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SOMMARIO del 20/07/2007
A Lorenzago, grande gioia di Benedetto XVI per la liberazione di padre Bossi. Questa sera, il concerto dei cori alpini alla presenza del Papa
◊ Una “grandissima gioia”: è questo il sentimento con cui il Papa e i suoi collaboratori hanno accolto, ieri sera, la notizia della liberazione di padre Giancarlo Bossi, il missionario italiano rapito lo scorso 10 giugno nelle Filippine. Dopo 39 giorni di prigionia, segnati da grande apprensione e trepidazione, è quindi arrivato, finalmente, l’atteso momento della liberazione: “Adesso - ha dichiarato il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi - ci auguriamo che padre Bossi possa riprendere la sua attività missionaria con serenità e che non si ripetano più sequestri o altri episodi di violenza nella regione”. Il Papa, appena arrivato a Lorenzago di Cadore per il periodo di riposo estivo, aveva detto di pensare “ogni giorno” a padre Bossi. Dopo aver appreso la notizia della liberazione, il Santo Padre ha immediatamente espresso “viva soddisfazione” e questa mattina ha parlato con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. E' stato concordato che il porporato telefoni al presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, per ringraziare le istituzioni per l'impegno profuso affinché la drammatica vicenda avesse un buon esito. Al microfono di Amedeo Lomonaco, l’inviato del quotidiano ‘Avvenire’ a Lorenzago, Salvatore Mazza:
R. – Il Papa è stato informato immediatamente, appena si è diffusa la notizia, e ha avuto subito modo di esprimere la sua immensa gioia. A proposito di questa vicenda, lui aveva detto che si teneva costantemente informato. Anche prima di partire da Roma, si era informato su come andavano le cose. Verosimilmente, tutti i giorni gli venivano riferite le ultime novità.
D. – E nel Cadore, intanto, c’è grande attesa per il concerto di questa sera al Castello di Mirabello alla presenza del Papa...
R. – Sì, saranno sette cori, praticamente tutti i cori del Cadore; sarà uno spettacolo speciale offerto al Papa, assolutamente in privato. Si svolgerà al Castello di Mirabello. Saranno presenti solo le persone del coro e il seguito del Papa.
D. – Si avvicina poi un importante appuntamento pubblico, l’Angelus di domenica, nella Piazza Calvi di Lorenzago...
R. – Che lo aspettino con trepidazione è dire poco; finalmente avranno l’opportunità di vedere il Papa a casa loro. Sarà un momento sicuramente di grande festa per tutto il Paese. Oggi è iniziata la costruzione del palco, da cui Benedetto XVI reciterà l’Angelus. Sono attese 4 mila persone tra gli abitanti del Paese, i villeggianti e gli abitanti delle frazioni intorno a Lorenzago.
D. – Il Papa ha passeggiato ieri lungo un sentiero dedicato a Giovanni Paolo II e ha recitato il Santo Rosario...
R. – Ieri ha lasciato l’area attrezzata intorno alla villetta e ha imboccato il sentiero intitolato a Giovanni Paolo II, che aveva l’abitudine di passeggiare spesso e volentieri in questa stradina. E’ un sentiero che sale molto dolcemente dentro il bosco intorno a Lorenzago.
D. – Torniamo alla bella notizia della liberazione di padre Giancarlo Bossi. E’ una notizia che, ovviamente, rende ancora più sereno il periodo di riposo del Papa a Lorenzago...
R. – Certamente, la preoccupazione per il missionario nelle Filippine era costante e molto viva nel cuore e nei pensieri del Papa.
Alla Radio Vaticana, il grazie commosso del missionario del PIME al Papa e a quanti gli sono stati vicini in questi 39 lunghi giorni di prigionia
◊ Grande gioia, dunque, in tutta la Chiesa, a partire dal Papa, per la liberazione di padre Giancarlo Bossi, il missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere rapito il 10 giugno scorso nell’isola di Mindanao. Il sacerdote è stato liberato, ieri, ad una decina di chilometri dalla sua parrocchia di Payao, dove opera abitualmente. Dimagrito, provato, è comunque determinato a tornare presto alla vita di sempre. Informato delle diverse iniziative di solidarietà organizzate per lui e della preghiera di Benedetto XVI, il sacerdote, commosso, ha ringraziato - ai nostri microfoni - il Santo Padre e quanti si sono prodigati per la sua liberazione. Tiziana Campisi ha raggiunto telefonicamente padre Giancarlo Bossi a Manila, dove, accompagnato da padre Gianni Sandalo, superiore del PIME nelle Filippine, trascorrerà alcuni giorni di riposo:
R. – Sto bene. Ho perso un po’ di peso, ma per il resto tutto bene.
D. – Che cosa può raccontarci di questi giorni?
R. – E’ un’esperienza che non desidero faccia nessuno, perché è molto dura. Andrei calmo nel consigliare a qualcuno di avere esperienze come la mia. D’altra parte, sto capendo pian piano che insegna tante cose. Avrò, quindi, tempo, credo, in questi mesi di riflettere su quello che veramente è accaduto.
D. – Ci sono stati dei momenti difficili, dei momenti in cui si è scoraggiato?
R. – No, grazie al cielo non mi sono mai scoraggiato, grazie all’esperienza di padre Benedetto, rapito e poi rilasciato, e di padre Giuseppe Pierantoni, anche lui rapito e rilasciato. Per cui, anch’io mi ero messo il cuore in pace e mi ero detto: “Anch’io verrò rilasciato un giorno”. Non ho mai perso la tranquillità dentro di me e di questo devo ringraziare veramente il Signore, che mi ha tenuto sereno e tranquillo di fronte a tutto quello che mi stava accadendo.
D. – C’era un dialogo con i suoi sequestratori?
R. – Tutti i giorni si parlava del più e del meno. Loro pregavano ed io pregavo. Una delle domande che facevo loro, e anche a me stesso, era: “Ma stiamo pregando lo stesso Dio o è un Dio diverso, visto che voi pregate con il fucile a destra ed io rapito a sinistra? E’ lo stesso Dio che vuole tutte queste cose o che cosa?” Per cui pian piano certe domande sono ancora dentro di me e devo ancora approfondire tutto il senso di queste cose.
D. – Le hanno spiegato le motivazioni del suo sequestro?
R. – Loro vogliono i soldi per poter comprare le armi e la motivazione per rapirmi è che io sono italiano, quindi, non essendo filippino, il governo in tutti i sensi avrebbe cercato la mia liberazione.
D. – E’ stato informato delle tante iniziative di preghiera e di solidarietà, anche della preghiera di Benedetto XVI per lei?
R. – Io dico grazie di cuore per la preghiera del Papa e di padre Gianni, il superiore, che tutti i giorni mi spiegherà un pezzettino di tutto quello che è stato fatto per me. Io lo devo ringraziare, perchè ogni giorno la mia gioia aumenta sempre di più. Bisogna ringraziare tutta questa gente che ha pregato per me. Una delle cose della mia esperienza è che nel tempo libero, che era tanto, pensavo a tutta la mia vita, a tutte le persone che ho incontrato, alle facce degli amici, agli amici vivi, agli amici morti e credo che anche questo sia stato molto bello.
D. – Padre Bossi, lei è un missionario. Questa esperienza come le ha fatto guardare alla sua missione?
R. – Credo mi abbia fatto capire che siamo ancora molto lontani dal riconoscerci come fratelli. Io spero e credo che arriverà il giorno in cui potremo dire assieme che Dio è nostro Padre da figli di Dio e riconoscere che tra di noi siamo veramente fratelli e sorelle.
E tanta anche la felicità e l’emozione per la liberazione di padre Bossi nel Pontificio Istituto Missioni Estere, di cui il religioso fa parte. Stefano Leszczynski ha raggiunto telefonicamente padre Giambattista Zanchi, superiore generale del PIME:
Ringrazio il Signore perché ha accolto la preghiera di tanti cristiani e non cristiani. Durante questo periodo, abbiamo anche avuto momenti di viva preoccupazione, perché è sempre difficile controllare le notizie. Ci era giunta voce una volta addirittura che lo avevano visto che lo picchiavano e poi lo portavano via. Ci sono tanti sciacalli, c’è stata gente che sosteneva di conoscere il posto dove lo tenevano, che avrebbero parlato in cambio di soldi. Non è stato facile gestire tutto questo.
D. – Molti missionari hanno vissuto esperienze drammatiche. C’è qualcosa che li fa recedere dal loro spirito missionario o continuano a fare quello che facevano prima?
R. – Davanti a queste esperienze – e noi ne abbiamo avute già diverse in altri Paesi, anche in guerra – tutti ci dicono che sono proprio i missionari che vogliono restare, che non vogliono tornare anche quando sono invitati a lasciare il posto perché può essere rischioso. Questo fa parte della nostra vocazione. Noi andiamo e siamo nelle mani di Dio; andiamo per il bene di tutti e questo lo hanno capito anche i musulmani della zona di Payao. Padre Bossi è veramente al servizio della gente, semplicemente per mostrare che Dio vuole bene a tutti.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ La prima pagina si apre con la notizia della liberazione di Padre Bossi nelle Filippine. La gioia espressa da Benedetto XVI sintesi e vertice del sentimento che in queste ore pervade la Chiesa intera.
Servizio vaticano - Il discorso del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, in occasione della Festa del Santissimo Redentore.
Servizio estero - L'intervento della Santa Sede sul tema: "Migrazioni e sviluppo nel rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona".
Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello dal titolo "La tradizione s'incontra con l'innovazione": gli studi filosofici nell'Università di Padova.
Servizio italiano - In rilievo il tema delle pensioni.
Al via, oggi a Lourdes, la settima edizione delle Giornate e Università della Pace sul tema: “Un unico mondo, molti popoli: impariamo a vivere insieme"
◊ Si apre, oggi nel primo pomeriggio a Lourdes, la settima edizione delle “Giornate e Università della Pace”, nel Palazzo dei Congressi della città mariana francese. Il tema scelto per quest’anno è “Un unico mondo, molti popoli: impariamo a vivere insieme!”. Tra gli atenei aderenti all’iniziativa, che si chiude domenica, figura anche la Pontificia Università Lateranense. Ospite dell’edizione 2007 delle Giornate è l’Armenia, nella ricorrenza del 90.mo del genocidio che le comunità armene di Francia e del mondo intero hanno ricordato durante l’anno con numerose cerimonie. Per una riflessione su questa iniziativa, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Lourdes, padre Boghos Levon Zekiyan, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia e al Pontificio Istituto Orientale:
R. – Uno dei punti cardine del messaggio cristiano è il fuoco che Gesù porta sulla terra, il fuoco che deve portare alla riconciliazione. La pace è riconciliazione con se stessi, con il prossimo e con il Signore! Questa è la vera pace cristiana. Penso, quindi, che Lourdes, dove la Vergine appare in un momento in cui l’Europa intera e soprattutto la Francia è travagliata da ondate di ateismo, di materialismo dilagante è anche uno dei luoghi più appropriati per parlare oggigiorno di pace e promuovere la vera pace cristiana.
D. - Il tema stesso della Giornata mette l’accento su un unico mondo che richiama appunto alla riconciliazione…
R. – Certamente! Quest’anno c’è poi una particolare attenzione verso l’Armenia. La scelta dell’Armenia coincide anche con il fatto che la Francia intera ha dedicato, quest’anno, grandi iniziative per una migliore conoscenza della cultura armena. Questo popolo che ha avuto una storia così travagliata, così martoriata, non ha mai ceduto, non è mai sceso a patti o a compromessi riguardo alla sua identità e alla sua fede cristiana. Un tempo, la comunità cristiana armena ha potuto convivere anche in modo molto costruttivo e molto pacifico con altre identità e con altre religioni. Sono esempi fulgidi, ad esempio, la presenza degli armeni nell’Impero Persiano ed anche nell’Impero Ottomano, dove gli armeni erano riconosciuti come “la nazione fedele”. Da una parte, quindi, una assoluta chiarezza sulla difesa della propria identità e della propria fede cristiana e, dall’altra, una possibilità di dialogo e di convivenza ed anche di produzione culturale e di collaborazione con altre identità, anche non cristiane. Penso che questo sia un modello molto attuale anche per i nostri giorni.
Trovato un grande lago sotterraneo nel Darfur, una scoperta che rinnova le speranze di pace per la martoriata regione del Sudan
◊ Un enorme lago sotterraneo per ridare speranza al Darfur, martoriata regione occidentale del Sudan. Stiamo parlando della scoperta degli scienziati dell'università di Boston: gli studiosi hanno infatti localizzato un bacino di oltre 30mila chilometri quadrati, dal quale - nelle previsioni - si potrebbe estrarre acqua in accordo col governo di Khartum. Secondo gli analisti, è proprio la corsa all'accaparramento delle risorse idriche ad aver scatenato la guerra tra i nomadi del Darfur e gli agricoltori locali. Un conflitto che, dal 2003, ha già causato la morte di 200 mila persone, con oltre 2 milioni di sfollati. L'acqua, dunque, può essere portatrice di pace in Darfur? Risponde Domenico Quirico, africanista del quotidiano La Stampa, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Sì, anche se quando si parla di crisi africane, problemi africani, bisogna sempre spendere la parola ‘speranza’ con molta avarizia, per non generare troppe illusioni. Certamente, il conflitto tra allevatori e contadini per il controllo dei pochi pozzi d’acqua e in via di esaurimento nel Darfur è stato uno dei motivi della crisi, perché poi su questo si sono innestate manovre e altre motivazioni molto complesse e spesso anche di difficile decifrazione. Se questo problema fosse attenuato o addirittura risolto, certamente sarebbe più facile arrivare ad una soluzione.
D. – La crisi in Darfur potrebbe davvero, a questo punto, subire un’inversione di tendenza o la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi?
R. – Diciamo che la chiave della crisi, ahimè, non è nella possibilità di scavare qualche pozzo in più e di rendere meno desertico il Paese. La chiave è nelle strategie, nelle manovre del regime di Khartum, che è il vero "manovratore" di tutto questo. Ed è nella capacità, nella volontà dell’Occidente, delle Nazioni Unite, far muovere qualcosa.
D. – In particolare, le autorità del Sudan come useranno la carta del lago sotterraneo?
R. – Certamente, cercheranno di accaparrarsela. Hanno già lanciato un piano per aprire i pozzi per dissetare il Sudan. Lo scopo è di eliminare una serie di popolazioni che giudicano noiose, ribelli per i loro progetti. In questo senso, il controllo di queste nuove fonti d’acqua sarebbe perfetto.
D. – Khartum ha accettato il dispiegamento di una forza ibrida ONU-Unione Africana. In questo quadro geopolitico, che in qualche modo sta cambiando, come si prospetta la missione?
R. – Su questa forza ibrida sarei cauto, la vorrei vedere dispiegata e, soprattutto, vorrei vedere che poteri ha. Ci sono attualmente 7700 soldati delle Nazioni Unite in Darfur, che dovrebbero difendere le popolazioni. Sono tutti soldati africani, in nome del principio di non commettere reati di neocolonialismo seppur nel difendere la gente. Ora, questi 7700 uomini hanno avuto alcune vittime. Non sono stati pagati, perché i soldi sono spariti. Si trattava di milioni di euro lasciati dall’Unione Europea. Intanto le cosiddette milizie dei "Diavoli a cavallo" continuano a scorrazzare come meglio credono sul territorio.
A 70 anni dalla morte di Guglielmo Marconi, il ricordo commosso della figlia Elettra
◊ 70 anni fa il 20 luglio del 1937, moriva il grande inventore della Radio, Gugliemo Marconi, la cui genialità segnava una vera rivoluzione nella storia delle comunicazioni e nei rapporti fra gli uomini. Dedicatosi, fin dalla più giovane età, alla ricerca scientifica, Marconi, a soli 35 anni veniva insignito del Premio Nobel per la fisica. Nel 1931 legava il suo nome alla costruzione della Radio Vaticana, offrendo al Papa la possibilità di diffondere il suo messaggio in tutto il mondo:
"Ho l'altissimo onore di annunziare che fra pochi istanti il Sommo Pontefice Pio XI inaugurerà la stazione radio dello Stato della Città del Vaticano. Le onde elettriche trasporteranno in tutto il mondo, attraverso gli spazi, la sua parola di pace e di benedizione".
In occasione di questo anniversario, Roberta Gisotti ha intervistato la figlia Elettra Marconi:
D. - Principessa Elettra, aldilà dell’immensa fama goduta da suo padre, cosa porta lei nel cuore, di più prezioso, della sua eredità?
R. – Ricordo le qualità morali di mio padre, che mi trasmetteva la sua onestà, la sua rettitudine e anche il suo esempio, perché lui era molto fedele ai suoi principi.
D. – Suo padre ebbe a sottolineare più volte lo stretto legame tra la pace e la Radio, pensata appunto come mezzo per salvare vite umane, soprattutto in mare. Questo rigore di scienziato, pure in tempi difficili, sempre rimasto dedicato alla sua missione è tanto più oggi un modello, un esempio…
R. – Sì, infatti, quando nel 1901 fece la prima trasmissione radio, senza fili, attraverso l’Atlantico, dall’Inghilterra all’isola di Terranova in Canada, lui comprese che avrebbe fatto una comunicazione globale che avrebbe unito tutti i cinque continenti e capiva anche l’importanza, per il mondo intero, di poter conoscersi, di andare d’accordo, di scambiare le notizie, fare in modo che non ci fossero malintesi e poter evitare le guerre. Quello che voleva era la pace nel mondo e fare in modo che le persone operassero tutte per il bene e, infatti, non voleva che le sue invenzioni fossero sviluppate per le guerre e le distruzioni ma solo per il beneficio dell'umanità.
D. – Nel centenario della nascita, celebrato nel 1974, il futuro Papa Giovanni Paolo II riassumeva in una lettera, dedicata appunto a Guglielmo Marconi, i tratti distintivi della sua personalità con l’espressione “poche parole, tanti fatti”, rivelando una grande ammirazione...
R. – Sì, mio padre ha sempre agito concretamente. Da giovanissimo aveva tutti gli scienziati contro, che erano scettici e dicevano che sarebbe stato impossibile comunicare attraverso gli oceani, attraverso le montagne e che gli ostacoli erano insuperabili. Lui non gli ha mai risposto, ma dimostrava con i fatti che aveva ragione.
D. – Principessa Elettra, lei ha perso suo papà che era solo una bimba. Un’assenza che ha segnato fortemente tutta la sua vita...
R. – Sì, ho perso mio padre il giorno in cui compivo sette anni. Le ultime parole di mio padre, prima di spirare, sono state appunto per me, perchè ha detto a mio nonno, il padre di mia madre, di mandare un telegramma ad Elettra per il compleanno. E’ spirato con grande coraggio e rassegnazione, stringendo fra le mani il Rosario ed il Crocifisso che gli aveva dato mia madre, Maria Cristina Marconi, il giorno del loro matrimonio.
Tante le iniziative in Austria in preparazione della visita di Benedetto XVI, dal 7 al 9 settembre prossimo
◊ In preparazione della visita del Papa in Austria, dal 7 al 9 settembre, in occasione dell’850mo anniversario del Santuario di Mariazell, fervono le iniziative nella Chiesa cattolica. Sin dallo scorso 8 dicembre i fedeli hanno iniziato una “grande novena” di nove mesi, invocando Maria di mostrare loro Gesù e di guidarli a Lui. A Mariazell, i vescovi austriaci convocati per la riunione estiva hanno pubblicato una Lettera pastorale ricordando che l’arrivo del Santo Padre è un “grande regalo spirituale, donato alla Chiesa austriaca”, che “attirerà l’attenzione di tutto il mondo”, ed auspicando che il motto del viaggio del Papa “Guardare a Cristo”, sia “la base per una Chiesa prospera e per il rinnovamento della sua vita”. Nella stessa Lettera i presuli invitano anche tutti i giovani a partecipare, dal 12 al 15 agosto, ad un pellegrinaggio internazionale dei giovani cristiani di tutta l’Austria e dell’Europa centrale a Mariazell. “Noi Vescovi - scrivono - pregheremo con i giovani, faremo festa e parteciperemo ai loro dialoghi”. Sempre in preparazione alla visita del Santo Padre, le Pontificie Opere Missionarie in Austria, in collaborazione con l’arcidiocesi di Vienna ed altre realtà cattoliche, chiedono ai fedeli di pregare lo Spirito Santo “per i frutti permanenti della visita del Papa”. (R.G.)
A Lubiana, in Slovenia, si chiude oggi il XIX Congresso dell'Organizzazione internazionale per lo studio dell'Antico Testamento
◊ Oltre 300 studiosi provenienti da tutti i continenti partecipano a Lubiana, in Slovenia, al XIX Congresso dell’Organizzazione internazionale per lo studio dell’Antico Testamento. In margine all'assise si tengono anche sei convegni paralleli per approfondire temi specifici. Il tutto con due traguardi: uno immediato – l’anno della Bibbia in corso in Slovenia -, l’altro più lontano, il Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2008, su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Tra le novità di questo appuntamento che si conclude oggi, la presenza di ricercatori di confessione ortodossa che, presentando i principi di ermeneutica dello studio della Bibbia secondo la loro tradizione, hanno posto in evidenza il valore della persona di Cristo, come principio che dà autorità anche all’interpretazione della Scrittura e della Parola. Non mancano esperti protestanti ed ebrei. Vasto l’interesse intorno al contributo di John Barton sull’approccio olistico alla Scrittura. “Ci sono due metodi di approccio: uno sincronico, l’altro diacronico – spiega ad Avvenire suor Maria Carmela Palmisano, che insegna Antico Testamento presso la Facoltà teologica dell’Università statale di Lubiana e che è fra gli organizzatori del simposio -. I ‘sincronici’ prendono il testo com’è nella versione finale, senza considerare lo sviluppo storico, come i testi sono nati e ‘cresciuti’. I ‘diacronici’ preferiscono evidenziarne lo sviluppo storico dei testi, le aggiunte, le integrazioni, insomma i diversi mutamenti. L’apporto solistico di Barton si pone come sintesi dell’una e dell’altra versione. Oggi infatti – spiega suor Maria Carmela – c’è l’esigenza di leggere il testo sacro nella maniera più globale possibile, perché questo permette una comprensione al livello più alto”. (F.D.M.)
La preoccupazione e l'impegno della Chiesa coreana per fronteggiare l'alto tasso di suicidi nel Paese
◊ La Chiesa cattolica coreana avverte con preoccupazione l’urgenza di impegnarsi più efficacemente per alleviare stress e tensione nelle persone vulnerabili davanti all’idea di togliersi la vita e punta ad un miglior coordinamento delle strategie preventive ed operative in materia. Dati statistici relativi al 2004 e pubblicati l’anno scorso attribuivano – riporta oggi l’Osservatore Romano - alla Corea del Sud il triste primato del tasso più elevato di suicidi (su 100 abitanti, il 24,2%. Nel 2005, ben 12.047 casi) fra i trenta Paesi membri dell’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica. Seguono il Giappone (20,3%), la Finlandia (18,4%) e l’Austria (14,5%). P. Agostino Knag Hyuck-jun, presidente del Comitato per la Pastorale della Polizia dell’Arcidiocesi di Seul, rileva che ogni giorno, in media, sono 38 i coreani che scelgono di compiere l’atto estremo di togliersi la vita. Urge quindi un approccio pastorale specifico, capace di prevenire con efficacia il preoccupante fenomeno. Secondo padre Kang, alla radice del problema sta di fatto che “i giovani non sono stati formati a fronteggiare in modo adeguato le difficoltà che incontrano nella società contemporanea”. Per padre Lee Kang-suh dell’Arcidiocesi di Seul, presidente del Comitato per la Pastorale in contesti urbani sfavoriti, l’elemento povertà è una delle cause scatenanti dei suicidi. (R.P.)
La Chiesa del Perù si prepara alla Consacrazione alla Vergine Maria, che avverrà durante il Congresso eucaristico dal 25 al 30 agosto
◊ I vescovi del Perù, nel gennaio 2006, decisero all’unanimità di consacrare la Nazione alla Santissima Vergine Maria e ora, il lungo processo di preparazione catechetica, si avvicina al suo momento più significativo: la Consacrazione nazionale durante il Congresso Eucaristico, dal 25 al 30 agosto, nella città di Chimbote. I presuli peruviani hanno auspicato che "l'avvenimento non sia un semplice atto di devozione, bensì rappresenti una vera pietra miliare per la Chiesa in Perù. Si tratta di un profondo atto di fede e di preghiera che rappresenta contemporaneamente un serio impegno, da parte delle persone e delle famiglie, a vivere la propria consacrazione battesimale in ogni momento della loro vita". Tempo fa per raggiungere questo obiettivo e guidare il cammino spirituale, è stato pubblicato un “Piano di Consacrazione del Perù alla Vergine”. Durante tutto questo anno 2007 si sta realizzando una grande Campagna in tutte le circoscrizioni ecclesiastiche del Paese ed una sensibilizzazione verso la Consacrazione delle Famiglie in tutte le diocesi, movimenti, scuole ed altre istituzioni. Inoltre con questa Campagna i vescovi intendono anche dare inizio in Perù alla grande Missione continentale proposta durante la V Conferenza dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi. La Campagna è iniziata con una tappa di preparazione, da ottobre 2006 a maggio 2007, durante la quale è stato presentato il Piano di Consacrazione e la Campagna è stata promossa attraverso i mezzi di comunicazione. Da giugno scorso ha avuto inizio la vera e propria Campagna, con tre mesi di intensa preparazione alla Consacrazione, prevista a fine agosto. Durante il mese di giugno la prima tappa è stata basata fondamentalmente sulla preghiera: tutti i sacerdoti del Paese hanno offerto numerose sante Messe ed ore di adorazione per il successo della Consacrazione e si è promossa specialmente la preghiera del Rosario nelle parrocchie. La seconda tappa, di predicazione e formazione, è partita dalla fine di giugno e si estenderà durante tutto il mese di agosto. Durante questo periodo si svolge un intenso lavoro di predicazione e di catechesi nelle parrocchie e nei centri educativi. Si chiede inoltre di realizzare delle missioni nei quartieri, con la visita alle famiglie porta a porta. (A cura di Luis Badilla)
Grande raduno ieri di oltre mille giovani del Cammino neocatecumenale, a Buenos Aires, in Argentina, per annunciare il Vangelo
◊ Sono venuti da tutta l'Argentina i mille e trecento giovani del Cammino neocatecumenale, che ieri hanno annunciato il Vangelo a Buenos Aires, in Argentina. Si sono riuniti al mattino in 44 piazze della grande metropoli: dall'elegante Recoleta ai quartieri più umili. Hanno viaggiato molte ore in pulmann, durante la notte, per arrivare nella capitale dalle diverse zone d'origine. I più numerosi, a parte quelli della zona di Buenos Aires, venivano da Tucuman, una delle provincie dove più forti sono le differenze sociali e ci si scontra con una estesa povertà. Dopo l'esperienza di annuncio, nel pomeriggio hanno partecipato ad un incontro vocazionale presieduto dall'arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario Bergolio, che li ha ringraziati per la missione svolta, esortandoli a continuare, senza vergognarsi. Prima dell'intervento del cardinale Bergoglio, l'annuncio del kerygma da parte dei catechisti del Cammino neocatecumenale in Argentina: annuncio dell'amore di Cristo morto e risorto, capace di far uscire l'uomo dalla prigione dell'egoismo e dargli la capacità di amare. Quindi una chiamata vocazionale nella quale 30 ragazzi e 26 ragazze hanno manifestato l'intenzione di entrare in seminario o in convento. Un momento forte dunque per la missione e l'annuncio del Vangelo in Argentina. (Da Buenos Aires, Debora Donnini)
Rapporto dell'ONU sui Paesi meno avanzati dove cresce il ritardo tecnologico
◊ L'esodo dei cervelli colpisce in particolare i Paesi più poveri e rappresenta un'importante ostacolo al loro sviluppo. La denuncia in uno studio dell'ONU pubblicato ieri a Ginevra. Si tratta del rapporto 2007 dell'UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo) sui Paesi meno avanzati (Pma), dedicato al tema della tecnologia e l'innovazione. Si documenta nello studio che il modello prevalente attualmente in questi Paesi è quello della liberalizzazione economica che non dà spazio alla formazione, né ad un'integrazione nell'economia mondiale. ''Questo modello fa presagire un'aggravamento della marginalizzazione dei 767 milioni d'abitanti dei 50 Pma del pianeta'', afferma l'UNCTAD. Secondo gli autori del rapporto, per i Paesi più poveri, la scienza, la tecnologia e l'innovazione non devono essere considerati un lusso, ma una necessità. L'emigrazione del personale qualificato colpisce la maggioranza dei Pma, dove una media del 15 per cento delle persone con una formazione universitaria è andata a lavorare all'estero. Secondo il rapporto, cinque Paesi (Haiti, Capo Verde, Samoa, Gambia e Somalia) hanno perso negli ultimi anni fino alla metà dei loro esperti con una formazione universitaria. Sono partiti verso i Paesi industrializzati alla ricerca di migliori condizioni di lavoro e di vita. In altri sette Pma, oltre un terzo del personale qualificato è andato all'estero. In generale, nel 2004 (ultimo anno per cui sono disponibili stime globali) circa un milione di persone originarie dai Pma viveva e lavorava nei Paesi ricchi, pari al 15 per cento dei circa 6 milioni e 600 mila persone che avevano ricevuto una formazione universitaria nei Pma. I Paesi più poveri del pianeta sono quindi più colpiti dall'esodo di competenze della media dei Paesi in via di sviluppo, dove la percentuale è dell'8 per cento. Secondo l'UNCTAD, se è vero che le somme che gli emigrati spediscono in patria costituiscono un'importante entrata per le economie dei Pma, questi soldi sono però ampiamente destinati al consumo e non contribuiscono alla crescita a lungo termine. (R.G.)
E’ cresciuta del 4 per cento l’economia in Africa nel 2006. Ma non basta per raggiungere gli “Obiettivi del Millennio” indicati dall’ONU
◊ Nel 2006, l’Africa ha registrato un tasso di crescita economica superiore al 4 per cento. Lo sostiene il rapporto della Banca Africana per lo Sviluppo (BAD) diffuso ieri a Dakar, in Senegal. In particolare, riferisce l’agenzia MISNA, la crescita dei Paesi esportatori di petrolio e di materie prime supera di gran lunga quella degli altri Paesi del continente. Il documento della BAD pone l’attenzione anche sulle difficoltà di accesso all’acqua, precisando che l’Africa sub sahariana vive la situazione più critica del mondo. Ma come riporta un rapporto della Commissione Economica dell’Africa (ECA), “i progressi economici finora compiuti, non bastano a ridurre la povertà e a migliorare le condizioni di vita”. Infatti, per raggiungere gli “obiettivi del millennio” indicati dall’ONU, il tasso di crescita di ogni Paese africano dovrebbe essere almeno del 7 per cento. Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2015, indicati dalle Nazioni Unite: dimezzare la povertà, ridurre la mortalità materna e infantile, debellare l’AIDS e diminuire l’analfabetismo. (B.B.)
Il presidente dell’Uganda sospende le concessioni governative per lo sfruttamento dei depositi di uranio
◊ Sospese le concessioni governative a imprese locali o estere per lo sfruttamento dei depositi di uranio in Uganda. Lo ha deciso il presidente Yoweri Museveni al termine di un incontro con i parlamentari della maggioranza, sul tema “Sviluppo di una politica nazionalista per petrolio, gas, minerali e utilizzo delle risorse per le attuali e future generazioni”. Come riferisce l’agenzia MISNA, al termine dell’incontro è stata istituita anche una nuova unità ministeriale per studiare l’impatto ambientale, sanitario e sociale della produzione di energia nucleare nel Paese. I siti di uranio di cui è ricco l’Uganda sono stati scoperti per la prima volta nel 2004. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Energia, il Buganda Toro, a sud del Paese, è la regione più fornita. (B.B.)
Ciad e Sahara occidentale hanno ripreso le relazioni diplomatiche interrotte un anno fa
◊ Riprendono le relazioni diplomatiche tra il Ciad e la Repubblica araba democratica del Sahara. I rapporti tra i due Stati africani si erano interrotti il 17 marzo 2006 quando il ministro degli Esteri del Ciad visitò il Marocco, che dal 1975 occupa con le proprie truppe il Sahara Occidentale. Come riferisce l’agenzia MISNA, la ripresa delle relazioni con il Ciad arriva in corrispondenza di un delicato momento di trattative per chiudere anche la contesa con il Marocco. (B.B.)
La creazione di uno Stato palestinese al centro dei lavori del Quartetto sul Medio Oriente. Israele libera oltre 250 detenuti palestinesi - Raggiunto un accordo, a Pechino, sul processo di denuclearizzazione della Corea del Nord
◊ Con l’impegno della comunità internazionale per la creazione di uno Stato palestinese che viva al fianco di Israele, si è concluso ieri a Lisbona il vertice del Quartetto per il Medio Oriente, formato da ONU, Unione Europea, Stati Uniti e Russia. Sono ormai liberi, intanto, i 256 detenuti palestinesi rilasciati stamani dal carcere israeliano di Ketziot, nel Neghev, in segno di appoggio al presidente dell’ANP, Abu Mazen. Il nostro servizio:
“Saluto gli eroi della libertà”: con queste parole, Abu Mazen ha accolto nella Muqata di Ramallah i 256 palestinesi liberati, giunti nella tarda mattinata a bordo di alcuni autobus, dopo aver svolto alcune formalità al valico di Bitunya, in Cisgiordania. Radunati nel cortile antistante, migliaia di palestinesi in festa. Via libera, intanto, dal vertice di Lisbona, alla missione di Tony Blair, inviato speciale del Quartetto, che da lunedì prenderà contatti a Gerusalemme e Ramallah con israeliani e palestinesi. L’obiettivo è “creare le basi per la creazione di uno Stato palestinese indipendente, democratico, che viva al fianco di Israele in pace e sicurezza”. Il Quartetto si è detto anche d’accordo con la proposta del presidente USA, Bush, di una riunione internazionale nell'autunno prossimo, per promuovere il rilancio delle trattative. Esclusi, per ora, i contatti con Hamas, anche se – è stato ribadito – gli aiuti umanitari a Gaza, in mano degli integralisti, non si fermeranno.
- Ennesimo attentato suicida in Afghanistan, dove un kamikaze a bordo di un’automobile si è fatto saltare in aria contro un convoglio militare britannico nella provincia meridionale di Helmand. Uccisi due civili afghani e feriti quattro soldati britannici. Intanto, i guerriglieri talebani hanno rivendicato il rapimento, stamani, di 18 cristiani evangelici sudcoreani a bordo di un pullman nella provincia di Ghazni, e di cinque afghani e due cittadini tedeschi, sequestrati ieri nella stessa zona. In cambio del rilascio dei due tedeschi, i ribelli hanno chiesto il ritiro delle truppe di Berlino dall’Afghanistan e la liberazione di tutti i talebani dalle prigioni del Paese.
- E ieri, in Afghanistan, Gulbuddin Hekmatyar, uno dei più potenti "signori della guerra" e alleato dei Taleban, ha annunciato la decisione di porre termine alla lotta armata. Similmente, anche in Iraq, i principali gruppi di opposizione sunnita tendono al riconoscimento delle attuali istituzioni. Sulle strategie politiche e sulle dinamiche interne a questi due Paesi, sentiamo Arduino Paniccia, docente di relazioni internazionali all’Università di Trieste, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – Ritengo che, da ormai quasi un anno, sia iniziata una riflessione dei risultati, se così si può dire, del lungo periodo di guerriglie e di terrorismo. La classe dirigente sunnita ha capito che continuare nell’operazione di terrorismo e di contrasto soprattutto al governo iracheno non porta a dei risultati, se non a quello di una continua guerra civile, e l’ala più politica ha certamente deciso di iniziare in qualche modo delle trattative che conducano ad un riconoscimento e quindi ad una partecipazione, invece che ad una emarginazione.
D. – Professor Paniccia, se in Iraq l’obiettivo è più politico, in Afghanistan ci sono dei grossi vantaggi per i "signori della guerra" che cessano la lotta armata...
R. – Gli afghani hanno capito che conviene forse cominciare a staccarsi da alcune posizioni, considerata per esempio l’instabilità che ormai pervade il Pakistan e, quindi, che conviene cominciare a pensare ad un Afghanistan diverso e più legato anche, sicuramente, a rapporti di cooperazione, di economia, anche con gli occidentali, perchè il grande legame e i flussi finanziari con il Pakistan diventano sempre più a rischio.
D. – Gli Stati Uniti, secondo lei, potrebbero iniziare a questo punto a sostenere una partecipazione politica sempre più attiva da parte dei sunniti, per favorire una exit strategy dall’Iraq?
R. – Questa può essere una chiave di lettura. Il fatto che un governo oggi ammetta che la propria polizia filo-sciita vada giustiziando la gente di notte, perché ex seguace di Saddam, o perché è gente che ha fatto parte dell’amministrazione, senza essere criminale, questo non può andare avanti. Quindi, ritengo che negli ultimi tempi, dall’ambasciatore ai generali americani, in Iraq ci siano stati dei grossi scontri con il governo di Al Maliki su questa vicenda e che un ripensamento da parte dei sunniti sia stato anche favorito da questo nuovo atteggiamento della diplomazia e dei generali americani. - E intanto, in Iraq, le forze della coalizione hanno ucciso tre uomini armati e arrestato 44 persone per sospetti legami con al Qaeda nel corso di una serie di raid aerei, compiuti in diverse parti del Paese. - La Corte Suprema pakistana ha definito “illegittima” la sospensione del giudice Iftikhar Muhammad Chaudhry, decisa il 9 marzo dal presidente Musharraf, e ha reinsediato il magistrato nell’incarico di presidente dell'Alta Corte. La disposizione è un duro colpo per la leadership filo-occidentale di Musharraf, la cui decisione di defenestrare l'alto magistrato aveva scatenato proteste in tutto il Paese. Intanto, nella provincia tribale del nord Waziristan, tre civili e un soldato sono morti stamani in un attentato suicida contro un posto di blocco. L’episodio si aggiunge alla lunga lista di attacchi avvenuti nell'ultima settimana nel Paese, in risposta all'attacco alla Moschea Rossa di Islamabad.
- Accordo raggiunto, ieri a Pechino, sugli obiettivi della seconda fase del processo di denuclearizzazione della Nord Corea, anche se non sono state fissate delle scadenze. Il vertice a sei (tra le due Coree, Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone) era stato prorogato ad oltranza proprio per giungere alla definizione concreta dei prossimi passi da compiere. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
La Corea del Nord riceverà altre 950 mila tonnellate di greggio, a patto che smantelli i suoi impianti e riveli i suoi segreti nucleari. Nessun accordo, invece, per ora, sui tempi, quando cioè questa fase dovrà essere portata a compimento, che potrebbe anche essere dicembre 2007, come ha dichiarato mercoledì, a inizio colloqui, il delegato USA, Christopher Hill. Nel frattempo sono stati costituiti tre gruppi di lavoro che affronteranno argomenti importanti: energia, rapporti tra Nord Corea Stati Uniti e Giappone, questioni tecniche legate al disarmo. Durante i negoziati è emersa una certa frizione con il Giappone, che vorrebbe inserire in agenda anche la vecchia e ancora insoluta questione dei 13 connazionali rapiti dalla Corea del Nord, negli anni ’60 e ’70, ma intanto il processo di disgelo continua. Dopo le spedizioni di greggio della scorsa settimana è attesa per oggi da Seoul, un’altra fornitura energetica.
- Primi exit poll in India dopo l’elezione, ieri, per il nuovo capo di Stato. Secondo i sondaggi sarebbe in testa la governatrice dello stato del Rajastan, Pratibha Patil, con il 64% delle preferenze. Se il voto fosse confermato si tratterebbe della prima donna presidente in India. L’altro candidato, l’attuale vicepresidente Bhairon Singh Shekhawat, avrebbe ottenuto il 36% dei voti. - E un’altra donna si lancia nella corsa alla presidenza. In Argentina, la senatrice Cristina Fernandez, 54 anni, moglie dell’attuale presidente Nestor Kirchner, si è candidata per le elezioni del prossimo 28 ottobre.
- Primi risultati anche per le presidenziali in Nagorno Karabakh, regione armena secessionista dell’Azeirbaigian, dove circa 90 mila elettori sono stati chiamati alle urne per scegliere tra 5 candidati. Il generale Bako Saakian, ex capo del servizio della sicurezza nazionale, avrebbe ottenuto l’85% dei voti, contro il 15% del vice ministro degli Esteri, Masis Mailyan.
- Riprenderanno domani a Mogadiscio i lavori della Conferenza di riconciliazione nazionale per la Somalia. All’incontro, segnato da un clima di forte tensione, con scontri armati e sparatorie, partecipano oltre 800 rappresentanti di tutte le fazioni locali.
- In Etiopia, sono stati graziati i 38 membri dell’opposizione condannanti lunedì a pesanti pene detentive: lo ha annunciato ad Addis Abeba il primo ministro etiopico, Meles Zenawi. Gli oppositori erano stati accusati di incitamento alla violenza, oltre che di alto tradimento e cospirazione contro lo Stato, in relazione alle violente proteste avvenute dopo le elezioni del 2005, che secondo l'opposizione erano state falsate dai brogli.
- Il presidente russo, Putin, ha assicurato che Mosca e Londra saranno in grado di superare la “mini-crisi” scaturita dal caso Litvinenko. Ieri, Mosca aveva annunciato l’espulsione di 4 diplomatici inglesi, la sospensione dei i visti per i funzionari e la fine della collaborazione con Londra nella lotta al terrorismo. Il braccio di ferro diplomatico tra Russia e Gran Bretagna è iniziato dopo il rifiuto di Mosca di consegnare alle autorità britanniche il maggiore sospettato dell’uccisione dell’ex agente segreto Litvinenko. Londra a sua volta aveva espulso quattro diplomatici russi. - In Italia, dopo una maratona notturna durata oltre otto ore questa mattina alle 6, governo e sindacati hanno trovato l’accordo sulla riforma delle pensioni. Soddisfazione da parte di CGIL, CISL e UIL. Il premier Prodi ritiene decisiva la concertazione, e questa mattina ha spiegato l’intesa al Consiglio dei ministri, che ha dato il via libera all’accordo. Restano però ancora da superare le forti resistenze della sinistra dell’Unione. E prime perplessità vengono manifestate per motivi opposti anche dall’Unione Europea. Il servizio di Giampiero Guadagni:
Un mix di scalini e quote. L’accordo raggiunto questa mattina da governo e sindacati modifica lo scalone introdotto dal governo Berlusconi. Dunque, il prossimo anno si potrà andare in pensione con 58 anni di età e 35 di contributi. Dal 1° luglio 2009 bisognerà aver raggiunto quota 95, con età minima a 59 anni a cui vanno sommati i contributi. A gennaio 2011 si passerà a quota 96 e nel 2013 si arriverà a quota 97, con età minima fissata a 61 anni. Dall’aumento dell’età pensionabile, saranno esclusi i lavoratori impegnati in attività considerate usuranti, complessivamente un milione e 400 mila persone. La riforma costerà 10 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Le risorse saranno trovate tutte all'interno del sistema previdenziale. Giudizio sostanzialmente positivo di CGIL, CISL e UIL, che consulteranno i lavoratori nelle aziende. Resta il nodo politico. Soddisfatto Prodi. Il premier questa mattina ha portato l’accordo all’esame del Consiglio dei ministri, che ha dato il via libera con alcune perplessità espresse da Ferrero e da Emma Bonino, che nei giorni scorsi aveva minacciato le dimissioni. Apprezza l’ala riformista dell’Unione. Restano i forti dubbi della sinistra. Negativo in particolare il giudizio di Diliberto, Comunisti italiani, e di Giordano, Rifondazione comunista. L’opposizione incalza: pessima riforma, la maggioranza è divisa, Prodi deve dimettersi. Il cammino per l’entrata in vigore delle nuove norme dovrà insomma affrontare passaggi parlamentari per niente scontati. Sull’approvazione di questa riforma, secondo l’opinione comune, si gioca la tenuta della maggioranza di governo.
- Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il premier britannico, Gordon Brown, sono pronti ad “andare insieme” in Darfur, Sudan e Ciad di fronte alla gravità della situazione umanitaria nella regione. Lo ha annunciato lo stesso Sarkozy, nella conferenza stampa congiunta con Brown, al termine del loro incontro di stamani all’Eliseo. (A cura di Roberta Moretti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 201
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