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SOMMARIO del 28/07/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il saluto caloroso di Benedetto XVI al suo arrivo a Castel Gandolfo, sua "seconda patria". Il vescovo di Treviso, mons. Mazzocato: resta nel cuore il clima di familiarità creato in Cadore
  • La sinergia tra evoluzionismo e creazionismo e l'inscindibilità tra amore e dolore affrontati dal Papa nell'incontro con il clero trevigiano e bellunese. Sul valore della sofferenza, il commento del prof. Tonino Cantelmi
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Medio Oriente. Al Fatah cancella dal suo programma i riferimenti alla lotta armata. Il commento di Janiki Cingoli
  • Seggi aperti, domani in Giappone, per il rinnovo di metà del Senato. Il premier, Shinzo Abe, sempre più isolato
  • Ristabilire l'autorità delle istituzioni per sottrarre il futuro della Repubblica Democratica del Congo alle mire delle bande ribelli. La testimonianza di mons. Gwamuhanya
  • Trenta opera del celebre scultore Antonio Canova esposte nella mostra allestita a Possagno, paese natale dell'artista, in occasione del 250.mo dalla nascita
  • Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti
  • Chiesa e Società

  • Devastata una scuola cattolica in India. Dall’inizio dell’anno, nel Paese, si contano più di cento episodi contro i cristiani
  • Raduno dei giovani australiani di Melbourne, il 5 agosto, in preparazione della Giornata mondiale della Gioventù di Sydney 2008
  • Contro la pedo-pornografia e i videogame violenti, il governo delle Filippine chiede aiuto alla Chiesa cattolica
  • La Zambia dona per la prima volta all’ONU aiuti alimentari
  • L’ONU: servono 129 milioni di dollari per consentire a 155 mila bambini rifugiati iracheni di frequentare la scuola nei Paesi ospitanti
  • Per recuperare le chiese della parte nord di Cipro, l'arcivescovo ortodosso, Chrysostomos II, riceverà aiuti dal grande imam della moschea di Al Azhar al Cairo, Mohammed Sayyed Al Tantawi
  • Al via oggi, a Roseto degli Abruzzi, il “Life Happening 2007” dei Giovani del Movimento per la vita
  • Madre Martina Messedaglia è la nuova superiora generale dell’Istituto del Divino Amore
  • Dedicato a padre Pio il “Meeting dei giovani” dell’1 e 2 agosto prossimi, organizzato dalla Provincia religiosa Sant’Angelo e Padre Pio dei Frati Minori Cappuccini
  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan. Le autorità di Kabul non escludono l’“uso della forza” per liberare i 22 sudcoreani ancora nelle mani dei talebani. “Se tenterete un blitz - rispondono i guerriglieri - uccideremo tutti gli ostaggi”
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il saluto caloroso di Benedetto XVI al suo arrivo a Castel Gandolfo, sua "seconda patria". Il vescovo di Treviso, mons. Mazzocato: resta nel cuore il clima di familiarità creato in Cadore

    ◊   Dalla quiete delle Dolomiti alla tranquillità dei Castelli romani: Benedetto XVI è arrivato ieri sera, alle 19, nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo, dopo aver lasciato nel tardo pomeriggio Lorenzago di Cadore, dove ha trascorso 19 giorni di riposo. Il servizio di Roberta Gisotti:

    La nostalgia di partire da Lorenzago e la gioia di tornare a Castel Gandolfo: una giornata intensa di emozioni quella di ieri per Benedetto XVI, che in un clima festoso, sottolineato dal suono delle campane, si è accomiatato dalla piccola comunità dolomitica, dal sindaco e dai collaboratori, tra cui Claudio De Nicolò, l’organizzatore delle amene passeggiate sui sentieri intorno al paese. “Grazie Santo Padre”, “Ritorni lo aspettiamo” il saluto - su alcuni striscioni - di fedeli e turisti. Accanto a Benedetto XVI i vescovi di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, e di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato, che all’indomani della partenza del Papa esprime il suo stato d’animo al microfono di Alessandro De Carolis:

    R. - Questi giorni sono filati via molto velocemente e contemporaneamente devo dire anche con affetto e riconoscenza, perché anche di persona il Santo Padre mi ha espresso il suo compiacimento per come ha potuto essere ospitato e per come ha vissuto questi giorni di riposo e questo ci ha fatto molto piacere.

     
    D. - Cosa conserverà lei, personalmente, di questi giorni di vicinanza con il Santo Padre?

     
    R. - Conservo una grande impressione della figura di questo Papa sul piano umano, per come è riuscito con immediatezza e con semplicità ad entrare nei rapporti con le persone, nel cuore della gente. Ha creato come un clima di familiarità - in quella zona dove lui con molta semplicità si riposava - con queste sue brevi passeggiate serali. Poi, conserverò certamente il ricordo dell’incontro con i sacerdoti di martedì scorso. Per noi è stata un’esperienza straordinaria, di comunione con il Successore di Pietro, una comunione anche vissuta proprio in maniera sentita, affettuosa e per tutti i sacerdoti un’occasione di alto magistero. L’entusiasmo permane tuttora in tutti i sacerdoti.

     
    Il Papa si è poi trasferito in elicottero dalla località bellunese all’aeroporto di Istrana-Treviso, da cui è decollato l’aereo che lo ha portato a Roma-Ciampino, e da qui in auto fino a Castel Gandolfo, accolto da una piccola folla di fedeli, ai quali Benedetto XVI ha rivolto un caloroso saluto dal balcone del Palazzo apostolico:

     
    “Cari amici ho trascorso vacanze bellissime nella terra delle Dolomiti, ma adesso sono felice di essere di nuovo qui a Castel Gandolfo, che per me è una 'seconda patria'. Mi sento sempre a casa a Castel Gandolfo, circondato dalla vostra amicizia, dalla vostra ospitalità”.

     
    Insieme ai fedeli, a dare il benvenuto a Benedetto XVI, il vescovo di Albano, Marcello Semeraro:

     
    D. - Eccellenza con quali sentimenti i castellani si dispongono ad accompagnare Benedetto XVI in questa seconda parte di ferie estive?

     
    R. - Anzitutto, con un grande sentimento di affetto, un sentimento spontaneo che alberga nel cuore di tutti i castellani e della intera diocesi di Albano, ma anche, al tempo stesso, con un misto di orgoglio e pure con la gratitudine di chi nella presenza fisica del Papa coglie il dono del respiro universale della Chiesa.

     
    D. - Mons. Semeraro, lei ha osservato che accogliere il Papa nella sua diocesi “è una grazia più che un privilegio”...

     
    R. - Certo, perché è l’ottica giusta, è la prospettiva cristiana, perché noi abbiamo nel Papa non soltanto un grande personaggio, un leader, un punto di riferimento mondiale, ma per noi è il successore di Pietro, il vicario di Cristo. E questo ci impegna a guardare a lui, ad ascoltare la sua parola.

     
    D. - Quali appuntamenti si prevedono, possiamo svelare qualche sorpresa?

     
    R. - No, non ci sono al momento sorprese, nel senso che c’è l’appuntamento settimanale dell’Angelus, il tradizionale appuntamento della Messa dell’Assunta, il 15 agosto, nella Chiesa parrocchiale, un appuntamento iniziato con Giovanni XXIII, al quale Paolo VI è rimasto sempre fedele, così come Giovanni Paolo II ed anche Benedetto XVI. Al di là del calendario previsto, è possibile ipotizzare anche qualche scampagnata, così come ha fatto negli anni precedenti. L’anno scorso è stato a Nemi, a visitare il Santuario del Crocifisso, a recitare il Rosario in privato sulle sponde del lago. Quindi, è pensabile che anche quest’anno, in maniera molto riservata voglia fare questo. Noi rispettiamo la privacy del Papa e il bisogno di momenti di riposo, di riflessione e di più prolungata preghiera.

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    La sinergia tra evoluzionismo e creazionismo e l'inscindibilità tra amore e dolore affrontati dal Papa nell'incontro con il clero trevigiano e bellunese. Sul valore della sofferenza, il commento del prof. Tonino Cantelmi

    ◊   I temi dell’evoluzionismo e del creazionismo e il rapporto tra amore e dolore sono stati al centro dell’incontro, tenutosi martedì scorso nella chiesa di Santa Giustina Martire ad Auronzo di Cadore, tra Benedetto XVI ed il clero delle diocesi di Treviso e Belluno-Feltre. Il Papa ha detto che l’evoluzione è una realtà, confermata da prove scientifiche, ma non è sufficiente a spiegare tutta la realtà. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Benedetto XVI ha detto che è necessario “riconoscere la ragione creatrice” per “ritrovare il senso della vita” e concepire la “dignità umana”. Il Papa ha fatto poi riferimento al dibattito, attualmente molto acceso in Germania e negli Stati Uniti, sul creazionismo e sull’evoluzionismo, presentati come alternative escludenti. Benedetto XVI ha sottolineato che non c’è una contrapposizione tra l’evoluzione e l’opera del Dio Creatore.

     
    "Questa contrapposizione è un’assurdità perché da una parte ci sono tante prove scientifiche in favore di un’evoluzione che appare come una realtà che dobbiamo vedere e che arricchisce la nostra conoscenza della vita e dell’essere come tale. Ma la dottrina dell’evoluzione non risponde a tutti i quesiti e non risponde soprattutto al grande quesito filosofico: da dove viene tutto?".

     
    L’uomo è poi chiamato a dare risposte e senso alla propria vita e alla “grande armonia cosmica pensata dal Creatore”. La vita senza Dio, ha detto il Santo Padre, è un "semplice pezzo dell’evoluzione". E’ importante - ha aggiunto il Papa - che la ragione si apra di più:

     
    "Siamo pensati e voluti e, quindi, c’è un’idea che mi precede, un senso che mi precede e che devo scoprire, seguire e che dà finalmente significato alla mia vita".

     
    Conoscendo la realtà del senso precedente - ha detto poi Benedetto XVI - possiamo anche riscoprire il senso della sofferenza. Il Papa ha sottolineato, in particolare, come amore e dolore siano inscindibili. L’amore, ha aggiunto, è donarsi e rinunciare a se stessi:

     
    "Tutto questo è dolore, sofferenza, ma proprio in questa sofferenza del perdermi per l’altro, per l’amato e quindi per Dio, divento grande e la mia vita trova l’amore e nell’amore il suo senso".

     
    Sull’inscindibilità di amore e dolore ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, il professore di psichiatria all’Università Gregoriana, Tonino Cantelmi:

     
    R. - L’altro è un po’ il nostro specchio, ci rimanda le nostre cose peggiori, ci rimanda ai nostri limiti; con l’altro si entra in conflitto, con l’altro è necessario in qualche modo fare i conti, con l’altro è necessario mettersi in discussione. Questa è fonte inevitabile di sofferenza. In ogni relazione interpersonale, c’è una quota di sofferenza. Ma senza questa quota di sofferenza cadiamo in un amore narcisistico e non in un amore reale. Per questo motivo dolore, sofferenza e amore sono inscindibili. E’ come dire che sono facce di una stessa medaglia.

     
    La sofferenza non è, comunque, un’esperienza assolutamente ed esclusivamente negativa Ascoltiamo ancora il prof. Cantelmi:

     
    R. - Bisogna imparare ad entrare nella sofferenza. Il dato più impressionante di questa società non è tanto il tabù sulla morte o tutti gli altri tabù, ma quello della negazione della sofferenza. E’ come se all’uomo fosse impedito di soffrire: è come se modo la sofferenza fosse un qualcosa di esclusivamente negativo. Ma noi sappiamo che non è così e, in effetti, non lo è neanche da un punto di vista psicologico: un bambino non cresce se non è in grado di affrontare sofferenze proporzionate alle sue capacità. Un adulto non entra in relazione con un altro adulto se in qualche modo non è capace di entrare nella sofferenza di questa relazione. Ma, soprattutto, noi non entriamo in relazione con noi stessi se non siamo in grado di entrare dentro le nostre sofferenze.

     
    Il concetto di indiscibilità di amore e dolore, di amore e Dio - ha detto infine il Papa durante l’incontro con il clero bellunese e trevigiano - deve far parte della coscienza moderna: vanno riscoperti l’amore che diventa grande nella rinuncia e la dimensione più autentica dell’uomo.

     
     

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accolto la rinuncia all’incarico di Elemosiniere di Sua Santità presentata da mons. Oscar Rizzato per raggiunti limiti d’età, ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico l'arcivescovo, Félix del Blanco Prieto, finora nunzio apostolico a Malta e in Libia.

    In Guatemala, il Papa ha nominato vescovo di Santa Rosa de Lima padre Bernabé de Jesús Sagastume Lemus, dei Frati Minori Cappuccini, finora viceministro provinciale dei Cappuccini della Provincia Centroamericana. Il 46.enne nuovo presule ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia e Teologia presso l’Instituto Teológico de America Central. Ha conseguito poi a Roma la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana ed una specializzazione in Teologia Spirituale all’Antonianum. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto, fra gli altri, gli incarichi di direttore del post-noviziato cappuccino "Alvernia" in Costa Rica e di docente di Cristologia nell’Instituto Teológico de la America Central.

    Sempre in Guatemala, il Pontefice ha nominato vescovo di Sololá-Chimaltenango Gonzalo De Villa y Vásquez, religioso Gesuita, finora ausiliare dell’arcidiocesi di Guatemala. Mons.Villa y Vásquez ha 53 anni. Ha studiato Filosofia in Messico presso l'Instituto Libre de Filosofia ed ha ottenuto la Licenza civile in "Humanidades". Ha ottenuto la specializzazione in Filosofia presso l'Università Autonoma del Nicaragua. Quindi, ha compiuto gli studi di Teologia presso l’Instituto de Teologia para Religiosos a Caracas, in Venezuela. In Canada, ha ottenuto un Master in "Pensamiento Social y Politico" e in Ontario un Diploma di studi Latino-Americani.Come sacerdote ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di docente, delegato superiore provinciale della Compagnia di Gesù per l'America Centrale, parroco, rettore dell'Università Rafael Landívar e Superiore della comunità di San Borja in Guatemala.

    Ancora in Guatemala, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcivescovo di Guatemala mons. Raúl Antonio Martínez Paredes, finora vescovo di Sololá-Chimaltenango. Il presule, 64 anni, dopo gli studi nel Seminario di Sololá è stato ordinato sacerdote nel 1987. Corne sacerdote ha svolto i seguenti incarichi pastorali: parroco, cancelliere della Curia vescovile ed amministratore diocesano di Sololà-Chimaltenango.

    Il Papa ha nominato canonico della Basilica papale di Santa Maria Maggiore mons. Irynej Bylik, finora vescovo dell’Eparchia di Buchach degli Ucraini. Nel medesimo tempo, Benedetto XVI ha provveduto a nominare amministratore apostolico sede vacante ad nutum Sanctae Sedis dell’Eparchia di Buchach degli Ucraini padre Demetrius Hryhorak, dell'Ordine Basiliano di San Giosafat, finora parroco e superiore del Monastero di San Basilio Magno a Lutsk.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Un articolo dal titolo "Riscoprì il valore della sofferenza e della dignità degli ammalati": l'intuizione del Servo di Dio mons. Luigi Novarese.

    Servizio estero - Pakistan: rafforzata la sicurezza ad Islamabad dopo la strage alla Moschea Rossa.

    Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo "La ricerca dell'assoluto attraverso l'apparente nulla": in "I padri del deserto" Ennio Staid ripercorre ed attualizza l'esempio dei grandi eremiti dell'antichità.

    Servizio italiano - In primo piano il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Medio Oriente. Al Fatah cancella dal suo programma i riferimenti alla lotta armata. Il commento di Janiki Cingoli

    ◊   Migliaia di palestinesi costretti da settimane a restare sul versante egiziano del confine con la Striscia di Gaza, in seguito alla chiusura del valico di Rafah, durante gli scontri del mese scorso fra Fatah e Hamas, potranno fare ritorno nella Striscia, grazie a un accordo con Israele. Lo ha annunciato oggi a Ramallah, in Cisgiordania, il ministro per l'Informazione palestinese, Riad Al Maliki. Intanto, il governo palestinese ad interim, guidato da Salam Fayyad, ha pubblicato la sua piattaforma politica. Il programma cita come obiettivi primari: la nascita di uno Stato palestinese sui territori occupati nel 1967, con Gerusalemme capitale, e una soluzione concordata sulla questione dei profughi, in base alle risoluzioni delle Nazioni Unite. Per la prima volta, inoltre, non si fa menzione alla "resistenza armata" contro Israele. Si parla, piuttosto, di "lotta popolare", un'espressione che copre anche manifestazioni e attività politica. Un cambio di rotta che avrà delle ricadute positive sui rapporti con Israele. Salvatore Sabatino ha chiesto un commento a Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:

     
    R. - E’ un atto simbolico, però fa seguito ad una cosa pratica e reale, cioè la dichiarazione delle Brigate Al Aqsa di rinunciare alla lotta armata e di accettare una tregua di lungo periodo. Questo, invece, è un fatto più sostanziale, perchè le Brigate Al Aqsa, insieme ai gruppi armati che fanno capo ad Hamas, sono gruppi che avevano condotto numerosi attentati terroristici. Si dovrebbe dire che, in questo momento, Abu Mazen e Al Fayed corrono su un "tapis roulant" e se non accelerano la loro marcia, rischiano di tornare indietro. Ma questo naturalmente vale anche per Israele, perché o comincia a dare cose concrete ad Abu Mazen, sia sul terreno della vita quotidiana, sia sul terreno del negoziato sullo stato finale, oppure rischia non solo di trovarsi di fronte ad Hamas e Meshall, ma rischia di trovarsi di fronte ad Al Qaeda.

     
    D. - Al Fatah, vicino al presidente Abu Mazen, sembra adottare una politica di avvicinamento con il premier Olmert, tanto che numerosi commentatori parlano di una politica del sorriso tra i due. Può essere considerato, secondo lei, un rapporto duraturo o è solo un rapporto del momento?

     
    R. - Il rapporto tra Abu Mazen e la leadership israeliana dura ormai da prima del ’93, da quando Abu Mazen negoziò gli accordi di Oslo. Il problema è che ad ogni incontro tra Abu Mazen ed Olmert, che si concluda senza un nulla di fatto o con poco di fatto - ad esempio per la rimozione dei blocchi stradali in Cisgiordania o per altri aspetti della vita quotidiana palestinese - ogni incontro ed ogni sorriso ed ogni abbraccio sono qualche punto in meno nell’indice di popolarità di Abu Mazen, presso la popolazione palestinese.

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    Seggi aperti, domani in Giappone, per il rinnovo di metà del Senato. Il premier, Shinzo Abe, sempre più isolato

    ◊   Giappone domani al voto per il rinnovo di metà del Senato, un appuntamento che si annuncia come un test elettorale per il primo ministro Shinzo Abe, succeduto in settembre a Junichiro Koizumi. Gli ultimi sondaggi stimano che l'attuale maggioranza, capeggiata dal Partito liberaldemocratico di Abe, potrebbe conquistare solo 53 dei 64 seggi che le servono per mantenere il controllo della Camera alta. All'opposizione del Partito democratico andrebbero invece 60 seggi. Comunque, ad Abe rimarrebbe una larga maggioranza nell'altra Camera. Ma è davvero in pericolo la poltrona del primo ministro giapponese? Giada Aquilino lo ha chiesto al collega del quotidiano La Stampa, Francesco Sisci, esperto di questioni asiatiche:

    R. - Se il Partito liberaldemocratico al governo, quello di Shinzo Abe, registrerà una sconfitta anche superiore alle previsioni, è possibile che le altre fazioni del Partito liberaldemocratico forzeranno Abe alle dimissioni. In quel caso, si aprirà una crisi di governo e comunque ci sarà un altro candidato, sempre del medesimo partito, che andrà al potere.

     
    D. - Ma cosa potrebbe aver favorito questo cambiamento di linea politica in Giappone?

     
    R. - Dopo la guida della leadership di Koizumi, il primo ministro precedente, che era stato molto determinata, Abe è sembrato più indeciso. Un altro elemento che non ha giocato a suo favore è stato il terremoto e le perdite che ha causato al reattore nucleare. Tutti fattori accaduti pochi giorni prima delle elezioni, che non l'hanno favorito. Potrebbe aprirsi un periodo abbastanza tormentato, per decidere quali saranno le politiche che si dovranno affrontare. In primo luogo, le politiche di liberalizzazione del mercato.

     
    D. - E dal punto di vista internazionale, dove va il Giappone oggi?

     
    R. - Il Giappone, nei prossimi anni, deve capire meglio quale sarà il suo ruolo nel mondo e nella regione, in particolare. In qualche modo, finisce quasi un secolo in cui il Giappone era l’unico Paese sviluppato dell’Asia. La prospettiva, per esempio, di un contenimento del pericolo nordcoreano fa emergere naturalmente un ruolo di ponte tra Cina, Giappone e Stati Uniti e anche della Sud Corea. Rimane il ruolo crescente, emergente, della Cina: un ruolo che sta nascendo sempre più forte tra Cina e India. Quale sia in questo quadro lo spazio del Giappone? Questo è un punto ancora non chiaro, per i giapponesi e per il resto del mondo.

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    Ristabilire l'autorità delle istituzioni per sottrarre il futuro della Repubblica Democratica del Congo alle mire delle bande ribelli. La testimonianza di mons. Gwamuhanya

    ◊   Sta lentamente migliorando la situazione nei villaggi e nelle città del Kuvu meridionale, nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo l’appello dell’arcivescovo dell’arcidiocesi di Bukavu alla comunità internazionale per il pericolo di una nuova guerra civile, in un area già martoriata da un lungo e sanguinoso conflitto che aveva mietuto nel silenzio generale oltre 5 milioni di vittime, il governo congolese sta iniziando ad affrontare il problema sicurezza nel paese, come racconta al microfono di Antonella Villani, mons. Joseph Gwamuhanya, rettore dell’Università Cattolica di Bukavu:

    R. - C’era parecchia preoccupazione per i massacri che erano avvenuti nel villaggio di Kaniola, adesso sembra che la situazione sia migliorata per un certo numero di misure prese dal potere di Kinshasa.

     
    D. - Per quanto riguarda anche i dispiegamenti militari che tanto ricordavano l’inizio della guerra del 1998 anche lì c’è una situazione più tranquilla?

     
    R. - Nel nord-Kivu ancora non è del tutto chiaro. C’è stata questa parte dell’esercito che ha rifiutato di entrare nel “brassage” cioè la misura di tutte le parti dell’esercito congolese e invece hanno preferito il “mixage”, cioè le bande armate e altri che preferiscono restare nelle frontiere con il Rwanda. Questo crea preoccupazione perché così si formano due eserciti.

     
    D. - C’è chi dà la colpa di tutto questo al razzismo etnico…

     
    R. - Quelli di origine rwandese che vivono in Congo hanno una certa tendenza a restare tra di loro, ecco il discorso del mixage. Invece, il pericolo della guerra non è tanto il confronto tra le tribù del Congo, quanto la manipolazione di questi conflitti a vantaggio di chi non ha vinto le elezioni e che pensa di poter tirare fuori qualcosa dalla confusione di una nuova guerra.

     
    D. - Quindi, anche le nuove elezioni che ci sono state non stanno dando questa serenità che il Paese si aspettava…

     
    R. - La popolazione è preoccupata nel vedere che l’esercito ancora non è stato completamente riunito, che c’è chi resiste a questa riunificazione e che poi minaccia di ricominciare la guerra, che magari sarà appoggiata da qualche potenza estera. Anche monsignor Maroy ha espresso la stessa preoccupazione nella sua lettera, dicendo che bisogna prendere sul serio questo problema della sicurezza.

     
    D. - Di tutto questo le istituzioni congolesi parlano poco. Perché secondo lei?

     
    R. - Non si sa il perché ed è ciò che allarma la popolazione, perché si ha l’impressione che la preoccupazione maggiore sia come condividere il potere anziché il benessere della popolazione. Perciò, bisogna qualche volta attirare l’attenzione.

     
    D. - I piani di negoziati portati avanti dal governo col Rwanda, il Burundi e l’Uganda come stanno procedendo?

     
    R. - Penso che procedano bene. Bisogna creare uno spazio di sicurezza. L’unica cosa che la gente non ha condiviso era che gli eserciti di Rwanda, Burundi e Uganda partecipassero a un’operazione militare contro bande armate rwandesi, perché sembrava una rioccupazione del territorio da parte di questi tre eserciti che sono stati accanto a questi rifugiati rwandesi. Non hanno fatto niente per cinque anni, la gente nel Kivu ha rimproverato al governo questo aspetto del negoziato. Invece, si è dimostrato - c’è un giovane ufficiale che cerca di tenere tranquilli questi ribelli rwandesi - che l’esercito congolese, volendo, potrebbe benissimo affrontare la situazione.

     
    D. - Che cosa si può fare per cercare di mantenere armonia e pace?

     
    R. - Lavorare per il negoziato. Far sì che tutti vadano d’accordo è un primo passo. Il secondo è la restaurazione dell’autorità dello Stato. Non è possibile che ogni gruppo e ogni persona armata che abbia un fucile decida di imporre la legge. C’è un governo legittimo che va appoggiato e non contestato. Secondo noi, questo è un atteggiamento importante.

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    Trenta opera del celebre scultore Antonio Canova esposte nella mostra allestita a Possagno, paese natale dell'artista, in occasione del 250.mo dalla nascita

    ◊   1757- 2007: sono trascorsi 250 anni dalla nascita di Antonio Canova, uno dei massimi esponenti dell’arte neoclassica. Per l’occasione, a Possagno, in Veneto, paese natale dell’artista, il Museo e la Gipsoteca mettono in mostra 30 opere di Canova, tra dipinti e sculture. Visitabile dal domani al primo novembre, l’esposizione ha come tema centrale l’amore. Il servizio di Isabella Piro:

    (musica)

     
    “Canova ha voluto rappresentarci Amore in quel breve, ma fortunato istante di soddisfazione in cui, contento dell’ultimo dardo che ha scoccato, non pensa più né a saettare né a volare”: scriveva così Isabella Teotochi Albrizzi, nobildonna dell’800, descrivendo l’opera centrale della mostra di Canova a Possagno, ossia la statua marmorea del giovane principe Henryk Lubomirski. Una scultura proveniente dalla Polonia e visibile per la prima volta in Italia. Mario Guderzo, curatore della mostra:

     
    “La statua rappresenta proprio un ragazzino dell’età di circa 12 anni, completamente nudo, secondo lo stile tipicamente neoclassico: un adolescente assolutamente bello, la cui manifestazione più evidente è la capigliatura, questi capelli così mossi che Canova ha saputo trattare in un modo particolare. Lui si appoggia delicatamente sulla gamba destra e con la mano afferra l’arco davanti ad un tronco su cui è annodata la faretra con le frecce. Sembra che inizialmente avesse in mano una freccia con la punta d’oro, perché sappiamo che la freccia con la punta d’oro, secondo il mito, colpiva il cuore direttamente e quindi faceva innamorare”.

     
    Sono 30, in tutto, le opere visitabili nel Museo e nella Gipsoteca di Possagno, ospitata dalla casa natale di Canova. Tutte rappresentano, in varie forme, l’Amore, coniugato alla bellezza: basti citare lo studio preparatorio in terracotta di "Amore e Psiche", ma anche il grande dipinto ad olio intitolato "La Carità". Ancora Mario Guderzo:

     
    “Penso che Canova sia l’interprete della bellezza e la bellezza che lui rappresenta sia una bellezza assolutamente eterna, perché per Canova anche morire per amore può diventare eternità”.

     
    Oltre alla mostra di Possagno, le celebrazioni canoviane per i 250 della sua nascita comprendono anche concerti, rappresentazioni teatrali ed emissioni filateliche.

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    Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti

    ◊   La XVII Domenica del tempo ordinario presenta il passo del Vangelo nel quale Gesù, dopo essersi ritirato in solitudine a pregare, risponde insegnando il Padre Nostro ai discepoli che gli avevano chiesto:

    "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli".

     
    Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiano il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

    I discepoli che stavano con Gesù, a volte lo vedevamo ritirarsi e pregare. Loro lo vedevamo, benché egli pregasse nel segreto e, quindi, quel che essi vedevano era quel che da quel segreto poteva trasparire dal volto stesso di Gesù, dal suo sguardo e dalle sue parole. E’ come se Gesù non potesse nascondere del tutto la sua preghiera, la sua comunione filiale col Padre. Era troppo potente e pervasiva, lo assorbiva interamente e ne usciva - ogni volta - cambiato, straordinariamente cambiato. E, al contrario di Mosè, non si metteva alcun velo sul volto. E’ da questa esperienza così misteriosa ed insieme attraente che nasce la domanda: “Signore, Signore insegnaci a pregare, Signore”, perché era di un’evidenza lampante che mai avevano visto un uomo pregare come pregava quell’uomo. Insegnaci, perché se la preghiera è da un lato l’atto più spontaneo, dall’altro è quello che richiede più obbedienza e più apprendimento. “Noi, infatti, nemmeno sappiamo cosa chiedere”, dice l’apostolo Paolo.

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    Chiesa e Società



    Devastata una scuola cattolica in India. Dall’inizio dell’anno, nel Paese, si contano più di cento episodi contro i cristiani

    ◊   Una scuola cattolica gestita dalle Suore Francescane di Nostra Signora delle Grazie è stata attaccata e devastata, nello Stato di Uttarakhand (noto anche come Uttaranchal), nell’India settentrionale, da un gruppo di radicali militanti indù dell’organizzazione estremista “Sangh Parivar”. A darne notizia è l’agenzia Fides, che riferisce del profondo disappunto sull’episodio da parte delle autorità civili, delle organizzazioni locali, delle associazioni che difendono i diritti umani e della Chiesa indiana. L’attacco ha seminato il terrore fra il personale della scuola - nel villaggio di Vikas Nagar nei presi della città di Dehra Dun - e fra gli studenti. Al trauma si è aggiunto lo sdegno della Chiesa locale, che ha chiesto ripetutamente l’arresto dei responsabili della violenza che era stata annunciata da una serie di minacce, di cui la polizia era a conoscenza. Il gruppo di militanti, di oltre 250 persone, si è in un primo momento assiepato minacciosamente davanti alla scuola e ha iniziato a urlare slogan contro l’istituto e contro il preside. Poi i radicali passati all’azione, compiendo atti di vandalismo. Giorni prima, alcuni rappresentanti del Partito nazionalista indù, il "Baratiya Janata Party" erano andati a lamentarsi dalle autorità scolastiche per la mancata ammissione nell’istituto di alcuni ragazzi di religione indù. Il preside aveva risposo con correttezza che la scuola, ampiamente frequentata da cristiani, indù e ragazzi di altre fedi, compie le sue valutazioni in base al merito, non all’appartenenza religiosa. A questo punto, erano arrivate minacce e intimidazioni, che i responsabili della scuola hanno prontamente segnalato alla polizia locale. E anche dopo l’aggressione, i colpevoli, pur segnalati, sono a piede libero. Dall’inizio dell’anno, sono oltre 100 gli episodi di violenza contro strutture o personale cristiano, mentre nel 2006 i casi censiti sono stati 215, e nel 2005 oltre 200. I cristiani hanno manifestato in massa, in un pacifico corteo di preghiera, il 29 maggio scorso a Delhi per chiedere al governo del Paese il rispetto dei diritti fondamentali di espressione e di culto, della libertà di coscienza e di religione, maggiore protezione e sicurezza. I cristiani in India sono circa 25 milioni e, su una popolazione totale che supera il miliardo di persone, rappresentano circa il 2,5% per cento. Sono molto presenti nel campo dell’istruzione e delle opere sociali e gestiscono il 17 per cento dei servizi di istruzione. Forniscono un servizio di alta qualità contribuendo alla crescita culturale, sociale e politica della nazione. (T.C.)

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    Raduno dei giovani australiani di Melbourne, il 5 agosto, in preparazione della Giornata mondiale della Gioventù di Sydney 2008

    ◊   I giovani della diocesi di Melbourne, in Australia, si riuniranno il 5 agosto al Santuario della Divina Misericordia per riflettere sull’unicità del Dio incarnato in Gesù Cristo, che si fa vicino all’uomo e sull’evanescenza e l’inganno delle nuove tendenze new age, che propongono ai giovani un’esperienza pseudo-religiosa, mista di sincretismo, individualismo, emozionalismo. L’incontro, scrive l'agenzia Fides, si svolge in vista della Giornata mondiale della gioventù di Sydney del prossimo anno. I giovani australiani intendono rispondere con gioia all’invito di Benedetto XVI a interpellare e portare alla fede in Gesù Cristo altri giovani e hanno in cantiere numerose iniziative di evangelizzazione di strada, testimonianza nella scuole e nelle piazze ed eventi musicali e culturali con al centro Gesù Cristo. La GMG in Australia costituisce un’occasione preziosa per tutti i giovani dell’Oceania che potranno ripensare alla dimensione trascendente della vita e ritrovare il rapporto con Dio. Gli organizzatori puntano sull’evento come momento per risvegliare la consapevolezza della fede e l’identità dei cattolici australiani e come potente mezzo di evangelizzazione per quanti non ancora conoscono il messaggio di Cristo. (T.C.)

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    Contro la pedo-pornografia e i videogame violenti, il governo delle Filippine chiede aiuto alla Chiesa cattolica

    ◊   L’Optical Media Board (OMB), ente governativo filippino creato in seguito alla legge del 2003 sui media e la loro regolamentazione, ha chiesto l’intervento dei cattolici per frenare nelle Filippine la piaga della pedo-pornografia, della diffusione di film o videogiochi violenti e la continua crescita di reati a sfondo sessuale, molti dei quali si consumano negli ambienti domestici. Giovedì scorso, a Manila, Eduardo Manzano, presidente dell’OMB, ha incontrato il portavoce della Conferenza episcopale filippina (CBCP), mons. Pedro Quintorio III. La Chiesa, scrive l’agenzia AsiaNews, ha ribadito “il pieno appoggio nella lotta contro la pornografia e la pirateria”, altra questione rilevante nel Paese. Recenti ispezioni di membri dell’OMB in 5 centri commerciali della capitale filippina hanno portato al sequestro di diverso materiale contraffatto: in particolare dvd, cd musicali, videogiochi, software per pc, mp3 e materiale a carattere pornografico per un valore complessivo di un milione e 650 mila pesos (36 mila dollari). Alfredo Lim, sindaco di Manila, ha di recente proibito l’uso di videogiochi durante le lezioni, oltre ad aver vietato l’accesso in sale giochi limitrofe a scuole, college e università. E intanto cresce l’allarme fra i più piccoli che già dall’età di 5 anni dimostrano troppa familiarità e dimestichezza con il sesso. Sotto accusa, siti web e riviste pornografiche, programmi tv, film e fumetti hard. Dati statistici relativi al 2006 rivelano 1.699 casi di stupro a danni di bambini (193 dei quali consumati fra le mura domestiche e incestuosi), 118 tentativi di violenza e 591 casi di atti di libidine. Dati leggermente inferiori a quelli dell’anno precedente, ma che destano sempre motivo di preoccupazione. Così come desta preoccupazione la violenza minorile: tra gennaio e settembre del 2006, circa 150 casi di violenza sessuale hanno visto come “protagonisti” dei minori. (T.C.)

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    La Zambia dona per la prima volta all’ONU aiuti alimentari

    ◊   Saranno dirette prevalentemente verso orfani e malati di AIDS di alcuni Paesi africani le 10 mila tonnellate di mais bianco che la Zambia donerà al Programma alimentare mondiale dell’ONU (PAM). E’ la prima volta, scrive l’agenzia MISNA, che il Paese, finora sempre dipendente da aiuti alimentari "esterni", fa una donazione, tra l’altro destinata anche agli stessi abitanti locali. Sono infatti circa 600 mila le persone bisognose di assistenza alimentare nella Zambia e il mais offerto in dono è in grado di sfamarne solo 550 mila nell’arco di tre mesi. Lesotho, Malawi, Swaziland e Zimbabwe potrebbero essere i futuri destinatari di una parte degli aiuti. Il mese scorso, il ministro dell’Agricoltura della Zambia, Ben Kapita, ha dichiarato che la produzione di mais per l’anno 2006/2007 era scesa del 4,4 per cento rispetto al periodo precedente a causa delle inondazioni, ma la scorsa settimana il governo ha comunicato la decisione di mantenere 250 mila tonnellate di mais in “riserve strategiche” e ha anche autorizzato esportazioni di grosse quantità del cereale verso Namibia e Repubblica democratica del Congo. (T.C.)

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    L’ONU: servono 129 milioni di dollari per consentire a 155 mila bambini rifugiati iracheni di frequentare la scuola nei Paesi ospitanti

    ◊   Appello dell’UNICEF e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per riportare a scuola decine di migliaia di bambini iracheni costretti ad abbandonare le loro terre d’origine. Le due agenzie dell’ONU, riferisce l’agenzia SIR, hanno presentato ieri un piano di sostegno per i Paesi che accolgono rifugiati dall’Iraq - soprattutto Siria e Giordania, ma anche Egitto e Libano - teso a “garantire l’istruzione durante l’anno scolastico 2007-2008, di altri 155 mila bambini rifugiati iracheni in aggiunta a quelli che già frequentano le scuole nei Paesi ospitanti”. Sono oltre due milioni gli iracheni che si sono riversati nelle nazioni confinanti per sfuggire alle continue violenze nel loro Paese, spiegano UNICEF e UNHCR: circa 500 mila di essi sono bambini in età scolare e la maggior parte ha “un accesso limitato o inesistente all’istruzione”. Giovedì scorso, la Giordania ha annunciato la sua disponibilità a permettere a tutti i bambini iracheni presenti nel Paese di frequentare le scuole. “Siamo molto grati alla Giordania per questa decisione dettata da motivi umanitari - ha dichiarato Judy Cheng-Hopkins, assistente dell’Alto Commissario per le operazioni umanitari - i Paesi d’accoglienza stanno sostenendo uno sforzo enorme per fornire assistenza a milioni di iracheni. Le capacità di risposta dei servizi di base di tali Paesi non possono tuttavia far fronte all’elevato numero di rifugiati iracheni, soprattutto per ciò che riguarda l’istruzione. Per tali motivi - ha aggiunto il funzionario dell’ONU - chiediamo un sostegno internazionale diretto, nello specifico, a sostenere gli sforzi compiuti da questi generosi Paesi d’accoglienza per riportare a scuola i bambini iracheni”. Per Perette Vu Thi, vice direttore dell’ufficio Unicef per i programmi di emergenza, l’istruzione scolastica è “una priorità in tutte le situazioni di emergenza, in quanto contribuisce a ripristinare un senso di normalità nella vita dei bambini, aiutandoli a superare traumi psicologici e di altro tipo”. Per UNICEF e UNHCR, sono necessari 129 milioni di dollari per consentire a 100 mila bambini iracheni in Siria, 50 mila in Giordania, 2 mila in Egitto, 1.500 in Libano e 1.500 in altri Paesi, di frequentare la scuola dall'agosto 2007 alla fine del 2008. Si stima che siano necessari più di 4 mila nuovi maestri per i 155 mila bambini aggiuntivi che frequenteranno la scuola. (T.C.)

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    Per recuperare le chiese della parte nord di Cipro, l'arcivescovo ortodosso, Chrysostomos II, riceverà aiuti dal grande imam della moschea di Al Azhar al Cairo, Mohammed Sayyed Al Tantawi

    ◊   Per preservare le circa 500 chiese che si trovano nella parte nord di Cipro, occupata dalla Turchia dal 1974, alla comunità cristiana ortodossa giungeranno gli aiuti dello sheikh Mohammed Sayyed Al Tantawi, grande imam della moschea di Al Azhar al Cairo. L’annuncio, riferisce l’agenzia MISNA, è stato fatto durante un incontro avvenuto ieri nella capitale egiziana tra l’imam di Al Azhar - centro teologico di riferimento per l’intero mondo islamico sunnita - e Chrysostomos II, arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro. Il primate ortodosso ha mostrato a Tantawi fotografie che documentano la grave condizione in cui versano le chiese, molte delle quali sono state distrutte o trasformate in fienili e depositi. L’imam ha detto che lavorerà per la pace e l’armonia a Cipro con tutti i mezzi e che farà quanto in suo potere per sostenere la sua causa. Oggi, Chrysostomos II dovrebbe incontrare il presidente egiziano, Hosni Mubarak, e il patriarca della chiesa copta, Shenouda III. Nel maggio 2004, la Repubblica di Cipro è entrata nell’Unione Europea, anche se in pratica si tratta della parte sud dell’isola, divisa dalla parte nord da una "linea verde" tracciata nel 1974, per separare il territorio tra ciprioti greci e turchi, dopo l’intervento militare turco da cui nacque la Repubblica di Cipro Nord, riconosciuta solo da Ankara. (T.C.)

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    Al via oggi, a Roseto degli Abruzzi, il “Life Happening 2007” dei Giovani del Movimento per la vita

    ◊   Scoprire, approfondire, dibattere, cantare e testimoniare le ragioni del “sì alla vita”: è quanto si propongono i giovani del Movimento per la vita che si sono dati appuntamento a Roseto degli Abruzzi, per il “Life Happening 2007”. Tema dell’incontro, che si è aperto ieri e che si protrarrà fino al 4 agosto, scrive l’agenzia Zenit, è “Muovi la Vita”, uno slogan legato strettamente alla missione “chi salva una vita salva il mondo intero”, con l’obiettivo di rilanciare e sottolineare il compito di promuovere i diritti umani partendo dalla difesa e sostegno della famiglia, aiutando i genitori a far crescere i bambini e alimentando una cultura di speranza, in verità e carità. “È un invito che facciamo a tutti e a ciascuno - afferma Leo Pergamo, responsabile nazionale dei Giovani del Movimento per la Vita (MpV) - affinché ogni giovane si senta interpellato in prima persona per costruire la Civiltà dell'Amore. È la vita, una sfida affascinante che necessita delle intelligenze e della passione di chiunque abbia a cuore il futuro dell’uomo e di tutto l’uomo, dal concepimento alla morte naturale”. Il Life Happening prevede otto giorni di mare e montagna, amicizia e divertimento, un corso di formazione sui temi dell’affettività, dell’ecologia, del disagio giovanile, della bioetica e della biopolitica, e si discuterà anche di politiche su vita e famiglia, in atto a livello nazionale ed europeo. “E’ un’occasione per scoprire che il sì alla Vita è la ragione unificante e ultima della polis, al di là di ogni ideologia, interesse e potere", spiega ancora Leo Pergamo. "Come giovani amanti della vita - prosegue - avvertiamo l’urgenza di una vera promozione dei diritti umani, a partire dal più debole come il bambino concepito. Nello stesso tempo, vogliamo riaffermare la nostra fiducia nell’uomo, cuore della pace, e nella scienza, sempre alleata della vita”. Il Movimento per la vita si propone di comprendere con la ragione che la vita di ogni uomo è un dono ed organizza a tale scopo tante iniziative per diffondere la cultura della Vita: raccolte di fondi e di generi di prima necessità per le mamme e i neonati accolti dai Centri di Aiuto alla Vita, settimane di formazione e vacanza, come il 24° Life Happening, campagne di sensibilizzazione sui temi della vita e della famiglia, concerti di beneficenza e concorsi per ragazzi. (T.C.)

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    Madre Martina Messedaglia è la nuova superiora generale dell’Istituto del Divino Amore

    ◊   Le suore agostiniane del Divino Amore hanno eletto la loro nuova superiora generale: è madre Martina Messedaglia. Le religiose del Divino Amore sono riunite in questi giorni a Roma per celebrare il Capitolo generale e programmare le loro attività pastorali per i prossimi anni. Nel corso dei lavori, sono stati presentati diversi progetti e proposti nuovi campi di apostolato, per rispondere sempre di più alle esigenze della società e della Chiesa di oggi, soprattutto verso i più poveri e le donne. A fondare l’Istituto del Divino Amore, il 13 settembre del 1705, è stato il cardinale Marco Antonio Barbarigo, che è stato arcivescovo di Corfù e poi vescovo di Montefiascone e Corneto (l’attuale Tarquinia) e al quale Benedetto XVI, il 6 luglio scorso, ha riconosciuto le virtù eroiche. Le suore agostiniane del Divino Amore, che hanno recentemente festeggiato 300 anni di storia, si dedicano, in particolare, all’educazione e alla promozione della donna, per formarla ad una nuova evangelizzazione a partire dalla propria famiglia. Le religiose, gestiscono scuole e laboratori, case-famiglia e d’accoglienza. Organizzano incontri formativi, momenti di preghiera ed esercizi spirituali in preparazione ai Sacramenti e sono impegnate nella pastorale parrocchiale. L’Istituto ha anche delle missioni in Perù - a Cotabambas e a Cusco, dove le religiose hanno dato vita ad un centro per la formazione professionale della donna - e nelle Filippine - a Mohon - dove hanno aperto una scuola oggi frequentata da 450 alunni. Presto nascerà anche una comunità a Corfù, dove le religiose sono state invitate dall’arcidiocesi locale ad offrire la loro testimonianza di fede. A Corfù dove i cattolici sono in maggioranza ortodossi, le suore del Divino Amore apriranno anche una scuola materna e aule di catechesi. Il nuovo Consiglio generale dell’Istituto del Divino Amore è costituito da madre Matilde Fravolini, suor Rosa Abregù, suor Luigina Visini, suor Eletta Mengarelli, suor Sarah Geonzon (segretaria) e suor Lina Bordignon (economa). (T.C.)

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    Dedicato a padre Pio il “Meeting dei giovani” dell’1 e 2 agosto prossimi, organizzato dalla Provincia religiosa Sant’Angelo e Padre Pio dei Frati Minori Cappuccini

    ◊   Si svolgerà l’1 e 2 agosto, a Sant’Elia a Pianisi, in provincia di Campobasso, il “Meeting dei giovani” organizzato dal Servizio provinciale di pastorale vocazionale e giovanile della Provincia religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio” dei Frati Minori Cappuccini. L’evento, scrive l’agenzia SIR, si colloca all’interno delle manifestazioni per il centenario della professione perpetua del frate di Pietrelcina, e prenderà il via dalla frase evangelica “E fissatolo lo amò” per poi “estendersi all’invito a vivere insieme nella fedeltà e nel perdono”. “Il concetto di fedeltà - spiegano gli organizzatori - scaturisce dall’esempio di padre Pio, che è stato coerente per tutta la vita con la scelta fatta il 27 gennaio di cento anni fa”. L’attenzione al perdono, invece, “scaturisce dalla coincidenza della data del meeting con il Perdono di Assisi”. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan. Le autorità di Kabul non escludono l’“uso della forza” per liberare i 22 sudcoreani ancora nelle mani dei talebani. “Se tenterete un blitz - rispondono i guerriglieri - uccideremo tutti gli ostaggi”

    ◊   In Afghanistan, si continua a trattare per la liberazione dei 22 ostaggi sudcoreani nelle mani dei talebani dal 19 luglio scorso. Intanto, è pesante il bilancio nei combattimenti di ieri nel sud del Paese. Il nostro servizio:

    Le autorità afghane sono fiduciose, ma non escludono “l’uso della forza”, nel caso i negoziati in corso dovessero fallire: è quanto ha dichiarato alla Reuters il viceministro degli Interni di Kabul, Munir Mangal, capo della squadra dei mediatori nel sequestro dei sudcoreani. “Crediamo nella trattativa - ha spiegato Mangal - ma se il dialogo fallisce, allora faremo ricorso ad altri mezzi”. Da parte loro, i talebani hanno fatto sapere di essere pronti a uccidere tutti gli ostaggi, nel caso venisse tentato un blitz per liberarli. Il viceministro ha comunque escluso la scarcerazione di otto guerriglieri detenuti nelle carceri afghane, come richiesto dai talebani. Intanto, sul campo, tre soldati della NATO sono morti ieri nella provincia meridionale del Nuristan, mentre sarebbero oltre una trentina gli insorti uccisi in battaglia. E ad aumentare la tensione nel Paese, la denuncia, da parte di numerosi testimoni, dell’uccisione di decine di civili, tra cui donne e bambini, in due raid aerei della NATO nella provincia di Helmand, nel sud, durante violenti combattimenti con i talebani.
     
    - Pakistan. Misure di sicurezza inasprite al massimo grado in tutta Islamabad, all'indomani dell'attacco suicida avvenuto nel giorno della riapertura della Moschea Rossa e costato la vita a 15 persone. Il ministero dell’Interno, che teme nuovi attentati, ha reso noto che i resti del kamikaze sono stati recuperati e saranno sottoposti all'esame del DNA. Intanto, la Moschea rimarrà chiusa a tempo indeterminato.

    - Ancora una perdita tra i giornalisti in Iraq. Un reporter iracheno che lavorava per una televisione del Kuwait, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco a Baghdad. Lo ha reso noto oggi l'associazione indipendente Osservatorio della libertà di stampa in Iraq. E sempre nella capitale, almeno quattro persone sono morte e 22 sono rimaste ferite per un’autobomba nel quartiere centrale di Karradah.

    - I servizi segreti britannici potrebbero trasmettere all'intelligence americana informazioni utili per la cattura di Osama bin Laden, ma la CIA si deve impegnare a non usare la tortura contro lo "sceicco del terrore". E' quanto scrive il quotidiano britannico, The Guardian, citando un rapporto della Commissione parlamentare sui servizi segreti. Il dossier rivela che, nel 1986, gli agenti di Londra erano vicini alla cattura di bin Laden, ma l’operazione si fermò perché la CIA non diede le necessarie assicurazioni.

    - L’inchiesta australiana per i falliti attentati di Londra e Glasgow. All’indomani del proscioglimento dalle accuse di terrorismo, il medico indiano, arrestato e poi rilasciato, è stato autorizzato ad abbandonare il Paese. Lo hanno deciso le autorità di Canberra. L’uomo aveva prestato la sua “sim card” del cellulare ad un parente che vive in Gran Bretagna.  - Sempre in tema di terrorismo, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato ieri sera un nuovo testo relativo agli attacchi dell'11 settembre 2001. La norma concede fondi alle città ad alto rischio, più controlli invece su navi e aerei. Attesa la firma del presidente Bush.

    - E negli Stati Uniti, è di quattro morti - due giornalisti e cameraman - il bilancio della collisione in volo di due elicotteri avvenuta a Phoenix, in Arizona. I due velivoli, per conto di televisioni locali, stavano filmando in diretta un inseguimento ad alta velocità di un fuggitivo da parte della polizia, quando, per cause da accertare, si sono scontrati, precipitando al suolo.

    - Uno storico accordo in tema di cooperazione nucleare è stato sottoscritto tra gli Stati Uniti e l’India. L’intesa apre la strada allo sviluppo e al reciproco scambio di materiale atomico per un programma comune finalizzato all'uso civile. Inoltre, Washington si è impegnata a costruire in India un deposito per combustibile nucleare.

    - Resta ancora alto l’allarme maltempo in Inghilterra, dove negli ultimi tre mesi le precipitazioni piovose sono state le più intense degli ultimi 200 anni. Danni ingenti e inquinamento degli acquedotti hanno reso molte cittadine invivibili per quasi mezzo milione di persone. Ci riferisce Sagida Syed:

    E’ ancora alto il pericolo di alluvioni nell’Inghilterra occidentale con la pioggia torrenziale prevista per le prossime 48 ore. Intanto, cominciano a circoscriversi le aree maggiormente colpite, in particolare la città di Tewukesbury, nel Gloucestershire, per lo straripamento del fiume Severn. Ieri, il principe Carlo ha incontrato alcuni dei residenti, circa 350 mila rimasti senza acqua potabile e che dipendono dall’assistenza della Protezione civile dell’esercito. Quindicimila sono invece le abitazioni che dovranno essere parzialmente o totalmente ricostruite e - nonostante lo spirito di solidarietà da parte di tutto il Paese, con la Croce ossa che ha già donato oltre mezzo milione di sterline per le vittime del maltempo - la polizia ha dovuto picchettare i punti di distribuzione dell’acqua per evitare risse e furti. Resta ancora alto il pericolo di epidemia a causa dell’inquinamento delle falde acquifere e rimane in vigore il divieto assoluto di utilizzare l’acqua per qualsiasi necessità domestica.

    - Francia e Gran Bretagna hanno chiesto “al governo sudanese ed alle forze ribelli di cessare le ostilità e far entrare un ampio cessate-il-fuoco”. L’appello giunge a poche ore dalla presentazione, a Ginevra, di un rapporto redatto dai diciotto esperti indipendenti che siedono nel Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Nel documento, si condannano le razzie compiute dalle milizie filo-arabe dei janjaweed in Darfur. Secondo gli esperti, il gruppo si è macchiato di una vera e propria “pulizia etnica”, attuata con la garanzia di immunità da parte delle autorità sudanesi. - Atto d’accusa all’Etiopia da parte delle Nazioni Unite. In un Rapporto, si sostiene che il Paese africano è il maggiore fornitore di armi ai guerriglieri islamici in Somalia, violando in questo modo l’embargo ONU posto da 15 anni. Asmara ha respinto le accuse, definendo il documento “un’enorme menzogna”.
     - In un incontro tenutosi ieri a Madrid, il primo ministro spagnolo, Jose Luis Rodriguez Zapatero, e il suo omologo francese, Francois Fillon, hanno manifestato soddisfazione per le buone relazioni tra i due governi, in particolare, nella lotta contro il terrorismo del gruppo indipendentista basco, ETA. Il servizio di Ignazio Arregui:

    Con gli ultimi tre militanti fermati il 26 luglio a Rodez (Aveyron, Francia), sono ormai 17 i militanti dell’ETA arrestati da quando il gruppo armato ha rotto, il 5 giugno scorso, la sua tregua unilaterale. Da allora, le autorità continuano a ripetere che l’ETA potrebbe commettere qualche attentato e le forze di sicurezza sono sempre in posizione di allerta speciale. Fillon ha dichiarato a Madrid che, a suo avviso, l’ETA sta perdendo consistenza in territorio francese. Da parte sua, Zapatero ha fatto i complimenti al governo francese per gli ultimi successi nella lotta contro i militanti dell’ETA. Tuttavia, il premier spagnolo ha ricordato che, nonostante gli ultimi arresti in Francia e in Spagna, è ancora reale il pericolo di nuovi attentati. Martedì prossimo, i ministri dell’Interno di Francia e Spagna si incontreranno a Parigi, per un'analisi della situazione e della cooperazione tra i due governi in questioni di terrorismo e sicurezza. - Affondo del presidente russo, Putin, all’eventuale indipendenza del Kosovo. Per il numero uno del Cremlino si tratterebbe di una minaccia alla pace in Europa, che può essere salvaguardata invece solo rispettando l'integrità della Serbia. Mosca da tempo si oppone alle iniziative occidentali per garantire l’indipendenza della regione a maggioranza albanese.

    - Quattro comandanti del PKK sono rimasti uccisi in un attentato suicida in un campo nel nord dell'Iraq la scorsa settimana, in quello che la stampa turca oggi definisce un “regolamento di conti” interno al partito indipendentista del Kurdistan turco. L'episodio, scrivono i quotidiani Hurriyet e Sabah, è avvenuto sul monte Qandil, vicino al confine turco, dove un militante si è fatto saltare in aria, dopo essersi introdotto in una riunione di quadri del partito curdo clandestino. Da tempo, la Turchia minaccia un intervento militare nel Kurdistan iracheno, dove il PKK, classificato come organizzazione terrorista non solo da Ankara, ma anche dall'Unione Europea e dagli Stati Uniti, ha creato basi e porti franchi.

    - Italia. Con 281 voti a favore, 25 contrari e 13 astenuti, la Camera ha definitivamente approvato gli 8 articoli che modificano l'assetto dell’ordinamento giudiziario definito dall'ex ministro, Castelli. La maggioranza ha votato a favore, tranne la Rosa nel Pugno, che si è astenuta. Contro, solo Mantovani di Rifondazione Comunista. Nel centrodestra, voto contrario dell'UDC. Sono invece usciti dall'aula, e non hanno partecipato al voto, Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord. “Sono soddisfatto, andiamo avanti passo dopo passo”, ha commentato il premier, Romano Prodi, uscendo da Montecitorio.

    - Rimaniamo in Italia. C’è un indagato nell’inchiesta sul vasto incendio divampato a Peschici, nel foggiano. Si tratta di un dipendente dell’ANAS, la società di manutenzione delle strade. Intanto, una terza persona è morta dopo le gravi ustioni riportate nel rogo che ha devastato il comune garganico. Il Consiglio dei ministri ha decretato lo stato d’emergenza al Sud, mentre il presidente, Giorgio Napolitano, ha sottolineato la “necessità di una mobilitazione permanente di ogni risorsa disponibile per scongiurare e contrastare con la massima energia il ripetersi di simili tragedie”. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Moretti)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 209

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