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SOMMARIO del 02/09/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla Messa dell'Agorà di Loreto: cari giovani, rifiutate i comportamenti arroganti e scegliete l'umiltà, spendendovi per la tutela del Creato
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Vincenzo Paglia in vista dell'Assemblea ecumenica di Sibiu: i cristiani europei non cedano alla tentazione del conflitto, ma accettino il confronto della diversità
  • Consegnati dall'UNICEF kit farmaceutici per frenare l'allarme colera in Iraq. Ma resta il problema dell'acqua contaminata. Intervista con Donata Lodi
  • Domani, 25.mo della morte del generale Dalla Chiesa. L'arcivescovo di Palermo, Romeo: chi si allontana dall'amore Dio, racconta menzogne all'uomo
  • Chiesa e Società

  • Circa 600 giovani cattolici si sono incontrati a Da Lat, in Vietnam, per pregare e preparare la prossima Giornata mondiale della gioventù
  • Appello della Conferenza episcopale greca per aiutare le vittime degli incendi. Mons. Forte: “Chi appicca il fuoco offende il Creatore”
  • A tre mesi dall’inizio della stagione delle piogge, l’Africa fa il bilancio dei danni: centinaia di morti, migliaia di sfollati e gravi danni all’agricoltura
  • In Guatemala, la Commissione americana dei diritti umani denuncia atti di violenza e omicidi politici, per le prossime elezioni
  • Le Filippine al decimo posto nella classifica mondiale di “sparizioni non volontarie”, con 758 casi riportati
  • “Il Vangelo quotidiano in mp3”: il progetto lanciato dai missionari Clarettiani filippini, per insegnare l’inglese alle comunità vietnamite
  • “Madre Teresa: vieni, sii la mia luce”: dal 4 settembre, il libro edito dall’organizzazione delle Missionarie della Carità
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Libano, uccisi in seguito ad una operazione militare almeno 20 miliziani che stavano cercando di fuggire dal campo profughi palestinese di Nahr el-Bared - Il presidente Bush ribadisce di non voler cambiare strategia in Iraq nonostante le critiche da parte di diversi generali
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla Messa dell'Agorà di Loreto: cari giovani, rifiutate i comportamenti arroganti e scegliete l'umiltà, spendendovi per la tutela del Creato

    ◊   L’umiltà, via maestra del coraggio non della rinuncia. Benedetto XVI l’ha indicata questa mattina, celebrando la Messa sulla spianata di Montorso ai 500 mila giovani, partecipanti all’Agorà, che si concluderà nel pomeriggio. Il Papa ha invitato ad andare controcorrente, ad essere critici verso modelli di vita improntati all’arroganza, a preferire le vie alternative indicate dall’Amore vero. Ai giovani, il Santo Padre ha inoltre affidato il futuro del pianeta nel quale - ha detto - sono evidenti i segni di uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura. Tra i presenti alla liturgia, il presidente della Conferenza episcopale italiana, l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, e il vicepremier italiano, Francesco Rutelli. Il servizio del nostro inviato a Loreto, Paolo Ondarza:


    Prima che sia troppo tardi occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra. Celebrando l’Eucarestia di fronte ad una folla colorata e festosa di giovani sulla Piana di Montorso, Benedetto XVI rivolge un appello per il rispetto della natura, ventiquattr'ore dopo la Giornata nazionale per la salvaguardia del Creato promossa dalla CEI:

     
    “Serve un sì deciso alla tutela del Creato e un impegno forte per invertire quelle tendenze che rischiano di portare a situazioni di degrado irreversibile”.
     
    Dopo una notte trascorsa sotto le stelle, e la recita delle Lodi mattutine guidata dal presidente della CEI, l'arcivescovo Angelo Bagnasco, il popolo dell’Agorà - mezzo milione di giovani provenienti da tutta Italia e da Paesi europei e del Mediterraneo - ha accolto festosamente l’arrivo del Papa sotto un caldo sole estivo. “Gesù ha una predilezione per i giovani - ha detto il Pontefice - ne rispetta la libertà, ma non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa. Ancora oggi, Dio cerca cuori giovani”. Da qui, un nuovo appello ad essere santi sull’esempio di Maria. Umiltà, via maestra, non solo virtù umana, ma modo di agire di Dio stesso che guardando l’umiltà della Vergine, rese in lei possibile l’impossibile. Ma si tratta di una virtù “fuori moda”: oggi - ha indicato il Papa - “l’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto”. Quindi, un appello ai giovani ad andare controcorrente, a non ascoltare le voci “interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere”. Un’esortazione alla vigilanza e a coltivare uno spirito critico:

     
    “Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie ‘alternative’ indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune”.
     
    I “lontani” dalla “mentalità del Vangelo” - ha spiegato Benedetto XVI - “hanno bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo”. A tutti, il Papa ha indicato l’esempio dei Santi giovani: Francesco d’Assisi, Gemma Galgani, Gabriele dell’Addolorata, Maria Goretti e dei Santi “anonimi”, ma che non sono anonimi per Dio. “Non si può essere discepoli di Gesù se non si ama e non si segue la sua Chiesa, nostra famiglia”. La motivazione fondamentale che unisce i credenti in Cristo, ha detto il Papa, non è il successo ma il bene, un bene che è tanto più autentico quanto più è condiviso.

     
    “Così, si edifica la città di Dio con gli uomini, una città che contemporaneamente cresce dalla terra e scende dal Cielo, perché si sviluppa nell’incontro e nella collaborazione tra gli uomini e Dio”.
     
    Seguire Cristo - ha detto Benedetto XVI - comporta lo sforzo constante di dare il proprio contributo all’edificazione di una società più giusta e solidale. All’Angelus, il Papa ha indicato il legame profondo tra l’agorà - la piazza - dei tanti giovani a Montorso, luogo di incontro, dialogo e confronto, e la Santa Casa Lauretana, spazio del raccoglimento, del silenzio interiore, dove la Parola può essere accolta in profondità.
     
    “Per portare Dio nella piazza, bisogna averlo prima interiorizzato nella casa, come Maria nell’Annunciazione. E viceversa, la casa è aperta sulla piazza: lo suggerisce anche il fatto che la Santa Casa di Loreto ha tre pareti, non quattro: è una Casa aperta: aperta sul mondo, sulla vita, anche su questa Agorà dei giovani italiani”.
     
    Infine, l’invito del Papa ai giovani: “Nei momenti più importanti della vostra vita venite qui, almeno con il cuore, per raccogliervi spiritualmente tra le mura della Santa Casa”. “Allora diventerete veri testimoni di Dio nella società”. Poi, l’arrivederci a Sydney per la Giornata mondiale della gioventù del prossimo anno:

     
    “Vi invito a prepararvi a questa grande manifestazione di fede giovanile, meditando il Messaggio che approfondisce il tema dello Spirito Santo, per vivere insieme una nuova primavera dello Spirito. Vi aspetto dunque numerosi anche in Australia, a conclusione del vostro secondo anno dell’Agorà”.
     
    A 72 giovani italiani, il Papa ha affidato il mandato all’evangelizzazione, esteso poi a tutti i partecipanti.

     

    E la "capitale spirituale dei giovani", come è stata ribattezzata Loreto dal Papa, ha vissuto ieri pomeriggio fino a sera uno dei momenti più emozionanti, quando verso le 17.30, Benedetto XVI ha fatto il suo ingresso in papamobile nella piana di Montorso, tra le acclamazioni e lo sventolio entusiasta di 400 mila ragazzi e ragazze. Una serata arricchita dalle loro testimonianze e accompagnata dalla musica, ma soprattutto dalle sollecitazioni spirituali a tutto campo che Benedetto XVI ha rivolto con forza ai giovani che lo ascoltavano. Ritorniamo a quei momenti con il servizio del nostro inviato, Paolo Ondarza:


    E' un messaggio persuasivo che infonde coraggio quello di Benedetto XVI ai giovani convenuti in 400 mila a Loreto: un mandato a proclamare Cristo al mondo. Storie di periferia nelle parole dei giovani che hanno rivolto le loro domande al Santo Padre; storie di emarginazione e sofferenza, vite ferite buttate via nella droga, nella violenza e nell’amore usa-e-getta. Un monito alla famiglia e alla parrocchia, perché ritornino ad essere punti di riferimento per i giovani, nelle parole del Papa: “Secondo il progetto divino - ha detto Benedetto XVI - il mondo non conosce periferie”. Per Dio, siamo tutti al centro.

     
    “E devo qui dire, si parla anche nella Chiesa spesso di periferia e di centro, che sarebbe Roma. Ma in realtà, nella Chiesa non c’è periferia perché dove c’è Cristo c’è tutto il centro. Dove si celebra l’Eucaristia, dove c’è un tabernacolo, è Cristo e quindi è il centro, e dobbiamo fare tutto perché questi centri vivi siano efficaci, presenti, e siano realmente una forza che si oppone a queste emarginazioni. La Chiesa viva, la Chiesa delle piccole comunità, la Chiesa parrocchiale, i Movimenti, dovrebbero formare centri nella periferia e così aiutare a superare le cose che la grande politica ovviamente non supera”.

     
    Da qui, un appello alla legalità:

     
    “E così anche noi dobbiamo formare dei centri di fede, di speranza e di amore e di solidarietà, di senso della giustizia, della legalità, di cooperazione: solo così può sopravvivere la società  moderna. Ha bisogno proprio di questo coraggio di creare centri, anche se ovviamente non sembra esistere speranza. Contro queste disperazioni dobbiamo collaborare in grande solidarietà e fare il possibile perché cresca la speranza: gli uomini possono collaborare e vivere”.
     
    Poi, un appello al cambiamento:

     
    “Il mondo, lo vediamo, deve essere cambiato, ma è proprio la missione della gioventù di cambiarlo. Non lo possiamo solo con le nostre proprie forze, ma in comunione di fede, di cammino, in comunione con Maria, con tutti i Santi, in comunione con Cristo, possiamo fare qualcosa di essenziale”.
     
    Alcuni giovani hanno presentato stasera paura e insicurezza, la mancanza di risposte talvolta anche da parte di sacerdoti, educatori, genitori. Il Papa, parlando a braccio ha risposto indicando Madre Teresa di Calcutta, che nella sua vicenda terrena conobbe il deserto, il silenzio di Dio.

     
    “Da una parte, dobbiamo sopportare questo silenzio di Dio anche per poter capire i nostri fratelli che non conoscono Dio, per poi con il Salmo sempre gridare di nuovo a Dio: “Parla! Mostrati!”. E senza dubbio, nella nostra vita se il cuore è aperto e attento, possiamo trovare i grandi momenti dove realmente la presenza di Dio diventa sensibile per noi”.
     
    Benedetto XVI ha indicato come, pur essendo silenziosa, la natura parla di Dio attraverso la bellezza:

     
    “La bellezza della creazione è una delle fonti dove realmente possiamo toccare la bellezza di Dio, possiamo vedere che il Creatore esiste ed è buono, che è vero quanto la Sacra Scrittura dice nel racconto della Creazione: che Dio ha pensato e fatto con il suo cuore, con la sua volontà, con la sua ragione, questo mondo e lo ha trovato buono”.

     
    Anche grandi raduni religiosi come quello di Loreto sono segno della presenza di Dio. Il Papa ha ricordato la recente visita in Brasile alla “Facenda de esperança”, comunità di recupero per tossicodipendenti; l’incontro con persone che in Dio hanno ritrovato la gioia di vivere. “La droga - ha detto - è una menzogna, non allarga la vita, la distrugge”. La piana ha dato vita ad un unico immenso abbraccio stretto dalla fede in Cristo: “A riunirci è stato lo Spirito Santo”, ha detto il Papa, più volte interrotto da applausi e acclamazioni.

     
    Il Santo Padre si è reso prossimo ai tanti giovani nelle più svariate situazioni di gioia e sofferenza, di fede e incredulità. Un pensiero è andato a chi coltiva un sogno d’amore: “Attorno a noi, quanti fallimenti! Quante coppie chinano la testa, si arrendono, si separano! Quanti ragazzi hanno visto la separazione e il divorzio dei loro genitori”. “A tutti vorrei giungesse questa mia parola: il Papa è vicino”. “Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore!”. “Ci sono sogni irrealizzabili - ha chiesto - quando a suscitarli e a coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio?”.

     
    “A chi si trova in così delicate e complesse situazioni, vorrei dire questa sera: la Madre di Dio, la comunità dei credenti, il Papa vi sono accanto e pregano perché la crisi che segna le famiglie del nostro tempo non diventi un fallimento irreversibile”.
     
    Commentando il Vangelo dell’Annunciazione narrato da Luca, Benedetto XVI ha invitato i giovani a confidare in Maria che per prima ha capito che nulla è impossibile a Dio. A chi aspira alla consacrazione religiosa, Benedetto XVI ha chiesto risposte generose. “La vita dedicata a Dio - ha detto - non è mai spesa invano”. Infine, un invito a partecipare alla GMG del 2008 a Sydney.

     
    “Vorrei dare a voi giovani appuntamento a Sydney, dove tra un anno si terrà la prossima Giornata mondiale della gioventù. Lo so, l’Australia è lontana e per i giovani italiani è letteralmente all’altro capo del mondo… Preghiamo perché il Signore che compie ogni prodigio conceda a molti di voi di esserci. Lo conceda a me, lo conceda a voi. È questo uno dei tanti nostri sogni che questa notte pregando insieme affidiamo a Maria”.
     
    Al termine della veglia di preghiera serale, il Pontefice ha raggiunto il Santuario di Loreto video-collegato con Montorso. Per i giovani, questa è la notte della contemplazione delle parole del Papa. La trascorreranno qui sulla spianata.

     

    Subito dopo la Veglia con il Papa, Paolo Ondarza è sceso fra i giovani per raccogliere alcune impressioni a "caldo". Eccone alcune:


    D. - Cosa ti ha colpito di più delle parole del Papa, questa sera?

     
    R. - L’incoraggiamento che ci ha dato nel seguire degli obiettivi ben precisi; di non perdere la speranza, perché c’è qualcuno con noi.

     
    R. - L’amore per Gesù e la voglia di diventare santi...

     
    R. - Ovviamente, la Madonna prima di tutto, che ci difende tutti e ci prepara...

     
    R. - Pensavo che davvero, sì, la risposta ai problemi dei giovani è Gesù, che ti è sempre accanto, che ti aiuta a vincere la solitudine e l’ansia di questa vita moderna.

     
    R. - A me, la parola che fondamentalmente mi ha colpito è che nulla è impossibile a Dio. Ogni progetto che pensiamo sia irrealizzabile, a sentire quello che ci ha detto oggi il Papa, in realtà lo possiamo realizzare.

     
    D. - Cosa vi ha colpito di più delle parole del Papa, questa sera?

     
    R. - La bellezza: che se hai Dio dentro, diventi anche una persona bella e puoi essere anche affascinante, avere il fascino di un testimone.

    "Voi siete realmente la casa orante, viva, che qui rende presente questo sì della Madonna", un "sì" che "realizzate giorno per giorno, e so che è anche una vita di sacrifici". Con queste parole si è rivolto Benedetto XVI ai Padri Cappuccini e alle Monache di Loreto, subito dopo esseresi raccolto in preghiera nella Santa Casa. Il Papa ha ringraziato i religiosi e le religiose per il loro servizio spirituale e pastorale, che aiuta, ha detto, "tante persone a ritrovare Gesù" e a convertirsi all'amore di Dio.

    Mancano dunque poche ore alla conclusione di questo grande raduno giovanile. Ma l’Agorà dei giovani italiani non si esaurisce con Loreto. La due giorni di Montorso è infatti solo una prima tappa del percorso triennale dedicato ai giovani dalla Conferenza episcopale italiana. Finalità di quest’anno è stato l’ascolto del mondo giovanile. Cosa è emerso? Paolo Ondarza lo ha chiesto a mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata:


    R. - I giovani sono molto più in ricerca di quanto possiamo immaginare. Una proposta del Vangelo, di vita cristiana, di cammino spirituale non trova i giovani chiusi, anzi...

     
    D. - I giovani sanno di potersi rivolgere alla Chiesa?

     
    R. - Dobbiamo onestamente ammettere che la Chiesa fa una certa fatica nel stabilire un rapporto dinamico, costruttivo con i giovani. Sono venuti meno alcuni luoghi privilegiati di incontro e di dialogo con i giovani come potevano essere gli oratori, come poteva essere un associazionismo molto diffuso e radicato, come poteva essere in parte la scuola cattolica, fortemente ridimensionata... Le stesse parrocchie, pur percependo questa attesa dei giovani, non riescono ad incontrarli o per lo meno a creare un rapporto stabile. Proprio per questi motivi, la Chiesa italiana non ha proposto iniziative estemporanee ma un cammino di tre anni. La Chiesa deve aiutare i giovani a non cadere nella malattia del nostro tempo, che è il relativismo, cioè pensare che in fondo tutte le cose si equivalgono. Benedetto XVI offre loro un approccio molto affascinante e i giovani lo percepiscono.

     
    D. - Il fatto che abbiano scelto in tanti di partecipare a Loreto può forse anche testimoniare che desiderano stare vicino al Papa, il quale più volte ha sottolineato questo amore per la verità...

     
    R. - Al di là delle semplificazioni che a volte i media fanno, i giovani colgono le parole e rimangono affascinati da questa sfida che Benedetto XVI ha lanciato al relativismo del nostro tempo e ad una visione della vita non contrassegnata dai valori, dagli elementi forti anche della fede. Quindi, la sua proposta mi sembra che arrivi secondo le caratteristiche che gli sono proprie, secondo lo stile di Benedetto XVI, ma arrivi veramente anche al cuore dei giovani di oggi.

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Vincenzo Paglia in vista dell'Assemblea ecumenica di Sibiu: i cristiani europei non cedano alla tentazione del conflitto, ma accettino il confronto della diversità

    ◊   I cristiani che vivono oggi in Europa scelgano la coerenza con i principi del Vangelo, per rinsaldare un continente che fatica a costruire la propria unità sui valori bimillenari che l'hanno generato. E' uno degli auspici con il quale mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e grande esperto di dialogo fra le Chiese, si accinge a partecipare alla terza Assemblea ecumenica che inizierà dopodomani a Sibiu, in Romania. Ascoltiamo il pensiero del presule, nell'intervista di Fabio Colagrande:


    R. - Tutti noi siamo chiamati a riandare nel profondo della nostra fede, perché più riscopriamo Cristo, più ci ritroviamo uniti. In questo senso, l’Assemblea di Sibiu ha una tonalità tutta particolare, perché richiede a noi cristiani di ritrovarci in questa profonda unità che non annulla, ovviamente, le differenze che ci sono, ma ci fa guardare con maggiore verità quello che ci unisce. Questo è particolarmente significativo in un momento nel quale l’Europa ha bisogno di un’anima: questo Vecchio continente - che in realtà fa sempre più fatica a sognare un’unità proprio mentre si allarga - ha estremamente bisogno dei cristiani.

     
    D. - Secondo lei, monsignor Paglia, quale contributo particolare può dare oggi il cristianesimo europeo al mondo?

     
    R. - Quello di essere davvero cristiani. Ed ecco perché il tema, Cristo luce del mondo, deve richiamarci tutti alla nostra identità cristiana. Noi possiamo contribuire alla solidità dell’Europa se siamo davvero cristiani, se riusciamo ancora una volta a vivere e a testimoniare il Vangelo. Tutto ciò è indispensabile per l’Europa e, a mio avviso, è necessario anche perché l’Europa non si ripieghi in se stessa, come purtroppo sta avvenendo, ma riscopra anche la sua vocazione mondiale. Io credo sia indispensabile, in un mondo come quello di oggi - in cui la globalizzazione riguarda solo il mercato o la povertà - che vi sia la globalizzazione dell’amore, della solidarietà, che è molto deficitaria. Chi può farla, se non, anzitutto, i cristiani? Questa è la grande sfida che troveremo anche a Sibiu, una sfida che nasce dallo stesso Vangelo.

     
    D. - Monsignor Paglia, secondo lei, come può proseguire il cammino se nelle diverse Chiese e comunità cristiane europee permane una visione diversa dell’unità cristiana, una diversa visione ecclesiologica?

     
    R. - Penso che noi cristiani rischiamo di soccombere a quella cultura del conflitto o anche, a motivo della paura, del ripiegamento su se stessi, che ci fa perdere di vista i legami fondamentali che noi abbiamo. Credo che questa sia la prima tentazione da evitare. Cioè l’accentuazione dell’identità come contrapposizione e non, invece, come deve essere, come capacità anche di stare insieme nonostante le differenze, che esistono e che devo suonare sempre più come una ferita lacerante. Le ferite ci sono e devono suonarci amare, molto amare. Dall’altra, credo che il Signore ci abbia donato una forza straordinaria, che ci permette di guardare con speranza audace il futuro. Perché non augurarci, all’inizio di questo nuovo terzo millennio, un millennio di ritrovamento dell’unità? Certo non sarà un cammino facile, perché poi l’unità è un dono di Dio. Però, credo che sia particolarmente urgente che noi cristiani non perdiamo di vista questo anelito, che era lo stesso di Gesù quella sera, prima di andare a morire, che tutti siano una cosa sola.

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    Consegnati dall'UNICEF kit farmaceutici per frenare l'allarme colera in Iraq. Ma resta il problema dell'acqua contaminata. Intervista con Donata Lodi

    ◊   Nel nord dell’Iraq tra Suleimaniya e Kirkuk rimane alto l’allarme colera. Otto i morti e oltre 2000, secondo l’UNICEF, i casi sospetti. L’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) ha avviato un programma di monitoraggio e nella zona è stato dichiarato lo stato di emergenza. Ma quali sono le cause dell’epidemia? Risponde, al microfono di Silvia Gusmano, Donata Lodi, responsabile UNICEF in Iraq:


    R. - Mancanza di acqua potabile e pessimo stato dei sistemi fognari. Basti pensare che le fognature di Baghdad sono state ricostruite più volte, omai siamo alla quarta. L’Iraq è un Paese che dipende fortemente dall’acqua dei fiumi e la mancanza di impianti di depurazione fa sì che quest’acqua, da cui si attinge per tutti gli usi correnti, sia contaminata in misura assolutamente inaccettabile. Tra l’altro, la mancanza e la condizione di insicurezza nel Paese fa sì che la gente, attualmente, per rifornirsi di acqua, scavi dei pozzi autonomamente, in condizioni che rendono l’acqua assolutamente non potabile.

     
    D. - Chi sono le principali vittime di questa epidemia di colera?

     
    R. - In questo caso, finora le vittime sono adulti. Per i bambini, però, il rischio è molto alto perché in generale altre forme di diarrea acuta e di dissenteria sono la principale causa di morte, soprattutto nel primo anno di vita dei bambini iracheni. Tra l’altro, c’è un problema in più: in Iraq c’è stato un abbandono negli ultimi dieci anni dell’allattamento al seno e quindi, chiaramente, diluire con questo tipo di acqua il latte in polvere - che purtroppo fa parte delle razioni che lo stesso governo iracheno distribuisce alla popolazione sfollata - ha conseguenze assolutamente devastanti.

     
    D. - Proprio l’UNICEF l’ha definita, infatti, una ricetta per il disastro…

     
    R. - Questo è il parere di tutti gli operatori tecnici, ma purtroppo non si riesce a far cessare questa cosa, perché il governo iracheno, già dai tempi di Saddam, ha sempre incluso nel pacchetto di razioni alimentari delle famiglie anche il latte in polvere. Senza una campagna di informazione massiccia alla popolazione, non si riuscirà ad invertire questa tendenza e quindi noi ci troveremo sempre con dei dati pesantissimi di mortalità infantile, soprattutto nel primo anno di vita: quello in cui chiaramente l’allattamento al seno o artificiale fa la differenza.

     
    D. - Cosa sta facendo l’UNICEF per far fronte all’emergenza colera?

     
    R. - Sostanzialmente, forniture agli ospedali per gli interventi di cura e di terapia e kit per le famiglie per la potabilizzazione dell’acqua. Stiamo anche facendo un lavoro di aggiornamento per gli operatori sanitari e stiamo lavorando sul ripristino di quattro impianti fognari.

     
    D. - Stanno diminuendo le donazioni internazionali all’Iraq: l’UNICEF dispone al momento solo del 38 per cento dei fondi necessari per intervenire. Come mai?

     
    R. - Da parte di molti dei Paesi che tradizionalmente contribuiscono agli interventi d’emergenza dell’UNICEF, c'è una certa stanchezza rispetto all’Iraq: tendono a non dare i soldi per questi interventi. Anche i donatori privati sono piuttosto riluttanti perché c’è un po’ la tendenza a considerare l’Iraq una causa persa. Ma non possiamo rassegnarci all’idea che i bambini iracheni siano una causa persa.

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    Domani, 25.mo della morte del generale Dalla Chiesa. L'arcivescovo di Palermo, Romeo: chi si allontana dall'amore Dio, racconta menzogne all'uomo

    ◊   Si commemora domani il 25.mo anniversario dell’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, trucidato, a Palermo nel 1982, con la moglie Emanuela Setti Carraro, e l’autista e agente di scorta, Domenico Russo, tre mesi dopo aver assunto la carica di Prefetto del capoluogo siciliano. Nei giorni scorsi, invece, si è ricordato l’anniversario dell’uccisione, avvenuta nel 1991, di Libero Grasso, imprenditore che rifiutò di pagare il cosiddetto “pizzo”, la tangente imposta dalle cosche locali.

    La lotta alla piaga della mafia in Italia è costellata di vittime, tra le forze dell’ordine, la magistratura, esponenti del mondo politico, dell’informazione e uomini di Chiesa. Una piaga che ancora oggi non è stata debellata e contro la quale Papa Giovanni Paolo II, nel maggio del 1993 ad Agrigento, pronunciò con parole rimaste celebri una forte e vibrante condanna. Sulla attuale situazione in Sicilia, Luca Collodi ha intervistato mons. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo:


    R. - Noi abbiamo una situazione sociale abbastanza pesante, abbiamo un accumulato, una situazione di illegalità molto diffusa, abbiamo dei problemi sociali. L’appello della Chiesa è quello di far prendere coscienza che qualsiasi autorità è servizio, che qualsiasi professione deve essere intesa nel rapporto umano: se non si ha come punto di riferimento centrale la persona umana e lo sviluppo integrale, tutte le altre sono delle menzogne e tutte le volte che noi allontaniamo Dio dall’uomo stiamo dicendo la grande menzogna.

     
    D. - La mafia può nascere, può ampliarsi in conseguenza dei valori che vengono meno?

     
    R. - Penso di sì, nelle acque torbide pescano tutti e anche i delinquenti hanno interesse a mantenere le acque torbide, perché quando il Paese è impegnato su grandi itinerari è chiaro che il grosso cammina, ma quando il passo è molto rallentato è evidente che si crei la bagarre. Se noi intensifichiamo la nostra azione, certamente la mafia avrebbe un terreno minore e del resto l’uccisione di don Pino Puglisi a Palermo è una testimonianza chiara, come le minacce che si ricevono, ma fa parte della dinamica delle cose, non deve meravigliare. Si ha paura della formazione integrale dell’uomo, della dignità della sua persona umana, della libertà dell’espressione, di pensiero: tutto questo non può essere accettato passivamente da chi vuole controllare il mondo.

     
    D. - La Chiesa siciliana ha un progetto concreto contro l’uomo che sta andando più verso il male che verso il bene?

     
    R. - Io credo che noi dobbiamo intensificare il nostro passo e abbiamo bisogno di rilanciare l’evangelizzazione. Anche qui, c’è un certo senso di stanchezza: ci siamo assuefatti alla crisi della famiglia, ne parliamo, vogliamo delle legislazioni diverse ma ci deve essere una vera mobilizzazione della famiglia. Si parla tanto dei sistemi preventivi, che cosa stiamo facendo nell’educazione della gioventù, nella preparazione delle nuove coppie? Vediamo la necessità oggi di accompagnare gli atleti, ma cosa stiamo facendo per accompagnare le nuove coppie nei loro anni di matrimonio?

     
     

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    Chiesa e Società



    Circa 600 giovani cattolici si sono incontrati a Da Lat, in Vietnam, per pregare e preparare la prossima Giornata mondiale della gioventù

    ◊   Oltre 600 giovani, per la maggior parte membri della minoranza Churu, si sono riuniti a Da Lat, in Vietnam, per due giorni di campeggio e preghiera in preparazione della prossima Giornata mondiale della gioventù (GMG). Gli obiettivi dell’incontro, dicono gli organizzatori, sono “andare incontro ai bisogni dei ragazzi, contribuire allo sviluppo delle famiglie, della parrocchia e della società”. I giovani vietnamiti “hanno superato molte difficoltà nel corso della loro vita, e ne dovranno superare ancora - dice un parrocchiano che ha partecipato al raduno, all’agenzia AsiaNews - ma proprio per questo, è importante riunirsi, lavorare insieme e compiere azioni corrette, in modo da migliorare il futuro della nazione e della Chiesa”. La 23.ma edizione della GMG si terrà dal 15 al 20 luglio 2008 a Sydney. (B.B.)

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    Appello della Conferenza episcopale greca per aiutare le vittime degli incendi. Mons. Forte: “Chi appicca il fuoco offende il Creatore”

    ◊   “Ad ogni uomo di buona volontà, alle organizzazioni cattoliche, alla Caritas internazionale e a tutte le Caritas nazionali chiediamo di soccorrere le vittime degli incendi. Chiediamo di inviare alla Caritas della Grecia qualsiasi somma di denaro di cui potete disporre, per donarlo ai bisognosi come offerta e segno di carità della Chiesa cattolica per il fratello che soffre”. È un appello firmato dell’episcopato greco, a favore delle vittime degli incendi che hanno colpito la penisola ellenica in questi ultimi giorni. Come riferisce il SIR, le coordinate bancarie della Caritas nazionale greca sono: Charitas Hellas, numero cliente 000025471, numero conto 0055489490, Banca Akademias, Iban GR9108005580000000005489490. Intanto, le offerte delle Messe verranno utilizzate per i primi soccorsi. Si tratta di uno dei più grandi incendi, in scala mondiale, degli ultimi 150 anni: più della metà del territorio greco è andato in fiamme, 75 le vittime, centinaia i villaggi bruciati e migliaia le case diventate cenere. Anche dall’Italia arriva la denuncia contro i piromani, da parte di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto: “Chi appicca intenzionalmente un incendio commette un crimine di enorme gravità, di cui dovrà rendere conto alla giustizia di Dio prima ancora che alla giustizia degli uomini. Ogni bene della natura porta impressa in sé l’orma del Dio, che per amore l’ha creato. - prosegue l’arcivescovo - Chi distrugge quel bene, disprezza il dono del Signore della terra e del cielo”. Poi, conclude: “Chiedo a tutti di sensibilizzare ogni ambiente e ogni persona a questa urgenza morale e invito a pregare perché si fermi e mai più si ripeta la piaga che in quest’estate ha devastato la nostra bellissima terra e quella di altri paesi vicini e amici”. (B.B.)

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    A tre mesi dall’inizio della stagione delle piogge, l’Africa fa il bilancio dei danni: centinaia di morti, migliaia di sfollati e gravi danni all’agricoltura

    ◊   Centinaia di morti, decine di migliaia di senza tetto e gravi danni all’agricoltura e agli allevamenti di bestiame: questo il bilancio delle forti precipitazioni abbattutesi sul continente africano, durante la stagione delle piogge. In Somalia, come se non bastasse il conflitto, le alluvioni contribuiscono a rendere più difficile la sopravvivenza delle centinaia di migliaia di sfollati. Per questo, le Nazioni Unite hanno dichiarato lo stato di emergenza umanitaria: oltre un milione e 500 mila persone rischiano la fame, nei prossimi mesi. In Kenya, il maltempo ha distrutto due dighe: cinque le vittime, almeno 40 mila gli sfollati e migliaia le famiglie intrappolate in alture senza acqua né cibo. Come riferisce l'agenzia MISNA, il governo di Addis Abeba ha presentato un piano d’emergenza di 21 milioni di dollari per soccorrere le 4 mila persone danneggiate. Il governo etiope tuttavia sottolinea che, grazie al miglioramento del sistema di prevenzione e gestione delle catastrofi, i danni causati quest’anno dal maltempo sono inferiori del 25% a quelli dello scorso anno. In Camerun, almeno 4 mila persone sarebbero state colpite duramente dal maltempo: la metà di queste è rimasta senza casa ed è stata ospitata in strutture religiose locali. A Burkina Faso, in attesa che la macchina degli aiuti si metta in moto, le autorità hanno fatto sapere che a causa del maltempo sarà quasi certamente rinviata l’apertura dell’anno scolastico prevista a metà settembre. Nelle ultime ore, le Nazioni Unite e il governo ugandese hanno annunciato l’invio di una missione congiunta per verificare l’impatto delle alluvioni avvenute nella zona orientale del Paese, che ha registrato le più forti piogge degli ultimi 35 anni. (B.B.)

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    In Guatemala, la Commissione americana dei diritti umani denuncia atti di violenza e omicidi politici, per le prossime elezioni

    ◊   Un aumento del crimine organizzato, la violenza contro le donne, l’escalation di azioni contro i difensori degli diritti umani e l’impunità imperante rivelano la profonda debolezza dell’apparato istituzionale e mettono a rischio lo stato di diritto in Guatemala”: lo ha rivelato la Commissione americana dei diritti umani (CIDH) dell’Organizzazione degli Stati americani (OSA), esprimendo “profonda preoccupazione” per la violenza che ha caratterizzato la campagna elettorale per le elezioni presidenziali e legislative previste il 9 settembre. Come riferisce l'agenzia MISNA, la CIDH ha ricevuto informazioni che parlano di oltre 50 omicidi di candidati e attivisti e ha quindi sollecitato il sistema giudiziario guatemalteco a “indagare in modo serio ed esaustivo questi gravi atti, sia per stabilirne il movente che per fare in modo che i responsabili vengano giudicati e sanzionati”. A 11 anni dalla fine della guerra civile - durata dal 1960 al 1996 - domenica prossima, cinque milioni e mezzo di guatemaltechi sono attesi alle urne per scegliere il presidente, il vice-presidente, 158 deputati del Parlamento unicamerale e 332 membri delle amministrazioni comunali. In quello che è il Paese più popoloso dell’America centrale, secondo stime dell’ONU, si registrano oltre cinquemila omicidi l’anno: un indice che supera quello degli anni più bui del conflitto. (B.B.)

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    Le Filippine al decimo posto nella classifica mondiale di “sparizioni non volontarie”, con 758 casi riportati

    ◊   In occasione della Giornata internazionale delle sparizioni non volontarie, centinaia di persone di ogni strato sociale hanno sfilato a Manila per chiedere alla Corte suprema delle Filippine di “alzarsi in piedi, far sentire la propria voce e salvare la nazione da atti come questi, che minano la fiducia della popolazione nel governo”. Fra i manifestanti, vi erano attivisti sociali, gruppi per la difesa dei diritti umani ma anche sacerdoti, religiose, imam e studenti. Secondo alcuni sacerdoti presenti alla marcia, “questi rapimenti rappresentano la più grave violazione ai diritti umani della popolazione. Bisogna fare qualcosa”. Secondo il rapporto 2007 del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, le Filippine sono al decimo posto nella classifica mondiale di “sparizioni non volontarie”, con 758 casi riportati: per la maggior parte contadini, ma anche studenti ed attivisti per i diritti umani. Al primo posto vi è l’Iraq, con 16.517 casi accertati, mentre al secondo posto si trova lo Sri Lanka, con oltre 12 mila sparizioni. (B.B.)

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    “Il Vangelo quotidiano in mp3”: il progetto lanciato dai missionari Clarettiani filippini, per insegnare l’inglese alle comunità vietnamite

    ◊   Brani del Vangelo in formato digitale mp3, registrati in lingua inglese, con cui facilitare l’insegnamento della lingua alle varie comunità vietnamite: è il progetto “Il Vangelo quotidiano in mp3” lanciato dai missionari Clarettiani filippini. Come spiega padre Angelito Ancla, uno dei promotori, all’agenzia AsiaNews, l’idea è venuta dal fatto che “sono moltissimi i vietnamiti che desiderano imparare l’inglese, ma hanno grosse difficoltà nella pronuncia e nella comprensione della lingua”. I fondi sono stati stanziati dai Clarettiani, ma anche dai Padri del Sacro Cuore e dai Salesiani, che hanno fornito gratuitamente l’uso dei loro studi di registrazione. Anche moltissimi vietnamiti all’estero hanno contribuito con delle donazioni. Per il momento, dice padre Ancla, il governo non si è mostrato ostile al progetto: “Oltre al formato audio, abbiamo pubblicato il Vangelo su carta stampata negli ultimi tre anni, senza avere problemi. Come Clarettiani, siamo qui dal 2002, e cerchiamo il più possibile di mantenere buoni rapporti con il governo”. (B.B.)

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    Madre Teresa: vieni, sii la mia luce”: dal 4 settembre, il libro edito dall’organizzazione delle Missionarie della Carità

    ◊   Sarà disponibile dal quattro settembre, il libro intitolato “Madre Teresa: vieni, sii la mia luce”. Il primo testo edito dal Centro Madre Teresa, l’organizzazione creata e diretta dalle Missionarie della carità ed estensione dell’Ufficio di postulazione di Madre Teresa. Il libro rivela molti aspetti della vita della Santa: dalla totale dedizione nei confronti dei più poveri ai momenti di oscurità della fede, grazie alla pubblicazione della corrispondenza epistolare con i suoi direttori spirituali. La totale identificazione con i poveri ai quali Madre Teresa prestava servizio la portava ad identificarsi e a condividere con loro il senso di “essere non amati, non desiderati e non curati da nessuno”. Sentimento che lei stessa descriveva come “la più grande povertà del mondo di oggi”. In riferimento agli anni di oscurità in cui la Santa si è sentita rifiutata da Dio, il testo sottolinea la determinazione “ad amarLo così come non è stato mai amato prima”. La fermezza della sua fede, il coraggio e l’allegria sottolineano l’incredibile grado di santità che Madre Teresa ha raggiunto, anche negli anni più bui e dolorosi della sua vita. Come riferisce il comunicato stampa, diffuso dall’agenzia Zenit: “La speranza è che questo libro possa essere una fonte di conforto per coloro che stanno attraversando nella loro vita dei momenti oscuri. Questo potrà ispirare molti a seguire l’eroico modo di vivere di Madre Teresa, nella strada verso l’unione con Dio”. (B.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Libano, uccisi in seguito ad una operazione militare almeno 20 miliziani che stavano cercando di fuggire dal campo profughi palestinese di Nahr el-Bared - Il presidente Bush ribadisce di non voler cambiare strategia in Iraq nonostante le critiche da parte di diversi generali

    ◊   - Il campo profughi palestinese di Nahr el-Bared, nel nord del Libano, è stato teatro di nuovi scontri: almeno 20 militanti del gruppo islamico Fatah al-Islam, vicino ad Al Qaeda, sono stati uccisi da soldati libanesi mentre tentavano di fuggire dall’area. Secondo fonti di sicurezza, sono morti anche due militari libanesi. Gli scontri tra integralisti islamici e le truppe regolari libanesi hanno provocato la morte, a partire dallo scorso 20 maggio, di almeno 300 persone. Tra le vittime, in maggioranza soldati e miliziani, ci sono anche decine di civili. Molti dei 40 mila residenti del campo sono fuggiti pochi giorni dopo l’inizio dei combattimenti.

    - Bisogna ritrovare “uno spirito di convivenza tra le religioni”. E’ l’appello lanciato stamani in Giordania dal capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi, durante la visita al monastero del “Memoriale di Mosè”, sulla vetta del Monte Nebo, che ricorda la morte del patriarca che condusse il popolo di Israele alla Terra promessa. Il presidente del Consiglio italiano, in visita in Giordania per incontrare le autorità locali, ha anche sottolineato che “per la prima volta c’è un dialogo serio e continuo” tra Israele e l'Autorità nazionale palestinese (ANP). Nello Stato ebraico, intanto, l’esercito e l’aviazione militare israeliana hanno rafforzato le misure di sicurezza nelle aree vicine alla Striscia di Gaza, controllata dai miliziani del movimento islamico Hamas, in coincidenza con la riapertura dell’anno scolastico.

    - Alti esponenti militari britannici e statunitensi hanno lanciato nuove critiche contro la strategia americana in Iraq. Il presidente statunitense, George Bush, ha comunque ribadito che la politica americana nel Paese del Golfo non cambierà. A preoccupare è poi l’ipotesi di un intervento militare in Iran: il direttore del Dipartimento di terrorismo e sicurezza statunitense del Centro Nixon, Alexis Debat, ha dichiarato infatti al quotidiano britannico Sunday Times che il Pentagono avrebbe preparato piani di attacco contro 1.200 obiettivi in Iran per distruggere le Forze armate iraniane nell’arco di tre giorni. Il nostro servizio:


    Il direttore del Dipartimento di terrorismo e sicurezza americano, Debat, ha anche detto che gli strateghi statunitensi non vogliono lanciare “attacchi isolati” contro le strutture nucleari iraniane ma annientare le capacità militari della Repubblica islamica. L’obiettivo di un intervento di questo tipo - ha aggiunto - è di non dare all’Iran la possibilità di reagire. Ma secondo molti osservatori, gli effetti di una campagna di questo tipo sarebbero devastanti. Tra questi, il direttore dell’Agenzia per l’energia atomica (AIEA), Mohammed El Baradei, ha sottolineato come un attacco degli Stati Uniti contro l’Iran aggraverebbe la crisi nella regione e rafforzerebbe la posizione di quanti, nella Repubblica islamica, sono favorevoli alla realizzazione della bomba atomica. In Iran, intanto, il Ministero degli esteri ha reso noto che il governo di Teheran riconsidererà la propria disponibilità a cooperare con l’AIEA se il Consiglio di sicurezza dell’ONU adotterà una nuova risoluzione contro la Repubblica islamica. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha detto poi che l’Iran ha raggiunto un nuovo record nel suo programma nucleare rendendo attive più di 3000 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Ma non è solo la situazione in Iran a destare preoccupazione. Continuano infatti ad arrivare critiche contro la politica statunitense in Iraq: il generale britannico, Tim Cross, che si è occupato della pianificazione del dopoguerra, ha definito “totalmente sbagliata” la strategia militare americana nel Paese del Golfo. Ieri, un altro generale britannico, Mike Jackson, aveva parlato di “fallimento intellettuale”. Anche diversi consiglieri militari americani hanno espresso perplessità. Nonostante le critiche, il presidente statunitense, George W. Bush, ha comunque ribadito l’intenzione di non cambiare la strategia americana in Iraq. “La posta nel Paese arabo - ha detto Bush - è troppo alta e le conseguenze troppo importanti per la nostra sicurezza”.

    - La storia giudicherà il presidente statunitense, George W. Bush, meglio della cronaca. E’ quanto sostiene Karl Rove, stratega del capo di Stato americano, sottolineando che Bush sarà giudicato come “un leader lungimirante capace di affrontare i problemi chiave del 21.mo secolo”. Bush - aggiunge il consigliere presidenziale - sarà ricordato in particolare per gli sforzi “nella lotta contro il terrorismo radicale islamico”. Secondo Rove, saranno cruciali gli esiti delle missioni in Iraq e in Afghanistan: bisognerà capire - avverte il consigliere di Bush - se nei due Paesi arabi prevarrà la democrazia, come accaduto in Germania e Giappone dopo la Seconda Guerra mondiale, o se invece il risultato sarà simile a quello ottenuto in Vietnam.

    - L'azione della Gran Bretagna nella lotta alla droga ed, in particolare, alla coltivazione dell’oppio nel sud dell’Afghanistan, “è completamente fallita”. E’ quanto ha dichiarato il vice presidente afghano, Ahmad Zia Massud, precisando che la produzione dell’oppio “è aumentata del 34 per cento lo scorso anno ed è più che raddoppiata nel corso degli ultimi due anni”. In Corea del Sud, hanno intanto riabbracciato i propri cari 19 sudcoreani, tenuti in ostaggio in Afghanistan da un gruppo di talebani per oltre un mese. I volontari sudcoreani, tutti missionari evangelici, hanno detto di essere dispiaciuti per aver causato “sofferenze e preoccupazione”. I talebani hanno sequestrato nel sud dell’Afghanistan, lo scorso 19 luglio, 23 persone appartenenti al gruppo di cristiani. Poco dopo il sequestro, i rapitori hanno ucciso due volontari. Due giovani donne, in precarie condizioni di salute, sono state rilasciate il 29 agosto.

    - Il governo spagnolo ha espresso soddisfazione per l’arresto, di quattro persone appartenenti all’organizzazione separatista basca ETA, avvenuto ieri vicino a Tolosa, in Francia. All’operazione hanno partecipato agenti francesi e spagnoli. Il servizio di Ignacio Arregui:

    L’ultimo colpo delle Forze di sicurezza contro il gruppo armato indipendentista basco ETA è stato valutato dalle autorità e dall’opinione pubblica spagnola come molto importante. L’operazione è stata condotta ieri mattina dalla polizia francese, con la collaborazione della Guardia Civil spagnola, nella città di Cahors, a 112 chilometri da Tolosa, in Francia. Il risultato è stato la scoperta di una casa utilizzata per la preparazione degli attentati terroristici, con abbondante materiale di ogni tipo, e l’arresto di tre uomini e una donna appartenenti alla struttura militare dell’ETA. Uno dei detenuti è ritenuto come il massimo esperto in tecniche esplosive dell’organizzazione. Secondo la polizia spagnola, il gruppo avrebbe avuto una partecipazione diretta nell’attentato del 30 dicembre scorso all’aeroporto di Barajas a Madrid, che causò la morte di due immigrati equadoriani, e nel tentativo di attentato fallito giorni fa nella provincia di Castellon, in Spagna. Tra i materiali trovati nella casa di Cahors, c’era anche un computer rubato dai militanti dell’ETA alla famiglia che avevano sequestrato per tre giorni il 24 agosto nel territorio de Les Landes in Francia. Commentando l’operazione di ieri, che si aggiunge ad altre realizzate negli ultimi mesi, il ministro dell’Interno ha dichiarato con naturale soddisfazione:
    26 presuntas etarras, postas a disposicion policial …
    “Dalla fine della tregua, lo scorso 5 giugno, sono 26 i militanti dell’ETA arrestati; 96 dall’inizio della tregua nel mese di marzo 2006, con un totale di 327 durante l’attuale legislatura”. (Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui)

    - La tempesta tropicale Felix, che si è formata sul Mar dei Caraibi, si è trasformata in uragano e minaccia le isole di Aruba, Bonaire e Curacao, nella Antille Olandesi. Lo ha annunciato il Centro nazionale degli uragani di Miami. I Caraibi e il Messico sono già stati funestati nei giorni scorsi dall’uragano Dean che ha provocato una trentina di vittime. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 245

     
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