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SOMMARIO del 21/07/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Illuminate il mondo con la verità di Cristo: l'esortazione di Benedetto XVI ai giovani, nel Messaggio per la XXIII GMG di Sydney
  • Attesa per il secondo Angelus di Benedetto XVI da Lorenzago. Ieri sera, al Castello di Mirabello, il concerto dei cori del Cadore in onore del Papa
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • In Afghanistan, uccisi i due ostaggi tedeschi rapiti dai talebani tre giorni fa. Mistero, invece, sulla sorte dei 23 prigionieri sudcoreani
  • La vicenda di padre Bossi, simbolo del difficile servizio della Chiesa sulle frontiere della missione. Intervista con padre Davide Sciocco e padre Giulio Mariani
  • Il servizio dei cappellani militari all'interno delle Forze armate nella testimonianza dell'Ordinario militare per l'Italia, mons. Vincenzo Pelvi
  • Il commento del teologo, don Massimo Serretti, al Vangelo di domani, 16.ma Domenica del Tempo ordinario
  • Chiesa e Società

  • Prosegue, in Australia il pellegrinaggio della Croce della GMG. Mons. Wilson: sono ottimista per il futuro della Chiesa locale
  • Nuove denunce, in Nigeria, contro la società farmaceutica americana Pfizer accusata di sperimentazioni illegali su 200 bambini
  • I missionari Clarettiani, il governo di Manila ed alcune onlus uniti nella promozione di un progetto di sostegno e sviluppo nell’isola filippina di Mindanao
  • Al via oggi, nell’aretino, una marcia di oltre 300 chilomentri, lungo i percorsi dei Santi, che impegnerà un gruppo di giovani fino al 5 agosto

  • I Gruppi del Rosario festeggiano nelle Seychelles 25 anni di preghiera. Mons. Wiehe: annunciano la Parola di Dio attraverso la spiritualità mariana

  • Cresce, in India, il “Movimento di Rigenerazione Nazionale” che vuole promuovere il dialogo interreligioso ed educare i giovani ad una pacifica convivenza

  • Il 5 novembre prossimo, a Palermo, la “Giornata della memoria” per ricordare il cardinale Salvatore Pappalardo

  • 24 Ore nel Mondo

  • Pratibha Patil eletta prima presidente donna dell'India - L'ONU sospende le discussioni sullo status del Kosovo. Ma la provincia serba a maggioranza albanese annuncia: pronti a proclamare l'indipendenza il 28 novembre
  • Il Papa e la Santa Sede



    Illuminate il mondo con la verità di Cristo: l'esortazione di Benedetto XVI ai giovani, nel Messaggio per la XXIII GMG di Sydney

    ◊   Lo Spirito Santo e la missione sono il "filo conduttore" della preparazione alla Giornata mondiale della Gioventù, che si svolgerà nel 2008 nella metropoli australiana di Sydney sul tema "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni". Sui temi principali che stanno segnando le tappe d'avvicinamento al grande evento giovanile si sofferma Benedetto XVI nel Messaggio per la XXIII GMG. Il Papa lo ha firmato nella giornata di ieri ed oggi è stato diffuso in lingua italiana, mentre nei prossimi giorni verranno fornite traduzioni in altre lingue. Sui contenuti del Messaggio, il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    (Inno GMG Sydney 2008)

    “Siate pronti a porre in gioco la vostra vita per illuminare il mondo con la verità di Cristo”: è l’esortazione di Benedetto XVI a tutti i giovani, chiamati a “rispondere con amore all'odio e al disprezzo della vita, per proclamare la speranza di Cristo risorto in ogni angolo della terra”. Un messaggio lungo e articolato, quello che il Papa indirizza ai giovani ad un anno esatto dalla GMG di Sydney. Evento, spiega, in cui si potrà “sperimentare appieno la potenza dello Spirito Santo” ed “invocare una nuova Pentecoste sul mondo”. Di qui, l’appello del Papa a partecipare numerosi, per essere “segno di speranza e sostegno prezioso per le comunità della Chiesa in Australia”, chiamata a riscoprire le proprie radici cristiane. Il Santo Padre ha parole di incoraggiamento, accompagnate da profonde riflessioni, in particolare sullo Spirito Santo, tema della Giornata, “grande Protagonista della storia della Salvezza”.

     
    E’ lo Spirito Santo, “respiro vitale” della vita cristiana - scrive il Papa - che ci aiuta a maturare una comprensione di Gesù “sempre più approfondita e gioiosa e, contemporaneamente, di realizzare un’efficace attuazione del Vangelo all’alba del Terzo Millennio”. Con il Messaggio, Benedetto XVI offre, dunque, alla gioventù un “tracciato di meditazione” sul quale “verificare la qualità” della propria fede nello Spirito Santo. E rassicura i giovani, sottolineando che la Chiesa, “anzi l’umanità stessa”, “attende molto” da loro perché portatori del dono supremo del Padre, lo Spirito di Gesù. Benedetto XVI sottolinea che “l'attento ascolto della Parola di Dio a riguardo del mistero e dell'opera dello Spirito Santo ci apre a conoscenze grandi e stimolanti”. La Pentecoste, ribadisce, è il “punto di partenza della missione della Chiesa”. E’ proprio grazie allo Spirito Santo, rileva, che gli Apostoli, da pescatori intimoriti, diventano araldi coraggiosi del Vangelo, stupendo anche i propri nemici.

     
    Si sofferma così sullo Spirito Santo “anima della Chiesa e principio di comunione” ed esorta a tornare al Cenacolo dove i discepoli restarono assieme, pregando con Maria, in attesa dello Spirito promesso. E’ questa, avverte, l’icona della Chiesa nascente alla quale ogni comunità cristiana “deve costantemente ispirarsi”. E ribadisce che l’efficacia della missione presuppone che le comunità siano unite, “abbiano cioè un cuore solo e un’anima sola”. Noi, si legge nel Messaggio, “siamo i frutti di questa missione della Chiesa per opera dello Spirito Santo”. Ed invita la gioventù che si riunirà a Sydney a non dimenticarlo mai, “perché lo Spirito del Signore si ricorda sempre di ciascuno” e vuole, specie attraverso i giovani, “suscitare nel mondo il vento e il fuoco di una nuova Pentecoste”. Lo Spirito Santo, spiega ancora, è Maestro Interiore da accogliere come “guida delle nostre anime”, che ci introduce nel Mistero trinitario. E’ lo Spirito a spingerci verso gli altri, a renderci missionari della carità di Dio. E ancora, evidenza che anche oggi lo Spirito Santo continua ad agire con potenza nella Chiesa. Ma, avverte, “i suoi frutti sono abbondanti nella misura in cui siamo disposti ad aprirci alla sua forza rinnovatrice”. Per questo, è il suo richiamo, è importante che ciascuno di noi lo conosca ed entri in rapporto con Lui, specie in un tempo in cui, per non pochi cristiani, lo Spirito “continua ad essere il grande sconosciuto”.

     
    Come - si chiede dunque il Papa - possiamo lasciarci rinnovare dallo Spirito Santo? La risposta, scrive, è nei Sacramenti, perché la fede “nasce e si irrobustisce in noi” proprio grazie ai Sacramenti, soprattutto quelli della iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia. Il Santo Padre non manca di rilevare che la verità su questi Sacramenti è trascurata nella vita di fede di non pochi cristiani. E si rammarica che molti giovani, dopo la Confermazione, si allontanino dalla vita di fede. E’ allora urgente riscoprire il valore del Battesimo e della Confermazione per la nostra crescita spirituale. E, ancora una volta, ricorda che ogni battezzato, “lasciandosi guidare dallo Spirito”, “può apportare il proprio contributo all’edificazione della Chiesa”. Il Pontefice rivolge così il pensiero all’Eucaristia, “fonte e culmine della vita ecclesiale”. L’Eucaristia, scrive il Papa ai giovani, è “una Pentecoste perpetua, poiché ogni volta che celebriamo la Santa Messa riceviamo lo Spirito Santo che ci unisce più profondamente a Cristo e in Lui ci trasforma”. E li rassicura che laddove non arriveranno con le proprie forze, è lo Spirito Santo che li colmerà della sua forza, rendendoli “testimoni pieni dell’ardore missionario del Cristo Risorto”. Proprio alla necessità della missione, Benedetto XVI dedica l’ultima parte del suo Messaggio. Di fronte ai tanti problemi che devono affrontare, afferma, i giovani confidino sempre in Gesù, il solo che “può colmare le aspirazioni più intime del cuore dell’uomo”. E aggiunge: “Chi si lascia guidare dallo Spirito comprende che mettersi al servizio del Vangelo non è un'opzione facoltativa, perché avverte quanto sia urgente trasmettere anche agli altri questa Buona Novella”.

     
    Qualcuno, prosegue il Papa, “pensa che presentare il tesoro prezioso della fede alle persone che non la condividono significhi essere intolleranti verso di loro”. Ma, sottolinea Benedetto XVI, “non è così, perché proporre Cristo non significa imporlo”. Come Duemila anni fa, è la sua esortazione, “anche oggi occorrono discepoli di Cristo che non risparmino tempo ed energie per servire il Vangelo”. All’insegna della speranza, la conclusione del Messaggio. “Occorrono giovani - è la consegna del Papa - che lascino ardere dentro di sé l'amore di Dio e rispondano generosamente al suo appello pressante, come hanno fatto tanti giovani beati e santi del passato e anche di tempi a noi vicini”. Anche oggi, è la rassicurazione di Papa Benedetto, lo Spirito di Gesù “invita voi giovani ad essere portatori della bella notizia di Gesù ai vostri coetanei”.

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    Attesa per il secondo Angelus di Benedetto XVI da Lorenzago. Ieri sera, al Castello di Mirabello, il concerto dei cori del Cadore in onore del Papa

    ◊   A Lorenzago di Cadore, dove Benedetto XVI soggiornerà fino al prossimo 27 luglio, fervono i preparativi per l’Angelus che il Papa reciterà domani dal palco collocato nella grande Piazza Calvi della cittadina bellunese. Si prevede che migliaia di persone assisteranno alla recita mariana. E’ quanto ci conferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, l’inviato del quotidiano Avvenire, Salvatore Mazza:


    R. - Di sicuro, si sa che in un primo tempo si parlava di quattromila persone, ma probabilmente saranno molte di più. Arriveranno forse in seimila, e probabilmente altri proveranno comunque a salire fino a questo paese, che sta al confine del Cadore. Il palco è stato ultimato proprio questa mattina, vicino alla chiesa parrocchiale, nella piazza principale di Lorenzago. Qui, il Papa reciterà l’Angelus. Tutti ormai aspettano questo momento. Sarà un appuntamento che inizierà presto, con la Messa che celebrerà il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich in piazza. Assisteranno all'Angelus anche il vescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, e il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola. Quindi, sarà un momento di grande interesse per tutti quanti.

    D. - E ieri sera il Papa ha passeggiato e pregato davanti all’immagine della Madonna di di Medjugorje. E’ stato un momento molto toccante...

     
    R. - Ha raggiunto questa piccola cappella nel bosco e ha pregato davanti ad una immagine della Madonna di di Medjugorje che, tra l’altro, ha una storia singolare: l’immagine venne infatti portata qui negli anni ’80 e fu rubata. Dopo qualche tempo, però, il ladro la restituì e tornò appunto in questa piccola cappella. Il Papa ha recitato il Rosario, ha passeggiato per circa un’ora.

    D. - Quindi, il Papa ha salutato e stretto la mano a quanti lo attendevano...

     
    R. - Sì, esatto, perché uscendo dal bosco e camminando insieme con il suo segretario, don Georg Genswein, ha incontrato un gruppo abbastanza nutrito di persone. Si è fermato, ha salutato tutti quanti, ha anche parlato con i giornalisti e ha scambiato qualche battuta, dicendo: “Non avete nulla da scrivere”, salvo poi dire qualcosa a sua volta a proposito della sua contentezza per la liberazione di padre Giancarlo Bossi. E poi è rientrato come al solito intorno alle 19.30 nella villetta, dove risiede in questi giorni, per la cena. Più tardi, ha assistito allo spettacolo dei cori del Cadore.

    E dunque, Benedetto XVI ha preso parte, nella serata di ieri, al concerto in suo onore, offerto dal vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich. All'appuntamento musicale, hanno preso parte sette formazioni del Cadore. Il Papa ha sottolineato come il cantare in coro sia un’educazione alla vita e alla pace. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il concerto di cori alpini in onore del Papa, dedicato alla “spiritualità della montagna”, ha esaltato la grande cultura musicale della terra dolomitica e il fascino delle melodie popolari. Dopo l’esibizione di sette cori al Castello di Mirabello, il Papa ha ringraziato i cantori e, ricordando le parole di Sant’Agostino, ha detto che “fonte del canto è l’amore”. “Cantare in coro - ha aggiunto - esige attenzione all’altro, al compositore, al maestro, alla totalità che chiamiamo musica e cultura”. La cultura popolare - ha poi sottolineato il Santo Padre - è un gioiello della nostra identità europea da coltivare e promuovere. Benedetto XVI ha anche detto che bisogna saper ascoltare la voce del cuore e dell’anima:

     
    “L’educazione a cantare in coro non è soltanto un esercizio dell’udito esteriore e della voce, è anche un’educazione dell’udito interiore; un esercizio e un’educazione alla vita, alla pace”.

     
    Poco prima dell’inizio del concerto, il vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, ha rievocato la drammatica pagina del primo conflitto mondiale che ha avuto anche le Dolomiti come teatro di guerra. L’auspicio - ha detto il presule - è che le montagne “non siano crinali di divisione”, ma “la spina dorsale della pace e dell’incontro tra i popoli”. A queste parole ha fatto poi riferimento il Santo Padre:
     
    “Sua Eccellenza ha anche accennato a un tempo triste e duro, 90 anni fa, dove questa montagna era una barriera, un teatro terribile e cruento di guerra. Ringraziamo il Signore che adesso c’è pace nella nostra Europa e facciamo di tutto perché la pace cresca in tutti noi e nel mondo, e sono sicuro che proprio questa bella musica sia un impegno per la pace e un aiuto a vivere in pace”.
     
    “Cantare in coro - ha ribadito infine Benedetto XVI - è un’educazione alla vita, alla pace, un camminare tutti insieme”.

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    Nomine

    ◊   In Italia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Vittorio Tomassetti. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Armando Trasarti, finora vicario generale dell’arcidiocesi di Fermo. Il neo presule, 59 anni, originario dell'arcidiocesi di Fermo, ha conseguito la Licenza in Teologia alla Pontificia Università Lateranense. E' stato, fra l'altro, parroco, presidente dell’Opera di Religione dell’arcidiocesi di Fermo per l’Animazione cristiana e come Consigliere Ecclesiastico Diocesano della Coldiretti. Nel 2001 ha ricoperto l’ufficio di rettore della Basilica metropolitana di Fermo e nel 2003 quello di canonico presidente del Capitolo Cattedrale. E' stato anche amministratore diocesano, mentre attualmente insegna Teologia presso l’Istituto Superiore marchigiano di scienze Religiose.

    In Perù, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura territoriale di Moyobamba, presentata per raggiunti limiti di età da mons. José Santos Iztueta Mendizábal, dei Padri Passionisti. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Rafael Escudero López-Brea, finora coadiutore della medesima sede.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il Messaggio di Benedetto XVI ai giovani del mondo in occasione della XXIII Giornata mondiale della Gioventù.

    Servizio estero - Filippine; Padre Bossi: "Voglio tornare al più presto tra i bambini della mia parrocchia": il religioso, grato a quanti si sono adoperati per il suo rilascio, è deciso a riprendere il proprio servizio.

    Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Federico De Roberto e i suoi 'Vicerè' ": ad ottant'anni dalla morte.
     Servizio italiano - In rilievo il tema delle pensioni.

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    Oggi in Primo Piano



    In Afghanistan, uccisi i due ostaggi tedeschi rapiti dai talebani tre giorni fa. Mistero, invece, sulla sorte dei 23 prigionieri sudcoreani

    ◊   Sono stati barbaramente assassinati in Afghanistan i due ingegneri tedeschi e rapiti dai taleban tre giorni fa vicino Kabul. I talebani hanno comunicato di aver ucciso i due ostaggi, per i quali era stato chiesto al governo tedesco di ritirare le proprie truppe dall'Afghanistan. La notizia è stata diffusa, come ormai consuetudine, attraverso i canali della televisione araba, al Jazeera. E sul fronte dei rapimenti, interviene anche la Corea del Sud. Il servizio di Roberta Moretti:


    I due ingegneri tedeschi, di cui non è stata resa nota l’identità, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco a un’ora di distanza l’uno dall’altro, dopo la scadenza dell'ultimatum, a mezzogiorno ora locale, che i talebani avevano inviato ai governi di Kabul e Berlino. Le condizioni del rilascio, respinte dal cancelliere tedesco Merkel, erano il ritiro dei tremila soldati tedeschi presenti in Afghanistan e la liberazione dei taleban detenuti nelle prigioni afghane. “Ora non possiamo ridurre i nostri sforzi - aveva dichiarato Angela Merkel - il popolo afghano non può essere lasciato da solo”. E’ ancora mistero, invece, sulla sorte dei 23 sudcoreani, rapiti giovedì nella provincia di Ghazni. Come Berlino, Seoul ha respinto l’ipotesi di un ritiro delle sue truppe dal Paese asiatico, mentre il presidente Roh Moo-hyun ha lanciato un appello per la liberazione immediata dei connazionali, impegnati in Afghanistan - ha detto - in attività di tipo umanitario.

     
    Ma con i nuovi rapimenti e le esecuzioni, qual è il messaggio dei talebani? Risponde Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:


    R. - I talebani stanno imitando quello che è avvenuto in Iraq, cercando di sfruttare la carta degli ostaggi con quei Paesi che partecipano in qualche modo all’intervento militare in Afghanistan. Ricordiamo il caso del giornalista, Daniele Mastrogiacomo, ma anche il caso dei francesi, adesso il caso dei tedeschi...

     
    D. - Quindi, di nuovo la richiesta di ritiro di truppe internazionali da Kabul. A cosa puntano i talebani?

     
    R. - Puntano essenzialmente a creare polemiche all’interno dei Paesi, esattamente quello che è avvenuto in Iraq. Ci sono forze politiche che sono contrarie a questi interventi, a questa partecipazione e quindi è chiaro che con queste uccisioni - barbare uccisioni - si vuole rilanciare un ricatto. Al tempo stesso, poi, si fanno pubblicità perché non dimentichiamo che i talebani hanno subito colpi pesantissimi, nell’ultimo anno. La famosa offensiva non c’è stata e invece si è materializzata una campagna di estorsioni, di rapimenti e di azioni suicide, che però non sono certo un’offensiva guerrigliera. Quindi, i talebani rilanciano in questo modo le loro azioni, anche se con metodi quanto mai discutibili e barbari.

     
    D. - Tra l’altro, negli ultimi giorni, un potente signore della guerra aveva annunciato la rinuncia alla lotta...

     
    R. - Sì, questo perché fa parte di un tentativo del presidente Kazai di ridurre, di spezzare un po’ il fronte agli avversari. Forse, lo stesso Ekmatyar, un po’ isolato, cercava e cerca anche lui stesso di reinserirsi nel gioco, tuttavia la campagna talebana si sviluppa secondo direttive diverse, molto più collegate alla crisi in Pakistan, dove abbiamo forti tensioni, attacchi, terrorismo. Quello che si può dire sicuramente è che i talebani usano molto l’elemento terroristico e naturalmente questo comporta molte vittime tra i civili e soprattutto si conquista i titoli. Quando c’è un’operazione di guerriglia raramente vengono riportate dalle televisioni internazionali o dai media. Quando ci sono le stragi, sì.

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    La vicenda di padre Bossi, simbolo del difficile servizio della Chiesa sulle frontiere della missione. Intervista con padre Davide Sciocco e padre Giulio Mariani

    ◊   “Voglio tornare a Payao e salutare la mia gente, dire loro che sto bene e soprattutto abbracciare di nuovo i bambini. Il mio cuore è e resta a Payao, resta nelle Filippine”. Hanno colpito tutti le parole di padre Giancarlo Bossi, che appena rilasciato dopo 39 giorni di dura prigionia, ha manifestato l’intenzione di voler tornare al più presto alla sua missione. Non sono stupiti invece i confratelli del missionario del PIME, perché le parole di padre Bossi esprimono proprio lo spirito con i quali operano i missionari. Ecco il commento del direttore della rivista Mondo e Missione, padre Davide Sciocco, intervistato da Alessandro Gisotti:
     
    R. - Questo riflette proprio quello che è il missionario, cioè un uomo che prima di pensare a se stesso pensa agli altri a cominciare dalle persone a cui è stato mandato, quindi lui ha subito avuto la preoccupazione di avvisare la sua famiglia di Abbiategrasso, ma nello stesso tempo la preoccupazione di ritornare tra la sua gente a Mindanao ed anche più volte ha manifestato dolore per i militari che sono stati uccisi mentre erano alla ricerca dei suoi rapitori. In realtà, non era così. Però, lui si è sentito coinvolto e quindi più volte ha chiesto di esprimere il proprio dolore e ha fatto sapere alla famiglia di pregare per questi militari uccisi. Tutto questo ci dice proprio quanto il missionario viva la dedizione agli altri: non è un’avventura, non è neanche un mettere al centro se stesso, ma il farsi carico degli altri.

     
    D. - Chi è oggi il missionario, e qual è il contributo che porta nei luoghi più dispariti del pianeta?

     
    R. - Il missionario è un uomo che segue i tempi e quindi la missione sta cambiando e continua a cambiare e ha molti volti in base sia alla persona che è inviata, sia ai luoghi nei quali è inviato. Sicuramente, rimane di estrema attualità il fatto che il missionario sia chiamato da Dio e inviato per rendere presente Cristo, il Vangelo, in modo più evidente. Perché sappiamo che anche là dove la Chiesa non è presente, lo Spirito già opera. Questo credo sia il fondamento. Poi, è chiaro che la missione continua a cambiare. Quindi, in alcuni luoghi essere missionario vuol dire semplicemente condividere la vita della gente, in alcuni luoghi non si può parlare esplicitamente di Gesù, in altri neanche si può fare opera sociale, mentre altrove il missionario - come è un po’ nella zona di padre Giancarlo - ha un’attività pastorale molto forte e un’attività di dialogo con i non cristiani, in particolare nella sua zona con i musulmani.

     
    D. - Dunque, il missionario strumento di dialogo e di riconciliazione?

     
    R. - Vorrei sottolineare un aspetto interessante del missionario molto attuale che è quello di essere ponte tra culture. Una volta il missionario partiva ad esempio dall’Italia, partiva molte volte e si confondeva anche un po’ l’annuncio del Vangelo con la diffusione della nostra civilizzazione. Oggi, non è così. Oggi, è un ascolto reciproco e il missionario diventa anche un ponte perché noi missionari viviamo in realtà dove siamo stranieri, dove siamo minoranza e oggi questi stranieri, queste minoranze, arrivano da noi qui in Italia e c’è il rischio anche di vederli soprattutto come una minaccia, come un’invadenza. Il missionario che invece ha già sperimentato cosa vuol dire cosa essere straniero, essere ospite in un’altra terra, può aiutare la società italiana di oggi a vivere con un atteggiamento diverso, con un atteggiamento di dialogo e di apertura, l’incontro con altri popoli, culture e religioni.

     
    E la vicenda i padre Bossi ha riportato in primo piano anche la realtà delle missioni nelle Filippine. Ecco la testimonianza di padre Giulio Mariani, missionario del PIME nelle Filippine dal 1985 al 2001 che dal primo ottobre tornerà nel Paese asiatico come direttore del Centro Euntes a Zamboanga City. L’intervista è di Fabio Colagrande:

     
    R. - Siamo nelle Filippine per aiutare la Chiesa filippina nelle parrocchie dove non ci sono preti, ma siamo là principalmente per portare avanti un dialogo con i musulmani, un dialogo di vita, e un dialogo con i tribali: questo è il nostro fine principale.

     
    D. - E’ una presenza quella dei missionari del PIME nelle Filippine che verrà ridiscussa dopo questa vicenda?

     
    R. - Non credo. La comunità del PIME delle Filippine si radunerà la prima settimana di agosto, sarà presente anche il superiore generale, e ci sarà padre Bossi. Una settimana di esercizi che è stata convertita in una settimana di riflessione, ma non è in vista di cambiamenti della direzione della nostra presenza, lo posso affermare abbastanza serenamente.

     
    D. - Lei crede che la vicenda di padre Bossi vi abbia dato una nuova consapevolezza?

     
    R. - Ci ha dato una nuova spinta alla missione. Consapevolezza solo nel senso che sappiamo che bisogna usare molta prudenza e, infatti, muovendoci in queste zone dove sappiamo che ci sono dei pericoli più pronunciati, noi ci muoviamo sempre con delle persone che ci accompagnano e ci proteggono come nel caso del sequestro di padre Bossi: c’erano due catechisti con lui, che sono stati rilasciati subito. Non possiamo dimenticare che il Vangelo ci dice che dobbiamo essere semplici come le colombe ma prudenti come dei serpenti.

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    Il servizio dei cappellani militari all'interno delle Forze armate nella testimonianza dell'Ordinario militare per l'Italia, mons. Vincenzo Pelvi

    ◊   “Il cappellano militare è un sacerdote che porta Cristo al cuore degli uomini”. Lo afferma l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, in riferimento al disegno di legge presentato al Senato italiano da Verdi e Comunisti italiani che punta ad un ridimensionamento dei cappellani militari nelle caserme. Mons. Pelvi, sottolinea l’attività umanitaria e caritativa promossa dall’Ordinariato militare, all’estero, con il sostegno offerto ad alcune scuole di Sarajevo per favorire l’integrazione tra bambini cattolici, musulmani e ortodossi, ed in Italia - tra l’altro - a sostegno economico degli orfani e delle persone diversamente abili di famiglie povere dei militari. Luca Collodi ha chiesto a mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, perché è importante la figura del cappellano militare nelle Forze Armate.


    R. - Il cappellano militare è un sacerdote e il sacerdote porta Gesù Cristo al cuore degli uomini. Nella situazione concreta della nostra nazione, c’è questa esigenza, questa attesa, questo diritto richiesto dal mondo militare di conoscere Gesù Cristo. Per questo, il cappellano trova a livello giuridico e costituzionale la sua presenza motivata nelle Forze Armate, per una risposta al diritto che hanno i cittadini di veder garantita la libertà religiosa e la conoscenza dei principi e dei dettami religiosi.

     
    D. - Mons. Pelvi, qualcuno obietta che non si può servire pienamente la causa della pace con le armi...

     
    R. - La Chiesa è al servizio della persona. La Chiesa, servendo la persona, serve la pace. Penso che dobbiamo riflettere sulla connotazione che diamo al concetto di pace. Bisogna andare oltre una mentalità riduttiva della pace, nel senso che dobbiamo avere una visione allargata della pace perché se penso alla salvaguardia del Creato, alla difesa e alla promozione della vita, allo sviluppo e alla solidarietà tra i popoli, dico che l’impegno di tutte queste dimensioni sono al servizio della pace. E allora cambiamo mentalità, cioè non pensiamo alla pace come assenza di guerra ma alla guerra come assenza di pace. Partiamo da un concetto di pace più ampio e allora qui si trova il senso anche del servizio della Chiesa che è un servizio alla pace. Mi viene immediato il riferimento a Giovanni XXIII che è stato un cappellano militare e che ha dato dei pilastri del Magistero sulla pace.

     
    D. - Alcuni contestano il fatto che lei, mons. Pelvi, sacerdote e arcivescovo, sia anche Generale di Corpo d’Armata, uno tra i più alti gradi della gerarchia militare…

     
    R. - Tutti conosciamo il mondo militare. Con le sue regole, norme. Per cui, far parte e non essere estraneo a questa famiglia vuol dire prendere anche tutto quello che specifico di questa famiglia. Direi che la "militarità" non è un ostacolo alla sacerdotalità, ma per me diventa come una grande occasione pastorale. Il mondo militare ha le sue tradizioni e gradisce che il cappellano vi appartenga come uno di famiglia per percorrere meglio, insieme, la strada che porta a Cristo.

     
    D. - Proviamo a dare una prima risposta a chi dice che i sacerdoti nelle Forze armate non ci devono stare. Che cosa significa quindi fare assistenza spirituale all’interno delle Forze Armate, perché è importante la figura del cappellano militare?

     
    R. - Dobbiamo forse scendere al concreto. Io guardo i circa 200 cappellani che sono in Italia, provenienti e operanti in tutte le regioni e anche nelle missioni all’estero delle Forze armate. Penso, ad esempio, al lavoro a sostegno della famiglia svolto nel mondo militare, di accompagnamento e di mediazione familiare all’interno delle caserme, ai giovani che sono sposati ma lontani dal nucleo familiare, questo sostegno del cappellano alla continuità di legame, del rapporto, particolarmente nel tempo della sofferenza. Quanti militari, uomini e donne, offrono la vita per il bene e per la sicurezza e alla fine il cappellano diventa il punto di riferimento di collegamento tra le famiglie e la caserma, con la sua vicinanza nella preghiera, con la sua operosità interiore di presenza. Tutto questo rappresenta una mediazione familiare, e ci dice come è ricco di umanità il cappellano e come, a nome della Chiesa e come Chiesa, porta l’esperienza dell’umanità nel concreto, nel vissuto delle difficoltà odierne.

     
    D.- La presenza del cappellano nelle missioni delle Forze Armate all’estero come rispetta il diritto alla libertà religiosa dei militari ?

     
    R.- La libertà religiosa non è un diritto negativo, ma positivo. Per cui, lo Stato deve garantire l’esercizio di questo diritto ad ogni cittadino, anche a quanti, cittadini militari, sono impegnati all’estero in Paesi, tra l’altro, che non sono di tradizione cristiana. E questo è un aspetto giuridico. Ma direi anche dell’animo del cappellano, del suo desiderio di far scoprire come Gesù Cristo sia accanto all’uomo, sia il senso della vita dell’uomo, e allora portando Gesù Cristo, un cappellano ha senso perché è annuncio di Gesù, speranza del mondo. 

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    Il commento del teologo, don Massimo Serretti, al Vangelo di domani, 16.ma Domenica del Tempo ordinario

    ◊   Nella XVI Domenica del Tempo ordinario, il Vangelo presenta il celebre brano della visita di Gesù a casa delle sorelle di Lazzaro, Marta e Maria. E a Marta che invita il Maestro a riprendere la sorella, che ha preferito ascoltare i suoi insegnamenti piuttosto che aiutarla nelle faccende, Gesù replica:

    "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".

    Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
     
    "Non dimenticate l'ospitalità, esorta l'autore della Lettera agli Ebrei. Alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo. Marta e Maria non hanno ospitato un messaggero del Signore in casa loro ma il Signore stesso. Esse ci insegnano che cosa significa ospitare Gesù nella nostra casa, anzi è Gesù stesso che ce lo insegna quando dice a Marta: "Soltanto una sola cosa è necessaria, è il richiamo all'Uno". E' un richiamo che semplifica, che concentra, che orienta. E' un richiamo esigente ma chiarificatore. Maria ha scelto la sua parte e non le sarà tolta. L'invito è a scelgiere l'Unum, a scegliere la nostra parte, a dire, come il salmista, "il Signore è mia parte di eredità e mio calice, nelle tue mani è la mia vita, è Dio la mia parte, per sempre". Rimaniamo dunque accovacciati ai piedi del Signore, questa sarà la nostra parte per sempre".

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    Chiesa e Società



    Prosegue, in Australia il pellegrinaggio della Croce della GMG. Mons. Wilson: sono ottimista per il futuro della Chiesa locale

    ◊   Un’occasione preziosa, specialmente per i giovani, che potranno ripensare alla dimensione trascendete della vita e ritrovare il rapporto con Dio: questo sarà il pellegrinaggio della Croce della GMG in Australia appena cominciato e che si concluderà nel 2008 in occasione delle Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney (15-20 luglio). Il pellegrinaggio, che ha toccato di recente la diocesi di Broken Bay, cade in coincidenza con la pubblicazione di un rapporto dell’Australian Bureau of Statistics sulla realtà religiosa in Australia. Secondo il rapporto, riferisce l’agenzia Fides, il cristianesimo continua ad essere la religione principale del Paese. Il numero delle persone che affermano di essere cristiane è di 12,7 milioni, ma si registra un calo se si considera la percentuale dei cristiani in relazione alla popolazione, scesa dal 71 per cento di dieci anni fa al 64 per cento di oggi. Fra i cristiani, la Chiesa cattolica si conferma la principale istituzione in Australia: i cattolici sono 5,1 milioni, il 25,8 per cento degli australiani. La Chiesa anglicana è il secondo gruppo più grande e può contare sul 19 per cento della popolazione, mentre la denominazione che ha fatto registrare la crescita più sostenuta è quella pentecostale, aumentata del 26 per cento, raggiungendo un totale di 220 mila fedeli. Come afferma il documento, le tre religioni non cristiane più diffuse sono il buddismo (2,1 per cento), l’islam (1,7 per cento) e l’induismo (0,7 per cento). I loro numeri sono in crescita: l’induismo è più che raddoppiato tra il 1996 e il 2006 e quasi lo stesso incremento si è registrato per il buddismo. Desta preoccupazione fra gli osservatori il numero delle persone che si definiscono “non credenti”: oggi sono 3,7 milioni, con un aumento dal 16,6 per cento al 18,7 per cento nell’arco del periodo 1996-2006. Gli organizzatori della GMG puntano su questo grande appuntamento come momento per risvegliare la consapevolezza della fede e l’identità dei cattolici australiani e come potente mezzo di evangelizzazione per quanti ancora non conoscono il messaggio di Cristo. Mons. Philip Edward Wilson, presidente della Conferenza episcopale australiana, ha detto di essere ottimista e fiducioso per il futuro della Chiesa locale. La veglia di preghiera che giorni fa nella diocesi di Broken Bay ha coinvolto, nel cuore della notte, migliaia di giovani cristiani, aborigeni, studenti e anche numerosi non cristiani, è un segno di speranza che la grazia di Dio continuerà ad agire nel cuore dei giovani australiani. (T.C.)

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    Nuove denunce, in Nigeria, contro la società farmaceutica americana Pfizer accusata di sperimentazioni illegali su 200 bambini

    ◊   E’ pari a circa 770 miliardi di naira (circa sei miliardi di dollari) la cifra che il governo federale della Nigeria chiede alla società farmaceutica americana Pfizer come risarcimento per dei test clandestini su 200 bambini. Ieri, all’Alta Corte nigeriana è stata depositata una nuova denuncia mentre lo stato di Kano, nel nord dello Stato africano, ha intentato una causa contro la Pfizer chiedendo 2,55 miliardi di dollari. Il processo è stato rinviato al 3 ottobre. Nella nuova denuncia del governo federale - una quarantine di pagine - oltre al risarcimento finanziario, si chiede all’Alta Corte di dichiarare che i test realizzati dalla Pfizer erano “illegali e deprecabili” e non avevano “scopi umanitari né filantropici ma meramente commerciali”. Il governo nigeriano, scrive l’agenzia MISNA, accusa il gigante farmaceutico americano di aver approfittato, nel 1996, di una grave epidemia di meningite per sperimentare su 200 bambini, senza consenso dei genitori né autorizzazioni delle autorità del Paese un nuovo farmaco, il Trovafloxacine. Il medicinale avrebbe portato alla morte quasi il 10 per cento dei bambini e causato, secondo le autorità nigeriane, danni irreversibili - malformazioni, cecità, danni cerebrali, paralisi - agli altri bambini. (T.C.)


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    I missionari Clarettiani, il governo di Manila ed alcune onlus uniti nella promozione di un progetto di sostegno e sviluppo nell’isola filippina di Mindanao

    ◊   Un nuovo progetto di pace e sviluppo per la popolazione di Mindanao, nelle Filippine. Ad elaborarlo, riferisce l’agenzia AsiaNews, i missionari Clarettiani filippini, in collaborazione con il governo di Manila e alcune organizzazioni non governative. “Gli obiettivi di base del programma interessano la sanità e i servizi primari, la tutela dell’ambiente e l’agricoltura sostenibile, l’assistenza alle imprese del settore agro-alimentare, il buon governo e la costruzione di relazione sociali”, sottolinea padre Angelo Calvo, presidente del "Peace Advocates Zamboanga" e capofila del progetto. Verranno così promossi microcrediti a favore dello sviluppo, sia in città che nelle aree rurali, ma anche sistemi di irrigazione, reinnesti di piante di mangrovia, servizi di assistenza sanitaria, corsi di promozione e sviluppo del commercio e seminari incentrati sull’istruzione. Il progetto di sostegno e sviluppo si chiamerà ZABIDA (Zambagna City-Basilan Integrated Development Alliance) e intende promuovere, spiega il religioso, “la cooperazione fra i diversi movimenti e organizzazioni presenti a Mindanao”, in uno sforzo congiunto volto alla “lotta contro la povertà e al rafforzamento della pace e della sicurezza” nell’isola. Tra i promotori dell’iniziativa, vi è anche l’associazione spagnola Manos Unidas (MU), fondazione internazionale di sostegno e sviluppo con sede a Madrid e il governo iberico. Mindanao, che include le province di Zamboanga e Basilan, è una regione del sud delle Filippine con una popolazione a maggioranza musulmana, segnata in passato da scontri fra l’esercito di Manila e il Fronte islamico di liberazione (MILF). Per favorire il processo di pace e promuovere il dialogo interreligioso, nel 1996 è stato istituito un forum congiunto che annovera leader cattolici, cristiani e musulmani. L’iniziativa dei missionari Clarettiani è un ulteriore segnale a testimonianza della ricerca di un benessere comune e di un sostegno concreto alla popolazione locale. (T.C.)

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    Al via oggi, nell’aretino, una marcia di oltre 300 chilomentri, lungo i percorsi dei Santi, che impegnerà un gruppo di giovani fino al 5 agosto
     

    ◊   Oltre cento giovani della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro sono in marcia da oggi sulle orme dei Santi. Il primo pellegrinaggio “estivo” lungo le strade dell’aretino è stato promosso dal Centro di pastorale giovanile diocesano. “Homo viator”, questo il nome dell’evento, vedrà i giovani - a piedi, con gli zaini in spalla e uno stendardo di San Donato, vescovo evangelizzatore, patrono della diocesi - percorrere un itinerario che toccherà diversi luoghi: dal santuario francescano della Verna all’eremo benedettino di Camaldoli. “I giovani - informano i promotori - percorreranno 20 km al giorno, partendo da Arezzo e tornandovi dopo averne percorsi più di 300”. Prima tappa, la chiesa dei Santi Lorentino e Pergentino e l’incontro con il vescovo della diocesi, Gualtiero Bassetti. “Il pellegrinaggio - spiega don Danilo Costantino, il giovane sacerdote che guida il gruppo - sarà vissuto in povertà senza chiedere nulla di speciale e cercando di sperimentare la sobrietà che accompagnava i Santi lungo le strade della terra aretina”. “Homo viator” fa seguito al pellegrinaggio del Crocifisso, il viaggio della riproduzione del Cristo del Cimabue che, fra l’autunno e la primavera di quest'anno, è stato accolto da 200 parrocchie della diocesi. “Il cammino unisce - afferma don Costantino - per questo abbiamo deciso di lanciare una proposta che poteva sembrare quasi una sfida e che non dava certamente l’idea della vacanza. Di solito, quando si pensa a un pellegrinaggio, vengono in mente località lontane. Invece, abbiamo scelto di guardare sotto casa”. Ogni tappa, scrive l’agenzia SIR, sarà scandita da meditazioni, incontri e celebrazioni, ma anche da colloqui con istituzioni e associazioni. La conclusione del pellegrinaggio è prevista il 5 agosto, nella cattedrale di Arezzo, alla vigilia della festa del patrono (7 agosto). “Da tempo camminiamo insieme come Chiesa - affermano dal Centro di pastorale giovanile - non vogliamo fermarci proprio ora. Per questo, alla fine di un anno ricco di condivisione, continueremo a camminare lungo le vie della diocesi per scoprirla e arricchirci”. (T.C.)




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    I Gruppi del Rosario festeggiano nelle Seychelles 25 anni di preghiera. Mons. Wiehe: annunciano la Parola di Dio attraverso la spiritualità mariana
     

    ◊   Compiono 25 anni i Gruppi del Rosario (“Equipes du Rosaire”) della diocesi di Port Victoria, nelle Seychelles. Diffusi in tutto il territorio diocesano, i gruppi oggi sono 48, di cui 5 giovanili, suddivisi in 5 settori. “In 25 anni i gruppi del Rosario sono cresciuti non solo di numero, ma anche in profondità spirituale”, ha sottolineato mons. Denis Wiehe sull’ultimo numero del mensile cattolico della diocesi di Port Victoria o Seychelles, “L’Écho des iles”. Oltre 350 persone di tutte le età, riferisce l’agenzia Fides, si sono ritrovate nella chiesa di Santa Teresa a Plaisance, per festeggiare il Giubileo d’Argento con momenti di gioia, canti e la celebrazione della Santa Messa di ringraziamento. “I Gruppi del Rosario sono un movimento riconosciuto dalla Chiesa universale, il cui obiettivo è quello di annunciare la Parola di Dio nel quadro di una spiritualità mariana. E’ contemporaneamente un movimento missionario ed una scuola di preghiera”, ha detto ancora mons. Wiehe. “Meditando i misteri del Rosario che passano in rassegna tutte le tappe della vita di Gesù, anche noi, come Maria - ha aggiunto il presule - siamo resi attenti agli altri e pronti ad agire nella nostra vita come discepoli di suo Figlio.” Guardando al futuro, i Gruppi di Port Victoria intendono impegnarsi soprattutto per diffondersi tra i giovani e nel mondo professionale, “per conoscere meglio Gesù attraverso Maria”. (T.C.)



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    Cresce, in India, il “Movimento di Rigenerazione Nazionale” che vuole promuovere il dialogo interreligioso ed educare i giovani ad una pacifica convivenza
     

    ◊   Vuole creare un clima di armonia fra le diverse comunità di fede, di etnia e cultura presenti nella variegata società indiana il “Movimento di Rigenerazione Nazionale”, creato da un gruppo di leader religiosi appartenenti a diverse fedi. Guidato attualmente dal vescovo di Jammu-Srinagar, mons. Peter Celestine Elampassery, il movimento intende riscoprire e porre all’attenzione dei fedeli e di tutti i cittadini indiani i valori positivi che uniscono le diverse religioni e cooperare così alla crescita armonica della società indiana, allo sviluppo e al bene dell’India. Il Movimento, scrive l’agenzia Fides, è sorto per contrastare una tendenza di radicalismo religioso emersa in India negli ultimi anni e vuole far sì che la “Grande India” contenga “la sequela” e lo “spirito di preghiera tipico dell’Islam”, “la concezione dell’unità nella diversità, tipica della religione indù”, “il cuore coraggioso, compassionevole e non-violento presente nella fede sikh, jainista e buddista”, “l’intelletto e l’intraprendenza dei parsi”, “la volontà, la perseveranza e l’aderenza alla legge degli ebrei”, “il perdono e lo spirito di amore che si sacrifica per l’altro, cuore del cristianesimo”. Obiettivo del “Movimento di Rigenerazione Nazionale” - originario del Kashmir ma in espansione in altri Stati dell’India - è inoltre quello di combattere il fondamentalismo religioso, la ghettizzazione etnica, la corruzione nella società indiana. Oltre a una dimensione spirituale (momenti di preghiera) e culturale (incontri di confronto e di studio), l'organismo promuove iniziative di solidarietà, aiutando famiglie bisognose, di tutte le religioni, soprattutto bambini poveri o orfani, e garantendo loro un’adeguata istruzione. In una recente convention, svoltasi a Jammu, i membri del Movimento hanno affermato che “è molto importante operare nelle scuole, con gli studenti, per far nascere in loro la consapevolezza di rifuggire il fondamentalismo religioso, il radicalismo e la corruzione, affinché possano aborrire ogni forma di violenza e diventare buoni cittadini in futuro”. (T.C.)


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    Il 5 novembre prossimo, a Palermo, la “Giornata della memoria” per ricordare il cardinale Salvatore Pappalardo
     

    ◊   Un giorno dedicato ai palermitani che hanno sacrificato la loro vita in nome della giustizia e per tutti i cittadini onesti che vivono ogni giorno all’insegna di questi ideali: questa sarà la “Giornata della memoria” che verrà celebrata a Palermo il 5 novembre prossimo. Sarà dedicata al cardinale Salvatore Pappalardo, per proseguire il percorso da lui fortemente segnato” e servirà anche, scrive l'agenzia SIR, a sottolineare un concetto molto caro al porporato scomparso il 10 dicembre 2006, e cioè che “Palermo è una città che è stata ferita ma non si è mai piegata ad alcuna forma di violenza e di criminalità”. Capo della Chiesa palermitana per cinque lustri, il cardinale Salvatore Pappalardo aveva studiato a Roma, alla Pontificia Università Lateranense. Nel 1947 era stato chiamato in Segreteria di Stato dove è stato addetto alla Sezione degli Affari ecclesiastici straordinari fino al 1965, quando Paolo VI lo nominò pro-nunzio apostolico in Indonesia. Rimase a Jakarta per quattro anni, visitando e sostenendo l’opera dei missionari. Il 17 ottobre 1970 fu nominato arcivescovo di Palermo, dove dedicò subito speciale attenzione alla pastorale degli emigranti, sia con iniziative intraprese localmente sia con frequenti visite ai lavoratori italiani residenti all’estero. Creato cardinale da Paolo VI nel 1973, diede un nuovo impulso alla “Missione Palermo”, organizzazione per il servizio e la pastorale fra gli emarginati. Nei 26 anni alla guida della Chiesa palermitana ha voluto e saputo contrapporre alla “cultura mafiosa” del territorio un deciso e rinnovato impegno pastorale. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pratibha Patil eletta prima presidente donna dell'India - L'ONU sospende le discussioni sullo status del Kosovo. Ma la provincia serba a maggioranza albanese annuncia: pronti a proclamare l'indipendenza il 28 novembre

    ◊   Sempre più intricato il dibattito internazionale sullo status del Kosovo. La Russia ha posto il proprio veto sull’indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese, costringendo di fatto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad abbandonare le discussioni sul piano del mediatore, Ahtisaari. La discussione torna ora in seno al cosiddetto Gruppo di contatto, composto da Stati Uniti, Russia, Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna, che in 120 giorni dovrà tentare di risolvere la crisi. Il premier kosovaro, Agim Ceku, intanto, ha minacciato la proclamazione unilaterale di indipendenza dalla Serbia per il 28 novembre. Ma quale atteggiamento terrà ora la Russia sulla questione? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Federico Eichberg, esperto di questioni balcaniche:


    R. - Credo che tutte le mosse diplomatiche russe nell’ultimo anno vadano lette un po’ come un tentativo di mettere sul tavolo il numero più ampio possibile di dossier su cui svolgere un negoziato: quindi, l’ultima mossa sul CFE, ma anche il tema ovviamente dello scudo antimissile in Polonia e Repubblica Ceca e il tema della politica verso Iran e Medio Oriente. Il Kosovo viene visto nella logica complessiva, in questo ventaglio di opzioni. E ottenere sul fronte Kosovo una risoluzione che non preveda la menzione della parola indipendenza, ma preveda solo le parti del piano anti sari relative ai parametri di convivenza, significa su altri dossier addivenire a più miti consigli e, quindi, per esempio, accettare lo scudo con la variante Azerbaijan, invece di quella proposta dall’amministrazione Bush.

     
    D. - L’amministrazione Bush, tuttavia, continua a dirsi molto fiduciosa e ad ostentare sicurezza per quanto riguarda la futura indipendenza del Kosovo. Belgrado dietro una forte compensazione finanziaria potrebbe accettare?

     
    R. - Belgrado potrebbe accettare una dichiarazione, da parte delle autorità locali, più che di uno status, di un cammino. Mi spiego: essendoci una prospettiva, quella dell’integrazione europea - ostacolata in questo momento dalla posizione serba di non collaborazione con il tribunale penale internazionale dell’Aja - credo che la proclamazione da parte delle autorità del Kosovo di una volontà di aderire all’Unione Europea, e quindi il chiedere all’Unione Europea, attraverso una sua missione di garantire questo percorso, possa essere una forma soft di indipendenza accettata da un ampio arco di Paesi e tollerata da Belgrado.

    - Pratibha Patil sarà il primo presidente donna dell’India. Lo ha reso noto nella tarda mattinata la Commissione elettorale, annunciando che la Patil ha vinto le elezioni dello scorso 19 luglio con un margine elevato rispetto al suo concorrente, Bhairon Singh Shekhawat. Patil, 72 anni, ex governatrice del Rajasthan, gode del sostegno della coalizione di governo, guidato dal partito del Congresso di Sonia Gandhi. La Patil succede allo scienziato, Abdul Kalam.

    - Anche l'Albania ha un nuovo presidente della Repubblica. Bamir Topi è stato eletto ieri dal Parlamento di Tirana, dopo tre tentativi andati a vuoto. Cinquant’anni, vicepresidente del partito democratico del premier, Sali Berisha, Topi ha ottenuto 85 preferenze e resterà in carica per cinque anni.

    - La Russia terrà negoziati con l'Europa sul progetto USA di scudo spaziale in Polonia e nella Repubblica Ceca. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri russo, Lavrov, specificando che negoziati Russia-NATO, riguardanti interessi di Russia, Europa e Stati Uniti sono in programma per la settimana prossima. Lavrov ha anche dichiarato che Mosca è pronta a negoziare un accordo sulle armi convenzionali in Europa e a normalizzare le relazioni diplomatiche con Londra.

    - Il presidente americano, George Bush, ha firmato ieri un decreto con cui ha messo al bando l’uso della tortura contro i sospetti terroristi interrogati dalla CIA, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra. Una Corte di appello federale di Washington, intanto, ha deciso di avviare un esame approfondito delle procedure amministrative che determinano lo statuto dei detenuti di Guantanamo.

    - Se il meccanismo trilaterale Usa-Iraq-Turchia per mettere fine ai campi del PKK in Nord Iraq continuerà a non essere applicato, la Turchia “farà quanto necessario”, tornando cioè a minacciare un'operazione militare turca in nord Iraq. E’ quanto ha dichiarato stamani, in un'intervista televisiva, il premier turco, Tayyip Erdogan. C’è attesa, intanto, per le elezioni legislative turche in programma domani. Si tratta di consultazioni dall’esito incerto, dopo il braccio di ferro, sulla scelta del candidato alla presidenza, tra il partito moderato islamico AKP di Erdogan e i partiti laici.

    - Ennesima mattinata di sangue in Iraq. Uno stretto collaboratore del grande ayatollah, Ali Sistani, massima autorità religiosa sciita in Iraq, è stato assassinato a coltellate nel suo ufficio a Najaf, nel sud del Paese. A Baghdad, intanto, almeno cinque persone hanno perso la vita e altre 11 sono rimaste ferite per l'esplosione di una bomba all'interno di un minibus nei pressi del quartiere sciita di Sadr City. Ed è morto il soldato statunitense ferito ieri nella provincia di Diyala. Lo hanno reso noto fonti del comando USA.

    - La Giordania ha invitato Iraq, Siria, Egitto e ONU a partecipare il 26 luglio prossimo ad una Conferenza che sta organizzando ad Amman sul problema dei profughi iracheni. Ne ha dato notizia il Ministero degli esteri, precisando che sono stati invitati anche Turchia, Iran, Russia e Giappone in veste di osservatori.

    - Nella Striscia di Gaza, miliziani delle brigate “Salah al-Din”, braccio armato del Comitato di resistenza popolare (CRP), ha rivendicato due attacchi compiuti nella notte contro pattuglie israeliane nei pressi di Nablus, nella parte settentrionale della Cisgiordania. Non si ha notizia di vittime. Intanto, è stato condannato all'ergastolo il palestinese che il 10 agosto 2006 ha ucciso a Gerusalemme Angelo Framartino, il pacifista italiano che aveva scambiato per ebreo.

    - La Corea del Nord chiede che le venga fornito un reattore nucleare ad acqua leggera, in cambio della messa fuori uso del suo reattore di Yongbyon. La richiesta viene a poche ore dalla conclusione, a Pechino, della sesta sessione dei colloqui a sei sul disarmo nucleare di Pyongyang. I colloqui tra le due Coree, gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e la Russia, si sono conclusi ieri senza che fosse stato raggiunto un accordo sui tempi della seconda fase del processo di disarmo.

    - Il Giappone ha respinto l’offerta dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) per un’ispezione ai suoi impianti nucleari danneggiati da forte terremoto di lunedì scorso. I danni alla centrale atomica di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo, ne hanno imposto la chiusura per almeno un anno. Il direttore generale dell’AIEA, El Baradei, ha proposto che gli ispettori dell’agenzia dell’ONU partecipino alle inchieste sull'incidente, in modo da “trarne gli opportuni ammaestramenti”.

    - Manca ancora il risultato ufficiale, ma la commissione elettorale dell'autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh, enclave armena secessionista dell'Azeirbaigian, ha già emesso il proprio verdetto: il nuovo presidente è il generale Bako Saakian, con l’85% delle preferenze. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:


    I risultati ufficiali saranno confermati solo tra qualche giorno, ma la commissione elettorale ha già emesso il suo verdetto. Il nuovo presidente è Bako Saakian, con l’85 per cento delle preferenze. 47 anni, ex capo dei servizi di sicurezza del Nagorno-Karabach, avrà il difficile compito di trovare una soluzione pacifica per l’enclave armeno in territorio azero. Tre quarti della popolazione ha partecipato al voto. Queste sono le quarte elezioni presidenziali finora tenutesi in questa regione, diventata indipendente da Baku agli inizi degli anni ‘90, dopo una guerra sanguinosa con 30 mila morti ed un milione di profughi. La comunità internazionale non riconosce la validità di queste consultazioni. Tutti gli sforzi di mediazione tra armeni ed azeri sono finora falliti.
     
    - In Italia, un’operazione antiterrorismo della procura di Perugia ha portato all'individuazione di una cellula ritenuta vicina ad al Qaida. Arrestati tre marocchini, tra cui l'imam della moschea perugina di Ponte Felcino. Secondo gli inquirenti, la struttura, di matrice jihadista, avrebbe svolto attività di proselitismo e addestramento, con finalità di terrorismo in materia di armi, materie esplodenti e sostanze tossiche.

    - In Pakistan, una bomba è stata disinnescata nella notte in un centro commerciale di Karachi. L’ordigno era piazzato in un’auto parcheggiata a pochi passi da una folla di fan di Harry Potter, che stazionavano in attesa dell'apertura dei negozi per acquistare una copia dell'ultimo volume della saga del maghetto, creato dalla scrittrice inglese J K Rowling, uscito in contemporanea in tutto il mondo.

    - Bruxelles si riserva di sapere con precisione quali siano contenuti dell’accordo raggiunto fra governo italiano e sindacati sulle pensioni prima di esprimersi in merito. L’intesa raggiunta è stata, comunque, vista positivamente dal commissario dell’Unione Europea agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, che, tuttavia, ha espresso preoccupazione per l’età pensionabile, che in Italia è “tra le più basse d’Europa”. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Moretti)
     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 202

     
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