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SOMMARIO del 17/07/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Scandito dalla preghiera, dallo studio e da passeggiate in alta quota, prosegue il riposo di Benedetto XVI in Cadore. Un pensiero di mons. Ravasi sulla spiritualità della montagna
  • Padre Federico Lombardi: l'oneroso risarcimento disposto dall'arcidiocesi di Los Angeles, un segno dell'impegno della Chiesa contro la pedofilia
  • Telegramma del Papa per il 40.mo di ordinazione episcopale di mons. Loris Capovilla, che fu segretario di Giovanni XXIII
  • Provvista di Chiesa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Più grave del previsto il danno provocato dal sisma alla centrale nucleare giapponese di Kashiwakazi-Kariwa
  • Dalla dittatura alla guerra: la drammatica parabola di vita dei bambini in Iraq. Intervista con Susanna Bucci dell'UNICEF
  • L'attrattiva del canto gregoriano sui cristiani del ventunesimo secolo. Una riflessione del musicologo, Angelo Rusconi
  • Chiesa e Società

  • Nelle Filippine, padre Benedetti: “Attendiamo sviluppi positivi per padre Bossi"
  • GMG 2008: aperte le iscrizioni per “HomeStay”, un programma rivolto ai residenti di Sydney che desiderano alloggiare i giovani pellegrini che si recheranno in città
  • Nello Stato indiano del Kerala la Chiesa lotta per la libertà d'istruzione
  • Grande afflusso di pellegrini cinesi al Santuario mariano di She Shan a Shanghai
  • Sri Lanka: piano di interventi per ristrutturare le chiese cattoliche danneggiate dallo tsunami
  • Nella Cina orientale colpita dalle alluvioni, centinaia di vittime ed oltre mezzo milione di senza tetto
  • Il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha esortato i seminaristi in Angola ad affidarsi “all’azione dello Spirito di Dio"
  • In Somalia l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha iniziato il trasferimento di 500 profughi somali in un campo dell’Etiopia orientale
  • Camerun: “Soldi al seggio dove il partito al potere otterrà il 100%”, è la sconcertante offerta del presidente del Parlamento del Camerun. Dure critiche dalla Chiesa locale
  • In occasione della seconda Conferenza dei giovani ortodossi, il Patriarca Bartolomeo esorta i fedeli ad un utilizzo dei media “come tribuna della verità cristiana”
  • L'Associazione "Scienza e Vita": riformare la Legge 40 sulla procreazione assistita è una "tentazione da respingere"
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'ONU denuncia la sempre più drammatica situazione nella Striscia di Gaza - Oltre 40 morti in Iraq per una nuova, tragica serie di attentati
  • Il Papa e la Santa Sede



    Scandito dalla preghiera, dallo studio e da passeggiate in alta quota, prosegue il riposo di Benedetto XVI in Cadore. Un pensiero di mons. Ravasi sulla spiritualità della montagna

    ◊   Caratterizzato dalla meditazione, dallo studio e da corroboranti passeggiate negli splendidi sentieri del Cadore, prosegue il periodo di riposo di Benedetto XVI a Lorenzago. Ieri, in serata, il Papa si è recato a Danta nel Comelico. A quanti hanno potuto incontrarlo, ha espresso la sua gioia nel poter ammirare un paesaggio naturale così bello come quello offerto dalle Dolomiti. Si confermano, dunque, i ritmi di queste giornate, come sottolinea l’inviato di “Avvenire” Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente a Lorenzago da Alessandro Gisotti:


    R. - Si avvicina ormai il “giro di boa” di queste vacanze e il Papa ha impresso un ritmo abbastanza ben determinato alle sue giornate: studio, preghiere e queste uscite serali di non più di due ore e che hanno sempre come destinazione uno dei luoghi di culto popolare che si trovano intorno a Lorenzago. Così è stato pure ieri: è andato a Danta, nel Comelico, dove si è fermato a pregare in una chiesetta antica dedicata a Santa Barbara, accompagnato dal parroco con il quale hanno pregato insieme. Ed è poi tornato a Lorenzago. Per la prima volta, passando attraverso il Paese, il Papa ha fatto rallentare la macchina, ha percorso molto lentamente il corso principale e tutti quanti hanno avuto modo di vederlo e di salutarlo.

     
    D. - D’altro canto, Benedetto XVI in queste sue passeggiate non si è mai sottratto ad incontri - ovviamente occasionali e con grande sorpresa della popolazione locale - ed ha anche fatto battute di spirito, soprattutto con i più piccoli…

     
    R. - Le sue mete sono sempre stati questi luoghi di culto. Ovviamente, sulla strada capita di incontrare delle persone e il Papa si è sempre fermato, è sceso dalla macchina quando è stato necessario, ha scambiato battute e parole con i bambini. Si è addirittura fermato a casa di una coppia di anziani.

     
    D. - Domani arriva a Lorenzago il cardinale Tarcisio Bertone, a conferma che anche in questo periodo di riposo il Papa segue con attenzione la vita della Chiesa, ma anche l’attualità internazionale: pensiamo, ad esempio, a padre Bossi…

     
    R. - Certamente, proprio a padre Bossi il Papa ha dedicato il suo primo pensiero appena arrivato. Domani, arriva il cardinale segretario di Stato ed è previsto che vedrà il Papa, anche se non si fermerà qui. Andrà anche a Pieve di Cadore, dove incontrerà i giornalisti. E’ un segno di quello che si diceva prima: la vacanza come un momento, sì, di riposo; sì, privilegiato in qualche modo anche per altre cose - come la scrittura del suo libro che durante l’anno viene un po’ più trascurata - ma certamente non distaccata dalle cose che riguardano la Chiesa.

    La presenza del Papa nel Cadore, come dimostrato dai tanti fedeli accorsi a Lorenzago per l’Angelus di domenica, viene vissuto con grande gioia da tutti gli abitanti della zona. Ecco la testimonianza del sindaco di Lorenzago, Mario Tremonti, intervistato da Luca Collodi:
     
    R. - Naturalmente ci sono dei sentimenti di gioia, felicità. Sapere di avere il Pontefice che si può vedere ogni giorno passare nelle sue escursioni, è una cosa che immagino lo desidererebbero tutti. Noi siamo veramente fortunati.

     
    D. - Mi sembra di capire che lei riceva, un po’ come il parroco di Lorenzago, tutta una serie di richieste...

     
    R. - Sì, ci sono richieste di vario tipo. Naturalmente, io puntualmente dico che non è possibile perché a noi interessa che il Papa faccia le sue vacanze e sia lasciato tranquillo.

     
    D. - Ed è questo proprio un altro punto sul quale i giornali hanno scritto molto cioè l’accoglienza e la discrezione degli abitanti del Cadore...

     
    R. - E’ forse una nostra caratteristica, ma io credo che sia una caratteristica un po’ di tutte le genti che vivono in montagna di rispettare l’ospite e lasciargli godere la bellezza della natura, la tranquillità, e la serenità che può offrire un paesaggio del genere.

     
    D. - Un evento del genere, un Consiglio comunale, quindi degli uomini politici, come lo affrontano?

     
    R. - Quando ho saputo della notizia che il Papa sarebbe venuto a Lorenzago, la prima cosa che ho fatto è un Consiglio comunale straordinario con all’ordine del giorno proprio questo evento, dove ho invitato tutte le associazioni, oltre che il parroco, a costituire un comitato di buona accoglienza. Quindi, si è lavorato in perfetta sintonia al di là e al di fuori di qualsiasi schieramento di opinione per far ciò e credo che ci siamo riusciti.

    Domenica, all’Angelus recitato da Lorenzago, Benedetto XVI ha sottolineato che “l’ammirazione per le bellezze naturali si trasforma facilmente in preghiera”. Un pensiero questo sul quale Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di mons. Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana:


     R. - Vorrei partire da una frase di uno scrittore inglese, Chesterton, che in una sua opera diceva: “Il mondo perirà non per mancanza di meraviglie, ma perirà per mancanza di meraviglia”. L’umanità, ad un certo momento, scomparirà quasi nella sua umanità profonda e nella sua identità, quando non avrà più la capacità di stupirsi, di contemplare. Soprattutto nella visione religiosa, ciò che importa è riuscire ad intravedere nell’interno del cosmo - non per nulla lo si chiama cosmo, che è una parola greca che significa "ordinato" - riuscire a trovare un messaggio trascendente, riuscire a trovare i segni del Creatore. In questa luce, è indiscutibile che sia necessario avere questo stupore.

     
    D. - Nell’Antico come nel Nuovo Testamento, la montagna è sempre un luogo legato a momenti forti, di preghiera che precedono scelte importanti: pensiamo alla vita di Gesù…

     
    R. - Questo è verissimo. Ad un certo momento - io lo ho fatto una volta con un libro intero – si possono ricostruire tutti i monti della Bibbia e sono veramente una sequenza enorme. Cristo stesso, pensiamo al Monte della Beatitudini, presenta quasi in parallelo con il Sinai, la sua legge nuova, piena, perfetta, ma che ha sempre un collegamento con quella che è discesa come voce di Dio, attraverso la parola di Mosé, da quella vetta. Vorrei anche ricordare che esiste poi un monte, che geograficamente è del tutto irrilevante - tanto è vero che è inserito e nascosto ora nell’interno di una basilica, uno sperone roccioso di soli 6-7 metri, il Calvario, in ebraico il Golgota - che è diventato però simbolicamente centrale per la fede cristiana e un po’ anche per tutti coloro che guardano al mistero del dolore e della speranza.

     
    D. - Benedetto XVI sta trascorrendo un periodo di riposo, ma ci ricorda che vacanza non vuol dire assenza, perdita di se stessi…

     
    R. - Questo è vero. Diciamo subito che la parola vacanza deriva dal latino, dal verbo latino “vacare”, che di per sé come suo significato principale non rimanda al vuoto, al vacuum, ma rimanda piuttosto all’impegno, “al dedicarsi a”. E’ forse in questa luce che dobbiamo riscoprire anche noi quando siamo soprattutto tentati di avere una vacanza che ricalchi nient’altro che la confusione, la fatica e il rumore del tempo del lavoro, del resto dell’anno. Pensiamo, ad esempio, a quelli che vanno in certe città di mare che sono alla fine nient’altro che la riedizione di tutti i rumori, di tutte le tensioni della vita in città. E’ bene ricordare, invece, che - in questa luce la vetta del monte è simbolicamente più rilevante - è necessario ritrovare ancora la capacità di entrare in se stessi.

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    Padre Federico Lombardi: l'oneroso risarcimento disposto dall'arcidiocesi di Los Angeles, un segno dell'impegno della Chiesa contro la pedofilia

    ◊   Un accordo che impone un grande sacrificio, ma che è un segno inequivocabile dell'impegno della Chiesa contro la piaga della pedofilia nel clero. Dopo la dichiarazione di ieri, resa ai media dal cardinale arcivescovo di Los Angeles, Roger M. Mahony, anche il direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, si sofferma sulla notizia del risarcimento disposto dall'arcidiocesi di Los Angeles in favore delle 508 vittime di abusi sessuali. Ascoltiamo le parole di padre Lombardi in questa nota:


    L’accordo raggiunto dall’archidiocesi di Los Angeles per il risarcimento di un gran numero di casi di abuso sessuale da parte di sacerdoti, religiosi e laici dell’arcidiocesi avvenuti nel corso dei decenni trascorsi è una notizia che comprensibilmente ha richiamato molta attenzione, sia per il numero di casi considerati, sia per le cifre del risarcimento.

     
    Ma, come ha dichiarato il cardinale Mahony - sulla linea di quanto più volte detto da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - la Chiesa è evidentemente anzitutto addolorata per la sofferenza delle vittime e delle loro famiglie, per le ferite profonde causate dai comportamenti gravi e inescusabili di diversi suoi membri, ed è decisa a impegnarsi in ogni modo per evitare il ripetersi di simili nefandezze.

     
    L’accordo raggiunto, con i sacrifici che comporta, è anch’esso un segno di questo impegno, della decisione di chiudere una pagina dolorosa per guardare in avanti nella linea della prevenzione e della creazione di un ambiente sempre più sicuro per i bambini e i ragazzi in tutti gli ambiti della pastorale della Chiesa.

     
    Tuttavia, dato che il problema degli abusi nei confronti dell’infanzia e della sua adeguata tutela non riguarda affatto solo la Chiesa, ma anche molte altre istituzioni, è giusto che anche queste prendano con decisione i provvedimenti necessari.

     
    La Chiesa, cosciente della sua responsabilità educativa nei confronti della gioventù, intende quindi partecipare da protagonista nella lotta contro la pedofilia, che giustamente sta coinvolgendo oggi settori sempre più ampi della società in molti paesi del mondo.

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    Telegramma del Papa per il 40.mo di ordinazione episcopale di mons. Loris Capovilla, che fu segretario di Giovanni XXIII

    ◊   Quarant’anni fa, il 16 luglio 1967, le mani di Paolo VI si posavano su di lui e Loris Francesco Capovilla - oggi 92.enne e per lunghi anni segretario del Beato Giovanni XXIII - veniva investito della dignità episcopale. Prima vescovo della diocesi di Chieti, poi 17 anni in veste di delegato pontificio al Santuario di Loreto, infine il ritiro - a tutt’oggi denso di attività - in quella Sotto il Monte, località bergamasca che diede i natali a Papa Roncalli. Una lunghissima parabola di servizio alla Chiesa, che ieri Benedetto XVI ha voluto ricordare e celebrare con un telegramma inviato a mons. Capovilla a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

    Nel formulare “fervidi voti augurali” per il 40.mo di ordinazione episcopale, il Papa - si legge nel telegramma - esprime “vivo apprezzamento per aver ben seminato in tanti anni di fecondo ministero”, invocando sul presule e i suoi cari la benedizione apostolica “per intercessione del Beato Papa Giovanni XXIII”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Provvista di Chiesa

    ◊   In Malaysia, Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Sandakan, con territorio ricavato dalla suddivisione della diocesi di Kota Kinabalu, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Kuching. Come primo Vescovo di Sandakan, il Papa ha nominato il sacerdote Julius Dusin Gitom.

    La nuova diocesi di Sandakan ha una popolazione di un milione di abitanti, 64 mila dei quali cattolici, suddivisi in 4 parrocchie, con 6 sacerdoti, 2 religiose, un seminarista maggiore e 16 catechisti.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - L'omelia del Cardinale Tarcisio Bertone durante la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta nella Basilica di Santa Scolastica a Subiaco in occasione del "III Laboratorio Sublacense".

    Servizio estero - In rilievo il Medio Oriente: Bush propone una conferenza regionale in autunno.

    Servizio culturale - Un articolo di Angelo Mundula dal titolo "Gli aforismi, ovvero la saggezza col sorriso sulle labbra": riflessioni su un efficace strumento di espressione del pensiero.

    Servizio italiano - In primo piano il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Più grave del previsto il danno provocato dal sisma alla centrale nucleare giapponese di Kashiwakazi-Kariwa

    ◊   E' stata più grande di quanto reso noto in precedenza - 1.200 litri e non un litro e mezzo - la fuga di acqua contenente materiale radioattivo dalla centrale atomica del Giappone centroccidentale, in seguito al terremoto che ha colpito ieri la regione. Il servizio è di Salvatore Sabatino:


    Si riaccende il dibattito sulle centrali nucleari in Giappone. Perché, nonostante il Paese asiatico abbia le strutture più all’avanguardia e tecnologicamente avanzate, non è riuscito a contenere la fuoriuscita di materiale radioattivo dalla centrale atomica di Kashiwazaki-Kariwa, in seguito al terremoto che ha colpito ieri la regione. E la preoccupazione cresce, anche perché è stata più grande di quanto reso noto in precedenza - 1.200 litri e non un litro e mezzo - la fuga di acqua radioattiva finita in mare. La notizia è stata confermata pure dall’agenzia che gestisce la struttura. All’interno della centrale nucleare, la più grande del mondo, sono pure stati trovati aperti alcuni bidoni contenenti rifiuti tossici. Lo ha riferito un responsabile del governo locale di Niigata, precisando che al momento sono in corso indagini per stabilire se c'e' stata una ulteriore fuga radioattiva. Intanto, è stato confermato il bilancio definitivo del sisma di ieri: sono nove i morti ed 875 i feriti.

    In Giappone, si è dunque deciso di sospendere ogni attività della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, perché ci sarebbero perdite radioattive più consistenti di quanto verificato in un primo momento. Quali pericoli comporta una situazione del genere? Risponde Roberto Leoni, presidente della "Fondazione Sorella Natura" di Assisi, intervistato da Giada Aquilino:

     
    R. - E’ chiaro che se il governo giapponese ha ritenuto di sospendere le attività della centrale ha usato o una cautela dovuta - e mi pare anche apprezzabile - oppure c’è qualcosa di più grave che al momento non siamo in grado di conoscere, poiché le notizie circolate in un primo momento erano abbastanza tranquillizzanti. Evidentemente, piccoli incidenti non comportano rischi gravi, ma se si dovesse arrivare ad incidenti significativi è chiaro che - pur non tornando ai pericoli che c’erano ai tempi di Chernobyl, quando si aveva a che fare con centrali di tipo molto obsoleto rispetto alle attuali, più avanzate - i rischi sarebbero maggiori.

     
    D. - La centrale giapponese di Kashiwazaki-Kariwa è la più grande al mondo, eppure un terremoto l’ha fermata. Quanto sono sicuri oggi gli impianti atomici?

     
    R. - Gli esperti e gli scienziati affermano che oggi la tecnologia delle centrali nucleari è estremamente evoluta e quindi gli impianti sono molto sicuri. Credo, però, che la sicurezza al cento per cento non si possa mai dare, né quando si ha a che fare col nucleare né quando si tratta di gas o di petrolio. Penso che dovremmo trarre un insegnamento. Un terremoto ha fermato la centrale nucleare: ciò significa che le forze della natura, quando si scatenano, possono essere terribili ed incontrollabili. L’uomo, d’altra parte, non può certo fermare i terremoti o i cicloni e, quindi, non può mai dare a ciò che realizza una sicurezza totale.

     
    D. - Attorno al nucleare, ci sono da sempre dibattiti e discussioni: che rapporto c’è tra la salvaguardia dell’ambiente e l’energia nucleare?

     
    R. - La nostra ottica, come cristiani impegnati nella Fondazione Sorella Natura, che si ispira a San Francesco d’Assisi, è quella di non aver mai pregiudiziali di tipo ideologico o emotivo, ma di andare a cercare i "paletti" etici e scientifici attorno alle problematiche relative all’ambiente. Fatta questa premessa, noi non siamo contrari per principio al nucleare. Riteniamo che, oggi come oggi, sia una delle energie più pulite che l’umanità abbia mai prodotto. Ma c’è poi il rovescio della medaglia: essendo al momento l’energia più pulita è, al contempo, anche l’energia più pericolosa, se si scatenano situazioni impreviste o incontrollabili. Bisognerebbe percorrere altre vie, che non sono tanto quella dell’eolico o del solare, ma probabilmente sono quelle dell’idrogeno, se le tecnologie verranno sviluppate. Alcuni osservatori ritengono che tali competenze siano pressoché pronte, ma che si stia aspettando che i detentori del potere petrolifero esauriscano il petrolio, per passare poi all’idrogeno. Penso che la strada da battere sia quella di una ricerca sempre più attenta e sempre più sviluppata. Il principio di cautela mi pare, comunque, che debba essere adoperato sempre.

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    Dalla dittatura alla guerra: la drammatica parabola di vita dei bambini in Iraq. Intervista con Susanna Bucci dell'UNICEF

    ◊   Si aggrava la situazione dell’infanzia in Iraq. Titolano oggi i giornali: “I bambini stavano meglio con Saddam”, riferendosi a quanto denunciato ieri a Ginevra dal responsabile dei Programmi d’emergenza dell’UNICEF, Dan Toole. Il servizio di Roberta Gisotti:


    L’iraq da anni in primo piano nelle cronache internazionali, prima e dopo la caduta Saddam Hussein e l’inizio del conflitto seguito all’intervento della Coalizione internazionale nel marzo 2003. Ma la condizione della popolazione civile è rimasta in secondo piano nei risvolti drammatici di un vissuto quotidiano a contatto con violenze, distruzioni, morte, sofferenze, privazioni in un Paese che, uscito dalla dittatura, è precipitato nel caos e dove la democrazia resta un’aspirazione di pochi. In questo scenario, a pagare il prezzo più alto sono i piccoli cittadini. Una verità scomoda per la politica internazionale, che rinfocola le polemiche sui motivi della guerra e sulla permanenza delle truppe straniere in Iraq. Ma come vive anzi sopravvive l’infanzia oggi in Iraq? Lo chiediamo a Susanna Bucci, direttore delle Attività culturali e Comunicazione dell’UNICEF-Italia.

    R. - Un minore su tre è malnutrito. I bambini che hanno meno di cinque anni soffrono livelli di malnutrizione molto più alti rispetto al 2003, ma soprattutto quello che noi ci siamo dimenticati è proprio cosa significhi vivere nella violenza per un bambino giorno dopo giorno. Significa non andare a scuola perché la scuola è distrutta o non è dotata di acqua. Significa non andarci per paura di qualche attentato o di altre violenze. Significa non andarci perché quattro milioni di persone sono scappate dal Paese e molti di queste erano professionisti, insegnanti. Quindi, non si va a scuola perché non c’è chi può insegnare. Poi, significa anche non avere accesso all’acqua potabile e quindi essere sempre a rischio di malattie che sono terribili, soprattutto in questa fase di intenso caldo.

     
    D. - La denuncia dell’UNICEF in qualche modo è forse rivolta anche alla stampa. Infatti, sappiamo molto dei fronti di guerra ma sappiamo poi poco del calvario quotidiano della popolazione, soprattutto dei bambini...

     
    R. - Io credo che questo sia il punto centrale. Penso che ormai, dal 2003 ad oggi, la stampa abbia soprattutto riportato, con grande attenzione, tutto quello che riguardava la situazione irachena in termini o di ritiro di truppe o di equilibri politici o di accordi internazionali, non passando un’informazione su che cosa abbia significato questo lungo periodo di violenza per milioni di persone. Insomma, da una parte c’è sempre l’aspetto che poi tende ad assuefare la gente - per esempio, l’autobomba quotidiana - senza capire che lì vicino magari c’è un mamma con i suoi bambini che sta facendo la spesa. Quindi, la quotidianità della vita delle persone è stata assolutamente estromessa in questi anni di informazione.

     
    D. - La coscienza di questa quotidianità potrebbe, chissà, forse offrire soluzioni che ancora non sono arrivate per una pacificazione di questo Paese?

     
    R. - Questo è l’auspicio di tutti, di tutti gli uomini di buona volontà che credono fermamente nella pace. La speranza è anche di poter ritornare e raggiungere il più possibile i bambini iracheni. Si tenga presente che in tutti questi anni hanno continuato a lavorare piuttosto in sordina i nostri operatori, il nostro staff nazionale iracheno. Ne abbiamo parlato poco proprio per non mettere a rischio le loro vite e quelle delle loro famiglie. Però, sono più di quattro anni che le organizzazioni internazionali sono fuori dal Paese: continua il lavoro sul territorio portato avanti dalle organizzazioni locali, ma queste abbisognano del nostro supporto. Finché non verranno poste condizioni di pace nel Paese, sarà molto difficile che si possa riportare a qualche forma di normalità la vita dei bambini.

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    L'attrattiva del canto gregoriano sui cristiani del ventunesimo secolo. Una riflessione del musicologo, Angelo Rusconi

    ◊   Il canto liturgico medievale esercita ancora una grande attrattiva sui fedeli della Chiesa cattolica. Questo il pensiero del musicologo, Angelo Rusconi, che la settimana scorsa ha affrontato il tema nell’ambito del Festival milanese “La settimana mediterranea”. Le radici della musica sacra tradizionale, come illustra lo studioso, risalgono all’epoca pre-carolingia e affondano nella cultura ebraica e in quella greco-siriaca. L’intervista di Silvia Gusmano:
     
    R. - A partire da quando noi possediamo documenti scritti della musica, cioè dalla fine dell’Alto Medioevo, verso l’anno Mille, l’analisi dei repertori musicali delle Chiese latine ci permette di rintracciare alcuni parallelismi sia con le tradizioni delle Chiese orientali, che con le tradizioni musicali e laiche della diaspora, che si sono perpetuate attraverso la tradizione orale. Quindi, con tutta la prudenza che queste comparazioni richiedono, possiamo verificare l’assimilazione di melodie - si trovano infatti melodie comuni fra le tradizioni ebraiche e bizantine, siriache e del canto gregoriano, del canto ambrosiano etc. - ma anche le modalità di composizione e le particolari strutture formali.

     
    D. - Il canto liturgico odierno quali elementi ha conservato di quello medievale?

     
    R. - Il canto liturgico della Chiesa latina, che continua oggi ad essere il canto gregoriano, conserva gli stessi elementi che aveva assimilato già nella sua prima esistenza, poiché il nucleo fondamentale del repertorio è oggi lo stesso di mille anni fa. Teniamo conto che poi, oltre al canto gregoriano, noi abbiamo un altro tesoro: il canto proprio del rito ambrosiano, che si conserva nella diocesi di Milano, il quale ha parecchie relazioni con l’Oriente greco. Quindi, moltissimi canti di origine greco-siriaca sono presenti in versione latina nel repertorio ambrosiano.

     
    D. - La cura della musica all’interno delle celebrazioni liturgiche: un aspetto molto importante sia per Giovanni Paolo II che per Benedetto XVI. Secondo lei, che posto ha la musica nella Chiesa di oggi?

     
    R. - Al livello dei documenti ufficiali, a partire da quelli del Concilio Vaticano II, la musica ha un posto importantissimo e il primo posto è proprio del repertorio gregoriano. Poi, purtroppo, sappiamo tutti che nei fatti la situazione è stata più difficile, più complessa, però bisogna anche registrare sia da parte del Magistero che delle realtà locali, da un po’ di tempo, il tentativo di invertire la rotta, di correggere certi eccessi e di recuperare i valori della musica storicamente legata alla tradizione cattolica.

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    Chiesa e Società



    Nelle Filippine, padre Benedetti: “Attendiamo sviluppi positivi per padre Bossi"

    ◊   Trapela un cauto ottimismo dalle parole di padre Luciano Benedetti riportate dall’agenzia AsiaNews. Il Missionario del PIME (Pontificio istituto missioni estere) a Zambonaga ha ribadito “il cauto ottimismo espresso ieri” e ha detto di confidare “che ogni momento possa essere buono per la liberazione di padre Giancarlo Bossi”, malgrado lì sia calata la sera e “finora non ci sono stati sviluppi ulteriori alla vicenda”. Padre Benedetti precisa poi che la liberazione potrebbe avvenire “entro le prossime due settimane”, anche se non è possibile “fare previsioni sicure al riguardo”. “Un elemento certo è la volontà comune di cristiani e musulmani che chiedono una soluzione rapida della vicenda”, dichiara ancora Benedetti che sottolinea, inoltre, che la sua liberazione “contribuirebbe a scongiurare il pericolo di una escalation della tensione nel Paese”. “Credo che la raccolta firme congiunta di cristiani e musulmani lanciata dall’artista filippino Tomas Concepcion – sostiene in conclusione padre Benedetti – possa contribuire a creare una ventata di armonia fra la gente”. Tomas Concepcion, L’artista di origini musulmane che vive a Roma da diversi anni, si recherà a Zamboanga entro il 19 luglio, ed incontrerà il vescovo, mons. Romulo Geolina Valles, per proseguire il lavoro comune mirato alla liberazione del missionario del PIME (M.G.)

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    GMG 2008: aperte le iscrizioni per “HomeStay”, un programma rivolto ai residenti di Sydney che desiderano alloggiare i giovani pellegrini che si recheranno in città

    ◊   Ad un anno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Sidney, fervono i preparativi per accogliere i giovani che, da luglio del prossimo anno, arriveranno in città. Domenica scorsa, l’organizzazione della GMG ha aperto le iscrizioni per “HomeStay”, un programma destinato ai residenti di Sydney che desiderano alloggiare in casa due o più pellegrini, stranieri o residenti in altre città australiane. Mentre, venerdì prossimo, Benedetto XVI diffonderà il Messaggio indirizzato ai giovani in vista di questo avvenimento ecclesiale. Ai partecipanti di “HomeStay” verrà chiesto di mettere a disposizione luoghi per dormire e fare colazione per due o più pellegrini che dovranno avere più di 18 anni. L’ accoglienza dovrà abbracciare il periodo dal 14 al 21 luglio 2008. Alla GMG di Sydney, riferisce l’agenzia Zenit, dovrebbe partecipare circa mezzo milione di giovani. Secondo le stime degli organizzatori, 125 mila saranno stranieri, mentre 175 mila proverranno da altre città dell’Australia. La maggior parte dei giovani verrà alloggiata in scuole e saloni parrocchiali, ma secondo il vescovo Anthony Fisher, coordinatore della GMG, si calcola che in circa 50 mila dovranno essere accolti nei pressi di Sydney. Il vescovo ha esortato dunque i residenti a dimostrare la loro famosa ospitalità, regalando ai visitatori internazionali un’esperienza indimenticabile. “I cittadini di Sydney sono socievoli, aperti e generosi; siamo certi che molti di loro apriranno i loro cuori e le loro case ai giovani pellegrini di fuori città”, ha affermato il presule. Accoglienza incoraggiata e promossa anche da un comunicato della GMG, diffuso in questi giorni, che riporta le testimonianze di Cheryl Fernández e di suo fratello Carl, residenti a Sydney e presenti a Colonia per la GMG del 2005, dove hanno alloggiato in due famiglie diverse. “Durante il mio soggiorno a Colonia sono stata trattata come un membro della famiglia ed è una cosa che ricorderò sempre con affetto", ha riconosciuto Cheryl. "Ora l'evento è qui a Sydney e voglio contraccambiare il favore, mostrando ai visitatori d'oltreoceano la grande ospitalità australiana per cui siamo conosciuti”. (M.G.)

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    Nello Stato indiano del Kerala la Chiesa lotta per la libertà d'istruzione

    ◊   Gruppi religiosi e responsabili di istituti d’istruzione insieme all’arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly (Chiesa siromalabarese) hanno deciso di costituire un consiglio per la “tutela” dell’educazione e la protezione dei diritti delle minoranze. Hanno rivolto un appello al governo del Kerala perché ponga fine alle aggressioni di organizzazioni di studenti contro gli istituti d’istruzione di gruppi religiosi e garantisca a questi ultimi la necessaria autonomia. Padre Paul Thelakat, portavoce del sinodo della Chiesa siromalabarese, dice ad AsiaNews che “il contrasto tra il gruppo marxista del governo del Kerala e la Chiesa è sorto soprattutto dopo che la Chiesa ha aperto collegi professionali autofinanziati. Questo è un importante cambiamento per il Kerala, dove è carente un’istruzione professionale di qualità e migliaia di studenti debbono andare a studiare in altri Stati. Il Partito marxista e le sue organizzazioni giovanili sono radicati nel vecchio sistema, che sta fallendo soprattutto per la politicizzazione di scuole e collegi. L’istruzione di qualità è diventata costosa e non può più essere gratuita. Il governo dice di agire a favore dei poveri, ma in realtà vuole guadagnarsi voti, e in modo miope rifiuta ancora di rispettare la decisione della Corte Suprema per i collegi professionali autofinanziati. Il governo – prosegue – ha dato a panchayat, municipalità e corporazioni (i tre livelli dei governi locali) il potere di interferire con l’organizzazione e la conduzione delle scuole, cosa che viola i diritti delle istituzioni delle minoranze e ostacola la direzione delle scuole private. In questo ravvisiamo anche un indiretto tentativo di politicizzare le scuole e di introdurci i partiti politici, cosa vietata dalla Corte Suprema. La Chiesa non può consentire che le sue scuole, che sono istituzioni di una minoranza per proteggere la cultura religiosa della comunità, sia amministrata da gruppi politicizzati del governo. Inoltre c’è il tentativo di vietare insegnamenti e simboli religiosi nelle scuole che ricevono sovvenzioni. Pubblici funzionari tentano di diffamare i responsabili della Chiesa e degli istituti scolastici per creare un’immagine pubblica negativa. Gruppi giovanili del Partito marxista hanno interrotto con violenza la prova di esame per i posti direttivi della scuola medica professionale e il governo non ci dà protezione. In quest’ottica è stato creato il consiglio per proteggere gli istituti d’istruzione”. (R.P.)

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    Grande afflusso di pellegrini cinesi al Santuario mariano di She Shan a Shanghai

    ◊   Il Santuario mariano di She Shan a Shanghai nella Cina continentale, “ dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Ausilio dei Cristiani”, sta registrando un ingente afflusso di fedeli. In particolare di giovani che, per le vacanze estive, provengono da tutte le parti del Paese. Le visite al santuario, che è uno dei simboli principali della fede cattolica in Cina, riferisce l'Agenzia Fides, sono aumentate soprattutto dopo la pubblicazione della lettera del Santo Padre indirizzata ai fedeli cinesi. : “Da qui si vede la speranza della Chiesa in Cina – dichiara un sacerdote della diocesi di Shanghai -, la speranza dell’evangelizzazione e la vitalità di una Chiesa che sta cercando di accelerare il proprio camino verso l’unità tanto raccomandata dal Santo Padre nella sua amatissima lettera indirizzata a noi, pubblicata nello scorso 30 giugno”. Il sacerdote ha evidenziato il grande sforzo con cui la chiesa cinese ha diffuso il messaggio della lettera del Papa : “La nostra diocesi ha distribuito la lettera del Papa ai fedeli. Abbiamo saputo anche che anche altre diocesi e comunità di base hanno fatto altrettanto. Attraverso Internet - strumento molto efficacia per l’evangelizzazione - abbiamo potuto ottenere subito il testo per poterlo diffondere”, “ma ci dispiace un po’ sapere che in Europa circola la voce che i siti sono stati oscurati – aggiunge con rammarico il sacerdote - , secondo noi queste voci non aiutano la missione della Chiesa in Cina ed è una cosa irresponsabile, soprattutto in questo momento di grande svolta”. "Auspichiamo che tutti possano unirsi all’appello del Santo Padre – afferma in conclusione il sacerdote - a lavorare per l’unità della Chiesa sia nella preghiera che nell’azione, e che la ‘Beata Vergine Maria, Ausilio dei Cristiani’ protegga sempre la missione dell’unità in Cina”. (M.G.)

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    Sri Lanka: piano di interventi per ristrutturare le chiese cattoliche danneggiate dallo tsunami

    ◊   Il governo dello Sri Lanka ha varato un piano di ristrutturazione delle chiese cattoliche più antiche di 100 anni e di quelle colpite dallo tsunami del dicembre 2004. La decisione, riferisce l'Agenzia Misna, è stata presa dal presidente, Mahinda Rajapaksa, che è anche ministro degli Affari religiosi. I lavori di ristrutturazione e ricostruzione avranno un costo complessivo di sei milioni di rupie (quasi 40.000 euro), e si concentreranno, in particolare, su alcune chiese cristiane di notevole valore artistico-culturale delle zone meridionali, oltre a quelle spazzate via o danneggiate dal maremoto che, nell’ex- Ceylon, uccise oltre 41.000 persone. Tra i siti che beneficeranno del provvedimento governativo c’è il Santuario di Nostra Signora di Matara e le chiese di San Francesco a Tangalle, della Madre dei dolori a Hambantota e di Nostra Signora di Sindathri a Mattakotuwa. Secondo l’ultimo censimento, il 69,1% dei circa 21 milioni di abitanti è buddista, il 7,6% musulmano, il 7,1% induista e il 6,2% cristiano. (M.G.)

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    Nella Cina orientale colpita dalle alluvioni, centinaia di vittime ed oltre mezzo milione di senza tetto

    ◊   Centinaia di migliaia di abitanti del bacino dello Huai, principale affluente dello Yangtze nella Cina orientale, già vittime da sabato scorso della peggiori alluvioni degli ultimi 50 anni, sono stati messi in allerta per un ulteriore peggioramento delle condizioni atmosferiche previsto la prossima settimana. Le piogge torrenziali, riferisce l'Agenzia Misna, che hanno già superato i cento millimetri, hanno provocato finora oltre 400 vittime, 585.000 sfollati, distrutto 60.000 case, mentre si contano 155 dispersi. Il numero di coloro che hanno subito danni a causa dell’uragano ammonta a circa 15 milioni, mentre entro venerdì – secondo il China Daily – dovranno essere evacuate oltre 3 milioni di persone. Il danno economico provocato finora dall’alluvione è stimato in 9,17 miliardi di yuan, circa 90 milioni di euro. Ma ad allarmare le autorità è soprattutto il rischio di epidemie, aviaria compresa, che potrebbero scaturire da un simile disastro ambientale. Le inondazioni avrebbero provocato anche la fuga di due miliardi di ratti, con il rischio di gravissimi danni per l'agricoltura. Per bloccare la strada ai roditori le autorità stanno progettando la costruzione di una staccionata lunga 40 chilometri e in molte città è stato mobilitato l'esercito per ucciderli e smaltirne i resti. Regole sull’alimentazione e il comportamento da adottare nei confronti di animali, vivi e morti, vengono trasmessi alla televisione. Il governo ha stanziato 44 milioni di yuan per sostenere le zone colpite dal cataclisma, mentre il primo ministro Wen Jiabao, in visita nella provincia, ha promesso massimo aiuto alle popolazioni colpite. (R.P.)

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    Il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha esortato i seminaristi in Angola ad affidarsi “all’azione dello Spirito di Dio"

    ◊   Prosegue la visita del Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in Angola. Sabato scorso, scrive l'Agenzia Fides, il Cardinale Dias si è recato nell’enclave di Cabina, dove ha tenuto un discorso ai Missionari di Luanda, esortandoli a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e ricordando che maggiori sono gli ostacoli che si incontrano, maggiore è la Grazia che Dio dona a chi si affida Lui con semplicità e umiltà di cuore. Il Cardinale Prefetto si è poi rivolto ai seminaristi, ribadendo che sono la “speranza della Chiesa in questa terra”. “Di fronte alla vastità del compito dell’evangelizzazione - ha aggiunto il Cardinale - mi preme invitarvi vivamente a non limitarvi a piccoli progetti, o peggio, a seguire il desiderio di uno stile di vita comodo e sicuro”. Il Cardinale Dias ha infine esortato i seminaristi a crescere alla luce dell’azione dello Spirito Santo, “il protagonista della missione della Chiesa”. Domenica scorsa il Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli si è recato a Ujie, dove ha celebrato con i Vescovi della Conferenza Episcopale di Angola e Sao Tomé i 40 anni della fondazione della diocesi e dell’Episcopato del Vescovo locale, Mons. Moreira Dos Santos. La diocesi di Uije è suffraganea dell'arcidiocesi di Luanda. È stata costituita il 14 marzo 1967. Ha un’estensione di 63.467 kmq e una popolazione di 1.337.000 abitanti dei quali i cattolici sono 686.310 suddivisi in 16 parrocchie.

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    In Somalia l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha iniziato il trasferimento di 500 profughi somali in un campo dell’Etiopia orientale

    ◊   Sono iniziate le operazioni di trasferimento dei primi 500 rifugiati somali, fuggiti nel corso dell'ultimo anno dalle zone martoriate della Somalia centrale e meridionale a causa del recente conflitto. L’intervento, scrive l'Agenzia Fides, è condotto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che sta esaminando i casi di altri 7mila somali, presenti in diversi campi dell'Etiopia orientale. Queste prime 500 persone, che verranno presto trasferite nel campo UNHCR di Teferi Ber, si trovano ora nell'area di Kebribeyah, nell'Etiopia orientale, nei pressi del confine con la Somalia. I 500 profughi fanno parte di un gruppo di 4mila somali ai quali l'UNHCR e l'Autorità nazionale etiope per i Rifugiati e i Rimpatriati (ARRA) hanno da poco riconosciuto la status di rifugiato. Al momento, l’intera regione somala dell'Etiopia ospita oltre 16.500 rifugiati. I nuovi arrivi porteranno il numero totale dei rifugiati a 20.300. All'apice della crisi somala nei primi anni '90 la regione ospitava 628mila rifugiati distribuiti in otto campi. Dopo che la stragrande maggioranza di essi ha fatto ritorno in Somalia fra il 1997 e il 2005, tutti i campi, tranne uno, sono stati chiusi. Ma intanto in Somalia continuano le violenze: la conferenza di riconciliazione somale che doveva aprirsi domenica scorsa, è stata rinviata a giovedì prossimo, dopo che una serie di bombe era esplosa contro l'area che ospita l’assise a nord della capitale, Mogadiscio. (M.G.)

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    Camerun: “Soldi al seggio dove il partito al potere otterrà il 100%”, è la sconcertante offerta del presidente del Parlamento del Camerun. Dure critiche dalla Chiesa locale

    ◊   La chiesa del Camerun ha espresso dure critiche all’offerta in denaro avanzata dal presidente del Parlamento del Camerun, che ha proposto 100.000 franchi CFA (circa 152 euro) al seggio elettorale dove il partito al potere otterrà il 100% dei consensi alle elezioni legislative e municipali di domenica prossima. Secondo i vescovi del Paese africano, riferisce l'Agenzia Misna, la proposta del capo dell’Assemblea nazionale è un chiaro invito ad alterare i risultati delle elezioni. In un comunicato della Conferenza episcopale del Camerun (CENC), firmato dal suo segretario monsignor Patrick Lafon, si afferma infatti che la proposta “incita in modo manifesto i componenti dei seggi elettorali a manipolare i risultati delle urne”. “Il discorso tenuto dal presidente del Parlamento – continuano presuli camerunesi - è punito dall’articolo 123 del codice penale del Camerun”. La Conferenza episcopale locale, infine, chiede agli elettori di votare secondo coscienza per eleggere “cittadini e cittadine del Camerun che rendono credibili le istanze di rappresentanza del popolo”, cioè il Parlamento e i consigli municipali. Non è la prima volta che la chiesa locale esprime critiche al regime di Paul Biya laddove riscontri violazioni nell’applicazione della legge elettorale. A maggio, di fronte alla decisione del governo di prorogare la data di deposito delle candidature, i vescovi espressero “inquietudine” per l’intervento diretto dell’esecutivo. (M.G.)

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    In occasione della seconda Conferenza dei giovani ortodossi, il Patriarca Bartolomeo esorta i fedeli ad un utilizzo dei media “come tribuna della verità cristiana”

    ◊   “Membri della Chiesa – Cittadini del mondo”, è il titolo della seconda Conferenza dei giovani ortodossi svoltasi dall’11 al 16 luglio ad Istanbul, in Turchia. Secondo quanto riferisce l’agenzia SIR, l’iniziativa ha visto la partecipazione di giovani di tutte le eparchie del Patriarcato ecumenico nel mondo. Tra questi vi erano esponenti delle Chiese ortodosse sorelle, delle Comunità monastiche, delle altre Chiese e confessioni cristiane, di scuole teologiche, accademie, istituti e seminari e di organizzazioni e associazioni giovanili. Per l’occasione i giovani ortodossi hanno realizzato un sito Internet (http://youth.ecupatriarchate.org/) dove hanno inserito programmi, testi, messaggi e foto che hanno permesso anche a distanza di seguire il convegno. Un utilizzo in chiave pastorale dei nuovi mezzi di comunicazione che è stato esortato, non a caso, dallo stesso Patriarca Bartolomeo I nel suo saluto di benvenuto. “La televisione, la radio, la stampa e Internet – ha detto – non devono necessariamente essere al servizio del male e del peccato. Possono essere utilizzati, e anche bene, come tribuna della verità cristiana, come cassa di risonanza al Vangelo della carità”. D’altra parte, ha aggiunto il Patriarca, “non dimentichiamoci che la maggior parte dell’umanità non ha alcuna idea di Cristo e del Vangelo! È tragico constatare che la “M” di McDonalds è mondialmente più conosciuta della Croce di Cristo!”. (M.G.)

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    L'Associazione "Scienza e Vita": riformare la Legge 40 sulla procreazione assistita è una "tentazione da respingere"

    ◊   La revisione della Legge 40 del 2004, sulla procreazione medicalmente assistita, è una tentazione da respingere: è quanto afferma l’Associazione "Scienza e Vita" nell’imminenza della revisione delle linee-guida della normativa. In una conferenza stampa tenuta oggi a Roma, l’Associazione ha ribadito che la Legge 40 ha funzionato e funziona, perché tutela la vita e evita la morte, in particolare evita le distruzioni dirette e premeditate di embrioni e contribuisce a superare le cause della sterilità. "Scienza e Vita" si è inoltre soffermata sulla relazione del 28 giugno 2007, presentata dal Ministero della sanità, sullo stato di attuazione della Legge 40. "Una relazione - ha sottolineato Lucio Romano, consigliere dell’Associazione e vicepresidente del Movimento per la Vita - che presenta una forte criticità nella raccolta dati, poiché essi sono utilizzabili solo in forma aggregata". "Inoltre - ha aggiunto - il 37,5 % dei Centri per la procreazione medicalmente assistita non ha fornito informazioni sulle gravidanze ottenute e sul loro esito". "E’ assolutamente falso - ha ribadito Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita - che la Legge 40 abbia ridotto la percentuale delle gravidanze, come dedotto dalla relazione ministeriale". Infatti, ha detto, "il calo delle gravidanze si è verificato anche per le tecniche di primo livello di fecondazione, non toccate dalla Legge 40". Di conseguenza, per Casini, la riduzione delle gravidanze è dovuta ad altri fattori come l’aumento di età delle donne che si rivolgono ai centri per la procreazione assistita. "La Legge 40 - ha ricordato Maria Luisa Di Pietro, presidente di Scienza e Vita - non è una legge cattolica, ma laica poiché difende il principio di uguale dignità per ogni essere umano". (A cura di Isabella Piro)  

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    24 Ore nel Mondo



    L'ONU denuncia la sempre più drammatica situazione nella Striscia di Gaza - Oltre 40 morti in Iraq per una nuova, tragica serie di attentati

    ◊   In primo piano, gli sforzi per dare nuova linfa al difficile processo di pace in Medio Oriente: la Giordania ha accolto in maniera favorevole la proposta del presidente statunitense, George W, Bush, di una Conferenza internazionale per porre fine al conflitto israelo-palestinese. Il nostro servizio:


    Il re di Giordania si è detto convinto che una conferenza internazionale apra “la strada per il compimento di progressi reali e tangibili”. A queste speranze si aggiunge poi il buon esito del vertice di ieri tra il premier israeliano, Ehud Olmert, ed il presidente palestinese Abu Mazen, che a Gerusalemme hanno concordato il rilascio di 250 prigionieri palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane. A Gaza, intanto, è sempre più preoccupante la situazione umanitaria: l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA) ha chiesto l’intervento della comunità internazionale. “La violenza crescente nella Striscia di Gaza e la chiusura delle frontiere imposta da Israele – precisa il commissario generale dell’agenzia – stanno provocando un peggioramento progressivo delle condizioni di vita”. A Gaza, il 36 per cento degli abitanti è disoccupato ed oltre il 90 per cento dei cittadini vive in povertà. Secondo l’UNRWA sono necessari almeno 47 milioni di dollari da destinare a progetti di emergenza. La situazione della Striscia di Gaza potrebbe comunque migliorare nelle prossime ore: il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal, ha annunciato infatti che il suo movimento è pronto a restituire il controllo delle istituzioni di Gaza all'Autorità Nazionale Palestinese.

    - La situazione umanitaria è drammatica anche in Iraq, dove secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM) oltre un milione di iracheni ha lasciato le proprie case dal febbraio del 2006, quando l’attacco contro la moschea sciita di Askariya ha innescato una sanguinosa serie di scontri tra sunniti e sciiti. In Iraq, intanto, proseguono le violenze: dopo l’attentato kamikaze condotto ieri nel nord del Paese e costato la vita ad almeno 80 persone, un ennesimo massacro è stato compiuto in una provincia a nord est di Baghdad. Il nostro servizio:


    La strage è avvenuta nella notte: uomini armati, con indosso le divise dell’esercito iracheno, hanno fatto irruzione in diverse abitazioni in un villaggio nella turbolenta provincia di Diyala. Il bilancio è pesantissimo: sono morte almeno 29 persone. Tra le vittime, ci sono donne e bambini e 12 membri di una stessa famiglia. Sono stati uccisi anche cinque agenti di polizia. La provincia di Diyala, una delle più pericolose e violente dell’Iraq, è abitata da sunniti, sciiti e curdi. Da circa un mese, questa zona è teatro inoltre di una nuova, massiccia offensiva delle forze americane e irachene contro i gruppi terroristici sunniti legati ad Al Qaeda. Migliaia di soldati americani sono poi entrati a Baquba, capoluogo della provincia di Diyala, per scacciare i miliziani dell’organizzazione terroristica che avevano trasformato la città in una loro roccaforte. Ma la situazione rimane ancora instabile e si temono ulteriori attacchi. Nuovi episodi di violenza hanno scosso anche Baghdad: dieci persone sono morte in seguito ad un attentato kamikaze compiuto al passaggio di una pattuglia dell’esercito iracheno. La deflagrazione di una bomba, esplosa vicino all’ambasciata iraniana, ha provocato inoltre la morte di altre 4 persone. L’attentato è stato compiuto nei pressi della super-fortificata ‘Zona Verde’ dove si trovano, oltre a varie ambasciate, anche le sedi del governo e del parlamento.

    - In Libano, un nuovo attacco è stato condotto ieri contro i soldati dell’UNIFIL, la forza di interposizione dell’ONU schierata nel sud del Paese. L’esplosione di un ordigno ha investito l’auto dei caschi blu della Tanzania a pochi chilometri da Tiro. Fortunatamente, non ci sono state vittime. I movimenti sciiti Hezbollah e Amal hanno condannato l’attentato in un comunicato congiunto.

    - Telefonata tra i capi delle diplomazie russa e britannica, sul caso Litvinenko, dopo che Londra ha annunciato ieri l’espulsione di quattro diplomatici di Mosca in risposta al rifiuto di estradare il principale sospettato dell’assassinio dell’ex agente russo. Litvinenko è stato ucciso con una dose letale di polonio nel novembre scorso, mentre era in esilio a Londra. Il servizio di Giuseppe D’Amato:


    L’espulsione dei nostri diplomatici è immorale: è questa la reazione del Ministero degli esteri russo che promette risposte adeguate. Duri sono anche i commenti provenienti dal mondo politico. I comunisti parlano apertamente di provocazione. Nessuno in realtà si attendeva un aggravamento così improvviso della crisi diplomatica. Il segretario degli Esteri britannico, David Miliband, ha annunciato in Parlamento non solo l’espulsione di quattro diplomatici russi ma anche restrizioni alla concessione dei visti ai rappresentanti del potere di Mosca. Londra accusa i russi di non fare abbastanza per assicurare alla giustizia i responsabili dell’omicidio Litvinenko, ex agente del KGB in esilio nel Regno Unito. La Gran Bretagna ha chiesto l’estradizione di Andrei Lugovoy, ex 007 accusato da Scotland Yard di aver avvelenato il collega con il Polonio 210. Questa è la peggiore crisi diplomatica dal 1971, quando Londra espulse 105 impiegati sovietici; allora, però, c’era la Guerra Fredda. (Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)

    - Non si sblocca la fase di stallo sul futuro del Kosovo: la Russia ha respinto per la terza volta il progetto di risoluzione delle Nazioni Unite. Secondo fonti diplomatiche, il governo di Mosca esige che Belgrado e Pristina accettino il testo prima della votazione in Consiglio di Sicurezza. Il servizio di Beatrice Bossi


    La Russia ha nuovamente rifiutato la bozza di risoluzione dell’ONU sullo status del Kosovo, che prevede la graduale autonomia della regione serba a maggioranza albanese, dal 1999 amministrata dalle Nazioni Unite. Secondo la Russia, il testo non prende in considerazione la volontà della minoranza serba. Ieri, al Palazzo di Vetro, l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, ha precisato che in caso di votazione al Consiglio di Sicurezza, la Russia farebbe valere il suo diritto di veto. Ma gli Stati Uniti sarebbero pronti ad avviare il processo per l’autonomia della regione, anche senza una risoluzione ONU. E’ poi previsto per il 25 luglio, a Berlino, un ulteriore incontro tra i rappresentati di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania, per trovare una nuova soluzione. Già da un anno e mezzo, le delegazioni serba e croata, sotto la guida del mediatore dell’ONU, Martti Ahtisaari, cercano un compromesso per definire lo status del Kosovo. A rendere ancora più intricata la questione ci sono poi, secondo molti osservatori, gli interessi della Russia nei Balcani: il governo di Mosca, alleato della Serbia, teme - in base a queste analisi - che un’indipendenza del Kosovo possa costituire un duro colpo per le compagnie energetiche russe presenti nella regione.

    - E' previsto, a settembre, un incontro tra rappresentanti dei gruppi ribelli ed esponenti del governo per avviare i negoziati sul Darfur, la tormentata regione occidentale sudanese. E’ questo uno degli accordi raggiunti durante il vertice tenutosi a Tripoli, in Libia. Il servizio di Giulio Albanese:


    La conferenza di due giorni a Tripoli, sul delicato tema del Darfur, si è conclusa ieri proponendo iniziative concrete che, se rese esecutive, potrebbero servire a rilanciare il processo di pace nella tormentata regione del Sudan occidentale distrutta, come è noto, da una sanguinosa guerra civile. Hanno partecipato alla Conferenza i rappresentanti di 18 Paesi e organizzazioni internazionali, tra cui Nazioni Unite, Unione Europea, Unione Africana, Lega Araba, Stati Uniti, Cina, Russia, Libia ed Egitto. E’ stato deciso di organizzare un incontro tra il 3 ed il 5 agosto ad Arusha, in Tanzania, tra gli inviati speciali della Comunità internazionale in Sudan e i leader dei movimenti ribelli non firmatari dell’accordo di Abuja del 5 maggio del 2006. L’incontro avrebbe, in sostanza, lo scopo di assicurare che tutte le parti coinvolte siano consultate prima di un nuovo round di negoziati per evitare un fallimento proprio come accadde nel 2006. Sempre secondo la tabella di marcia fissata a Tripoli, si dovrebbe poi svolgere a settembre una sorta di vertice tra i ribelli e il governo sudanese. Sono tutti segnali che fanno guardare al futuro con un certo ottimismo anche se, parlando di Darfur, l'esperienza del passato insegna che le promesse attendono una verifica. (Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese).

    - Rinviata ad oggi in Libia l’ultima istanza sul caso delle cinque infermiere e un medico bulgari, accusati di aver infettato con il virus dell’AIDS oltre 400 bambini. La condanna alla pena di morte potrebbe essere commutata in ergastolo in cambio di un indennizzo.

    - Continuano le violenze a Mogadiscio, in Somalia. Ieri, tre attentati hanno provocato tre morti e numerosi feriti. Intanto, è stata aggiornata a giovedì la Conferenza di riconciliazione somala che ha avviato i lavori nonostante l’area dell’incontro sia stata uno degli obiettivi dei terroristi.

    - Una violenta tempesta si è abbattuta in questi giorni nella provincia orientale di Anhui, in Cina. Oltre 400 persone hanno perso la vita e centinaia sono i dispersi. Il governo ha stanziato 44 milioni di yuan per aiutare le zone interessate dal disastro.

    - Una bomba è esplosa questa mattina nella provincia di Yala, in Thailandia. Un poliziotto è rimasto ucciso e altre 18 persone che si trovavano sul posto per indagare su un precedente attentato sono rimaste ferite. Secondo le prime informazioni, la polizia era un obiettivo degli attentatori.

    - In Australia, il governo ha deciso ieri il trasferimento in un centro di detenzione per immigrati di un medico indiano rilasciato sotto cauzione dopo l’accusa di coinvolgimento negli attentati falliti in Gran Bretagna. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 198

     
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