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SOMMARIO del 27/07/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI lascia Lorenzago, dopo 19 giorni di permanenza tra le Dolomiti del Cadore. In serata, l'arrivo a Castel Gandolfo
  • Nomina
  • Pronti a rendere ragione della speranza cristiana nel dialogo con le altre religioni. Un commento di mons. Vincenzo Paglia al discorso del Papa con il clero bellunese e trevigiano
  • Gli anziani incoraggino i giovani alla fedeltà della morale coniugale. Così il cardinale Tarcisio Bertone nell'omelia per la festa dei Santi Gioacchino ed Anna
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghanistan: scaduto l'ultimatum dei talebani per gli ostaggi sudcoreani. Un'analisi sulla situazione interna del Paese con il prof. Isidoro Palumbo
  • Su “La Civiltà cattolica”, la proposta dei Gesuiti di evangelizzare “Second life”, la terra digitale della vita simulata che appassiona milioni di utenti
  • In Gran Bretagna, al via fino all'8 agosto, il 21.mo "Jamboree", il raduno mondiale degli Scout. Il primo agosto, giorno del centenario, il saluto del Papa agli Scout in Piazza San Pietro
  • L'amicizia possibile tra musulmani e cristiani. La testimonianza del vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli
  • Ventidue film in concorso e molti tra i nomi più importanti del settore alla 64.ma edizione del Festival del Cinema di Venezia, in cartello dal 29 agosto all'8 settembre
  • Chiesa e Società

  • Oggi in Bolivia giornata di preghiera per la riconciliazione e la pace. Intanto, nel sud del Paese, diverse manifestazioni di contadini e di dirigenti provocano disagi
  • India: la malnutrizione uccide ancora migliaia di bambini. La Chiesa cattolica ha indetto una campagna contro la fame
  • I vescovi delle Filippine perplessi sulla legge anti-terrorismo entrata in vigore il 15 luglio scorso. Potrebbe facilitare strumentalizzazioni ed intimidazioni
  • Cresce il bilancio di morti e sfollati per le alluvioni in Sudan
  • L’ONU: 4 milioni di persone nello Zimbabwe necessitano di aiuti alimentari mentre il controllo dei prezzi non ha aiutato l’economia del Paese
  • Dialogo tra religioni e dialogo fra culture sono intimamente collegati: così il cardinale Paul Poupard a Madrid al Corso estivo sul pensiero del Papa
  • Convenzione della Pontificia Università Salesiana con tre Università cinesi
  • Cina: "In corsa verso Oriente", dalle Marche sulle orme del missionario gesuita Matteo Ricci
  • Un piano congiunto contro l’inquinamento: a firmarlo un sindaco israeliano ed un sindaco palestinese
  • Un gruppo di adolescenti di Gerusalemme in Italia, per familiarizzare con alcuni loro coetanei. Mercoledì prossimo parteciperanno all'udienza generale del Papa
  • "Il buon governo è la priorità del mio mandato" afferma il nuovo presidente dei vescovi dell'Africa Australe, mons. Floro Martinez
  • Censiti in Giappone 452 mila cattolici; il 60 per cento sono donne. I dati in un rapporto della Conferenza episcopale giapponese
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: tensione intorno alla Moschea Rossa di Islamabad tra polizia e studenti islamici - Gran Bretagna: rischio inquinamento delle acque dopo l'emergenza nubifragi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI lascia Lorenzago, dopo 19 giorni di permanenza tra le Dolomiti del Cadore. In serata, l'arrivo a Castel Gandolfo

    ◊   Tre ore circa separano Benedetto XVI dalla partenza dal Cadore. Alle 17, il Papa lascerà Lorenzago di Cadore a bordo dell'elicottero che lo trasporterà all'aeroporto di Treviso-Isarna, da dove partirà il volo papale diretto allo scalo romano di Ciampino, con un arrivo previsto per le 18.30. Quindi, il corteo papale si dirigerà residenza pontificia di Castel Gandolfo. Dunque, dopo 19 giorni di riposo, fatti prevalentemente di studio e scrittura al mattino e brevi passeggiate in preghiera al pomeriggio, Benedetto XVI si congeda dal Cadore accompagnato da un aperto apprezzamento per la sua umanità, dimostrata in particolare durante i suoi occasionali e cordiali incontri con i residenti e i turisti, incontrati nel corso delle escursioni pomeridiane. Per entrare allora nel clima di fermento che la città di Lorenzago sta vivendo in queste ore che separano il Papa dalla partenza, Alessandro De Carolis ha sentito Salvatore Mazza, inviato del quotidiano Avvenire:


    R. - La gente sarà sicuramente tutta in piazza. C'è tutto un movimento di nuove bandiere che vengono esposte sulle finestre di Lorenzago, vetrofanie con lo stemma papale... Stamattina, vedevo che c'era un gran da fare proprio per incrementare questo arredo. Sicuramente, Lorenzago vuole dare il suo, si spera "arrivederci" ed aspetta il momento in cui il Papa scenderà in macchina per raggiungere il piccolo eliporto, che è stato ricavato all'ingresso del Paese, per salutarlo.

     
    D. - Come è trascorso invece l'ultimo pomeriggio del Papa a Lorenzago?

     
    R. - E' stato un pomeriggio molto tranquillo. Il Papa, dopo che in mattinata aveva salutato tutte le autorità, è rimasto nella sua villetta. E' stato praticamente l'unico giorno in cui non è uscito, come invece aveva fatto sempre nei giorni scorsi per andare in qualche piccolo luogo di culto qui intorno a Lorenzago per recitare il Rosario. E' rimasto nell'area intorno alla villetta ed ha trascorso così la serata.

     
    D. - Quello di Benedetto XVI è stato un soggiorno all'insegna, si potrebbe dire, di una ordinata semplicità. Dagli echi che hai potuto raccogliere, cosa resta nel cuore della gente di Lorenzago adesso che la partenza è vicina?

     
    R. - Resta la sorpresa per questo Papa così timido, così accogliente, così gentile. Sembra quasi continuamente sorpreso di tutte queste attenzioni, ma chi ha avuto la fortuna - anche casualmente - di avvicinarlo, ha raccontato di un Papa e di una persona veramente semplicisissima. Questa è stata la sorpresa: la semplicità, la constatazione di questa umiltà genuina del Papa che ha conquistato letteralmente la gente di Lorenzago.

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    Nomina

    ◊   In Spagna, il Papa ha nominato vescovo di Santander mons. Vicente Jiménez Zamora, finora vescovo di Osma- Soria. Il presule, 63 anni, dopo aver compiuto gli studi presso la Pontificia Università di Comillas (allora a Santander), è stato ordinato sacerdote nel 1968. Ha conseguito la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, lquella in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana e la Licenza in Filosofia presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino Angelicum. E' stato, tra l'altro, docente di religione, professore di Filosofia e Teologia nel Seminario diocesano, delegato Episcopale per l’Insegnamento religioso e per il Clero, quindi vicario episcopale e coordinatore per la Pastorale. Dal 1970 è membro dell’Associazione dei Teologi Moralisti di Spagna. E' stato nominato e ordinato vescovo di Osma-Soria nel 2004. All'interno della Conferenza episcopale spagnola è membro delle Commissioni episcopali per la Dottrina della Fede e per la Pastorale Sociale.

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    Pronti a rendere ragione della speranza cristiana nel dialogo con le altre religioni. Un commento di mons. Vincenzo Paglia al discorso del Papa con il clero bellunese e trevigiano

    ◊   Il dialogo con le altre religioni è stato uno dei temi al centro dell’incontro, tenutosi martedì scorso nella chiesa di Santa Giustina Martire ad Auronzo di Cadore, tra Benedetto XVI ed il clero delle diocesi di Treviso e Belluno-Feltre. Uno dei 400 sacerdoti presenti ha chiesto al Papa come sia possibile conciliare le esigenze dell’annuncio del Vangelo con quelle di un dialogo rispettoso delle altre religioni. Il Pontefice detto che i cristiani devono “essere pronti a dare ragione della speranza che è in loro” con “tutte le persone che incontrano”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    Benedetto XVI ha sottolineato che il mondo non è più uniforme: “Soprattutto nel nostro Occidente - ha detto il Papa - sono presenti tutti gli altri continenti, le altre religioni, gli altri modi di vivere la vita umana”. L’odierno contesto - ha aggiunto il Santo Padre - è simile a quello della Chiesa antica, quando i cristiani erano una minoranza, un grano di senape che cominciava a crescere, circondato da diverse religioni e condizioni di vita. In un mondo così composito - oggi come allora - diventa quindi necessaria la sintesi tra dialogo e annuncio.

     
    "Il primo punto è che deve essere sempre presente la ragione della nostra speranza. Dobbiamo essere persone che vivono la fede e che pensano la fede, la conoscono interiormente. Così, in noi stessi la fede diventa ragione, diventa ragionevole".
     
    E in questo intreccio tra dialogo e annuncio diventa fondamentale essere capaci di vivere la fede e trovare modi diversi per renderla presente. Su questa priorità, ascoltiamo il vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione ecumenismo e dialogo della Conferenza episcopale italiana:

     
    R. - La nostra fede deve essere molto più attiva e più attenta. Non si può più vivere da cristiani per abitudine. E’ necessario che la nostra vita cristiana sia più cosciente e vera. E questo non solo perché non sia - per così dire - inficiata dagli altri culti o dalle altre religioni, ma anche perché abbiamo la responsabilità di mostrare agli altri cosa significhi essere cristiani.

     
    Una responsabilità che non può prescindere da un incontro segnato dall’amore verso il prossimo, come afferma Benedetto XVI:

     
    "Il primo aspetto è vivere con loro riconoscendo il prossimo, il nostro prossimo. Vivere, quindi, in prima linea l’amore del prossimo come espressione della nostra fede. Io penso che questa sia già una testimonianza fortissima e anche una forma di annuncio".

     
    Riprendendo le parole di San Pietro, il Papa ha sottolineato che si deve essere sempre pronti a dare ragione della speranza. Ascoltiamo ancora mons. Paglia:

     
    R. - Il primo modo di rendere ragione della nostra speranza è quella di considerare i prossimi. E’ con l’amore che noi diamo ragione alla nostra speranza, perché Dio è anzitutto amore. Se noi non siamo amore, quale Dio mostriamo? Ecco perché il Papa esorta tutti noi cristiani in questo nostro Occidente, che è un diventato un po’ il laboratorio del mondo intero, ad essere testimoni dell’amore, ma anche fratelli di tutti.

     
    Il Papa ha poi detto che ci sono elementi comuni anche nella fede, punti di partenza e leve per il dialogo. Sui valori condivisi dal cristianesimo con diverse religioni, e in particolare con l’islam, si sofferma mons. Paglia:

     
    R. - Non poche cose ci uniscono, sebbene tante ci dividano. Se vogliamo camminare insieme, la prima cosa da fare è cercare di capirci. Essere religiosi è già un valore comune. C’è quindi una dimensione, che ovviamente non deve attutire la nostra identità. In realtà, più entriamo in dialogo con gli altri, più dobbiamo essere Santi. Non teologi, ma soprattutto Santi.

     
    Ed il dialogo, per poter attecchire, deve essere innescato dal cuore perché è sempre l’amore il lievito di un’autentica comprensione. Ascoltiamo ancora mons. Paglia:

     
    R. - “A me ha fatto sempre impressione leggere l’ultima lettera di quel mio caro compagno di classe e di seminario, don Andrea Santoro, che è stato ucciso lo scorso anno in Turchia: ‘Attenzione, noi cristiani – si legge nella lettera - abbiamo una ricchezza rispetto agli altri e della quale non dobbiamo inorgoglirci: l’amore’. Un amore senza ritorno, gratuito. Questa ricchezza è il grande tesoro che i cristiani sono chiamati a dare al mondo. Vorrei dire che noi siamo sale perché abbiamo questo amore, siamo luce perché abbiamo questo amore, gratuito e totale”.

     
    Nella pluralità c’è dunque lo stesso tendere a Dio e in questo cammino comune – ha detto il Papa – si realizza “una forma di annuncio umile e paziente”.

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    Gli anziani incoraggino i giovani alla fedeltà della morale coniugale. Così il cardinale Tarcisio Bertone nell'omelia per la festa dei Santi Gioacchino ed Anna

    ◊   "I giovani di oggi si avviano ad una concezione della vita in cui i valori etici diventano sempre più superficiali, dominati come sono dall’edonismo imperante": è quanto ha detto il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che ieri pomeriggio ha celebrato una Messa, nella parrocchia di Sant'Anna in Vaticano, in occasione della memoria liturgica dei Santi Gioacchino ed Anna. "Gli anziani - ha affermato il porporato, ricordando le figure dei genitori della Madonna - dovrebbero dimostrare, con la loro vita, la bellezza di una sana vita morale". Il servizio di Tiziana Campisi:


    Compito degli anziani è quello di incoraggiare i giovani, di offrire un esempio di vita, ha detto il cardinale Tarcisio Bertone, indicando nei Santi Gioacchino e Anna dei modelli che “invitano a dimostrare la forza profonda della fede e la bellezza della fedeltà alle leggi divine della morale coniugale”. Nella sua omelia, il porporato ha evidenziato più volte a quale ruolo siano chiamati i coniugi, quindi ha aggiunto:

    "Gli anziani hanno proprio il compito di annunziare le meraviglie di Dio, la storia della loro vita, con i chiaroscuri certamente della loro vita, ma con tutte le grazie, le meraviglie che il Signore ha operato. Devono dire ai giovani che la vita sulla terra è una parabola che si svolge sotto lo sguardo di Dio. Per provare la pienezza di vita essa chiede di riferirsi a valori stabili, eterni, non effimeri e superficiali. Purtroppo, tanta gente e i giovani del nostro tempo si avviano ad una concezione della vita in cui i valori etici diventano sempre più superficiali, dominati come sono dall’edonismo imperante. Ciò che preoccupa soprattutto è che le famiglie si disgregano mano a mano che gli sposi arrivano all’età matura. E proprio allora avrebbero bisogno di più amore, più aiuto, più comprensione, di un'unione vicendevole. Gli anziani che hanno ricevuto una sana educazione morale dovrebbero dimostrare con la loro vita, con la loro condotta, la bellezza di una sana vita morale.

     
    Il parroco di Sant’Anna in Vaticano, padre Bruno Silvestrini, ha presentato al cardinale Bertone la realtà della parrocchia. “Ogni giorno - ha detto - sono tante le donne che vengono a pregare e a chiedere intercessione alla madre di Maria. "Sant’Anna - ha invocato il parroco - aiuti anche i governanti del mondo, perché non legiferino soltanto per risolvere i piccoli egoismi del momento, ma promuovano i valori della famiglia così come Dio l’ha pensata”. Ma come riscoprire, oggi, i valori della famiglia? Lo abbiamo chiesto al cardinale Tarcisio Bertone:

     
    R. - Attraverso la testimonianza dei coniugi anziani, che raccontino la loro vita di fedeltà alle promesse coniugali, ai valori del Vangelo, nonostante le parabole delle sofferenze e delle difficoltà, nonostante le difficoltà e gli sbandamenti dei giovani. Le persone più avanti negli anni non devono aver paura di comunicare i valori ai giovani di oggi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Una pagina dedicata al Servo di Dio Leon Veuthey.

    Servizio estero - In evidenza l'Iraq: senza tregua le violenze a Baghdad.

    Servizio culturale - Un articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo "Vestigia paleocristiane in Austria": un itinerario archeologico nell'antica città di Teurnia in Carinzia.
     Servizio italiano - In primo piano il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Afghanistan: scaduto l'ultimatum dei talebani per gli ostaggi sudcoreani. Un'analisi sulla situazione interna del Paese con il prof. Isidoro Palumbo

    ◊   E’ scaduto l’ultimatum dei talebani per i 22 sud-coreani, rapiti la settimana scorsa nella provincia sud-occidentale di Ghazni in Afghanistan. Per l’ennesima volta, stamattina i ribelli lo avevano prorogato di qualche ora. La diplomazia di Seul sta cercando un canale di trattativa per giungere ad un rilascio in tempi brevi. Sul terreno, intanto, arriva la denuncia di un altro massacro di civili. Il servizio di Benedetta Capelli:


    Alle 16.30 ora locale, le 14 italiane, è scattata l’ora dell'ansia per i 22 volontari sudcoreani. Una scadenza, che secondo fonti talebane, non sarà ulteriormente prorogata. Chiara la richiesta dei ribelli e cioè la scarcerazione di alcuni loro compagni detenuti nelle prigioni afgane, una richiesta che se non dovesse essere accontentata costerà la vita ai prigionieri. Gli ostaggi, ancora sotto choc dopo l’uccisione di un loro compagno, avvenuta mercoledì, sono dislocati in 11 nascondigli differenti. Uno di loro, parlando al telefono con un giornalista della BBC, ha invitato le autorità a fare il possibile per il rilascio. “Siamo tutti malati - ha detto - e abbiamo molti problemi”. Intanto, in Afghanistan sta per arrivare l’inviato speciale incaricato dal governo della Corea del Sud di coordinare i negoziati per la liberazione. Ottimismo in tal senso trapela dalle autorità di Kabul. Sul terreno, la situazione si fa sempre più grave: 28 civili, tra questi molte donne e bambini, e 50 insorti sono stati uccisi ieri in due raid aerei compiuti dalla NATO nella provincia di Helmand, roccaforte dei ribelli. Sono però contrastanti le ricostruzioni di quanto accaduto, alcuni testimoni hanno riferito di accesi scontri mentre un portavoce delle forze britanniche, pur ammettendo l’operazione contro gli insorti, ha riferito di non avere notizie di vittime civili. L’unica certezza è che sia la NATO che le autorità afgane stanno indagando.

    In questi giorni, le notizie dall’Afghanistan continuano a parlare in modo generico di “talebani” in riferimento ai gruppi che si stanno scontrando con le forze della coalizione. Sulla reale identità di queste fazioni, Francesca Sabatinelli ha raccolto l’analisi di Isidoro Palumbo, docente di Diritto internazionale dei conflitti armati all’Università di Forlì:
     
    R. - Il termine più esatto è quello di “insorti”, ossia di combattenti che hanno come obiettivo quello di ribaltare il governo del presidente Karzai, quindi sono insorti contro il governo legittimo afghano riconosciuto a livello internazionale. Comprendono cioè i talebani, ossia gli studenti coranici, i guerriglieri antigovernativi ed anche i guerriglieri delle zone tribali dell’Afghanistan al confine con il Pakistan.

     
    D. - Una lotta, una guerriglia al potere centrale unisce questi gruppi nei quali forse troviamo anche elementi di Al Qaeda...

     
    R. - Assolutamente sì, sicuramente i legami ci sono.

     
    D. - Ma cos’altro unisce questi gruppi?

     
    R. - Li unisce una grandissima risorsa economica: quella dell’oppio. La produzione afghana copre infatti l’80 per cento della produzione mondiale. Durante il regime talebano, era stata fortemente ridotta dal governo. Con la situazione bellica di oggi nel Paese asiatico, la produzione di oppio è invece esplosa in maniera esponenziale. La mancanza di controllo del territorio da parte del governo centrale afghano ha fatto sì che, seppur con finalità diverse, i produttori di oppio si siano coalizzati contro l’esecutivo di Kabul.

     
    D. - Le rivelazioni dei contadini fanno quasi pensare che il governo forse non sia del tutto estraneo...

     
    R. - La responsabilità della lotta contro l’oppio è unicamente del governo afghano. Ci sono grandissimi interessi legati alla sua produzione ed è possibile pure che elementi governativi siano corrotti da questo fiume di denaro che parte proprio dalla coltivazione dell’oppio.

     
    D. - Quindi, si può affermare che il governo afghano sta effettivamente conducendo una lotta contro la produzione di oppio?

     
    R. - C’è una campagna in corso che prevede lo sradicamento, l’eradication, dei campi di oppio. E’ un processo lento perché il governo propone ai contadini, che hanno pochi dollari di ricavi, colture alternative come quella del sesamo, dello zafferano, degli alberi da frutta per le quali però ci vuole del tempo.

     
    D. - Diciamo anche che a spingere molto probabilmente è la richiesta dell’Occidente, che ovviamente ha meno interesse nello zafferano e nel sesamo piuttosto che nell’oppio?

     
    R. - Diciamo che anche una certa richiesta da parte dell’Occidente, in questo caso consumatore, non migliora sicuramente la lotta allo sradicamento dell’oppio che è una cultura tradizionale dell’Afghanistan.

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    Su “La Civiltà cattolica”, la proposta dei Gesuiti di evangelizzare “Second life”, la terra digitale della vita simulata che appassiona milioni di utenti

    ◊   “Second life: il desiderio di un’altra vita”: il titolo di un’approfondita indagine di padre Antonio Spadaro, pubblicata sull’ultimo numero de “La Civiltà cattolica”, dedicata ad un fenomeno virtuale in grande espansione. Il servizio di Roberta Gisotti:


    www.secondlife.com: inizia da qui il viaggio intrapreso oggi nel mondo da otto milioni di utenti Internet, che hanno assunto un alter ego avventurandosi in una seconda vita virtuale, diversa dalla vita reale. Si tratta di un fenomeno, “magari ingigantito dalla stampa - avverte lo studio della Civiltà Cattolica - ma che si sta evolvendo troppo rapidamente per lasciare indifferenti. Per questo va affrontato con capacità di giudizio”, “ben compreso nei suoi significati” soprattutto da chi ha ruoli educativi, pensando ai più giovani o ai più fragili e più sprovveduti davanti alle seduzioni di una vita simulata.” E il modo migliore per comprenderlo - suggerisce la rivista dei Gesuiti - è entrarvi, viverlo dall’interno per comprendere potenzialità e pericoli, entrambi notevoli”. Dunque, “i facili entusiasmi vanno controbilanciati dalla prudenza del discernimento”. Anche cogliendo quella “radice del bisogno ormai diffuso di un ‘altrove’ nel quale essere meglio di se stessi”. Di qui, la proposta rilanciata oggi da molti giornali: che la terra digitale diventi terra di missione, come ci spiega il padre gesuita Michele Simone, vicedirettore di Civiltà Cattolica:

     
    R. - L’articolo che presenta "Second Life" si conclude con l’invito ai cattolici a parteciparvi tenendo conto di aspetti positivi, limiti, pericoli ma soprattutto di essere presenti per far sì che coloro che partecipano a "Second Life" possano conoscere il cattolicesimo per quello che è, senza eventuali deformazioni.

     
    D. - I rischi di alterità dal proprio io, di fuga dalla realtà, di dipendenza e alienazione che si profilano su "Second Life", non potrebbero - come dire - contaminare anche quanti si prestassero a svolgere un ruolo missionario?

     
    R. - Dipende appunto dall’atteggiamento con il quale ci si mette di fronte e dentro un fenomeno di questo genere. Di certo, il fatto che la rete di questo tipo si espanda, può costituire un fattore positivo affinché chi, con la necessaria preparazione, vi partecipi.

     
    D. - C’è anche un invito a quanti si occupano di educazione di conoscere comunque questo fenomeno per capirlo, valutarlo e anche contrastarlo nelle ipotesi negative...

     
    R. - Certamente. Si tratta di far fronte e cercare di mettere da parte tutti i pericoli e le tentazioni presenti in una organizzazione di questo genere, che sono appunto quella della fuga dalla realtà, di vivere nel mondo dei sogni se non addirittura di andare in qualcosa di molto più negativo.

     
    D. - Ci sono dei progetti concreti da parte dei Gesuiti di presenza su "Second Life"?

     R. - Per ora direttamente no. Ma in prospettiva non si può escludere.

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    In Gran Bretagna, al via fino all'8 agosto, il 21.mo "Jamboree", il raduno mondiale degli Scout. Il primo agosto, giorno del centenario, il saluto del Papa agli Scout in Piazza San Pietro

    ◊   Cento anni fa, l'isola britannica di Brownsea era teatro del primo campo scout della storia. Un secolo dopo, in una cornice di partecipazione decisamente più ampia, la città britannica di Chelmsford, nell'Essex, ospita da oggi all'8 agosto il 21.mo "Jamboree", il raduno degli Scout di tutto il mondo che nell'anno giubilare del Movimento, creato da Baden-Powell, ha assunto un'enafasi particolare. Sono oltre 40 mila gli scout di 161 Paesi giunti in Gran Bretagna, ma molte sono le iniziative previste in altre località, come quella che vedrà molti scout presenti alle otto di mattina in Piazza San Pietro il prossimo mercoledì primo agosto - giorno del centenario - per rinnovare la loro promessa di fedeltà alla Chiesa e ricevere il saluto del Papa all'udienza generale. Dal 4 agosto, poi, prenderà il via Euromoot 2007, un raduno delle guide scout europee sui monti Carpazi. Il servizio di Benedetta Capelli:


    Con lo zaino in spalla e le gambe allenate, gli scout si accingono a festeggiare i loro cento anni. Fu l’intraprendenza di Lord Baden Powell a dare il via ad una grande avventura, iniziata il primo agosto 1907 in Inghilterra, con il primo campo scout. E per rilanciare più che mai il loro messaggio di fraternità, in pieno contatto con la natura, nella gioia del pensiero cristiano, sono in programma una serie di iniziative tra le quali spicca l’incontro, atteso e voluto, con Benedetto XVI e preceduto dal rinnovo della promessa, eccezionalmente alla stessa ora in tutto il mondo. Ma quale il messaggio che gli scout consegneranno al Papa? Risponde Rosario Barone, Commissario Generale dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici:

     
    R. - Il mettere sempre nelle sue mani la nostra situazione. E’ questo il messaggio principale. Il chiedere al Papa una benedizione particolare per questi cento anni, il rafforzare la nostra fedeltà ai vescovi e alla Chiesa e, principalmente, chiedere una benedizione per questa attività internazionale che partirà il 4 agosto e che radunerà ragazzi e ragazze di tutta quanta l’Europa, dalla Slovacchia alla Polonia, in cammino.

     
    Iniziativa questa che si chiama Euromoot 2007, attesi circa 5mila ragazzi. Padre Cyril Vasil, uno degli organizzatori dell’evento, ci spiega perché è stato scelto il cuore dell’Europa:

     
    R. - Luogo di incontro, ma anche barriera di due mondi: il mondo slavo orientale ed occidentale. Andare in questi luoghi significa anche per noi superare le barriere: quelle geografiche, camminando sulle nostre montagne, ma anche quelle della ex "Cortina di ferro", le barriere della lingua e le barriere della non conoscenza reciproca.

     
    Momento toccante sarà il pellegrinaggio notturno, il 10 agosto, al Santuario polacco di Czestochowa, tanto caro a Giovanni Paolo II. Sempre Padre Cyril ci racconta come è stato concretamente organizzato Euromoot:

     
    R. - Ci sarà il momento dell’incontro, il momento del cammino e una conclusione, nella quale si prepara un rito di quieta partenza e un rito formale, che conclude l’attività di uno scout. Partire vuol dire essere capace da buon cristiano e cittadino adulto di portare un messaggio ricevuto da soli nel mondo che ci circonda.

     
    Iniziative sono in programma anche in autunno per proseguire le celebrazioni del centenario degli scout. Un movimento che nel tempo ha continuato a rafforzarsi per un messaggio immutato negli anni. Ancora Barone:

     
    R. - Totalmente immutato. E’ questa forse la ricchezza dello scoutismo. Molti mi chiedono come mai dopo 100 anni lo scoutismo sia ancora attuale. La risposta è molto semplice: è un messaggio complesso come regola. Baden-Powell due cose diceva: “Essere buoni cristiani e buoni cittadini e lasciare il mondo meglio di come lo si è trovato”. Due messaggi che dietro hanno una grandezza enorme. E i ragazzi per quanto possano passare in ere diverse, nell’animo sono sempre ragazzi.

     E proprio a loro il compito di marciare verso i prossimi 100 anni.

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    L'amicizia possibile tra musulmani e cristiani. La testimonianza del vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli

    ◊   La situazione delle minoranze cristiane e cattoliche nei Paesi musulmani è oggetto di numerosi studi e approfondimenti. Tra le ultime produzioni, figura il volume di Michele Zanzucchi, caporedattore della rivista Città Nuova: si tratta di un libro-reportage dal titolo "Cristiani nelle terre del Corano. Viaggio nei Paesi del Mediterraneo". Un'orizzonte di analisi circoscritto dunque, che svela esperienze di convivenza anche nel segno di un'amicizia spesso sconosciuta all'opinione pubblica occidentale e soffocata dai sostenitori dello scontro di civiltà. Fabio Colagrande ha raccolto la testimonianza di mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, in Libia:


    R. - L’identità cristiana, qui in Libia, è - diciamo - straniera. Ci sono tanti africani, tutti clandestini, ci sono asiatici e filippine che operano negli ospedali e nelle compagnie. E’ una Chiesa veramente pellegrina, composta quindi da questa diversità. La presenza, il servizio e la collaborazione contribuiscono in forma diretta ad una testimonianza di quello che il cristianesimo è nelle corsie degli ospedali, attraverso le religiose, o nelle strade. E' il dichiararsi cristiani tipico di quegli africani fieri di dire “I’m christian” e, quindi, la gioia di testimoniare la propria fede, soprattutto nell’amicizia, nell’amicizia semplice e quotidiana, attraverso il contatto con gli altri. Tutto questo non si può costruire, ma nasce spontaneamente, in base a quello che uno crede ed è portato ad amare. Sono tanti i musulmani che noi conosciamo, che ci vogliono bene e che, in qualche modo, noi amiamo proprio perché sono sinceri ed esprimono con fierezza la propria identità musulmana. Un musulmano e un cristiano, sono venuti insieme e il musulmano mi ha detto: “siamo stati prima in moschea, per fargli assaporare come noi preghiamo ed ora io vengo in Chiesa con lui per dire che la fede ci unisce, nella diversità delle tradizioni, nello stesso Dio. Questo è un po’ il cammino, semplice, che viviamo in questo Paese.

     
    D. - Secondo lei, eccellenza, le comunità cristiane come la vostra, nei Paesi a maggioranza musulmana, hanno qualcosa da insegnare, forse, ai cristiani in Occidente?

     
    R. - Direi che la fede si basa proprio sull’essenzialità. Non bisogna nascondere niente della nostra identità cristiana in questo nostro contesto. Bisogna puntare proprio all’essenziale. Se si vuole profondamente vivere la propria fede, deve viverla proprio attraverso questo amore profondo verso l’altro. Penso che questo sia un po’ il punto di riferimento e la credibilità di quello che noi quotidianamente proclamiamo con le labbra. Questa è la forza che ci dà anche la gioia di capire che Dio è con noi, perché Dio è amore.

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    Ventidue film in concorso e molti tra i nomi più importanti del settore alla 64.ma edizione del Festival del Cinema di Venezia, in cartello dal 29 agosto all'8 settembre

    ◊   E' stata presentata ieri la 64.ma Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che si svolgerà al Lido dal 29 agosto all’8 settembre. Ventidue in film in concorso - oltre ai 29 in prima mondiale - eccezionalmente valutati in questa edizione da una giuria formata da soli registi. Ma anche altre sezioni, molte retrospettive e lungometraggi restaurati per celebrare i settantacinque anni di vita della manifestazione. E due Leoni d’Oro: quello del 75.mo della Mostra a Bernardo Bertolucci e quello alla carriera a Tim Burton. Il servizio di Luca Pellegrini:

     
    Settantacinque anni di vita, sessantaquattro edizioni, ancora il desiderio di porsi come punto di riferimento della cultura cinematografica mondiale: cultura ampia, aperta, libera, in dialogo con il mondo contemporaneo, le sue crisi, le sue attese. Ecco perché guerra e guerre al centro dell’attenzione dei molti autori che saranno presenti al Lido, e tra questi una vistosa schiera di anglo-americani. I cinquantasette lungometraggi scelti dopo aver visionato oltre tremila e cento titoli sono al 90 per cento in prima mondiale: significa che si ha nuovamente fiducia nella Mostra veneziana. Significa aver riportato grandi nomi della regia e artisti di fama, insieme a giovani promesse come i tre inaspettati nomi italiani in concorso, quelli di Marra, Franchi e Porporati, a confrontarsi con la tradizione che la manifestazione incarna e l’impegno che l’ha sempre contraddistinta. E’ stato un compito arduo e ampio quello della selezione dei film, che il direttore della Mostra, Marco Müller, ha condotto ascoltando le voci del mondo. Ecco come:

     
    R. - Mettersi all’ascolto dei registi, mettersi all’ascolto degli artisti, vuol dire in qualche modo mettersi anche al racconto del nostro tempo, proprio per potersi offrire il lusso di rifiutare la rincorsa dell’attualità. In questo senso, stare all’ascolto vuol dire ascoltare le diverse posizioni, avere uno sguardo che speriamo riesca a vedere tutto, o quasi tutto, quello che c’è da vedere, tra quello che c’è stato proposto, che sa dialogare, ma che poi in definitiva, una volta di più si sceglie.

     
    Ha affermato che il criterio col quale ha svolto il suo lavoro di selezione delle pellicole è stato quello della verità. In quale senso?

     
    R. - Noi non potevamo non affermare che il cinema non ha ancora superato come mezzo il fatto di estendere le frontiere della nostra visione, perché possiamo capire meglio. Ecco, io non credo che il cinema debba servire tanto a vedere di più e meglio. Credo che il cinema debba servire a capire. In questo senso, il criterio della verità è complementare all’altro. Il cinema deve permetterci di capire, perché ci fa sentire di più e meglio. Del resto, io non farei il mestiere di "fabbricante" di festival se non sentissi un bisogno prepotente di condividere un’emozione con altri spettatori, se non avessi voglia di verificare, con le emozioni che altri sentiranno, quella che per me è stata la verità immediata di un film, nel momento in cui l’ho visto.

     
    Davide Croff, presidente della Biennale di Venezia, situa la celebrazione del 75.mo della Mostra nel momento in cui scorge un rinnovato e particolare vigore della "settima arte". Ecco il suo commento:

     
    R. - Quando ho cominciato ad occuparmi della Biennale - quattro anni fa - il cinema stava vivendo un momento di riflessione, di incapacità di capire bene dove stesse andando. C’era una forte crisi del pubblico nelle sale, irrompevano sulla scena linguaggi diversi. Insomma, si aveva l’impressione di un’industria, e di un’industria culturale, in qualche misura in affanno. Mi sembra che in questi quattro anni, sia pure in modo graduale, in modo parziale, ci sia stata una risposta positiva da parte del mondo del cinema.

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    Chiesa e Società



    Oggi in Bolivia giornata di preghiera per la riconciliazione e la pace. Intanto, nel sud del Paese, diverse manifestazioni di contadini e di dirigenti provocano disagi

    ◊   In Bolivia si prega oggi per la riconciliazione e la pace. L’iniziativa è del cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra e presidente della Conferenza episcopale boliviana, e degli altri vescovi del Paese che in un documento del 20 luglio scorso affermano: “In questo momento particolare della storia boliviana, di ricerca e di nuovi orizzonti per lo Stato e per la società, noi Pastori della Chiesa cattolica lanciamo un appello a tutto il Popolo di Dio a condividere il mandato del Signore: 'Voi siete la luce del mondo'”. Nel loro messaggio dal titolo “Crediamo e speriamo!”, i presuli invitano i boliviani a pregare in quanto i nuovi “segni dei tempi” in Bolivia hanno bisogno della luce di Gesù Cristo, perchè i vescovi sappiano prendere decisioni “nella libertà e nella responsabilità” che compete loro e portare così il popolo “ad avere, in Gesù Cristo, vita e vita in pienezza”. Nel documento l’episcopato ricorda che la dignità umana deve essere “la fonte di ispirazione per definire diritti e doveri fondamentali, il bene comune ed il destino universale dei beni, i principi dell’organizzazione economica, la sussidiarietà e la partecipazione come criteri del sistema politico, la solidarietà e la solidità morale della società, nella quale tutti siano davvero responsabili di tutti”. I vescovi chiedono poi che l’Assemblea Costituente riconosca le loro proposte, presentate in dieci punti fondamentali e che vengano rispettati valori, principi e diritti accettati e condivisi dalla maggioranza del popolo boliviano. Intanto, mercoledì scorso, nel sud del Paese, proteste e manifestazioni che hanno avuto luogo per vari motivi, hanno provocato alcuni disagi. A Tarija, 780 chilometri a sud-est di La Paz, migliaia di persone si sono riversate sulle strade e il blocco è totale da diversi giorni. I dirigenti civici chiedono un confronto con il governo sui temi dell’energia per trovare “una soluzione alla mancanza di gas nella città, che mette a rischio anche la somministrazione di energia elettrica”. Nella capitale dell’omonimo dipartimento si sono scatenate anche le proteste dei contadini, vicini alla politica di governo del presidente Evo Morales, che hanno bloccato molte strade. Esigono che la prefettura di Tarija consegni loro direttamente 5 milioni di dollari appartenenti a un fondo di emergenza per affrontare le perdite provocate dai disastri naturali, e ancora l’incasso delle imposte per lo sfruttamento degli idrocarburi e l’amministrazione dell’impresa di elettricità. Il sindacato dei contadini ha deciso l’interruzione della protesta nelle strade che collegano il dipartimento con il resto del Paese per un paio d’ore, per solidarietà verso decine di passeggeri che sono rimasti bloccati. A Sucre, invece, migliaia di persone sono scese in piazza per rivendicare il trasferimento in città delle sedi di governo e del parlamento, come allo studio fra l’altro dell’Assemblea costituente. La manifestazione è stata autorizzata e indetta in risposta alla protesta che si è tenuta la scorsa settimana a La Paz, dove si trovano le sedi istituzionali delle quali si chiede il trasferimento, quando milioni di persone hanno manifestato per chiedere che la Costituente cancelli dall’agenda l’ipotesi di privare la capitale degli organi del potere esecutivo e legislativo. (L.B. – T.C.)

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    India: la malnutrizione uccide ancora migliaia di bambini. La Chiesa cattolica ha indetto una campagna contro la fame

    ◊   Continuano a morire migliaia di bambini in India per malnutrizione. Una ricerca sul livello di salute delle famiglie nel Paese, realizzata fra il dicembre 2005 e l’agosto 2006, ha rivelato che a perdere la vita sono ogni giorno 6 mila bambini sotto i 5 anni, mentre un terzo dei minori che al mondo soffrono per mancanza di cibo sono indiani. “E’ una vergogna vedere bambini che muoiono di fame, mentre il Paese incurante si prepara a festeggiare il giubileo di diamanti della festa di Indipendenza – ha affermato padre Nithia Sagayam, segretario della Commissione per la giustizia, la pace e lo sviluppo della Conferenza episcopale indiana (CBCI) – mentre alcuni celebrano il successo e la crescita economica, molti altri non hanno nemmeno accesso al cibo. E il problema delle morti per malnutrizione non è circoscritto alle aree rurali, ma è presente anche nelle capitali commerciali come Mumbai”. Un paradosso reso ancor più grave dal fatto che vi sono grandi quantità di grano stoccate in alcune aree del Paese, che a volte vengono buttate per un eccesso di produzione. Per questo, riferisce l’agenzia AsiaNews, la Chiesa cattolica indiana, in vista della “domenica della giustizia” – in calendario ogni anno la domenica seguente il giorno in cui si festeggia l’indipendenza dell’India – intende muovere le coscienze di cristiani e non, sul diritto innato al cibo di ogni uomo. Il motto scelto per la festa recita: “Freedom from Hunger”, ovvero “Liberi dalla fame”. I fatti di cronaca sottolienano quanto sia grave il problema nell’India di oggi: solo nel 2001 sono state registrate morti per malnutrizione in oltre 12 Stati del Paese, sebbene nel mese di luglio del 2002 il surplus di produzione cerealicola abbia toccato i 63 milioni di tonnellate: a fronte di questi dati vi sono però 440 milioni di indiani che sopravvivano a stento sul gradino più basso della scala economica e sociale del Paese. (T.C.)

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    I vescovi delle Filippine perplessi sulla legge anti-terrorismo entrata in vigore il 15 luglio scorso. Potrebbe facilitare strumentalizzazioni ed intimidazioni

    ◊   Danneggia e sospende le libertà e i diritti civili: queste le motivazioni che hanno indotto i vescovi delle Filippine a criticare la nuova legge anti-terrorismo, promulgata dalla presidente Gloria Arroyo nel marzo di quest’anno ed entrata in vigore il 15 luglio scorso. I presuli, scrive l’agenzia Fides, hanno espresso con chiarezza tutte le loro perplessità sul provvedimento sottolineando la necessità che vengano protette persone innocenti, tutelati i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti i cittadini ed impediti abusi da parte delle forze dell’ordine. La legge permette alle forze dell’ordine di intercettare, ascoltare e registrare conversazioni di gruppi e persone anche solo sospettate e di arrestarle senza un mandato del magistrato. Molti si chiedono in base a quali criteri una persona verrà etichettata come “sospetta terrorista”: il timore è che la legge venga utilizzata per facili strumentalizzazioni e gratuite intimidazioni. Si rischia l’arresto di persone innocenti e gravi violazioni dei diritti umani, instillando così paura e insicurezza nella popolazione. “Con questa legge abbiamo finalmente gli strumenti per combattere i gruppi di insorti, siano comunisti come musulmani – ha detto Gloria Arroyo – soprattutto con la possibilità di tagliare loro le rendite finanziarie”. Varie associazioni di difesa dei diritti umani denunciano che le frange più cruente dell’esercito nazionale, con questa nuova legge, avrebbero le mani libere per poter uccidere o intimidire impunemente. La Conferenza episcopale si è unita al coro delle voci critiche, chiedendo una pronta revisione del testo. Dopo un’assemblea plenaria tenutasi a Manila, l’episcopato ha rilevato che la definizione di “attività terroristiche” data nella normativa “è troppo ampia, e permette al governo di farvi rientrare qualunque cosa”. Inoltre la legge potrebbe essere “fonte di gravi ingiustizie”, ha sottolineato il presidente della Conferenza episcopale mons. Angel Lagdameo, definendo il testo “iniquo” e chiedendone una immediata correzione. (T.C.)

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    Cresce il bilancio di morti e sfollati per le alluvioni in Sudan

    ◊   Sono circa un centinaio le vittime delle piogge torrenziali che dall’inizio di giugno si abbattono sul Sudan. Lo rivela il Comitato per la Croce Rossa Internazionale (Circ) ripreso dall'Agenzia Misna, secondo cui oltre 46.000 abitazioni sono state distrutte dalla furia delle acque, portando a 200.000 il numero degli sfollati. Il Nilo e alcuni dei suoi affluenti sono straripati allagando otto Stati, e “le previsioni indicano che le piogge continueranno anche nei prossimi giorni – spiega il Cicr in un comunicato - alimentando le paure di quanti credono che il peggio debba ancora arrivare”. La Croce Rossa si sta attrezzando per fare fronte ad eventuali epidemie di colera, ma è il rischio della malnutrizione che preoccupa maggiormente. L’Unicef ha distribuito finora circa 1500 kit sanitari antidiarroici e per la reidratazione, oltre a razioni di cibo alla popolazione colpita. Le inondazioni nel paese, sono le peggiori dal 1988. Il governo di Khartoum ha dichiarato lo stato d’emergenza negli Stati del Nilo blu e bianco, del Mar Rosso, del fiume Al Gash. Le previsioni per quest’anno, sono anche peggiori di quelle dell’anno scorso, quando nel paese si sono verificate le piogge più intense del secolo. La stagione delle piogge in Sudan va dal 15 luglio alla fine di agosto. (R.P.)

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    L’ONU: 4 milioni di persone nello Zimbabwe necessitano di aiuti alimentari mentre il controllo dei prezzi non ha aiutato l’economia del Paese

    ◊   Il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe ha presentato in parlamento un disegno di legge per nazionalizzare le imprese straniere presenti nel Paese, misura che, se venisse adottata, rischierebbe di isolare ancora di più lo Stato dalla comunità internazionale. Mugabe ha imposto recentemente il dimezzamento dei prezzi al consumo dei generi di prima necessità, ma il controllo dei prezzi ha reso quasi impossibile reperirli, specie nelle comunità rurali. L’imposizione di vendere la carne al prezzo fissato dal governo ha fatto sì che questa sparisse dagli scaffali dei negozi, ma che fosse disponibile a un prezzo più che doppio sul mercato nero. La mancanza di carne deriva anche dal fatto che, da quando il governo ha ridistribuito la proprietà di 4 mila aziende agricole - i cui proprietari erano di origine europea - alla popolazione africana, si è fortemente ridotto il patrimonio zootecnico del Paese. I capi di bestiame, riferisce l’agenzia Fides, sono infatti passati dal 1 milione e 400 mila del 2000 ai 250 mila di oggi. Per far fronte all’emergenza alimentare, lo Zimbabwe ha deciso di importare 200 mila tonnellate di mais dalla Tanzania e altre 200 mila dal Malawi. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) un terzo degli abitanti dello Zimbabwe (4 milioni di persone) hanno bisogno di un aiuto alimentare. Nel frattempo, continua la campagna di discredito degli oppositori del governo. Tra questi vi è l’arcivescovo di Bulawayo, mons. Pius Alick Ncube, sul cui conto sono state diffuse voci diffamanti. Secondo l’agenzia CISA di Nairobi, l’arcivescovo ha ricevuto la solidarietà della Conferenza episcopale sudafricana che ha rilasciato una dichiarazione nella quale si afferma che “i cittadini dello Zimbabwe e la comunità internazionale non saranno distolti da queste asserzioni dal continuare nei loro sforzi per trovare una soluzione ai gravi problemi che assillano il Paese in questo momento”. Anche diverse associazioni dello Zimbabwe per la difesa dei diritti umani hanno espresso solidarietà e stima nei confronti di mons. Ncube. Lo Zimbabwe Lawyers for Human Rights, afferma che le accuse contro il presule non sono altro che “una tattica diversiva” per distogliere l’attenzione della popolazione dai problemi reali del Paese. (T.C.)

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    Dialogo tra religioni e dialogo fra culture sono intimamente collegati: così il cardinale Paul Poupard a Madrid al Corso estivo sul pensiero del Papa

    ◊   L’importanza della dimensione culturale come crocevia con le religioni: è il tema sul quale si è svolto ieri il Corso Estivo dell’Università Re Juan Carlos di Madrid con la conferenza dal titolo “Benedetto XVI e il dialogo tra le culture e le religioni”. All’incontro, scrive l’agenzia Zenit, ha preso parte il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura che ha sottolineato l’intimo legame tra religioni e dialogo tra culture. “Non ci può essere un autentico dialogo interreligioso se non è fondato sulla cultura; e viceversa – ha detto il porporato – ogni dialogo interculturale è, in ultima istanza, un dialogo sulle grandi questioni religiose”. Il cardinale Poupard ha mostrato anche il contributo originale che Benedetto XVI sta offrendo per favorire un incontro e un dialogo più intenso tra gli uomini di cultura e i rappresentanti delle diverse religioni, ed ha inoltre messo in luce come, al di là delle apparenze di antagonismo e di contrasti del pluralismo religioso, sia possibile cogliere alcune costanti quali “l’impegno di dare un senso pieno alla propria esistenza e lo slancio per superare il visibile e andare oltre”. Il porporato ha ricordato poi come nel pensiero del Papa il giudizio critico della ragione apporti una purificazione delle religioni, contribuendo a sottolineare ciò che è universale per ognuno: i diritti dell’uomo, e soprattutto la libertà di fede e di poterla professare. (T.C.)

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    Convenzione della Pontificia Università Salesiana con tre Università cinesi

    ◊   Una delegazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma ha visitato dal 2 al 9 luglio le corrispettive facoltà delle Università Fudan di Shanghai, Zhejiang di Hangzhou e Beijing Foreign Studies University, e ha stilato con loro diversi accordi accademici. La delegazione era composta dal rettore, il prof. don Mario Toso, dai decani delle Facoltà di Filosofia, Scienze dell’Educazione e Lettere Classiche – rispettivamente i prof. don Mauro Mantovani e don Mario Maritano – e dal prof. don Gianfranco Coffele, direttore dell’Ufficio Sviluppo e Pubbliche Relazioni. Secondo quanto reso noto dall’Agenzia Info Salesiana ripresa da Zenit, gli accordi sono stati resi possibili grazie al lavoro pionieristico condotto dal prof. don Roberto Giannatelli, che dal 2002 aveva favorito la presenza di alcuni studenti di suddette Università presso l’UPS, e alla lungimiranza e generosità del prof. Carlo Socol, da 43 anni attivo a Hong Kong e ideatore della “Seeco Sino-European Exchange Student Scholarship”, promossa dalla Seeco Human Resources Limited di Hong Kong. Un primo accordo fra la Seeco e l’UPS era stato firmato il 20 giugno alla presenza del Gran Cancelliere dell’UPS e Rettore Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez, il quale ha caldeggiato questa iniziativa e ne ha affidata l’esecuzione all’UPS. Gli accordi prevedono l’intercambio di studenti e professori delle varie facoltà firmatarie. Gli studenti cinesi sono scelti fra coloro che stanno per iniziare o hanno avviato il dottorato di ricerca nelle loro facoltà e che meglio rispondono ai criteri di scelta, tempestivamente pubblicati in Cina. I corsi che frequenteranno all’UPS sotto la guida di un tutore sono riconosciuti dalle facoltà di provenienza. Sono previste anche borse di studio, sei per quest’anno e dieci nei prossimi al fine di consentire uno scambio culturale tra l’Italia e la Cina. L’accordo prevede anche lo scambio e la collaborazione di professori, sia a livello d’insegnamento che di progetti di ricerca e convegni da organizzare di comune intesa, in un futuro prossimo. Si prevede inoltre lo scambio di giovani docenti, perché l’esperienza da loro vissuta favorirà, durante il loro servizio accademico, il dialogo fra le due culture. (R.P.)

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    Cina: "In corsa verso Oriente", dalle Marche sulle orme del missionario gesuita Matteo Ricci

    ◊   L’impresa del marchigiano Ulderico Lambertucci, che l’anno scorso ha percorso a piedi la distanza tra la sua città Treia e Pechino sulle orme del missionario gesuita padre Matteo Ricci, diventa un documentario, “In corsa verso Oriente”. Oggi, a Treia, riferisce l'Agenzia Sir, ci sarà la presentazione delle dieci puntate, nate su idea del giornalista Daniele Morini, trasmesse da Sat 2000 a partire dal 5 agosto. Le telecamere hanno seguito il maratoneta nei 13.000 chilometri del suo cammino attraverso Italia, Slovenia, Croazia, Ungheria, Romania, Moldavia, Ucraina, Russia, Kazakhstan e Cina. “L’impresa – dice mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata-Tolentino–Recanati-Cingoli-Treia – riporta in primo piano la figura di padre Matteo Ricci, che è stato un grande testimone della fede e del dialogo tra Oriente e Occidente. In vista del 4° centenario della morte del gesuita, l’impresa del maratoneta rafforza il legame che in questi anni si va sviluppando sotto diversi profili tra il nostro Paese e la Cina. La documentazione di questo lunghissimo viaggio è uno strumento prezioso per far conoscere gli itinerari familiari già a padre Matteo Ricci e che oggi devono diventare sempre più familiari a tutti noi. Anche alla luce della lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi l’iniziativa di Lambertucci ci stimola ad approfondire il rapporto tra cattolici italiani e cinesi”. (R.P.)

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    Un piano congiunto contro l’inquinamento: a firmarlo un sindaco israeliano ed un sindaco palestinese

    ◊   Il sindaco palestinese Moayed Hussein e quello israeliano, Yitzhak Wald, a Baqa A-Sharqiya e a Baqa al-Gharbiya, cittadine poste lungo la linea verde che separa Israele dalla Cisgiordania, superando differenze politiche e religiose, hanno firmato un piano congiunto per cooperare in campo ambientale. Contro l’inquinamento delle acque del fiume che bagna i loro due comuni, riferisce l’agenzia SIR, è nata una collaborazione solidale. Il Wadi Abu Naar, del tutto inquinato, non consente l’erogazione di acqua potabile, specie per i 4.500 abitanti della parte palestinese che non è dotata di un sistema di trattamento delle acque di scolo. “La fornitura di acqua potabile è un’emergenza – afferma Yousef Sadeq, esperto ambientale dell’associazione britannica ‘Amici della Terra’ attiva nel territorio – i bambini si ammalano di dissenteria, di vomito e di altre patologie simili”. Per questo motivo il sindaco della parte israeliana ha concesso al suo omologo palestinese di “collegare il sistema fognario a quello della sua città”. Da parte palestinese è stata espressa anche la disponibilità a pagare i lavori di connessione ma “la condizione economica del villaggio non lo permette. Le persone erano solite recarsi a lavoro in Israele ma ora non possono”. (T.C.)

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    Un gruppo di adolescenti di Gerusalemme in Italia, per familiarizzare con alcuni loro coetanei. Mercoledì prossimo parteciperanno all'udienza generale del Papa

    ◊   Arrivano domani e saranno ospitati dalle famiglie della parrocchia di Bonistallo, sulle colline di Poggio a Caiano, in Toscana, 22 ragazzi e ragazze di Gerusalemme dai 15 ai 18 anni. Il loro soggiorno è stato organizzato nell’ambito di un progetto portato avanti nella parrocchia cattolica di padre Ibrahim Faltas, un progetto di educazione alla pace. Questi giovani del Medio Oriente appartengono a popoli e religioni diverse: sono cristiani, ebrei, musulmani, palestinesi, israeliani e libanesi. “Farli stare insieme, lontani dal loro ambiente – spiega padre Ibrahim – può avere un forte valore educativo, può insegnare l’importanza di fare gruppo, di superare le incomprensioni, di aiutare in un dialogo che è l’unica strada possibile per trovare la pace, in Medio Oriente e non solo”. “Siamo contenti di fare qualcosa a servizio di un progetto così prezioso”, spiega don Cristiano D’Angelo, parroco di Bonistallo. “A gennaio scorso – prosegue – siamo stati pellegrini in Terra Santa e c’è rimasta la voglia di stare accanto ai luoghi calpestati da Gesù”. I ventidue ragazzi visiteranno Pistoia, Firenze e Siena; ad accompagnarli vi saranno dei loro coetanei toscani. A Firenze saranno ricevuti nella sede della regione dall’assessore Massimo Toschi, che si occupa di cooperazione internazionale. Nella Siena del Palio visiteranno la sede del Monte dei Paschi, e incontreranno il presidente Mancini. A Pistoia vedranno il vescovo Mansueto Bianchi. A Poggio a Caiano faranno i conti con la cultura umanistica dei Medici. Martedì torneranno a Tarquinia, base della loro visita in Italia. Mercoledì li attende l’udienza con Benedetto XVI. (A cura di Mario Banchini)

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    "Il buon governo è la priorità del mio mandato" afferma il nuovo presidente dei vescovi dell'Africa Australe, mons. Floro Martinez

    ◊   Il Vescovo coadiutore della Diocesi di Lubango (Angola), Mons. Gabriel Mbilingue, è stato eletto Presidente dell’Associazione Inter - Regionale dei Vescovi dell’Africa Australe (IMBISA) la cui Assemblea si tiene nella capitale angolana, Luanda. Il neo eletto Presidente dei Vescovi dell’Africa australe, riferisce l'Agenzia Fides, ha dichiarato alla stampa che la sua priorità è “quella di continuare a lavorare per riformulare tutte le attività che riguardano il buon governo”. La questione del buon governo come condizione indispensabile per un vero sviluppo integrale della persone e della società è il tema dell’Ottava Assemblea dell’IMBISA. Nel dibattito assembleare i Vescovi hanno stabilito che il buon governo è l’arte di prendere e di mettere in pratica decisioni nella trasparenza e rendendo conto delle proprie azioni alla popolazione. “Senza un buon governo è veramente difficile attuare i progetti di sviluppo per le popolazioni di Angola, Zimbabwe, Zambia e di altri Paesi dell’Africa Australe” affermano i Vescovi. L'Assemblea ha inoltre nominato Mons. Angel Floro Martinez, vescovo di Gowke, Segretario Generale dell'Associazione. Fanno parte dell’IMBISA i Vescovi di Angola e Sao Tomé, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sudafrica, Botswana, Swaziland e Zimbabwe. La sede è ad Harare in Zimbabwe. (R.P.)

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    Censiti in Giappone 452 mila cattolici; il 60 per cento sono donne. I dati in un rapporto della Conferenza episcopale giapponese

    ◊   Sono 3.130 i matrimoni cattolici celebrati in Giappone nel 2006. 1.450 sono unioni fra un cattolico e una persona di religione non cattolica, che in molti casi ha intrapreso un cammino di conversione. Un rapporto statistico diramato recentemente dalla Conferenza episcopale giapponese, scrive l'agenzia Fides, rivela che il numero complessivo dei fedeli giapponesi (inclusi clero e religiosi) è di oltre 452 mila persone, secondo dati relativi alla fine dell’anno 2006. Lo scorso anno i battesimi sono stati 7.193, dei quali 3.692 di adulti e 3.501 di bambini, mentre i catecumeni adulti che sono in cammino verso il sacramento sono oltre 5.400. Circa il 60 per cento dei cattolici giapponesi, riferisce l’agenzia Fides, sono donne, secondo quanto emerge dai registri parrocchiali. Esclusi dal conteggio tutti coloro che non sono registrati, o che non sono stati inclusi perchè stranieri (circa 565 mila). Secondo i dati del rapporto, l’arcidiocesi di Tokyo mantiene la leadership per il numero dei fedeli (95.362), seguita da Nagasaki (65.415), Osaka (55.441) e Yokohama (54.430). Alla fine del 2006 i preti erano 1.553 (dei quali 926 giapponesi e 627 missionari), i diaconi 38, i seminaristi 138 e i giovani coinvolti in attività di formazione propedeutiche al seminario 58. Le religiose sono 6.060 (372 straniere), 201 i religiosi non sacerdoti (147 locali, 54 stranieri). Sono poi oltre 360 i missionari giapponesi (fra sacerdoti, religiosi e laici) presenti oggi in diversi Paesi del mondo. I dati mostrano la vitalità missionaria della piccola comunità cattolica giapponese (oltre 450 mila anime su 127 milioni di abitanti), che resta una esigua minoranza nel Paese del Sol Levante. In Giappone l’annuncio cristiano è stato portato da San Francesco Saverio nel XVI secolo. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: tensione intorno alla Moschea Rossa di Islamabad tra polizia e studenti islamici - Gran Bretagna: rischio inquinamento delle acque dopo l'emergenza nubifragi

    ◊   Ancora tensione in Pakistan, dopo la riapertura della Moschea Rossa di Islamabad, teatro di sanguinosi scontri, due settimane fa, tra le forze regolari e gli studenti integralisti che provocarono circa cento vittime. Numerosi giovani hanno impedito l’accesso al luogo di culto al leader religioso, scelto dal governo, per recitare le preghiere del venerdì. Subito dopo, si sono introdotti nella moschea, scavalcando le recinzioni e issando bandiere della jihad sui minareti. La polizia ha usato gas lacrimogeni all’indirizzo dei manifestanti. Intanto, il presidente pakistano, Pervez Musharaff, ha precisato che gli Stati Uniti non parteciperanno alle operazioni antiterrorismo nel Paese contro i militanti di Al Qaeda. Un’ipotesi più volte ventilata da parte di funzionari americani. Per il capo dello Stato, l’esercito è in grado di affrontare i ribelli senza alcun bisogno di supporto.

    - Giornata di sangue in Iraq. Sono nove i morti e venti i feriti in seguito agli scontri nella città santa sciita di Kerbala, a sud di Bagdad, tra le truppe americane e l’esercito del Madhi, fedele al leader Moqtada Al Sadr. Cresce il numero delle vittime tra le fila delle forze americane: un soldato statunitense è morto in un combattimento nella provincia di Diyala, a nordest della capitale irachena. Nelle vicinanze di Bagdad, la guerriglia ha distrutto una centrale elettrica provocando così l’interruzione di energia. Dura la condanna del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, per l’attentato di ieri avvenuto nel quartiere sciita di Karrada, a Bagdad, costato la vita a 20 persone. L’agguato è seguito a due attacchi che, sempre nella capitale, hanno ucciso circa 50 tifosi che stavano festeggiando dopo la vittoria della nazionale di calcio.

    - Al presidente palestinese, Abu Mazen, è stato consegnato un rapporto di 20 pagine sui combattimenti avvenuti a Gaza, il mese scorso, tra fazioni di Hamas e Fatah. Il testo è stato redatto da una commissione ufficiale di inchiesta che ha esaminato centinaia di documenti. Secondo la stampa locale, almeno una sessantina di ufficiali saranno deferiti ai tribunali militari. Intanto, prosegue il lancio di razzi palestinesi da Gaza verso Israele. In mattinata, un missile è esploso nella zona di Ashqelon senza provocare vittime. Anche ieri si sono verificati diversi raid, ai quali l’aviazione israeliana ha risposto uccidendo cinque miliziani di Hamas e della Jihad islamica.

    - Nuovi risvolti nell’inchiesta australiana sui falliti attentati di Londra e Glasgow. Il medico indiano, arrestato il 2 luglio scorso mentre stava lasciando Canberra alla volta di New Delhi, è stato prosciolto dalle accuse di sostegno al terrorismo. L’uomo, Mohammed Hanif, 27 anni, aveva fornito una propria "sim card" del cellulare ad un suo parente residente in Gran Bretagna.

    - Emergenza incendi in Grecia. Il governo di Atene ha chiesto l’aiuto della Russia per l’invio di mezzi aerei in grado di spegnere i roghi che, da giorni, devastano il Paese. In Italia, il Consiglio dei ministri ha proclamato lo stato di calamità nazionale per le regioni del Sud, particolarmente colpite dal fuoco. Tutt’altro clima in Gran Bretagna, dove si contano i danni dopo l’emergenza causata dalle piogge torrenziali. Il rischio più forte riguarda l’inquinamento delle falde acquifere. Da Londra ci riferisce Sagida Syed:

    Sono almeno 340 mila le persone che nella parte centro occidentale dell’Inghilterra non potranno disporre di acqua potabile per le prossime due settimane, a causa dell’inquinamento delle falde acquifere, dovute alle piogge torrenziali dei giorni scorsi. E mentre si alza il pericolo di malattie infettive, resta alto l’allarme in tre punti del Gloucestershire, dove scorre il Tamigi, che, tra l’altro, minaccia lo straripamento ad Oxford. Una situazione che rischia di peggiorare ancora: secondo le previsioni meteorologiche, infatti, pioverà per altri quindici giorni. Sempre più difficile, dunque, il lavoro della Protezione civile, al quale si è affiancato da quello dell’esercito, chiamato a distribuire l’acqua e a soccorrere gli oltre diecimila sfollati. Intanto, si cominciano a contare i danni per l’agricoltura e un’inchiesta indipendente cercherà di stabilire le eventuali responsabilità per una situazione che, secondo molti, è sfuggita di mano al governo. Il principe Carlo oggi visiterà le zone allagate e le famiglie delle vittime colpite dalle alluvioni, tra cui una giovane madre, che ha perso uno dei suoi gemelli appena nati.

    - Il Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha condannato le razzie compiute dalle milizie filo-arabe dei janjaweed in Darfur. Secondo gli esperti, il gruppo si è macchiato di una vera e propria “pulizia etnica”, attuata con la garanzia di immunità da parte delle autorità sudanesi. Nel rapporto stilato, si denunciano inoltre le gravi violenze subite dalla popolazione locale, costretta a sopportare stupri, trasferimenti forzati e attacchi.

    - Soddisfazione da parte della comunità internazionale per la ratifica in Rwanda dell’abolizione della pena di morte per tutti i crimini. La legge, approvata lo scorso mese ed entrata in vigore solo ieri, riguarda quindi anche i reati relativi al genocidio del 1994 che provocò circa ottocentomila vittime. L’approvazione della norma era una delle condizioni, poste dal Tribunale internazionale per il Rwanda, per la consegna dei presunti responsabili dei massacri commessi durante la guerra civile tra tutsi e hutu. La collega della redazione francese della nostra emittente, Helen Destombes, ha chiesto all’arcivescovo di Kigali, Thaddée Ntihinyurwa, come è stata accolta la notizia nel Paese:

    R. - L’abbiamo accolta con soddisfazione e la società potrà sarà molto più riconciliata, con le persone e le stesse famiglie

     
    D. - Oggi, la società rwandese è ancora molto divisa?

     
    R. - Oggi, la società è su una buona strada. Alcuni riconoscono le proprie colpe e allora altri devono applicare lagiustizia. Pensiamo che una volta che i processi saranno terminati si potrà arrivare ad applicare fino in fondo la riconciliazione. Certo non si può dire che la società sia ancora divisa, ma non si può neanche affermare che i cuori siano veramente riconciliati.

     
    D. - Quale ruolo svolge la Chiesa in questo processo di riconciliazione?

     
    R. - Il ruolo che deve avere è quello della sua propria natura. La Chiesa è presente per riconciliare e per far accompagnare gli uomini alla fede e all’amore di Dio e alla carità fra di loro.

    D. - La Chiesa stessa è stata coinvolta in seguito al genocidio sulla base di alcune alcune accuse. Oggi, che cosa si può dire?

     
    R. - Le accuse restano, ma finalmente sembrano riguardare solo alcuni individui, mentre all’inizio c’era la tendenza a coinvolgere tutta la Chiesa con il genocidio, affermando che aveva commesso questo e quello, quando invece le azioni riguardavano solo singole persone.

    - L’Eritrea ha negato di fornire le armi agli islamici in Somalia, come ipotizzato nelle conclusioni di un rapporto realizzato da un gruppo di controllo dell’ONU. Secondo Addis Abeba, dietro queste accuse ci sarebbe l’intenzione di coprire gli errori commessi nell’area da Stati Uniti e Nazioni Unite, ma anche di creare le condizioni per una nuova invasione etiopica. L’Eritrea è stata più volte accusata di fornire supporto logistico alle Corti islamiche.

    - Dopo i recenti successi riscossi dalla diplomazia francese in Libia, con la soluzione della vicenda delle infermiere bulgare, prosegue il tour africano del presidente Nikolas Sarkozy. Senegal, Gabon e Repubblica Democratica del Congo sono le tappe centrali scelte dal neopresidente per rilanciare le relazioni con il continente per il quale ha proposto un vero e proprio partenariato euro-africano. Ma quali sono le nuove strategie dell’Eliseo in Africa? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Massimo Alberizzi, africanista ed inviato del Corriere della Sera:
     
    R. - Cercare di recuperare il tempo che hanno perduto in questi anni. La Francia ha una strategia ben precisa sull’Africa, per giocare un ruolo di grande potenza, antagonista degli americani, antagonista dei britannici, in ogni caso, voglio dire, seduta nel gruppo ad un posto d’onore.

     
    D. - Con l’uscita di scena del presidente Chirac, si era intuito che la Francia aveva attenuato i propri interessi in Africa. Cosa è cambiato adesso?

     
    R. - In realtà, credo che sia più la parte mediatica di Sarkozy che viene enfatizzata, perché non scordiamoci che sotto Chirac la Francia ha inviato le truppe in Costa d’Avorio e continua ad avere una base in Ciad, che è un punto focale per la guerra in Darfur. Ha giocato, quindi, un ruolo forse meno sotto i riflettori, anche perché c’era stato lo scandalo precedente di Mitterrand e del figlio di Mitterrand: la vendita di armi all’Angola. Quindi, adesso le luci dei riflettori mi sembra siano state accese a tutta potenza.

     
    D. - Sarkozy ha proposto un partenariato euroafricano. Questo significa che la Francia sta estendendo il proprio interesse anche sulle zone che erano anglofone di tradizione?

     
    R. - Sì, certo e deve anche recuperare. Ad esempio, il Rwanda ha rotto le relazioni diplomatiche con la Francia. Certo, se ci fosse una strategia europea, potremmo far fronte al “pericolo” americano e soprattutto cinese. E a questo punto un intervento europeo potrebbe essere importante per ristabilire questo tipo di rapporti che sono fra il sociale e l’economico, che deve tener conto anche dello sviluppo di questi Paesi.

    - A distanza di dieci giorni dal sisma che ha colpito il Giappone, le autorità nipponiche hanno reso noto che sono nove gli addetti della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa rimasti feriti, non c’è stata però alcuna contaminazione radioattiva. L’impianto più grande del mondo ha subito anche numerosi danni strutturali, 11 le vittime nelle province di Niigata e Nagano.

    - Non c’è pericolo di una fuga radioattiva dopo l’esplosione avvenuta a bordo di un sommergibile militare russo a propulsione nucleare nei cantieri navali di Severodvinsk, sul Mar Bianco. Nessuna persona è rimasta ferita, si segnalano però danni alla chiglia del sottomarino. Forse l’eccessiva pressione di alcune bombole di aria compressa la causa dello scoppio.

    - Sono ancora in via di accertamento le cause dell’esplosione di un razzo avvenuto nel deserto della California, all’aeroporto di Mujave, 130 km a nord di Los Angeles. Grave il bilancio che parla di tre morti e tre feriti. La deflagrazione, verificatasi durante il collaudo del motore di un razzo, ha sprigionato gas altamente infiammabili. Le vittime sono impiegati della compagnia di Burt Rutan, pioniere del turismo spaziale.

    - E’ stato scoperto dalla NASA un caso di sabotaggio ad un computer destinato alla Stazione spaziale internazionale (ISS) nella prossima missione dello shuttle "Endeavour", il cui lancio è in programma il 7 agosto. Responsabile del fatto, un tecnico di una società subappaltatrice che ha tagliato deliberatamente alcuni cavetti elettrici all’interno del computer. La NASA ha fatto sapere che il danno sarà riparato prima del lancio. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 208

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