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SOMMARIO del 04/09/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • I vescovi di Cambogia e Laos, in visita ad Limina, portano al Papa le sofferenze e le speranze della minoranza cattolica dei due Paesi asiatici
  • Concerto a Castel Gandolfo in onore del Papa per il Millennio della diocesi di Bamberg
  • Nomine
  • Intervista con il cardinale Poupard: il futuro della Chiesa si gioca nell'incontro con le culture
  • Colloqui cordiali tra Santa Sede e Israele su questioni fiscali ed economiche
  • Il cardinale Martino: dialogo ecumenico e interreligioso per affrontare la sfida crescente delle migrazioni nel mondo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Comastri a 10 anni dalla morte di Madre Teresa di Calcutta: "una donna che ha preso sul serio le parole di Gesù"
  • Al via oggi a Sibiu, in Romania, la Terza Assemblea ecumenica europea
  • Colpi d'arma da fuoco contro l'auto di un parroco della Locride
  • Sulla Spianata di Montorso il raduno vocazionale dei Neocatecumenali
  • Chiesa e Società

  • Lavorate con fede ed entusiasmo per mettere in pratica le conclusioni di Aparecida: così il cardinale Jorge Mario Bergoglio che ha presentato in Argentina il documento del Celam
  • Parte a Roma il Congresso internazionale dei cappellani delle prigioni per ribadire il 'no' alla pena di morte
  • Si è concluso in Germania un progetto triennale per il dialogo interreligioso
  • La formazione al centro degli esercizi spirituali per i consacrati in corso a Collevalenza
  • Palermo in festa per le celebrazioni di Santa Rosalia
  • Indetto il primo concorso mondiale di composizione musicale sui testi carmelitani
  • E’ in rete la biblioteca digitale salesiana
  • A Panama proseguono i lavori di allargamento del canale
  • Il dramma delle madri israeliane e palestinesi al centro del documentario ‘Madri’ proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia
  • Si è spento nella notte il dott. Antonino Cherubino, già vicedirettore amministrativo della Radio Vaticana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Doppio attentato in Pakistan contro funzionari governativi: almeno 24 morti – In Danimarca sventato un attacco terroristico. La polizia ha arrestato 8 persone sospettate di avere legami con Al Qaeda
  • Il Papa e la Santa Sede



    I vescovi di Cambogia e Laos, in visita ad Limina, portano al Papa le sofferenze e le speranze della minoranza cattolica dei due Paesi asiatici

    ◊   I vescovi della Cambogia e del Laos hanno iniziato la loro visita ad Limina. Ieri il primo gruppo di presuli ha incontrato a Castel Gandolfo il Papa. Le Chiese dei due Paesi asiatici contano un numero esiguo di fedeli, che hanno saputo affrontare, negli anni, con coraggio, prove durissime. In Cambogia e Laos, oltre il 90 per cento della popolazione è buddista e solo da qualche anno le Chiese sono rappresentate da un’unica Conferenza episcopale. Il servizio di Tiziana Campisi:


    Radicata da più di quattrocento anni, la Chiesa in Cambogia ha vissuto un periodo drammatico fra gli anni '70 e '80. Il regime di Pol Pot aveva cercato di eliminarla distruggendo anche diversi luoghi di culto. Solo nel ‘92, nel Paese, è stata riconosciuta la libertà religiosa e oggi i rapporti della Chiesa con le autorità di Phnom Penh sono buoni. Su 13 milioni di abitanti si contano circa 23 mila cattolici, che attraverso organizzazioni non governative e, più recentemente, comunità parrocchiali, si sono impegnati nell’educazione, nella sanità e nella cultura, portando avanti anche progetti sociali. Per rendere più visibile la propria presenza, la Chiesa cambogiana ha affidato al Centro nazionale per la Comunicazione sociale cattolica (CSC) la pubblicazione di periodici e la produzione di video, cd e programmi radiofonici per i giovani. A contribuire all’immagine favorevole di cui la Chiesa, oggi, gode nel Paese è stato Giovanni Paolo II, che nell’84, visitando la Thailandia, si è recato in un campo profughi al confine con la Cambogia, lasciando un vivo ricordo della solidarietà manifestata nei confronti dei rifugiati. Dal 2004 i vescovi della Cambogia hanno un proprio sito internet, all’indirizzo www.catholiccambodia.org (in khmer, inglese, francese e spagnolo), dove è possibile conoscere le attività del vicariato Phnom Penh e delle due prefetture apostoliche del Paese. Più difficile, ancora oggi, invece, la vita della Chiesa nel Laos, dove il regime comunista ha espulso, negli anni ‘70, tutti i missionari stranieri, requisito le chiese, e imprigionato sacerdoti e vescovi. Qualche timida apertura si è avuta a partire dagli anni ‘90, ma le restrizioni alle attività religiose rimangono forti. Nel Paese, su sei milioni di abitanti, i cattolici sono circa 40 mila. La rinascita difficile della Chiesa si deve al grande impegno dei laici, soprattutto nel campo della catechesi e nella promozione umana. Nel Paese, tuttavia, non è consentito ad istituzioni cattoliche avere scuole proprie, centri di formazione, ospedali. Da decenni, nel Laos, è particolarmente attiva la missione degli Oblati di Maria Immacolata che recentemente hanno chiesto l’apertura del processo di canonizzazione per un sacerdote e un catechista, vittime delle persecuzioni degli anni ’60.

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    Concerto a Castel Gandolfo in onore del Papa per il Millennio della diocesi di Bamberg

    ◊   Stasera, alle ore 18.00, la Residenza Pontificia di Castel Gandolfo ospiterà il Concerto dei Bamberger Symphoniker–Bayerische Staatsphilharmonie in onore del Santo Padre, nel quadro delle celebrazioni per il Millennio della diocesi di Bamberg. Saranno presenti l’arcivescovo di Bamberg, mons. Ludwig Schick e il Ministro bavarese della Scienza, Ricerca e Arte, Thomas Goppel. Dopo le parole augurali del presule verranno eseguite la Sinfonia n. 5 di Franz Schubert e la Sinfonia n. 7 di Ludwig van Beethoven, sotto la direzione di Jonathan Nott. La prima composizione, nata dall’estro creativo dell’allora 19enne compositore viennese nel 1816, è considerata tra le sinfonie più allegre e graziose, in cui la gioia prorompente spesso sfocia in una malinconia interiore, lasciando stupito e sorpreso non poco l’ascoltatore. La Sinfonia n. 7 di Beethoven fu eseguita per la prima volta nel 1813 ed è tra le più difficili creazioni del grande compositore tedesco.

    A conclusione del concerto, Benedetto XVI rivolgerà agli esecutori e agli invitati un breve saluto. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 17.50 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

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    Nomine

    ◊   In Francia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Créteil presentata da mons. Daniel Labille, per raggiunti limiti di età, e ha chiamato a succedergli mons. Michel Santier, finora vescovo di Luçon. Mons. Michel Santier è nato il 20 maggio 1947 a Granville (Manche), nella diocesi di Coutances. È stato ordinato sacerdote il 7 luglio 1973 per la diocesi di Coutances. Ha conseguito la Licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico.

    Ha fondato la Comunità "Réjouis-toi" collegata con il rinnovamento carismatico, a carattere diocesano, e presente in altre diocesi della Francia. Eletto vescovo di Luçon il 19 giugno 2001 è stato consacrato il 23 settembre successivo. Nella Conferenza episcopale francese è presidente del Consiglio per i rapporti interreligiosi e le nuove forme di religiosità.

    Benedetto XVI ha quindi nominato capo del Protocollo della Segreteria di Stato mons. Fortunatus Nwachukwu, consigliere di nunziatura. Mons. Fortunatus Nwachukwu è nato a Ntigha (Nigeria) il 10 maggio 1960 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1984. È laureato in Teologia Dogmatica. Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1994, ha prestato la propria opera presso le nunziature apostoliche in Ghana, Paraguay, Algeria, presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra e presso la Sezione Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Conosce le seguenti lingue: inglese, italiano, tedesco, ebraico moderno, francese, spagnolo e arabo.

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    Intervista con il cardinale Poupard: il futuro della Chiesa si gioca nell'incontro con le culture

    ◊   Ieri il Papa ha nominato come nuovo presidente del Pontificio Consiglio della Cultura mons. Gianfranco Ravasi, finora prefetto della Biblioteca Ambrosiana. Mons. Ravasi succede al cardinale Paul Poupard, che lascia un incarico che ricopriva dal lontano 1988. Il porporato francese nel 1985 era stato nominato da Giovanni Paolo II presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo con i non credenti, dicastero poi fuso nel 1993 con quello della Cultura. E dunque per oltre 20 anni ha guidato il dialogo della Chiesa cattolica con la società contemporanea. Ma che bilancio fare? Ci risponde lo stesso cardinale Poupard al microfono di Giovanni Peduto:


    R. – E’ difficile fare un bilancio. La cosa essenziale è che adesso nella Chiesa c’è una percezione più grande della posta in gioco, che riguarda l’incontro della Chiesa con le culture. E’ proprio lì che si gioca il futuro della Chiesa e del mondo. E’ una cosa enorme, che si è tradotta in tante iniziative, sia per l’evangelizzazione delle culture che per l’inculturazione del Vangelo, le quali vanno di pari passo.

     
    D. – Eminenza, come è cambiata la cultura in questi anni?

     
    R. – In questi anni, prima di tutto, c’è un grande cambiamento nel mondo e si è visto emergere, più che nel passato, al di fuori dell’Europa, nella coscienza sia delle culture tradizionali africane, sia delle grandi tradizioni dell’Asia, sia nella realtà singolare della cultura latino-americana. Invece, in Occidente, c’è stata una secolarizzazione progressiva e una perdita di terreno forte da parte della cultura cristiana. Un impegno, dunque, sempre più incisivo viene richiesto alla Chiesa per rendere ai cattolici, ai cristiani, il senso e la fierezza della propria cultura e per non lasciarsi invadere dalla cultura mondana, secolarizzata, che torna ad essere pagana. C’è tutta una corrente che, in nome della laicità diventa laicismo e che vorrebbe respingere la cultura cattolica e cristiana anche dalla vita pubblica, come se fosse nemica dell’umanità, quando invece è tutto il contrario. Abbiamo visto nel grande dibattito sull’Europa questa afasia, amnesia, cioè questo dimenticare le radici culturali dell’Europa. In questo, nel futuro, forte, fortissimo sarà l’impegno della Chiesa per fronteggiare questa nuova problematica.

     
    D. – Lei, Eminenza, è stato anche presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo con i non credenti dal 1985 al ’93, anno della fusione del dicastero con quello della Cultura, nonché, anche se per breve tempo, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Come dialogare oggi sia con chi è lontano da Dio e sia con chi non è cristiano?

     
    R. – Devo dire che è stata mia convinzione dall’inizio che non si può dialogare se non ci sono valori condivisi da una parte e dall’altra. Ci vogliono dei valori comuni, un linguaggio comune e anche un ideale comune, altrimenti non è più un dialogo, ma un monologo.

     
    D. – Eminenza, mons. Gianfranco Ravasi, chiamato a succederle, ieri dai nostri microfoni ha avuto parole di grandissimo elogio per lei e per l’opera che ha svolto in questi anni...

     
    R. – Mons. Ravasi è un uomo di grande cultura. Mi rallegro molto che sia lui a raccogliere l’eredità che si è venuta a creare sullo slancio del Servo di Dio Giovanni Paolo II e sotto l’impulso di Papa Benedetto. E sono molto lieto di pensare che lui farà fruttificare questa eredità e che l’amplierà con la sua grande cultura biblica, umana, cristiana e tout court. E’ un vero dono per la Santa Sede e per la Chiesa.

     
    D. – Eminenza, lei certamente non si fermerà. Cosa farà adesso?

     
    R. – Adesso, prima di tutto andrò a presiedere, come previsto, il grande pellegrinaggio mariano diocesano per la Natività della Madonna, domenica prossima. Tornerò a Roma il 15 settembre e sarò ancora alla guida del dicastero fino al 15 ottobre, quando si farà il passaggio delle consegne con il mio successore. Sarò impegnato come sempre nei diversi dicasteri, ai quali partecipo: il dicastero per l’Evangelizzazione dei Popoli, per il Culto Divino, per l’Educazione Cattolica, per l’Unità dei Cristiani, dei Laici. Sarò poi impegnato in tante conferenze e interventi che mi sono stati richiesti. Il primo sarà proprio a settembre. Andrò a Crema per inaugurare una fondazione “Cardinale Poupard” che degli amici hanno voluto creare, per proseguire e ampliare la mia piccola opera in questo campo. L’indomani sarò a Brescia per presiedere il Convegno internazionale dell’Istituto Paolo VI di Brescia. All’inizio di ottobre parteciperò ad un altro convegno, per il 40.mo dell’Enciclica Populorum Progressio. Poi andrò al Convegno dell’Unione parlamentare europea e poi avrò altri impegni. Non dimenticando naturalmente le tante proposte perché continui a scrivere e condividere la mia esperienza e ampliare sempre più in un altro modo, ma nello stesso senso, quel dialogo salvifico della Chiesa con tutte le culture del mondo.

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    Colloqui cordiali tra Santa Sede e Israele su questioni fiscali ed economiche

    ◊   Si è svolto ieri a Gerusalemme il nuovo incontro della Commissione bilaterale di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele sull’Accordo economico contenuto nel Fundamental Agreement firmato dalla due parti il 30 dicembre 1993. Il negoziato riguarda in particolare questioni fiscali e problemi relativi alle proprietà ecclesiastiche. Al termine dell’incontro le due delegazioni hanno emesso un comunicato congiunto nel quale si afferma che i colloqui si sono svolti in un "clima di cordialità" e che i negoziatori hanno ribadito la determinazione ad "accelerare il loro lavoro per concludere l'Accordo quanto prima possibile". La prossima riunione si dovrebbe tenere in novembre. I negoziati si sono svolti alla vigilia della visita in Vaticano del neo-presidente israeliano Shimon Peres che incontrerà Benedetto XVI giovedì prossimo 6 settembre.

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    Il cardinale Martino: dialogo ecumenico e interreligioso per affrontare la sfida crescente delle migrazioni nel mondo

    ◊   “Le migrazioni, un’opportunità per l’ecumenismo”: il titolo della relazione presentata dal cardinale Renato Martino al Convegno annuale dei direttori nazionali europei per la pastorale dei migranti, in corso ieri ed oggi a Sibiu, in Romania, dove si è pure aperta stamane l’Assemblea ecumenica europea. Il servizio di Roberta Gisotti:


    Solidarietà, cooperazione internazionale, comunione ecumenica: questi gli ingredienti per fronteggiare la crescente migrazione planetaria “una delle più importanti e complesse sfide del nostro mondo moderno”, ha sottolineato il cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, evidenziando come la Chiesa universale e locale - a diversi livelli e in differenti regioni - pongano grande attenzione “alle continue trasformazioni” portate dalla mobilità umana e alle “esigenze dei popoli nella società contemporanea”. Questo “per rispondere ai nuovi bisogni spirituali e pastorali dei migranti”, tenendo a mente – ha evidenziato il porporato – gli aspetti ecumenici, riguardo la presenza di Cristiani di altre confessioni e anche l’aspetto inter-religioso, visto il crescente numero di migranti di altre religioni, in particolare Musulmani, in Paesi tradizionalmente cristiani. Per contro – ha riferito il cardinale Martino - molti Governi “stanno adottando misure restrittive per contrastare l’emigrazione, specialmente se clandestina”, sebbene studi sul fenomeno in uno scenario globale suggeriscano l’apertura delle frontiere. Il che non significa, adottare “una visione di totale e indiscriminata libertà di immigrazione”, quanto piuttosto “regolare l’ampiezza e la forma dei flussi migratori”, inserendo il bene comune nazionale in un contesto universale, cosicché “gli emigrati dovrebbero essere degnamente accolti, e le popolazioni dei Paesi ospiti non dovrebbero essere messe nelle condizioni di rigettare i nuovi arrivati”; questi dal canto loro dovrebbero da subito “rispettare le leggi e i valori sui quali è fondata la società ospitante, inclusa la religione”. Per questo la Chiesa è chiamata a vivere pienamente la propria identità, senza rinunciare a dare testimonianza della propria fede, anche considerando di proclamarla rispettosamente”. Da qui la necessità di affermare “l’importante principio di reciprocità”, non semplicemente “per avanzare richieste” quanto per stabilire “un rapporto basato sul mutuo rispetto e sulla giustizia nelle materie giuridiche e religiose”, consapevoli – ha concluso il cardinale Martino – “che l’emigrazione è un processo in costante evoluzione, che continuerà ad essere presente nello sviluppo delle società e che ci porterà sempre più in un mondo interculturale, dove le legittime diversità saranno vissute anche nel contesto di un dialogo ecumenico e interreligioso”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "I giovani cristiani portano la speranza sulle strade d'Italia": il pellegrinaggio del Papa a Loreto.

    Servizio estero - Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "Russia: tre anni fa la strage di Beslan".

    Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Appella dal titolo "Riscoprire la figura di un santo attraverso lo studio dei rapporti tra arte e fede": pubblicazioni in preparazione al quarto centenario della morte di Sant'Andrea Avellino.
    Per l' "Osservatore libri" un articolo di Giovanni Marchi dal titolo "Un'ispirazione diretta e necessaria legata ad una rapida composizione": le "Opere teatrali in dialetto" di Luigi Pirandello.

    Servizio italiano - In rilievo il tema del fisco.

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Comastri a 10 anni dalla morte di Madre Teresa di Calcutta: "una donna che ha preso sul serio le parole di Gesù"

    ◊   Domani, 5 settembre, ricorre il 10.mo anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta. Tante le celebrazioni in tutto il mondo per ricordare la fondatrice delle Missionarie della Carità. Tra queste, la Santa Messa che sarà presieduta dall’arcivescovo Angelo Comastri, domani alle 16.00, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, alla presenza di una folta rappresentanza delle Suore della Carità e di un nutrito gruppo di poveri della diocesi di Roma. Al Vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, che ben conosceva Madre Teresa, Giovanni Peduto ha chiesto di parlarci della Beata:


    R. – Sono passati 10 anni dalla morte di Madre Teresa di Calcutta e Madre Teresa oggi è più viva che mai. Perché i Santi non invecchiano! Tutti i miti che crea la società, che crea il mondo, invecchiano velocemente. Tanti personaggi contemporanei a Madre Teresa verranno dimenticati, prima o poi. Il Santo, invece, resta, perché poggia su Dio e poggiando su Dio in qualche modo possiede una caratteristica dell’eternità di Dio.

     
    D. – Eccellenza, lei l’ha conosciuta personalmente. Quale ricordo particolare conserva di Madre Teresa?

     
    R. – Di Madre Teresa conservo tantissimi ricordi, per cui mi è difficile fare una selezione, fare una scelta. Quello che mi impressiona di più, a distanza di 10 anni, è il suo modo di pregare. Io, tante volte mi sono inginocchiato accanto a Madre Teresa e ho toccato con mano che quando pregava si immergeva in Dio. E poi, quando si alzava, aveva una forza impressionante, anche negli ultimi anni, quando ormai gli anni pesavano, le fatiche pesavano, soprattutto i sacrifici, i disagi pesavano sul suo fisico, quando Madre Teresa si inginocchiava sembrava che si ricaricasse di forza, si ricaricasse di giovinezza e poi si alzava e correva incontro alle persone che incontrava. E nell’incontro, la cosa che mi colpiva di Madre Teresa: dava l’impressione che esistesse al mondo soltanto la persona con la quale parlava. Ti guardava con due occhi nei quali sentivi l’affetto di una madre, e soprattutto sentivi lo sguardo di Dio. Ecco: questa capacità di voler bene alla singola persona che stava davanti a lei, al punto tale da farla sentire quasi l’unica: questa era una caratteristica di Madre Teresa.

     
    D. – In questi giorni esce una raccolta delle sue lettere in cui Madre Teresa parla della sua “notte dello spirito” ...

     
    R. – Qui bisognerebbe fare alcune precisazioni. La “notte dello spirito” è un dono, non un dispetto. E’ un dono che Dio fa ad alcune persone perché evidentemente nel progetto di Dio questo dono vuole realizzare sicuramente qualche cosa. Madre Teresa ha provato questa “notte”, come ha provato la stessa “notte” Santa Teresa di Lisieux. Io ho scritto un lungo articolo in cui ho fatto un confronto tra la “notte” di Madre Teresa di Calcutta e la “notte” di Santa Teresa di Lisieux ed ho trovato tantissime rassomiglianze. Pensate che Santa Teresa di Lisieux arriva a scrivere, raccontando e facendo le confidenze alla sua priora: “Quando io penso al Paradiso non sento più nessuna gioia. Eppure, sono sempre vissuta aspettando la Patria! E quando canto il Paradiso, io canto soltanto ciò che voglio credere”. E’ una precisazione che fa pensare! Anche Madre Teresa ha provato la stessa situazione. Dio ha voluto toglierle le gioie sensibili ed è rimasta in lei la fede pura, la fede che fa gioire il cuore di Dio, la fede che fa veramente crescere. Potrebbe venire fuori una domanda: Perché? Io azzardo una risposta, una risposta della quale mi assumo tutta la responsabilità. Madre Teresa era diventata forse il personaggio più famoso del mondo. Certamente, era più nota dei grandi personaggi della sua epoca. Ha ricevuto premi che nessun personaggio – né cantanti, né attori, né uomini dello sport – hanno ricevuto. Madre Teresa poteva essere tentata di orgoglio. Il Signore, proprio perché le voleva bene, l’ha in qualche modo difesa, attraverso questa prova, dalla tentazione dell’orgoglio e l’ha fatta sentire piccola, affinché continuamente si aggrappasse a Dio.

     
    D. – Madre Teresa parla anche di una conversione ricevuta quando era già religiosa. Che significa?

     
    R. – Più che di una “conversione”, Madre Teresa parla di una seconda vocazione. Una vocazione nella vocazione. C’è stato un momento in cui Madre Teresa, nel 1946, comincia a sentire insistentemente una voce, la voce di Gesù, che le parla e le dice: “Teresa, ho sete di amore; ho sete del tuo amore”. “E cosa devo fare?”, lei risponde. “Ti aspetto nei poveri. Nei poveri ci sono io. Sono io che ho fame, sono io che ho sete, sono io che sono povero. Teresa, disseta il mio amore nei poveri”. E anche di fronte a questa richiesta esplicita di Gesù, Madre Teresa si chiede: “Ma, Signore, io cosa posso fare?”. “Tu devi dissetarmi nei poveri di Calcutta, nei poveri del mondo”. Madre Teresa inizia come Abramo: esce dalla sua comunità, dove era felice, in qualche modo non “abbandona” la prima vocazione, ma dà un nuovo stile alla sua vocazione. Ecco, lei diceva “una seconda vocazione nella prima vocazione”. E incomincia a servire i poveri, un’avventura nella quale lei si mosse soltanto guidata dall’umiltà della fede e dall’obbedienza della fede.

     
    D. – Possiamo dire che lo specifico della santità di Madre Teresa è consistito nell’attenzione agli altri?

     
    R. – Madre Teresa diceva che il suo Vangelo consisteva in cinque parole, al punto tale che scherzando diceva: “L’ho ridotto a cinque dita: lo-avete-fatto-a-me”. Lei ha preso sul serio il capitolo XXV di San Matteo e ogni Santo – si può dire – ha la sua pagina di Vangelo. Madre Teresa ha scelto quella pagina, o meglio: si è riconosciuta in quella pagina e l’ha fatta diventare lo specifico della sua vocazione, lo specifico della sua vita. Lei ha preso sul serio le parole di Gesù: nel povero che ha fame, è Gesù che ha fame; nel povero che ha bisogno di vestito, è Gesù che ha bisogno di vestito. Ed è andata incontro ai poveri con la certezza che, servendoli, serviva Gesù; accarezzandoli, accarezzava Gesù; nutrendoli, nutriva Gesù. Questa è stata la sua spiritualità, la quale spiritualità si è nutrita sempre di eucaristia, cioè si è nutrita di preghiera. Lei diceva sempre: “Io non posso amare i poveri se Gesù non mi riempie di amore. E Colui che ha detto: ‘Lo avete fatto a me’, ha detto anche ‘questo è il mio corpo dato per voi’. Nutrendosi di eucaristia si trova la forza per servire Gesù nei poveri”.

     
    D. – Eppure, ci sono state anche delle incomprensioni nei riguardi di Madre Teresa ...

     
    R. – E’ inevitabile che ci siano state delle incomprensioni, perché i santi sono tutti scomodi. Sono scomodi perché contestano l’egoismo, sono scomodi perché contestano l’orgoglio, sono scomodi perché contestano la mediocrità che è caratteristica un po’ di tutti. Madre Teresa, senza dirlo, contestava, ed è chiaro che la sua contestazione dava fastidio. E allora nascevano le critiche.

     
    D. – Il messaggio di Madre Teresa per noi oggi, uomini di Chiesa?

     
    R. – Io credo che il messaggio più bello sia questo: il Vangelo è vivibile. Il Vangelo è attuale, e vivendo il Vangelo noi attiriamo la gente perché l’apostolato si fa attraendo. Anche questa è una parola di Madre Teresa: Gesù ha detto: “Quando sarò elevato da terra tirerò tutti a me”. Madre Teresa commentava: “Dobbiamo fare come Gesù: immolandoci sulla croce, cioè lasciandoci inchiodare dalla carità, lasciandoci consumare dalla carità, spendendoci nella carità, noi attiriamo le anime al Signore. L’apostolato, prima di tutto, è una attrazione attraverso la carità”.

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    Al via oggi a Sibiu, in Romania, la Terza Assemblea ecumenica europea

    ◊   I cristiani del vecchio continente si ritrovano da oggi fino a domenica nella città romena di Sibiu per la Terza Assemblea ecumenica europea sul tema: “La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa”. All’ importante evento, che segue gli incontri di Basilea nel 1989 e Graz nel 1997, partecipano duemilacento delegati cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti. Sei giorni di sessioni plenarie, forum e momenti di preghiera comune per quella che si annuncia come la più grande Assemblea ecumenica mai celebrata. Il servizio del nostro inviato Fabio Colagrande:


    E’ partito da Roma e si conclude in un Paese a maggioranza ortodossa, dopo essere passato per Wittenberg, il pellegrinaggio ecumenico che ha preceduto la Terza Assemblea ecumenica di Sibiu. Un percorso per ritrovare la radice cristologica delle diverse confessioni nella convinzione che la comune conversione a Cristo sia la prima condizione per procedere nel cammino dell’unità. All’inizio del terzo millennio i cristiani europei sono consapevoli di essere chiamati a testimoniare insieme la loro fede in un contesto segnato da relativismo e indifferenza, come ricordava Benedetto XVI nel gennaio 2006 incontrando la Commissione preparatoria di Sibiu:

     
    “Tocca a noi discepoli di Cristo il compito di aiutare l'Europa a prendere coscienza di questa sua peculiare responsabilità nel consesso dei popoli. Tuttavia la presenza di noi cristiani sarà incisiva e illuminante solo se avremo il coraggio di percorrere con decisione la via della riconciliazione e dell'unità”.

     
    Sibiu, dunque, come occasione per un passo avanti nella riconciliazione ma anche per cercare le vie di una missione comune in un contesto secolarizzato. Un incontro con precise finalità. Il pastore Luca Negro è il segretario per la comunicazione della Conferenza delle Chiese Europee (KEK):

     
    “Non si tratta di un ‘happening’ o semplicemente di un raduno; si tratta di un’assemblea di delegati. L’assemblea si articola in nove forum che vanno appunto dalle tematiche più specificamente del dialogo ecumenico fino alla nostra testimonianza in Europa e anche la nostra testimonianza nel mondo, alle problematiche della globalizzazione ... Ciascuno di questi forum darà anche delle raccomandazioni pratiche che poi saranno inviate alle Chiese, alle Conferenze episcopali”.

     
    Integrazione europea, dialogo interreligioso, migrazioni, rispetto del Creato, giustizia e pace gli altri temi in agenda a Sibiu, dove sono attesi tra l’altro il cardinal Kasper, il Patriarca Bartolomeo I, il Metropolita Kyrill, il vescovo luterano Huber, ma anche personalità politiche come Barroso e Basescu. E non è un caso che la Terza Assemblea ecumenica europea si svolga oggi in un Paese dell’Est. Mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE):

     
    “L’unificazione europea avverrà soltanto quando riusciremo a mettere insieme queste due culture dell’Est e dell’Ovest. Questo è un lavoro in cantiere e crediamo che Sibiu possa dare questo grande contributo. D’altra parte, è una questione ecumenica: le Chiese dell’Occidente hanno una chance, qui, di confrontarsi con la grande tradizione orientale. E siccome abbiamo vissuto separati da un muro, adesso abbiamo l’occasione invece di conoscerci più profondamente e di imparare soprattutto a dare una testimonianza comune del Vangelo”.

     
    Sulle attese di questa nuova tappa nel cammino ecumenico, Fabio Colagrande ha sentito il parere del prof. Stefan Tobler, teologo evangelico svizzero, del Movimento dei Focolari, docente al Dipartimento di Teologia evangelica di Sibiu:

     
    R – Nel cammino dell’ecumenismo viviamo una fase, dopo tanti successi e sviluppi, in cui ogni Chiesa, ogni Confessione cristiana si ritira sulle proprie posizioni. Allora l’importante è adesso che si faccia questa Assemblea. Il fatto che tutte le Chiese storiche dell’Europa si riuniscano in un momento ufficiale, solenne e pubblico, è un momento importante proprio perché non stiamo attraversando un momento felice dal punto di vista ecumenico.

     
    D – Dall’Assemblea di Graz ad oggi quali sono stati i progressi ecumenici più importanti degli ultimi dieci anni?

     
    R – Senza dubbio è stato il documento ‘Charta Oecumenica’. Infatti dopo Graz si è deciso di fare insieme un documento in cui si afferma che anche se nelle questioni teologiche non è forse possibile fare progressi notevoli o che fanno colpo, bisogna valutare tutto ciò che già esiste sul piano della collaborazione, tutte le possibilità che abbiamo di ‘parlare con una sola voce’ . Da questo punto di vista la ‘Charta Oecumenica’ ha formulato in modo eccellente tutto ciò che si può fare insieme, che dobbiamo fare insieme, per essere fedeli alla chiamata di Dio. Questa ‘Charta’ ha avuto molto successo ed è stata accolta bene sul piano locale, regionale e nazionale in vari Paesi. Ha dato degli stimoli per la collaborazione e su questa base, secondo me, si possono fare ancora molti passi buoni.

     
    D – In particolare il mondo evangelico come guarda a questa Terza Assemblea ecumenica?

     
    R – Per essere sincero per noi evangelici il documento della Dottrina della Fede che è stato pubblicato da Roma quest’estate non era molto felice. Ha ribadito che le Chiese evangeliche non sono Chiese nel senso vero del termine, ma noi lo sapevamo già. Non abbiamo capito perché ci fosse bisogno di un altro documento per ribadirlo e dunque questo ha un po’ raffreddato il clima. Un altro punto che ha portato un po’ a una certa sospensione ecumenica da parte delle Chiese evangeliche è il fatto che il ruolo della donna nella Chiesa non è oggi troppo in evidenza. Tutti i grandi discorsi sono fatti da uomini e questo non sembra alle Chiese evangeliche la via più felice per le Chiese di oggi.

     
    D – Lei vive ed insegna in Romania, un Paese a maggioranza ortodossa. Qual è secondo lei, come osservatore ecumenico, l’attesa che c’è nell’ortodossia per questo incontro?

     
    R – Nell’ortodossia ci sono due tendenze. La prima ha sospetti verso l’ecumenismo perché teme il sincretismo. Ci sono però tanti altri che hanno fatto esperienze ecumeniche forti e hanno un forte spirito ecumenico. In particolare in Romania, dove c'è una Chiesa ortodossa molto aperta. Per loro, il fatto stesso che questa assemblea si faccia qui è il segno che non si può tornare indietro. La speranza è che non succeda qualcosa che dia ragione a quelli che hanno dei dubbi, ma che al contrario succeda davvero quello che è scritto nel tema dell’Assemblea: la Luce di Cristo risplenda su tutto il mondo. E se questo sarà il messaggio dell’Assemblea, dopo anche gli ortodossi ecumenicamente aperti saranno più sostenuti e più forti.

     
    D – Affinché Sibiu abbia davvero importanza nella storia dell’ecumenismo, con quale atteggiamento devono giungere in Romania da tutta Europa i vari delegati?

     
    R – Devono arrivare qui senza pensare di sapere già in partenza ciò che accadrà. Perché questo vorrebbe dire non credere nell’azione dello Spirito Santo. Sapere sì, prepararsi sì. Però essere sempre in ascolto di quello che lo Spirito vuole dire oggi. Allora può succedere qualcosa di nuovo e di grande.

     
    D – L’ecumenismo di popolo può avere ancora un ruolo importante come a Graz, anche se Sibiu è un’Assemblea riservata ai delegati?

     
    R – Questo rimane fondamentale. Senza un ecumenismo di popolo l’ecumenismo è morto. Per questo sarà tanto più importante portare avanti tutte quelle iniziative che dopo Sibiu daranno continuità all’ecumenismo. Questo lo facciamo e lo faremo qui in Romania dove c’è un terreno molto fertile per questo ecumenismo di popolo, che però va portato avanti con grande decisione, perché non va mai avanti da sé.

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    Colpi d'arma da fuoco contro l'auto di un parroco della Locride

    ◊   A Locri, in Calabria, l'altro ieri notte, diversi colpi di arma da fuoco sono stati sparati contro l’auto di don Giuseppe Giovinazzo, parroco della Chiesa della Santissima Immacolata. Il veicolo era parcheggiato nei pressi della parrocchia. “Un gesto inqualificabile che suscita sgomento e indignazione e che merita la nostra aperta condanna” ha commentato il vescovo di Locri-Gerace, mons. Bregantini. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello stesso don Giuseppe Giovinazzo:


    R. – A tuttora non so darmi spiegazione. Presiedo una associazione di volontariato ed operiamo nelle fasce delicate ed emarginate della Locride e in particolare di Locri e quindi non so se magari questa mia attività possa aver dato fastidio a qualcuno.

     
    D. – Lei si riferisce all’associazione “Nuova Evangelizzazione”, quindi?

     
    R. – Sì, ieri sera, a quell’ora, nella sede dell’associazione si trovavano dei volontari che portavano a compimento il confezionamento di confetture artigianali e di prodotti tipici. Non so se questa produzione e questa nuova attività possa aver dato fastidio a qualcuno.

     
    D. – Quale altra attività svolgete nell’associazione?

     
    R. – Noi facciamo un lavoro di aiuto alla vita in favore di famiglie indigenti, di ragazze madri, di extracomunitari, di rom, del recupero di ex-detenuti, di anziani e di malati. Sono vari i settori nei quali ci diamo da fare.

     
    D. – Come ha reagito la popolazione a questo gesto?

     
    R. – Sono rimasti disorientati, sconvolti ed indignati. Mi manifestano la loro vicinanza e la loro solidarietà.

     
    D. – Questi spari, esplosi contro la sua auto, la fermeranno in questo lavoro che sta facendo, in questa missione?

     
    R. – Certamente no. Si tratta certo di una situazione delicata. Mi preme, però, sottolineare che la maggior parte della popolazione della Locride è gente onesta, laboriosa.

     
    D. – Anche il vescovo di Locri-Gerace, mons. Bregantini ha ribadito, parlando a tutti gli uomini di buona volontà, che è necessario un risveglio delle coscienze proprio per diventare parte attiva contro questi fenomeni molto gravi…

     
    R. – Condivido pienamente e sono convinto che la rieducazione delle coscienze ad una cultura della legalità e della vita sia prioritaria.

     
    D. - Quale il suo appello, attraverso i microfoni della Radio Vaticana?

     
    R. – A coloro che hanno compiuto questo gesto dico: riflettete, convertitevi e cambiate vita, perché questo servirà a voi e al bene comune di tutti.

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    Sulla Spianata di Montorso il raduno vocazionale dei Neocatecumenali

    ◊   Più di 100 mila giovani delle Comunità neocatecumenali, in gran parte italiani, ma con delegazioni provenienti da varie parti del mondo, si sono incontrati ieri pomeriggio sulla spianata di Montorso con Kiko Arguello, Carmen Hernandez e padre Mario Pezzi, responsabile del Cammino neocatecumenale nel mondo, una realtà presente in 900 diocesi dei cinque continenti con circa 25 mila comunità. La riunione che si è svolta sullo stesso luogo vicino Loreto, che sabato e domenica ha visto l’Agorà dei giovani italiani con Benedetto XVI, è stata presieduta da mons. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Presenti anche numerosi vescovi italiani e della Spagna. Sin dal primo appuntamento di Papa Giovanni Paolo II con i giovani a Roma nel 1984 e poi in occasione di tutte le Giornate mondiali della gioventù, gli iniziatori del Cammino hanno convocato i giovani delle comunità per un incontro vocazionale dove raccogliere i frutti dell’incontro con il Papa. A Montorso c’era per noi Roberto Piermarini.


    “Un fiume di giovani” così lo ha definito Kiko Arguello, vedendo i circa 2000 ragazzi e 1200 ragazze che hanno risposto il loro sì alla chiamata del Signore al presbiterato o alla vita religiosa. Scendono commossi da ogni angolo della conca di Montorso, gremita di oltre 100 mila giovani, praticamente un quinto dell’Agorà. Presenti delegazioni dalla Spagna, dalla Scandinavia, dalla Germania, dalla Polonia, dal Kazakistan, dalla Terra Santa e c’è anche una piccola delegazione dell’Australia, pronta ad accogliere i giovani alla prossima Giornata mondiale dei giovani a Sydney, nel luglio del 2008. Dopo il saluto del vescovo di Loreto, mons. Danzi, sullo stesso grande palco allestito per l’Agorà dei giovani è stata posta la statua della Madonna di Loreto, portata processionalmente dai mille sacerdoti presenti all’incontro, che hanno accompagnato i gruppi a Montorso. Per prepararsi a questo incontro con Benedetto XVI questi giovani hanno compiuto un pellegrinaggio nelle diocesi italiane che li hanno accolti, fermandosi nelle strade e nelle piazze di città e Paesi per annunciare il Vangelo ai loro coetanei. Nella sua catechesi Kiko Arguello ha ricordato come in Spagna migliaia di giovani del Cammino stanno evangelizzando i loro coetanei nel mondo della scuola e ha ricordato la presenza degli oltre 200 mila appartenenti al Cammino neocatecumenale al Family Day a Roma. L’iniziatore del Cammino ha affermato che 3 mila famiglie con i loro figli sono pronte per evangelizzare le zone più scristianizzate del mondo. Ispirandosi al Vangelo dell’emorroissa, Kiko ha detto che è necessario toccare Cristo con fede, che Lui è la verità e che essere cristiani è portare sempre, come dice San Paolo, il morire di Gesù. La vera felicità – ha detto ai giovani – è amare dando la vita per l’altro e la croce ci viene a dire che Dio ti ama con un amore totale. Tanti cristiani perseguitati e uccisi nel mondo trovano la vera felicità in Lui. La cosa più grande - ha concluso Kiko, nella sua catechesi kerigmatica – è che Dio affida ai giovani la salvezza dell’umanità. “Voi dimostrate che essere cristiani è bello”, ha detto nella sua omelia mons. Rylko, il quale ha ricordato le parole di Benedetto XVI a Montorso, quando ha affermato ai giovani che la loro vita ha un senso, perché non è frutto di un caso, ma sono stati voluti da Dio, che li ha pensati personalmente e ha nei loro confronti un disegno di amore. Questa sera - ha detto il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici - “Dio vi ha scelto e vi dice ‘seguimi’, ma per dire il vostro sì dobbiamo imparare dalla Vergine Maria, la quale ci invita a non avere paura a dire questo sì e soprattutto ad essere umili”. Sull’importanza della famiglia nella scelta vocazionale hanno parlato poi Carmen Hernandez e padre Mario Pezzi. I duemila giovani che ieri sera hanno risposto alla chiamata del Signore inizieranno un periodo di discernimento nei centri vocazionali prima di entrare in seminario. Pronti ad accoglierli i 70 seminari diocesani Redemptoris Mater, che preparano presbiteri per la nuova evangelizzazione. Sono più di 3 mila i giovani ordinati nel mondo. Anche le ragazze avranno bisogno di un tempo di maturazione vocazionale, ma 5 mila di loro hanno già abbracciato la vita monastica. All’incontro di ieri a Montorso tantissimi giovani hanno anche trovato la loro vocazione a formare una famiglia cristiana, in un mondo che spesso vede il matrimonio come un legame inutile. Dietro ad ognuno di questi giovani – ha detto Kiko Arguello – vi è non solo una famiglia che ha riscoperto una vita nuova in Cristo, ma una comunità cristiana, che attraverso un cammino di iniziazione cristiana alimenta la sua fede. (Da Montorso, Roberto Piermarini, Radio Vaticana)

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    Chiesa e Società



    Lavorate con fede ed entusiasmo per mettere in pratica le conclusioni di Aparecida: così il cardinale Jorge Mario Bergoglio che ha presentato in Argentina il documento del Celam

    ◊   La Grande missione continentale è l’impegno delle Chiese dell’America Latina e dei Caraibi: è quanto ha affermato il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza episcopale argentina, che ha presentato il documento finale della Conferenza di Aparecida. Il porporato ha ricordato che la redazione del testo è stata intensa e faticosa, poiché si è dovuto integrare “in un corpo organico almeno 2.240 proposte integrative che si presentavano con molteplici diversità di stile e contenuti”, ed ha definito la V Conferenza dell’episcopato latinoamericano e caraibico un “importante, sereno e costruttivo momento di comunione ecclesiale”. “Chiedo a tutti di lavorare con fede e con entusiasmo per mettere in pratica le conclusioni pastorali che nascono da un incontro che ha avuto caratteristiche di grande rilevanza – ha spiegato il cardinale Bergoglio – consentendo una partecipazione di tutti i membri della Chiesa senza precedenti”. Padre Carlos Galli, fra gli esperti che hanno accompagnato il cardinale Bergoglio e che hanno partecipato come consulenti alla V Conferenza del Celam, ha sottolineato che “le linee missionarie del documento finale sono da porre in relazione anche con il forte sostegno che i vescovi stanno dando all’integrazione latinoamericana che deve coinvolgere anche le Chiese particolari”. Il sacerdote ha ribadito inoltre che il documento non vuole essere e non è una controffensiva di fronte al calo dei fedeli degli ultimi anni, bensì un progetto missionario organico per il XXI secolo. Padre Víctor Manuel Fernández, ha spiegato invece che il tema centrale del documento finale è quello della Vita in Cristo del quale tutti siamo discepoli e missionari. “La parola 'vita', nel testo – ha detto ancora padre Fernández – appare 631 volte, ciò vorrà dire qualcosa di molto rilevante”. Infine, il sacerdote ha concluso la sua analisi ricordando altri due elementi fondamentali: da un lato mettere “la Bibbia, non solo nelle mani dei sacerdoti ma anche dei laici, e dall’altro, l’opzione preferenziale per i poveri nella prospettiva così lucidamente illustrata da Benedetto XVI quando nel suo discorso ha parlato di scelta cristologica”. (T.C.)

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    Parte a Roma il Congresso internazionale dei cappellani delle prigioni per ribadire il 'no' alla pena di morte

    ◊   “Scopri in ogni detenuto il volto di Cristo”. Questo il tema del 12esimo Congresso Internazionale della Commissione Internazionale per la Pastorale Cattolica nelle Prigioni (ICCPPC) in programma a Roma da domani fino al 12 settembre. Al convegno – afferma l’agenzia Misna - parteciperanno sacerdoti e laici responsabili della cura pastorale di quanti operano e vivono nelle carceri di 56 Paesi dei cinque continenti. Tra gli interventi previsti quelli dei cardinali Renato Raffaele Martino, presidente dei Pontifici Consigli Giustizia e Pace e della pastorale dei migranti e degli itineranti, e Nasrallah Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, di mons. Giorgio Caniato, Ispettore Generale dei Cappellani del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria italiana e di mons. Luciano Monari, vescovo di Piacenza-Bobbio. La Commissione Internazionale per la Pastorale Cattolica nelle prigioni è impegnata per “risvegliare e fomentare una maggiore sensibilità e preoccupazione di tutta la Chiesa per l’azione pastorale e apostolica nelle carceri” e “promuove l’umanizzazione, la revisione e la riforma dei sistemi penitenziari di tutto il mondo”. Tra gli impegni specifici, la lotta contro la pena di morte “sia perché di fatto non venga applicata e sia perché ne sia attuata una piena e universale abolizione”. (E. B.)

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    Si è concluso in Germania un progetto triennale per il dialogo interreligioso

    ◊   “Un pieno successo”. Così il vescovo ausiliare della diocesi di Essen, mons. Franz Vorrath, ha definito un progetto per il dialogo interreligioso a livello nazionale iniziato in Germania nel 2004 e appena conclusosi. Promotori di “Weisst du wer ich bin?”, “Sai chi sono io?”, sono stati l’ACK, ovvero il Gruppo di lavoro delle Chiese cristiane tedesche, il Consiglio centrale degli ebrei in Germania (ZMD), il Consiglio centrale dei musulmani in Germania (DITIB) e l’Unione islamica turca delle Istituzioni religiose (DITIB). Il piano - sostenuto dal ministero dell’Interno locale e rivolto alle congregazioni religiose, ai giovani e alle scuole – prevedeva lo sviluppo di 100 progetti in 100 differenti località dislocate sul territorio tedesco. “In Germania, in oltre 100 luoghi, sono stati abbattuti muri e barriere mentali – ha dichiarato mons. Vorrath al termine dei festeggiamenti di chiusura, a Duisburg – e sono stati costruiti ponti di comprensione”. Tra i temi affrontati nelle conferenze e negli incontri, la lotta al razzismo, la costruzione di una memoria storica collettiva, la difesa della differenza culturale, la lotta agli stereotipi e la prevenzione dei conflitti. Durante il lungo percorso i leader delle tre religioni monoteistiche si sono incontrati regolarmente per costruire un rapporto di fiducia reciproca. I problemi comuni di integrazione di ebrei e musulmani in Germania possono infatti, sostengono gli organizzatori, venire affrontati in maniera più costruttiva in una “trialogo” anziché in un dialogo. (V.F.)

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    La formazione al centro degli esercizi spirituali per i consacrati in corso a Collevalenza

    ◊   “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. Questo il tema al centro degli esercizi spirituali per sacerdoti, diaconi e religiosi, organizzati dal Rinnovamento nello Spirito Santo (RNS) presso la Casa del Pellegrino di Collevalenza (PG). Agli esercizi, che hanno preso il via ieri e che si concluderanno l’8 settembre, partecipano più di cento consacrati con gli interventi, tra gli altri, di Salvatore Martinez, presidente nazionale RNS, don Guido Pietrogrande, consigliere spirituale nazionale RNS, e don Fulvio Di Fulvio, responsabile nazionale dell’area diffusiva. Il corso, ricorda un comunicato inviato all’agenzia Zenit, “evidenzia il risultato positivo della proposta formativa del RNS per il 2007. Spaziando dalla famiglia alla preghiera, dall’animazione all’impegno sociale, la formazione del Movimento ha più che raddoppiato il numero degli iscritti”. Sono stati circa 1.500, infatti, i partecipanti alle sette Scuole nazionali animatori rivolte ai nuovi membri di pastorali di servizio e agli animatori del movimento. Duecento delegati regionali hanno preso parte alla Scuola nazionale ministeriale, svoltasi a Frascati, alle porte di Roma, nello scorso mese di luglio. Cinquecento sono stati invece i partecipanti ai corsi specifici organizzati presso la Casa Famiglia di Nazareth, a Loreto, dedicati alla famiglia, e al Centro Paolo VI di Gaver, in provincia di Brescia, sulle metodologie di evangelizzazione. “La formazione è il paradigma spirituale di un buon animatore”, ha spiegato Salvatore Martinez parlando dell’importanza di un progetto formativo “ecclesiale e sociale” di ampio respiro per rispondere alle sfide del presente. (E. B.)

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    Palermo in festa per le celebrazioni di Santa Rosalia

    ◊   A Palermo entrano oggi nel vivo le celebrazioni della festa di Santa Rosalia. Tanti i fedeli che già da ieri sera alle 21,30 sono saliti al Monte Pellegrino, partecipando alla tradizionale ‘acchianata’, come si dice in dialetto, percorrendo le due arterie che portano in cima al Monte. I devoti di Santa Rosalia salgono le trentasei rampe che portano al Santuario a piedi scalzi o in ginocchio: in mano, fiaccole o un bouquet di fiori freschi, nel cuore, la fede con cui affrontare una processione per chiedere una grazia o rispettare un voto precedente. Salute, lavoro, affetti: alla ‘Santuzza’ si rivolgono i palermitani, ma c’è anche qualcuno che arriva da lontano, come una giovane bengalese che prega per la pace nel mondo. La prima Messa è stata celebrata questa notte alle 2.00; alle 8,30 arriva un sacerdote dello Sri Lanka che celebra il rito per la comunità cattolica tamil palermitana, molto devota a Santa Rosalia. Questa mattina, l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo ha presieduto la funzione religiosa alla presenza delle massime autorità civili e militari. “Rosalia – ha detto l’arcivescovo Romeo nell’omelia – ci ricorda che la nostra fede potrà salire alte cime e potrà elevarsi sul serio quando diventerà vita vissuta, concreta, nelle scelte quotidiane che si compiono tenendo presenti, nella mente e nel cuore, i Comandamenti di Dio, che si riassumono nella formulazione di Gesù: l'amore a Dio e l'amore ai fratelli”. “L’acchianata - ha proseguito l’arcivescovo di Palermo - è una parabola della vera ascesi. C’è una fatica nel salire in alto, nel far decollare la nostra fede perché diventi vita concretamente vissuta alla scuola del Vangelo. Potremmo dire di sì a quanto ci hanno insegnato. Potremmo dire di credere in Gesù Cristo e in quanto Egli ci ha lasciato detto nel suo Vangelo. Potremmo anche definirci buoni cristiani che non fanno del male a nessuno. Ma se le nostre convinzioni non si accompagnano a seri e concreti propositi di vita, restiamo vittime della nostra apparenza religiosa. Far salire di quota la nostra fede costa fatica, eppure non c'è salita senza fatica e sudore. In questa impegnativa fatica della nostra maturazione di fede, spesso anche le cadute ci insegnano a stare più attenti alla strada da percorrere, per evitare che altri ostacoli la intralcino. Anche il nostro peccato, nella parabola della vita, può insegnarci qualcosa: se individuato e messo nelle mani di Dio, ricco di misericordia attraverso il sacramento della Riconciliazione, ci torna utile per capire dove potremmo ancora sbagliare e cosa dobbiamo correggere di noi, ossia quali passi è necessario evitare in futuro”. (A cura di Alessandra Zaffiro)

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    Indetto il primo concorso mondiale di composizione musicale sui testi carmelitani

    ◊   Poter ascoltare i testi di San Giovanni della Croce o Santa Teresa di Gesù su nuove note, durante concerti o celebrazioni liturgiche. E’ il desiderio dell’Associazione Carmelo Teresiano Italiano che per realizzarlo ha indetto un concorso di musica sacra, dal poetico titolo “Hermosura”, “bellezza” in lingua spagnola. Una giuria, formata da docenti del conservatorio, musicisti di grande fama e critici, premierà i migliori compositori italiani e stranieri che si cimenteranno nella creazione di melodie che accompagnino i testi dei grandi mistici carmelitani. Le opere, che dovranno pervenire all’associazione entro il 31 marzo prossimo, non devono superare i 10 minuti e hanno l’obbligo di attenersi fedelmente ai testi. Come riferisce l'agenzia Zenit, il concorso è articolato in quattro sezioni, distinte a seconda degli strumenti e degli esecutori per cui è stata composta la partitura. La fase finale prevede che i lavori selezionati vengano eseguiti nel corso di un concerto. (V.F.)

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    E’ in rete la biblioteca digitale salesiana

    ◊   Da alcuni giorni la Biblioteca digitale salesiana è fruibile sul sito della Congregazione fondata da don Giovanni Bosco www.sdb.org, con documenti e materiali utili per lo studio e l’azione pastorale. Come riporta l’agenzia salesiana ANS, ripresa dal SIR, la biblioteca digitale è stata realizzata grazie ad un software gratuito conosciuto come sistema “Greenstone”, lanciato dall’università di Waikato, in Nuova Zelanda, con l’appoggio dell’UNESCO. Si tratta di un sistema operativo che – affermano gli esperti - ha rivoluzionato le possibilità di accesso per i Paesi poveri visto che il suo codice è aperto, modificabile e gratuito. “Ci auguriamo che questa risorsa sia sempre più sfruttata da tutta la Congregazione e la Famiglia Salesiana e da chi vuole conoscere meglio la vita e il carisma che ruota attorno di Don Bosco”, ha dichiarato don Julian Fox, responsabile del sito. L’obiettivo – ha concluso – è quello di “incrementare la biblioteca digitale contando anche sull’aiuto di una rete di collaboratori”. (E. B.)

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    A Panama proseguono i lavori di allargamento del canale

    ◊   Proseguono i lavori di ampliamento del canale di Panama, una delle più importanti vie commerciali del pianeta, iniziati ieri con una grande cerimonia alla presenza del presidente Martin Torrijos. Come riporta l’agenzia Misna, l’allargamento del canale - avviato dopo i fuochi d’artificio con una potentissima detonazione che ha fatto saltare parte di una collina - permetterà alla fine dei lavori, tra circa sette anni, il transito di navi più grandi tra l’Atlantico e il Pacifico. “Sono fiero dei piani di espansione” ha detto Torrijos al fianco dell’ex-presidente statunitense Jimmy Carter, firmatario nel 1977 insieme a Omar Torrijos, padre dell’attuale presidente, degli accordi sulla progressiva restituzione del canale a Panama, avvenuta il 31 dicembre 1999. La sovranità sul canale, costruito dagli americani tra il 1904 e il 1914, fu al centro di accese dispute tra Washington e Panama dalla fine della seconda guerra mondiale fino all’intesa del ’77. L’espansione della rotta, tramite la creazione di una terza via di navigazione, è stata approvata attraverso un referendum popolare nell’ottobre 2006. Circa il 5% del commercio mondiale attraversa gli 80 chilometri dello stretto, gestito dall’Autorità del Canale di Panama (ACP), un’entità indipendente. La maggior parte della popolazione del Paese, tre milioni di abitanti, lavora attorno alle sue attività. (E. B.)

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    Il dramma delle madri israeliane e palestinesi al centro del documentario ‘Madri’ proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia

    ◊   Mentre nel concorso veneziano il cinema italiano ha portato, fino ad oggi, due lavori alquanto sbiaditi, ossia il pretenzioso e algido Nessuna qualità per gli eroi di Paolo Franchi e Il dolce e l’amaro di Andrea Porporati, convenzionale e sbiadita storia di dannazione e pentimento nella comunità mafiosa di Palermo, è nella sezione Orizzonti che si scoprono autori originali e coraggiosi. Tra questi è da prendere in considerazione una regista, Barbara Cuspiti, che si è prefissata un traguardo morale e mediatico di profondo rispetto: “Per noi occidentali la guerra israelo-palestinese ormai è un rumore di fondo. Io volevo ricordare – ha affermato l’autrice – che dietro i numeri ci sono dei volti, delle persone”. Questi volti, queste persone, sono quindici madri, sette israeliane e otto palestinesi, scelte per rappresentare tutte le madri della Terra Santa e oggi terra insanguinata. Il suo documentario inizia con un accorato appello di una di queste madri: “E’ difficile sostenere la perdita di quel sorriso che le madri desiderano tanto e di quelle voci che sono scomparse. E’ ora di mettere fine ai lutti dei due popoli, le madri hanno il potere di mettere fine alla distruzione della vita, hanno il potere di ricostruire un ponte di riconciliazione con spirito gentile e generoso”. E’ anche una confessione che condensa tutte le aspirazioni alla pace di due popoli in guerra. Barbara Cupisti, con discrezione assoluta e partecipazione emotiva infinita, ci porta a contatto con il dolore e con la speranza delle madri palestinesi ed israeliane che hanno perso, in diversi modi, i loro figli nel corso dell’insanabile conflitto e oggi condividono la loro esperienza in un Parents Circle da loro costituito che riunisce 500 famiglie di vittime di entrambe le parti. E’ un documentario di indelebile angoscia e forte spessore etico, nel corso del quale il susseguirsi di ricordi e di occhi materni solcati dalle lacrime conducono sulla soglia del profondo dolore, simile al grido e lamento grande di Rachele che piange inconsolabile i suoi figli perché non sono più. E’ impressionante, ad esempio, tra i tanti, seguire il racconto di una mamma che modella questo suo grido e il vuoto della sua esistenza in sculture incomplete, oppure altre due mamme che hanno perso, il 9 agosto del 2001, le due rispettive figlie nell’attacco terroristico avvenuto a Gerusalemme in un ristornate ad opera di un kamikaze palestinese, del quale fa poi un ricordo a sua volta terribile la madre. Sono orizzonti diversi, sembra inconciliabili, in cui il dialogo, la comprensione si fanno difficilmente strada. Avessero, per questo, molti dei grandi e potenti della terra il coraggio e l’umiltà di ascoltare finalmente queste madri e di consolarle con due sole parole cui far seguire fatti concreti: scambiamoci il perdono, facciamo la pace. (A cura di Luca Pellegrini)

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    Si è spento nella notte il dott. Antonino Cherubino, già vicedirettore amministrativo della Radio Vaticana

    ◊   E’ morto nella notte a Roma, dopo lunga malattia, il dott. Antonino Cherubino, vicedirettore amministrativo della Radio Vaticana dall’86 al 94, anno in cui è entrato in pensione. Aveva 78 anni. Laureato in giurisprudenza, era entrato nell’emittente pontificia nel 1967. Prima di assumere la carica di vicedirettore è stato responsabile della segreteria di sede di Palazzo Pio e segretario capo della Radio Vaticana. I funerali si svolgeranno domani alle 11.00 nella Chiesa romana di Nostra Signora di Guadalupe e San Filippo. Noi lo ricordiamo con affetto e stima per la sua professionalità e dedizione alla Radio del Papa. Alla moglie e ai figli, l’espressione della nostra vicinanza nell’amicizia e nella preghiera.

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    24 Ore nel Mondo



    Doppio attentato in Pakistan contro funzionari governativi: almeno 24 morti – In Danimarca sventato un attacco terroristico. La polizia ha arrestato 8 persone sospettate di avere legami con Al Qaeda

    ◊   Almeno 24 morti e 70 feriti: è il tragico bilancio del duplice attentato avvenuto questa mattina a Rawalpindi, in Pakistan. Obiettivo degli attacchi kamikaze, avvenuti a breve distanza l’uno dall’altro, erano i funzionari governativi, in particolare del Ministero della Difesa, impiegati in questa cittadina militare a pochi chilometri dalla capitale Islamabad. Per un’analisi di quanto sta avvenendo nel Paese, sentiamo Loretta Napoleoni, esperta dell’area, intervistata da Stefano Leszczynski.


    R. – Sicuramente, questo è un attacco che è legato all’azione militare che Musharraf sta conducendo all’interno del Waziristan, regione tribale tra l’Afghanistan e il Pakistan dove si presume siano nascosti sia Osama bin Laden sia Al Zawiri; quindi, in un certo senso, è una ‘rimonta’ degli islamici integralisti all’interno del Pakistan. E’ un attacco molto serio, perché vuol dire che sta portando la lotta dall’Afghanistan all’interno del Pakistan.

     
    D. – Nell’ottica delle prossime elezioni presidenziali e parlamentari che ci saranno in Pakistan, c’è quindi da prevedere un aumento degli attentati di questo tipo?

     
    R. – Sicuramente ci sarà un aumento degli attentati di questo tipo; sicuramente, l’accordo che si sta ventilando tra Benhazir Bhuto e Musharraf è un accordo ancora molto, molto debole. Io dubito che gli islamici accetteranno un ritorno di Benhazir Bhuto: non dimentichiamo che quando era al potere, c’erano stati diversi attentati condotti proprio dagli islamici legati ad Osama bin Laden.

     
    D. – Parliamo degli obiettivi del terrorismo di al Qaeda in Pakistan. I miliziani dell'organizzazione terroristica otrebbero accontentarsi della semplice caduta di Musharraf o è una vera e propria guerra per il controllo dell’intero Paese?

     
    R. – Io credo che al Qaeda non sia così importante all’interno di quello che sta succedendo in Pakistan, quanto invece i 'signori della guerra' e i capi tribù della zona del Waziristan, i quali non hanno mai accettato un governo centrale. In un certo senso, si stanno appoggiando ad al Qaeda, si sono alleati. Per cui penso che la vera forza di destabilizzazione all’interno del Pakistan sia una forza – purtroppo! – a carattere nazionale, e quindi di pakistani.

    - Dopo la visita di ieri a sorpresa in Iraq, il presidente statunitense, George W. Bush, è partito alla volta di Sidney per partecipare al Forum di cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC). Illustrando l’attuale situazione irachena, Bush ha detto ieri che sarà possibile ridurre le forze statunitensi se continueranno i progressi nel Paese arabo. “Gli Stati Uniti - ha aggiunto - non abbandoneranno il popolo iracheno”. In Iraq, intanto, è stata confermata la pena di morte pronunciata contro Ali Hassan Al Majid, detto ‘Alì il chimico’, per il ruolo assunto nel genocidio di 180 mila curdi alla fine degli anni ‘80.

    - Non si fermano le violenze in Afghanistan, dove secondo dati forniti dal governo almeno 500 poliziotti hanno perso la vita, negli ultimi mesi, a causa di agguati da parte di guerriglieri. Anche oggi si registrano nuovi attacchi ai danni delle forze di sicurezza governative: tre agenti afghani sono rimasti uccisi in due distinti attentati kamikaze. Violenze anche nel sud del Paese, dove nelle ultime ore sono morti almeno 16 guerriglieri in seguito a scontri con truppe afgane. Tra le vittime c’è anche un comandante, il mullah Mateen, che sarebbe stato coinvolto con un ruolo di primissimo piano nel sequestro di 23 missionari sud-coreani, rilasciati la scorsa settimana.

    - In Libano, i miliziani del gruppo integralista Fatah al-Islam, scacciati domenica dalle truppe libanesi dal campo profughi palestinese di Nahr al-Bared, stavano pianificando un attentato contro il patriarca di Antiochia dei Maroniti, cardinale Nashallah Sfeir. Lo rende noto il quotidiano libanese As-Safir, aggiungendo che alcuni integralisti hanno più volte seguito gli spostamenti del porporato.

    - “E’ impensabile continuare a rifornire Gaza di elettricità, acqua e carburante mentre i cittadini israeliani restano bersagli viventi” dei razzi lanciati da estremisti palestinesi: così si espresso il vice primo ministro israeliano, Haim Ramon, stretto alleato del premier Ehud Olmert, all’indomani del lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso la cittadina israeliana di Sderot, nel sud del Paese.

    - La Danimarca torna nel mirino del terrorismo internazionale. Questa mattina, a Copenaghen, i servizi di sicurezza hanno arrestato otto persone sospettate di progettare attentati dinamitardi. Secondo quanto riferito dalla polizia danese, si tratta di giovani militanti islamici legati al Qaeda. Un precedente comunicato dei servizi segreti spiegava poi che “gli arresti sono il risultato di un lungo periodo di sorveglianza di alcune persone sospettate di preparare un atto terroristico con esplosivi”. La retata di stamani è la terza in due anni contro cellule della rete internazionale del terrore, presenti nel Paese.

    - L’ex presidente iraniano, Ali Akbar Hasehmi Rafsanjani, è stato eletto oggi alla guida dell’Assemblea degli esperti, massimo organo religioso dell’Iran. Rafsanjani, eletto con 41 voti sui 76 espressi nell’organismo composto da 86 membri, sostituisce l’ayatollah Ali Meshkini, morto in luglio. La sua vittoria rappresenta una netta sconfitta per lo schieramento conservatore del presidente Ahmadinejad. L’Assemblea degli esperti, eletta nel dicembre scorso, è un organo composto da religiosi che hanno il compito di supervisionare l’attività della Guida suprema, la più alta autorità della Repubblica iraniana, e di nominarne un successore nel caso di decesso o sostituirlo in caso incapacità.

    - Gli Stati Uniti hanno smentito quanto riferito ieri da un portavoce del ministero degli Esteri nordcoreano, secondo cui la Corea del Nord, a seguito della sua rinuncia al nucleare, sarebbe stata tolta dalla lista dei cosiddetti “Paesi canaglia”, stilata dal governo americano. La precisazione è arrivata dal vice segretario di Stato statunitense, Christopher Hill, capo negoziatore per la crisi relativa al programma nucleare della Corea del Nord. La presenza o la cancellazione della Corea del Nord dalla lista – ha detto Hill - dipende da loro progressi del governo di Pyongyang sulla via della denuclearizzazione”.

    - In Cina, il governo ha annunciato nuove misure per tutelare con più efficacia i diritti umani. Nel Paese asiatico si è poi appena conclusa una campagna per proteggere l’ambiente. Ma agli sforzi dell’esecutivo cinese per cercare di raggiungere gli standard occidentali in vari ambiti si contrappongono, sul versante internazionale, nuove possibili cause di frizione. Il nostro servizio:


    Il governo cinese ha elaborato il primo piano nazionale per contrastare il dramma del traffico di esseri umani e proteggere donne e bambini dalle piaghe della prostituzione e dei lavori forzati. Tradizionalmente, il traffico di esseri umani in Cina era associato all’adozione o al matrimonio coercitivo. Adesso sono lo sfruttamento sessuale, il lavoro forzato e quello minorile le principali ragioni di questo turpe fenomeno. In Cina sono poi sempre più allarmanti gli effetti legati all’inquinamento. Per cercare di ridurre le conseguenze di questo altro grave fenomeno, legato ad una espansione industriale che richiede alti quantitativi di energia, l’Amministrazione statale per la protezione ambientale (SEPA) ha ordinato la chiusura di 400 industrie. Ad altre 249 è stata imposta la sospensione della produzione e a 102 industrie è stata data una scadenza per migliorare gli standard ambientali. I provvedimenti restrittivi sono stati presi al termine di una campagna di due mesi, condotta dall’ente cinese in cinque zone industriali dislocate lungo i maggiori fiumi del Paese. Sono state prese in esame più di 1100 aziende. Secondo molti osservatori, si tratta di mosse compiute dal governo cinese per cercare di accrescere la propria credibilità, soprattutto in vista delle Olimpiadi del 2008 che si terranno proprio nel Paese asiatico. Di questioni economiche, emergenze climatiche e diritti umani si discuterà poi durante il Forum di cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC), che inizia oggi a Sydney. Al Vertice, dove è prevista la partecipazione dei leader di 21 Paesi tra cui i presidenti americano e cinese, si parlerà secondo anticipazioni di stampa anche di un presunto attacco informatico contro il sito del Pentagono. Fonti citate dal quotidiano ‘Financial Times’, hanno rivelato, infatti, che militari cinesi sarebbero riusciti a violare, lo scorso mese di giugno, il sito del Ministero della Difesa degli Stati Uniti. Secondo diversi funzionari del Pentagono, l’esercito cinese ha la capacità di disabilitare sofisticati sistemi informatici in caso di conflitto.

    - In un’azienda agricola della regione di Krasnodar, nel sud est della Russia è stato scoperto il virus H5N1 dell’influenza aviaria. Lo ha reso noto l’agenzia Interfax, citando il servizio federale russo del controllo veterinario. L’allevamento è stato messo in quarantena. La presenza del virus era stata riscontrata, lo scorso febbraio, sia nella regione di Krasnodar sia in quella di Mosca.

    - Denuncia di Medici senza Frontiere nei confronti delle autorità etiopiche, che hanno negato ai propri operatori sanitari l’accesso a cinque zone della Somali Region, al confine con la Somalia, dove dall’inizio di luglio è in corso un conflitto tra le truppe regolari ed alcune milizie ribelli. Nel luglio scorso, l’organizzazione sanitaria aveva condotto missioni esplorative nell’area, dove la crisi umanitaria va deteriorandosi di giorno in giorno. Salvatore Sabatino ha raccolto la testimonianza di Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF – Italia:


    R. – Nelle zone di conflitto, dove abbiamo lavorato fino alla fine di luglio e abbiamo visto villaggi bruciati, villaggi vuoti, abbiamo parlato con gente fuggita dalle proprie case a causa del conflitto: è grave, ma si aggrava giorno dopo giorno. A causa anche del blocco imposto dalle autorità, un blocco che impedisce l’arrivo di cibo, l’arrivo di beni di prima necessità ...

     
    D. – Quali sono le richieste che voi ponete alle autorità di Addis Abeba?

    R. – Lasciare che i nostri operatori possano continuare il lavoro di assistenza a questa popolazione che vive una situazione estremamente precaria. Dobbiamo ribadire il fatto che questa regione è una regione molto povera, predisposta alle carestie e ad emergenze nutrizionali: per questo, non possiamo perdere neanche un giorno per portare aiuti a questa popolazione.

     
    D. – In particolare, di che cosa ha bisogno la popolazione?

    R. – Innanzitutto, accesso al cibo, alle cure e ai beni di prima necessità. Questo sarà possibile solo se gli operatori umanitari potranno lavorare senza veder negato il loro accesso.

     
    D. – Se lei avesse la possibilità di lanciare un appello alla comunità internazionale, che cosa direbbe?

     
    R. – La comunità internazionale deve aiutare questa popolazione e deve garantire l’accesso agli aiuti per la popolazione.

     
    D. – Dopo questa denuncia, quale risposta vi aspettate?

     
    R. – La nostra speranza è di poter soccorrere la popolazione in pericolo e il nostro timore è di non avere ripercussioni, conseguenze sull’intera missione di Medici senza frontiere in Etiopia.

    - Almeno 21 persone sono morte a causa di violenti scontri scoppiati in Burundi tra due fazioni del sedicente gruppo “Forze di liberazione nazionale” (FLN). A provocare i combattimenti è stata la nomina di Agathon Rwasa a capo del gruppo. Le vittime appartengono alla fazione che si oppone a questa nomina.

    - In Giamaica, non sono ancora ufficiali i risultati delle elezioni politiche tenutesi ieri nella ex colonia britannica. Fonti ufficiose hanno reso noto che il Partito laburista (JLP), guidato dall’avvocato Bruce Golding, ha ottenuto 31 seggi. Lo schieramento socialdemocratico (PNP), del premier Portia Simpson Miller, ha ottenuto invece 29 seggi. Il servizio di Maurizio Salvi:


    Fonti elettorali hanno indicato che l’opposizione del partito laburista, di tendenza conservatrice, ce l’avrebbe fatta a scalzare dal potere il partito nazionalpopolare, di orientamento socialdemocratico, sia pure per soli due seggi di vantaggio. E’ stato a questo punto che il premier, la signora Portia Simpson-Miller, è entrata nel quartier generale del partito per annunciare, davanti a centinaia di militanti che, nonostante un apparente risultato non favorevole, non avrebbe ammesso la sconfitta fino ad oggi nei confronti del partito laburista. “La votazione ha dato un risultato troppo di stretta misura – ha detto Portia Simpson-Miller – e per varie ragioni, anche costituzionali, non è mia intenzione concedere la vittoria”. Va detto che il PNP è al potere dl 18 anni e che la premier sperava di assicurarsi un nuovo mandato quinquennale. La riconferma sembrava una formalità, ma il passaggio dell’uragano Dean, a metà agosto, non ha costretto soltanto le autorità a rinviare le elezioni - previste per il 27 agosto- di una settimana, ma anche fatto crollare il PNP nei sondaggi. Questo a ragione della delusione della popolazione per la scarsa efficacia dell’azione del governo a favore dei sinistrati. (Dall’America Latina, Maurizio Salvi, Ansa, per la Radio Vaticana)

    - Oltre duemila persone evacuate e allarme rosso su tutta la costa caraibica. Così l’Honduras si prepara all’arrivo, previsto per oggi, dell’uragano Felix, che sta procedendo nel mar dei carabi ad una velocità di 35 chilometri orari, con venti che soffiano fino a 240 chilometri l’ora. Tuttavia, secondo le previsioni, la tempesta continuerà a perdere di intensità. L’uragano ha raggiunto, nelle ultime ore, la categoria 5. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra)

     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 247

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