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SOMMARIO del 09/09/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • La Messa domenicale è una necessità interiore: senza Cristo il tempo è vuoto. E' quanto ha detto il Papa alla Messa nel Duomo di Santo Stefano a Vienna
  • Lettera del Papa ai bambini austriaci della Pontificia Opera Missionaria dell'Infanzia
  • "Siate luci che riflettono il divino tra i fuochi fatui di un mondo che esalta l’effimero": l'invito del Papa durante i Vespri mariani a Mariazell
  • Il Papa in visita all'Abbazia di Heilingenkreutz
  • Le radiocronache del viaggio del Papa in Austria
  • I funerali di Luciano Pavarotti. Il Papa: "ha onorato il dono divino della musica"
  • Padre Robert Prevost rieletto priore generale degli Agostiniani. Il messaggio del Papa all'Ordine
  • Parte a Lourdes il Congresso europeo di pellegrinaggi e santuari. Intervista con mons. Marchetto
  • Oggi in Primo Piano

  • Con la presentazione del Messaggio finale si è conclusa l'Assemblea ecumenica di Sibiu
  • Elezioni in Guatemala: appello dei vescovi a rafforzare democrazia e giustizia
  • Festival del Cinema di Venezia: premiato il film "Lust, Caution" di Ang Lee
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Bertone : "non è vera democrazia senza il rispetto della dignità della vita umana"
  • Un rapporto del PAM rivela che migliaia di persone colpite dalle alluvioni in Corea del Nord sono a rischio carestia
  • Almeno 30 anni di vita in più per chi abita nei Paesi più ricchi del mondo
  • La famiglia protagonista del percorso pastorale dell'arcidiocesi di Milano presentato dal cardinale Tettamanzi
  • Riaperta al culto la Cattedrale di Teramo dopo tre anni di restauri
  • Appello dalla Groenlandia a salvare i ghiacci della terra
  • 24 Ore nel Mondo

  • Marocco: inattesa sconfitta per il partito filo-islamico nelle elezioni politiche - Algeria in piazza contro il terrorismo dopo gli attentati rivendicati da al Qaeda
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Messa domenicale è una necessità interiore: senza Cristo il tempo è vuoto. E' quanto ha detto il Papa alla Messa nel Duomo di Santo Stefano a Vienna

    ◊   “Dà all’anima la sua Domenica, dà alla Domenica la sua anima”. E’ uno slogan del suo antico predecessore a capo della diocesi di Monaco e Frisinga, il cardinale Faulhaber, a sintetizzare al meglio la riflessione che Benedetto XVI ha sviluppato questa mattina sul valore del riposo settimanale, nel giorno in cui i cristiani celebrano la Risurrezione di Cristo. Il Papa ha presieduto la Messa solenne nel Duomo viennese di Santo Stefano, la più bella chiesa gotica dell’Austria. Circa 15 mila i viennesi che hanno voluto salutare il Pontefice in quest’ultimo appuntamento liturgico del suo viaggio apostolico, prima della partenza dall’Austria che avverrà questa sera. Al termine della Messa, Benedetto XVI ha poi recitato la preghiera dell’Angelus. Riviviamo allora i momenti salienti della mattinata, nel servizio del nostro inviato a Vienna, Alessandro De Carolis:


    (canto)

     
    Gran parte dell’Occidente ha smarrito il concetto cristiano della Domenica, che per secoli ne aveva orientato le abitudini. Dire Domenica equivale a dire oggi “tempo libero”, ma se esso è senza dubbio “una cosa bella e necessaria”, ha riconosciuto il Papa, estirparne in qualche modo il “centro interiore” significa ridurre il tempo libero a “tempo vuoto”. Viceversa, vivere con spirito cristiano la Domenica vuol dire partecipare “al riposo di Dio”. E’ stato questo il messaggio spirituale che Benedetto XVI ha lasciato ai viennesi e all’Austria, nell’omelia della Messa di questa mattina, iniziata verso le dieci ma preceduta da un festoso saluto fatto da un numeroso gruppo di bambini al Pontefice, nel cortile del palazzo arcivescovile di Vienna.

     
    (campane - folla)

     
    A centinaia i viennesi si sono radunati nel bellissimo “Stephansdom” e, a migliaia, nelle immediate vicinanze, all’esterno della cattedrale hanno potuto seguire lo svolgimento della celebrazione sui maxischermi, nonostante gli immancabili scrosci di pioggia che hanno finora contrassegnato i giorni della visita apostolica.

     
    (musica)

     
    La liturgia è stata accompagnata dalle arie della “Missa Cellensis”, la “Messa di Mariazell”, eseguita dal coro e dai musicisti del Duomo e composta da Joseph Haydn nel 1782, un paio di anni prima che Mozart venisse ad abitare a Vienna, proprio a pochi passi dal Duomo. In questa atmosfera suggestiva e solenne, Benedetto XVI ha ripetuto la frase passata alla storia dei martiri di Abitene - “Senza la domenica non possiamo vivere” - che aveva già orientato una sua precedente omelia al Congresso eucaristico di Bari, nel maggio del 2005, un mese dopo la sua elezione:

     
    “Der Sonntag hat sich in unseren westlichen Gesellschaften gewandelt ...
    La Domenica, nelle nostre società occidentali, si è mutata in un fine-settimana, in tempo libero. Il tempo libero, specialmente nella fretta del mondo moderno, è certamente una cosa bella e necessaria. Ma se il tempo libero non ha un centro interiore, da cui proviene un orientamento per l’insieme, esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rinforza e ricrea. Il tempo libero necessita di un centro – l’incontro con Colui che è la nostra origine e la nostra meta”.

     
    Il pensiero del Papa sul valore del riposo domenicale è stato particolarmente importante in un Paese come l’Austria nel quale da tempo - come ha sottolineato nel suo indirizzo di saluto iniziale il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn - è nato un “ampio movimento” in “difesa della domenica dalle tendenze di svuotamento di significato di questo giorno”. Parlando del “bisogno” che sin dalla prima era della Chiesa i cristiani hanno manifestato di stare a contatto con il Cristo Risorto “in un giorno preciso” e comunitariamente, Benedetto XVI ha affermato che tale desiderio, espresso dalla celebrazione eucaristica domenicale, non era percepito “come un precetto”, un obbligo, “ma una necessità interiore”. Dunque, si è chiesto il Papa:

     
    “Geht diese Haltung der Christen von damals auch uns Christen von heute an? ...
    Ha rilevanza questo atteggiamento dei cristiani di allora anche per noi cristiani di oggi? Sì, vale anche per noi, che abbiamo bisogno di una relazione che ci sorregga e dia orientamento e contenuto alla nostra vita. Anche noi abbiamo bisogno del contatto con il Risorto, che ci sorregge fin oltre la morte. Abbiamo bisogno di questo incontro che ci riunisce, che ci dona uno spazio di libertà, che ci fa guardare oltre l’attivismo della vita quotidiana verso l’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino”.

     
    Inoltre, ha concluso Benetto XVI, “proprio perché nella Domenica si tratta in profondità dell’incontro, nella Parola e nel Sacramento, con il Cristo risorto, il raggio di tale giorno abbraccia la realtà intera. I primi cristiani - ha ricordato - hanno celebrato il primo giorno della settimana come Giorno del Signore, perché era il giorno della risurrezione. Ma molto presto la Chiesa ha preso coscienza anche del fatto che il primo giorno della settimana è il giorno del mattino della creazione”:

     
    “Deshalb ist der Sonntag auch das wöchentliche Schöpfungsfest ...
    Per questo la Domenica è nella Chiesa anche la festa settimanale della creazione – la festa della gratitudine e della gioia per la creazione di Dio. In un’epoca, in cui, a causa dei nostri interventi umani, la creazione sembra esposta a molteplici pericoli, dovremmo accogliere coscientemente proprio anche questa dimensione della Domenica”.
     
    Acclamazioni e sventolio di fazzoletti gialli hanno accolto il Papa, quando si è spostato nel palco allestito di fianco al Duomo di Santo Stefano per la recita dell’Angelus. Nel breve pensiero prima della preghiera mariana, Benedetto XVI ha nuovamente esortato, fra l’altro, gli austriaci a portare “la Domenica col suo dono immenso nel mondo”. Quindi, ha terminato leggendo la preghiera di affidamento dell’Austria alla Vergine che, a causa di un inconveniente tecnico, non aveva potuto recitare davanti alla colonna della “Mariensäule”, la mattina del suo arrivo. (Da Vienna, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana)

     
    Per un commento sulla mattinata del Papa a Vienna ascoltiamo il commento del nostro direttore generale padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:


    R. – Direi che è una giornata molto bella. E’ partita di nuovo con la pioggia e adesso la mattinata si sta concludendo con il sole e questo, naturalmente, dà un senso di festa come è bene per la domenica. C’è stata una grande presenza, sia naturalmente nella cattedrale, ma anche attorno, nelle strade e nella piazza. Vienna, quindi, proprio nel suo cuore, nel suo cuore storico partecipa a questo viaggio del Papa in un modo festoso. Mi sembra che sia un ottimo inizio per questo giorno conclusivo del viaggio.

     
    D. – Ecco: il Papa ha sottolineato che la Messa domenicale più che un precetto è una necessità interiore ...

     
    R. – Sì, il tema, direi, è proprio quello della domenica come giorno del Signore che ha tanti significati: è il primo giorno della Creazione, è la festa della Creazione, è il giorno della Risurrezione del Signore, è il giorno del riposo – riprendendo anche la tradizione ed i temi del sabato ebraico ... quindi, sono molti i significati. E il Papa ha voluto insistere, anche appoggiando il movimento che è forte in Austria e in Germania per sostenere l’importanza della domenica nella vita della società. Naturalmente, a partire dall’esperienza dei cristiani che hanno tutti questi significati così profondi nella tradizione della loro fede, ma è un dono anche per la società, per l’uomo nella sua completezza, che deve sapere trovare i tempi che diventano riferimenti, in modo tale che il tempo libero non sia vuoto e anche il tempo di lavoro abbia il suo riferimento, il suo tempo in cui si ritrovano i significati importanti della vita, della gioia dello stare insieme ... Ecco: la domenica è un punto importante per la società di oggi e di domani, oltre che per la Chiesa. Ma vorrei insistere sul fatto che c’è anche l’aspetto non solo del culto, che è stato celebrato in un modo eccezionalmente solenne nella liturgia di questa mattina nel duomo di Santo Stefano, anche con una musica straordinaria, coerente con tutto l’ambiente in cui si svolgeva una celebrazione così solenne, ma la domenica è anche il giorno della carità attiva. Penso che l’incontro di oggi del Papa con il mondo del volontariato, non solo cattolico ma anche laico, il grande impegno del volontariato che c’è in Austria voglia significare questo: il giorno del Signore è il giorno in cui si loda il Signore, lo si celebra, in cui si riposa e si ritrova il senso della propria vita, ma è anche il giorno in cui poi questo senso ritrovato si esprime nell’amore attivo verso gli altri.

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    Lettera del Papa ai bambini austriaci della Pontificia Opera Missionaria dell'Infanzia

    ◊   Al termine dell’Angelus, nel congedarsi dalla folla che lo salutava con affetto, Benedetto XVI si è soffermato con un gruppo di bambini che gli hanno consegnato due volumi contenenti le letterine e i disegni da loro composti per dare il benvenuto al Papa in Austria. Benedetto XVI ha ringraziato loro e tutti i bambini del Paese con una lettera consegnata al direttore nazionale della Pontificia Opera Missionaria dell’Infanzia, don Leo Maasburg. “Vedo in voi dei piccoli collaboratori al servizio che il Papa rende alla Chiesa e al mondo”, si legge fra l’altro nella lettera. Ci sono “tanti bambini che ancora non conoscono Gesù - prosegue il Papa - E purtroppo ce ne sono altrettanti privi del necessario per vivere: di cibo, di cure sanitarie, di istruzione; molti mancano di pace e di serenità”. “Continuate così”, conclude Benedetto XVI. “Voi state crescendo e presto diventerete adolescenti e giovani: non perdete il vostro spirito missionario! Mantenete una fede sempre limpida e genuina, come quella di San Pietro”.

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    "Siate luci che riflettono il divino tra i fuochi fatui di un mondo che esalta l’effimero": l'invito del Papa durante i Vespri mariani a Mariazell

    ◊   In mezzo alla brama di consumo e al culto dell’individualismo presenti nel mondo, siate testimoni della luce di Cristo, vivendo in povertà, castità e obbedienza. E' l'invito lanciato da Benedetto XVI ieri pomeriggio durante la liturgia dei Vespri mariani da lui presieduta nel Santuario di Mariazell, alla presenza del clero diocesano e dei religiosi. Il servizio del nostro inviato, Alessandro De Carolis.


    (musica d’organo)

     
    Siate luci che riflettono il divino tra i “fuochi fatui” di un mondo che esalta l’effimero. Poveri in un’epoca di individualismi, casti mentre si enfatizza il consumo, obbedienti più forti dell’egoismo che non sa aspettare. Così, secondo Benedetto XVI, sono chiamati a vivere coloro che hanno scelto di seguire Cristo, donandosi interamente al lui nel sacerdozio o nella consacrazione religiosa.

     
    (canto)

     
    La cerimonia dei Vespri nella solennità della Natività di Maria ha suggellato il giorno spiritualmente più intenso della visita del Pontefice in Austria iniziato al mattino con la Messa giubilare di Mariazell. La cerimonia è iniziata con il rito della luce. Benedetto XVI ha ricevuto dalle mani di un pastore protestante una candela accesa dal cero che recava impressa la sigla della terza Assemblea ecumenica europea, che si conclude oggi a Sibiu, in Romania. Quindi, nel Santuario stipato di sacerdoti, religiosi e religiose - fra i quali era presente anche il fratello di Benedetto XVI, mons. Georg Ratzinger - il Papa ha ricordato che “il centro della missione di Gesù Cristo e di tutti i cristiani è l’annuncio del Regno di Dio”.

     
    “Voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose - ha detto il Papa - offrite un contributo importante: in mezzo a tutta la cupidigia, a tutto l’egoismo del non saper aspettare, alla brama di consumo, in mezzo al culto dell’individualismo noi cerchiamo di vivere un amore disinteressato per gli uomini”:

     
    “Lasst euer Licht hineinleuchten in unsere Gesellschaft, ...
    Fate brillare la vostra luce nella nostra società, nella politica, nel mondo dell’economia, nel mondo della cultura e della ricerca. Anche se è solo un piccolo lume in mezzo a tanti fuochi fatui, esso tuttavia riceve la sua forza e il suo splendore dalla grande Stella del mattino, il Cristo risorto, la cui luce brilla e non tramonterà mai”.
     
    La partecipazione al suo cammino, ha ribadito Benedetto XVI, “comporta la dimensione della Croce - con insuccessi, sofferenze, incomprensioni, anzi addirittura disprezzo e persecuzione - ma anche l’esperienza di una profonda gioia nel suo servizio e l’esperienza della profonda consolazione derivante dall’incontro con Lui”. Un servizio che ha le sue colonne spirituali nei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza, sui quali il Papa si è soffermato con alcune riflessioni:

     
    “Wer Christus radikal nachfolgen will, muss auf materielle Habe verzichten. ...
    Chi vuol seguire Cristo in modo radicale, deve decisamente rinunciare ai beni materiali. Deve, però, vivere questa povertà a partire da Cristo, come un diventare interiormente libero per Dio e per il prossimo. Per tutti i cristiani, ma specialmente per i sacerdoti, i religiosi e le religiose, per i singoli come pure per le comunità, la questione della povertà e dei poveri deve essere sempre di nuovo oggetto di un severo esame di coscienza”.
     
    Il Pontefice ha poi sfatato il luogo comune che tende a dipingere i sacerdoti, i religiosi o le suore come persone lontane dalla vita e dai problemi del mondo. “Con il voto di castità nel celibato - ha osservato - non si consacrano all’individualismo o ad una vita isolata, ma promettono solennemente di porre totalmente e senza riserve al servizio del Regno di Dio gli intensi rapporti di cui sono capaci e che ricevono come un dono. In questo modo essi stessi diventano uomini e donne della speranza”. L’obbedienza, infine, ha il modello in Gesù che seppe abbandonarsi alla volontà di Dio e non alla propria fino al momento culminante della morte. E anche qui, Benedetto XVI ha spiegato in cosa differisca l’obbedienza cristiana rispetto ai pregiudizi di un mondo nel quale la parola umiltà si è svuotata di senso:

     
    “Auf Gott hören und ihm zu gehorchen hat nichts zu tun mit ...
    Ascoltare Dio ed obbedirgli non ha niente a che fare con costrizione dall’esterno e perdita di se stesso. Solo entrando nella volontà di Dio raggiungiamo la nostra vera identità. La testimonianza di questa esperienza è oggi necessaria al mondo proprio in rapporto al suo desiderio di ‘autorealizzazione’ e ‘autodeterminazione’”.
     
    Il Papa ha concluso citando un passaggio di un’intensa preghiera di sant’Ignazio di Loyola, che descrive la totalità della donazione che sperimenta chi è chiamato a consacrarsi a Dio: “Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me l’hai dato, a te, Signore, lo ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo ogni tua volontà; dammi soltanto il tuo amore e la tua grazia, e sono ricco abbastanza, né chiedo alcunché d’altro”. (Da Vienna, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana)

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    Il Papa in visita all'Abbazia di Heilingenkreutz

    ◊   Questo pomeriggio il Papa si recherà in visita all’Abbazia cistercense di Heilingenkreutz. Il monastero è stato fondato nel 1135 da Leopoldo III, mentre la Chiesa abbaziale, di stile romano-gotico, è stata benedetta nel 1187. Il Papa pregherà davanti alla reliquia della Santa Croce insieme ai monaci, ai professori e agli studenti del Pontificio Collegio Teologico di Heilingenkreutz. Su questa visita Alessandro De Carolis ha intervistato padre Karl Walner, rettore del Pontificio Collegio:

    R. – Per noi è una grande gioia pensare che il Santo Padre viene qui ad Heilingenkreuz. Noi abbiamo una grande tradizione e siamo anche molto aperti agli ospiti, ai giovani e a tutti coloro che vengono con gioia e partecipano alla nostra vita spirituale e alla nostra spiritualità. Noi non abbiamo una spiritualità “fast food”, ma abbiamo una spiritualità particolare forgiata attraverso i secoli.

     
    D. – Che ruolo ha il monachesimo oggi in Europa e, in generale, nel terzo millennio?

     
    R. – Penso che sia molto importante che ci sia un’oasi di spiritualità. Naturalmente la nostra vita e la nostra spiritualità rappresentano soltanto un particolare nel grande mare della spiritualità della Chiesa cattolica. Penso, inoltre, che in futuro sarà sempre più importante, proprio perché la gente ha bisogno di un’oasi di spiritualità, di un’oasi del silenzio in cui ritirarsi. E devo dire che il nostro monastero è sempre pieno.

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    Le radiocronache del viaggio del Papa in Austria

    ◊   Il Papa questo pomeriggio si reca al Wiener Konzerthaus di Vienna per l’incontro col mondo del volontariato. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 17.15 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

    In serata la cerimonia di congedo dall’Austria all’aeroporto internazionale di Vienna. La cronaca dell’evento sarà trasmessa dalle 19.15 sulle consuete frequenze. L’arrivo del Papa all’aeroporto di Ciampino è previsto per le 21.30.

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    I funerali di Luciano Pavarotti. Il Papa: "ha onorato il dono divino della musica"

    ◊   Ultimo saluto ieri a Luciano Pavarotti. Nel Duomo di Modena si sono svolti i funerali del grande tenore alla presenza di cinquantamila persone, molte fuori dalla chiesa hanno seguito la cerimonia attraverso maxischermi. Nella cattedrale, oltre alla moglie Nicoletta, alle figlie e agli altri familiari, il presidente del consiglio Prodi, il vicepremier Rutelli, l’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan e molti artisti, tra loro gli amici di sempre di big Luciano: Zucchero, Bono degli U2, il regista Franco Zeffirelli, Carla Fracci, il soprano Mirella Freni. Durante la celebrazione è stato letto il messaggio di cordoglio del Papa. Servizio di Francesca Sabatinelli.


    L’“Ave Maria” dall’Otello di Verdi eseguita da Raina Kabaivanska ha abbracciato i familiari di Luciano Pavarotti, raccolti attorno alla bara di acero chiaro, con gli amici dell’artista e le tante persone presenti nel Duomo di Modena e nelle strade e piazze della città. A celebrare le esequie, l’arcivescovo di Modena, mons. Benito Cocchi che ha letto il messaggio di cordoglio del Papa a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. “Un grande artista – le parole di Benedetto XVI – che con il suo straordinario talento interpretativo ha onorato il dono divino della musica”. La morte di Pavarotti ci fa sentire più poveri in umanità, ha detto mons. Cocchi nella sua omelia, sottolineando la tenacia artistica, la profonda solidarietà, il senso di amicizia e l’attenzione verso i giovani del grande tenore:

     
    “Il Maestro era e resterà per sempre una bandiera per la nostra città. Modena ha la possibilità – e speriamo, la costanza – perché questi giorni così intensi entrino in modo costruttivo nella sua storia, che non può più prescindere dalla figura e dall’opera di Pavarotti, dall’impulso che ha dato alla cultura, dall’apertura al mondo intero che ha portato nella sua città!”.

     
    Le parole non servono, ha detto il premier Prodi, a parlare sono emozione e dolore: Pavarotti è stato altissimo e appassionato ambasciatore dell’Italia:

     
    “E’ per me un onore rendere omaggio al suo genio e alla sua generosità, a nome di tutta l’Italia. Egli non è stato solo un grande artista, ma è stato anche sempre messaggero di pace e di fratellanza. Egli ha fatto della musica uno strumento per la vita e contro la guerra”.

     
    La Corale Rossini, il flauto di Andrea Grimelli, la voce di Andrea Bocelli, che ha intonato “Ave Verum Corpus” di Mozart, sono stati la colonna sonora della celebrazione che in conclusione ha offerto la registrazione di “Panis Angelicus” di Frank eseguita dallo stesso Pavarotti e dal padre Fernando. All’uscita del feretro dal Duomo, dopo l’addio con “Vincerò”, a rendere omaggio al maestro è stata la pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori.

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    Padre Robert Prevost rieletto priore generale degli Agostiniani. Il messaggio del Papa all'Ordine

    ◊   Benedetto XVI invita l’Ordine di Sant’Agostino a proseguire una feconda testimonianza evangelica secondo lo specifico carisma che lo caratterizza. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone - inviato ai religiosi agostiniani in questi giorni riuniti a Roma per il loro Capitolo generale - il Papa esorta i frati a rinnovare la loro adesione a Cristo per rispondere alle sfide di oggi. “L’evento capitolare, a cui giungete dopo le celebrazioni del 750.mo anniversario della Famiglia Agostiniana, continui ad alimentare la fiaccola dell’intelletto amoroso che introduce alla verità del Mistero divino”, auspica invece in un messaggio all’Ordine di Sant’Agostino il prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il cardinale Franc Rodé. Ricordando ai religiosi agostiniani i temi che saranno discussi durante il capitolo – il ruolo della famiglia agostiniana nella evangelizzazione, la revisione delle Costituzioni finalizzata a una rivisitazione della dimensione teologico-spirituale del testo, l’apostolato sociale, la formazione – il porporato sottolinea la loro rilevanza per la vita consacrata che “oggi va ad incontrare in modo intenso e, a volte drammatico, nuovi scenari umani, paradigmi di senso brevi e asfittici, misure basse dello spirito, ma anche intuizioni e fermenti inediti, spazi in cui può essere coniugato l’umano nella sua dignità di figliolanza divina, secondo lo spirito agostiniano”. E ieri, intanto, i padri capitolari hanno rieletto priore generale dell’Ordine padre Robert Prevost. Al microfono di Tiziana Campisi il religioso delinea i temi che sta affrontando il Capitolo generale: :


    R. – Nel Capitolo stiamo cercando, sempre seguendo le linee principali del pensiero di Sant’Agostino, di orientarci verso un rinnovamento spirituale, pensando soprattutto alla ricerca di Dio come confratelli in comunità, per promuovere la comunione nella Chiesa e nel mondo. Poi, come figli di Sant’Agostino, riserviamo un’attenzione particolare all’elemento culturale, alla promozione dello studio, alla vita intellettuale, e al servizio che offriamo alla Chiesa in questo campo.

     
    D. – Il 22 aprile scorso Benedetto XVI si è recato in visita alla Basilica di San Pietro in Ciel D’Oro a Pavia, dove sono custodite le reliquie di Sant’Agostino. Come avete vissuto questo momento?

     
    R. – Veramente è stato un dono molto grande per l’Ordine, come anche per la diocesi di Pavia e penso per tutta la Chiesa. Noi avevamo rivolto un invito al Santo Padre l’anno scorso in occasione del nostro 750.mo anniversario del secondo momento di fondazione, quando molti piccoli gruppi di religiosi sono stati riuniti in un’unica famiglia per iniziativa di alcuni frati eremitani con Alessandro IV. L’idea era quella di un’unica fondazione giuridica, di una nuova realtà, che poi è quella che oggi porta il nome di “Ordine di Sant’Agostino”. Quindi, quello che abbiamo vissuto a Pavia è stato un momento ecclesiale, un momento molto agostiniano, un momento di unità per tutta la Chiesa.

     
    D. – Quali spunti vi ha offerto l’omelia pronunciata dal Papa a Pavia?

     
    R. – Innanzitutto l’invito a vivere e ad imitare l’esperienza di Agostino stesso: la sua conversione nell’arco di tutta una vita. Così come Agostino ha vissuto un’esperienza continua di conversione, di apertura costante alla presenza di Dio nella sua vita, anche noi siamo chiamati ad avere sempre questa stessa disponibilità per ascoltare e per essere disponibili nel servizio, per partecipare anche all’evangelizzazione e servire la Chiesa.

     
    D. – Lei si prepara ad affrontare altri sei anni da priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino. Quali priorità individua in questo suo nuovo mandato?

     
    R. – Una è essere sempre aperti ad ascoltare la parola di Dio in comune, ma anche ascoltare la parola di Dio, sperimentare la presenza di Dio che si manifesta per mezzo del popolo e in un modo particolare nei poveri. Penso che ancora oggi sia forte la necessità di essere esempi, modelli vivi di Cristo, della misericordia, della compassione, della vicinanza a quelli che soffrono. Quindi ritengo una priorità la presenza in mezzo al popolo di Dio con la nostra vita, il nostro servizio, la nostra comunità, la comunione. Altra priorità è l’accoglienza da riservare ai giovani. Come frati, come religiosi, ci proponiamo di ascoltarli ed anche di far conoscere loro l’esperienza di fede e di conversione che scaturisce dall’esempio di vita di Sant’Agostino.

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    Parte a Lourdes il Congresso europeo di pellegrinaggi e santuari. Intervista con mons. Marchetto

    ◊   Si tiene a Lourdes da domani fino al 13 settembre il V Congresso europeo di pellegrinaggi e santuari sul tema ‘Pellegrinaggi e Santuari, cammini di pace, spazi di misericordia’, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Sugli obiettivi di questo Congresso Giovanni Peduto ha sentito l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Dicastero:


    R. - È nostro scopo lanciare un messaggio di pace, che possa irradiarsi attraverso i percorsi dei pellegrinaggi e i santuari. La pace è un bene prezioso, un obiettivo che si conquista giorno per giorno, con un impegno da parte di tutti, in termini di amicizia, solidarietà, comprensione e carità. Nel corso del Congresso si rifletterà e dibatterà su come i pellegrinaggi e i santuari possono sostenere e animare il cammino della pace anche “concretamente”.

     
    D. - In tanti oggi stanno riscoprendo il pellegrinaggio…

     
    R. - È vero, il pellegrinaggio è un antico cammino di preghiera che sta vivendo oggi una nuova alba, caratterizzata da grande dinamismo. Ci giungono da tante parti del mondo notizie circa pellegrini che sempre più numerosi si mettono in cammino per esprimere la loro religiosità. Infatti, mentre la fede è insidiata da un diffuso materialismo, questa pratica religiosa si va ravvivando con connotazioni e obiettivi diversi. Ricordo, per fare alcuni esempi: la moltitudine di giovani alle giornate mondiali, i flussi incessanti alla cattedra di Pietro, il sempre affascinante cammino di Santiago e l’antica via Francigena.

     
    D. - Come evitare che il pellegrinaggio sia una pratica esteriore e renderlo invece fonte di conversione?

     
    R. - Il nostro Congresso sulla pace intende offrire nuovi stimoli e risorse pastorali per aiutare i credenti che, illuminati dalla fede, avvertono il desiderio di scoprire il volto di Dio e purificare la loro coscienza. Si tratta di accompagnare spiritualmente nel pellegrinaggio e di accogliere adeguatamente nei santuari, affinché nel raccoglimento e nel silenzio interiore il pellegrino possa udire la voce di Dio che gli parla. Egli potrà così fare una profonda esperienza del Suo amore in Cristo, da cui scaturisce il desiderio di convertire il suo cuore alla misericordia e alla pietà.

    D. - Il pellegrinaggio è anche un’occasione di incontro con persone di altre culture…

     
    R. - Nel pellegrinaggio persone di cultura diversa si incontrano e si affiancano per percorrere insieme un itinerario di preghiera. Gli operatori pastorali possono aiutare i pellegrini a entrare in sintonia fra di loro, rispettando le altrui identità e anzi stimolando la comunicazione reciproca. Sappiamo infatti che dall’incontro e dalla conoscenza delle altre culture possono mettersi le basi per una pacifica convivenza.

     
    D. - Il Congresso si svolge a Lourdes nell’imminenza del 150° anniversario delle apparizioni della Madonna…

     
    R. - Il Congresso si svolge a Lourdes in un periodo di grande fermento in vista delle celebrazioni per il 150° anniversario delle apparizioni della Madonna a Bernadette. Fu in occasione della 17.ma apparizione, il 25 marzo 1858, che Maria si rivelò a quella giovanetta come l’Immacolata Concezione, dogma proclamato nel 1854. Bernadette venne sorpresa da un mistero più grande di lei, di fronte al quale però ella reagì con docilità. Anche noi siamo invitati a farci sorprendere da Dio e condurre dalla Grazia, per intercessione di Maria Immacolata.

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    Oggi in Primo Piano



    Con la presentazione del Messaggio finale si è conclusa l'Assemblea ecumenica di Sibiu

    ◊   Con la presentazione del messaggio finale si è conclusa ieri a Sibiu, in Romania, la Terza Assemblea ecumenica europea a cui hanno partecipato oltre duemila delegati cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti. Ce ne parla Sergio Centofanti.


    Nel testo si afferma che noi cristiani saremo credibili nella “nostra testimonianza di speranza e unità per l’Europa e per il mondo … solo se continueremo il nostro pellegrinaggio verso l’unità visibile”. Dunque “al dialogo non c’è alternativa” e nonostante “la dolorosa ferita” della divisione i discepoli di Cristo sono chiamati a cercare un ampio consenso sui valori morali che discendono dal Vangelo e un credibile stile di vita cristiano che testimoni con gioia la luce di Cristo” ad una società secolarizzata. Il Messaggio esplicita dieci raccomandazioni: in primo luogo la necessità di “annunciare Cristo come la Luce e il Salvatore del mondo”, quindi di proseguire il dialogo teologico e di aumentare le occasioni di preghiera in comune e di formazione ecumenica a tutti i livelli. Si ribadisce l’impegno comune dei cristiani per la pace, la giustizia, la lotta alla povertà, la salvaguardia del creato, il rispetto delle minoranze. Il Messaggio esprime preoccupazione “per il nuovo riarmo. Violenza e terrorismo nel nome della religione - si legge - sono una negazione della religione”. Significativa poi l’affermazione che “ogni essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, merita lo stesso grado di rispetto e di amore, a prescindere dalle differenze di credo, cultura, età, genere o origine etnica, dal concepimento fino alla morte naturale”. Ma per un bilancio dell'Assemblea di Sibiu ascoltiamo mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della Commissione CEI per l'ecumenismo e il dialogo:

    R. – Direi che il bilancio è assolutamente positivo, perché c’è stata una consonanza piuttosto ampia su tutti i temi che abbiamo trattato. Ovviamente, non sono state coperte le differenze, o ignorate. La peculiarità di questa assemblea, che non è un’assemblea che ha compiti di natura teologica o di natura giuridica, ma il compito di creare un clima nuovo tra i cristiani, ecco credo che questo compito sia totalmente riuscito. Ieri pomeriggio, e stamane, anche, alla conclusione, c’era come un entusiasmo da parte di tutti i delegati per l’aver sperimentato che i cristiani possono stare insieme anche se sono ancora divisi in tante cose, e possono anche fare molte cose assieme! Ecco, questo mi pare il messaggio fondamentale che è avvenuto qui a Sibiu.

     
    D. – Quali novità sono emerse rispetto a Graz e Basilea? Quali i contenuti di Sibiu?

     
    R. – Direi che rispetto alle due precedenti edizioni, i contenuti di Sibiu sono anzitutto di ritornare all’origine, alla fonte della nostra fede che è Gesù, che è la luce che illumina. E in questo senso, abbiamo compreso che questa fondamentale unità che è la ricchezza di tutti, dobbiamo riviverla recuperandola in tutta la sua pienezza, anche perché l’Europa l’ha dimenticata non solo nella sua “Costituzione”: purtroppo, l’ha dimenticata in tanti comportamenti! Ed ecco allora perché i cristiani – e questo è stato un po’ il cuore, per certi versi, di questa assemblea – sono chiamati a ridare un’anima all’Europa.

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    Elezioni in Guatemala: appello dei vescovi a rafforzare democrazia e giustizia

    ◊   Il Guatemala oggi alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali e legislative. 5 milioni di elettori sono chiamati a scegliere il nuovo capo dello stato tra 12 candidati, anche se sono due i favoriti: l'esponente del centrosinistra, l’imprenditore Alvaro Colom, e quello di centrodestra, l'ex generale Otto Perez Molina. L’outsider nella corsa alla presidenza del Paese è il premio Nobel per la Pace, Rigoberta Menchu, prima donna a candidarsi nella storia guatemalteca. Si prevede una bassa affluenza al voto per il timore di violenze che hanno caratterizzato la campagna elettorale nella quale hanno perso la vita almeno 50 persone tra candidati e militanti. Quali elementi valutare, dunque, per queste consultazioni in Guatemala? Fausta Speranza lo ha chiesto all’esperto di America Latina Luis Badilla, della nostra emittente:


    R. - Secondo me si potrebbero sottolineare due elementi: il primo è che per fortuna il Guatemala sembra voler continuare sulla via democratica. Dopo tanti anni di guerra civile, di regimi autoritari, di dittature militari, il Paese si avvia ad un nuovo processo elettorale e questo va evidenziato come hanno fatto anche i vescovi del Guatemala. Si tratta di un rafforzamento della democrazia guatemalteca che non può che dare beneficio a tutta la regione centro-americana. Il secondo elemento da sottolineare è che con ogni probabilità sarà scelto un modello economico diverso da quello economico neoliberale che è completamente fallito: altro elemento messo in evidenza dai vescovi nelle diverse esortazioni di questi ultimi mesi. Il Guatemala dunque si avvia a rafforzare la democrazia ma anche a cambiare il modello economico. Chi vincerà con ogni probabilità, secondo i sondaggi e gli studi statistici, proporrà una modifica al modello neoliberale selvaggio del Paese che ha marcato le differenze sociali e soprattutto ha favorito l’iniquità.

    D. – Emergenze, violenze e squilibri sociali: il 15 per cento della popolazione controlla circa il 76 per cento della ricchezza. Da dove cominciare? E soprattutto è il momento per poter incidere seriamente su queste problematiche così gravi?

     
    R. – E’ l’augurio che si fanno gli elettori guatemaltechi ma anche i vescovi nei loro documenti. Da una parte c’è la povertà – il Guatemala è, infatti, tra i Paesi più poveri del continente americano e del mondo - e dall’altra c’è la scandalosa iniquità. In pochissimi controllano quasi tutta la ricchezza del Paese mentre la maggioranza è costituita dai cosiddetti aborigeni, gli indios.

    D. – Differenze di ricchezza ma anche differenze di riconoscimento culturale...

     
    R. – Torniamo ancora una volta a quanto hanno scritto e detto i vescovi guatemaltechi in questi ultimi anni. Il problema del Guatemala, che andrebbe riconosciuto da parte di tutta la società guatemalteca e soprattutto da parte del potere politico e della classe governante, è che è uno stato binazionale nel quale convivono una minoranza, per così dire non aborigena, con una maggioranza aborigena. Il Guatemala, come altre nazioni dell’America latina, deve accettare e riconoscere che è formato da diversi popoli, da diverse culture, civiltà, linguaggi, religioni, tradizioni spirituali e via dicendo.

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    Festival del Cinema di Venezia: premiato il film "Lust, Caution" di Ang Lee

    ◊   A due anni di distanza Ang Lee vince un secondo Leone d’Oro con "Lust, Caution", ossia "Lussuria, Attenzione" posando nuovamente questa inattesa vittoria sotto il vessillo dell’arte cinematografica cinese alla quale si riconosce ormai un respiro internazionale. Delusione per gli altri Premi assegnati dalla Giuria presieduta dal regista Zhang Yimou in una Mostra cinematografica che ha però presentato film di ottimo livello e capaci di interrogare con forza narrativa e coraggio d’autore la nostra non facile realtà. Il servizio di Luca Pellegrini.



    Non lasciamoci sorprendere e intimorire dal titolo: il film di Ang Lee è una vibrante spy-story ambientata nella Cina occupata negli anni ’40 dai giapponesi e in cui si racconta come una viscerale passione per la designata, deprecata vittima – un cinico collaborazionista – possa insinuarsi nel cuore e nell’anima di una donna e condurre, così, ad un suo estremo sacrificio. Film epico ed intimo che, sebbene alcune scabrosità, viene premiato dalla Giuria veneziana trovando così una soluzione visibilmente di compromesso. Giuria che non dimentica, almeno, l’impegno civile e l’attualità con la forte e spaventosa denuncia della guerra in Iraq - realtà che devasta fisicamente e moralmente persone e società - ricostruita come un documentario, sulla base di fatti reali, da Brian De Palma in Redacted: vince il Leone d’Argento per la regia, che servirà, si spera, ad aiutare l’uscita americana del film. Convenzionali i premi per i migliori attore e attrice, rispettivamente a Brad Pitt, contestato, e a Cate Blanchett, assenti entrambi dalla cerimonia che, noiosa, sbiadita e banale, ha avuto l’unico momento di vera emozione con le belle parole di omaggio all’arte del cinema da parte di Bernardo Bertolucci, presente per ritirare il Leone d’Oro del 75° della Mostra e il pianto della giovanissima Hafsia Herzi che ha meritatamente ritirato la Coppa Mastroianni come attrice emergente. Recita nel toccante e bellissimo La Graine e le mulet di Abdellatif Kechiche, un film da tutti amato per il calore umano e la profondità dei sentimenti con i quali è raccontata la storia e le disavventure di una famiglia di magrebini in Francia e che ha ricevuto, purtroppo, soltanto un riconoscimento speciale della Giuria, oltretutto ex-aequo, insieme a I’m not there di Todd Haynes, cerebrale e faticosa biografia del cantautore Bob Dylan. Leone d’oro speciale per l’insieme dell’opera, un premio ancora una volta appositamente creato, al regista russo Nikita Mikhalkov, il più applaudito della serata, che nel suo 12 ci conduce nel dramma di un’altra guerra, quella in Cecenia: grazie ad una non originale, ma abilissima sceneggiatura, fa una sincera e coinvolgente apologia della verità, della responsabilità individuale e della libertà.

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Bertone : "non è vera democrazia senza il rispetto della dignità della vita umana"

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in un'intervista rilasciata alla rivista 'Civitas' sui temi delle povertà diffuse nel mondo e delle differenze tra Paesi ricchi e Paesi poveri, ha spiegato che la vera democrazia non si limita al rispetto del suffragio universale e della volontà egli elettori, ma comprende anche il rispetto della dignità dell'uomo e dei suoi diritti, tra cui il diritto alla vita. Secondo il cardinale Bertone, infatti, la vera democrazia si basa sul rispetto della persona e il proprio riconoscimento della dignità umana rappresenta il contributo più importante per far uscire gli uomini dalla condizione di povertà. Nel corso dell’intervista il cardinale si è poi soffermato sui pericoli legati ad un uso distorto della rete e delle nuove tecnologie, sostenendo che l'immersione delle persone in un mondo virtuale può portare ad una totale chiusura nel proprio egoismo. Il porporato ha inoltre precisato che i nuovi mezzi di comunicazione possono essere utilissimi, in quanto possono mettere a disposizione delle popolazioni più povere conoscenze, beni e servizi che prima erano inaccessibili, ma, allo stesso tempo, possono anche far crescere il divario tra poveri e ricchi, tra quanti hanno accesso alla tecnologia e quelli che non possono averlo. Per questi motivi, il segretario di Stato della Santa Sede ha in conclusione esortato i governi ad orientare le nuove tecnologie delle comunicazioni affinché servano al progresso di tutti i popoli. (M.G.)

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    Un rapporto del PAM rivela che migliaia di persone colpite dalle alluvioni in Corea del Nord sono a rischio carestia

    ◊   In Corea del Nord, nelle zone colpite dalle alluvioni, migliaia di persone hanno bisogno di assistenza alimentare immediata e protratta nel tempo. L’allarme viene lanciato dal PAM (Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite) al termine della verifica dello stato della sicurezza alimentare nel Paese asiatico dopo le inondazioni. Lo staff del PAM, che ha avuto il permesso dal governo nordcoreano di visitare le aree alluvionate, ha confermato che i contadini e gli agricoltori hanno subito notevoli perdite nelle loro riserve alimentari, nel bestiame e negli orti, tutte fonti essenziali di cibo per le famiglie in previsione dell’inverno. Situazione che pone particolarmente a rischio i bambini e i soggetti più vulnerabili. I pesanti danni subiti dalle terre agricole sono stati confermati anche da Pyongyang, che ha stimato inondazioni per circa 223.381 ettari di terra arabile coltivata a riso, mais, soia: si tratta del 16 per cento del totale della terra coltivabile nel paese. “Il PAM sta fornendo assistenza alimentare di emergenza in 37 delle contee maggiormente colpite ma siamo preoccupati che bambini, donne incinte e quelle che allattano non possano ricevere un’adeguata assistenza nelle difficili fasi della ricostruzione”, ha detto Jean-Pierre DeMargerie, direttore del PAM nel Paese. “Lavoreremo a stretto contatto con il governo – ha poi aggiunto il direttore del PAM - per monitorare la situazione nutrizionale dei gruppi più vulnerabili e cercheremo di aumentare le razioni supplementari ai bambini di queste zone”. Le distribuzioni di cibo d’emergenza del PAM proseguiranno per un periodo di tre mesi a 215.000 persone colpite dalle alluvioni, in 37 delle 149 contee alluvionate nelle sei province del Paese, come consentito dal governo della Repubblica Popolare Democratica di Corea. (M.G.)

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    Almeno 30 anni di vita in più per chi abita nei Paesi più ricchi del mondo

    ◊   Aumenta il distacco tra Primo e Terzo Mondo per speranza di vita. A riferirlo è uno studio condotto dalla Commissione Globale sui fattori sociali della salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il rapporto, pubblicato sul sito della rivista medica inglese “The Lancet”, illustra come il reddito pro-capite e il livello sociale garantiscano agli abitanti dei Paesi più ricchi 30 anni di vita in più rispetto a quelli dei Paesi in via di sviluppo. Nel periodo 2000-2005, la speranza di vita nei Paesi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico) è aumentata di 7 anni rispetto ai primi anni ’70, raggiungendo la cifra di circa 80 anni. Nei Paesi subsahariani, invece, negli stessi anni l’aspettativa di vita è cresciuta di soli 4 mesi, per un totale di 46 anni. Secondo il presidente della Commissione, Michael Marmot, lo scarto in materia di salute è attribuibile alle disuguaglianze di reddito e livello sociale. La relazione completa della Commissione verrà presentata a maggio e delineerà le conseguenze negative di un basso status sociale. (V.F.)

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    La famiglia protagonista del percorso pastorale dell'arcidiocesi di Milano presentato dal cardinale Tettamanzi

    ◊   “Famiglia comunica la tua fede”, è il tema della seconda tappa del percorso triennale pastorale dell'arcidiocesi di Milano, presentato ieri dal cardinale Tettamanzi nel Duomo del capoluogo lombardo, alla presenza di circa ottomila fedeli. Una famiglia che è chiamata ad essere soggetto e non oggetto della pastorale, facendosi “protagonista della comunicazione della fede e dell’educazione all’amore”, come ha spiegato il porporato in occasione del consueto incontro di presentazione del percorso alla stampa. Il cardinale Tettamanzi ha quindi posto al centro della pastorale il ruolo della famiglia, ribadendo che anche quella più fragile e problematica “deve avere fiducia nel proprio valore”. Sono tante, infatti, secondo il porporato, le famiglie cristiane che lontane dai riflettori “continuano a trasmettere il patrimonio della fede pur nelle loro fragilità, capaci di dare ai figli non solo la vita ma anche le ragioni della vita”. Per l’occasione il cardinale si è fatto anche portavoce delle richieste dei figli, chiedendo per essi meno cose materiali e più tempo da dedicare al loro ascolto. Il cardinale ha infine sottolineato come una famiglia che accoglie la Parola di Dio rappresenti quanto più di nuovo e alternativo ci sia nella società di oggi ed ha invitato a leggere la Bibbia che, troppo spesso, rimane chiusa nelle librerie. Sempre nella giornata di ieri, nel corso delle celebrazioni in Duomo, è stato poi nominato il nuovo vicario episcopale della zona di Monza, don Armando Cattaneo, sono stati ammessi al quadriennio teologico ventuno seminaristi e sono stati ammessi sei uomini fra i candidati all’ordine del diaconato. Atti che per il porporato testimoniano l’apertura verso “scelte di vita fatte per sempre” come il matrimonio cristiano. (M.G.)

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    Riaperta al culto la Cattedrale di Teramo dopo tre anni di restauri

    ◊   Ieri la città di Teramo ha ritrovato la sua Cattedrale. Tre anni di restauro hanno restituito al culto una Santa Maria Assunta più bella che mai. Nell’inaugurazione di sabato pomeriggio, alla presenza di tutta la diocesi di Teramo – Atri e delle autorità cittadine, i fedeli teramani hanno potuto finalmente mirare il risultato dei lavori, partiti l’1 settembre 2004, che hanno portato al rifacimento della pavimentazione, alla pulizia, al trattamento delle pareti e al riposizionamento dell'altare. Una Cattedrale che si presenta ora molto più illuminata, con le pareti più chiare che creano un effetto di luce densa e diffusa che abbraccia chi solca il portale gotico. Un spettacolo che ha riempito di gioia anche il vescovo di Teramo-Atri, mons. Michele Seccia, che nella riapertura di questo luogo di culto legge un significato molto importante: "Questa chiesa, come ogni Duomo, rappresenta l'unità della famiglia di Dio, ma anche la storia e la tradizione di Teramo". I lavori di restauro hanno inoltre impreziosito la Cattedrale di due importantissime scoperte avvenute a seguito della rimozione dei pavimenti: la cripta di San Berardo e un cunicolo che in origine collegava la Cattedrale con l'Episcopio. Ritrovamenti che secondo Luisa Franchi Dell'Orto, archeologa che ha fatto parte della commissione della Sovrintendenza che ha seguito i lavori, “aiutano a leggere meglio la storia della città”. (M.G.)

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    Appello dalla Groenlandia a salvare i ghiacci della terra

    ◊   Dalle vette dei monti alle calotte polari, i ghiacci della Terra stanno scomparendo più in fretta di quanto si immaginasse. Questo l'allarme lanciato dagli studiosi che stanno partecipando in questi giorni al Simposio "Artico: specchio di vita", promosso in Groenlandia dal patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, con l'organizzazione Religione Scienza e Ambiente. I partecipanti al convegno hanno ripreso la navigazione, da Ilulisat a Nuuk, la prima città del Paese. In particolare gli scienziati hanno evidenziato come gli effetti dell'inquinamento del Pianeta stiano cambiando la fisionomia dell'Artico. Negli ultimi 10 anni, l'ammontare delle acque fredde proveniente dallo scioglimento dei ghiacci è aumentato drammaticamente. Secondo gli studiosi, ciò riduce la salinità delle acque stesse, con ripercussioni su intere specie di pesci. Ma gli effetti di uno sviluppo mondiale sconsiderato si ripercuotono soprattutto sull'uomo: le popolazioni indigene locali infatti soffrono le conseguenze di ciò che succede nelle altre parti del mondo, dallo sfruttamento di petrolio e gas, alla riduzione della fascia di ozono, dalle piogge acide all'inquinamento che proviene dalle produzioni minerarie. Di fronte al surriscaldamento delle temperature, che provoca lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento dei mari, la Groenlandia lancia quindi un allarme: i suoi oltre 2 milioni di kmq, di cui l'85% coperti di ghiaccio, vogliono continuare ad essere l'ultimo residuo dell'era glaciale. (A cura di Giada Aquilino)

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    24 Ore nel Mondo



    Marocco: inattesa sconfitta per il partito filo-islamico nelle elezioni politiche - Algeria in piazza contro il terrorismo dopo gli attentati rivendicati da al Qaeda

    ◊   Netta l’affermazione del partito nazionalista “Istiqlal” nelle elezioni politiche in Marocco. Una vittoria inattesa visto che gli esperti prevedevano l’ampio successo del “Partito della Giustizia e lo Sviluppo” d’ispirazione filo-islamica. Gli osservatori internazionali hanno definito le elezioni regolari e trasparenti. Bassissima la partecipazione: ha votato il 37% degli aventi diritto. Il nostro servizio:


    Sono due i dati che emergono dalle elezioni in Marocco: la mancata vittoria dei filo-islamici, favoritissimi alla vigilia del voto, ed il disinteresse della popolazione verso queste consultazioni. Solo 5,7 milioni di elettori su circa 15,5 milioni di aventi diritto si sono recati ai seggi. Affermazione netta per i nazionalisti di “Istiqlal”, il più antico partito marocchino ed ora anche il primo del Paese, la cui storia si intreccia con la lotta per l'indipendenza del Marocco. Al Parlamento hanno ottenuto 52 seggi, 4 in più rispetto a quelli che aveva in precedenza. Più indietro il “Partito della Giustizia e dello Sviluppo” seguito dal “Movimento Popolare” di origine berbera, i centristi della “Riunione Nazionale degli Indipendenti”. “Elezioni regolari e segnate dalla totale trasparenza” è quanto hanno fatto sapere gli osservatori internazionali che hanno di fatto smentito gli islamici moderati. Subito dopo la chiusura delle urne, infatti, avevano parlato di una diffusa pratica di compravendita dei voti avvenuta nelle case, per le strade e nelle medine: l’unica motivazione per giustificare l’inaspettata battuta d’arresto. Attesa ora per la scelta del premier che sarà designato dal re Mohamed VI e che, in base alla Costituzione marocchina, può ricadere su una personalità al di fuori dei partiti e del Parlamento.

    - E’ giunta la rivendicazione per i due attentati avvenuti in Algeria in soli tre giorni e costati la vita ad oltre 50 persone. Dietro gli attacchi c’è l’Organizzazione al Qaeda nel Maghreb Islamico che, su internet, si è attribuita la paternità delle azioni criminali. Il presidente algerino Bouteflika ha ribadito l’intenzione di andare avanti nel programma di “riconciliazione nazionale”, avviato lo scorso anno per mettere fine alle violenze che per molto tempo hanno insanguinato il Paese. A sostenere questa politica e contro il terrorismo, sono scese in piazza ad Algeri migliaia di persone in una manifestazione indetta dai partiti, dai sindacati e dalle associazioni. Sono molte le attestazioni di solidarietà giunte a Bouteflika come quella del re del Marocco, Mohamed VI, che ha sottolineato in un messaggio la volontà di proteggere tutta l’area dal terrorismo.

    - Tensione a Kabul dove il presidente afghano Karzai ha abbandonato lo stadio della città mentre stava tenendo un discorso e dopo aver udito numerosi colpi d’arma da fuoco. Secondo un portavoce del governo, si è trattato di tafferugli provocati dalla gente che spingeva per entrare; di diverso avviso l’agenzia afgana Pajhwok che ha parlato di uomini non identificati che hanno sparato contro il ritratto di Massud, il leader della resistenza afghana ucciso sei anni fa, al quale Karzai stava dedicando il suo discorso. Sul terreno prosegue la violenza: 30 i talebani uccisi in un raid aereo delle forze della coalizione nella provincia di Helmand; nella stessa zona ieri hanno perso la vita due soldati britannici del contingente NATO.

    - Il responsabile dell’attentato più sanguinoso avvenuto in Iraq, il mese scorso, è stato ucciso. Il comando americano ha diffuso la notizia solo oggi ma il raid aereo, nel quale il terrorista ha perso la vita, risale al 3 settembre scorso nei pressi di Mosul. L’agguato del 14 agosto a Kahtaniya provocò oltre 400 vittime, 500 secondo fonti ospedaliere, in maggioranza appartenenti alla minoranza religiosa yazidi di fede pre-islamica. Quel giorno, 4 autocisterne cariche di carburante si lanciarono contro alcuni palazzi provocando una strage. Vittime ieri sera anche a Sadr City, quartiere di Baghdad, dove l’esplosione di un’autobomba ha provocato 15 i morti.

    - Notevoli i disagi a Gaza dove le scuole ed i negozi sono chiusi, le università ferme, gli ospedali lavorano a singhiozzo. E’ alta, infatti, l’adesione allo sciopero indetto dall’OLP, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, in risposta alle violenze di venerdì scorso quando la polizia di Hamas ha vietato la preghiera collettiva. Nei disordini seguiti, si sono avuti decine di feriti ed anche numerosi arresti di dirigenti di al-Fatah. Per il movimento integralista, l’agitazione di oggi rappresenta un tentativo di riportare la città nel caos. Secondo Hamas, si potrebbe in questo modo incoraggiare Israele a compiere ulteriori aggressioni contro Gaza. Intanto al posto di blocco di Beit Iba, in Cisgiordania, i soldati dello Stato ebraico hanno sventato un attacco suicida, fermando un giovane che aveva indosso dell’esplosivo. A livello politico, dovrebbe svolgersi domani o al massimo martedì un nuovo incontro tra il premier israeliano Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen. Sul tavolo di discussione la bozza di un accordo in vista della conferenza internazionale sul Medio Oriente, prevista per la metà di novembre negli Stati Uniti.

    - L’Eta, l’organizzazione separatista basca, ha annunciato, in un comunicato, di voler continuare la sua lotta fino a che non saranno raggiunte “condizioni democratiche” tali da portare all’indipendenza della regione. L’indice viene puntato in particolare contro il premier spagnolo Zapatero, responsabile del fallimento dei negoziati e della fine della tregua. Nel messaggio, l’Eta rivendica gli ultimi attentati di Durango contro una caserma della Guardia Civil e Castellon, dove un'autobomba esplose senza conseguenze gravi, provocando due feriti. Il movimento indipendentista sottolinea inoltre che saranno le strutture dello Stato ad essere colpite “su tutti i fronti”.

    - Con l’impegno a riprendere i negoziati di Doha sul commercio globale si è chiuso a Sidney, in Australia, il vertice dell’Apec, il Forum di cooperazione economica Asia-Pacifico. I 21 Paesi partecipanti hanno anche ribadito l’intenzione di rafforzare i legami economici regionali, ad investire nell’agricoltura e nei prodotti industriali ma anche a collaborare per fronteggiare alcune evidenti minacce alla crescita economica come i disastri naturali, la contaminazione delle forniture alimentari e le pandemie in particolare l'influenza aviaria. Nel documento finale si rende nota la creazione di una task force, presieduta da Cina ed Australia, sulla sicurezza dei cibi.

    - Atteso per domani il ritorno in Pakistan dell’ex premier Nawaz Sharif, esiliato dal Paese nel 1999 dopo il colpo di Stato che portò al potere l’attuale presidente Pervez Musharraf. Circa 2 mila sostenitori, secondo fonti vicine a Sharif, sono stati arrestati nel Punjab dalla polizia che invece sostiene di aver fermato soltanto 250 persone. Il ritorno dell’ex premier rappresenta un duro ostacolo per il capo dello Stato in vista delle elezioni fissate per la fine dell’anno. Musharaf ha perso consenso popolare dopo il duro scontro con un giudice costituzionale che metteva in discussione la possibilità per lui di detenere contemporaneamente le cariche di presidente e di capo delle forze armate.

    - Sono stati rinvenuti tra gli Stati di Cauca e Narino, nel sud della Colombia, gli undici cadaveri appartenenti ad altrettanti deputati, sequestrati nel 2002 dalle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. I parlamentari erano poi morti, il 18 giugno scorso, durante la loro detenzione. A comunicare il ritrovamento dei corpi è stata la Croce Rossa Internazionale. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 252

     

     
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