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SOMMARIO del 15/07/2007
E’ l’amore il cuore della vita cristiana: così, il Papa all’Angelus a Lorenzago di Cadore, accolto dall’entusiasmo dei fedeli. L’invito di Benedetto XVI ai giovani a partecipare numerosi alla GMG di Sydney
◊ Anche le vacanze possono essere un tempo propizio per far crescere il rapporto personale con Cristo: è quanto sottolineato da Benedetto XVI all’Angelus, nella suggestiva cornice del Castello di Mirabello a Lorenzago di Cadore, dove il Papa sta trascorrendo un periodo di riposo da lunedì scorso. Tantissimi fedeli sono accorsi nella località delle Dolomiti per esprimere il proprio affetto al Santo Padre, nel primo evento pubblico da quando Benedetto XVI si trova a Lorenzago. Soffermandosi sulla parabola del buon samaritano, il Papa ha ribadito che l’amore è il cuore della vita cristiana. Quindi, ha annunciato che, venerdì prossimo, sarà reso noto il Messaggio per la XXIII GMG, in programma a Sydney tra un anno, proprio in questi giorni di luglio. L’indirizzo d’omaggio, a nome di tutti i fedeli, è stato rivolto dal vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Un panorama incantevole e l’affetto caloroso dei fedeli hanno fatto da cornice al primo Angelus di Benedetto XVI a Lorenzago di Cadore. In un clima festoso, il Papa ha ringraziato il Signore per la possibilità di trascorrere alcuni giorni di riposo in montagna ed ha rivolto un pensiero particolare a quanti contribuiscono ad assicurargli un soggiorno “sereno e proficuo”. Poi ha sottolineato che di fronte allo spettacolo delle vette “protese verso il cielo, sale spontaneo nell’animo il desiderio di lodare Dio per le meraviglie delle sue opere”. E’ così, ha aggiunto, che “la nostra ammirazione per le bellezze naturali si trasforma facilmente in preghiera”. Benedetto XVI si è così soffermato sul valore delle vacanze per un cristiano:
"Ogni buon cristiano sa che le vacanze sono tempo opportuno per distendere il fisico ed anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione, per crescere nel rapporto personale con Cristo e conformarsi sempre più ai suoi insegnamenti".
Ha quindi rivolto il pensiero alla liturgia della domenica, che invita a riflettere sulla parabola del buon samaritano. Un racconto, ha detto, che “introduce nel cuore del messaggio evangelico: l’amore verso Dio e verso il prossimo”. E’ Gesù, ha ribadito, che chiede ad ognuno di noi di “farsi prossimo di ogni persona che incontra”. Parole corredate da una riflessione e da un importante annuncio:
"L'amore è dunque il 'cuore' della vita cristiana; infatti solo l’amore, suscitato in noi dallo Spirito Santo, ci rende testimoni di Cristo. Ho voluto riproporre quest'importante verità spirituale nel Messaggio per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, che verrà reso noto venerdì prossimo, 20 luglio: 'Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni' (At 1,8). Questo il tema su cui, cari giovani, vi invito a riflettere nei prossimi mesi, per prepararvi al grande appuntamento che avrà luogo a Sydney, in Australia, tra una anno, proprio in questi giorni di luglio.
Il Papa ha affidato a Maria il cammino di preparazione e lo svolgimento del prossimo incontro della gioventù e ha invitato i giovani a parteciparvi numerosi. Dopo la recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha salutato i responsabili delle istituzioni locali ed i vescovi della zona, mons. Andrich, vescovo di Belluno-Feltre, mons. Mazzocato, vescovo di Treviso, mons. Magnani, vescovo emerito di Treviso, e mons. Pasqualotto, vescovo ausiliare di Manaus, in Brasile, nativo di Treviso, assicurando “una speciale preghiera per loro e per il cammino pastorale delle rispettive Comunità diocesane”. Dopo i saluti, in particolare ai giovani dei campiscuola, agli Scout e ai seminaristi, il Papa si è trattenuto con alcuni fedeli, mentre nel piazzale antistante il Castello di Mirabello si intonavano cori affettuosi per Papa Benedetto:
Cori e canti
A margine dell’Angelus, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, si è soffermato con alcuni giornalisti, come ci riferisce Alessandro Gisotti:
La seconda Enciclica del Pontefice, ha spiegato padre Lombardi, è ancora ad “un livello molto iniziale, di idea, di riflessione scientifica che può essere impostata”. Durante questo periodo, ha aggiunto, Benedetto XVI si dedica di più alla seconda parte del suo libro su Gesù di Nazaret. Padre Lombardi ha anche parlato dei prossimi viaggi apostolici del Papa. Oltre a Loreto e Vienna a settembre, e a Napoli il 21 ottobre, ed ovviamente la GMG di Sydney, ricordata anche all'Angelus dal Santo Padre, il direttore della Sala Stampa ha indicato due viaggi con data da definirsi. Si tratta di una visita al Santuario mariano di Lourdes e una alle Nazioni Unite di New York. Padre Lombardi si è anche soffermato sugli ultimi documenti del Pontefice. La lettera ai cattolici cinesi, ha sottolineato, è “un documento storico straordinario, di grandissima attualità e che avrà impatto sulla storia e la vita del Paese” asiatico. A proposito del Motu Proprio sull’uso del Messale in latino del 1962, ha ribadito che non si tratta “affatto di un passo indietro”, né un “voler mettere in questione il Concilio Vaticano II”.
Come sottolineato, a Lorenzago oggi si respirava un clima davvero festoso, come ci conferma l'inviato di "Avvenire", Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente nella località dolomitica da Alessandro Gisotti:
R. - E' stato un momento di grandissima festa. Tutto il piazzale era pieno di gente, nonostante il gran caldo. Quando il Papa è arrivato si è intrattenuto a lungo e tutto si è svolto in un'atmosfera di grande gioia e festa.
D. - Il Papa ha ringraziato il Signore per il panorama straordinario, che lo aiuta, in un certo senso, anche a pregare. Benedetto XVI stesso ha detto: "E' facile che l'ammirazione per le bellezze naturali diventi preghiera"...
R. - Sì, esatto! In questo devo dire che ha ripreso anche un qualcosa che aveva già avuto modo di dire proprio sull'incanto di una natura che ci avvicina più al Signore, che ci permette di ammirare la bellezza di una creazione, che tutti quanti noi siamo chiamati a difendere, a proteggere e a promuovere.
D. - Oggi il momento a lungo atteso dell'Angelus, con un bagno di folla. Ma, ieri in serata, anche un altro momento importante...
R. - Sì, ieri sera alle 18, il Papa ha ricevuto il sindaco e la giunta di Lorenzago di Cadore e tutte le persone, circa una quarantina, comprese le famiglie, di tutti coloro che hanno contribuito al restauro della villetta e l'ambiente intorno per il soggiorno del Papa. Benedetto XVI ha notato in modo particolare come tutto quello che è stato realizzato si inserisca nel contesto naturale in modo armonioso, come una preghiera che lo aiuta a vivere con quella spiritualità, a cui ci ha abituato, anche in questo periodo di riposo.
Ad una settimana dalla pubblicazione, il cardinale indiano Toppo e il vescovo brasiliano Santoro raccontano, ai nostri microfoni, come è stato accolto dai fedeli il Motu Proprio sull’uso del Messale del 1962
◊ I fedeli indiani hanno compreso che il tema della riconciliazione è alla base del Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. E’ quanto sottolinea il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, ad una settimana dalla pubblicazione del documento sull’uso del Messale del 1962. In questa intervista di Alessandro Gisotti, il cardinale Toppo, presidente della conferenza episcopale indiana, mette l’accento sulle opportunità che possono essere colte dalla pubblicazione del Summorum Pontificum:
R. – We are all with the Holy Father because it is an initiative to …
Siamo tutti con il Santo Padre, perché questa è un’iniziativa volta a promuovere la riconciliazione nella Chiesa cattolica. Apprezziamo la grande ricchezza della Chiesa. Quanto stabilito dal Motu Proprio non è un’imposizione: è quello che la Chiesa ha fatto nel passato e che molti fedeli apprezzano ancora: ce ne sono molti che sono legati a questa tradizione. Ecco perché l’intenzione del Santo Padre è quella della riconciliazione, della valorizzazione di questa tradizione per l’unità nella Chiesa. Trovo che sia un’iniziativa meravigliosa e non ci trovo alcun tipo di imposizione per alcuno. E’ solo una forma di apprezzamento per quello che già abbiamo, nel desiderio di portare riconciliazione tra i fedeli per l’unità all’interno della Chiesa cattolica.
D. – I fedeli in India comprendono le reali intenzioni del Papa, questo desiderio di riconciliazione?
R. – It is not a problem, here in India; it is not a problem at all, as it is in Europe, …
Non è un problema, qui in India, non è assolutamente un problema come in Europa. Forse solo a Bombay, ma se ne sta occupando il vescovo: la Messa tridentina, lo ribadisco, non presenta alcun problema. E’ molto apprezzata, e per coloro che lo desiderino, ovunque sia possibile accontentarli, si celebrerà la Messa secondo l’antico rito. Noi in India abbiamo Messe celebrate secondo diversi riti della Chiesa cattolica. Come ha detto il Santo Padre, per quanto riguarda il Messale del 1962, non ci sono due riti, ma è un solo rito con diversi modi di celebrarlo. Ecco perché noi non vediamo alcuna difficoltà, e neanche la gente ne ha. Ecco: l’unità nella diversità! Non si tratta quindi di uniformità nell’unità ma – appunto – di unità nella diversità.
Dall’India al Brasile: al microfono di Alessandro Gisotti, il vescovo di Petropolis, mons. Filippo Santoro, sottolinea la richiesta di una rinnovata sacralità diffusa tra i fedeli della sua diocesi e rafforzata da questo Motu Proprio:
R. – Il compito principale di noi vescovi, ed è quello che vedo anch’io nella mia diocesi, è di far capire l’aspetto profondo che Papa Benedetto vuole sottolineare: proprio questo aspetto della riconciliazione, della comunione piena è il cuore della proposta di Benedetto XVI. Noi abbiamo un compito da svolgere anche perché sulla stampa l’attenzione è tutta andata sugli aspetti secondari della questione. Hanno persino confuso le idee dicendo che adesso tornerà ad essere obbligatorio per tutti il latino! Per come la notizia è stata veicolata da certa stampa, l’impressione era che aspetti secondari prendessero il posto del nucleo essenziale. Ma, sia con i sacerdoti sia con il popolo, il lavoro nostro di vescovi è questo: mettere in luce il cuore della questione. E mettendolo in luce, si toglie una certa confusione che può esserci. Il nucleo, quando è spiegato, riscuote l’adesione positiva sia dei sacerdoti che del popolo di Dio.
D. – Nella Lettera che accompagna il Motu proprio, il Santo Padre sottolinea anche l’esigenza di una nuova valorizzazione della sacralità, con riferimento anche al Messale del 1970. E’ un’esigenza sentita dai fedeli della sua diocesi?
R. – Certamente, è un’esigenza molto sentita! Molto sentita soprattutto per l’affermarsi di tante forme liturgiche. La nostra diocesi di Petropolis conta qualcosa come 12 corali che cantano in latino, cantano in polifonico ... c’è tutta una sensibilità molto ricettiva in questo senso. Quindi, ciò che valorizza la ripresa del sacro, il valore del silenzio, il valore della musica sobria, il valore di una liturgia in cui il senso del mistero si impone sia nei sacerdoti, sia in grande parte del popolo, è vista come una prospettiva positiva, in cui la celebrazione del culto, unita alla celebrazione della vita, guadagna in dignità.
Appello in favore della vita dell’episcopato del Portogallo, dove oggi entra in vigore una legge che depenalizza l’aborto
◊ Entra in vigore, oggi in Portogallo, la legge che depenalizza l’aborto su semplice richiesta della donna, entro dieci settimane dal concepimento. L’ampliamento del ricorso gratuito ai servizi sanitari pubblici per interrompere la gravidanza è stato approvato in un referendum all’inizio del febbraio scorso e sancito in una legge nel mese di aprile. La Chiesa cattolica portoghese ribadisce l’illegittimità dell’aborto e chiede al governo politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità. La riflessione di mons. Carlos Alberto Moreira de Azevedo, vescovo ausiliare di Lisbona e portavoce della Conferenza episcopale portoghese. L’intervista è di Stefano Leszczynski:
R. – L’entrata in vigore di questa nuova legge sta muovendo le coscienze di molti cristiani e di molte persone che esprimono il loro malessere, poiché considerano il valore della vita un valore essenziale, proprio nel giorno dell’entrata in vigore di questa legge iniqua.
D. – Eccellenza, un sintomo evidente di questo malessere è il fatto che molti medici hanno opposto obiezione di coscienza e non praticheranno, quindi, aborti...
R. – Questo è stato un appello rivolto dalla Conferenza episcopale: una volta, infatti, che il referendum ha portato a questo risultato, abbiamo chiesto che i cristiani infermieri e medici, le donne e gli sposi cattolici applicassero l’obiezione di coscienza. Sono stati molti i medici che hanno accolto questo appello ed hanno aderito all’obiezione di coscienza. Questo ha certamente rappresentato una grande sorpresa per il governo e per lo Stato: in molti ospedali pubblici non sarà infatti possibile praticare l’aborto poiché sono moltissimi i medici che hanno aderito all’obiezione di coscienza. In Portogallo, tutti i tipi di interventi chirurgici, compresi quelli relativi a patologie cancerogene, devono essere pagati. Da domani, invece, gli interventi per l’aborto saranno gratuiti e interamente a carico dello Stato. Questo ci sembra veramente una cosa incredibile.
D. – Resta tuttavia, in Portogallo, anche la piaga dell’aborto clandestino. Cosa si può fare in difesa dei nascituri e in particolare delle donne?
R. – Ci sono diverse istituzioni nelle diocesi che ricevono, ospitano ed assistono le donne che vogliono avere il bambino, mettendole, tra l’altro, in condizione di far crescere i propri figli in un ambiente migliore. Riguardo all’aborto clandestino, poi, crediamo che sia così grande la vergogna che provano queste donne, da ritenere di non aver altra scelta da fare. Noi cerchiamo di promuovere una cultura della vita che permetta a queste persone di credere di avere altre soluzioni. Riteniamo, perciò, che siano anzitutto le condizioni sociali e le condizioni economiche che devono cambiare per aiutare le donne che aspettano un bambino.
Con un rinnovato impegno alla riconciliazione dei popoli balcanici, si è chiusa ieri la Conferenza episcopale della Bosnia ed Erzegovina
◊ La difficile situazione dei cattolici e le conflittualità che permangono nell’intera regione dei Balcani sono state al centro dei lavori, chiusi ieri, della Conferenza episcopale della Bosnia, riunita a Banja Luka, in concomitanza con il luttuoso anniversario della strage di Srebenica, il più grave eccidio - consumato in Europa - dalla Seconda Guerra Mondiale ai danni di circa 8 mila musulmani, vittime dell’Esercito serbo guidato dal generale Mladic. Un genocidio consumato 12 anni fa, l’11 luglio del 1995, nell’enclave islamica nella Bosnia Erzegovina, sotto la protezione dell’ONU, che non seppe garantire quelle migliaia di vittime civili innocenti. Luca Collodi ha intervistato mons. Ivo Tomasevic, segretario della Conferenza episcopale della Bosnia ed Erzegovina, che lamenta a tutt’oggi gravi manchevolezze nel riappacificare le popolazioni e ricostruire il Paese su fondamenti di giustizia:
R. – Posso dire che in Bosnia ed Erzegovina la situazione non è risolta a livello dello Stato, perché con gli Accordi di Dayton era stata fermata la guerra, ma non era stata fatta giustizia. Sono state, anzi, compiute tante ingiustizie, specialmente riguardo proprio alla divisione nelle due entità, che hanno in qualche modo legalizzato molti crimini di guerra. Dodici anni fa non è stato applicato assolutamente un sistema giusto a livello statale. I vescovi, due anni fa, proprio riguardo a tutto questo, hanno fatto una proposta concreta su come poter riorganizzare lo Stato della Bosnia ed Erzegovina, creando quindi uno Stato in cui tutti e tre i popoli, tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti su tutto il territorio della Bosnia ed Erzegovina.
D. – Mons. Tomasevic, a Banja Luka siete stati impegnati in una riunione della Conferenza episcopale bosniaca. Siete nella Repubblica serba di Bosnia ed uno dei temi che state affrontando è quello relativo alla situazione all’interno della diocesi di Banja Luka, una diocesi il cui territorio si trova per lo più in territorio serbo…
R. – Sì, è proprio così. La Chiesa della diocesi di Banja Luka ha sofferto molto tutta questa situazione. Conta 110 mila cattolici e circa 70 mila sono stati cacciati: sono molto pochi quelli che sono restati nelle zone dove i serbi hanno il controllo. Il vescovo Komarica, il vescovo di Banja Luka, all’inizio dei lavori della riunione della Conferenza episcopale ha detto che la situazione è molto triste perché sono molto pochi i profughi che sono rientrati e quelli che sono restati non godono purtroppo di tutti i diritti. La Chiesa cerca di aiutare come può: nella diocesi ha anche aperto un centro scolastico e si impegna molto a livello di Caritas anche perché, a livello politico, in special modo nella Repubblica Serba, non viene fatto niente per i cattolici per farli rientrare. Nella diocesi di Banja Luka sono stati uccisi 7 sacerdoti ed una suora e nessuno sembra esserne responsabile. Questo deve cambiare e si può cambiare.
D. – Mons. Tomasevic, come Conferenza episcopale bosniaca vi state anche occupando di un altro problema, non solo bosniaco ma balcanico, quello cioè del traffico degli esseri umani…
R. – Sì e purtroppo di questo non si parla neanche molto nei media e a livello politico, malgrado siano molte le persone coinvolte in questo traffico. I vescovi vogliono fare qualcosa anche a livello di pastorale per cercare di dare delle risposte concrete per aiutare queste persone, in special modo i giovani e le donne che sono in strada, che non hanno una casa e sono le prime vittime della droga e di molti altri problemi.
Con il tradizionale concerto in Piazza Duomo a Spoleto, cala questa sera il sipario sulla 50.ma edizione del Festival dei Due Mondi
◊ Si chiude in grande stile il Festival dei Due Mondi di Spoleto: ieri, serata dedicata alla musica tedesca con i 12 violoncelli dei Berliner Philharmoniker e, fra poche ore, il Concerto Finale in Piazza Duomo, in memoria del compositore Gian Carlo Menotti, scomparso lo scorso febbraio. Il servizio di A.V.:
Il lascito artistico e spirituale di Gian Carlo Menotti aleggia nella 50.ma edizione, appuntamento che il suo fondatore ha mancato per pochi mesi. E la sua musica, dall’opera Maria Golovin ai brani sinfonici e sacri nei Concerti dell’Ora Mistica e in Duomo, ha intessuto il cartellone del suo ricordo, affidato anche a una Messa di suffragio celebrata dall’arcivescovo Riccardo Fontana. Nella sua omelia, il ricordo di un artista sovente incontrato in chiesa, a pregare, ma anche schivo, non bigotto. “La musica alta che Menotti ha portato in città - ha detto il presule - è linguaggio capace di far scoprire ad ogni uomo la grandezza di Dio”. Ma se il nobile tributo al maestro ha sostenuto con commossa partecipazione la rassegna, i litigi tra sponsor e fondazione, tra comune e organizzatori l’hanno fatta ricadere nel baratro delle questioni economiche e di gestione.
Ieri sera, intanto, un inatteso colpo di coda, il German Day, con il concerto dell’ensemble di violoncelli dei Berliner Philharmoniker, il jazz tedesco del duo Trummor&Orgel e la banda di ottoni Beat ‘n Blow. Un’esaltazione della cultura tedesca in cui la musica classica ha un ruolo principe.
Conclusione doppiamente celebrativa del cinquantesimo anniversario e del Maestro Menotti, con un concerto monografico dedicato a sue composizioni: la "Missa O Pulchritudo" basata sul rito cattolico, ma che sostituisce al Credo un Mottetto su testi di Sant'Agostino; "The death of Orpheus" per tenore, coro e orchestra e "Two spanish visions" su liriche di Santa Teresa d'Avila e San Giovanni della Croce. Il direttore dell’Orchestra, Mark Stringer:
R. Le parole delle “Two spanish visions” sono sullo stesso tema del Mottetto Pulchritudo: l’ossessione di una gentilezza, bellezza e spiritualità nel mondo ordinario e nell’uomo ordinario. E’ un contatto con Dio. Gian Carlo Menotti era un uomo molto spiritoso, molto religioso, non convenzionale ma molto religioso; ha sempre cercato sempre questa stessa bellezza e spiritualità nel mondo ordinario e negli uomini ordinari; ha sempre cercato Dio nell’uomo”.
Nella Messa di chiusura dell’assemblea del CELAM, a Cuba, il cardinale Jaime Ortega esorta ad una rinnovata evangelizzazione dell’America Latina e dei Caraibi
◊ Con forza il cardinale Ortega sottolinea che la Conferenza di Aparecida ha segnato una chiamata alla missione per tutta l’America e non con l’intento di fare dichiarazioni dure, riunire le forze, condannare l’uno o l’altro, o mostrare al continente un qualche potere politico, sociale o religioso. Ma, ribadisce l’arcivescovo dell’Avana, la città che ha ospitato questa 31.ma Assemblea del CELAM, "per riconoscerci discepoli di Cristo, inviati ai nostri popoli, perché abbiamo la vita in Lui”. Tante però le difficoltà che si presentano alla Chiesa: non in tutti i luoghi del mondo si eliminano fisicamente i cristiani – ricorda ancora il cardinale Ortega – ma c’è un attacco alla cultura cristiana, ad una concezione del mondo e dell’uomo basata sulla legge naturale. Si tenta di sostituirla con uno strano codice di diritti, come quello di manipolare la vita umana o di eliminarla nel seno materno. Tutto ciò si aggiunge ai problemi dei popoli latinoamericani e quindi disuguaglianza, povertà, fame, malattie. Di fronte a tutto questo, fissando lo sguardo su Gesù Cristo, la Chiesa dell’America Latina ha accolto il mandato ad evangelizzare e si è messa di nuovo in cammino. (A cura di Debora Donnini)
Al via oggi le iscrizioni per la prossima la Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Sydney nel luglio 2008
◊ Da oggi manca esattamente un anno all’inizio della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney (15-20 luglio 2008). Per l’occasione, riferisce l’agenzia SIR, il Comitato organizzatore apre ufficialmente le iscrizioni individuali con una celebrazione speciale, fissata per il 20 luglio nella Chiesa di San Patrizio a Sydney. Sarà un’ora di preghiera che, spiega mons. Anthony Colin Fisher, vescovo ausiliare e vicario episcopale dell’arcidiocesi di Sydney, coordinatore della GMG australiana, “abbiamo chiamato ‘Holy Hour of Power’, dando l’occasione a quanti parteciperanno di essere i primi ad iscriversi individualmente per la GMG del 2008. In tutte le diocesi d’Australia si svolgeranno analoghe cerimonie”. Tuttavia, avverte il presule, “non dobbiamo correre il rischio di ridurre l’intera GMG ad un mero problema logistico. Giusto pensare a come raccogliere il denaro per partecipare o come organizzare il trasporto, ma ancora più importante è pensare al tema della GMG, Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni, che ci potrà insegnare qualcosa anche in merito a queste domande pratiche”. Intanto, fa sapere il Comitato organizzatore della GMG, il programma di accoglienza dei pellegrini internazionali in famiglia, denominato ‘Home stay’ procede molto bene anche grazie all’appoggio delle tre diocesi metropolitane di Parramatta, Broken Bay e Wollongong. (T.C.)
A Ljubljana, il XIX Congresso dell’Organizzazione Internazionale per lo Studio dell’Antico Testamento
◊ Cinque giorni ricchi di incontri e seminari sulla ricerca biblica: inizia, oggi a Ljubljana, il XIX Congresso dell’Organizzazione Internazionale per lo Studio dell’Antico Testamento (IOSOT). Di fronte al processo di globalizzazione in atto nell’epoca attuale – spiegano gli organizzatori dell’evento - l’iniziativa desidera innanzitutto promuovere uno scambio più intenso tra rappresentanti delle diverse tradizioni esegetiche senza rinunciare a metodi consolidati nell’ambito linguistico, letterario, ermeneutico e storico. E’ inoltre da sottolineare la concomitanza dell’appuntamento con l’ “Anno della Bibbia” che la Chiesa slovena celebra durante tutto il 2007, seguendo in tal modo l’esempio di altri Paesi, come Austria, Germania e Ucraina, che nell’ultimo decennio hanno invitato le comunità nazionali ad approfondire il messaggio biblico e a tramandarne la ricchezza alle nuove generazioni. Dal canto suo, in vista del Sinodo dei Vescovi - in programma nell’ottobre 2008 su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” - la Chiesa Cattolica indiana in Kerala ha recentemente stabilito di celebrare nello stesso 2008 l’“Anno della Parola di Dio”. Per la Slovenia, l’Anno della Sacra Scrittura costituisce un’occasione privilegiata per rafforzare la consapevolezza dell’importanza della Bibbia nella vita delle singole persone e delle comunità. In quest’ottica, gli apporti al Congresso di studiosi ebrei, cattolici, protestanti e ortodossi, presenti per la prima volta a un convegno IOSOT, contribuiranno a porre in luce l’attualità della Sacra Scrittura e la validità dei suoi insegnamenti. (A.G.)
Costa d’Avorio: non sono adeguati i risarcimenti per le vittime dell’intossicazione avvenuta l’anno scorso ad Abidjan
◊ “C’è gente in fila dalle 2 del mattino davanti agli uffici del Ministero del tesoro per riuscire ad ottenere il dovuto, seppur esiguo, indennizzo riservato alle vittime riconosciute dell’intossicazione”: lo racconta - all’agenzia MISNA - Maryam Koné, segretaria del gruppo ‘Bokayé’ (‘Aiutateci’ in lingua agni), un’associazione di donne costituita dopo lo scandalo dei rifiuti nocivi dell’agosto dello scorso anno ad Abidjan, in Costa d’Avorio. “Molti – prosegue Maryam Koné - non riescono ad ottenere il risarcimento perché ci sono incongruenze nelle liste”. La segretaria dell’associazione ‘Bokayé’ parla di difficoltà organizzative, confusione nella gestione delle liste e casi di omonimia. “Io avrei diritto – spiega la donna – a 200 mila franchi Cfa (equivalenti a circa 305 euro)”. Una cifra comunque irrisoria e in molti casi insufficiente per il pagamento di adeguate cure mediche, soprattutto per coloro che hanno inalato idrogeno sulfureo. Secondo l’ultimo bilancio ufficiale, l’inquinamento tossico provocato dalla nave Probo Koala, noleggiata dalla multinazionale Trafigura per lo scarico di rifiuti tossici nel porto di Abidjan, ha causato la morte di 16 persone, 76 ricoveri in ospedale e costretto oltre 100 mila persone a ricevere cure mediche. Ma per gli abitanti del quartiere ‘Vidri 3’ - uno dei più vicini al luogo contaminato - le vittime sarebbero in realtà molte di più: “Nell’ultimo mese, almeno quattro persone sono decedute senza che sapessimo la causa. Siamo tutti convinti che è il veleno che abbiamo respirato”, ha aggiunto Matyam Koné. La ripartizione dei 152 milioni di euro dati dalla Trafigura dopo un patteggiamento col governo ivoriano - un terzo riservato alle vittime e due terzi allo Stato e ad entità locali – è stata definita “indecente ed inaccettabile” dal “Collettivo degli intossicati, ricoverati a causa dell’intossicazione”. (T.C.)
La Mother Theresa Charitable Society ha aperto un centro per bambini disabili nell’Andhra Pradesh, in India
◊ Apre un nuovo ostello per bambini disabili in India, a Nallajerla, area che conta 25 villaggi, con una popolazione di circa 82 mila abitanti la metà dei quali vive in condizioni di estrema povertà. A gestirlo, informa l’agenzia Fides, è l’organizzazione Mother Theresa Charitable Society in Andhra Pradesh, che si occupa di giovani portatori di handicap. Fondato nel 1998, il sodalizio ha come obiettivo la promozione e lo sviluppo sociale dei poveri, a prescindere dalla casta di appartenenza, e il miglioramento degli standard sanitari dell’area interessata per mezzo di campi sanitari, distribuzione di medicine, trattamenti medici per le malattie croniche e trattamenti chirurgici correttivi. A Nallajerla, la percentuale di persone che sanno leggere e scrivere è di circa il 24 per cento fra gli uomini e del 17 per cento fra le donne. A causa dell’ignoranza e della povertà, i genitori non possono permettersi di mandare i bambini a scuola, che sono invece costretti a contribuire al misero bilancio familiare andando a lavorare. Le scuole elementari si trovano vicino alle comunità abbienti e la percentuale di abbandono scolastico è altissima: il 70 per cento non completa le classi elementari e il 55 per cento non arriva alla settima classe. A Nallajerla ci sono soltanto un ambulatorio di base e altri due più piccoli, ma non sono attrezzati. Solo negli ultimi due anni, in seguito al programma dell’OMS per la vaccinazione antipolio dei bambini al di sotto dei 5 anni, gli abitanti delle campagne hanno cominciato a vaccinare regolarmente i loro figli. (T.C.)
All’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, il Premio Internazionale “Giuseppe Sciacca”
◊ L'arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Angelo Bagnasco, è stato designato quale vincitore assoluto del Premio internazionale “Giuseppe Sciacca” 2007, indetto dall'associazione “Uomo e Società”. Tutti gli anni – scrive l’agenzia SIR - la giuria del Premio, giunto quest’anno alla sesta edizione, assegna un premio ad una personalità che rappresenti un valido riferimento morale e dottrinale nell’evolversi della società e costituisca un esempio di capacità ed efficienza nell’interesse generale. Quest’anno, assieme a mons. Bagnasco, riceverà il premio anche il presidente del Parlamento polacco Marek Jurek. La premiazione è prevista per il prossimo 23 novembre presso la Camera dei Deputati. Giuseppe Sciacca è stato uno studente di architettura, deceduto prematuramente, che “ha dato prova di una forte dirittura morale e di una grande generosità verso il prossimo”. L’associazione “Uomo e Società”, che indice il Premio Internazionale “Giuseppe Sciacca”, ha scelto questo giovane, “convinto assertore di valori perenni, quale esempio da additare alle nuove generazioni”. (A.G.)
Preoccupazione della comunità internazionale per la decisione della Russia di ritirare la propria adesione al Trattato sulla riduzione delle armi convenzionali – Aperta a Tripoli la Conferenza internazionale sul Darfur
◊ La decisone della Russia di ritirare la propria adesione al Trattato sulla riduzione delle armi convenzionali (CFE), che fissa il quantitativo massimo di armamenti di cui uno Stato può disporre, è stata accolta con grande apprensione dalla Comunità internazionale. Il portavoce della NATO, James Appathurai, ha dichiarato che la decisione russa costituisce “un passo nella direzione sbagliata”. L’amministrazione americana ha poi espresso “delusione” ma ha anche assicurato nuovi sforzi “per trovare una via migliore su cui procedere”. Secondo molti osservatori il governo russo, che recentemente ha aspramente criticato la proposta statunitense di uno scudo spaziale in Europa, intende rimarcare il proprio ruolo politico sulla scena internazionale. E’ quanto sostiene, al microfono di Massimiliano Menichetti, anche l’esperto di istituzioni internazionali, per diversi anni nell’ex Unione Sovietica, Antonio Stango:
R. – Io credo che in molte delle cose che la Russia di Putin sta attuando negli ultimi anni e con una certa accelerazione negli ultimi mesi, ci sia anzitutto un problema di psicologia politica. La Russia sente il bisogno di avere un ruolo importante nel sistema globale.
D. – A questo punto cosa accadrà? La Russia dislocherà autonomamente le proprie risorse militari e le incrementerà?
R. – Io non credo che, una volta bloccata la propria partecipazione al Trattato, per effetto di questo decreto di Putin, la Russia si metta a dispiegare mezzi e personale militare ovunque nel territorio. Io lo vedo più come una forte sottolineatura del proprio ruolo politico.
D. – L’azione della Russia può essere interpretata come una risposta alla costruzione dello scudo antimissile americano?
R. – Questa è la cosa, insieme all’allargamento della NATO e ad alcuni aspetti dell’azione nei Paesi baltici, che più sta a cuore al Cremlino. Non si tollera l’idea, cioè, di un sistema missilistico nucleare basato in Paesi che una volta erano forzatamente alleati o perlomeno considerati degli Stati "cuscinetto".
D. – La NATO definisce la decisione russa un passo nella direzione sbagliata e ribadisce che il Trattato è un pilastro per l’Europa…
R. – Su questo non vi è dubbio. Hanno torto, infatti, gli Stati che non lo ratificano perché, in qualche misura, prestano il fianco a decreti come questo di Putin; mi pare anche molto strumentale da parte della Russia dire: “Siccome non lo avete ratificato, ne parliamo un’altra volta e intanto sospendiamo tutto”.
D. – La Russia, però, ribadisce che non si chiude la porta la dialogo e che, comunque, si tratta di una sospensione temporanea. Cosa dobbiamo aspettarci?
R. – Questo elemento ci dimostra che, comunque, siamo in presenza di uno Stato che non intende farsi classificare più in basso di quello che è nella stima e nel credito internazionale. Io credo che si debba arrivare a ridefinire alcune cose. Qualche mese fa c’era stata l’idea di dispiegare, per esempio non in Europa orientale, ma in Azerbaijan, uno scudo missilistico sotto l’egida della NATO. Credo che su questo sia buona parte della posta in gioco e che si debba arrivare ad una trattativa.
- Nel complesso scacchiere internazionale non mancano, comunque, mosse importanti per la stabilità globale: la Corea del Nord ha chiuso il reattore nucleare del suo principale impianto. Lo ha riferito il Dipartimento di Stato americano aggiungendo che adesso si attendono conferme da parte degli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Il nostro servizio:
La Corea del Nord ha annunciato la chiusura del reattore dell’impianto nucleare di Yongbyon. Gli ispettori dell’AIEA sono già arrivati a Pyongyang e ispezioneranno la centrale atomica nelle prossime ore. Se arriveranno le attese conferme da parte dei revisori dell’Agenzia dell’ONU, si tratterà del primo concreto passo, in quasi cinque anni, verso la denuclearizzazione del Paese asiatico. La chiusura dell'impianto era prevista nell’accordo raggiunto a Pechino, lo scorso 13 febbraio, da due Coree, Cina, Stati Uniti, Russia e Giappone. Al governo di Pyongyang sono state assicurate, in cambio, forniture di carburante e aiuti finanziari. La prima nave, carica di petrolio inviato dalla Corea del Sud, è già arrivata ieri nel porto nordcoreano di Songbong. Si prevedono, adesso, nuovi importanti sviluppi: i rappresentanti delle delegazioni dei sei Paesi che hanno firmato l’accordo di febbraio, si incontreranno infatti mercoledì prossimo a Pechino. Dovranno definire i prossimi passi del processo che, in base all’intesa raggiunta, deve rispettare il principio di reciprocità e simultaneità. Ad ogni obiettivo raggiunto deve cioè far seguito un nuovo, concreto progresso. A rendere possibile l’applicazione dell’accordo è stata anche la rimozione dell’ultimo ostacolo rimasto sulla via del disarmo nucleare in Corea del Nord: la restituzione a cittadini e imprese nordcoreane dei fondi che erano stati congelati in una banca di Macao, perché ritenuti di provenienza sospetta.
- Un piccolo, ma incoraggiante passo avanti, è stato compiuto anche per cercare di rendere meno spinosa la complessa questione nucleare iraniana: gli ispettori dell’AIEA hanno ricevuto infatti il permesso di visionare un impianto nucleare, in costruzione ad Arak. Secondo varie fonti, in questo sito sarà avviata la produzione di plutonio necessario per la realizzazione della bomba atomica. Negli ultimi mesi, le autorità iraniane avevano sempre impedito ai revisori dell’AIEA di ispezionare l’area. Il governo della Repubblica Islamica ha dichiarato che il programma nucleare iraniano ha obiettivi civili e pacifici. Stati Uniti e Israele temono, invece, che l’Iran voglia dotarsi di armi atomiche. L’ONU potrebbe inoltre adottare, in futuro, nuove sanzioni se il governo di Teheran non sospenderà le proprie attività nucleari.
- Dopo oltre tre anni riappare, in un nuovo video, il leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden: nel filmato, trasmesso ieri da diverse televisioni americane, lo sceicco saudita incita al martirio. Non è stata ancora verificata l’autenticità del video, privo di riferimenti temporali. Dal governo statunitense non è arrivato nessun commento ufficiale. Secondo alcuni esperti, le immagini potrebbero in realtà far parte di un vecchio messaggio.
- In Pakistan, almeno 16 persone sono rimaste uccise in seguito a quattro attentati compiuti nei pressi di Matta, in una zona montuosa al confine con l'Afghanistan. Le vittime sono 12 membri delle forze di sicurezza pachistane e quattro civili. La strage segue l’attentato avvenuto ieri nella regione tribale del Waziristan del Nord, in cui hanno perso la vita 24 soldati. In Pakistan la tensione è altissima: martedì scorso, le forze di sicurezza hanno condotto un blitz contro centinaia di estremisti islamici asserragliati nella Moschea Rossa di Islamabad. I fondamentalisti chiedevano l’imposizione della legge islamica nel Paese asiatico.
- “Se le truppe straniere lasceranno l’Iraq, il governo di Baghdad sarà in grado di garantire la sicurezza nel Paese arabo”. Lo ha detto il premier iracheno, Nouri Al Maliki, aggiungendo che, per le riforme volute dagli Stati Uniti, “ci vogliono tempo e impegno”. Il presidente americano, George W. Bush, ha dichiarato intanto che la linea statunitense in Iraq non cambia: i soldati americani – ha precisato Bush - non lasceranno il Paese del Golfo perché un rimpatrio, adesso, metterebbe in pericolo sia la popolazione irachena sia gli Stati Uniti. Bush ha ribadito la propria posizione proprio nella settimana in cui è stato presentato al Congresso un rapporto preliminare sui progressi politici e militari nello Stato arabo. “In Iraq - ha detto il presidente americano, ricordando proprio il rapporto esposto al Congresso - sono stati compiuti passi avanti soddisfacenti su otto dei diciotto obiettivi fissati”.
- Arrivare ad una soluzione politica della crisi in Darfur e stabilire un nuovo piano di pace per porre fine al conflitto interno che, da quasi 4 anni, sta dilaniando la regione occidentale del Sudan. E’ questo l’obiettivo principale della Conferenza internazionale sul Darfur, che è iniziata oggi a Tripoli, in Libia. Il servizio di Amina Belkassem:
All'incontro di due giorni, presieduto congiuntamente dalle Nazioni Unite e dall'Unione Africana, partecipano i personaggi principali a livello internazionale e regionale del conflitto che - secondo le stime dell'ONU - ha causato fino ad oggi circa 200 mila morti e più di due milioni di rifugiati. Oltre alla Lega Araba e all'Unione Europea, sono presenti rappresentanti di 13 Paesi (Sudan e Libia, Eritrea, Egitto, Ciad, Cina, Stati Uniti e Canada, i Paesi Bassi e la Norvegia). In giugno, dopo mesi di pressioni diplomatiche, il Sudan ha accettato il dispiegamento di una forza ibrida formata da Nazioni Unite e Unione Africa. Il contingente è di oltre 20 mila soldati e poliziotti e sostituirà la Forza Africana formata da 7 mila uomini. Sul piano politico il processo di pace, che i mediatori stanno mettendo a punto da settimane, dovrebbe culminare con l'organizzazione in agosto di nuovi colloqui tra il governo del Sudan e le forze ribelli. (Amina Belkassem, per la Radio Vaticana)
- In Somalia, è iniziata a Mogadiscio la Conferenza di pace e riconciliazione fra grandi misure di sicurezza. Non partecipano alla riunione alcuni gruppi estremisti delle ex Corti islamiche, cacciati sette mesi fa dalle truppe etiopiche. Secondo gli osservatori, il vero nodo da sciogliere è la soluzione politica del conflitto somalo attraverso un processo di riconciliazione inclusivo di tutte le fazioni che ancora non si riconoscono nel governo transitorio. Se così non fosse, sarebbe un autentico disastro per un Paese ormai in ginocchio. La delegazione delle Nazioni Unite ha deciso, per ragioni di sicurezza, di non partecipare alla Conferenza. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 196
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