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SOMMARIO del 23/07/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • A Lorenzago, mattinata di studio e riposo per Benedetto XVI, che domani risponderà alla domande dei sacerdoti, nell'atteso incontro con il clero bellunese e trevigiano
  • Il commento di mons. Valentinetti di "Pax Christi" all'appello del Papa contro le guerre: ricercare la forza della non violenza e della giustizia sociale per superare la logica dei conflitti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vittoria ampia ma non assoluta degli islamici moderati alle elezioni in Turchia. Il premier uscente, Erdogan: avanti sulla strada delle riforme europee
  • Alla Conferenza intergovernativadi Bruxelles, i Paesi europei discutono del futuro Trattato dell'Unione. Non vi sarà spazio per il riconoscimento delle radici cristiane del continente
  • La Chiesa celebra oggi Santa Brigida di Svezia, compatrona d'Europa. Intervista con Madre Tekla Famiglietti, superiora generale delle Suore Brigidine
  • Chiesa e Società

  • Attraverso il cardinale Telesphore Toppo, il saluto della Chiesa cattolica indiana alla neopresidente, Pratibha Patil
  • Libano: il patriarca maronita, Nasrallah Sfeir, chiede alle parti politiche di abbandonare l'atteggiamento di totale indisponibilità al dialogo
  • La Bolivia si prepara alla “Giornata di preghiera” indetta dai vescovi per il Paese, perché l’Assemblea Costituente riconosca i diritti fondamentali
  • Gli Scout attendono con trepidazione l'incontro con il Papa il prossimo 1° agosto, in occasione dei 100 anni dalla nascita del Movimento
  • A Lubiana, in Slovenia, si è concluso il XIX Congresso mondiale per gli Studi sull'Antico Testamento
  • Donati alla Chiesa d’Africa 628 mila dollari dai vescovi statunitensi per sostenere progetti educativi
  • Nella Repubblica Democratica del Congo, celebrata la giornata per la libertà di stampa e per chiedere giustizia per i giornalisti uccisi
  • Già 137 mila i giovani iscritti alla GMG di Sydney del prossimo anno
  • Estate di missione in America Latina, in Africa e in alcune diocesi del loro Paese per centinaia di ragazzi portoghesi di “Giovani senza Frontiere” (JSF)
  • Assegnato a padre Giancarlo Bossi il Premio speciale per la pace 2007 della Regione Lombardia
  • A padre Federico Lombardi, il premio giornalistico “Angelo Narducci” 2007. La consegna, il prossimo primo agosto a Lerici, in Liguria
  • Al via oggi, nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, il triduo di preparazione per la festa della patrona che sarà celebrata il 26 luglio
  • 24 Ore nel Mondo

  • L’Afghanistan piange la morte dell’ex sovrano Mohammed Zaher Shah, mentre resta ancora incerta la sorte degli ostaggi nelle mani dei talebani - In Italia, vasta indagine antiterrorismo
  • Il Papa e la Santa Sede



    A Lorenzago, mattinata di studio e riposo per Benedetto XVI, che domani risponderà alla domande dei sacerdoti, nell'atteso incontro con il clero bellunese e trevigiano

    ◊   Il soggiorno di Benedetto XVI a Lorenzago di Cadore è caratterizzato oggi dall’alternanza di momenti di riposo, studio e preghiera. Il Santo Padre, questa mattina, è rimasto nella villetta immersa nel bosco di Lorenzago dove soggiornerà fino a venerdì prossimo. Al microfono di Amedeo Lomonaco, l’inviato del quotidiano Avvenire, Salvatore Mazza:


    R. - Il Papa ha trascorso la mattinata, come ormai ci ha abituato, nella sua villetta tra studio e preghiera e si ritiene che oggi trascorrerà la giornata in questo modo. E’ difficile che esca.

     
    D. - All’Angelus di ieri e nel discorso di venerdì al termine del concerto in suo onore, il Papa ha fatto riferimento all’inutile strage della Prima Guerra mondiale, che ha avuto anche le Dolomiti tra i campi di battaglia. Quale ricordo, quale coscienza c’è oggi tra la gente del posto di quella drammatica pagina di storia?

    R. - E' una drammatica pagina di storia per tutti quanti, perché sono fatti che risalgono a 90 anni fa, ma qui sono vissuti come un dolore quotidiano. E’ una cosa di cui ci si rende conto e non è soltanto perché qui passano ancora i camminamenti della Prima guerra mondiale. In questo punto, passava proprio la linea del fronte e, ancora oggi, camminando sui sentieri si possono incrociare le antiche trincee. Ci sono cartelli ovunque e ancora si trovano proiettili inesplosi, risalenti alla guerra. Quindi, è un ricordo molto vivo e soprattutto gli anziani hanno dimostrato una commozione particolare a questo richiamo del Papa. Evidentemente, sono fatti che le popolazioni di queste parti hanno sempre vissuto "a pelle", in maniera molto forte. Per il resto, c’è stata molta contentezza per le parole del Papa quando ha ringraziato ancora una volta per l’accoglienza ricevuta che, bisogna dirlo, è stata veramente splendida.

     
    D. - Quindi la sensazione è che il 27 luglio, quando il Papa lascerà Lorenzago, sarà in realtà un arrivederci…

     
    R. - Ci sarà molta nostalgia di sicuro. Qui, sperano ovviamente in un arrivederci anche se non lo dicono, perché in questo non vogliono sembrare invadenti. Il Papa ha dimostrato di trovarsi molto bene e quindi di apprezzare l’ospitalità e sperano che anche l’anno prossimo possa tornare.

    Cresce intanto l’attesa per un importante appuntamento: si tratta dell’incontro di Benedetto XVI con il clero delle diocesi di Treviso e Belluno-Feltre, che si terrà domani mattina alle 11 nella chiesa di Santa Giustina, ad Auronzo di Cadore. Sul significato di questo incontro, al quale parteciperanno oltre 400 sacerdoti, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato:


    R. - E’ un incontro molto atteso vista la risonanza, l’importanza, che ha avuto quello dell’anno scorso in Val d’Aosta. E’ uno dei desideri che i sacerdoti avevano espresso immediatamente. Sarà un incontro prima di tutto in un clima di comunione, di preghiera e anche di desiderio di ascoltare direttamente il Santo Padre su alcuni aspetti cruciali, oggi, del ministero sacerdotale.

     
    D. - Come si svolgerà esattamente questo incontro: sarà un confronto con domande e risposte o ci saranno altre modalità?

    R. - Si ripete la formula della domanda e risposta. Quindi, ci sarà prima un momento di preghiera con l’Ora media e poi il Santo Padre ha dato disponibilità a rispondere a delle domande, rivolte in parte da sacerdoti di Treviso e in parte da sacerdoti di Belluno-Feltre.

     
    D. - I sacerdoti della diocesi di Treviso le hanno già indicato alcune delle domande che rivolgeranno al Papa?

     
    R. - Li stanno ancora formulando, perché avevamo fatto un ventaglio abbastanza ampio mettendo a fuoco delle problematiche che sono attuali oggi per la nostra pastorale: l’immigrazione, la formazione dei giovani, le priorità di un ministero che, diventa sempre più impegnativo, e la famiglia. C’erano varie aree sulle quali adesso si stanno focalizzando alcune domande.

     
    D . - Eccellenza, si sta per concludere il periodo di riposo del Santo Padre a Lorenzago di Cadore: quali sono le immagini di questo soggiorno, le parole pronunciate dal Papa, che sono rimaste più impresse nei fedeli e nella comunità della cittadina bellunese?

     
    R. - Le immagini sono quelle, certamente, di un pastore che con molta immediatezza e umanità incontra le persone e con la stessa umanità incontra la singola persona, il gruppo e la massa di fedeli. Credo sia questa l’immagine che più resterà, smentendo, se ce n’era bisogno, certi clichés che tutti hanno visto essere ben lontani dal cuore e dalla personalità di Benedetto XVI. Poi credo che, non solo le parole, ma anche il suo godere della natura in maniera immediata sia un messaggio che resta vivo nelle nostre Dolomiti.

    E la presenza di Benedetto XVI in Cadore è una cosa straordinaria e motivo di grande commozione. E’ quanto sottolinea, al microfono di Luca Collodi, il giornalista del settimanale della diocesi di Belluno “L’amico del Popolo”, Marco Perale:


    R. - In un caso del genere, avere una presenza così umana, come quella raccontata ieri nel Vangelo, in un rapporto quasi personale, familiare, come quello con Marta e Maria, è una cosa diversa. Quindi, c'è grande commozione per la presenza del Papa. Ma per noi è anche un momento di grande autocoscienza, di consapevolezza, perché avere casualmente l’intera provincia del Cadore, l’intera Valle di Belluno, poi l’Agordina, l’Ampezzo e la Valpago vicine a Benedetto XVI - siamo l’ultima "Betlemme" di Galilea anche noi - ci fa ritenere che questa vicinanza sia meno casuale e quindi ancora più significativa per noi.

     
    D. - Parliamo del settimanale “L’Amico del popolo” della diocesi di Belluno-Feltre, che in questi giorni è sotto gli occhi dell’opinione pubblica. Un giornale che è un po’ il punto di riferimento anche di tanti colleghi che seguono il Papa su a Lorenzago...

     
    R. - Noi, per fortuna, abbiamo avuto già modo di allenarci nelle precedenti sei visite di Giovanni Paolo II, quindi i rapporti con la grande stampa li abbiamo già avuti. Del resto, i giornali diocesani sono una realtà enorme, magari poco conosciuta perché va poco sotto i riflettori, ma tutti insieme sono oltre 100 testate in Italia, che fanno più di un milione di copie a settimana. Staimo parlando di un indice di penetrazione tra la gente, nelle comunità locali, nelle singole famiglie molto forte. Noi tiriamo quasi 20 mila copie in una provincia da 210 mila abitanti: vuol dire circa una copia ogni 10 persone che rappresenta una presenza, un radicamento straordinario. L’anno prossimo, festeggiamo i 100 anni di vita e queste sono occasioni che ci aiutano ulteriormente a capire e a radicare nel territorio il nostro ruolo. E’ una grande eredità che abbiamo avuto e che stiamo cercando, ovviamente tutti insieme, di mantenere e sviluppare.

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    Il commento di mons. Valentinetti di "Pax Christi" all'appello del Papa contro le guerre: ricercare la forza della non violenza e della giustizia sociale per superare la logica dei conflitti

    ◊   “Mai più la guerra!” Il Papa ha rinnovato ieri con vigore all’Angelus, da Lorenzago di Cadore, l’appello della Chiesa “a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi”. Le parole di Benedetto XVI sono riecheggiate in tutto il mondo tra chi pure tra mille difficoltà non rinuncia ogni giorno a spendere tempo ed energie per costruire la pace. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Pescara Tommaso Valentinetti, presidente in Italia di Pax Christi, il Movimento internazionale per la pace, sorto alla fine della II Guerra mondiale, che oggi conta 60 mila affiliati in 30 Paesi, dei cinque Continenti:


    D. - Eccellenza, il Papa ha parlato “spazi di ‘inferno’” in questo mondo, citando poi le vie già indicate da Benedetto XV negli anni del primo conflitto mondiale per costruire la pace, come “la forza morale del diritto, il disarmo bilanciato e controllato, l’arbitrato nelle controversie”. Sono passati quasi cento anni da allora, ma a che punto siamo nella consapevolezza e soprattutto nella pratica di questi principi 'chiave' per evitare il ricorso alle armi?

     
    R. - Siamo molto lontani, purtroppo. Soprattutto per quanto riguarda le questioni del disarmo. Mentre fino a qualche anno fa le grandi superpotenze guidate dalle Nazioni Unite avevano di fatto messo nelle loro agende il cammino del disarmo, anche quello riguardante le armi convenzionali, purtroppo stiamo assistendo in questo ultimo periodo al riarmo di alcuni blocchi o ex blocchi di potenze militari che in qualche modo stanno tornando a riempire gli arsenali in maniera molto pericolosa. Questo certamente non favorisce la distensione internazionale, non favorisce il dialogo e soprattutto non favorisce che l’inferno della guerra possa essere scongiurato: quando ci sono delle armi in giro, prima o poi bisognerà usarle.

     
    D. - Il Papa ha ammonito anche di "non affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi". A che cosa voleva riferirsi secondo lei?

     
    R. - Sicuramente, i vecchi sistemi sono quelli dello scontro di forza o il mostrare i muscoli. Il mostrare i muscoli alle volte può avere un effetto dirompente, un effetto deterrente, ma la vera forza è quella del dialogo, è quella della non violenza, è la forza soprattutto della ricerca di una giustizia sociale. Non dobbiamo dimenticare che molte guerre che si stanno combattendo in questo momento nel mondo sono il risultato di profonde ingiustizie sociali. Penso al dramma della fame, delle risorse energetiche, dell’acqua che prima o poi sarà uno dei grandi temi che dovremo affrontare seriamente - il famoso 'oro blu' - che metterà grandemente in discussione la convivenza pacifica fra i popoli. Già ora, alcuni conflitti si stanno combattendo proprio per l’acqua.

     
    D. - Forse, anche a questo Benedetto XVI voleva riferirsi parlando di "diritto delle genti", quale fondamento del progetto cristiano di pace…

     
    R. - Sicuramente Benedetto XVI ha davanti a sé non solo le dichiarazioni di un secolo fa di Benedetto XV. Ha davanti a sé il grande itinerario della Dottrina sociale della Chiesa e soprattutto tutto quello che i Papi hanno scritto in questo secolo, riguardante appunto il problema della guerra a partire dalla Pacem in Terris di Giovanni XXIII fino alle ultime encicliche di Giovanni Paolo II. Qui, il problema comincia a porsi in maniera molto molto diversa: il problema del diritto e del rispetto di ogni Nazione ad avere il suo territorio e soprattutto il diritto ed il rispetto di ogni Nazione di avere la capacità al suo sviluppo, il diritto e il rispetto delle Nazioni di vivere in pace nel proprio territorio e soprattutto il diritto e il rispetto delle minoranze. Ci sono delle minoranze che storicamente nel mondo non sono riconosciute e credo che dobbiamo ripartire proprio da questi diritti per poter riprendere un itinerario per ricostruire cammini di pace per l’umanità.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - "Nel novantesimo anniversario dell' 'inutile strage' Benedetto XVI rinnova dal Cadore il grido di Paolo VI e di Giovanni Paolo II: Mai più la guerra!": all'Angelus una speciale preghiera per la pace nel mondo.

    Servizio estero - Turchia: gli islamici moderati vincono le elezioni.

    Servizio culturale - Un articolo di Andrea Fagioli dal titolo "Grandezza e miseria dell'uomo nella lotta tra il Bene e il Male": alla Festa del Teatro di San Miniato presentato "Il nemico" di Julien Green.
     Servizio italiano - In rilievo il tema delle pensioni.

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    Oggi in Primo Piano



    Vittoria ampia ma non assoluta degli islamici moderati alle elezioni in Turchia. Il premier uscente, Erdogan: avanti sulla strada delle riforme europee

    ◊   Una vittoria ampia, ma non assoluta. In Turchia, gli islamici moderati del premier uscente, Tayyp Erdogan, si sono aggiudicati le elezioni generali di ieri per il rinnovo del Parlamento monocamerale di Ankara. L'AKP, il partito del premier, ha conquistato il 46% dei voti, ma non quelli necessari per poeter procedere anche all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Ma la tornata elettorale di ieri ha registrato anche un "record" per la Turchia: su 550 deputati eletti, 50 sono donne e nella nuova geografia parlamentare di Ankara almeno una deputata figura in tutti i partiti impegnati alle urne. Il servizio di Stefano Leszczynski:

     
    Il premier uscente Tayyip Erdogan forte dei risultati emersi dalle urne non avrà problemi a formare un nuovo governo monocolore. Il partito degli islamici moderati, che ha conquistato poco più del 46% dei voti, potrà contare su almeno 340 deputati dei 550 presenti nel parlamento monocamerale turco. Una maggioranza che resta, tuttavia, lontana dalla percentuale necessaria all’elezione del nuovo capo dello Stato, questione sulla quale si era innescata in aprile la crisi politica che ha poi portato a queste elezioni anticipate. In parlamento, tornerà inoltre ad essere rappresentato, dopo lunghi anni di assenza il Partito dei nazionalisti curdi, che ora puo contare su ben 24 deputati. Gli altri due partiti che entrano in parlamento superando la soglia di sbarramento del 10% sono il partito laico di sinistra dei Repubblicani del popolo, il CHP, con quasi il 21% e gli ultranazionalisti del MHP con poco più del 14% dei voti. Nelle precedenti elezioni, l'AKP di Erdogan aveva ottenuto il 34,3% dei consensi. Erdogan ha annunciato che continuerà a battersi per l'ingresso di Ankara nell'Unione Europea continuando a puntare sulle riforme democratiche e sullo sviluppo economico del Paese.

     
    Forte del risultato, il premier islamico moderato Erdogan sarà presto alle prese con la scelta del candidato alla presidenza del Paese. Già a maggio c’era stato un forte scontro politico tra l’opposizione laica ed il governo per il voto su Abdullah Gul, attuale ministro degli Esteri, esponente islamico. Su questo aspetto Giancarlo La Vella ha parlato con Antonio Ferrari, editorialista ed inviato speciale del Corriere della Sera, raggiunto telefonicamente ad Ankara:


    R. - E’ chiaro che il successo di Erdogan è indubbio però, pur avendo avuto molti più consensi delle elezioni precedenti, ha meno seggi perché è entrato un terzo partito e ci saranno problemi, indubbiamente. Tuttavia, io credo che una prova di forza, come era successo alla fine di aprile, questa volta Erdogan non sia intenzionato a tentarla anche perché se dovesse andar male - se cioè non si dovesse raggiungere il quorum e quindi non si potesse eleggere il presidente della Repubblica voluto dal Partito della giustizia e dello sviluppo, il partito di Erdogan - si dovrebbe riandare immediatamente alle elezioni anticipate. Erdogan, essendosi rafforzato anche personalmente e avendo estromesso dalle liste del partito certi estremisti e imbarazzanti, è forse possibile che cerchi oggi un rapporto con l’opposizione per trovare un accordo su una figura di garanzia non immediatamente ascrivibile al mondo islamico. E se questo non accadesse, bisognerebbe tornare al voto.

     
    D. - Il presidente della Commissione europea, Barroso, si è congratulato con Erdogan sottolineando il suo impegno per un avvicinamento sostenuto all’Unione Europea...

     
    R. - Io credo che forse oggi la natura di questo risultato potrebbe spingere molte cancellerie a rivedere un po’ certe rigidità, perché la Turchia è un Paese che può diventare anche il simbolo di un islam moderato con il quale l’occidente si deve confrontare. Quindi, può anche essere un esempio per altri Paesi arabi, musulmani, della regione. Io direi che questo risultato può far ripensare molto perché, tutto sommato, è stato anche una prova di maturità.

     
    D. - Alla luce di questo risultato, allora, la Turchia può essere vista come un Paese pilota per un dialogo più proficuo con il mondo musulmano, che passa proprio attraverso i moderati islamici?

     
    R. - Assolutamente sì. Tutti in qualche misura hanno detto che tra lo Stato "profondo", i militari, le istituzioni laiche, l’estremismo laico e il Partito islamico moderato della giustizia dello sviluppo, quest’ultimo era il minor male e forse il più progressista e anche questo la dice lunga sul ruolo che potrebbe avere prendendo più coraggio in chiave riformista, in chiave di tolleranza proprio il governo di Tayyip Erdogan.

     
    La Chiesa cattolica guarda con attenzione ai mutamenti politici che la Turchia sta vivendo in queste ore. ''Per noi minoranze religiose in Turchia, la riconferma dell'AKP di Erdogan alle elezioni è un risultato sicuramente positivo", ha commentato il portavoce della conferenza episcopale turca, mons. Georges Marovitch. ''Sono islamici, ma moderati - ha precisato - rispettano le altre religioni''. Tra le questioni al centro del rapporto tra le istituzioni turche e la Chiesa locale, resta quello del riconoscimento di un'effettiva libertà religiosa. Un'obiettivo per il quale, con la sua attività improntata al dialogo, si spese don Andrea Santoro, il sacerdote romano fidei donum, ucciso da un giovane musulmano a Trebisonda il 5 febbraio 2006. Lo conferma la sorella del sacedrote ucciso, Maddalena Santoro, intervistato dal collega della redazione inglese della nostra emittente, Chris Altieri:


    R. - Il desiderio che c’era allora, quando vivevamo insieme a lui, che c’è stato dopo la sua morte e che ci saràin futuro, è che nei Paesi islamici - in Turchia, in particolar modo, perché è lì che don Andrea è vissuto - si realizzi quella libertà religiosa che è data dal riconoscimento e dall’ascolto reciproco. Don Andrea, insieme con tutti gli altri, hanno sempre avuto una grande stima, un grande apprezzamento per gli islamici che vivono intorno alle comunità cristiane: hanno un dialogo fraterno con loro, però si avverte che non c’è ancora un pieno riconoscimento da parte di questo Paese, non c’è una piena libertà di vivere, di muoversi. L’intento dei cristiani non è quello di accaparrarsi la gente, ma quello di una convivenza reciproca nella stima e nella fede, nella fede di ciascuno, accettando quella degli altri. Quello che noi viviamo e quello che forse noi chiediamo nel nostro intimo è una piena accettazione, come noi qui facciamo con loro.

     
    D. - Cosa chiedete specificamente per le minoranze religiose in Turchia e altrove?

     
    R. - Quello che si chiede è qualcosa di semplice, parlando dal punto di vista di chi vive questa libertà in Europa, ed è il riconoscimento ecclesiale. Lì non c’è, non viene riconosciuta nessuna Chiesa e credo che se questo manca, per quanto poi le popolazioni vivano questa fraternità resta difficile la vita a livello di struttura, perché non essendoci questo riconoscimento non si può trattare come istituzione. La Chiesa è prima di tutto una comunità di fede - anche l’islam è una comunità di fede - però ci sono anche le istituzioni che sostengono queste comunità di fede e queste istituzioni non sono riconosciute.

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    Alla Conferenza intergovernativadi Bruxelles, i Paesi europei discutono del futuro Trattato dell'Unione. Non vi sarà spazio per il riconoscimento delle radici cristiane del continente

    ◊   Al via oggi a Bruxelles la Conferenza Intergovernativa che dovrà definire l'assetto istituzionale e il Trattato dell’Unione europea. I lavori si aprono col ''cauto ottimismo'' della presidenza portoghese di turno dell'UE, dopo l’accordo raggiunto in giugno al Consiglio Europeo su un documento unico che sostituisca l’ormai naufragata Costituzione comunitaria. Il calendario delle riunioni prevede una immediata consultazione degli esperti giuridici dei Ventisette, seguita a settembre da un incontro informale dei ministri degli Esteri. Ci sarà poi il Consiglio europeo del 18 e 19 ottobre. La conclusione dei lavori è prevista per dicembre, in modo di permettere ai Paesi membri le ratifiche entro le elezioni europee del 2009. Ma quali dunque gli obiettivi della Conferenza intergovernativa? Risponde Pier Virgilio Dastoli, direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, intervistato dalla collega della redazione albanese della nostra emittente, Klaudia Bumci:


    R. - Anzitutto, va detto che il mandato adottato dal Consiglio Europeo è un mandato molto dettagliato e vincolante, nel senso che sarà ben difficile andare al di là di quello che è stato deciso dal Consiglio Europeo stesso. Quindi, i rischi di sorprese, da qui a metà ottobre, sono molto bassi. La Conferenza intergovernativa lavorerà, soprattutto attraverso l’opera dei giuristi, per introdurre nel Trattato le innovazioni predisposte con la Costituzione europea. E’ stato ampliato, ad esempio, in 47 casi, il voto a maggioranza del Consiglio. Sono stati rafforzati i poteri del Parlamento europeo e quindi, questo, in qualche modo, rafforza il carattere democratico dell’Unione. Sono stati dati ai cittadini dell’Unione più poteri: ora, ad esempio, hanno la possibilità, raccogliendo un milione di firme, di chiedere alla Commissione Europea di presentare una proposta di legge. Sono state confermate quelle misure che erano previste nel Trattato costituzionale relative al diritto delle Chiese. Sono state ampliate le competenze dell’Unione, per esempio in materia di politica energetica e di politica ambientale. E’ stata soppressa quella distinzione, ben difficile da comprendere per i cittadini, di un’unione in tre pilastri: la comunità europea, la politica estera e gli affari interni di giustizia. Oggi noi, invece, vorremmo un’unica Unione Europea. Quindi, per esempio, per quanto riguarda le azioni in materia di sicurezza interna e di immigrazione saranno azioni decise secondo il metodo comunitario: ovvero, proposta della Commissione e decisione del Consiglio e del parlamento. Insomma, c’è un insieme di misure che consentono all’Unione Europea di fare un ulteriore passo in avanti.

     
    D. - Riguardo al riferimento alle radici cristiane d’Europa, questo sarà un argomento in discussione oppure no?

     
    R. - No, perché la discussione sulla Costituzione era legata al contenuto e all’articolazione del Preambolo. Il Preambolo aveva una sua logica in un testo di natura costituzionale e dunque una costruzione con una natura e con delle affermazioni di valori che vanno certamente ben al di là di un semplice trattato internazionale. I governi, soprattutto, a causa dell’opposizione non dei francesi e degli olandesi, ma soprattutto dei polacchi, dei britannici e dei cechi, hanno deciso di abbandonare per ora la strada della Costituzione europea e quindi di rimanere ad un testo pattizio di natura internazionale. Quindi, in questo quadro evidentemente non c’è spazio per l’affermazione di valori.

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    La Chiesa celebra oggi Santa Brigida di Svezia, compatrona d'Europa. Intervista con Madre Tekla Famiglietti, superiora generale delle Suore Brigidine

    ◊   Il suo testamento spirituale richiama all’ecumenismo, all’unità e al rinnovamento interiore. Profetessa dei tempi nuovi, vissuta nel XIV secolo, Santa Brigida di Svezia - della quale la Chiesa fa memoria oggi - ha lavorato instancabilmente per la pace in Europa, in un tempo contrassegnato da divisioni religiose, guerre e squilibri politici. Nel giorno della sua festa liturgica, a Vadstena, in Svezia, dove la mistica diede vita alla prima comunità religiosa, sono diverse le celebrazioni volute anche dalla Chiesa luterana. Tiziana Campisi ha chiesto alla superiora generale delle Suore Brigidine, Madre Tekla Famiglietti, cosa caratterizzi la personalità di Santa Brigida, che Giovanni Paolo II proclamò compatrona d'Europa:


    R. - "Amor Meus Crocifixus est" è il suo motto. Il suo carisma era la lode perpetua a Dio, la riparazione con il dono della nostra vita e, ultimo, l’unità nella nostra Chiesa cattolica.

     
    D. - Come donna, Santa Brigida a quali valori richiama le donne di oggi?

     
    R. - Il valore che ha insegnato Santa Brigida alle donne di oggi è quello di mantenere il messaggio di Cristo nella società. Non possiamo dare alcun messaggio che non parta da quello al quale noi stesse attingiamo, dall’amore per Cristo, per la Chiesa e per l’apostolato, dall’amore per i fratelli. Io penso che il Santo Padre, volendo dare un posto adeguato anche alle donne, si sia ispirato a queste Sante, come Brigida, come Caterina ed altre, per dare un messaggio alla donna di oggi: prima di tutto, di vivere la propria femminilità, che è una grandezza insita nel pensiero di Dio. Se noi sappiamo essere all’altezza della nostra vocazione, non solo di quella che una persona abbraccia, ma di quella per cui Dio ci ha create, allora siamo in armonia anche con il Creatore, ed è un messaggio che ognuno poi nello stato in cui si trova può trasmettere con la grandezza della sua femminilità, che sprona anche ad un amore materno.

     
    D. - Santa Brigida è anche compatrona d’Europa. Su quali altri valori invita a riflettere?

     
    R. - All’amore verso Dio, al riparare per il male che si commette e più di tutto ad amare i nostri fratelli. L’amore, il vivere profondamente i valori che Cristo stesso ha immesso in noi.

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    Chiesa e Società



    Attraverso il cardinale Telesphore Toppo, il saluto della Chiesa cattolica indiana alla neopresidente, Pratibha Patil

    ◊   Commento positivo del cardinale Telesphore Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, per l'elezione del nuovo capo dello Stato Pratibha Patil, 72 anni, eletta sabato scorso presidente dell'India. Si tratta della prima donna a ricoprire questo incarico. Il cardinale Toppo vede con favore l’elezione di una donna che ha sempre mostrato rispetto per i principi laici. “La Chiesa indiana – dice ad AsiaNews - dà di cuore il benvenuto al nuovo presidente Pratibha Patil. La comprendiamo nelle nostre preghiere con l’augurio che svolga il suo ufficio sempre con attenzione alla visione dei Padri fondatori della Nazione”. “Per la Chiesa cattolica quest’elezione è molto gradita anche perché la Patil, come governatore del Rajasthan, si è rifiutata di firmare la legge anticonversione [che puniva l’attività di conversione degli indù al cristianesimo o a un’altra fede] resistendo alle pressioni, dando sicura prova della sue credenziali laiche e della capacità di sostenere pressioni esterne. Ci auguriamo che questa elezione - precisa il porporato - sia anche un passo importante verso una generale uguaglianza nel Paese. E’ importante il contributo dato dalle donne ai valori dell’India. Sin dall’indipendenza, nel 1947, l’India ha adottato varie leggi ‘per aiutare e proteggere le donne’, e ora ci sono molte donne nelle forze armate, nelle imprese commerciali, in posti di rilievo nei media e nel governo, ci sono molte ragazze nelle scuole. Nei consigli di villaggio un terzo dei seggi sono ora riservati alle donne. Tuttavia in molti posti, specie in villaggi rurali, conclude il cardinale Toppo, le donne sono ancora relegate in posizioni di secondo piano; questa elezione darà un grande aiuto a tutte le donne del Paese. Dopo Indira Gandhi, la prima donna premier, ora l’India dà il benvenuto al suo primo presidente donna.” (R.P.)

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    Libano: il patriarca maronita, Nasrallah Sfeir, chiede alle parti politiche di abbandonare l'atteggiamento di totale indisponibilità al dialogo

    ◊   “L’inflessibilità e l’ostinazione” delle parti politiche libanesi, che restano ferme sulle proprie posizioni e non fanno alcuna concessione potrebbero portate il Paese alla rovina. E’ il monito che il patriarca maronita Nasrallah Sfeir è tornato a rivolgere, ieri, ai partiti, mentre continuano le polemiche sul voto per rimpiazzare i parlamentari scomparsi. Senza intervenire direttamente sulla questione delle candidature, riferisce l'Agenzia AsiaNews, il patriarca ha chiesto ai parlamentari di prevenire ulteriori divisioni sulla scena politica libanese “piuttosto che contribuire a creare ulteriori contrasti”. L’intervento del porporato è parte di una riflessione dedicata al problema della famiglia. “La nazione – ha detto – che è la grande famiglia, subisce i medesimi danni distruttivi che ha la famiglia quando ognuno dei gruppi che la compongono si intestardisce e rifiuta di cambiare parere, anche a costo dello smantellamento della patria e della sua distruzione. Quando ogni frazione si blocca sulle sue posizioni, rifiutando di allontanarsene - osserva il cardinale Sfeir - questo non è un buon segno”, mentre “la nazione merita da noi un po’ di umiltà e concessioni per realizzare l’interesse comune”. (R.P.)

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    La Bolivia si prepara alla “Giornata di preghiera” indetta dai vescovi per il Paese, perché l’Assemblea Costituente riconosca i diritti fondamentali

    ◊   I vescovi della Bolivia rinnovano ai fedeli l’invito a partecipare alla giornata di preghiera per il Paese il 27 luglio prossimo. I nuovi “segni dei tempi” in Bolivia hanno bisogno della luce di Gesù Cristo, affermano, perchè i presuli sappiano prendere decisioni “nella libertà e nella responsabilità” che a loro compete e portare così il popolo “ad avere, in Gesù Cristo, vita e vita in pienezza”. “In questo momento particolare della storia boliviana, di ricerca e di nuovi orizzonti per lo Stato e per la società – scrivono i vescovi in un messaggio – noi pastori della Chiesa cattolica lanciamo un appello a tutto il Popolo di Dio a condividere il mandato del Signore: ‘Voi siete la luce del mondo’”. Il documento dell’episcopato, dal titolo “Crediamo e speriamo”, scrive l’agenzia Fides, ricorda che la dignità umana deve essere “la fonte di ispirazione per definire diritti e doveri fondamentali, il bene comune ed il destino universale dei beni, i principi dell’organizzazione economica, la sussidiarietà e la partecipazione come criteri del sistema politico, la solidarietà e la solidità morale della società, nella quale tutti siano davvero responsabili di tutti”. I vescovi tornano anche a chiedere che l’Assemblea Costituente riconosca le loro proposte, presentate in dieci punti fondamentali: la realtà religiosa del popolo boliviano; il diritto alla libertà religiosa; il diritto all’educazione come bene pubblico; il diritto dei genitori a scegliere l’educazione dei figli; l’educazione pubblica e privata; l’educazione religiosa come parte dell’educazione integrale; il riconoscimento della Chiesa cattolica come realtà collettiva di diritto pubblico; il dovere dello Stato di proteggere il matrimonio, la famiglia e la maternità; il matrimonio fondato sull’unione di un uomo e una donna; il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale. “Con queste proposte - affermano i Vescovi - stiamo chiedendo il rispetto e il riconoscimento di valori, principi e diritti accettati e condivisi dalla maggioranza del popolo boliviano”. Inoltre, i vescovi auspicano che, in questo momento delicato, tutti i boliviani prendano coscienza dei propri valori cristiani e della loro identità ecclesiale, del diritto e dovere di partecipare alla costruzione di una società basata sui valori e sui diritti umani e cristiani. Inoltre che sappiano: discernere criticamente proposte e decisioni dell’Assemblea Costituente alla luce del Vangelo, ricorrere sempre al dialogo e alla preghiera per farsi ascoltare evitando la tentazione dello scontro, difendere la dignità umana, la libertà, la giustizia sociale, per fare della Bolivia “una patria dove non ci siano padroni né sfruttatori”. Per raggiungere questo obiettivo, i vescovi richiamano alla forza del dialogo. Più volte hanno preso parte ad incontri con le commissioni dell’Assemblea Costituente per esporre gli articoli ed i fondamenti della loro proposta. “Ma diventa necessario ricorrere anche alla forza della preghiera come ci insegna Gesù”, dicono i presuli, da qui l’invito a tutti a partecipare alla “Giornata di preghiera” che avrà luogo venerdì prossimo. “In quel giorno le nostre cappelle, parrocchie, tempi, scuole, centri ed altri luoghi – hanno dichiarato i vescovi – saranno spazi di incontro per i cristiani che pregano, riflettono ed implorano il Dio della Vita”. (T.C.)

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    Gli Scout attendono con trepidazione l'incontro con il Papa il prossimo 1° agosto, in occasione dei 100 anni dalla nascita del Movimento

    ◊   Cento anni e non sentirli. Gli Scout, più che mai impegnati nelle celebrazioni di questo importante traguardo, hanno messo in campo tutte le energie per ricordare quel primo agosto 1907 quando Lord Baden Powell, sull’isola di Brownsea in Inghilterra, creò il primo campo scout. Momento clou delle iniziative sarà l’incontro con il Papa il prossimo primo agosto nell’Udienza Generale, un appuntamento preceduto dal rinnovo della promessa degli scout che avverrà eccezionalmente, in tutto il mondo, alle 8 di mattina. L’abbraccio con Benedetto XVI è atteso dai 60 mila membri dell’Unione Internazionale delle Guide e Scouts d’Europa, presenti in 19 Paesi europei più il Canada. “Un momento per esprimere la nostra vicinanza affettuosa”, ha detto Rosario Barone, commissario generale dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa, che con queste parole ha riassunto il senso dell’incontro con il Santo Padre. Tre giorni dopo - il 4 agosto - almeno 5 mila ragazzi di diverse nazionalità si daranno appuntamento sui Monti Tatra, nei Carpazi, per Euromoot 2007. Cattolici dell’est e dell’ovest, ortodossi e protestanti attraverseranno il cuore dell’Europa con tre itinerari differenti per poi convergere tutti insieme in un cammino unico. Nella notte del 10 agosto, infatti, si consumerà un altro momento clou delle celebrazioni per i cento anni dello scoutismo: il pellegrinaggio notturno al santuario di Czestochowa, tanto caro a Giovanni Paolo II. Dopo questo bagno estivo, in autunno sono in calendario nuove iniziative. In particolare il 10 novembre, quando l’Associazione Italiana delle Guide e degli Scouts d’Europa Cattolici darà vita ad un incontro dibattito sul tema: “Le prospettive di fraternità nello scoutismo in Italia”. (A cura di Benedetta Capelli)

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    A Lubiana, in Slovenia, si è concluso il XIX Congresso mondiale per gli Studi sull'Antico Testamento

    ◊   Il Congresso è stato predisposto dall’Organizzazione Internazionale per lo Studio dell’Antico Testamento (IOSOT), fondata nel 1950 a Leida (Paesi Bassi) come associazione internazionale per promuovere gli studi sacri, della quale fanno parte studiosi di varie tradizioni cristiane. Il presidente dell’IOSOT, il professore Jože Krašovec, ha spiegato a Zenit che “l’Anno della Bibbia è un’occasione speciale per acquisire consapevolezza dell’importanza della Bibbia per la propria vita personale, per il nostro Paese e per il mondo nel suo insieme”. Negli interventi e nelle comunicazioni si è sottolineato come la Bibbia “aumenti la consapevolezza che ogni vita umana è sacra e che la società umana deve rispondere agli imperativi morali di un Creatore benevolo”. “Il grande incontro di studiosi biblici di denominazioni e tradizioni ebraica, cattolica, ortodossa e protestante simboleggia l’alto punto della nostra consapevolezza del fatto che l’effetto della Bibbia sulla vita e l’attività privata, pubblica e internazionale è cumulativamente importante”, ha spiegato il presidente Krašovec. Padre Krašovec è un biblista sloveno che ha tre dottorati e ha studiato all’École Biblique et Archéologique Française di Gerusalemme e al Pontificio Istituto Biblico di Roma, così come all’Università Ebraica di Gerusalemme e alla Sorbona di Parigi. Tra le questioni affrontate nel congresso, oltre all’interpretazione e alla traduzione, è stato studiato come “le applicazioni concrete dell’etica della Bibbia siano giustizia, amore, compassione e umiltà, e la più alta dignità dell’essere umano sia l’imitazione di Dio”. Roma è stata presente al congresso con la partecipazione di professori come Jean Louis Ska del Biblicum. Tra gli altri esperti mondiali, spiccano il professor Georg Fischer di Innsbruck, il professor Francolino Francolino Gonçalves dell'École Biblique di Gerusalemme, David L. Petersen di Atlanta e Alviero Niccacci dello Studium Biblicum Francescano di Gerusalemme. Il congresso si inserisce negli atti di un grande festival biblico che celebra l’“Anno della Bibbia” in Slovenia, dove hanno luogo anche altri congressi biblici, come quello dell’Organizzazione Internazionale di Studi Targumici, quello dell’Organizzazione per gli Studi della Septuaginta e quello dell’Organizzazione per gli Studi del Qumran, tra altre entità bibliche mondiali. (R.P.)

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    Donati alla Chiesa d’Africa 628 mila dollari dai vescovi statunitensi per sostenere progetti educativi

    ◊   Per sostenere 51 progetti in Africa, la Chiesa cattolica statunitense donerà questo mese di luglio 628 mila dollari. La somma giunge dal “Fondo pastorale di solidarietà per la Chiesa in Africa” della Chiesa cattolica degli Stati Uniti d’America per sostenere la formazione di seminaristi e sacerdoti, l’educazione cattolica, la catechesi e la comunicazione sociale. Alcuni dei Paesi che beneficeranno degli aiuti, riferisce l’agenzia Fides, saranno il Ghana, in cui verrà sostenuto un programma per la formazione dei giovani; il Malawi, con aiuti per i catechisti, i leader di movimenti e dei giovani; il Rwanda con l’acquisto di testi per la catechesi; il Sudan per attività pastorali; lo Zimbabwe per la formazione dei catechisti. Mons. John Huston Ricard, vescovo di Pensacola-Tallahassee e presidente del Comitato Ad Hoc per la Chiesa in Africa, in una lettera afferma che “la Chiesa in Africa è la parte della Chiesa Universale che sperimenta la crescita più rapida e, contemporaneamente, la parte maggiormente in stato di necessità della nostra famiglia nella fede. La sua ricchezza spirituale va purtroppo unita alla sua povertà materiale”. Secondo il vescovo, questa offerta “aiuterà la Chiesa in Africa a soddisfare le sue necessità attuali e a comprendere il suo enorme potenziale”. Il Fondo pastorale di solidarietà è stato creato nel novembre 2004 dalla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, per rispondere alle necessità del continente africano. I vescovi e le diverse diocesi alimentano questo fondo mediante collette speciali, appelli, donazioni ed iniziative di volontariato. (T.C.)

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    Nella Repubblica Democratica del Congo, celebrata la giornata per la libertà di stampa e per chiedere giustizia per i giornalisti uccisi

    ◊   Un’ora di silenzio radio, cinque minuti di pausa prima dei telegiornali e una striscia nera sui quotidiani della carta stampata in segno di lutto: è così che viene celebrata oggi nella Repubblica democratica del Congo la Giornata nazionale per la libertà di stampa, con l’obiettivo di attirare l’attenzione del governo di Kinshasa sulle difficoltà e i pericoli incontrati dagli operatori dell’informazione nell’esercizio della professione. L’Unione nazionale della stampa congolese (Unpc), riferisce l'Agenzia Misna - ricorda che tre giornalisti sono stati assassinati in meno di due anni nel paese e che molti dubbi permangono ancora sulle vere motivazioni dei crimini. Per quanto riguarda l’ultimo dei colleghi assassinati, Serge Maheshe di Radio Okapi, ucciso il 13 giugno scorso a Bukavu (est), l’Unpc critica un processo “troppo rapido” e s’interroga sul modo in cui si sono svolte finora le indagini, che hanno portato presunti assassini davanti al tribunale militare. Sul caso dell’omicidio Franck Kangundu (o Franck Ngyke), assassinato insieme alla moglie Hélène Paka il 3 novembre 2005 a Kinshasa, l’Unpc chiede l’apertura di un nuovo processo per stabilire i veri motivi all’origine del crimine, per il quale sono stati condannati 3 militari (due alla pena capitale) e un civile. Il processo per l’omicidio del giornalista indipendente Bapuwa Mwamba, ucciso nella notte tra il 7 e l’8 luglio 2006 nella sua abitazione della capitale congolese, è ancora in corso. (R.P.)

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    Già 137 mila i giovani iscritti alla GMG di Sydney del prossimo anno

    ◊   Sono 137 mila i giovani registrati come gruppi alla Giornata mondiale della gioventù di Sydney, che si svolgerà dal 15 al 20 luglio dell’anno prossimo. E sono cominciate qualche giorno fa le iscrizioni individuali attraverso il sito internet multilingue www.wyd2008.org. Il programma della Gmg, che gli iscritti potranno seguire, prevede, oltre alla Messa conclusiva celebrata da Benedetto XVI, anche le celebrazioni di benvenuto con l’arcivescovo di Sydney, il cardinale George Pell, la Via Crucis e il pellegrinaggio per la veglia di preghiera con il Papa. «Questi eventi saranno aperti al pubblico, ed i pellegrini regolarmente iscritti avranno la precedenza per i posti a sedere, ove la disponibilità sarà limitata», afferma il direttore esecutivo della Gmg 2008, Danny Casey. Nel frattempo il Comitato organizzatore ha reso noto che è stato chiesto agli abitanti della città australiana di contribuire all’evento offrendo ospitalità ai pellegrini: “Avremo bisogno di sistemare 50 mila giovani nelle case di Sydney”, ha spiegato il vescovo ausiliare di Sydney, Anthony Colin Fisher, che coordina l’evento. Sempre sul sito internet sono a disposizione i moduli per l’ospitalità e tutte le informazioni, in diverse lingue, sui preparativi del grande evento. (T.C.)

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    Estate di missione in America Latina, in Africa e in alcune diocesi del loro Paese per centinaia di ragazzi portoghesi di “Giovani senza Frontiere” (JSF)

    ◊   America Latina ed Africa: sono le mete di alcuni ragazzi portoghesi di “Giovani senza Frontiere” (JSF) impegnati in diverse iniziative di missione. Alcuni di loro stanno partecipando alla celebrazione delle Settimane Missionarie in Portogallo. Altri si preparano a trascorrere il mese di agosto in Mozambico, nelle comunità di Itoculo, Nacala e Nacuxa. Durante la seconda e terza settimana di luglio, scrive l’agenzia Fides, un gruppo si è recato a S. Brás di Alportel, in Portogallo, per sviluppare un progetto nell’area della pastorale e dell’animazione culturale e dei diritti umani. Un altro gruppo missionario partirà a giorni per S. Luzia ed un altro ancora ad Aljustrel, entrambe località nella diocesi di Beja, sempre in Portogallo. Nel nord la meta sarà Penajóia, nella diocesi di Lamego, dove un gruppo lavorerà dal 12 al 22 agosto. Gli ultimi 15 giorni di agosto le missioni si svolgeranno nelle diocesi di Guarda e di Bragança-Miranda. Secondo quanto spiegano gli organizzatori, questo tipo di esperienze aiuta molto i giovani, perché fanno donare un po' di sé a beneficio degli altri, perché i giovani operano come operatori pastorali, conoscono nuove persone e nuove realtà ecclesiali e sociali, mettono alla prova la loro capacità di vivere, pregare e lavorare in comunità, si preparano per assumere a poco a poco impegni maggiori. Anche le comunità che accolgono i ragazzi beneficiano della gioia, del dinamismo e della loro testimonianza di fede. Tony Neves, coordinatore nazionale di JSF, ha affermato che il numero di giovani che partecipano a questo tipo di esperienze aumenta ogni anno, e che “bisogna essere esigenti nella loro preparazione affinché si raggiungano gli obiettivi desiderati”. (T.C.)

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    Assegnato a padre Giancarlo Bossi il Premio speciale per la pace 2007 della Regione Lombardia

    ◊   Quando rientrerà in Italia, il padre Giancarlo Bossi, il missionario sequestrato per 40 giorni nelle Filippine, riceverà dalle mani del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il “Premio speciale per la pace 2007”, che la giunta regionale ha deciso di assegnargli. Il Premio, scrive l'Agenzia Sir, è un riconoscimento annuale, istituito dalla Regione nel 1997, destinato a persone, enti, istituzioni e associazioni che si sono particolarmente distinte come operatori di pace nel mondo, promuovendo iniziative a favore della pace e della cooperazione allo sviluppo. “La drammatica vicenda della prigionia di padre Bossi – spiega il presidente Formigoni - è stata vissuta fin dalle prime ore con apprensione e partecipazione dalla Regione Lombardia, che ha compiuto tutto ciò che era nelle proprie possibilità per una soluzione positiva. Padre Bossi - continua Formigoni - è sicuramente un uomo di pace, che ha dedicato la propria vita a fare del bene e ad aiutare i più deboli. Per questa ragione e anche considerando la brutta esperienza che ha vissuto in queste ultime settimane, ritengo non solo giusto ma anche doveroso segnalare con un riconoscimento pubblico e istituzionale il valore dell’opera di questo missionario. Spero di poterlo incontrare presto per potergli esprimere i sentimenti di calore e affetto di tutti i lombardi”. (R.P.)

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    A padre Federico Lombardi, il premio giornalistico “Angelo Narducci” 2007. La consegna, il prossimo primo agosto a Lerici, in Liguria

    ◊   Sarà consegnato a padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede e direttore generale della nostra emittente il premio di giornalismo “Angelo Narducci”. A consegnarlo, il 1° agosto, nell’ambito della 32.ma Festa di Avvenire di Lerici, sarà mons. Bassano Staffieri vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato. La manifestazione si aprirà sabato prossimo, alle 18.30, nella parrocchia San Francesco, con una Messa presieduta da mons. Staffieri. La sera dello stesso giorno, alla Rotonda Vassallo della cittadina ligure, andrà in scena il primo appuntamento teatrale, a cura della Compagnia Marilontani che rappresenterà «Rensino e Lucia, da I Promissi Sposi de Lisan Mansoni». Lunedì 30 luglio, si svolgerà, invece, un concerto di clavicembalo, tenuto dal maestro Alessandro Carta. Il 1° agosto è prevista la Giornata sacerdotale. Alle 21.15, alla Rotonda Vassallo, l’appuntamento più atteso della Festa: l'incontro dibattito sul tema «Nel segno della verità». Nel corso della serata, alla quale interverrà anche il direttore di Avvenire, Dino Boffo, la consegna del premio a padre Federico Lombardi. Il 2 agosto è in calendario la Giornata delle vocazioni con una veglia di preghiera alle 21. Venerdì 3, nuovo appuntamento teatrale alla Rotonda Vassallo, alle 21.15, con la Compagnia delle Briciole e lo spettacolo «Quando la gh'è a salute...», due atti comici di Paolo Cabano e Giuliana Dettoni. Domenica 5 la Festa si concluderà con la Liturgia eucaristica celebrata, alle 18.30, dal vicario generale della diocesi, mons. Pier Carlo Medinelli. Nel corso degli anni, all’interno della Festa, ha guadagnato prestigio e popolarità il premio “Narducci”, riservato a importanti personalità del mondo della comunicazione e della cultura. Dal 1997 sono stati premiati mons. Francesco Ceriotti, mons. Giuseppe Cacciami, Ettore Bernabei, Mario Agnes, Andrea Riccardi, Pupi Avati, Giuseppe De Rita, Giuseppe De Carli, Gigi De Fabiani e mons. Giancarlo Maria Bregantini. (T.C.)

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    Al via oggi, nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, il triduo di preparazione per la festa della patrona che sarà celebrata il 26 luglio

    ◊   La parrocchia di Sant’Anna in Vaticano si prepara a festeggiare Sant’Anna, che la Chiesa ricorda il 26 luglio. Oggi, alle 18.30, ha inizio il triduo con la celebrazione della Messa. Ad offrire alcune riflessioni sulla famiglia, sull’educazione, sul rapporto fra genitori e figli e tra nonni e nipoti sarà padre Gioele Schiavella, religioso della comunità agostiniana alla quale è affidata la cura pastorale della parrocchia di Sant’Anna. “Abbiamo pensato a questi temi perché riteniamo importante offrire catechesi formative sui valori della famiglia – spiega il parroco padre Bruno Silvestrini – la nostra parrocchia è frequentata da fedeli di diverse nazionalità e qui si sentono accolti come in una casa multietnica, dove ci si incontra da ogni parte del mondo ma con lo stesso Credo. Sono moltissime le donne che vengono a pregare qui – prosegue padre Silvestrini – desiderano dei figli o si preparano a partorire e chiedono l’intercessione della madre di Maria per poter vivere il dono della maternità come cristiane”. Il 26 luglio, giorno della festa di Sant’Anna, sono in programma, alle 12 la supplica delle spose in attesa di maternità, alle 12.15 la Liturgia Eucaristica presieduta da mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, e infine, alle 18.30, la Messa Pontificale celebrata dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    L’Afghanistan piange la morte dell’ex sovrano Mohammed Zaher Shah, mentre resta ancora incerta la sorte degli ostaggi nelle mani dei talebani - In Italia, vasta indagine antiterrorismo

    ◊   In Afghanistan, le truppe statunitensi hanno ucciso oltre 24 insorti in una battaglia nella provincia meridionale di Helmand. Resta intanto alto il timore per la sorte degli ostaggi stranieri trattenuti dai talebani: la Germania respinge l’ultimatum lanciato per il ritiro delle truppe tedesche da Kabul, mentre, per quanto riguarda gli ostaggi sud-coreani, i talebani fanno spere che stanno bene e che ogni tentativo di liberarli metterebbe a rischio la loro vita. Ma oggi tutto il Paese piange la morte dell’ex re d’Afghanistan, Mohammed Zaher Shah. Per 30 anni in esilio in Italia, l’ex sovrano era rientrato dopo la caduta del regime talebano. Il servizio di Barbara Schiavulli:


    Con la scomparsa di Zahir Shah, 93 anni, l’ultimo re afghano, se ne va un pezzo di storia alla quale gli afghani sono affettuosamente legati nel ricordo di un Paese. Lui ha regnato dal ’33 al ‘73 che nel passato è stato anche pacifico. Non sono ancora sicure invece le cause della morte dell’ingegnere tedesco rapito mercoledì scorso. Il corpo che presenta un colpo da arma da fuoco è ora nelle mani delle autorità tedesche. Bisognerà aspettare il ritorno della salma in Germania e il risultato dell’autopsia per sapere cosa è successo. Intanto, con i talebani resta il secondo ostaggio tedesco. Il cancelliere Merkel ha ribadito un secco “no” ai ricatti e mentre continuano i combattimenti nel sud sono stati avviati contatti da Seul per i 23 sudcoreani, quasi tutte donne rapite il giorno successivo ai tedeschi e per il quale è stato esteso di 24 ore l’ultimatum. I rapitori avevano chiesto, in entrambi i casi, il ritiro delle truppe, tremila soldati tedeschi e duecento coreani.

    - In Pakistan, stamani l’esplosione di una bomba nella regione del nord ha ferito quattro soldati delle forze paramilitari pakistane. Nella notte, altri due attacchi hanno colpito postazioni della sicurezza vicino a Miranshah, la principale città della regione. Intanto, gli Stati Uniti non escludono azioni militari in Pakistan, nella convinzione che il Paese non faccia abbastanza nella lotta ad Al Qaida. Secondo il capo dell'intelligence americana, Mike McConnell, Osama Bin Laden è vivo ed è rifugiato proprio nel nord del Paese.

    - In Italia, le indagini antiterrorismo procedono a 360 gradi. Sono in corso poi le analisi delle sostanze chimiche, forse provenienti dall’università di Perugia, rinvenute nella cantina dell'imam marocchino arrestato a Ponte Felcino, con altri due compatrioti, ritenuti elementi di una cellula terroristica vicina ad Al Qaeda. Sulla pericolosità e sulla capacità operativa di questi gruppi presenti in Italia, ascoltiamo il commento di Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Studi di Lotta al Terrorismo, intervistato da Paolo Ondarza:


    R. - Questa cellula stava in una fase acuta, quasi terminale, per la partecipazione ad attività di violenza.

     
    D. - Il rischio attentati oggi, in Italia, è alto?

     
    R. - Non è mai cessato.

     
    D. - Quanto è verosimile che ci siano altre cellule diffuse in Italia della stessa entità?

     
    R. - Non vi è dubbio che il nostro Paese, come tutta l’Europa, sia disseminato di strutture. Per cui, credo ci saranno ulteriori conferme di questa disseminazione, nel nostro territorio, di strutture organizzative che tenteranno di porre in essere fatti di violenza.

     
    D. - Pensiamo anche agli attentati sventati a Londra. Ma c’è un legame?

    R. - Gli elementi che sono stati acquisiti in Inghilterra e quelli acquisiti nel nostro Paese sembra siano della stessa natura.

     
    D. - Quando si parla di cellula vicina ad Al Qaeda, ci si riferisce ad una rete che fa capo a qualcuno o a piccole cellule indipendenti?

     
    R. - Continuo a ritenere che siano cellule indipendenti. Io le definisco “full gallop”, cani sciolti.
    D. - E dal suo punto di vista, questo è più o meno rischioso?

     
    R. - Questo è ancora più rischioso.

    - È di almeno 13 morti e 20 feriti il bilancio dell'esplosione di tre autobomba nel quartiere sciita di Karradah, nel centro di Bagdad. Secondo fonti del Ministero degli interni iracheno, le prime due sarebbero esplose quasi simultaneamente: una vicino a un ufficio governativo, l'altra nei pressi di un mercato. Il terzo ordigno è scoppiato, più tardi, in una piazza al centro del quartiere sciita. Sempre nella capitale irachena, un altro attentato ha ucciso un soldato americano. Sale così a 3.630 il numero degli statunitensi, morti in Iraq dal marzo 2003. Domani, invece, Bagdad ospiterà la seconda parte dei colloqui tra gli Stati Uniti e l’Iran, per discutere sulla sicurezza irachena. E’ previsto quindi l’arrivo in città dell'ambasciatore americano, Ryan Crocker, e dal suo omologo iraniano Hassan Kazemi Qomi.

    - L'esercito israeliano ha portato a termine nella tarda mattinata di oggi lo sgombero di centinaia di coloni che erano entrati illegalmente fra le rovine dell'insediamento di Homesh, nella Cisgiordania settentrionale, nel tentativo di tornare a insediarvisi. Dopo aver passato la notte all’aperto, i coloni sono entrati nella zona distrutta con l’intento di avviare la costruzione di una sinagoga. In breve tempo, sono intervenuti i militari che hanno iniziato a disperdere i dimostranti. Nell’operazione, le Forze dell'ordine hanno compiuto una decina di fermi. Fonti vicine ai coloni hanno denunciato intanto l'uso eccessivo della forza impiegato, a loro parere, dai militari per sgomberare i dimostranti.

    - È partita la missione di Tony Blair, inviato di Stati Uniti, Unione Europea, Russia e ONU per il Medio Oriente. Arrivato oggi ad Amman, capitale della Giordania, l’ex premier britannico ha subito incontrato il ministro degli esteri giordano, Abdelilah Khatib. Il viaggio durerà tre giorni e proseguirà verso Gerusalemme e Ramallah. In programma, anche gli incontri con il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, il presidente dell'Autorita' nazionale palestinese (ANP), Abu Mazen, e il primo ministro israeliano, Ehud Olmert. Non sono, invece, previsti colloqui con i leader di Hamas, poiché figurano nella lista delle organizzazioni terroristiche di Stati Uniti e UE. Ma in un’intervista rilasciata ad un quotidiano britannico, il portavoce del Movimento islamico che controlla la Striscia di Gaza, Sami Abu Zuri, ha dichiarato che Hamas è pronto a parlare con l’inviato del Quartetto.

    - Affluenza bassissima per le legislative di ieri in Camerun. In attesa dei dati definitivi, le prime notizie riferiscono di una presenza alle urne tra il 20 e il 40% dei votanti. Intanto, già sono piovute accuse di brogli al partito del presidente, Paul Biya, al potere da un quarto di secolo, per il quale si preannuncia una netta affermazione. Il servizio di Giulio Albanese:


    Come già ampiamente previsto alla vigilia, ieri l’affluenza alle urne per le legislative in Camerun è stata bassissima, a dir poco deludente, a riprova che la fiducia nella classe dirigente è ormai ai minimi storici e nessuno tra la gente si aspetta cambiamenti sostanziali. Anzi, a detta dell’opposizione i giochi erano già stati fatti secondo un vecchio copione, quello della spartizione dei seggi tra i fedelissimi del presidente Biya. E quest’ultimo, nonostante si sia sforzato di convincere la stampa sulla bontà delle intenzioni sue personali e del suo entourage, deve fare ora i conti con le pesanti accuse degli avversari, che gli imputano frodi elettorali a non finire. Si preannuncia, dunque, una secca vittoria del Movimento democratico popolare camerunese, la formazione politica cui appartiene Biya, al potere ininterrottamente da 25 anni. Il dato più inquietante riguarda comunque il numero di coloro che si sono registrati per accedere al voto: cinque milioni su una popolazione di 18 milioni.

    - Almeno 10 persone sono morte e diverse decine sono rimaste ustionate per le esplosioni avvenute durante questo week and in Nigeria, a causa del petrolio domestico. Secondo le autorità locali, le esplosioni sono state provocate da petrolio domestico manipolato, rivenduto da commercianti senza scrupoli, che può esplodere facilmente al momento dell’accensione dei fornelli della cucina.

    - L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha reso noto che almeno 10 mila persone sono fuggite da Mogadiscio la scorsa settimana a causa di attentati e combattimenti che proseguono senza tregua. Un esodo che continua incessantemente dalla ripresa dei combattimenti, per un totale di circa 21 mila civili fuggiti dalla capitale somala negli ultimi due mesi. La Conferenza di Pace e Riconciliazione - interrotta più volte dagli attacchi che hanno colpito la zona dell'assise - non sembra dunque aver inciso sulla reale situazione che si registra sul terreno.

    - L'Italia offre il proprio aiuto al Darfur, la regione del Sudan occidentale teatro di feroci conflitti dal 2003. Oggi, a Bruxelles, l’Italia darà la propria disponibilità a fornire un supporto logistico, ma non militare, ad una eventuale missione europea nello stato confinante del Ciad, con lo scopo di accogliere i profughi provenienti dal Darfur. L’aiuto consisterebbe nel fornire assistenza nel campo dei trasporti, anche attraverso l'uso di elicotteri.

    - Il presidente Lech Kaczynski ha proclamato tre giorni di lutto nazionale in Polonia, dopo l'incidente stradale ad un pullman di pellegrini polacchi sulle Alpi francesi, nel quale sono morte 26 persone. In seguito all'incidente, sono stati inoltre ordinati dal ministero dei trasporti una serie di controlli dettagliati dello stato tecnico dei mezzi usati dagli autotrasportatori e dalle agenzie di viaggio. Ieri, intanto, il presidente polacco si è recato in Francia a visitare, insieme al presidente francese Nicholas Sarkozy, i sopravvissuti ricoverati a Grenoble. Mentre stamani, un aereo governativo ha trasportato a Grenoble una cinquantina di parenti delle vittime. Lo stesso velivolo al ritorno riporterà in patria una parte dei feriti. Il bilancio ufficiale della sciagura resta fermo a 26 morti e 24 feriti, di cui 14 in gravi condizioni.

    - Con le buone condizioni meteo di questi giorni, è di nuovo emergenza sbarchi sulle coste della Sicilia. Stamani, 25 immigrati sono stati intercettati a Portopalo di Capo Passero, sul litorale siracusano, mentre un gommone con una trentina di extracomunitari è stato avvistato da un elicottero a 14 miglia a sud di Lampedusa. E’ poi atteso nel pomeriggio l’arrivo a Mazara del Vallo del peschereccio che ieri ha avuto una collisione con un barcone di clandestini, a 80 miglia dalla Libia, nel quale hanno perso la vita due immigrati. L’imbarcazione ha recuperato i 23 superstiti che viaggiavano sulla carretta del mare che è affondata. La situazione è quindi letteralmente al collasso nel centro di prima accoglienza di Lampedusa, dove si registra la presenza di circa 600 extracomunitari su una disponibilità di 190 posti. Solo nella giornata di ieri, infatti, sono stati soccorsi al largo dell’isola diversi barconi per un totale di circa 230 immigrati. (A cura di Marco Guerra)
      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 204
     

     
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