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SOMMARIO del 12/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI inaugura la riapertura del Portone di Bronzo in Vaticano, dopo due anni di restauri: è il segno che la Casa del Papa è aperta a tutti
  • Altre udienze e nomine
  • Lettera del Papa per il prossimo Incontro mondiale delle famiglie in Messico: non dissociare il comportamento dalla fede
  • Il Papa al Corso di formazione dei cappellani militari: tutte le religioni siano impegnate per una pace fondata sulla verità, l'amore, la giustizia, la libertà
  • Nel segno della musica e della liturgia, la visita di Benedetto XVI al Pontificio Istituto di Musica Sacra
  • Leader musulmani scrivono al Papa e ai capi delle Chiese cristiane: lavoriamo insieme per la pace. Il commento del cardinale Tauran
  • Il cardinale Bertone a Fatima per la dedicazione della nuova Chiesa della Santissima Trinità, a chiusura delle celebrazioni del 90.mo anniversario delle apparizioni della Vergine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Nobel per la pace 2007 ad Al Gore e al Comitato ONU per la lotta ai cambiamenti climatici
  • La vita è "mutua donazione": così il cardinale Lozano Barragán intervenendo stamani al Convegno "Fertilità: visione cattolica"
  • A Norcia, laici e cattolici si confrontano su scienza e fede, in un incontro promosso dalla Fondazione Magna Carta
  • Dieci anni fa moriva don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas diocesana di Roma
  • La "Messa da Requiem" di Giuseppe Verdi eseguita ieri a San Paolo fuori le Mura, seconda tappa del Festival internazionale di musica e arta sacra
  • Chiesa e Società

  • Polonia: relativamente pochi e di significato marginale le collaborazioni di sacerdoti con i servizi di sicurezza del passato regime comunista
  • Divieto di importare materiale religioso durante le Olimpiadi di Pechino: una nuova regola del comitato organizzatore
  • La libertà di religione è un diritto fondamentale, da garantire con il dialogo: così il cardinale Lehmann, per la fine del Ramadan
  • Kofi Annan è il nuovo presidente della fondazione a sostegno dell’Organizzazione Mondiale contro la Tortura
  • Per ragioni di sicurezza, la Caritas trasferisce il personale attivo in Darfur nella capitale sudanese
  • In corso a Freetown l’Assemblea Plenaria dei Vescovi anglofoni dell’Africa occidentale
  • In Ecuador si apre il terzo congresso latinoamericano e caraibico di comunicazione sul tema “Comunicazione, cittadinanza e valori”
  • Si celebra oggi in Irlanda la prima Giornata Nazionale di Preghiera per i Bambini
  • Gemellaggio tra l’Australia e le Isole Salomone, in vista di Sydney 2008: i giovani s’incontrano
  • 24 Ore nel Mondo

  • USA-Russia: divergenze sullo scudo anti-missile. A Mosca, l'incontro tra il presidente russo Putin ed il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice; Fine di Ramadan insanguinata in molti Paesi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI inaugura la riapertura del Portone di Bronzo in Vaticano, dopo due anni di restauri: è il segno che la Casa del Papa è aperta a tutti

    ◊   Due anni “di ingegnoso e paziente lavoro” per restituire alla sua bellezza originaria un varco che testimonia come la “Casa del Papa” sia “aperta a tutti”. Con queste parole Benedetto XVI ha dato risalto, nella tarda mattinata di oggi, alla cerimonia di riapertura del Portone di Bronzo, il principale e storico ingresso del Palazzo Apostolico in Vaticano, in restauro dal 2006. Ce ne parla Alessandro De Carolis:


    Era la fine degli anni Venti del Seicento quando Giovanni Battista Soria e Orazio Censore ristrutturarono l’ingresso del Palazzo apostolico dotandolo di una nuova e monumentale porta bronzea. Ma l’attuale collocazione, a destra della Basilica Vaticana, nel cosiddetto Braccio di Costantino, fu decisa nel 1663 da Gian Lorenzo Bernini, al termine del “colossale intervento architettonico” che abbellì la Piazza del celebre colonnato. Benedetto XVI ha ricordato i passaggi storici del Portone di Bronzo che, ha detto, ha visto scorrere “secoli di storia ecclesiale” e che - riportano le cronache - resistette a tre attacchi: da Carlo V alle sommosse di Borgo. La prima idea di sottoporlo a restauro si ebbe in occasione del Grande Giubileo del 2000 ma - ha sottolineato il Papa - “questa operazione di radicale rispristino” si è resa possibile solo dal 2006, quando il Portone è stato smontato, restaurato secondo “i metodi e le tecniche più moderni”, consolidato con un’anima in acciaio e restituito alla sua bellezza e soprattutto alla sua “singolare” funzione, che Benedetto XVI ha descritto con queste parole:

     
    “Proprio perché segna l’accesso alla Casa di colui che il Signore ha chiamato a guidare come Padre e Pastore l’intero Popolo di Dio, questo Portone assume un valore simbolico e spirituale. Lo varcano coloro che vengono per incontrare il Successore di Pietro. Vi transitano pellegrini e visitatori diretti nei vari Uffici del Palazzo Apostolico. Esprimo di cuore l’auspicio che quanti entrano per il Portone di Bronzo possano sentirsi sin dal loro ingresso accolti dall’abbraccio del Papa. La Casa del Papa è aperta a tutti”.

     
    Al termine della breve cerimonia, il Papa ha espresso apprezzamento e riconoscenza per i protagonisti dell’opera di restauro, dai finanziatori alle maestranze: l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e Il Credito Artigiano, da un lato, i Servizi tecnici del Governatorato e i Laboratori di Restauro dei Musei Vaticani, dall’altro.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Nel pomeriggio, Benedetto XVI riceverà in udienza il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    In Giamaica, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore di Kingston-in-Jamaica mons. Donald Reece, finora vescovo della diocesi di Saint John’s-Basseterre (Antigua e Barbuda).

     In Vietnam, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Lang Son et Cao Bang il reverendo Joseph Dang Duc Ngan, vicario generale dell’arcidiocesi di Hanoi e parroco della Cattedrale.

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    Lettera del Papa per il prossimo Incontro mondiale delle famiglie in Messico: non dissociare il comportamento dalla fede

    ◊   “In un momento in cui si avverte una frequente frattura tra ciò che si dice di credere e il modo concreto di vivere e comportarsi” il prossimo Incontro mondiale delle famiglie in Messico “si propone di incoraggiare le famiglie cristiane alla formazione di una retta coscienza morale che, rafforzata dalla grazia di Dio, aiuti a seguire fedelmente la sua volontà”.

    E’ quanto scrive Benedetto XVI in una lettera al cardinale Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, in vista del VI Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Città del Messico dal 16 al 18 gennaio del 2009 sul tema: “La famiglia, formatrice ai valori umani e cristiani”.

    “Come prima scuola di vita e di fede, e come chiesa domestica – afferma il Papa - la famiglia è chiamata a educare le nuove generazioni ai valori umani e cristiani perché, orientando la vita secondo il modello di Cristo, formino in esse una personalità armonica”.

    In questo compito educativo “così decisivo per la persona umana” - sottolinea il Papa - la famiglia deve poter contare “anche sull’appoggio della scuola, della parrocchia e dei diversi gruppi ecclesiali che favoriscano una integrazione integrale dell’essere umano”.

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    Il Papa al Corso di formazione dei cappellani militari: tutte le religioni siano impegnate per una pace fondata sulla verità, l'amore, la giustizia, la libertà

    ◊   Un dialogo costruttivo e un’indagine seria sugli aspetti teorici e operativi, etici e giuridici del delicato tema della difesa della dignità umana durante i conflitti armati è lo scopo del II Corso internazionale di formazione dei cappellani militari cattolici al diritto umanitario che, a forte connotazione ecumenica e interreligiosa, ha preso il via oggi a Palazzo San Calisto, a Roma, su iniziativa della Congregazione per i Vescovi e dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace, per il Dialogo Interreligioso e per l’Unità dei Cristiani. All'inizio dei lavori, che si chiuderanno domani, è stato letto il telegramma augurale del Papa a firma del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone: Benedetto XVI ha auspicato che il Corso “susciti negli aderenti delle diverse religioni concorde impegno nella promozione del fondamentale valore della pace, basata sulla verità, l’amore, la giustizia e la libertà, in vista di un’umanità riconciliata e solidale”. Il servizio di Paolo Scappucci:

     
    Il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, da cui dipendono gli Ordinariati Militari nel mondo, ha messo in evidenza il duplice contrastante fenomeno oggi dell’accresciuto senso della dignità di ogni persona umana e dell’ingigantita capacità di distruzione delle violenze e delle guerre attuali. Secondo il porporato, “la Chiesa, portatrice di valori umani, morali e spirituali – senza dei quali è impossibile edificare una degna e vera società di uomini, che sia una famiglia di famiglie – deve essere in prima linea nel sostenere una retta applicazione del diritto umanitario, in ogni circostanza”.

     
    Dal canto suo, il presidente di Giustizia e Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, con riferimento specifico al tema del Corso: “Dignità umana e diritto umanitario: il ruolo delle religioni”, ha rilevato che “anche nel mondo contemporaneo, dove fenomeni come il terrorismo internazionale sembrano mettere in discussione il valore della vita umana e dove spesso le religioni sono considerate un fattore di conflitto, le religioni stesse sono chiamate a cooperare per l’affermazione della dignità umana e a proiettare il diritto umanitario in un orizzonte ampio che vada oltre la semplice necessità politica o militare”.

     
    E’ seguita la relazione del noto internazionalista Antonio Cassese che, in un ampio excursus storico sulle Convenzioni di Ginevra e sulla nascita del diritto umanitario, ne ha posto in luce sia i meriti nel mitigare in quanto possibile le sofferenze causate dalla violenza bellica, sia i limiti attuali, come il non tenere in sufficiente conto che le guerre moderne sono totali e asimmetriche, disincentivare guerriglieri e terroristi dall’osservare il diritto, non frenare lo strapotere militare delle grandi potenze, non risarcire le vittime.

     
    L’eventualità che tragici eventi come quelli dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York possano verificarsi anche in Europa non è affatto remota, secondo il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, Generale Vincenzo Camporini, intervenuto sul tema della lotta globale al terrorismo e la difesa dei diritti umani. Additando i principali obiettivi cui la comunità internazionale dovrebbe tendere per condurre un’efficace azione di contrasto alla nuova minaccia terroristica, l’alto esponente militare ha indicato tra l’altro la necessità di svincolare il potere decisionale dei tribunali sovranazionali dalla volontà politica degli Stati rendendo pienamente vincolanti le rispettive statuizioni; avviare un processo di armonizzazione delle legislazioni nazionali in tema di lotta al terrorismo; sostenere il ruolo delle Nazioni Unite quale polo di riferimento per politiche comuni in materia di contrasto al terrorismo.

     
    Trattando il delicato argomento “Biotecnologia, armi e dignità umana”, Peter Herby del Comitato Internazionale della Croce Rossa, in fine mattinata ha tra l’altro affermato che ogni sforzo per ridurre al minimo il rischio di un uso bellico delle nuove biotecnologie non può che essere uno sforzo concertato e multidisciplinare, a livello sia nazionale che internazionale. (Paolo Scappucci, dal Palazzo San Calisto in Roma, per la Radio Vaticana)

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    Nel segno della musica e della liturgia, la visita di Benedetto XVI al Pontificio Istituto di Musica Sacra

    ◊   In occasione della fine dei lavori di restauro, Benedetto XVI si recherà - domani mattina alle ore 11 - al Pontificio Istituto di Musica Sacra, in via di Torre Rossa, a Roma. Il Santo Padre, che benedirà una lapide commemorativa, sarà accolto da brani di canto gregoriano e di polifonia. Ad accompagnare il Papa nella visita saranno il Gran Cancelliere, cardinale Zenon Grocholewski, e il preside dell’Istituto, mons. Valentin Miserachs Grau. Con lui, Giovanni Peduto si è soffermato sul legame particolare tra l’Istituto e Benedetto XVI:

     
    R. – C’è un legame particolare già da tanti anni, in quanto il Santo Padre appassionato com’è di liturgia, di musica, delle Belle Arti e così sensibile a questi temi, aveva partecipato a vari colloqui ed aveva tenuto anche delle conferenze. Durante il mio mandato avevamo nominato il fratello del Santo Padre, il maestro Georg Ratzinger, dottore Honoris Causa. Nel 1999, in occasione della commemorazione del 30.mo della morte di mons. Igino Angles, grande preside dell’Istituto, e del 90.mo di fondazione dell’Istituto, l’allora cardinale Ratzinger venne in visita. Ne abbiamo un grato ricordo.

     
    D. – Mons. Misercahs, ora un po’ di storia: quando e perché è sorto il Pontificio Istituto di Musica Sacra?

     
    R. – Ho già accennato che eravamo nel 90.mo e questo significa quindi che ci stiamo avvicinando, a grandi passi, verso il centenario di fondazione dell’Istituto, che avverrà precisamente nel 2011. Perché è nato? Perché San Pio X, nella Inter Sollicitudines, fra le prime preoccupazioni della vita pastorale aveva quella del decoro e del culto della Casa di Dio e dunque la musica sacra che era – soprattutto nell’Ottocento – in uno stato di grave decadenza, contaminata dallo stile teatrale. San Pio X, raccogliendo quello che c’era già nel sentimento generale di tante istanze della Chiesa, promulgò un famoso Motu Proprio, appunto Inter Sollicitudines, nel 1903, di riforma della musica sacra. Il Santo Padre comprese benissimo che serviva la formazione, la creazione di una catena di formatori che a loro volta fossero presenti nelle loro diocesi per diffondere questi principi del Motu Proprio. Una vera e propria catena di formazione. Fu questa la motivazione per cui San Pio X fondò il nostro Pontificio Istituto di Musica Sacra.

     
    D. – In questi anni quanti allievi avete ospitato? E … può indicarci qualche personalità di spicco?

     
    R. – Nell’arco di questi cento anni gli allievi sono stati migliaia, sparsi in tutto il mondo. Questa presenza cattolica internazionale è stata sempre caratteristica del nostro Istituto, come del resto di tutti gli atenei ed Istituti romani. Personalità di spicco? Le cito anzitutto da un punto di vista accademico e posso dire che sin dal primo momento abbiamo avuto i grandi nomi della musica. In primis, Enzo Perosi che fu preside onorario ma non insegnò mai nella scuola; poi Orefice, Raffaele Casimiri, Raffaele Manari che furono – diciamo – i pilastri dei primi anni dell’Istituto. E ultimamente, il maestro Domenico Bartolucci, che ha insegnato qui per moltissimi anni.

     
    D. – Qual è l’attuale situazione dell’Istituto?

     
    R. – L’attuale situazione direi che è abbastanza florida dal punto di vista del numero degli allievi: ai tempi d’oro, quando io ero studente negli anni Sessanta, non eravamo più di 80; adesso gli studenti sono invece più di 100. Sono rappresentanti naturalmente di una componente ecclesiastica, soprattutto sacerdoti e suore, ma vi è anche una rappresentanza di laici, in numero sempre più crescente. E questo perché nelle diocesi mancano sacerdoti e allora mandano i laici a prepararsi in musica sacra.

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    Leader musulmani scrivono al Papa e ai capi delle Chiese cristiane: lavoriamo insieme per la pace. Il commento del cardinale Tauran

    ◊   138 intellettuali e leader musulmani di tutto il mondo, sia sunniti che sciiti, hanno indirizzato una lettera aperta a Benedetto XVI e agli altri capi delle Chiese cristiane proponendo una solida cooperazione tra cristiani e musulmani per promuovere la pace nel mondo. La lettera, datata 13 ottobre 2007 – in occasione della fine del Ramadan - rileva che “musulmani e cristiani insieme rappresentano più della metà della popolazione mondiale”. “Il futuro del mondo dipende – afferma dunque la lettera - dalla pace tra musulmani e cristiani”. “Se cristiani e musulmani non sono in pace – si legge nel documento – il mondo non può essere in pace”. Su questa lettera ascoltiamo il commento del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al microfono di Giovanni Peduto:

     
    R. – Direi che si tratta di un documento molto interessante, perchè è un documento nuovo poiché proviene sia dai musulmani sunniti, sia dai musulmani sciiti. E’ un documento non polemico, con numerose citazioni sia dell’Antico Testamento, sia del Nuovo Testamento.

     
    D. – Violenza e religione non possono andare insieme: cosa devono fare a questo proposito i leader religiosi?

     
    R. – Invitare anzitutto i loro seguaci a condividere le tre convinzioni che sono contenute nella lettera e quindi che Dio è unico; Dio ci ama e noi dobbiamo amare questo Dio; Dio ci chiama ad amare il nostro prossimo. Direi che questo rappresenta un segnale molto incoraggiante, poiché dimostra che la buona volontà e il dialogo sono capaci di vincere i pregiudizi. E’ un approccio spirituale del dialogo interreligioso, che chiamerei il dialogo delle spiritualità. I musulmani ed i cristiani devono rispondere ad una unica domanda: per te Dio nella tua vita è veramente l’unico?

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    Il cardinale Bertone a Fatima per la dedicazione della nuova Chiesa della Santissima Trinità, a chiusura delle celebrazioni del 90.mo anniversario delle apparizioni della Vergine

    ◊   È intitolato alla Santissima Trinità, il nuovo Santuario di Fatima in cui il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, Legato Pontificio, celebrerà oggi pomeriggio il rito di dedicazione. L’evento rientra nelle cerimonie di chiusura del 90.mo anniversario delle apparizioni della Beata Vergine Maria nel luogo di culto portoghese. L’ultima, con la visione del Dio Uno e Trino cui la Chiesa è dedicata, avvenne il 13 ottobre. Ma come si presenta il nuovo Santuario ai pellegrini? Silvia Gusmano lo ha chiesto a Salvatore Mazza, inviato del quotidiano Avvenire a Fatima:

     
    R. – Sorge proprio di fronte al vecchio santuario in uno stile essenziale. L’antico santuario è tutto proteso verso l’alto, mentre questo nuovo invece è più largo e più basso. L’unico elemento elevato in verticale è il grande crocifisso di ferro, che, guardando, sorge alla sinistra di questa nuova costruzione, molto più grande ovviamente della precedente e che è stata fatta apposta probabilmente proprio per inserirsi nel contesto tradizionale del santuario - tutti conoscono questa grande spianata, che introduce al vecchio santuario – senza rovinare quella che è l’immagine tradizionale di questo luogo.

     
    D. – Oggi pomeriggio il rito di dedicazione della nuova Chiesa, presieduto dal cardinale Bertone. Che atmosfera c’è a Fatima?

     
    R. – Un’atmosfera di grande attesa. Questa mattina, alle 10.00, ora italiana - quindi alle 9.00, ora locale - c’era già tantissima gente. Si aspettano alcune centinaia di migliaia di persone. Sono arrivati un po’ da tutta Europa, da quanto ho potuto constatare. Ci sono molti italiani, ma anche molti francesi, molti spagnoli e molti portoghesi, ovviamente. E’ un momento importante che si respira nell’aria del santuario. Ho visto che ci sono molti giornalisti, moltissime televisioni di tutta Europa.

     
    D. – Domani, il giorno del 90.mo anniversario dell’ultima apparizione. Come vivrà Fatima questa giornata e quali sono i prossimi appuntamenti importanti in programma?

     
    R. – Domani sarà un giorno normale per il santuario. Non sono state previste cerimonie particolari, proprio per poter vivere questo anniversario secondo la più stretta tradizione del santuario. Quindi, ci saranno le Messe nelle diverse lingue nelle cappelle e l’adorazione eucaristica, tutto secondo il programma tradizionale di una giornata di pellegrinaggio qui a Fatima. Invece, domenica ci sarà la grande Messa, sempre presieduta dal cardinale Bertone, nel nuovo santuario, nella Chiesa della Trinità, che rappresenterà il culmine delle celebrazioni, anche perché alla fine ci sarà il collegamento in diretta con Roma per l’Angelus con Benedetto XVI.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - "Quanti entrano per il Portone di Bronzo possano sentirsi accolti dall'abbraccio del Papa": le parole del Santo Padre per l'inaugurazione dello storico portale restaurato.

    Servizio estero - In evidenza l'Iraq: strage di civili a Nord di Baghdad in raid dell'aviazione statunitense.

    Servizio culturale - Sull'opera narrativa di Doris Lessing, Premio Nobel per la letteratura 2007, un articolo di Marco Testi dal titolo "Tra impegno sociale e sogni letterari con la verità come obiettivo".

    Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Nobel per la pace 2007 ad Al Gore e al Comitato ONU per la lotta ai cambiamenti climatici

    ◊   Assegnato stamani ad Oslo il Premio Nobel per la Pace 2007. Il riconoscimento è andato al Comitato delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici (IPCC) e ad Al Gore per l’impegno profuso nella difesa dell’ambiente. Il servizio di Giancarlo La Vella:


    Il Nobel per la pace riconosce quest’anno gli sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali mutamenti. Questa la motivazione con cui il prestigioso riconoscimento è stato assegnato dal Comitato norvegese del Nobel all’IPCC, organismo dell’ONU, e all’ex vicepresidente degli Stati Uniti, Al Gore. I vincitori hanno avuto la meglio su uno stuolo di 181 candidati e si divideranno il premio pari ad 1 milione e mezzo di dollari. Per la prima volta, dunque, la salvaguardia dell’ambiente viene riconosciuta come uno degli impegni fondamentali, affinché nel mondo si possa lavorare in modo proficuo per il mantenimento della pace. Al Gore, nato nel 1948 a Washington, dopo la sua esperienza politica che lo vide al fianco del presidente Clinton e nel 2000 battuto da Bush per una manciata di voti nella corsa alla Casa Bianca, è diventato uno dei più accesi paladini nella lotta al riscaldamento del pianeta. Un periodo che dura ancora oggi fatto di affollate conferenze sul tema ambientale. Il suo libro, “Una verità scomoda”, bestseller mondiale, trasposto in immagini nel documentario dallo stesso titolo vince nel febbraio scorso il premio Oscar. “Il problema del clima non è una questione politica, ma ormai una questione morale”. Queste le parole di Al Gore quando ha ricevuto la statuetta e hai poi aggiunto:

     
    R. – I hope this film will help to promote a conversation …
    Spero che questo film aiuti a promuovere un dialogo e sfidi tutti noi a fare esperienza di ciò che solo poche generazioni nella storia hanno avuto il privilegio di conoscere. E’ la missione di una generazione, un proposito morale obbligato, un corso condiviso e unico, forzato dalle circostanze. Bisogna mettere da parte la meschinità e il conflitto, che è ciò che ci frena. Questa crisi climatica è una sfida per ogni cittadino di questo pianeta. Noi dobbiamo unirci, perché ci vuole la cooperazione globale dei governi, delle varie amministrazioni e della società civile, per trascendere i nostri limiti e per sollevarci e risolvere questa crisi. Se questo film vi ispirerà - e spero proprio sarà così – ci sono così tanti passi che ciascuno di voi può fare per fare la differenza ed essere parte di questa soluzione.

     
    E l’impegno per l’ambiente ha sempre avuto vasta eco alle Nazioni Unite. Il Comitato intergovernativo di esperti sull'evoluzione del clima costituisce oggi il più vasto gruppo di studiosi internazionali in materia. Creato nel 1988 dall’Organizzazione meteorologica internazionale e dal Programma per l’ambiente dell’ONU, su richiesta del G7, ha come compito di valutare e sintetizzare i lavori di ricerca sul clima fatti dai laboratori in tutto il mondo. Ma perché i cambiamenti climatici, secondo quello che vuole essere il significato del Nobel di quest’anno, costituiscono una minaccia per la pace mondiale? Lo abbiamo chiesto a Giampiero Maracchi, bioclimatologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

     
    R. – Costituiscono una minaccia per la pace perché rappresentano un disordine complessivo di carattere biologico, di carattere economico, di carattere naturale e quindi le risposte poi a questi disordini generalmente sono le guerre. Quindi è evidente che un pianeta in equilibrio è anche un pianeta che più difficilmente ricorre alla guerra per trovare le sue soluzioni. Mi sembra ragionevole che un riconoscimento per la pace sia legato attualmente ai cambiamenti climatici.

     
    D. – A questa, che è diventata ormai l’emergenza mondiale primaria, si riesce a dare una risposta univoca a livello internazionale?

     
    R. – Ci sono varie risposte possibili. Intanto diciamo che ce n’è una alla quale dovremmo adeguarci, che è quella degli impegni che sono stati presi: il Protocollo di Kyoto stabilisce che i Paesi debbano ridurre del 55 per cento le emissioni del gas ad effetto serra. Ma probabilmente la soluzione di questi problemi sta nella modifica del modello economico che abbiamo assunto nell'ultimo secolo. Poi, la scienza non è mai esaustiva al 100 per cento: i cambiamenti climatici ci sono stati in piena epoca geologica, anche in tempi recenti: basti ricordare il periodo tra l’800 e il 1200, in cui si è avuto un forte riscaldamento, oppure la piccola glaciazione tra il 1560 e il 1700.

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    La vita è "mutua donazione": così il cardinale Lozano Barragán intervenendo stamani al Convegno "Fertilità: visione cattolica"

    ◊   “Fertilità: visione cattolica”: è il tema del Convegno apertosi oggi a Roma all’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) con lo scopo di favorire un confronto multidisciplinare. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, cardinale Javier Lozano Barragán, e il professore di bioetica e di teologia morale presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, padre Gonzalo Miranda. C’era per noi Amedeo Lomonaco:


    Il cardinale Barragán ha definito la vita, da un punto di vista biologico, come “un movimento organico complementare" che procede per intricate relazioni in base a delle finalità. Sotto un profilo filosofico, ha spiegato il porporato, la vita è la "capacità primordiale di essere e attuare". Nell’interpretazione teologica - ha poi aggiunto - la vita è un “movimento dalla morte” attraverso una realtà storica: la morte di Cristo diventa risurrezione, la vita diventa “mutua donazione”. Il cardinale Lozano Barragán:

    "Dalla scienza si arriva alla dignità massima che significa propriamente la distinzione che è la vita nella relazione di amore la mutua donazione. E allora, la dignità massima è l’amore".

    L’incidenza dell’infertilità, secondo dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, riguarda circa il 20 per cento della popolazione nei Paesi avanzati ed è destinata ad aumentare. Diventa quindi necessario accompagnare e sostenere soprattutto quelle coppie colpite da problemi di infertilità e sterilità. E’ quanto sottolinea padre Gonzalo Miranda:

    "Vanno innanzitutto accompagnate umanamente, e direi anche cristianamente, perché molte volte si sentono sole. Alcune coppie credono che l’unica opportunità sia quella di andare alla fecondazione in vitro. Bisognerebbe poi aiutare queste coppie affinché si capisca qual è il problema della loro infertilità; in molti casi si fa pochissima diagnosi!".

    Di fronte al ricorso alla procreazione medicalmente assistita l'istruzione Donum Vitae della Congregazione per la Dottrina della Fede parla di tre criteri fondamentali. Ce li illustra padre Gonzalo Miranda:

    "Il primo criterio è che bisogna sempre rispettare la vita umana; il secondo è che bisogna fare in modo che le tecniche aiutino affinché un atto sponsale possa dare il suo frutto naturale e dunque che invece non venga prodotto il bambino come se fosse un prodotto di laboratorio; il terzo è che vengano rispettati i criteri di identità dell’individuo. Secondo questi tre criteri, possiamo dire che ci sono degli interventi tecnici che possono aiutare una coppia, che realizza il suo atto sessuale in modo normale, ad avere il figlio desiderato. Si tratta di un aiuto alla natura. Noi cattolici escludiamo per queste ragioni le tecniche che, oltre a non rispettare il criterio del rispetto della vita, si pongono anche come una sostituzione e non un complemento dell’atto sponsale".

    Tra i vari dati, si è sottolineato infine che negli ultimi anni si è registrato un incremento della sterilità maschile: le cause principali sono le mutate condizioni di vita, l’inquinamento e il fumo. Tra gli imputati c’è anche lo stress.

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    A Norcia, laici e cattolici si confrontano su scienza e fede, in un incontro promosso dalla Fondazione Magna Carta

    ◊   Religione, scienza e la prova della ragione. E’ questo il tema al quale quest’anno la Fondazione Magna Carta dedica il tradizionale appuntamento fra laici e cattolici nell’ambito degli “Incontri di Norcia – A Cesare e a Dio”. Scienziati e intellettuali di diverso orientamento si confronteranno, domani e domenica nella città umbra, sul terreno quanto mai attuale del rapporto tra scienza e fede. In tale occasione, verrà inoltre presentato il documento “Fides, ratio, scientia. Il dibattito sull’evoluzionismo” del cardinale Christoph Schönborn. Tra quanti interverranno alla due giorni di Norcia, c’è anche la prof.ssa Assuntina Morresi, docente di Chimica fisica all’Università di Perugia, che in questa intervista di Alessandro Gisotti si sofferma sui rischi di una visione ideologica della scienza:

     
    R. – La scienza vera non è altro che la sfida fra la ragione dell’uomo, che vuole comprendere il significato della realtà e la realtà che si svela pian piano. Da questo punto di vista non c’è nessun problema fra scienza e fede. Il problema sorge quando la scienza viene adottata come unico punto di vista e diventa l’unica misura della realtà. A quel punto, però, non è più scienza, ma ideologia. La comunicazione di alcune scoperte scientifiche fatte passare come la risoluzione di tutti i problemi dell’umanità spinge ad una lettura ideologica della scienza, che però con la scienza ha ben poco a che fare.

     
    D. – Il Papa ha messo più volte in guardia dai rischi di una scienza che si pretenda completamente autonoma nei confronti delle norme morali iscritte nella natura dell’essere umano. Dunque, è l’approccio ideologico che incide su questo “delirio di onnipotenza” della scienza, in particolare della tecnica...

     
    R. - Sì, assolutamente! Noi non stiamo parlando più della scienza vera e propria, ma di un’ideologia scientista, che pretende di essere l’unico metro di misura. Questo tipo di applicazioni tecnoscientifiche non sono rispettose dell’uomo perchè non guardano innanzitutto il dato reale. La questione che anche ieri il Papa ha richiamato con l’ambasciatore della Corea del Sud presso la Santa Sede, cioè l’appello a non utilizzare gli embrioni umani per la ricerca, a non vivisezionarli, a non distruggerli, è un appello che fa innanzitutto riferimento al realismo dello scienziato. Se lo scienziato guarda nel microscopio e vede un embrione umano, sa già che la scienza, quella buona, non può utilizzare, strumentalizzare un uomo per, presumibilmente, salvare una vita ad un altro uomo. Questa non è scienza, l’abbiamo rifiutata da tanti anni.

     
    D. – Benedetto XVI sottolinea, come già peraltro l’allora cardinale Ratzinger, la necessità di “allargare la ragione”. Come raccogliere questa sfida? Come la raccoglie lei, una persona che dedica la sua vita alla ricerca scientifica?

     
    R. – Innanzitutto, allargare la ragione significa, nel lavoro di uno scienziato, cogliere tutti i fattori della realtà. Il che significa che per esempio non si può solo guardare all’utilità di una scoperta scientifica, ma bisogna innanzitutto guardare all’oggetto della ricerca scientifica e per che cosa si usa nella ricerca scientifica. Se l’oggetto è il bene dell’uomo, se il fine è il bene dell’uomo, noi non possiamo strumentalizzare l’uomo, utilizzandolo e distruggendolo per il bene di un altro. Allargare la ragione significa osservare tutti i fattori della realtà e cercare di cogliere tutte le implicazioni che il nostro lavoro di scienziati ha. Se se ne colgono solo alcune e si chiudono gli occhi davanti ad altre allora il lavoro non è corretto dal punto di vista scientifico e non è soprattutto corretto come atteggiamento di onestà intellettuale.

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    Dieci anni fa moriva don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas diocesana di Roma

    ◊   Il sacerdote "uomo della preghiera", ma soprattutto il sacerdote come "educatore della fede nella vita", partendo "dagli avvenimenti”. E' l'intuizione che illuminerà per tutta la vita il ministero di don Luigi Di Liegro, definito “profeta dei poveri” da Giovanni Paolo II per il suo lavoro a servizio dei diseredati, sublimato dalla fondazione della Caritas diocesana di Roma. Il 12 ottobre di dieci anni fa, don Luigi concludeva la sua avventura terrena e questa sera, alle 19, il cardinale vicario, Camillo Ruini, ne ricorderà la testimonianza durante una Messa di suffragio nella Basilica Lateranense. Fabio Colagrande ha chiesto un ricordo a Franco Pittau, coordinatore del dossier Statistico Immigrazione di Caritas/Migrantes, e alla giornalista Laura Badaracchi, autrice del libro “Luigi Di Liegro, profeta di carità e giustizia”:


    R. - Come individuo, ciò che mi è piaciuto di più in lui è che sapeva essere un uomo molto duro. Ma era di una dolcezza infinita quando una persona si trovava nel bisogno. Questo è forse il motivo di maggiore grandezza, perché essere dolci con i potenti è una cosa facile, ma vedere nell’ultimo - come ci ha detto Gesù - la sua figura, non è da tutti. Lui aveva degli abissi di dolcezza nel portare aiuto e diceva che gli ultimi “sono il tempio dello spirito”, ma anche che chi non era così malandato, ma si trovava in una situazione di bisogno, per lui era persona da privilegiare. Questo è straordinariamente bello e non lo dimenticherò mai. Come uomo di Chiesa, faceva delle riflessioni molto belle su Dio, aveva un contatto quotidiano con Gesù. E poi la sua parrocchia era la città ed è una cosa un po’ insolita, perché ogni cosa che capitava nella città di Roma era una cosa che lo toccava direttamente come cristiano, anche cose che potevano sembrare banali. Lui amava questa città che doveva essere più dignitosa, offrire più spazi a tutti.

     
    D. - Laura Badaracchi, l’eredità che lascia oggi don Di Liegro? Possiamo dire che la sua testimonianza sia stata recepita? Nel tessuto ecclesiale e sociale c’è ancora molto da fare?

     
    R. - C’è ancora molto da fare, senz’altro. Don Luigi ha aperto dei varchi, ha aperto delle piste di lavoro sia a livello sociale, sia a livello ecclesiale. Lui sognava una parrocchia con le porte aperte ai diversi, agli altri, alle persone in difficoltà, dove davvero nessuno potesse sentirsi solo. Pensiamo oggi a tutti i problemi legati all’immigrazione, legati ai malati terminali, ai disabili, alle persone che hanno un lavoro precario, alle famiglie a rischio di povertà. Se don Luigi fosse ancora qui aprirebbe di nuovo il suo cuore e inviterebbe ogni credente a fare altrettanto, ma in modo molto concreto, nella vita di ogni giorno, perché queste persone non siano sole.

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    La "Messa da Requiem" di Giuseppe Verdi eseguita ieri a San Paolo fuori le Mura, seconda tappa del Festival internazionale di musica e arta sacra

    ◊   Un immenso capolavoro della musica sacra composto per celebrare la scomparsa del venerato Alessandro Manzoni e occasione per confrontarsi col mistero della morte. E’ la “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi che ieri, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, ha segnato la seconda tappa del Festival internazionale di musica e arte sacra in corso a Roma fino a sabato. Sul podio, il Maestro Daniele Gatti a dirigere i “Wiener Philharmoniker”, orchestra in residence del Festival, affiancati dal Coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e da un prestigioso quartetto di solisti: il soprano Fiorenza Cedolins, il mezzosoprano Dolora Zajick, il tenore Fabio Sartori e il basso Ferruccio Furlanetto. Ad assistere alla cerimonia, vi erano fra gli altri l'arciprete della Basilica di San Paolo Fuori le Mura, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, e il cardinale Francesco Marchisano, presidente dell'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica. Il servizio di Gabriella Ceraso:


    (musica)

     
    Squilli di tromba, colpi minacciosi di grancassa, esplosioni di voci rotte da improvvisi silenzi e sussurri angosciati: sin dalle prime note, la Messa di Verdi ci trasporta nel vivo del Giudizio finale, dinanzi al dramma dei morti al cospetto dell’Eterno, da cui si innalza la supplica dell’umanità intera: “Libera me, Domine, de morte aeterna”. Il musicista di Busseto adopera la scrittura più varia e più complessa in armonia, timbri, contrappunti, carica di reminiscenze operistiche, di senso drammatico, di uomo di teatro qual era. Per questo: “Requiem”. Il Maestro Daniele Gatti:

     
    “Ci sono dei canoni magari più vicini a quella che è un’area lirica, ma io penso che, al di là di questo, è la spiritualità che innerva tutta la composizione da tenere presente, frutto anche di una persona che probabilmente era alla ricerca di una fede, di un Dio... Chi scrive queste cose, ce le ha dentro”.

     
    Non si fa divulgatore del messaggio cristiano, Verdi, non praticante e non credente. Ma interpreta il testo liturgico in un’alternanza continua in musiche e parole tra terrore del supplizio e pietà: così il Maestro legge il mistero della morte. Ancora Gatti:

     
    “Il testo stesso, scelto da Verdi, è un testo che è articolato sia in terza persona che in prima persona, e questo è molto importante, perché la sequenza dei morti è recitata in terza persona, quindi un po’ astratta, non partecipante... In altri casi, invece, i solisti cantano in prima persona, cioè: ‘Io, peccatore, abbi pietà di me!’, e cambia il rapporto quindi con il Dio-Giudice da questo punto di vista. C'è il terrore per la punizione ma, d’altro canto, con il testo in prima persona, anche il rapporto più intimo con una figura paterna”.

     
    Ne scaturisce uno spirito religioso, seppur intimo, individuale, aspro, che tradisce alla fine la cupezza tipica della Messa da Requiem:

     
    “Potrebbe apparire in un primo momento una visione molto pessimistica della morte, però non dimentichiamo che il “Libera me” finale finisce con un accordo maggiore, radioso, e le ultime parole non terminano in un’atmosfera cupa, di disperazione ma terminano in un’atmosfera aperta che quantomeno ha la speranza!”.

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    Chiesa e Società



    Polonia: relativamente pochi e di significato marginale le collaborazioni di sacerdoti con i servizi di sicurezza del passato regime comunista

    ◊   Sono stati pochi i casi di collaborazione di sacerdoti polacchi con i servizi di sicurezza comunisti ed, oltretutto, hanno avuto un significato marginale. È quanto riferisce la commissione storica istituita dalla Conferenza Episcopale Polacca, per analizzare la collaborazione di alcuni membri dell’episcopato con gli organi di sicurezza comunisti. La commissione ha trovato difficoltà nell’analisi dei documenti provenienti dagli archivi dell’Istituto Nazionale della Memoria (IPN) a causa della loro incompletezza, dovuta soprattutto alla distruzione massiccia degli archivi dei servizi di sicurezza effettuata negli anni 1989-1990. “Una difficoltà supplementare per la valutazione dell’attendibilità dei documenti – si legge nel comunicato, diffuso dall’agenzia Sir – è costituita dal fatto che i servizi di sicurezza generalmente non chiedevano ai religiosi né consensi scritti né documenti firmati”. Le conclusioni della commissione permettono di formulare delle valutazioni sul ruolo della Chiesa cattolica nell’azione di contrasto al programma di ateizzazione dei polacchi, dal 1945 al 1989, e nell’opera di consolidamento fra la popolazione di valori religiosi e nazionali. (B.B.)

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    Divieto di importare materiale religioso durante le Olimpiadi di Pechino: una nuova regola del comitato organizzatore

    ◊   Alle Olimpiadi di Pechino 2008 le delegazioni nazionali non potranno portare “opuscoli e materiali usati per qualsiasi attività religiosa o politica o per dimostrazioni”: è una delle norme imposte dal comitato organizzatore. Non è chiaro, tuttavia, se tra gli oggetti proibiti rientrino anche testi sacri come il Vangelo o il Corano. Difficile prevedere come risolveranno il problema gli atleti che solitamente sono accompagnati da assistenti religiosi, durante la loro permanenza all’estero. Vietata anche l'introduzione delle bandiere dei Paesi che non prendono parte ai giochi. Risulta, inoltre, che le federazioni olimpiche nazionali non abbiano ricevuto alcuna comunicazione. È la prima volta che vengono introdotte norme così restrittive in occasione di una manifestazione sportiva mondiale. Secondo gli osservatori internazionali l’obiettivo delle autorità di Pechino è, con ogni probabilità, di vietare la predicazione degli attivisti buddisti tibetani, dei musulmani della minoranza etnica degli Uiguri e dei membri della setta religiosa del Falun Gong. (B.B.)

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    La libertà di religione è un diritto fondamentale, da garantire con il dialogo: così il cardinale Lehmann, per la fine del Ramadan

    ◊   “La libertà di religione è un diritto fondamentale”: lo ha affermato il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, in occasione della fine del Ramadan. “La Chiesa cattolica riconosce il diritto di libertà religiosa, - continua il cardinale - che vale per i cristiani, per i musulmani, per chi crede in altre religioni e per chi non crede”. Come riferisce l’agenzia Sir, questo diritto comporta anche “il diritto dei musulmani a costruire moschee idonee nelle aree in cui vivono”. I progetti di costruzione devono essere presentati, argomentati e discussi con le autorità, attraverso uno scambio di vedute costruttivo e basato sulla stima reciproca. “Il dialogo ha un’importanza straordinaria - conclude il cardinale Karl Lehmann – e si fonda sul presupposto di riconoscersi e accettarsi reciprocamente, come creature di Dio e come portatori della stessa dignità di esseri umani”. (B.B.)

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    Kofi Annan è il nuovo presidente della fondazione a sostegno dell’Organizzazione Mondiale contro la Tortura

    ◊   È Kofi Annan, l’ex segratario generale delle Nazioni Unite, il nuovo presidente della fondazione a sostegno dell’Organizzazione Mondiale Contro la Tortura (OMCT). “Non bisogna dimenticare che tutto comincia dalla tortura di una persona, dai trattamenti degradanti inflitti ad un individuo e dalla violazione dei diritti umani di un singolo”, spiega Kofi Annan. Come riferisce l’agenzia Misna, tutte queste violenze, se applicate su larga scala, possono portare anche a genocidi e a violenze di massa. “Oggi un numero crescente di Paesi – prosegue Kofi Annan – mostra la tendenza a sacrificare i diritti umani e le libertà civili in nome della sicurezza e della lotta al terrorismo”. L’OMCT è la più rande coalizione di Organizzazioni non Governative internazionali, che riunisce oltre 280 membri in 92 Paesi. È nata nel 1986, con sede a Ginevra. L’obiettivo che si propone è di combattere qualsiasi violazione dei diritti dell’uomo: abusi, esecuzioni, sparizioni forzate e ogni altro tipo di trattamento crudele, disumano e degradante. (B.B.)

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    Per ragioni di sicurezza, la Caritas trasferisce il personale attivo in Darfur nella capitale sudanese

    ◊   Il settore operativo per le emergenze in Darfur, rende noto l’agenzia Zenit, ha deciso di trasferire temporaneamente il personale presente nella regione sudanese a Khartoum, capitale del Paese. Il programma d’aiuto, uno dei più vasti della zona, è coordinato da Caritas Internazionale e da ACT (Action by Churches Together International). Il responsabile, John Distefano, ha spiegato che “si tratta di una misura preventiva in linea con le procedure standard”. Negli ultimi tre mesi, infatti, la situazione nella zona è diventata imprevedibile, ha sottolineato la Caritas, e ci sono forti sfide alle operazioni umanitarie. Se le condizioni lo permetteranno, il settore operativo farà ritorno in Darfur alla fine del mese. Nel frattempo, le attività di carattere essenziale proseguiranno, con personale a rotazione. (S.G.)

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    In corso a Freetown l’Assemblea Plenaria dei Vescovi anglofoni dell’Africa occidentale

    ◊   Promuovere il dialogo interreligioso e esprimere solidarietà al popolo della Sierra Leone. Questi i principali obiettivi dell’ undicesima Assemblea Plenaria dell’Associazione delle Conferenze Episcopali dei Paesi anglofoni dell’Africa Occidentale, in corso a Freetown. Vi partecipano i vescovi di Ghana, Liberia, Gambia e Nigeria, oltre che della Sierra Leone. A riportarlo l’Agenzia Fides. “La Chiesa è convinta che il solo modo di procedere nel dialogo interreligioso, come parte dello sviluppo integrale, passa attraverso la comprensione e il rispetto reciproco delle credenze religiose dell’altro”, afferma padre William Avenya, Segretario Generale dell’Assemblea. “Bisogna comprendere – aggiunge – che la religione non è la causa delle infinite violenze che conosciamo”. Il tema viene affrontato dai vescovi nell’ambito di un apposito seminario intitolato “La Chiesa e la collaborazione cristiano-musulmana nell’Africa occidentale”. Significativa la scelta di tenere l’Assemblea in Sierra Leone, dove ancora profonde sono le ferite del conflitto civile, concluso nel 2002. “La Plenaria – spiega ancora padre Avenya - ci offre l’occasione di pregare con e per la Chiesa e il popolo di questa terra bellissima e di vedere la determinazione del popolo di lasciarsi alle spalle le sofferenze della guerra”. (S.G.)

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    In Ecuador si apre il terzo congresso latinoamericano e caraibico di comunicazione sul tema “Comunicazione, cittadinanza e valori”

    ◊   Si aprirà lunedì il terzo congresso latinoamericano e Caraibico di comunicazione, sul tema “Comunicazione, cittadinanza e valori”. Circa 500 operatori del mondo della comunicazione provenienti da diversi parti del mondo si riuniranno a Loja, in Ecuador, fino al 19 ottobre. Come riferisce l’agenzia Fides, la conferenza è organizzata dall’Università Tecnica di Loja (UTPL) e dall'Organizzazione Cattolica Latinoamericana e Caraibica di Comunicazione (OCLACC). L’obiettivo è proporre nuove strategie di comunicazione che permettano la mobilitazione cittadina per la costruzione di una società giusta, fraterna e ricca di valori cristiani. Nel corso della riunione verranno analizzate anche alcune esperienze relative a diverse realtà sociali. Particolare attenzione sarà data ai cambiamenti sociali, culturali e giuridici che facilitano la comunicazione, intesa come un fattore fondamentale dello sviluppo umano. Nella cornice del congresso si svolgerà anche l'incontro con i giovani comunicatori della rete latinoamericana e caraibica. (B.B.)

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    Si celebra oggi in Irlanda la prima Giornata Nazionale di Preghiera per i Bambini

    ◊   “I bambini aiutano i bambini”. È lo slogan della prima Giornata di preghiera promossa oggi in Irlanda dall’Opera dell’Infanzia Missionaria e dedicata ai più piccoli. L’obiettivo: educare i bambini alla condivisione solidale e alla vicinanza spirituale con i coetanei che vivono nei Paesi di missione. “Pregando – ha spiegato l’Arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin – esprimiamo la nostra speranza in un mondo più giusto e pacificato, un mondo che possa dare ai più piccoli un futuro dignitoso”. Per l’occasione, l’Opera, organismo pontificio fondato nel 1843, ha distribuito del materiale informativo sulle condizioni drammatiche dell’infanzia in alcune aree del mondo. Questi alcuni dei dati diffusi: in India un bambino su cinque muore per malattie intestinali, mentre in Liberia il 20 per cento della forza combattente nella guerra civile era costituita da minori. Ogni giorno nel mondo 16 mila bambini muoiono a causa della fame e della sottoalimentazione: uno ogni cinque secondi. (S.G.)

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    Gemellaggio tra l’Australia e le Isole Salomone, in vista di Sydney 2008: i giovani s’incontrano

    ◊   Nuovi gemellaggi tra i giovani pellegrini, in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, in programma il prossimo luglio. Nei giorni scorsi, informa l’agenzia Fides, una delegazione di 20 ragazzi della diocesi australiana di Lismore è sbarcata nelle Isole Salomone per incontrare i loro coetanei a Gizo e Honiara. Un’occasione per rafforzare la fede dei pellegrini e le loro relazioni. “Siamo chiamati a portare la testimonianza di Cristo nelle nostre vite, in qualsiasi momento e ambiente”, ha detto ai giovani padre Ambrose Pereira, responsabile delle comunicazioni sociali nella Chiesa delle Salomone. Qui i ragazzi si stanno preparando all’appuntamento di Sydney attraverso la preghiera, la catechesi, il volontariato. Di recente, inoltre, hanno presentato i simboli del pellegrinaggio: un bastone, dei sandali, una canoa e un mappamondo, in ricordo dei primi missionari che giunsero in Oceania. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    USA-Russia: divergenze sullo scudo anti-missile. A Mosca, l'incontro tra il presidente russo Putin ed il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice; Fine di Ramadan insanguinata in molti Paesi

    ◊   In vista dei colloqui, previsti per il pomeriggio a Mosca, sullo scudo anti-missile in Polonia e Repubblica Ceca, il presidente russo Putin ha invitato gli Stati Uniti a “non avere fretta” nell’installarlo non escludendo conseguenze nei rapporti tra i due Paesi. Durante l’incontro di stamani con il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ricevuta nella residenza di Novo Ogorevo, insieme con il segretario alla difesa, Robert Gates, Putin ha invitato ad attribuire un carattere globale al trattato sull’eliminazione dei missili a media e a breve gittata. Il capo del Cremlino ha precisato che sarà difficile per Mosca rispettare l’accordo se alcuni Paesi vicini svilupperanno altri sistemi di armi. Sembra chiaro il riferimento all’Iran. Da parte sua, la Rice ha confermato le divergenze con Putin ma ha espresso l’intenzione di superarle perché ci sono “compiti comuni”, come ad esempio la lotta al terrorismo. Intanto in Giappone, a Misawa, gli Stati Uniti hanno installato una base che ha il compito di raccogliere e analizzare i dati sui lanci di missili balistici nel quadro della Stazione congiunta tattica terrestre (JTAGS).

    - Distanza tra gli Stati Uniti e la Turchia dopo la decisione di Ankara di ritirare il proprio ambasciatore a Washington. Una decisione seguita alla mozione del Congresso americano che riconosce il carattere di “genocidio” alle uccisioni degli armeni, compiute dall’impero ottomano, negli anni 1915-16. La Casa Bianca ha espresso l’auspicio di un prossimo rientro da parte del diplomatico turco. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, pur condannando i massacri degli armeni, ha rifiutato di pronunciarsi sulla parola “genocidio”.

    - Si bagna di sangue la fine del Ramadan, mese sacro per i musulmani. Dall’Iraq, all’Afghanistan fino all’India si registra un’ondata di attentati che hanno provocato numerose vittime. Il nostro servizio:
     
    Comincia nel segno della violenza la festa di Aid Al Fitr, che segna la fine del Ramadan. In Iraq, sono ancora una volta i bambini a pagare il prezzo più alto. Un kamikaze si è fatto esplodere nelle vicinanze di un asilo nella città di Tuz mentre si festeggiava la conclusione del mese di digiuno. Nella deflagrazione del suo carretto pieno di dolci e giocattoli, un adulto ed un bambino di sette anni sono rimasti uccisi e altri 13 bimbi feriti. Ultimo episodio di violenza dopo l’attacco di ieri sera a Baghdad ad un internet cafè costato la vita a 8 persone. Il comando militare americano in Iraq ha espresso poi rammarico dopo la morte di 15 persone, sei donne e nove bambini, e di 19 insorti durante alcuni raid aerei, a circa 120 chilometri a nord di Baghdad. L’operazione, hanno fatto sapere fonti militari, era diretta contro un covo di talebani. Mattinata di sangue anche in Afghanistan. Una bomba è esplosa vicino ad una moschea affollata per la fine del Ramadam. La deflagrazione, avvenuta nella provincia di Helmand, ha provocato 4 vittime e 14 feriti. Morti e feriti anche in India al termine del mese di digiuno: due diversi attentati terroristici hanno provocato sei vittime; il primo è avvenuto ad Ajmer, nello stato nord occidentale del Rajasthan, il secondo a Srinagar, capitale dello stato del Kashmir, nelle vicinanze di una caserma. A seguito delle violenze, il governo di New Delhi ha decretato lo stato d’allerta. Mentre tutti i Paesi hanno iniziato i festeggiamenti, c’è da segnalare l’anomalia dell’Algeria che concluderà il digiuno del mese sacro dell'Islam soltanto sabato perché la mezzaluna che segna la fine del Ramadan non è stata ancora avvistata.

    - Anche la questione della restituzione delle alture del Golan, occupate da Israele nel 1967, entrerà nell’agenda della Conferenza di pace sul Medio Oriente, convocata a metà novembre negli Stati Uniti. Lo ha confermato David Foley, portavoce per il vicino Oriente al Dipartimento di Stato americano, in un’intervista pubblicata da un quotidiano panarabo.

    - Giro di consultazioni per il patriarca cattolico-maronita libanese, Nasrallah Sfeir, che sta tentando una mediazione prima del 23 ottobre, giorno in cui il Parlamento dovrebbe scegliere il nuovo Presidente del Paese. Stamani ha ricevuto a Bkerke, non lontano da Beirut, i leader della maggioranza parlamentare antisiriana e, ieri, i leader cristiani dell’opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah.

    - Passo avanti della Serbia nel cammino verso l’Europa. Il governo di Belgrado ha messo una taglia da un milione di euro sull’ex comandante serbo bosniaco Ratko Mladic, ricercato da 12 anni dal tribunale internazionale dell’Aja sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia. Ammonta invece a 250 mila euro la somma messa a disposizione per rintracciare altri due latitanti. Nessun provvedimento, invece, nei confronti di Radovan Karadzic, ex leader politico dei serbi di Bosnia, perché il governo non ritiene che sia nel suo territorio.

    - “La questione della Birmania deve essere risolta con gli sforzi del governo e del popolo, cercando soluzioni appropriate attraverso consultazioni”. E’ quanto ha riferito oggi il portavoce del governo cinese, Liu Jianchao, in risposta alla risoluzione adottata ieri dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La dichiarazione, firmata ad unanimità dai quindici Paesi membri del Consiglio, "deplora con fermezza" quanto accaduto in Birmania. Atteso per questo fine settimana, a Yangoon, il nigeriano Ibrahim Gambari, alla sua seconda missione in qualità di inviato di Ban Ki-moon. Sul fronte europeo, non c’è ancora unanimità sull’accordo stipulato ieri dall’Unione Europea riguardo alle sanzioni da applicare alla Birmania. Per superare le divisioni emerse, gli ambasciatori dei 27 si riuniranno lunedì mattina a Lussemburgo.

    - Saranno esaminati, entro le prossime tre settimane, i ricorsi avanzati contro il decreto del governo pakistano che concede l’amnistia all'ex-primo ministro Benazir Bhutto, in relazione ai presunti fatti di corruzione avvenuti tra il 1985 e il 1999. Fatti nei quali sarebbe implicato anche il presidente Pervez Musharraf, firmatario una settimana fa del decreto di amnistia.

    - Ottimismo è stato espresso dalla presidenza portoghese di turno dell’Unione Europea sul raggiungimento di un’intesa riguardante la riforma del Trattato europeo, un argomento in discussione al vertice di Lisbona del 18-19 ottobre prossimi. Pur riconoscendo che ci sono ancora degli ostacoli, fonti vicine alla presidenza, hanno espresso fiducia soprattutto per gli impegni presi dal governo polacco. Intanto il portavoce della Commissione Europea, Johannes Leitemberger, ha affermato che sul Trattato l’impegno dell’Italia non è mai stato messo in discussione, nonostante la delusione di Roma per la nuova ripartizione dei seggi dell'Europarlamento. Sono infatti sei gli scranni che l’Italia perderebbe.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Claudia Di Lorenzi)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 285
     
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