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SOMMARIO del 12/09/2007
Maria ci guida all’incontro con Cristo: così, il Papa all’udienza generale, dedicata al viaggio in Austria. Ribadita l’importanza del legame tra fede e ragione per il futuro dell’Europa
◊ La Chiesa, come Maria, “è chiamata sempre a guardare Cristo per poterlo mostrare ed offrire a tutti”: è quanto sottolineato dal Papa nell’udienza generale in Piazza San Pietro, dedicata al recente viaggio apostolico in Austria. Benedetto XVI ha ricordato i momenti forti della visita, incentrata sul pellegrinaggio al Santuario mariano di Mariazell, in occasione dell’850.mo anniversario di fondazione. Il Papa ha rivolto un particolare ringraziamento all’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, e alle autorità austriache per l’accoglienza ricevuta nella tre giorni in Austria. A margine dell'udienza, il Papa ha incontrato Giovanni Battista Pinna, l'imprenditore sardo per quasi 9 mesi sotto sequestro, per la liberazione del quale il Papa aveva lanciato un appello all'Angelus del 29 ottobre del 2006. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Guardare a Cristo”, andare incontro a Maria che ci mostra Gesù: Benedetto XVI ha sintetizzato così il significato del suo farsi pellegrino al Santuario di Mariazell. Un viaggio apostolico che ha voluto anche incoraggiare l’Europa a “portare avanti l’attuale processo di unificazione sulla base di valori ispirati al comune patrimonio cristiano”. Proprio Mariazell, ha detto, è “uno dei simboli dell’incontro dei popoli europei intorno alla fede cristiana”:
“Come dimenticare che l’Europa è portatrice di una tradizione di pensiero che tiene legate fede, ragione e sentimento? Illustri filosofi, anche indipendentemente dalla fede, hanno riconosciuto il ruolo centrale svolto dal cristianesimo per preservare la coscienza moderna da derive nichilistiche o fondamentalistiche”.
Si è dunque soffermato sul pellegrinaggio vero e proprio al Santuario di Mariazell, luogo, ha sottolineato, tanto caro alle genti dell’Europa centro-orientale. “Lì – ha detto – ho ammirato l’esemplare coraggio di migliaia e migliaia di pellegrini che, nonostante la pioggia e il freddo, hanno voluto essere presenti a questa ricorrenza celebrativa”. Solo giungendo a Mariazell, è stata la sua riflessione, “abbiamo pienamente compreso” il senso del motto del viaggio: “Guardare a Cristo”:
“Di fronte a noi stavano la statua della Madonna che con una mano indica Gesù Bambino, e in alto, sopra l’altare maggiore, il Crocifisso. Là il nostro pellegrinaggio ha raggiunto la sua meta: abbiamo contemplato il Volto di Dio in quel Bimbo in braccio alla Madre e in quell’Uomo con le braccia spalancate. Guardare Gesù con gli occhi di Maria significa incontrare Dio Amore, che per noi si è fatto uomo ed è morto in Croce”.
Ha poi ricordato di aver conferito il mandato ai componenti dei consigli pastorali parrocchiali, ponendo sotto la protezione di Maria “la grande rete delle parrocchie al servizio della comunione e della missione”. Non ha mancato poi di rammentare l’incontro con i sacerdoti e i religiosi, persone, ha evidenziato, che “nella semplicità e nell’umiltà della loro umanità, si sforzano di offrire a tutti un riflesso della bellezza di Dio, seguendo Gesù nella via della povertà, della castità e dell’obbedienza, tre voti che vanno ben compresi nel loro autentico significato cristologico, non individualistico ma relazionale ed ecclesiale”. Quindi, riecheggiando la sua omelia nella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna ha ribadito il valore della Domenica, senza la quale, come insegnano i martiri di Abitene, non possiamo vivere:
“Anche noi, cristiani del Duemila, non possiamo vivere senza la Domenica: un giorno che dà senso al lavoro e al riposo, attualizza il significato della creazione e della redenzione, esprime il valore della libertà e del servizio al prossimo… tutto questo è la Domenica: ben più di un precetto!”
Ha così rivolto il pensiero alla sua visita all’Abbazia benedettina di Heiligenkreuz. Un’occasione per ribadire che “lo studio teologico non può essere separato dalla vita spirituale e dalla preghiera” e che è necessario un “connubio tra fede e ragione, tra cuore e mente”. Infine, è tornato con la memoria all’incontro con il mondo del volontariato, con quanti si impegnano gratuitamente al servizio del prossimo. Il Papa ha offerto una riflessione sull’essenza del volontariato:
“Il volontariato non è soltanto un ‘fare’: è prima di tutto un modo di essere che parte dal cuore, da un atteggiamento di gratitudine verso la vita, e spinge a ‘restituire’ e condividere con il prossimo i doni ricevuti”.
Per questo, ha aggiunto, l’azione del volontariato “non va vista come un intervento tappabuchi nei confronti dello Stato”, ma “piuttosto come una presenza complementare e sempre necessaria per tenere viva l’attenzione agli ultimi e promuovere uno stile personalizzato negli interventi”. Dunque, ha sottolineato, non c’è “nessuno che non possa essere un volontario: anche la persona più indigente e svantaggiata, ha sicuramente molto da condividere con gli altri offrendo il proprio contributo per costruire la civiltà dell’amore”. Concludendo questo appassionato ricordo del viaggio-pellegrinaggio in Austria, il Papa ha espresso l’auspicio che la Chiesa sappia rispondere alle sfide dei nostri tempi:
“Una Chiesa maestra e testimone di un sì generoso alla vita in ogni sua dimensione, una Chiesa che attualizza la sua bimillenaria tradizione al servizio di un futuro di pace e di vero progresso sociale per l’intera famiglia umana”.
Al momento dei saluti, il Papa ha ricordato l’odierna solennità del Santo Nome di Maria ed ha invitato in particolare i giovani a farsi accompagnare dalla Madonna “sul cammino d’una sempre più perfetta adesione al Vangelo”.
Intitolata a "Maria, Madre della famiglia", la Cappella del Governatorato della Città del Vaticano
◊ E’ stata intitolata a “Maria, Madre della Famiglia” la Cappella del Governatorato, “a ricordo perenne” della visita compiuta il 31 maggio scorso da Benedetto XVI, che in quella occasione benedì la Tavola della Madonna collocata sopra l’altare principale, opera del pittore rinascimentale Francesco Melanzio, restaurata di recente. La Santa Messa di dedicazione è stata presieduta stamane dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Il servizio di Roberta Gisotti:
Intitolata a “Maria, Madre della famiglia”, la Cappella annessa al Governatorato perché “ravvivi in quanti vi si raccolgano in preghiera l’amore per la Vergine Santissima, Madre di Dio e madre nostra, confermi in loro in particolare il proposito di santificaree la propria famiglia alla luce dell’esempio della Santa Famiglia di Nazareth". A firmare il decreto di dedicazione, l’arcivescovo Angelo Comastri, arciprete di San Pietro e vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, che nell’omelia della Santa Messa ha messo in risalto il ruolo insostituibile della famiglia, cosi come voluto da Dio:
“Dio sceglie la vita quotidiana. Dio sceglie la vita semplice. Dio sceglie la vita della casa e nella casa, simbolo della famiglia indiscutibile, si compie il più grande mistero di tutti i tempi: il Figlio di Dio si fa uomo e si imparenta con ciascuno di noi. Perché questa scelta? Evidentemente con la scelta di Nazareth, Dio ci ricorda che la famiglia è il luogo privilegiato in cui Dio si manifesta. La famiglia è il luogo nel quale Dio vuole nascere per rendersi presente in mezzo a noi e vuole continuamente rinascere perché ognuno di noi possa incontrarlo e nell’incontro avere il senso della vita”.
Famiglia che può segnare la vita di ogni uomo in bene, ha osservato mons. Comastri portando le testimonianze di Madre Teresa e di Papa Giovanni XXIII, ma purtroppo anche in male, ha aggiunto il presule citando la disgraziata esistenza di un giovane condannato a morte, Jacques Fesch, in Francia negli anni ’50, che convertitosi prima dell’esecuzione capitale denunciava il grande vuoto d’amore ereditato dai suoi genitori. Da qui la grande missione che spetta alla Chiesa di promuovere la famiglia:
“Credo che sia stata davvero un’ispirazione dedicare questa immagine della Madonna a Maria, Madre della famiglia. Oggi io credo che soltanto la Chiesa possa lanciare al mondo la sfida della famiglia, della famiglia vera”.
Da segnalare che questa sera alle 18.00, la Cappella del Governatorato ospiterà un concerto eseguito dall’organista Livia Sandra Frau.
Inaugurata stamani, dopo un restauro, la Cappella negli appartamenti del cardinale segretario di Stato, con affreschi del pittore rinascimentale Mazzoni
◊ E’ stata inaugurata questa mattina, alle ore 12.30, la Cappella negli appartamenti del cardinale segretario di Stato. All’inaugurazione erano presenti, oltre al cardinale Tarcisio Bertone, anche mons. Giovanni Lajolo e Renato Boccardo, rispettivamente presidente e segretario del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il sostituto alla segreteria di Stato, mons. Fernando Filoni, e mons. Piero Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. Di notevole pregio il ciclo di affreschi che abbellisce la cappella, opera del pittore rinascimentale Giulio Mazzoni. Gli affreschi si trovavano fino al 1967 nella Cappella di San Martino delle Guardie Svizzere. Successivamente, erano stati asportati per un restauro e conservati in deposito ai Musei Vaticani.
Con la nuova collocazione, gli affreschi tornano, dunque, ad essere valorizzati. Si tratta di un ciclo mariano incentrato sul Mistero dell’Annunciazione a cui è dedicata la Cappella del cardinale segretario di Stato. Sopra l’altare in marmo - collocato precedentemente in una Cappella della Radio Vaticana - è raffigurata l’Annunciazione, a sinistra Maria con il Bimbo e Sant’Anna. A destra, la Crocifissione, con ai piedi della Croce la Madonna e San Giovanni. Presenti nella Cappella anche due affreschi raffiguranti i protettori delle Guardie Svizzere, San Martino e San Sebastiano. Su un fianco della Cappella, si trova inoltre una tavola raffigurante la Madonna, Gesù Bambino e Giovannino, dipinto da Lorenzo di Credi, pittore fiorentino amico di Leonardo da Vinci.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - "A Vienna e a Mariazell la realtà viva, fedele, variegata della Chiesa cattolica in Austria": all'udienza generale Benedetto XVI ha spiritualmente ripercorso l'intenso pellegrinaggio compiuto, dal 7 al 9 settembre, in occasione dell'850.mo anniversario del santuario mariano.
Servizio estero - Medio Oriente: l'esercito israeliano isola i Territori palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Servizio culturale - Un articolo di Piero Viotto da titolo "Quando s'incontrano poesia e teologia": spunti di riflessione dalla lettura della corrispondenza tra Paul Claudel e Charles Journet.
Servizio italiano - In rilievo gli incidenti sul lavoro.
Un anno fa la Lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona: la riflessione di padre Khalil Samir
◊ Il 12 settembre di un anno fa Benedetto XVI, durante il suo viaggio in Baviera, teneva la sua celebre Lectio magistralis all’Università di Ratisbona incentrata sul rapporto tra fede e ragione. Il Papa esortava al “coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione” per realizzare “un vero dialogo delle culture e delle religioni - un dialogo – aveva affermato – di cui abbiamo un così urgente bisogno”. Il discorso – com’è noto – suscitò forti proteste nel mondo musulmano per una interpretazione errata di un passo dedicato all’Islam, in cui il Papa, citando un imperatore bizantino del XIV secolo, sottolineava che la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. Proteste prontamente rientrate dopo i chiarimenti offerti dallo stesso Pontefice. Ma sul discorso di Ratisbona ascoltiamo il commento del padre gesuita Samir Khalil Samir, egiziano, docente di storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut. L’intervista è di Sergio Centofanti:
R. – Questo discorso è stato ricevuto con difficoltà dal mondo islamico, proprio perché nessuno lo aveva letto e ne ha saputo soltanto quello che la stampa internazionale ha scritto. La stampa ha cercato di politicizzare il discorso, ma il discorso in realtà non era diretto ai musulmani. Era diretto piuttosto all’Occidente ed intendeva dire: se l’Occidente continua a pensare la ragione come distaccata dalla fede, dall’etica, dai valori, dalla spiritualità, la cultura diviene una cultura svuotata proprio dell’essenziale. Con questa visione della ragione, l’Occidente ha creato una distanza enorme con il resto del mondo, con i musulmani, con gli africani, con gli asiatici. E questo perché in tutte le culture del mondo la ragione è collegata ai valori e alla spiritualità. La critica che il mondo musulmano muove all’Occidente è quella di dire “voi siete una sottocultura, voi siete una civiltà tecnicamente più evoluta, più perfetta, più scientificamente sviluppata, ma moralmente più debole e più corrotta”. Questo, in parole chiare, è quello che viene detto tutti i giorni. E perché? Perché vedono che la società è stata staccata dai valori. Nel suo discorso il Papa intendeva dire che è necessario allargare il concetto di ragione, se vogliamo dialogare con tutto il mondo. Se la società occidentale pretende di essere un modello per molti popoli - e in un certo senso lo è - deve ritrovare le sue radici anche spirituali, altrimenti c’è lo scontro delle civiltà; se l’Occidente non allarga il concetto di razionalità per integrare la spiritualità, l’etica ed i valori - da una parte - e se il mondo musulmano ed altre civiltà - dall’altra – non integrano questa razionalità che l’Occidente ha sviluppato in modo particolare ai loro valori e alla fede, si rischia uno scontro ancora più forte. E tutto il discorso del Papa tende proprio a promuovere il dialogo fra le culture e le religioni.
D. – Si può dire, in un certo modo, che questo discorso abbia rilanciato – dopo un momento di crisi – il dialogo tra il mondo cristiano e il mondo musulmano?
R. – Io credo di sì. Nei precedenti documenti della Chiesa cattolica, l’insistenza sul dialogo è stata notevole. Qualcuno ha detto che con Ratzinger è stato fatto un passo indietro; io credo invece che dobbiamo piuttosto riconoscere che abbiamo affinato il concetto di dialogo. In che senso dico questo? Perché in un primo tempo era necessario dire: “noi siamo molto vicini, possiamo quindi dialogare”. Questo primo passo nessuno lo può cancellare, né ridurre. Mancava, però, una seconda dimensione, quella di dire: “sì, abbiamo molto in comune, ma abbiamo anche delle differenze che dobbiamo superare”. Questo è proprio il contributo di Ratzinger. Dico specificamente Ratzinger in quanto ha tenuto la conferenza non tanto in qualità di Papa, ma proprio in qualità di prof. Ratzinger. Non basta dire: “siamo tutti fratelli”, anche se certo questo è fondamentale, ma viene anche un tempo in cui si deve dire “siamo fratelli diversi”. E’ questa l’idea centrale: un dialogo nella verità e nell'amore.
Nuova epidemia di ebola nella Repubblica Democratica del Congo
◊ Il letale virus Ebola, la febbre emorragica, è nuovamente attivo nella regione centrale della Repubblica Democratica del Congo. L’allarme è stato lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nella zona operano già diverse organizzazioni umanitarie. In particolare Medici Senza Frontiere (MSF) sta monitorando attentamente la situazione, intervenendo anche con unità specializzate sul posto. Gli ultimi dati parlano di 362 casi sospetti e 166 persone già decedute. Nel 1995, un’altra epidemia di Ebola colpì la zona dei Grandi Laghi, uccidendo in quattro mesi quasi 250 persone. Della situazione Giancarlo La Vella ha parlato con Francois Dumont, portavoce di MSF a Bruxelles:
R. - Nella Repubblica Democratica del Congo abbiamo una squadra di emergenza che già dal 2 settembre è nella zona del Kasai occidentale per rispondere a un’epidemia. Quando il governo congolese ha annunciato ufficialmente l’epidemia di ebola abbiamo deciso di inviare altre persone, specialisti di questa malattia, medici, infermieri, persone che si occupano dell’igiene, dell’accesso all’acqua e di prevenzione.
D. - Perché questo virus colpisce in particolare sempre questa zona dell’Africa?
R. - Bisogna sapere che MSF è già intervenuta in Angola, in Gabon, in Uganda, in Sudan, in Congo-Brazzaville, nella Repubblica Democratica del Congo. Quindi, ogni tanto questo virus riappare. Penso che questo virus sia molto specifico e non si può dire che ci sia un rapporto con la situazione sanitaria e igienica. Adesso è molto importante stare attenti, isolare i pazienti, perchè dobbiamo sapere che non esiste una cura. Non tutte le persone ne muoiono ed è importante isolarli e cercare chi è entrato in contatto con i malati e gli altri che hanno sviluppato i sintomi, perché è molto importante fermare quest’epidemia.
D. - Quali sono i soggetti che rischiano di più a causa di quest’epidemia?
R. - Non è sicuro, però nel centro dove lavoriamo, per i casi che abbiamo affrontato, sembra che le persone vulnerabili come i giovani, i bambini e le persone anziane, siano le più colpite dalla malattia.
D. - Operate insieme al governo di Kinshasa?
R. – Certo, stiamo lavorando in un centro del sistema pubblico congolese in collaborazione con il ministero della Salute e anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità e altri attori che sono attivi nella regione. Però MSF stessa è specializzata nella cura sul terreno, nell’isolare i pazienti, nel cercare persone entrate in contatto con le persone infette e nell’informare la popolazione per cercare di fermare l’epidemia.
Verso la conclusione il Simposio promosso in Groenlandia da Bartolomeo I per la salvaguardia del Creato
◊ Sono arrivati a Narsaq, tappa conclusiva del loro viaggio in Groenlandia, gli oltre 150 partecipanti al simposio "Artico: specchio di vita". Ieri sera la sessione finale del convegno scientifico, mentre oggi si tiene un ultimo momento di raccoglimento e preghiera. In serata la partenza per Londra. Ce ne parla la nostra inviata in Groenlandia, Giada Aquilino:
Dalla colorata esuberanza della foresta pluviale amazzonica al maestoso silenzio dell'Artico, l'impegno in favore della salvaguardia del Creato non conosce confini. Questo il concetto ribadito dai partecipanti al convegno di Religione Scienza e Ambiente, che l'anno scorso si occuparono della foresta brasiliana e che quest'anno hanno fatto tappa in Groenlandia. Nell'Anno Polare Internazionale dedicato dagli esperti allo studio delle estremità del Pianeta, il simposio sulla regione Artica si è concluso nel segno di una rinnovata collaborazione tra Religione e Scienza, che vada oltre le polemiche di incompatibilità e discrepanze, e prenda coscienza della responsabilità di tutti verso l'ambiente, patrimonio comune del genere umano. Tra gli ultimi argomenti affrontati nelle sessioni di lavoro, quello delle installazioni militari al Polo Nord, come la base statunitense di Thule, nella parte settentrionale della Groenlandia, nei pressi della quale nel 1968 si schiantò un velivolo Usa con a bordo 4 bombe all'idrogeno. Proprio l'inquinamento radioattivo è una delle minacce dell'Artico, alla quale si affiancano gli effetti dei cambiamenti climatici, che dallo scioglimento dei ghiacci allo slittamento della calotta polare, stanno mutando la fisionomia dell'Artico. Accanto alle osservazioni degli studiosi, si rafforza l'impegno interreligioso per il Creato. In queste ore nei pressi di Narsaq il simposio sta ufficialmente per chiudersi: nella località di Qassiarsuk è in corso infatti un nuovo momento di preghiera alla Tjodhilde's (TÌOL HILD) Church, una chiesa di epoca vichinga, restaurata a fine anni '90, dove il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I sta celebrando una liturgia in rito bizantino. (Da Narsaq, Giada Aquilino, Radio Vaticana)
La morte di mons. John Han Dingiang. Il 68.enne vescovo cinese da due anni era in isolamento
◊ Il vescovo cattolico cinese, mons. John Han Dingiang, presule della diocesi di Yongnian, nella provincia dell’Hebei, è morto domenica scorsa all’eta di 68 anni, mentre si trovava in un luogo segreto sotto il controllo delle forze dell’ordine. Il vescovo infatti era segregato dal 2005 in una località sconosciuta: da allora non ha più fatto ritorno nella sua diocesi, situata in una delle zone con il maggior numero di cattolici, circa un milione e mezzo. La notizia è stata resa nota solo ieri. Fra i cattolici locali ha destato stupore il fatto che il suo corpo sia stato cremato a poche ore dal decesso e seppellito velocemente in un cimitero pubblico la cui ubicazione è stata tenuta segreta e, come riferisce l’Agenzia AsiaNews, senza i conforti religiosi. Al momento del decesso il vescovo era attorniato dai suoi familiari, ma la polizia non ha concesso la presenza di sacerdoti o laici. “Le sue ultime parole sono state per invocare la preghiera del rosario” hanno riferito alcuni testimoni. La diocesi ufficiale di Handan (che comprende anche il territorio della diocesi di Yongnian), ha dato indicazione di celebrare messe in suffragio del presule scomparso. Mons. Han era nato nel 1939; entrato nel seminario minore di Pechino nel 1952, aveva continuato a studiare anche dopo la chiusura di tutte le strutture cattoliche da parte del regime comunista. Arrestato nel 1960 per “attività controrivoluzionaria” e rinchiuso in un campo di rieducazione, venne rilasciato nel 1979. Ordinato sacerdote nel 1986 è stato nominato vescovo di Yongnian nell’89. L’avversione del regime contro Mons. Han perché fedele al Papa, continuò anche in seguito, con l’arresto nel 1999 mentre teneva un ritiro per le suore. Imprigionato per 4 anni, fu poi messo sotto custodia in una caserma di polizia per altri 24 mesi; nel settembre del 2005 il sequestro in una località che è rimasta sconosciuta. Da allora nessuno ha saputo più niente di lui fino alla morte. Per la sua liberazione AsiaNews aveva lanciato una campagna che aveva trovato appoggio anche nel Parlamento europeo e presso la Conferenza episcopale statunitense. (A cura di Roberto Piermarini)
Nel Kurdistan raduno di 300 giovani, "speranza per la Chiesa in Iraq"
◊ Erano in 300 i giovani che da 10 diversi villaggi del Kurdistan iracheno si sono ritrovati nei giorni scorsi ad Ahmadiya, per incontrare il loro vescovo e gli altri sacerdoti della diocesi. Con loro hanno riflettuto sul “senso della missione della Chiesa nel mondo e nell’Iraq di oggi, martoriato da terrorismo e violenze confessionali, e sono tornati a casa pieni di gioia e speranza”. A raccontarlo ad AsiaNews è lo stesso vescovo caldeo di Ahmadiya, mons. Rabban Al-Qas. L’“emozionante” giornata, come la definisce il presule, si è svolta nell’antica chiesa di Sultana Mahadokht, risalente al VII sec. d.C. Scopo dell’iniziativa: “approfondire il mistero della Chiesa cattolica e la sua missione nel mondo, in modo da aiutare i giovani ad affrontare le sfide che incombono sui cristiani d’Iraq”. A questo proposito p. Najib Mosa ha voluto soffermarsi sull’importanza di ricordare sempre che “la persona di Cristo è la base della Chiesa ed è Lui la buona novella”. “I giovani – dice mons. Al-Qas – hanno sentito la voce della Chiesa, sposa di Cristo, che chiede loro di portare il Suo amore al mondo islamico in cui vivono; con la loro testimonianza questi ragazzi infondono speranza anche ai propri cari, fuggiti in Kurdistan da più parti del Paese”. Al termine dell’incontro il vescovo ha celebrato una messa a cui sono seguiti canti e giochi di gruppo. È stato, infine, deciso di ripetere l’appuntamento 4 volte all’anno.(R.P.)
Sempre più grave la situazione umanitaria in Somalia: 13.500 bambini rischiano la morte per fame
◊ Almeno 83 mila bambini soffrono di denutrizione in Somalia, in particolare nelle aree centrali del Paese. Di questi, più di 13.500 rischiano di morire. E’ quanto denuncia l’UNICEF in un comunicato diffuso oggi aggiungendo che la Somalia, una volta considerata uno dei granai dell’Africa, è ormai un Paese devastato da 16 anni di guerra civile. Si stima che, su una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, siano passati negli ultimi otto mesi da circa un milione ad almeno un milione e mezzo le persone che hanno assoluto bisogno di aiuti umanitari. Con il persistere dei combattimenti, soprattutto nella capitale Mogadiscio, si teme adesso un ulteriore peggioramento della situazione. Contro il governo ad interim somalo, riconosciuto come legittimo dalla comunità internazionale e appoggiato dalle truppe inviate dall’Etiopia, continuano infatti gli attacchi da parte di gruppi di ribelli vicini alle Corti islamiche. Secondo il vice ministro degli Esteri italiano Patrizia Sentinelli, che lunedì ha partecipato a Roma ad una riunione del Comitato di contatto internazionale sullo Stato africano, la situazione umanitaria in Somalia sta superando, per gravità, quella della martoriata regione sudanese del Darfur. (A.L.)
Migliaia in fuga dalle loro abitazioni e anno scolastico in crisi per i combattimenti nella regione congolese del Nord-Kivu
◊ Sono 50 mila, finora, le persone in fuga nel Nord-Kivu, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo, e altre 270 mila potrebbero essere costrette ad abbandonare le loro case. Dal 27 agosto, riferisce l’agenzia MISNA, la zona è teatro di continui scontri a fuoco tra le forze regolari (FARDC) e i ribelli del generale Laurent Nkunda. L’associazione non governativa AVSI, impegnata regolarmente dal 2001 nella Nazione africana, denuncia anche i problemi al regolare avvio dell’anno scolastico per 500 mila studenti della provincia. L’associazione, occupata nella costruzione di strutture scolastiche, è stata costretta ad evacuare il personale impegnato in un cantiere, situato nell’area al centro degli scontri. L’inizio dei combattimenti è coinciso inoltre con i primi giorni della stagione delle piogge, aggravando ulteriormente le condizioni di chi è fuggito nella foresta e mettendo a rischio le coltivazioni dei contadini in fuga. A Goma, riferisce l’AVSI, le organizzazioni umanitarie stanno attrezzando un campo profughi per le persone in fuga, che non disponeva delle strutture necessarie a permanenze di medio periodo. “È il segno che – dichiara un comunicato dell’associazione – probabilmente il rientro delle famiglie alle loro case non sarà immediato”. (V.F.)
L’OMS denuncia nel nord dell’Iraq una grave epidemia di colera
◊ Sono almeno 7 mila le persone contagiate dall’epidemia di colera che ha colpito il nord dell’Iraq, causando 10 morti nelle ultime settimane. E’ quanto denuncia l’Organizzazione Mondiale della Sanità aggiungendo le aree più colpite sono quelle di Suleimaniya, Kirkuk ed Erbil. La causa di questa epidemia di colera è dovuta, probabilmente, alla contaminazione di acqua potabile. Il sistema idrico della zona settentrionale dell’Iraq – riferisce l’Agenzia MISNA - è stato disinfettato con cloro e vengono regolarmente eseguiti controlli. Ma le infrastrutture irachene versano in condizioni disastrose a causa della guerra e per le sanzioni imposte al Paese arabo durante il regime di Saddam Hussein. Attualmente, la situazione resta critica: in molte zone non arriva l’acqua potabile e le fognature non sono funzionanti. (A.L.)
Bisogna aprire le porte alla riconciliazione e continuare a lavorare per garantire la sicurezza. Lo ha detto il vescovo caldeo di Amadiyah, mons. Rabban Al Qas
◊ In Iraq è arrivato “il momento di cambiare la mentalità degli iracheni, di educare i giovani alla pace e ai valori democratici”. Lo ha detto il vescovo caldeo di Amadiyah, mons. Rabban Al Qas, all’indomani dell’audizione davanti alle Commissioni Difesa ed Esteri della Camera dei rappresentanti americana, del generale statunitense, David Petraeus. Il presule – riferisce l’Agenzia AsiaNews - concorda con il rapporto del generale, secondo cui sono diminuiti, soprattutto a Baghdad, gli attacchi kamikaze. “Adesso – aggiunge il vescovo – dobbiamo aprire le porte alla riconciliazione, pur continuando a lavorare per garantire la sicurezza”. “Una concreta soluzione alla crisi irachena – avverte poi mons. Rabban Al Qas – deve arrivare dal popolo e non dalle armi”. Lunedì scorso, il generale statunitense Petraeus ha riferito che la maggior parte dei risultati, prefissati con l’invio di rinforzi a gennaio, sono stati raggiunti. Secondo indiscrezioni di stampa, a metà del 2008 potrebbero essere rimpatriati almeno 30 mila militari statunitensi degli oltre 160 mila presenti attualmente in Iraq. (A.L.)
Nuovo appello delle Chiese cristiane dello Sri Lanka perché la comunità internazionale non dimentichi il Paese asiatico
◊ In occasione della visita di una delegazione del Consiglio Mondiale delle Chiese nelle aree di conflitto in Sri Lanka, le Chiese locali chiedono alla Comunità internazionale di non dimenticare il Paese asiatico, martoriato dalla guerra civile tra le forze governative e i ribelli. “Siamo felici che siate qui a rendervi conto della situazione”, ha dichiarato mons. Ryappu Joseph, vescovo di Mannar, accogliendo la delegazione, che nel suo viaggio è giunta sino al cuore della terra controllata dalle milizie Tamil. Nel territorio della sua diocesi, riferisce l’agenzia Fides, il vescovo ha disposto l’accoglienza per oltre 400 famiglie di sfollati. Le Chiese cristiane nel Paese asiatico sono in prima linea nel sostegno concreto alla popolazione sofferente: oltre ad offrire assistenza sanitaria, aiuti alimentari, personale e strutture, sono fortemente impegnate anche in programmi di pace ed iniziative di dialogo interreligioso. A Batticaloa, sulla costa orientale, è attiva l’Associazione Interreligiosa per la pace, a cui partecipano rappresentanti cattolici, anglicani, protestanti e indù. Nel corso del suo incontro con la delegazione, l’associazione ha chiesto che vengano urgentemente presi provvedimenti per fermare le uccisioni e le sparizioni nel Paese. Intanto la sezione donne del National Fisheries Solidarity (NAFSO) ha lanciato un grido d’allarme sulla disparità della condizione femminile tra il sud e il nord del Paese. Come riferisce AsiaNews, nelle aree settentrionali, a differenza di quelle meridionali, la crisi sociale, economica e politica è grave. I prezzi dei beni alimentari sono inaccessibili per le famiglie, le bambine non vanno a scuola per paura di essere rapite dai ribelli. Dal 1983 sono 20 mila le donne rimaste vedove a causa della guerra civile. (V.F.)
Elogi e critiche al Senato USA da una portavoce dei vescovi cattolici in tema di aborto
◊ Plauso da Deirdre McQuade, portavoce dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, al Senato americano per il voto contro l’aborto coatto nei Paesi in via di sviluppo. L’assemblea ha scelto, infatti, di mantenere il divieto di stanziare fondi a “qualsiasi organizzazione o programma che supporti o partecipi alla gestione di un programma di aborto coercitivo” o sterilizzazione forzata. Ma ad un voto per la vita se ne affianca un altro, criticato da McQuade. Il Senato ha infatti dato il via libera ai fondi statunitensi alle organizzazioni che eseguono o promuovono gli aborti come metodo di pianificazione familiare. Ad essere revocata è la “politica di Città del Messico”, rinominata “legge del bagaglio globale” dai suoi detrattori. Prima del voto, il cardinale Justin Rigali, arcivescovo di Filadelfia e presidente del comitato dei vescovi statunitensi per le Attività pro-vita, aveva invitato tutti i senatori a mantenere entrambe le leggi federali. Citando i documenti delle conferenze dell’ONU del Cairo e di Pechino, il porporato ha ribadito che “l’obiettivo principale dei programmi di pianificazione familiare dovrebbe essere quello di ridurre gli aborti”. “L’aborto – ha dichiarato – non pianifica una famiglia. Uccide un suo membro”. (V.F.)
L’arcivescovo di Adelaide ad Amnesty: riveda la decisione di inserire tra i diritti umani l’aborto in caso di stupro
◊ “Non è troppo tardi perché Amnesty International faccia il punto dei danni provocati dal cambiamento della propria linea sull’aborto e torni alla sua precedente posizione”. Lo ha detto l’arcivescovo di Adelaide, mons. Philip Edward Wilson, presidente della Conferenza episcopale australiana, aggiungendo che la definizione di “diritti sessuali e riproduttivi” utilizzata dall’organizzazione umanitaria, è contraria alla “comprensione cattolica delle dignità della persona e della sessualità umana”. “Adottando questa posizione – ha poi detto il presule – Amnesty si è spostata su un concetto dei diritti umani basato non sul bene della persona, ma semplicemente sull’autonomia dell’individuo”. Questo cambiamento – ha proseguito l’arcivescovo – ha portato molti cattolici “a rinunciare alla loro posizione di membri dell’organizzazione e a cercare altri modi per perseguire gli stessi obiettivi per lottare contro l’ingiustizia”. La decisione di Amnesty di inserire tra i diritti umani l’interruzione di gravidanza in caso di violenza sessuale, è stata accompagnata da forti polemiche anche all’interno dell’organizzazione umanitaria. Amnesty, fondata nel 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson - un anglicano convertito al cattolicesimo - ha ratificato questa decisione lo scorso 17 agosto durante la 28.ma Assemblea generale tenutasi in Messico. (A.L.)
Il cardinale Bergoglio partecipa ad una cerimonia religiosa per il Capodanno ebraico a Buenos Aires
◊ “In questa sinagoga prendiamo nuovamente coscienza del fatto di essere popolo in cammino”. Lo ha detto l’arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina, cardinale Jorge Mario Bergoglio, partecipando sabato scorso, nella sinagoga Benei Tikvá Slijot della capitale argentina, ad una cerimonia religiosa in occasione del Capodanno ebraico. Dobbiamo guardare al Signore e lasciarci guardare da Lui – riferisce l’Agenzia Zenit riportando le parole del porporato – “per esaminare il nostro cuore e chiedere se camminiamo in modo irresponsabile”. “Anche io – ha aggiunto l’arcivescovo di Buenos Aires - lo faccio, come pellegrino, insieme con voi, miei fratelli maggiori”. Ci viene chiesto – ha poi dichiarato il porporato - di mettere gli errori, i peccati “di fronte allo sguardo di Dio, di quel Signore che perdona ed è paziente”. “Dobbiamo farlo con fiducia – ha spiegato il cardinale – sapendo che la Sua fedeltà comporta una tenerezza infinita”: “anche se i vostri peccati sono scarlatti – ha concluso l’arcivescovo - diventeranno bianchi come la neve”. (A.L.)
I vescovi della Bolivia chiedono di risolvere i problemi del Paese attraverso il dialogo
◊ Nel comunicato intitolato “Dialogo e bene comune” i vescovi della Bolivia affermano che “bisogna raddoppiare gli sforzi per trovare spazi di pacifica convivenza, sviluppo e giustizia, in una cornice di libertà e democrazia”. “Il Paese – si legge nel testo – sta vivendo in un clima di aspro confronto tra diverse forze”. I presuli fanno poi notare come la Bolivia sia afflitta da gravi problemi che “colpiscono la vita quotidiana della cittadinanza”. Tra questi, ci sono “l’incremento del costo della vita, la mancanza di lavoro e la crescente insicurezza”. I vescovi – riferisce l’Agenzia Fides – riaffermano quindi anche la loro speranza nel processo dell’Assemblea Costituente ed esortano i politici “a spogliarsi di atteggiamenti di aspro confronto e a recuperare il dialogo per costruire una società democratica basata sulla giustizia sociale”. Un dialogo – sottolinea il segretario della Conferenza episcopale boliviana – che “deve prendere in considerazione il rispetto delle differenze, la legittima libertà di espressione e le domande della popolazione”. (A.L.)
Il vescovo di Bilbao, Blázquez Pérez, contro l’ETA: deve scomparire
◊ L’organizzazione separatista basca, l’ETA, deve scomparire quanto prima, senza contropartite ed in modo totale e immediato”. Lo ha detto il presidente della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) e vescovo di Bilbao, mons. Ricardo Blázquez Pérez, manifestando anche la sua vicinanza “alle vittime del terrorismo dell’ETA”. Il vescovo di Bilbao – riferisce l’Agenzia Zenit - ha rilasciato queste dichiarazioni poco prima di prendere parte al XVI Corso di formazione di dottrina sociale della Chiesa incentrato sul tema: “L’attuale situazione democratica in Spagna”. Il presule ha inaugurato poi il corso sottolineando che la Chiesa non ha rinunciato al suo atteggiamento di “contribuire ad una sempre maggiore promozione della democrazia”. (A.L.)
‘La trasfigurazione di Cristo nella tradizione spirituale ortodossa’ tema dell’annuale convegno ecumenico presso la Comunità di Bose
◊ Dal 16 al 19 di questo mese, presso il Monastero di Bose (BI), si terrà la XV edizione del Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa. Organizzato con il patrocinio del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e del Patriarcato di Mosca, il Convegno prosegue una pluriennale tradizione di incontri ecumenici e intende offrire un’occasione di scambio fraterno e di riflessione condivisa sui temi essenziali della vita spirituale, dove le tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente cristiani intersecano gli interrogativi profondi dell’uomo contemporaneo. Al simposio saranno rappresentate, al più alto livello, oltre alla Chiesa cattolica, le Chiese ortodosse e della Riforma. Per la Chiesa Cattolica saranno presenti quest’anno il cardinale Achille Silvestrini, l’arcivescovo Antonio Mennini, nunzio apostolico a Mosca, l’arcivescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e padre Milan Žust. Durante i lavori interverranno numerosi vescovi della Conferenza episcopale piemontese, tra cui il suo segretario, mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea, e mons. Gabriele Mana, vescovo di Biella e ordinario del luogo. (A cura di Giovanni Peduto)
Bush annuncerà domani il ritiro di 30.000 soldati entro l’estate 2008 – Giornata di sangue sia in Iraq che in Afghanistan – Dimissioni del premier Abe in Giappone e del premier Fradkov in Russia
◊ In tutti gli Stati Uniti si sono svolte ieri le cerimonie di commemorazione delle vittime delle stragi terroriste avvenute l’11 settembre del 2001. A New York nei pressi di Ground Zero è stata data lettura dei 2.750 morti. Da New York, il servizio di Elena Molinari:
E’ stata l’ultima volta in cui le commemorazioni si sono svolte a Ground Zero. La Torre della Libertà sta per sorgere dalle macerie e già dal 2008 le cerimonie verranno organizzate solo in un parco adiacente. Ma su richiesta pressante delle famiglie dei caduti, alla fine il sindaco di New York, Bloomberg, ha accettato di aprire loro brevemente il cantiere dove i lavori sono già in corso. E’ l’ultima volta che questo sarà possibile, ha detto il sindaco, bisogna voltare pagina senza rivoluzioni. La litania dei nomi è stata affidata quest’anno ai pompieri e ai poliziotti primi ad essere intervenuti dopo gli attacchi, anche loro però in disputa con le autorità perché concedano più aiuti a quelli di loro che si sono ammalati dopo aver respirato i gas nocivi di Ground Zero. Intanto, a Washington, il Pentagono annunciava la pubblicazione di una collezione di 1300 interviste con i protagonisti dell’11 settembre, accompagnate da 32 pagine di inedite foto e da una ricostruzione dei fatti affidata agli storici. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)
- Intanto da Washington giunge notizia che il presidente George W. Bush annuncerà domani sera, in un discorso alla nazione, una riduzione di 30 mila soldati in Iraq entro l'estate del 2008, condizionandola però al proseguimento dei progressi. L'annuncio sembra seguire da vicino le raccomandazioni fatte dal generale David Petraeus, comandante delle forze Usa in Iraq, in due giorni di testimonianze al Congresso. Farà così tornare l’entità delle truppe a quota 130.000, cioè al livello precedente la strategia dell'aumento temporaneo voluta nel gennaio scorso. Da parte sua il direttore nazionale dell''intelligence' Usa, Michael McConnell ha affermato che il vero 'cervello' della rete terroristica al Qaida non è Osama Bin Laden, cui è attribuita l'organizzazione degli attentati dell'11 settembre 2001, ma il suo 'numero due', vale a dire l'egiziano Ayman al Zawahri. Intanto, un sito internet islamico ha annunciato oggi che sarà diffuso un nuovo video della rete terroristica al-Qaida nel quale verranno esposti ''le ragioni e i motivi'' degli attacchi dell'11 settembre 2001 agli Stati Uniti.
- Guardando all’Iraq, si registrano ancora morti: sei poliziotti, un ufficiale dell'esercito e suo padre sono stati uccisi in due diversi attacchi nell'area di Mossul, nord dell'Iraq. Almeno una persona è morta e altre cinque sono rimaste ferite nell’est della capitale per l’esplosione in una strada. Ieri una persona è rimasta uccisa e undici soldati della coalizione sono stati feriti alla base militare statunitense di Camp Victory, quartier generale delle forze Usa in Iraq, nei pressi dell'aeroporto internazionale di Baghdad. Intanto l'Esercito del Mahdi, la potente milizia sciita di Moqtada Sadr, ha accusato gli Stati Uniti di voler prolungare il loro ''mandato'' in Iraq e ha chiesto il ritiro delle truppe Usa ''fino all'ultimo soldato''. E a proposito di Iraq si pronuncia oggi l’Iran: smentendo le accuse americane su un aiuto iraniano agli insorti iracheni, Teheran sottolinea che il rapporto sulla situazione in Iraq, presentato dal generale Petraeus, comandante delle forze Usa in Iraq, e da Crocker, ambasciatore americano a Baghdad, non salverà gli Stati Uniti dal ''pantano iracheno''.
- In Afghanistan una dozzina di Talebani sono rimasti uccisi, durante la notte, in seguito ad un raid aereo della coalizione a guida Usa nella provincia meridionale di Zabul. L'intervento aereo è stato richiesto dai militari afghani e dalle truppe della coalizione a guida Usa per bloccare il tentativo di imboscata di un gruppo di 20 talebani nel distretto di Arghandab.
- In Pachistan circa 200 guerriglieri filo-Talebani pachistani hanno attaccato la scorsa notte una postazione dei paramilitari nel nord-ovest del Paese, vicino al confine con l'Afghanistan, sequestrando 12 soldati. Il governo di Islamabad sta ancora negoziando il rilascio di 240 soldati complessivamente trattenuti dai ribelli, soprattutto nell'area tribale del Waziristan del Sud. La violenza estremista si è scatenata nel nord-ovest del Pakistan, area in gran parte tribale, dopo il sanguinoso epilogo, lo scorso luglio, dell'assedio delle forze di sicurezza alla Moschea Rossa di Islamabad, i cui fedeli fondamentalisti e filo-talebani si erano asserragliati all'interno con le armi.
- Miliziani palestinesi hanno proseguito oggi dal nord della Striscia di Gaza lanci sporadici di razzi Qassam verso il territorio israeliano. Ieri un razzo palestinese, esploso nella base militare di Zikim (Ashqelon) ha provocato il ferimento di una settantina di militari, uno dei quali è in condizioni molto gravi. In occasione del Capodanno ebraico, che inizia stasera, le autorità israeliane hanno sensibilmente elevato lo stato di allerta in tutto il territorio nazionale. Da ieri vengono inoltre tenuti chiusi i valichi di transito con la Cisgiordania. Nei giorni scorsi la scoperta di un corpetto esplosivo in un posto di blocco di Nablus (Cisgiordania) ha sventato un attentato che doveva avvenire in questi giorni a Tel Aviv. Lo stato di allerta viene mantenuto inoltre nelle alture occupate del Golan.
- Un terremoto di intensità 7,9 gradi sulla scala Richter ha colpito l’Indonesia, in particolare l’epicentro sembra vicino all’isola di Sumatra. Allarmi per tsunami sono stati lanciati in Malaysia e alle isole Andamane, poiché l'arcipelago indiano si snoda parallelamente alla costa malese. Anche il centro statunitense di allerta tsunami del Pacifico ha lanciato un avviso a tutta la regione dell'Oceano indiano.
- Il premier giapponese Shinzo Abe ha presentato le dimissioni al direttivo del Partito Liberaldemocratico (LDP) di cui è presidente. ''Ho deciso questa mattina di dimettermi'', ha dichiarato il premier, visibilmente commosso, in tv. Il nostro servizio:
Il premier ultraconservatore non ha menzionato la guerra in Afghanistan o quella in Iraq, ma ha sottolineato le difficoltà riscontrate negli ultimi giorni per appianare i contrasti con l'opposizione sul varo di una nuova legislazione che consenta al Giappone di continuare ad appoggiare logisticamente l'impegno militare americano e alleato nel Mar arabico. Il premier ultraconservatore aveva ottenuto il mandato poco meno di un anno fa, ma alla fine di luglio, nel suo primo confronto con il grande elettorato, aveva subito una clamorosa sconfitta, costata ai liberaldemocratici la maggioranza al Senato. In tali circostanze il premier aveva voluto restare comunque al governo, puntando tutto sul varo di una nuova compagine ministeriale che ha continuato però a essere bersagliata da scandali. Abe non è riuscito a far approvare in tempi stretti un provvedimento sull'appoggio logistico alle forze Usa, in sostituzione di una legge del 2002 che scade definitivamente il primo novembre. Un nuovo premier dovrebbe essere annunciato in tempi strettissimi. Abe aveva ottenuto il mandato del partito a settembre 2006 come successore del popolarissimo Koizumi, che aveva preannunciato le dimissioni per motivi personali parecchi mesi prima, dopo oltre cinque anni di governo.
A Francesco Sisci, corrispondente de La Stampa per l’Asia, Salvatore Sabatino ha chiesto un bilancio politico di quest’ultimo anno in Giappone:
R. – E’ stato un anno, in realtà, abbastanza confuso, dove Abe non è riuscito a continuare quello che era stato il processo di innovazione dell’economia giapponese iniziato da Koizumi. Ci sono stati molti scandali che hanno scosso e tormentato il governo. Adesso, però, forse, si affaccia un periodo veramente nuovo, perchè per la prima volta nella storia giapponese, dopo la Seconda Guerra Mondiale, c’è un partito moderato che sfida l’egemonia al potere del partito di governo attuale, il Partito Liberaldemocratico. Il nuovo partito, che è quello Democratico, è fatto da transfughi dell’LDP, il partito Liberaldemocratico, ed ex socialisti. Prima, però, ci sarà da vedere cosa farà quello che è il premier designato, sempre dell’LDP, Sato, l’ex ministro degli Esteri.
D. – Quello di Shinzo Abe è stato un mandato non facile, soprattutto per gli scandali che hanno coinvolto soprattutto il suo partito, partito che, tra l’altro, ha lasciato. Quali conseguenze avrà questa mossa sulla vita politica giapponese?
R. – Sato dovrà cercare di risollevare le sorti dell’LDP, rilanciare il governo del Paese e soprattutto rilanciare l’economia, visto che negli ultimi mesi le sorti dell’economia giapponese non sono brillantissime e sembra, in qualche modo, ritornare l’ombra della stagnazione, che aveva colpito il Giappone negli anni ’90.
- Il primo ministro russo Mikhail Fradkov ha presentato le dimissioni e il leader del CremlinoVladimir Putin le ha accettate chiedendogli tuttavia di continuare a compiere le sue funzioni finchè la Duma approverà la candidatura del nuovo capo del governo. E l’annuncio arriva dopo che la stampa dava per certa la prossima nomina a premier di Sergei Ivanov, attuale vice primo ministro e candidato più favorito per le presidenziali di marzo 2008. La stampa nei giorni scorsi ha sottolineato tra l’altro l’importanza simbolica di un’uscita pubblica in cui Ivanov sedeva a fianco del presidente Putin. Ivanov ha in comune con Putin un passato nel KGB. Putin è impossibilitato a candidarsi di nuovo dalla Costituzione.
- L'ex presidente delle Filippine Joseph Estrada, sotto processo per corruzione, è stato condannato all'ergastolo da un tribunale di Manila. Estrada, ex attore settantenne, è accusato di aver messo da parte più di quattro miliardi di pesos (80 milioni di dollari) durante i trenta mesi del suo governo rovesciato, nel 2001, da una rivolta popolare sostenuta dai militari. L'ex presidente filippino, secondo quanto annunciato da un suo avvocato, ha deciso di ricorrere in appello.
- L'euro ha raggiunto oggi il suo nuovo record storico assoluto di 1,3879 sul dollaro Usa, superando il primato precedente a 1,3852 sul dollaro risalente allo scorso 24 luglio.
- Tutto quello che può essere fatto per accelerare il processo di avvicinamento della Serbia all'Unione Europea deve essere fatto, ma l'adesione della Serbia e lo status del Kosovo devono restare due questioni separate, ''non devono essere oggetto di scambio'': è la posizione ribadita dall'Ato rappresentante per la politica Estera e di Sicurezza della UE, Javier Solana, che oggi ha incontrato a Bruxelles il premier della Serbia, Vojislav Kostunica. Solana ha sottolineato in modo positivo i progressi fatti con la Serbia per firmare al più presto l'Accordo di Associazione e Stabilizzazione, mentre sul tema dello status del Kosovo ha insistito sulla necessità di un ''impegno costruttivo delle due parti''. Da parte sua, il primo ministro serbo Kostunica ha ditto che la questione del Kosovo può essere sciolta soltanto alle Nazioni Unite e ha chiesto all’occidente di non incoraggiare le richieste della provincia di diventare indipendente.
- All'Italia, contro i cambiamenti climatici, serve ''un vero e proprio pacchetto sulla sicurezza ambientale, fondamentale per il futuro del Paese''. Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, all'apertura della conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, promossa dal ministero dell'Ambiente e organizzata dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente (Apas). Il ministro ha sottolineato che la temperatura in Italia è aumentata quattro volte di più che nel resto del mondo. Da parte sua il presidente della Repubblica Napolitano ha raccomandato che sul tema dei cambiamenti climatici l’Europa parli ad una sola voce. Il presidente della Camera Bertinotti ha sottolineato che i cambiamenti climatici risiedono nella politica di rapina e dominio della natura. Il ministro dello Sviluppo Economico, a margine della conferenza, ha parlato di crisi energetica, tornando sul rischio black out per l’inverno sollevato ieri dall’Enel e denunciando il bisogno di infrastrutture. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 255
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