva del X Simposio inter-cristiano su San Giovanni Crisostomo
  • GMG di Sidney 2008: a 300 giorni dall’inizio, già 204 mila registrazioni
  • Si ripete a Napoli l’evento della liquefazione del sangue di San Gennaro
  • Dedicato al rapporto di Giovanni Paolo II con l’arte e gli artisti il nuovo numero di “Totus Tuus”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele dichiara “entità nemica” la Striscia di Gaza. Per Hamas è una dichiarazione di guerra - Arrestato in Cambogia Nuon Chea, braccio destro di Pol Pot : è accusato di crimini contro l’umanità commessi durante il regime maoista

  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: una società fondata sui valori cristiani è salda nella famiglia e nel bene comune. La catechesi dedicata a San Giovanni Crisostomo

    ◊   San Giovanni Crisostomo, vissuto nel quarto secolo dopo Cristo, fu uno dei più grandi predicatori della Chiesa antica. A lui, Benedetto XVI ha dedicato la catechesi all’udienza generale di questa mattina, in Piazza San Pietro, davanti a 15 mila persone. Il Papa ha ribadito che i fondamenti della “lezione” del Crisostomo - del quale si ricordano i 1600 anni dalla morte - restano sempre attuali: la presenza di laici autenticamente cristiani nelle famiglia e nella società. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    L’età dell’infanzia è quella in cui si possono dare “le grandi direttive, la linea giusta alla vita”. Il matrimonio, se può contare su sposi ben formati dai valori cristiani, sbarra la strada al divorzio. E la vita sociale può essere altrettanto positiva se basata sul principio del “non interessarci solo di noi”. Insegnamenti antichi di 1600 anni sono risuonati in Piazza San Pietro, ripresi da Benedetto XVI e riproposti alle migliaia di persone presenti con un vigore accompagnato anche, in un tratto, da un apprezzato accenno satirico. Il Papa - che da diverse settimane sta conducendo catechesi sui Padri della Chiesa - ha presentato la figura di San Giovanni Crisostomo, cioè “Bocca d’oro”, appellativo che il futuro vescovo di Costantinopoli si guadagnò grazie alla sua straordinaria eloquenza. Filosofo e retore, eremita e pastore d’anime, San Giovanni Criostomo esercitò inizialmente il suo ministero nella città di nascita, Antiochia di Siria, periodo sul quale si è concentrata la catechesi del Pontefice. I 17 trattati, le 700 omelie e le 241 lettere scritti in vita dal Santo antiocheno e giunti fino a noi, ha spiegato Benedetto XVI, dimostrano il carattere non “speculativo” dei suoi insegnamenti:

     
    “La sua è una teologia squisitamente pastorale, in cui è costante la preoccupazione della coerenza tra il pensiero, espresso dalla parola, e il vissuto esistenziale... Prossimo alla morte, scrisse che il valore dell’uomo sta nella 'conoscenza esatta della vera dottrina e nella rettitudine della vita'. Le due cose, conoscenza della verità e rettitudine nella vita, vanno insieme: la conoscenza deve tradursi in vita. Ogni suo intervento mirò sempre a sviluppare nei fedeli l’esercizio dell’intelligenza, della vera ragione, per comprendere e tradurre in pratica le esigenze morali e spirituali della fede”.

     
    Un applauso di simpatia si è levato dalla folla quando il Papa si è soffermato sulle “22 vibranti omelie” pronunciate dal Crisostomo durante la cosiddetta “rivolta delle statue”. Ricordando la protesta degli antiocheni, che nel 387 distrussero le statue imperiali per protestare contro l’aumento delle tasse, Benedetto XVI ha osservato:

     
    “Si vede che alcune cose nella storia non cambiano!” (applausi)

     
    In questa immagine di San Giovanni Crisostomo, che si immerge nelle situazioni contingenti della propria epoca per invitare con calore i concittadini ad agire secondo uno stile cristiano, c’è la cifra della sua azione pastorale. Ciò che gli sta a cuore, ha affermato il Papa, è “lo sviluppo integrale della persona, nelle dimensioni fisica, intellettuale e religiosa”. Celebri sono le pagine che parlano delle varie fasi di sviluppo e della formazione dell’essere umano. Che sfocia, per molti, nel matrimonio, visto così dal Crisostomo:

     
    “Gli sposi ben preparati sbarrano così la via al divorzio: tutto si svolge con gioia e si possono educare i figli alla virtù. Quando poi nasce il primo bambino, questi è ‘come un ponte; i tre diventano una carne sola, poiché il figlio congiunge le due parti’, e i tre costituiscono ‘una famiglia, piccola Chiesa’”.

     
    L’efficacia inesausta degli insegnamenti di San Giovanni Crisostomo sta anche nella grande dignità che egli attribuiva ai laici, considerati non solo missionari ma come veri responsabili della “salvezza” gli uni degli altri. Benedetto XVI ha ripetuto un passo di un’antica omelia:

     
    “’Questo è il principio della nostra vita sociale... non interessarci solo di noi!’ Il tutto si svolge tra due poli: la grande Chiesa e la ‘piccola Chiesa’, la famiglia, in reciproco rapporto. Come potete vedere, cari fratelli e sorelle, questa lezione del Crisostomo sulla presenza autenticamente cristiana dei fedeli laici nella famiglia e nella società, rimane ancor oggi più che mai attuale”.

     
    Undici le lingue nelle quali il Papa ha rivolto saluti ai fedeli radunati nella Piazza, fra i quali era presente una delegazione di un Istituto dell’India che si ispira agli insegnamenti di Gandhi e che ha partecipato in Italia a un incontro del Movimento dei Focolari. Benedetto XVI ha poi salutato, fra gli altri, i Carmelitani e i Chierici Regolari della Madre di Dio, impegnati nei rispettivi Capitoli generali, e i partecipanti al corso di aggiornamento in Diritto canonico, promosso dall’Ateneo della Santa Croce. Vi esorto, ha detto a questi ultimi, “a far tesoro di tale preziosa occasione di formazione giuridica” per poter offrire alle vostre Diocesi e comunità “un servizio qualificato e zelante”.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Ituiutaba, in Brasile, mons. Francisco Carlos da Silva, del clero della diocesi di São Carlos, finora parroco della parrocchia “São Sebastião” a Borborema. Mons. Francisco Carlos da Silva è nato a Tabatinga, nello Stato di São Paulo, diocesi di São Carlos, il 30 settembre 1955. Ha compiuto gli studi di filosofia nel Seminario diocesano di São Carlos e quelli di teologia nella Pontificia Università Cattolica di Campinas. È stato ordinato sacerdote l’11 dicembre 1982 ed incardinato nel clero di São Carlos.

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    Gli auguri del Papa al Rabbino capo di Roma in occasione delle festività ebraiche

    ◊   In occasione delle festività ebraiche di Rosh Hashanà (Capo d’anno, 12-14 settembre) Yom Kippur (Giorno dell’espiazione, 21-22 settembre) e Sukkot (Festa delle Capanne, 27 settembre-3 ottobre) il Papa ha rivolto in un messaggio i suoi “più cordiali e sinceri auguri” al Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e all'intera comunità ebraica della capitale. “Queste feste - afferma il Papa nel messaggio al Rabbino Di Segni - possano essere occasione di tante benedizioni dell'Eterno e fonte di immensa gioia, affinché cresca in tutti noi la volontà di promuovere la pace di cui tanto ha bisogno il mondo di oggi. Dio nella sua bontà – conclude il Pontefice - protegga la vostra comunità e ci conceda di approfondire l'amicizia tra di noi, in questa città di Roma e ovunque”.

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    Lettera di Benedetto XVI per i 60 anni dell'Associazione cattolica internazionale "Aiuto alla Chiesa che Soffre"

    ◊   Uno dei problemi più importanti dell’epoca attuale è la “dimenticanza di Dio da parte di molte persone e intere società”. E’ quanto rileva Benedetto XVI in una lettera di auguri all’Associazione cattolica internazionale "Aiuto alla Chiesa che Soffre" che dal 13 al 16 settembre scorsi ha celebrato una conferenza internazionale a Castel Gandolfo in occasione del 60.mo anniversario della sua esistenza. La pressione del secolarismo e del relativismo “in forma di tendenze culturali dominanti e a volte dittatoriali” – sottolinea il Papa nel messaggio - ha condotto “molta gente e vari cristiani battezzati ad allontanarsi da Dio”. Il Santo Padre esorta l’associazione a continuare a investire gran parte delle sue risorse nella promozione delle vocazioni religiose e nei fedeli impegnati, fornendo loro una formazione spirituale, umana, intellettuale e pastorale, così come i mezzi materiali necessari per poter operare come efficaci strumenti della grazia di Dio nelle loro rispettive Chiese locali e nell’evangelizzazione.

    In questo senso, sottolinea soprattutto due ambiti. Da un lato, dice che è evidente che “i mezzi di comunicazione esercitano un’influenza immensa nella cultura e nella vita della gente” e che, con la collaborazione e la guida di credenti cristiani capaci e convinti, questi mezzi possono “ottenere importanti risultati nella diffusione della Buona Novella del Vangelo di Cristo e dei valori cristiani”.

    Il Papa precisa inoltre che la Chiesa “ha urgente bisogno di persone attraverso le quali Dio possa essere presente in questo immenso campo”. Dall’altro lato, segnala che la Chiesa osserva “con grande preoccupazione come alcune Chiese orientali di tradizione secolare siano minacciate in Medio Oriente e come numerosi cattolici si vedano costretti a vivere la propria fede senza un’assistenza pastorale o senza poterla professare totalmente o parzialmente in comunità e pubblicamente”. In queste circostanze – continua il Papa - la Chiesa “non ha molto margine di manovra nella pastorale”, nonostante anche lì lo Spirito Santo possa, “attraverso un’azione creativa e intelligente”, aprire possibilità impreviste per la realizzazione della sua missione, “portando non poche persone alla fede in Gesù Cristo”.

    Il Papa aveva già salutato i 60 anni dell’associazione durante l’Angelus di domenica scorsa a Castel Gandolfo. Benedetto XVI aveva invitato l’organismo a continuare ad aiutare la gente a comprendere che “Dio è presente come un padre pieno d’amore”.

    "Aiuto alla Chiesa che Soffre" è un’associazione cattolica internazionale fondata nel 1947 dal sacerdote premonstratense padre Werenfried van Straaten. L’associazione sostiene i progetti pastorali della Chiesa cattolica in circa 140 Paesi del mondo: aiuta soprattutto le Chiese locali perseguitate, discriminate o troppo povere per poter svolgere la loro missione pastorale. L’anno scorso i benefattori di "Aiuto alla Chiesa che Soffre" hanno donato all’associazione la cifra record di 81,2 milioni di euro.

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    Mons. Tomasi: riaffermare la libertà di religione di fronte alla crescita dell'intolleranza religiosa nel mondo

    ◊   Cresce l’intolleranza religiosa nel mondo: è l’allarme lanciato dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio ONU di Ginevra intervenendo alla VI Sessione del Consiglio per i Diritti Umani, in corso nella città elvetica. Il presule ha sottolineato in particolare che la libertà religiosa è un ponte tra i vari diritti umani. Su questo intervento ascoltiamo lo stesso mons. Tomasi al microfono di Sergio Centofanti:

     
    R. – In questo momento, in cui ci sono molti dibattiti e molte discussioni, a volte anche tensioni molto forti tra gruppi religiosi o percepiti come tali, mi sembrava importante di dire una parola sulla ricerca di un equilibrio tra libertà religiosa e rispetto delle religioni da una parte, e dall’altro il diritto anche alla libertà di espressione nelle società democratiche. Quindi, il centro di questo intervento è stato di far capire che in base alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, già del 1948, e che rimane il testo-chiave per il sostegno ai diritti umani nel mondo di oggi, la religione o la libertà religiosa può davvero servire come ponte tra vari diritti: tra diritti civili, sociali, diritti economici e culturali e quindi, guardando alla religione non come un fattore che limita la libertà o che crea difficoltà e tensioni tra gruppi, vederla come di fatto è, nella sua espressione più sana e realistica, una sintesi tra diritti e un sostegno sicuro per la dignità umana in questo momento.

     
    D. – La libertà religiosa corre oggi nuovi pericoli?

     
    R. – In questa sesta Sessione del Consiglio per i Diritti Umani è emerso chiaro che l’intolleranza religiosa sta crescendo nel mondo. La relatrice particolare sul diritto alla libertà religiosa e del relatore sulla discriminazione in base anche alla religione, oltre che alla razza e ad altri fattori, hanno mostrato che c’è questa crescita di intolleranza, di incapacità di vivere assieme. Per cui, il problema che si pone, la sfida che emerge è in un mondo che diventa sempre più pluralista, come troviamo la strada per vivere assieme in pace, in maniera costruttiva, le religioni che ruolo giocano in questa ricerca e come possono essere fattore di dialogo e di convivenza pacifica. Questo è un po’ il punto che evidentemente sta preoccupando non solo i membri del Consiglio per i Diritti Umani, ma un po’ tutta la società, in questo momento.

     
    D. – Cresce anche la diffamazione della religione ...

     
    R. – Sì, però dobbiamo stare attenti – come ho sottolineato nel mio intervento – perché non possiamo ridurre la discussione sulla religione all’intolleranza o alla diffamazione, perché in questa maniera riduttiva noi corriamo il rischio di fare un po’ il gioco di mettere il quadro generale del diritto fondamentale della libertà religiosa in un contesto di pura discriminazione. In questo modo, noi perdiamo veramente qualche cosa di fondamentale. Sì: non bisogna accettare che i sentimenti profondi delle persone che si esprimono attraverso le varie religioni, le varie credenze, vengano offesi ma allo stesso tempo dobbiamo anche garantire l’aspetto positivo del diritto alla libertà religiosa, e cioè che nelle società bisogna che questo diritto fondamentale sia rispettato appunto per prevenire la diffamazione e l’insulto oppure la caricatura che creano poi problemi a vari gruppi minoritari o maggioritari nei vari Paesi.
     

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

    Servizio estero - Nucleare: gli Stati Uniti intenzionati a perseguire una soluzione diplomatica per risolvere la crisi innescata dai programmi iraniani.

    Servizio culturale - Un articolo di Anna Bujatti dal titolo "Quando Goldoni si avventurava nelle lande dell'esotismo": pagine poco conosciute dell'opera del commediografo.

     Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Nella Giornata mondiale dei prigionieri di coscienza eritrei, gli esuli chiedono al governo di Asmara il rispetto dei diritti umani

    ◊   Migliaia di esuli eritrei hanno manifestato ieri in tutto il mondo di fronte alle proprie ambasciate per chiedere al regime di Asmara il rispetto dei diritti umani nel Paese africano. E’ la seconda volta che i membri dell’opposizione in esilio celebrano la Giornata mondiale dei prigionieri di coscienza eritrei. Il servizio di Stefano Leszczynski:


    Detenzioni arbitrarie senza accusa, né processo per migliaia di cittadini eritrei colpevoli di avere manifestato il loro dissenso politico nei confronti del regime guidato dal presidente Isayas Afeworki. Questa la situazione che viene denunciata dagli esuli eritrei in contemporanea nel mondo, ricordando che nessun progresso è stato fatto nella democratizzazione del Paese da quando, nel 2000, è stato concluso ad Algeri il Trattato di Pace con l’Etiopia. L’inasprimento della situazione politica ha subito un ulteriore giro di vite nel 2001, mentre l’attenzione internazionale era concentrata sulla cosiddetta guerra al terrorismo. Ad oggi, nessun cittadino eritreo è autorizzato a lasciare il Paese in maniera legale e coloro che vogliono fuggire, sono costretti tra mille pericoli a raggiungere illegalmente i Paesi sicuri. Numerosi i giornalisti imprigionati, ma anche gravi limitazioni alla libertà religiosa come ci conferma Mussie Zarai, tra i promotori della manifestazione di Roma:

     
    R. – Sono da sottolineare l’interferenza e l’ingerenza da parte del governo eritreo, ad esempio nel caso della Chiesa ortodossa e le dimissioni forzate del Patriarca ortodosso, così come le incarcerazioni di appartenenti ad associazioni e comunità cristiane. Ma ci sono pressioni anche nei confronti della Chiesa cattolica: di recente, c’è stato infatti il tentativo di confiscare i beni della Chiesa e quindi le scuole, le cliniche e gli ospedali gestiti dalla Chiesa cattolica. Da anni i soldati stessi chiedono la possibilità di poter praticare la propria religione anche nelle caserme. Non esistono cappellani militari. Tutto questo è per noi motivo di preoccupazione ed una limitazione della stessa libertà religiosa.

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    Dopo il Motu Proprio Summorum Pontificum anche i giovani riscoprono la Messa in latino e il canto gregoriano

    ◊   Con l'entrata in vigore il 14 settembre scorso del Motu Proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum viene agevolato l'uso del Messale Romano di San Pio V, secondo l'edizione riformata da Giovanni XXIII nel 1962. E i fedeli riscoprono la Messa in latino e il canto gregoriano. A.V. ha raccolto in proposito due esperienze:
     

     
    (Canto gregoriano)

     
    Una forma antica di incontro con il mistero di Dio, che dalle generazioni più anziane arriva a catturare oggi anche i giovani: la Messa in latino, il gregoriano, trovano ancora più forte e piena presenza nella vita dei fedeli grazie al Motu Proprio promulgato da Benedetto XVI il 7 luglio scorso. Ma tanti, per formazione, cultura o esperienza personale, avevano già scelto la forma più antica del rito. Come avviene, per esempio, in una chiesa romana, “Gesù e Maria al Corso”. Ce lo racconta proprio Giuseppe Pinardi, tesoriere dell’Associazione “Una Voce”:

     
    R. – E’ sempre stato possibile celebrare secondo questo rito che, voglio ricordare, non è mai stato abolito. E l’Associazione è stata fondata a Parigi nel 1964 ...

     
    D. – ... ma qui a Roma?

     
    R. – A Roma nel ’67, su iniziativa di un gruppo di fedeli.

     
    D. – E avete dovuto chiedere il permesso al Vicario?

     
    R. – Certamente. La celebrazione è sempre stata autorizzata, poi – appunto – negli anni Ottanta, anche con la Commissione “Ecclesia Dei”, sono sempre state concesse in dotazione alcune chiese dove è possibile celebrare secondo il Messale dell’edizione del 1962.

     
    D. – Come avviene l’integrazione tra la Messa in latino e il canto gregoriano? Il Maestro Danilo Zeni, direttore dell’“officium consort”:

     
    R. – La Messa in latino prevede che siano cantate tutte le parti, dall’introduzione, dall’“asperge” del diacono a seconda del periodo, e poi c’è l’“introito” ... il graduale prevede il proprio per ogni domenica, e per ogni festività i canti sono già tutti codificati; quindi il Maestro direttore non ha problemi di dover scegliere che cosa cantare. Naturalmente, il celebrante dev’essere parte attiva perché ci sono dei momenti che spettano solo a lui. Quindi, deve anche saper cantare.

     
    D. – Pinardi:

     
    R. – Certamente, la Messa ha delle parti come il “Kyrie”, il “Gloria”, il “Credo”, il “Sanctus” e l’“Agnus Dei” che vengono cantate ...

     
    D. – Che cosa vi ha spinto tanti anni fa?

     
    R. – Senz’altro un amore, un attaccamento che la gente nutre nei confronti dell’antica liturgia. Poi, anche e soprattutto nei giovani un maggiore interesse per il sacro. Ecco, appunto: oggigiorno, i fedeli possono avvalersi anche dei “messalini” bilingue, con il testo latino e a fronte il testo in lingua italiana, di valido aiuto per seguire la celebrazione.

     
    (Canto gregoriano)

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    Chiesa e Società



    ONU: in Darfur, 240 mila nuovi sfollati dall’inizio dell’anno

    ◊   In Darfur, altre 240 mila persone hanno abbandonato le loro abitazioni da gennaio, facendo salire a 2,2 milioni il numero degli sfollati dall'inizio del conflitto civile. A riferirlo è un Rapporto delle Nazioni Unite, che denuncia l’ulteriore peggioramento della situazione umanitaria nella martoriata regione del Sudan. I campi profughi dell’area sono sovraffollati e le recenti piogge hanno aggravato le condizioni della popolazione. A questo già grave quadro si aggiungono le azioni violente dei gruppi armati presenti nei campi, che hanno in alcuni casi provocato la temporanea sospensione dei soccorsi sino al ripristino della sicurezza. Alcuni operatori umanitari sono diventati il bersaglio diretto di attacchi: dall’inizio dell’anno, cinque funzionari sono stati uccisi, cinque rapiti, tre malmenati e i restanti sono stati costretti a spostarsi oltre 20 volte. In Darfur, i soccorritori stanno fornendo sostegno a circa 4,2 milioni di persone e, tra queste, oltre tre milioni hanno ricevuto a luglio l’assistenza del Programma Alimentare Mondiale (PAM). In vista dei colloqui di pace per il Darfur, in programma per il 27 ottobre in Libia, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha auspicato che le Nazioni Unite siano in grado di stabilire una propria strategia e un proprio percorso. “Questo segnerà soltanto l’ennesimo passo avanti – ha dichiarato – e dovremo raddoppiare i nostri sforzi per non perdere lo slancio che siamo stati in grado di creare”. Ban Ki-moon ha quindi dichiarato di aver chiesto al presidente sudanese, Omar al-Bashir, di impegnarsi per fermare la violenza e proteggere gli operatori umanitari e i diritti umani della popolazione. Il processo di pace “è stato e continuerà ad essere molto fragile – ha aggiunto - l'intera comunità internazionale deve alimentare questo processo”. (V.F.)

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    Polemiche in Turchia e in Italia per un videoclip comparso su YouTube contro la presenza armena e cristiana nel Paese

    ◊   Era presente da sei settimane sul sito YouTube, un video musicale, montato su una canzone di Ismail Turut, famoso cantante folk turco, scritta dal poeta Ozan Arif, ambedue noti per le loro radicate convinzioni islamo-nazionaliste. Sul brano intitolato “Non fate alcun piano”, in chiave dichiaratamente antiarmena, sono state montate le immagini del giornalista armeno Hrant Dink, ucciso nel gennaio scorso, e di don Andrea Santoro, il sacerdote cattolico assassinato nel febbraio 2006, insieme a quelle dei loro omicidi, dell’attentatore di Trebisonda del 2004 e di Ali Agca, che nel 1981 sparò a Giovanni Paolo II. Il tutto mentre la canzone recita “se qualcuno svende la nostra patria morirà”. Un implicito elogio agli atti di violenza. Il fatto rivelato da un giornale turco ha sollevato un caso diplomatico: ieri mattina l’intervento del presidente del Consiglio italiano Prodi presso le autorità di Ankara, quindi la decisione del ministro per la cultura turco Gunay di far ritirare il video su Internet, e in serata la condanna del premier turco Erdogan. “Un fatto isolato a cui dare il giusto peso ma non enfasi”, ha commentato il vicario apostolico d’Anatolia, mons. Luigi Padovese, aggiungendo che vicende del genere certo “non rappresentano il pensiero della stragrande maggioranza del popolo turco”. Per quanto riguarda il sito YouTube, un Tribunale turco ha chiesto ieri di bloccarne gli accessi per un altro grave caso di diffamazione, contro Ataturk, il padre della Turchia moderna, ma anche contro il presidente e il premier attuali Gul ed Erdogan, coperti di insulti on line. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Tensione in Venezuela: il presidente Chávez minaccia l'abolizione delle scuole private. Appello dell'arcivescovo di Caracas

    ◊   Per la Chiesa “la pace sociale in Venezuela è una priorità assoluta”: è quanto ha affermato l’arcivescovo di Caracas il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, che parlando con i giornalisti, a proposito delle discussioni polemiche sulle riforme costituzionali proposte dal presidente Hugo Chávez, ha chiesto il “rispetto di tutte le opinioni”. Preoccupato per l’acceso dibattito, il porporato ha lanciato un accorato appello “alla calma e alla ragionevolezza”, perché vengano allontanati “i fantasmi dell’insurrezione, della ribellione e della destabilizzazione”. Le autorità hanno il dovere di “rispettare le manifestazioni dell’opposizione se queste si svolgono nella cornice della Costituzione vigente”, ha detto ancora il cardinale Urosa Savino che ha invitato i venezuelani ad un dialogo sereno. Per il porporato, le proposte sulle riforme costituzionali volute dal presidente Hugo Chávez - appena approvate in seconda lettura dal Parlamento e che saranno nuovamente discusse ad inizio novembre per l’approvazione definitiva - prima di essere sottoposte a referendum popolare, devono essere conosciute da tutti, perchè “si aprano dibattiti e discussioni civili” e perché vengano rispettate le opinioni di chiunque. “In una nazione democratica – ha aggiunto il cardinale Urosa Savino – tutti hanno il diritto e la libertà di esprimere il proprio parere, preferibilmente usando buoni argomenti”. Infine, l’arcivescovo di Caracas ha ricordato che una Commissione episcopale sta studiando le proposte di riforma costituzionali e che, nel mese di ottobre, dopo una Plenaria straordinaria dell’episcopato, sarà pubblicato un messaggio al popolo venezuelano. La riforma costituzionale proposta da Chávez riguarda 33 dei 350 contenuti del testo. Presentata dallo stesso presidente il 15 agosto, è stata giustificata come uno dei ”cinque motori della rivoluzione” e “strumento per passare dal modello politico liberale al socialismo del XXI secolo”. Accanto alle polemiche sulle riforme costituzionali, intanto, si è acceso un nuovo dibattito. Inaugurando il nuovo anno scolastico il presidente venezuelano ha dichiarato che “le scuole private saranno nazionalizzate se non aderiranno ad un programma di studi ‘bolivariano’. Il ‘bolivarismo’ chavista è un insieme di valori nazionalsocialisti, che combina il patriottismo dell’eroe dell’indipendenza venezuelana, Simon Bolivar, con la personale visione del socialismo proposta dal presidente. (L.B – T.C.)


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    Gravi episodi di intimidazione nei confronti dei cristiani in Pakistan

    ◊   Peggiora la già grave situazione delle comunità cristiane nell’area nordoccidentale del Pakistan. A lanciare l’allarme, attraverso l’agenzia Fides, è la Commissione nazionale “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale pakistana. I fedeli della Provincia di Frontiera del Nord Ovest, dove imperversano i gruppi radicali islamici, rischiano quotidianamente la vita. I cristiani sono infatti oggetto di continue violenze ed intimidazioni. Sabato scorso, durante la notte, una bomba ha seriamente danneggiato una scuola, la “Saint John Bosco Model School”, gestito dai missionari di Mill Hill. L’esplosione ha distrutto la cappella dell’istituto, fortunatamente senza provocare vittime. Il distretto in cui è situata la scuola, quello di Bannu, è abitato da circa 800 famiglie. Nonostante le pressioni dei fondamentalisti islamici, l’istituto ha rappresentato sin dalla sua fondazione, nel 2002, un esempio di convivenza pacifica tra le religioni: non solo i professori sono sia islamici che cristiani, ma anche gli alunni appartengono per metà ad una fede e per metà all’altra. Nella stessa provincia, un’altra scuola cattolica, la “Public High School”, è stata costretta a chiudere per una settimana a causa della minaccia di attentati suicidi. La lettera minatoria che preannunciava l’attacco accusava le suore carmelitane che gestiscono l’Istituto di proselitismo nei confronti delle alunne musulmane. La Chiesa locale ha chiesto l’intervento della polizia, che dal 9 settembre presidia giorno e notte la scuola. Anche nelle altre province del Paese – denuncia la Commissione “Giustizia e Pace” – ai cristiani, oggetto di continue violenze, viene intimato di convertirsi all’Islam. Nonostante le intimidazioni, la Chiesa locale ha rifiutato di chiudere le scuole cattoliche sul territorio. (V.F.)

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    In Afghanistan, l’UNICEF lancia un piano per l’istruzione delle bambine

    ◊   Un piano triennale per promuovere l’istruzione delle bambine afghane è stato definito a Kabul, nel corso di una serie di incontri organizzati dall'UNICEF e dal ministero dell’Istruzione afghano. Al tempo dei talebani – riferisce l’agenzia Sir – alle bambine non era ufficialmente permesso andare a scuola. Negli ultimi 5 anni, l’iscrizione alla scuola primaria è aumentata: secondo il ministero dell’Istruzione, circa 4,9 milioni di bambini risultavano iscritti nel 2005, con un aumento di quasi quattro milioni dalla caduta dei talebani. Ma il numero di iscrizioni dei bambini è quasi doppio rispetto a quello delle bambine. Al livello secondario inferiore, l’iscrizione dei bambini è tre volte maggiore di quello delle bambine, mentre al livello secondario superiore i bambini hanno una probabilità d’essere iscritti alla scuola quattro volte maggiore delle bambine. Le disparità sono più drammatiche nelle zone rurali. Il nuovo piano mira ad accrescere l’iscrizione scolastica femminile, promuovendo strutture scolastiche che tengano conto delle esigenze delle bambine, fornendo servizi nutrizionali nelle scuole; provvedendo alla formazione delle insegnanti donne; cercando di raggiungere le bambine che non hanno accesso alla scuola. L’obiettivo è accrescere, entro il 2010, il tasso di iscrizione scolastica primaria maschile e femminile rispettivamente del 60 e 75%. (R.M.)

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    L’AVSI inaugura in India una casa di accoglienza per gli orfani del Tamil Nadu

    ◊   Nello Stato indiano del Tamil Nadu, uno dei più poveri del Paese, la condizione dell’infanzia è molto difficile, con un elevato numero di orfani e bambini di strada, assistenza sanitaria insufficiente, mancanza di istruzione e lavoro minorile. Una situazione già drammatica aggravata nel 2004 dallo tsunami che ha acuito le difficoltà, distruggendo 351 centri di accoglienza per bambini e 186 scuole. A questa situazione – riferisce l’agenzia Fides – ha cercato di rispondere l’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (AVSI), creando un nuovo orfanotrofio a Kolly Hills, grazie ai fondi raccolti in seguito allo tsunami. Gestita dai Missionari di San Francesco di Sales, Congregazione religiosa indiana, la struttura accoglie 50 bambini tra i 6 e 14 anni. E’ stata intitolata “Betty Boys Home”, in memoria di Betty Buzzi, volontaria AVSI recentemente scomparsa. (R.M.)

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    ONU: nuova iniziativa per il recupero dei beni sottratti da leader corrotti, da reinvestire in progetti di sviluppo

    ◊   Aiutare i Paesi in via di sviluppo a recuperare risorse finanziarie e beni materiali sottratti da leader corrotti, per poi reinvestire tali fondi in progetti di sviluppo: è la nuova iniziativa annunciata ieri dalle Nazioni Unite, in collaborazione con la Banca Mondiale. “La corruzione – ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, citato dall'agenzia Sir – svilisce la democrazia e lo stato di diritto, oltre che provocare violazioni dei diritti dell’uomo; può anche uccidere, come nei casi in cui funzionari corrotti permettono che medicinali alterati o scaduti vengano commercializzati o accettano mazzette per lasciare spazio ad attacchi terroristici”. E’ stato calcolato che le rendite annuali provenienti da corruzione, criminalità ed evasione fiscale a livello mondiale, si attestano tra i mille e i 1.600 miliardi di dollari. Il livello di corruzione può ammontare fino al 25% del PIL degli Stati africani su base annuale. Tra 20 e 40 miliardi di dollari finiscono ogni anno nelle tasche di funzionari pubblici corrotti nei Paesi in via di sviluppo e in transizione, il che rappresenta tra il 20% e il 40% dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Nell'occasione, è stata ribadita la necessità che tutti i Paesi ratifichino la Convenzione ONU contro la corruzione, come fino ad oggi hanno fatto solo quattro dei Paesi del G8. (R.M.)

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    In Portogallo, Giornate missionarie 2007 sul “futuro della Missione Ad Gentes”

    ◊   “Il futuro della Missione Ad Gentes - prospettive per il secolo XXI”: è stato questo il tema delle Giornate missionarie 2007, promosse dal 14 al 16 settembre dalle Pontificie opere missionarie del Portogallo, insieme alla Commissione episcopale delle missioni. Nel documento finale – riferisce l’agenzia Fides – i partecipanti hanno ricordato che “Cristo è la fonte inesauribile della Missione delle Chiese”, da cui scaturisce la necessità di “un’esperienza di fede per riscoprire il senso fondamentale della Missione come annuncio di Cristo e come testimonianza di vita”. Si è constatato, inoltre, che un mondo in continuo cambiamento, “caratterizzato da una grande varietà di manifestazioni religiose e da un relativismo di valori, esige una nuova forma di fare missione”. Inoltre, è imprescindibile “l’impegno concreto di tutti nell'animazione missionaria e vocazionale della Chiesa locale”, perché “tutti siamo corresponsabili della missione”. I partecipanti hanno anche sottolineato l'importanza della collaborazione tra i laici e gli Istituti di vita consacrata, che presuppone “un arricchimento mutuo ed esige la creazione di nuove forme di appartenenza e di corresponsabilità nella missione della Chiesa”. Mons. Carlos Alberto de Pinho Moreira Azevedo, ausiliare di Lisbona, ha affermato che la missione Ad Gentes deve svilupparsi ora in una situazione nuova, dove “la fede non è più un'eredità culturale ricevuta dalla famiglia o dalla società, bensì una risposta personale ad un appello. La novità sconcertante del nostro universo culturale – ha concluso – esige un annuncio nuovo del Vangelo". Durante le Giornate missionarie, è stato presentato il Congresso missionario nazionale, che si celebrerà dal 3 al 7 settembre 2008 a Fatima, sul tema: “Portogallo, vivi in missione, squarcia gli orizzonti”. (R.M.)

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    Congresso internazionale di Budapest sulla nuova evangelizzazione: “Non ci si allontani dal Vangelo”

    ◊   “L’evangelizzazione nelle metropoli del XXI secolo dipenderà in grande misura dalla chiarezza del contenuto che siamo stati incaricati di proclamare”: è quanto ha affermato Ralph Martin, del “Rinnovamento nello spirito”, intervenendo al Congresso internazionale per la nuova evangelizzazione, in corso a Budapest, in Ungheria, fino al 22 settembre. “Vi darò un futuro e una speranza” è il tema dell’appuntamento che, dopo Vienna 2003, Parigi 2004, Lisbona 2005 e Bruxelles 2006, conclude il progetto di nuova evangelizzazione nelle capitali europee. “Nuova evangelizzazione che – ha precisato Martin, ripreso dall’agenzia Sir - non consiste in un nuovo Vangelo, e tanto meno obbliga ad allontanarsi da esso, ancorché sembri difficile per la mentalità e la cultura moderna accettarlo”, ma implica il porre “Cristo a misura di ogni cultura e di ogni azione umana”. “L'importanza” e “la gravità” del compito di “annunciare e diffondere il Vangelo nell'Europa di oggi” erano state già sottolineate da Benedetto XVI nella lettera di incarico al cardinale Camillo Ruini, suo vicario generale per la diocesi di Roma, designato a rappresentarlo in qualità di inviato speciale a Budapest. (R.M.)

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    Il nunzio apostolico in Bulgaria: “Progressi nei rapporti tra Chiesa e Stato”

    ◊   “In questi ultimi anni le relazioni tra la Bulgaria e la Chiesa, e la Santa Sede in particolare, hanno fatto progressi notevoli. Soprattutto dopo la visita del Papa nel maggio 2002”. Lo ha affermato ieri il nunzio apostolico in Bulgaria, l’arcivescovo Giuseppe Leanza, al termine della conferenza su “I Balcani crocevia dell'Europa. Il ruolo della Chiesa cattolica”, tenuta da Fabrizio Mastrofini e da Dimitri Gantchev, della nostra emittente, all’Istituto diplomatico presso il ministero degli Esteri a Sofia. “Stiamo cercando di continuare - ha proseguito l’arcivescovo Leanza - sulla scia di quello che il Papa ha attivato: un nuovo rapporto a livello istituzionale con il governo e nelle relazioni ecumeniche con gli ortodossi”. “La Chiesa cattolica - ha dichiarato l’ambasciatore Milan Milanov, direttore dell’Istituto diplomatico presso il ministero degli Esteri - ha un ruolo positivo nelle relazioni diplomatiche: ricordiamo sempre la presenza in Bulgaria di Giuseppe Roncalli, di Giovanni Paolo II e il ruolo svolto da Benedetto XVI per lo sviluppo dei diritti umani e religiosi”. “A Sofia – ha ricordato – a poca distanza abbiamo la cattedrale cattolica, la sinagoga e la moschea, come simbolo di questo spirito positivo che la Bulgaria vuole avere nei confronti della religione”. (R.M.)

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    A Tinos, in Grecia, cerimonia conclusiva del X Simposio inter-cristiano su San Giovanni Crisostomo

    ◊   Con una solenne concelebrazione nella Cattedrale di Tinos, in Grecia, presieduta dal vescovo, mons. Nikolaos Printegis, cui ha partecipato una folta rappresentanza dei cattolici dell’isola – circa 3 mila su 9 mila abitanti – si è concluso ieri il X Simposio inter-cristiano su "San Giovanni Crisostomo, ponte tra Oriente e Occidente". Si è trattato del primo simposio ospitato nel territorio geografico e canonico della Chiesa autocefala della Grecia, nelle Cicladi, dove da anni convivono pacificamente cattolici e ortodossi. I relatori – cinque ortodossi e quattro cattolici – nei loro interventi hanno sottolineato come gli scritti del Crisostomo, uno dei Padri orientali, amato e rivendicato dagli Occidentali fin da quando era vivo, siano stati un riferimento pressoché costante per gli autori latini, da Agostino fino ai redattori dei documenti del Vaticano II, che lo citano 12 volte, soprattutto quando parlano del ruolo dei laici nella Chiesa. Neppure San Francesco – è stato detto – si è sottratto al fascino delle sue parole, come si deduce sia dal breviario che egli usava, nel quale sono riportate lettere attribuite in modo più o meno esplicito al Crisostomo, sia dalle consonanze tematiche tra i loro scritti, come la lode al Padre per la redenzione operata da Cristo. L’interesse per il Crisostomo è continuato fino ai nostri giorni, se è vero che due felici espressioni entrate nel linguaggio eccelsiastico odierno, come “matrimonio, sacramento dell’amore” e “famiglia, piccola Chiesa”, è parso trovarle nei suoi scritti che dell’amore e della famiglia trattano in modo sublime. La stessa cosa è avvenuta nel mondo ortodosso, per il quale Crisostomo costituisce non solo un riferimento teologico, ma anche liturgico. Giusto, quindi, chiamarlo “ponte su cui passa il dialogo tra Oriente e Occidente”. Per questo, la provvida istituzione dei Simposi – come l’ha definita Papa Benedetto XVI – continuerà; il disgelo che essi hanno creato tra gli studiosi cattolici e ortodossi, e di riflesso tra i loro studenti, prelude ad una primavera di comunione meno lontana di quindici anni fa, quando i simposi osarono nascere con mille interrogativi, a Corfù. E’ opinione di tutti i partecipanti che si sono dati appuntamento a Roma fra due anni per l’XI edizione in cui si parlerà di Sant’Agostino nella lettura teologica contemporanea. (Da Tinos, per la Radio Vaticana, padre Egidio Picucci)

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    GMG di Sidney 2008: a 300 giorni dall’inizio, già 204 mila registrazioni

    ◊   Sono già 204 mila le registrazioni per la Giornata mondiale della gioventù (GMG), in programma a Sidney, in Australia, dal 15 al 20 luglio 2008. Il dato aggiornato – riferisce l’agenzia Sir – è stato reso noto dal Comitato organizzatore della GMG, il cui capo operativo, Danny Casey, ha dichiarato che “si tratta di una cifra eccezionale. Oltre 63 mila sono le registrazioni fatte da giovani australiani, mentre le restanti sono di giovani dall’estero”. Quest’ultimo dato – ha aggiunto – “supera di molto le previsioni che davano in 125 mila i partecipanti stranieri, e mancano ancora 300 giorni”. A guidare questa particolare classifica delle registrazioni è l’Australia con 63.398 registrati, seguita da USA (37.630), Italia (18.908), Germania (9.657) e Nuova Zelanda (8.002). Intanto, proseguono senza sosta i preparativi per l’organizzazione: “Con l’aiuto del Governo e dello Stato federale – ha spiegato Casey – siamo a buon punto circa la ristorazione dei pellegrini, l’alloggio e il programma degli eventi”. (R.M.)

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    Si ripete a Napoli l’evento della liquefazione del sangue di San Gennaro

    ◊   Si è ripetuta anche quest’anno, nell’odierna memoria di San Gennaro, l’evento della liquefazione del sangue del Santo Patrono di Napoli. “Un segno prodigioso - lo ha definito l'arcivescovo della città, il cardinale Crescenzio Sepe – che manifesta la vicinanza e la predilezione del Signore per questa nostra amata e sofferente terra che, benedetta da Dio, tenta con ogni sforzo, in mezzo a mille difficoltà, di rendere pura, visibile e trasparente la sua fede in Gesù Cristo''. Il porporato, che ha presieduto la cerimonia nel Duomo di Napoli, ha quindi fatto riferimento all’imminente visita di Benedetto XVI nel capoluogo partenopeo, in programma il prossimo 21 ottobre: “Una provvidenziale occasione – ha detto – per dare nuovo slancio ad una terra che già Giovanni Paolo II pose al centro del suo indimenticabile pellegrinaggio”. “Da un Papa all'altro – ha quindi spiegato il cardinale Sepe – Napoli è chiamata a misurare la propria capacità di ritornare ad essere protagonista di un proprio futuro di giustizia, di pace e di libertà. Altro che male inguaribile: Napoli è pronta a prendere in mano la sua storia, il suo futuro. Di inguaribile per questa città – ha concluso – resta solo la sua grande capacità di amare”. (R.M.)

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    Dedicato al rapporto di Giovanni Paolo II con l’arte e gli artisti il nuovo numero di “Totus Tuus”

    ◊   Il tributo commosso e appassionato degli artisti a un Papa poeta, autore nel 1999 di una lettera destinata “A quanti con appassionata dedizione cercano nuove ‘epifanie’ della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica”. È dedicato al rapporto di Giovanni Paolo II con l’arte e i suoi esponenti il numero di settembre di “Totus Tuus”, il mensile della postulazione della Causa di beatificazione e canonizzazione di Papa Wojtyła, edito dalla diocesi di Roma. “Il suo pontificato assomiglia molto alla vita appassionata di un artista che ha trovato nel Vangelo il messaggio più bello da annunciare e in Cristo il volto più bello da contemplare, da far conoscere e amare”: questo scrive nel suo editoriale sulla rivista mons. Marco Frisina, Direttore dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma, musicista e compositore di colonne sonore. Sulle pagine del mensile molti artisti hanno voluto ricordare con affetto il Pontefice. Cominciando da Piotr Adamczyk, che ha indossato i panni del giovane Wojtyła nella pellicola “Karol, un uomo diventato Papa”. Poi, l’attrice Sofia Loren, il regista polacco Krzysztof Zanussi, il giornalista Bruno Vespa, la conduttrice tv Milly Carlucci e cantanti italiani e di altre nazionalità. Tra i contributi pubblicati vi è quello del padre gesuita Antonio Spadaro sull’opera poetica di Karol Wojtyła, su cui di recente ha pubblicato un saggio. “Poesia e vocazione per lui – scrive Spadaro – vivono sempre di un legame nascosto, forse, ma vivo”. Per la sensibilità delle metafore usate, lo studioso colloca quella di Giovanni Paolo II tra la cosiddetta “poesia metafisica”, tra autori come Dante e T.S. Eliot. (V.F.)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele dichiara “entità nemica” la Striscia di Gaza. Per Hamas è una dichiarazione di guerra - Arrestato in Cambogia Nuon Chea, braccio destro di Pol Pot : è accusato di crimini contro l’umanità commessi durante il regime maoista
     

    ◊   Il Consiglio di difesa del governo israeliano ha definito “entità ostile” il regime fondamentalista palestinese di Hamas nella Striscia di Gaza. Lo Stato ebraico starebbe anche per adottare severe sanzioni di carattere economico nei confronti della regione. Dura la risposta di Hamas a quest’eventualità. “L'introduzione di sanzioni - ha detto un portavoce del movimento estremista - equivale ad una dichiarazione di guerra”. In questo clima, è cominciata oggi la missione in Medio Oriente del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ulteriore passo in avanti verso la più volte annunciata Conferenza di pace isrealo-palestinese allargata, che dovrebbe tenersi in novembre. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni internazionali all’Università di Firenze:


    R. - La Rice ha ripetuto che bisogna fare dei passi concreti e avviare un processo bilaterale. Da parte israeliana, si tende a cercare di definire a priori i termini della questione: non vogliono sottoscrivere una dichiarazione di principi. Il ministro degli Esteri ha sottolineato più volte che non bisogna aspettarsi troppo e, quindi, da parte israeliana si teme che un insuccesso o un successo molto limitato possa deludere gli americani. C’è poi il problema di portare alla conferenza l’Arabia Saudita, che è stata sollecitata. Ma i sauditi, che hanno un loro piano di pace, cioè il ritorno ai confini ante ’67, non sono disposti ad andare ad una conferenza di pace, nella quale loro, in qualche modo, non controllino i risultati.

     
    D. - E’ maggiore il problema di riuscire a far dialogare Israele e i palestinesi o la questione interpalestinese, lo scontro tra Hamas e al Fatah?

     
    R. - Purtroppo, si parla soltanto dei palestinesi, del presidente Abu Mazen, quindi, non si parla assolutamente della componente maggioritaria in termini politici o dell’ex governo Hamas, che è completamente tagliato fuori. Questo non può che creare enorme instabilità all’interno del campo palestinese e inevitabilmente creare problemi non solo al presidente Abu Mazen, ma anche al nuovo governo. Il rischio è di trattare senza avere alle spalle l’elettorato e, automaticamente, di essere frenati. Il presidente palestinese in questo momento è molto debole.

    - In Cambogia, è stato arrestato Nuon Chea, considerato il braccio destro del capo dei Khmer Rossi, Pol Pot. Si tratta del più importante arresto di un esponente del regime maoista. L’82.enne Nuon Chea è accusato di essere uno dei responsabili delle atrocità commesse dai Khmer Rossi. In caso di processo, sarà giudicato dal tribunale ONU sui crimini perpetrati in Cambogia. Si stima che, dal 1975 al 1979, siano state uccise oltre due milioni di persone, un quarto della popolazione cambogiana. Pol Pot, capo dei Khmer Rossi, è morto nel 1998.

    - Continuano nelle maggiori città del Myanmar, ex Birmania, le manifestazioni pacifiche promosse dai monaci buddisti per protestare contro la giunta militare. Più di 400 monaci hanno marciato oggi nella capitale, dove per il secondo giorno consecutivo è stata chiusa la celebre pagoda di Shwedagon. La polizia ha usato, inoltre, gas lacrimogeni per disperdere ieri più di mille partecipanti ad un corteo di protesta. A coordinare le dimostrazioni, è l’Alleanza di tutti i monaci buddisti del Myanmar, che ha chiesto ai religiosi di rifiutare elemosina e aiuti da chi sia legato all’esecutivo. Per un buddista, l’elemosina è un importante dovere spirituale. Il suo rifiuto è segno di riprovazione morale.

    - In Nepal, gli ex-ribelli maoisti hanno annunciato di aver lasciato il governo ad interim dopo il mancato accordo con il primo ministro sull’abolizione della monarchia nel Paese asiatico. La mossa è un duro colpo all’accordo di pace dello scorso anno, con il quale gli ex-ribelli hanno messo fino a un decennio di rivolta. I maoisti chiedono che il Nepal venga dichiarato una Repubblica in vista del voto del prossimo 22 novembre. Il nuovo governo ha già tolto alla monarchia quasi tutti i suoi poteri, compreso il controllo sull’esercito. Secondo i maoisti, i sostenitori del re Gyanendra stiano cercando di sabotare le elezioni.

    - La Francia non sta preparando alcun piano militare contro l’Iran. Ad assicurarlo stamani è il ministro della Difesa di Parigi, Hervé Morin, dopo le dichiarazioni del collega degli Esteri Bernard Kouchner, che domenica aveva invitato il mondo a prepararsi a una guerra contro Teheran. In Iran, intanto, il portavoce del governo ha detto che l’esecutivo della Repubblica islamica non “prende sul serio le dichiarazioni di Kouchner”, ma le considera “un segno di dilettantismo sulla scena politica”.

    - Ancora una giornata di sangue in Iraq. Due soldati americani sono rimasti uccisi nelle ultime ore in combattimenti a Baghdad e in un incidente stradale nella provincia di Niniwe. Intanto, l'ambasciata statunitense ha sospeso gli spostamenti via terra del proprio personale, per il rischio accresciuto di attacchi, dopo la sparatoria, costata la vita ad 11 militari, che ha coinvolto domenica un convoglio del dipartimento di Stato.

    - La Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti, ha tagliato dello 0,50 per cento i tassi base d'interesse bancari americani portandoli al 4,75 per cento. L’istituto di Ben Bernanke ha anche annunciato un taglio di mezzo punto del tasso di sconto, che passa dal 5,75 per cento al 5,25 per cento. Rimbalzo immediato pure dell’euro. Ma quali potrebbero essere le conseguenze più immediate di una moneta unica europea così forte? Stefano Leszczynski lo ha chiesto all’economista Alberto Quadrio Curzio:


    R. - Io credo che la forza dell’euro, dal punto di vista dell’economia reale, potrà determinare un modesto rallentamento della crescita europea, in quanto le esportazioni ne risentiranno. Tuttavia, il contrappeso potrebbe essere - anzi sarà - il fatto che il petrolio, in questo momento in forte aumento anche a seguito della svalutazione del dollaro, non avrà un’incidenza così pesante sul potere d’acquisto dei cittadini europei.

    D. - Tra le incertezze, c’è sicuramente quella dell’inflazione. Secondo lei, la Banca centrale europea (BCE) potrebbe tagliare anch’essa i tassi, viste le difficoltà poi collegate ai mutui?

     
    R. - Il percorso disegnato era quello di un graduale aumento, fatto per contenere l’inflazione e fatto anche per evitare che gli eccessi di denaro a buon mercato potessero determinare un’espansione del credito pericolosa. A questo punto, è probabile che la BCE non tocchi i tassi per un certo periodo e credo che così facendo farà la scelta giusta.

     
    D. - Lei accennava prima alla questione del petrolio. Questa forza dell’euro non potrebbe un giorno indurre i produttori a decidere di cambiare la moneta di riferimento, dal dollaro all’euro appunto?
     
    R. - La questione euro-dollaro è una questione che si va prefigurando su un arco temporale decennale come una delle questioni cruciali della finanza e dell’economia mondiale. Perché se l’euro diventa una valuta concorrente in modo definitivo al dollaro sui mercati finanziari e reali, nel senso della fissazione dei prezzi mondiali, cambia lo scenario dell’economia mondiale.

    - Il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, il commissario all’Energia, Andris Piebalgs, e quello alla Concorrenza, Neelie Kroes, hanno presentato a Bruxelles il terzo pacchetto con cui l’Unione Europea si muoverà in tema di energia. Ascoltiamo il servizio di Fausta Speranza, che ha seguito la conferenza stampa dalla sede della rappresentanza della Commissione europea a Roma:


    Due gli obiettivi di fondo chiariti in conferenza stampa: maggiore concorrenza del mercato elettrico e di quello del gas, maggiore sicurezza di approviggionamenti contro i rischi di black-out. In tema di concorrenza, sappiamo che a Francia e Germania e altri Paesi non piace tanto la prevista netta separazione a livello di proprietari tra fornitura, trasmissione e distribuzione di energia, “ma è un punto forte del pacchetto” ha ribadito il presidente Barroso, sottolineando che il consumatore deve poter scegliere di più e, dunque, pagare meno. Ma c’è poi un altro punto in primo piano: proteggere il mercato energetico europeo, aprendo solo ai Paesi extra Unione, che non applicano restrizione all’ingresso di aziende europee, in sostanza reciprocità. E’ chiaro il riferimento alla Russia e al gigante energetico Gazprom, ma non è stata nominata in conferenza stampa. Barroso, però, ha recentemente chiesto a Putin perché una grande compagnia russa possa acquistare un’azienda dell’Unione Europea e non sia invece possibile il contrario. In tema di energia, inoltre, l’Unione Europea punta a portare al 20 per cento la quota di energia rinnovabile. “E altre proposte arriveranno”, ha detto Barroso in relazione alla ricerca energetica e al risparmio energetico. In definitiva, a sottolineare l’importanza di tutta la questione c’è la previsione dell’Istituto di Studi e Analisi Economica. In assenza di misure specifiche sull’energia, il livello di dipendenza dell’Europa, oggi intorno al 50 per cento, salirà nel 2030 al 70 per cento. E poi ci sono gli episodi di grandi black-out, le recenti crisi geopolitiche del gas, nonché, per l’Italia, il recentissimo allarme dell’Enel su un possibile inverno freddo. (Dalla sede della Rappresentanza della Commissione Europea, Fausta Speranza, Radio Vaticana)
     

    - In Mali, un gruppo di ribelli tuareg, responsabili da settimane di diversi episodi di violenze nel nord del Paese, ha annunciato un cessate il fuoco e l’imminente liberazione di diversi ostaggi. L’esercito del Mali, obiettivo di numerosi attacchi da parte dei ribelli, ha confermato di aver ricevuto segnali di distensione. Gli scontri sono iniziati lo scorso 31 agosto, quando sono state sequestrate oltre 50 persone, tra cui alcuni militari. Attualmente, sono più di 20 le persone ancora nelle mani dei sequestratori. Al rapimento è seguita la rottura della tregua raggiunta con gli accordi di pace firmati ad Algeri nel 2006. Il governo ha accusato il gruppo di ribelli tuareg di voler controllare zone settentrionali del Paese per ricavare profitti dal traffico di droga. I ribelli sostengono, invece, di aver ripreso le armi perché gli accordi di pace non sono stati rispettati.

    - In Cina, il tifone Wipha ha raggiunto zone orientali del Paese, provocando l‘interruzione dell’energia elettrica e dell’acqua corrente in decine di migliaia di case. Fortunatamente, il tifone, ritenuto fino a ieri uno dei potenzialmente più distruttivi, ha perso di intensità ed è stato declassato a tempesta tropicale. Prima dell’arrivo di Wipha, oltre due milioni di persone hanno lasciato le loro case nelle province di Fujian, Zhejiang e Shanghai. Il suo passaggio ha provocato, finora, la morte di almeno 3 persone. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 262

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