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SOMMARIO del 14/07/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Cresce il fermento a Lorenzago di Cadore per l'Angelus che il Papa reciterà domani dal Castello di Mirabello. Allestito un maxischermo nella principale piazza cittadina
  • Nomina
  • Gli ultimi documenti di Benedetto XVI rinnovano il valore del Concilio Vaticano II: ai nostri microfoni, l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, commenta il Motu proprio del Papa e il testo sulla dottrina della Chiesa
  • Chiude da oggi e per tre anni la Biblioteca Apostolica Vaticana: urgenti molte opere di restauro strutturali e di innovazione delle misure di tutela dei preziosi documenti
  • La Città del Vaticano primo Stato al mondo ad aver azzerato le proprie emissioni inquinanti grazie alla donazione di un'area verde all'Ungheria. Intervista con mons. José Sanchez
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il sì alla vita della Chiesa portoghese contro la legge che, da domani, depenalizza l'aborto nel Paese entro dieci settimane dal concepimento
  • Conclusa a Cuba la 31.ma Assemblea ordinaria del Consiglio episcopale latinoamericano
  • Stasera, all'Arena di Verona, la messa in scena del "Barbiere di Siviglia" di Rossini, all'85.mo Festival lirico scaligero
  • Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti
  • Chiesa e Società

  • Nella regione argentina di Rio Negro, due progetti di legge per una “morte degna” preoccupano i vescovi che invitano ad un’obiettività etica
  • Servono ancora aiuti per i rifugiati e gli sfollati iracheni. Appello dell’ONU che chiede uno sforzo internazionale più ampio
  • “Antropologia e pastorale della missione”: su questo tema si svolgerà a Quito, in Ecuador, il secondo Simposio internazionale di missionologia
  • A Nilaveli, nello Sri Lanka, un nuovo padiglione dell’ospedale rurale garantirà più servizi per i circa 50 mila utenti
  • Si trova nell’isola filippina di Mindanao una delle prime scuole che hanno adottato programmi per favorire l’integrazione fra cristiani e musulmani
  • A bordo di 77 imbarcazioni sono approdati nello Yemen, negli ultimi sei mesi, 8.600 migranti. L’ONU: i viaggi in mare fanno troppe vittime
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Russia sospende la sua partecipazione al CFE, il Trattato sulla limitazione delle Forze convenzionali in Europa - Al via, domani a Mogadiscio, la Conferenza di riconciliazione nazionale in Somalia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Cresce il fermento a Lorenzago di Cadore per l'Angelus che il Papa reciterà domani dal Castello di Mirabello. Allestito un maxischermo nella principale piazza cittadina

    ◊   A Lorenzago di Cadore, fervono i preparativi per l’Angelus che Benedetto XVI reciterà domani dal Castello di Mirabello. Nella piazza principale della cittadina bellunese, è stato anche collocato un maxischermo per seguire in diretta la preghiera mariana. Intanto, nella zona del Cadore, dove il Papa soggiornerà fino al prossimo 27 luglio, è atteso questa sera il cardinale Francis Arinze, prefetto per la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, in occasione di un convegno ad Auronzo sull’apostolato dei laici. E’ previsto poi l’arrivo in Cadore, mercoledì prossimo, del cardinale Tarcisio Bertone, che terrà una conferenza sul suo primo anno di segretario di Stato. Il Santo Padre continua, intanto, a dedicare queste giornate di riposo alla riflessione e alla preghiera. Al microfono di Amedeo Lomonaco, l’inviato del quotidiano Avvenire, Salvatore Mazza:


    R. - Oggi è una giornata molto bella, ma non è previsto che Benedetto XVI esca dalla villetta dove soggiorna. E’ immaginabile che il Papa ne approfitti per dedicarsi allo studio, al lavoro e alla preghiera che ormai carattrizzano queste sue vacanze.

     
    D. - Come si svolge, solitamente, la giornata del Papa a Lorenzago di Cadore?

     
    R. - Dopo la Messa dal mattino, si ritira nel suo studio ed in genere dedica la mattinata al lavoro. Poi c’è il pranzo dopo il quale, prevedibilmente, il Papa torna nel suo studio per il pomeriggio. Tutto questo è scandito dai momenti di preghiera del giorno e poi fino a oggi, per tre volte, è stato visto uscireverso le sei del pomeriggio. Sono state tutte uscite molto veloci e sempre in luoghi di preghiera.

     
    D. - A proposito di escursioni, Benedetto XVI ha lasciato ieri pomeriggio la propria residenza per una breve passeggiata. Il Santo Padre ha pregato davanti ad una Chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate...

     
    R. - Sì, è una Chiesa del 1775: anche questo è uno dei tanti luoghi d’arte che sono stati recuperati in questi ultimi anni. Si tratta di tesori di religiosità popolare. Questa era una piccola chiesetta. Il Papa ha pregato all’esterno, si è fermato lì un quarto d’ora e poi è rientrato. E’ stata un’uscita dedicata solo a questo: era stato informato dell’esistenza di questo luogo ed è voluto andare lì per recitare una preghiera. E' stata la più veloce uscita di questi giorni, perché in tutto è stato via circa tre quarti d’ora.

     
    D. - E a Lorenzago, intanto, fervono i preparativi per l’Angelus che il Papa reciterà domani...

     
    R. - Sarà il primo momento pubblico. Non c’è un numero chiuso, prefissato, non ci sono biglietti: chi vuole potrà salire fino al Castello di Mirabello. E' chiaro che c’ è un limite dettato dallo spazio, che non è molto grande. Si stima che possano assistere all'Angelus circa mille persone. Comunque, chi non riuscirà a vedere il Papa e ad arrivare fino al Castello, potrà seguire l’Angelus dal maxischermo che è stato collocato nella piazza principale di Lorenzago.

    Benedetto XVI ha ringraziato, nei giorni scorsi, la comunità di Lorenzago di Cadore per l’accoglienza ricevuta. Il Papa apprezza, in particolare, la possibilità di incontrare, in modo informale, villeggianti e residenti. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il portavoce della diocesi di Belluno-Feltre, don Giuseppe Bratti:


    R. - C’è una soddisfazione generale per la possibilità di leggere, studiare e pregare, come aveva detto fin dall’inizio. Ma c'è soddisfazione anche per gli incontri molto spontanei e semplici che ha avuto, almeno finora, nelle passeggiate nel tardo pomeriggio.

     
    D. - Quindi, il Papa sembra apprezzare molto questo soggiorno in Cadore dedicato alla preghiera, allo studio e alla meditazione...

     
    R. - Questo è anche il programma che si è dato e che sta seguendo. Nelle passeggiate ha incontrato anche i bambini della parrocchia di Lozzo di Cadore e quando si è recato al Santuario della Madonna di Loreto, poco discosto dal paese, ha scambiato alcune battute scherzose e simpatiche con loro. Ha incontrato anche una suora e si è intrattenuto per alcuni minuti in una baita di montagna parlando con i proprietari.

     
    D. - La possibilità di incontrare da parte di quanti soggiornano nel Cadore è comunque accompagnata da una grande discrezione...

     
    R. - Certamente, il Santo Padre, come è nel suo stile, esce ma incontra le persone con molta semplicità. Uno stile che si è fatto subito apprezzare da parte di quanti, e sono numerosi, in questi giorni sono a Lorenzago di Cadore.

     
    D. - La presenza del Papa a Lorenzago quale significato può avere in particolare per la diocesi di Belluno?

     
    R. - E’ un significato che è stato espresso dal vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, in tre messaggi che ha inviato a partire da quando è stata annunciata la presenza del Papa. Tre messaggi che possono essere descritti sotto la "cifra" dell’accoglienza. Per la diocesi, la presenza del Papa è un impegno ad accogliere tutte le persone che si recano nella zona delle Dolomiti per cercare riposo e ritemprarsi. E' un impegno a migliorare questa accoglienza.

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    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato sottosegretario della Congregazione delle Cause dei Santi mons. Marcello Bartolucci, finora aiutante di studio presso il medesimo dicastero.


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    Gli ultimi documenti di Benedetto XVI rinnovano il valore del Concilio Vaticano II: ai nostri microfoni, l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, commenta il Motu proprio del Papa e il testo sulla dottrina della Chiesa

    ◊   Un testo che non presenta alcuna difficoltà ecumenica: è quanto sottolinea l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, a proposito del documento sulla Chiesa cattolica, pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede martedì scorso. In questa intervista di Alessandro Gisotti, mons. Bruno Forte mette l’accento sul forte richiamo del documento al Concilio Vaticano II:


    R. - Questo documento ribadisce esattamente ciò che dice il Vaticano II, che parla - distinguendo - di Chiese e di comunità ecclesiali in riferimento alle comunità di cristiani non cattolici. Questo uso era fondato nell’intenzione del Vaticano II di distinguere quelle comunità che hanno mantenuto la natura della Chiesa secondo l’idea cattolica e, dunque, hanno mantenuto il sacerdozio nella successione apostolica e nell’Eucaristia e quelle comunità che, invece, non avendo mantenuto questa stessa natura non possono essere allo stesso titolo considerate Chiese. Questa distinzione intende aiutare l’ecumenismo a costruirsi sempre nel rispetto dell’altro. In altre parole, la diversa idea di Chiesa che hanno le comunità uscite dalla Riforma, fa sì che - esse stesse - nei loro documenti sottolineino questa diversità nei confronti della Chiesa cattolica romana. E’ dunque giusto rispettare questa diversa autocoscienza ed esprimerla anche in un diverso linguaggio.

     
    D. - Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI ha invocato un dialogo ecumenico che camminasse sul doppio binario della verità e della carità. Questo documento si inserisce appieno in questa cornice?

     
    R. - Si inserisce nel dialogo della verità proprio perché richiama una fondamentale distinzione relativa al concetto di Chiesa che non bisogna assolutamente ignorare, pena la trasformazione dell’ecumenismo in un irenismo facile, che non serve a nessuno. Richiama anche il valore del dialogo della carità, perché riprendendo l’idea della Lumen Gentium - 8 - ovvero che la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica sussiste nella Chiesa cattolica, sotto la guida del Successore di Pietro e dei vescovi in comunione con lui - usando quel “subsistit in”, quel sussiste, e riprendendone il valore, questa chiarificazione dottrinale intende ricordarci le ragioni per cui il Concilio Vaticano II preferì alla semplice affermazione “est”, alla semplice copula, il verbo “subsistit in”. Se si fosse detto che la Chiesa Una, Santa, Cattolica ed Apostolica "è" la Chiesa cattolica guidata dal Successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui si sarebbe semplicemente affermata una identità che escludeva al di fuori della comunione cattolica ogni grado di comunione, ogni presenza reale dei mezzi di grazia.

     
    D. - Eccellenza, lei sottolinea quanto il Papa si richiami al Concilio Vaticano II, tuttavia - come è noto - alcune critiche espresse proprio ultimamente anche pensando al Motu proprio Summorum Pontificum parlano di un Benedetto XVI che vuole tornare indietro rispetto al Concilio Vaticano II. Eppure, per esempio nella Lettera ai cattolici di Cina, il Papa non cita mai documenti anteriori al Concilio. Dunque, si tratta di giudizi superficiali?

     
    R. - Io sono convinto sulla base delle affermazioni che fa Papa Benedetto fin dall’inizio del suo Pontificato che tutto l’orientamento di fondo del suo messaggio alle Chiese e al mondo è nella linea del Concilio Vaticano II. In questo senso, il Papa lo ha ribadito anche in questi recenti documenti. Anche nel documento relativo all’uso della Messa in latino secondo il Messale di Pio V, Papa Benedetto sottolinea con grande chiarezza il valore irrinunciabile del Concilio Vaticano II e della Liturgia rinnovata da esso, e considera questa la formula ordinaria della Liturgia della Chiesa. Io non vedo in questo documento alcuna forma di tradimento del Concilio e chi interpretasse questo testo nel senso di una contrapposizione o di una rottura con il Concilio non renderebbe ragione alla verità e soprattutto cadrebbe nello stesso errore che hanno commesso i discepoli di mons. Lefevre quando hanno inteso più volte dichiaratamente rifiutare l’autenticità dottrinale del Concilio Vaticano II.

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    Chiude da oggi e per tre anni la Biblioteca Apostolica Vaticana: urgenti molte opere di restauro strutturali e di innovazione delle misure di tutela dei preziosi documenti

    ◊   “Un’accogliente casa di scienza, di cultura, di umanità” visitata da studiosi di tutto il mondo, “senza distinzione di provenienza, religione, cultura”. Con queste parole, durante la visita resa alla sua sede il 25 giugno scorso, Benedetto XVI ha descritto la funzione svolta dalla Biblioteca apostolica vaticana. Come già annunciato, l'antico edificio - esistente dal V secolo - chiude da oggi, e per circa tre anni, per urgenti interventi di restauro e per l'installazione di nuove misure di tutela e di conservazione delle migliaia di preziosi documenti in essa custoditi. Il servizio di Cecilia Seppia:


    La chiusura al pubblico dello Scrinium della chiesa Romana, oggi Biblioteca Apostolica Vaticana, che fin dal V secolo veniva usato come archivio oltre che come biblioteca, è ora effettiva. La decisione, maturata dopo una riflessione durata anni, è scaturita da una necessaria e generale situazione di revisione dell’edificio e da quattro importanti grandi lavori edilizi: rinforzare i pavimenti, così che possano sostenere l’ingente mole di libri, e le volte che sostengono tutto l’edificio. Ma anche procedere al restauro del laboratorio fotografico e di quello nel quale sono conservati gli antichi manoscritti, l’area più preziosa della biblioteca.

     
    Lavori necessari, dunque, e non più procrastinabili, che andranno avanti per circa tre anni per assicurare ancora alle future generazioni la conservazione perfetta di uno dei patrimoni culturali più ricchi del mondo, come ha spiegato Gian Maria Vian, storico del cristianesimo:

     
    R. - Anzitutto, si tratta di un ambiente che è attualmente allocato in strutture non proprio ideali per una biblioteca e si tratta di una Biblioteca che, tra l’altro, non conosce lavori di miglioria da oltre 80 anni. A questo punto, la Biblioteca, nonostante alcuni interventi successivi, ha maturato un bisogno urgente di rinnovare le sue strutture. La Santa Sede è consapevole di chiedere un grande sacrificio agli studiosi di tutto il mondo per un bene più grande.

     
    Sono più di 150 mila i volumi o faldoni conservati attualmente nell’edificio, un tesoro di inestimabile valore: 72 mila quelli più preziosi custoditi addirittura in un bunker sotterraneo, a prova di atomica. Poi le opere stampate, circa 8.300, la quasi totalità di tutte le opere stampate, tra il 1450 e il 1500 in Italia e nel mondo, e le monete del gabinetto numismatico, che contiene la prestigiosa collezione della Repubblica e dell’Impero romano. "A decoro della Chiesa militante, per la diffusione della fede, l’utilità e l’interesse comune degli uomini di scienza": questa la missione peculiare che Papa Sisto IV conferì alla Biblioteca vaticana. E questi valori, insieme alle opere, sono solo alcuni dei primati di questo luogo, le cui pareti trasudano sapere, storia e sacralità.

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    La Città del Vaticano primo Stato al mondo ad aver azzerato le proprie emissioni inquinanti grazie alla donazione di un'area verde all'Ungheria. Intervista con mons. José Sanchez

    ◊   La Santa Sede in prima fila per promuovere, così com'è nelle intenzioni di Benedetto XVI, "una cultura del verde" caratterizzata da valori etici. Il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ha accolto con queste parole nei giorni scorsi i dirigenti della "Planktos-Klimafa", un'azienda americana e ungherese che ha donato all'Ungheria, a nome della Santa Sede, un parco di settemila ettari. Con questa area verde, la Città del Vaticano diventa il primo Stato al mondo ad aver formalmente azzerato le proprie emissioni inquinanti. I particolari, in questa intervista a mons. José Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della cultura, ralizzata da Marta Vertse, incaricata del Programma ungherese della nostra emittente:


    R. - Ogni azienda, ogni Stato ed ogni famiglia producono emissioni inquinanti per l’uso delle energie non rinnovabili. I modi di azzerare queste missioni inquinanti sono due: o si inquina di meno consumando meno energia, oppure si fa un’opera buona per cancellare queste emissioni, come ad esempio piantare alberi. La donazione che ha ricevuto il Pontificio Consiglio della Cultura dall’azienda “Klimafa” è questa seconda opzione. Significa che, a nome del Vaticano, saranno piantati in un parco nazionale in Ungheria quasi settemila ettari di alberi che ridurranno le emissioni inquinanti nell’atmosfera. In questo modo, il Vaticano vuole fare la sua piccola parte per combattere l’inquinamento globale sulla terra e contribuire a migliorare il pianeta che Dio ha dato agli uomini, perché siano i servitori della Creazione, non i padroni.

     
    D. - Possiamo dire che il Vaticano è il primo Stato al mondo che ha azzerato l’emissione di anidride carbonica?

     
    R. - Sì. Esagerando un po’, si può dire che lo Stato della Città del Vaticano in questo modo diventa il primo Stato “carbon-neutral”, che cioè ha completamente azzerato le proprie emissioni inquinanti.

     
    D. - Perché “esagerando un po'”?

     
    R. - Perché il Vaticano è uno Stato sui generis, e le sue emissioni inquinanti sono veramente piccolissime, sono quasi trascurabili. Non ci sono aziende né grossi impianti inquinanti.

     
    D. - Però, il suo può sempre essere un esempio da seguire...

     
    R. - Sì, è un esempio: in questo modo, si vuole incoraggiare anche le famiglie e - perché no? - anche le parrocchie, le comunità a impegnarsi in un modo che è a portata di tutti, a difesa della natura.

     
    D. – Da cosa è nata questa donazione?

     
    R. - E’ nata dall’iniziativa di questa azienda che ha voluto fare una donazione al Vaticano. In un certo senso, è come adottare un bosco, anzi: aiutare a rigenerare un bosco all’interno di un parco naturale. Più alberi ci sono, meno anidride carbonica, biossido di carbonio, c’è nell’atmosfera. Il cardinale ha detto - nell’atto di consegna di questo certificato - che non si tratta di un atto "politico", ma di una questione etica e culturale, perché prima di tutto riguarda il dovere che hanno gli uomini di rispettare il pianeta Terra come opera di Dio e, in secondo luogo, è una questione culturale perché non si tratta dell’azione di un singolo, che può poco, ma cambiare stili di vita, rinunciando al consumismo che, con un’avidità enorme, sta rovinando il pianeta.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Una pagina dedicata all'ingresso in diocesi del vescovo di Volterra.

    Servizio estero - Un intervento della Santa Sede su: “Il tema della povertà merita la massima attenzione e priorità internazionale a vantaggio sia degli Stati poveri sia di quelli ricchi”.

    Servizio culturale - Un ricordo di Gaspare Barbiellini Amidei scritto da Mario Pendinelli. Il titolo dell'articolo è "Un cattolico schietto, fiero della sua identità".
     Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Il sì alla vita della Chiesa portoghese contro la legge che, da domani, depenalizza l'aborto nel Paese entro dieci settimane dal concepimento

    ◊   Entra in vigore, domani in Portogallo, la legge che depenalizza l’aborto su semplice richiesta della donna, entro dieci settimane dal concepimento. L’ampliamento del ricorso gratuito ai servizi sanitari pubblici per interrompere la gravidanza è stato approvato in un referendum all’inizio dello scorso febbraio e sancito in una legge nel successivo mese di aprile. La Chiesa cattolica portoghese ha ribadito l’illegittimità dell’aborto, chiedendo al governo politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità e, più in generale, un miglioramento nei rispettivi rapporti. Da Lisbona, ci riferisce Riccardo Carucci:
     
    La legge naturalmente autorizza i medici ed altro personale sanitario a proclamare la propria obiezione di coscienza di fronte all’aborto. Gli stessi vescovi, in una nota pastorale, esortarono i sanitari a fare uso di questo diritto. In effetti, la percentuale di obiettori di coscienza tra i medici, è elevata e secondo una stima dell’Ordine dei medici si situa tra il 70 e l’80 per cento del personale. Se da un lato, ci sono quindi tre ospedali che già hanno cominciato a praticare aborti - ne sono stati fatti fin ora oltre 60 e altri 12 ospedali si dicono pronti a praticarli a partire da lunedì - esistono altri centri sanitari pubblici che di non poter applicare la legge per il forte numero di obiettori di coscienza. In questo momento, quindi, è difficile prevedere in che misura sarà possibile applicare la nuova legge al momento della sua entrata in vigore.

     
    Ma la settimana che sta per finire è stata piuttosto agitate nelle relazioni fra Stato e Chiesa cattolica in Portogallo. In effetti, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale portoghese ha denunciato il malessere e la preoccupazione suscitati da alcuni atteggiamenti dell’attuale governo. Si tratta anzitutto della mancata applicazione del Concordato firmato nel 2004, che sembra essere finito in secondo piano se non nell’oblio, e di una serie di norme che l'esecutivo sta preparando e che mettono in pericolo la stampa cattolica e le numerose organizzazioni di beneficenza e di appoggio al tempo libero che fanno capo alla Chiesa. “Lo Stato - hanno detto i vescovi - deve essere laico, ma questo non significa che si debba lasciare campo libero ad una agguerrita minoranza anticlericale, ignorando le tradizioni e il ruolo della Chiesa nella società”. L’ambiente si è rasserenato da un lungo incontro del cardinale arcivescovo di Lisbona, José Policarpo - accompagnato dal presidente e dal segretario generale della Conferenza episcopale - con il primo ministro José Socrates. Al termine, mons. Policarpo ha detto che si è trattato di un colloquio produttivo e soddisfacente. Socrates ha compreso ed appoggiato il punto di vista della Chiesa ed ha assicurato che accelererà l’applicazione del Concordato per mettere fine ad una specie di vuoto legale esistente. I dettagli pratici di soluzione dei problemi vengono lasciati a future trattative tra il governo socialista e la Chiesa e là si vedrà, all’atto pratico, in che misura il primo ministro è veramente d’accordo con i desideri della Chiesa portoghese.

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    Conclusa a Cuba la 31.ma Assemblea ordinaria del Consiglio episcopale latinoamericano

    ◊   Una Messa celebrata ieri nella cattedrale dell'Avana ha concluso la XXXI Assemblea ordinaria del CELAM, il Consiglio episcopale latinoamericano, a cui hanno preso parte cardinali e vescovi di oltre 22 Paesi. Al centro dei lavori, la missione pastorale della Chiesa in America Latina dopo la Conferenza di Aparecida, in Brasile. Sempre ieri l'incontro con i vicepresidenti cubani. Il servizio di Debora Donnini:


    "E' stata un prima riunione, ci auguriamo che il dialogo prosegua". Usa toni positivi in conferenza stampa il nuovo presidente del CELAM, l'arcivescovo brasiliano Damasceno Assis parlando dell'incontro di ieri con i due vicepresidenti cubani, Carlos Lage e Esteban Lazo. Un incontro cordiale e costruttivo, al quale ha preso parte anche l'arcivescovo della capitale cubana, il cardinale Jaime Ortega, e nel quale si è parlato delle sfide che affronta il Paese. Il nuovo direttivo del CELAM ha anche ringraziato i rappresentanti del governo cubano per l'appoggio e le facilitazioni nella realizzazione dell'assemblea. Sempre in conferenza stampa, mons. Emilio Aranguren, vescovo della diocesi cubana di Holguin, ha precisato che anche se non sono stati del tutto risolti i problemi dell'assistenza pastorale ai reclusi, sono stati fatti comunque passi avanti in tal senso. Intanto, in questi giorni la presidenza del CELAM ha ricevuto diversi messaggi di richiesta di aiuto. Le madri e le moglie dei prigionieri di coscienza hanno chiesto la liberazione dei loro figli o mariti. Sulla situazione dei detenuti si è espresso anche il messaggio inviato da parte del Movimento cristiano di liberazione, mentre in un lettera la madre della nota neurochirurga Hilda Molina chiede ai vescovi di intercedere perché lei e sua figlia possano andare in Argentina dove vive il figlio di Hilda. E la presidenza del CELAM ha assicurato di aver messo queste situazioni nelle mani dei vescovi cubani ai quali spetta un dialogo con le autorità su questi temi. E' stata certamente la missione continentale decisa ad Aparecida al centro di quest' Assemblea del CELAM che per la prima volta si è tenuta a Cuba e che ha visto anche l'elezione del nuovo direttivo che guiderà e orienterà l'organizzazione per i prossimi quattro anni.

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    Stasera, all'Arena di Verona, la messa in scena del "Barbiere di Siviglia" di Rossini, all'85.mo Festival lirico scaligero

    ◊   Dopo la felice inaugurazione dell’85.mo Festival lirico dell’Arena di Verona con due titoli sicuri come il "Nabucco" e l’immancabile "Aida", entrambe di Giuseppe Verdi, questa sera calano nell’anfiteatro veronese le note del "Barbiere di Siviglia" di Gioacchino Rossini: opera non comune per questo teatro, ma che già sta suscitando attesa e curiosità, soprattutto per l’allestimento scenico affidato totalmente all’estro creativo di Hugo de Ana. Dirige Claudio Scimone, con un cast di stelle del bel canto. Il servizio di Luca Pellegrini:


    Nel vortice delle incomprensioni, della confusione dei sentimenti, dei personaggi che si travestono, che rimangono allibiti, con “il cervello stordito e sbalordito” ridotto, alfine, “ad impazzar”, il palcoscenico dell’Arena di Verona getta questa sera una sfida a se stesso, al capolavoro rossiniano ed al pubblico: il Barbiere di Siviglia è opera difficile per tutti i teatri, figuriamoci per un anfiteatro romano enorme e all’aperto. Eppure, anche se l’opera è per queste ragioni una delle meno rappresentate a Verona - se ne ricorda un’edizione nel 1948, una nel 1956 ed una quarant’anni più tardi, nel 1996 - c’è molta attesa soprattutto per la meraviglia che sicuramente susciterà l’allestimento scenico affidato ad un regista sempre sorprendente, elegante, creativo, capace di far stupire, l’argentino Hugo de Ana. Gli abbiamo chiesto con quali idee cerca di risolvere le difficoltà dello spazio scenico areniano:

     
    R. - Il "Barbiere di Siviglia" sembra un’opera difficile per lo spazio dell’Arena, mentre in verità non è così isolante, perché l’Arena è uno spazio assolutamente popolare e noi non dobbiamo dimenticare che il "Barbiere" è una delle opere più ambite, più popolari ed anche fra le più amate dal pubblico in generale. Io credo che questa idea di abbinare il "Barbiere di Siviglia" a questo spazio popolare mi sembra, quindi, molto giusta. Credo si possano trovare delle soluzioni per cercare di portare quest'opera in uno spazio di simili dimensioni. C’è anche una cosa interessante: se si dimentica un po’ il monumento, se si dimentica un po’ la grandiosità dello spazio e si cerca di ridurre la scena - in questo caso la scenografia - ad uno spazio centrale ed assolutamente ridotto e al servizio delle voci, credo che lo spettacolo possa funzionare benissimo anche all’aria aperta.

     
    D. - In quale contesto saranno calate, dunque, le avventure comiche e amorose di Rosina, Figaro, Almaviva, Bartolo e Basilio?

     R. - Io parto da una idea per me importante: Rossini ha cercato di fare una grandissima opera divertissement, non ha voluto assolutamente fare un’opera cervellotica. L’opera è vista come un giocattolo, un giocattolo che deve essere anche visto senza approfondire troppo nella ricerca della drammaturgia, che in verità esiste poco. In questa versione, io cerco di sottolineare molto la parte surreale, la parte assolutamente non logica del "Barbiere di Siviglia". Lo spazio è un grande contenitore che io chiamo “cheran de l’amour”, una specie di grande labirinto di siepi e di fiori, che possono essere le rose sivigliane, un po’ ingrandite e un po’ ingigantite, per proteggere - giustamente - le voci ed anche il gioco musicale. Penso che questo grande labirinto, che può essere alla francese o che può essere un po’ giardino italiano, punta soprattutto a ricreare l’atmosfera di una notte spagnola, nella quale si muovono questi personaggi e si gioca tutto il travestimento.

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    Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti

    ◊   Nella XV Domenica del tempo ordinario, il Vangelo di Luca narra della parabola del Buon Samaritano. Al termine, Gesù domanda al dottore della legge che lo aveva interrogato su chi fosse il suo prossimo:

    “Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va' e anche tu fa' lo stesso”.

    Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    Due osservazioni: Gesù non risponde mai, come farebbe un accademico, alla sola domanda ma sempre, insieme, alla domanda e a colui che la pone. Ci sono domande che sono errate nella loro stessa formulazione, proprio a motivo dello stacco programmatico del soggetto che le pone. Esse sono sintomo di una malattia assai diffusa che si chiama intellettualismo. A tali domande Gesù non risponde ma le riformula da capo. In tal modo, è come se egli dicesse: “In questione sei tu e non solo il tema”. Seconda osservazione: la differenza iniziale tra il sacerdote e il levita da un lato e il samaritano dall’altro è lo sguardo. Il sacerdote e il levita guardano ma non vogliono vedere e lo sguardo serve loro per distanziarsi. Il samaritano invece ha uno sguardo che lo porta ad avvicinarsi, ad approssimarsi e vedere ancora meglio: è lo sguardo dell’amore e della misericordia. Tutto quel che il samaritano fa di bene, tutta la cura e la premura che dimostra, è legato come una catena al tinello dello sguardo. Solo chi guarda così può avere un prossimo. Gli altri sono e restano soli.

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    Chiesa e Società



    Nella regione argentina di Rio Negro, due progetti di legge per una “morte degna” preoccupano i vescovi che invitano ad un’obiettività etica

    ◊   C’è bisogno di un grande dibattito sociale sulla bioetica in Argentina e devono essere ancora chiariti molti aspetti dal punto di vista giuridico, sanitario ed amministrativo: è quanto affermano in un messaggio sulla dignità della persona umana i vescovi della regione di Río Negro (diocesi di Alto Valle del Río Negro, San Carlos de Bariloche, Viedma). A fronte di due provvedimenti di legge regionali per assicurare una “morte degna”, i presuli, scrive l'agenzia Fides, hanno voluto esprimere il loro pensiero e offrire alcune considerazioni, tanto ai cattolici come a tutte le persone di buona volontà, e gettare luce su questa realtà, trattando il tema dal punto di vista della verità scientifica e dell’obiettività etica. I disegni di legge in discussione riguardano la “Manifestazione della volontà previa informazione” e la creazione di un “Registro delle volontà anticipate”. Rispetto al primo, i vescovi ricordano che la Chiesa si è opposta sempre “agli interventi medici non adeguati alla situazione reale del malato, perché sproporzionati rispetto ai risultati attesi, oppure per essere troppo gravosi per lui o per la sua famiglia”. Ciò comporta la liceità, in coscienza, di rinunciare ad alcuni trattamenti che procurerebbero solo un prolungamento precario e penoso dell’esistenza, senza interrompere le cure normali necessarie, come l’idratazione e l’alimentazione. Ma questa verità “non si vede rispettata in questi progetti di legge” affermano i presuli. Da qui la preoccupazione perché sia data al malato, soprattutto al malato terminale, “una vera qualità di vita”. Nel suo messaggio, l’episcopato ricorda inoltre che l’espressione “morte degna” significa piuttosto “ricerca della soppressione del dolore, il ritrovarsi in famiglia, le relazioni del malato con chi lo circonda, il suo sostegno in Dio se credente, e tutto quello che rende più sopportabili gli ultimi momenti di chi sta per terminare la sua vita biologica”. Tra i principi che devono essere tenuti in considerazione, i vescovi richiamano: il valore fondamentale di ogni vita umana, la dignità che viene dal fatto di essere a immagine e somiglianza del Creatore - realtà che niente e nessuno può togliere - e ancora, l’importanza di gestire le cure dovute ad ogni persona umana, come indica la scienza più moderna ed umanista e l’assistenza sanitaria di base e, infine, il valore delle cure palliative. Nel concludere il messaggio, i presuli presentano alcune proposte che possano aiutare le persone in stato grave o terminale e i loro parenti, come il sostegno alle famiglie dei pazienti, la creazione di reti di animazione con programmi specifici, aiuti economici ed assistenza a domicilio, la predisposizione centri di accoglienza per famiglie impossibilitate a fare fronte al problema. (T.C.)

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    Servono ancora aiuti per i rifugiati e gli sfollati iracheni. Appello dell’ONU che chiede uno sforzo internazionale più ampio

    ◊   “I bisogni dei rifugiati e degli sfollati interni iracheni aumentano di giorno in giorno, enorme è lo sforzo dei governi e delle comunità ospitanti nei Paesi della regione”: è quanto ha affermato l’alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, António Guterres, chiedendo che vengano aumentati i finanziamenti per assistere le centinaia di migliaia di iracheni sfollati sia all’interno dell’Iraq che in altre nazioni. “L’appello l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) - ha detto il rappresentante dell’ONU - mira ad aumentare l’aiuto sia per gli sfollati che per coloro che li ospitano, ma le attività dell’Agenzia devono far parte di uno sforzo internazionale più ampio”. Secondo l’Alto Commissariato, riferisce l’agenzia SIR, “più di quattro milioni di iracheni sono stati costretti a fuggire”: circa due milioni vivono in Siria e Giordania, mentre altri due milioni sono sfollati interni. Si stima che ogni giorno fuggano duemila iracheni, mentre dall’inizio del 2006 circa 822 mila iracheni hanno lasciato le proprie case. Il nuovo budget da 123 milioni di dollari necessario per aiutare rifugiati e sfollati ingloba quello da 60 milioni presentato dall’UNHCR a gennaio e già coperto dai donatori. Ad oggi, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha ricevuto 67 milioni di dollari per le proprie operazioni a favore degli sfollati e dei rifugiati iracheni. Altri 10 milioni sono in trasferimento all’Agenzia, ma l’aiuto “non è ancora sufficiente”. (T.C.)

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    “Antropologia e pastorale della missione”: su questo tema si svolgerà a Quito, in Ecuador, il secondo Simposio internazionale di missionologia

    ◊   Si celebrerà dal 30 luglio al 3 agosto, a Quito, capitale dell’Ecuador, il II Simposio internazionale di missionologia dal titolo “Antropologia e pastorale della missione”. L’obiettivo generale del Simposio è di offrire delle riflessioni in vista del CAM 3 - il terzo Congresso missionario americano, previsto dal 12 al 17 agosto 2008 a Quito sul tema “America con Cristo, ascolta, impara ed annuncia” - e della Grande missione continentale decisa durante la recente V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano di Aparecida, sulla quale, all’Avana, nell’isola di Cuba, dal 10 al 13 luglio il CELAM ha definito le linee generali. Il 31 luglio, il tema generale sarà “Il nostro discepolato missionario oggi” e si discuterà di “Antropologia missionaria oggi”. La celebrazione eucaristica della giornata sarà presieduta da mons. Raúl Eduardo Vela Chiriboga, arcivescovo di Quito e primate dell'Ecuador. Sarà anche presentato l’inno ufficiale del CAM 3. Mercoledì primo agosto, sul tema “Portati dallo Spirito, ci troviamo in missione”, si parlerà delle prospettive missionarie della V Conferenza di Aparecida e sarà presente mons. Antonio Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil. “La nostra Chiesa di oggi: un’identità di discepola e missionaria” sarà il tema dell’ultimo giorno, giovedì 2 agosto, e la relazione porterà per titolo: “La pastorale Missionaria della Chiesa locale”. Nel pomeriggio, sarà presentato lo Strumento di Lavoro elaborato dalla Commissione Teologica che servirà da base per la preparazione del terzo Congresso Missionario Americano. Lo Strumento di Lavoro consta di una presentazione ed introduzione e di cinque capitoli: la nostra vita missionaria in America, Discepolato: Comunità discepola di Gesù, Pentecoste: Comunità portata dallo Spirito, Evangelizzazione: Comunità missionaria per l’umanità, Maria: Discepola e missionaria. La Messa di chiusura del Simposio sarà presieduta da mons. Giacomo Guido Ottonello, Nunzio Apostolico in Ecuador. (L.B.)

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    A Nilaveli, nello Sri Lanka, un nuovo padiglione dell’ospedale rurale garantirà più servizi per i circa 50 mila utenti

    ◊   Realizzato dal Volontariato internazionale per lo sviluppo (VIS), l’ONG dei Salesiani, grazie al contributo di 250 mila euro della Fondazione Carife-Cassa di Risparmio di Ferrara, sarà inaugurato a breve, nello Sri Lanka, il nuovo padiglione dell’ospedale rurale di Nilaveli, nel nord-est del Paese. Si tratta, riferisce l’agenzia SIR, di un’area che registra anche una forte presenza di popolazione Tamil. La struttura viene aperta, a due anni dall’inizio dei lavori, in un’area che subisce i tragici effetti degli scontri tra i Tamil e il governo centrale di Colombo, capitale dello Sri Lanka. “Tensioni che i problemi del post-tsunami avevano temporaneamente placato - spiega il VIS - facendo pensare ad una possibilità reale di tregua, ma che, invece, sono ripresi con violenza, rendendo estremamente difficili gli interventi umanitari e di ricostruzione in tutta l’area”. L’edificio è dotato di stanze per i pazienti, di un laboratorio, di una sala chirurgica e di una sala per le visite prenatali che garantiranno parti più sicuri. Va a potenziare ulteriormente i servizi dell’unica struttura esistente a Nilaveli per rispondere a tutte le esigenze medico-sanitarie di circa 50 mila persone, che sarebbero altrimenti obbligate a recarsi presso l’ospedale di Trincomalee, ad una trentina di chilometri di distanza. (T.C.)

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    Si trova nell’isola filippina di Mindanao una delle prime scuole che hanno adottato programmi per favorire l’integrazione fra cristiani e musulmani

    ◊   Per promuovere la pace nelle regioni più difficili delle Filippine, capi islamici e leader della Chiesa cattolica da alcuni anni sono impegnati in progetti volti a promuovere il rispetto reciproco. E sono diverse anche le scuole nelle quali vengono adottati programmi per favorire il dialogo fra gli studenti. Nelle Filippine, l’insegnamento dei valori islamici è inserito soltanto nelle scuole islamiche o negli istituti privati musulmani. Nel 2004, il Dipartimento per l’Istruzione (DEPED) ha disposto l’inserimento di queste lezioni nel programma delle scuole pubbliche primarie con almeno 30 studenti musulmani. La scuola elementare statale di Malaybalay, nell’isola di Mindanao, è stata una delle tre scuole primarie ad essersi impegnata nell’attuazione del programma. Secondo quanto ricorda SAR News, Mindanao è una regione a predominanza musulmana dove i cristiani rappresentano una minoranza. Il Fronte Islamico di Liberazione Moro, un gruppo separatista, è in guerra con le truppe del governo da quattro decenni per ottenere l’autonomia della regione. Nel corso degli anni, la guerra ha fatto migliaia di vittime. La scuola elementare statale nel centro della città di Malaybalay, scrive l’agenzia Fides, è la più grande scuola primaria della capitale della provincia di Bukidnon. Dei suoi 2.900 studenti, 120 appartengono a famiglie cristiane ed il resto a famiglie musulmane. Sahra Khabla, insegnante, sostiene che per i bambini, sia musulmani che cristiani, è di importanza vitale apprendere i valori di entrambe le religioni. Esmail Datu, anche lui insegnante, ritiene che programmi di integrazione offrano una educazione più completa oltre ad aiutare gli studenti ad acquisire una migliore conoscenza delle loro differenze, affinché possano imparare a vivere in pace tra di loro, rispettandosi a vicenda. (T.C.)

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    A bordo di 77 imbarcazioni sono approdati nello Yemen, negli ultimi sei mesi, 8.600 migranti. L’ONU: i viaggi in mare fanno troppe vittime

    ◊   Molti dei migranti che dall’Africa rischiano la vita nelle traversate sono rifugiati e richiedenti asilo. In questo quadro, preoccupa la situazione nel golfo di Aden, nello Yemen, e nel Mediterraneo. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione marittima internazionale hanno lanciato un appello affinché siano incrementate le azioni per la prevenzione di ulteriori morti in mare. I due organismi hanno pensato ad un piano che prevede aiuti agli Stati nella gestione dei flussi migratori e nel controllo dei trafficanti, ma soprattutto un impegno per affrontare le cause della persecuzione, dei conflitti e della povertà che spingono i migranti d abbandonare le proprie case. L’UNHCR, scrive l’agenzia Fides, ha registrato, nel corso degli ultimi sei mesi, l’arrivo di 77 imbarcazioni di trafficanti nello Yemen. A bordo, più di 8.600 persone tra rifugiati, richiedenti asilo e migranti, soprattutto somali e etiopi. Si stimano almeno 367 vittime e 118 dispersi. Nei primi sei mesi dello scorso anno, sono arrivate in tutto 107 imbarcazioni con 11.723 persone a bordo, di cui 266 morti e 11 dispersi. Molti hanno perso la vita perché costretti a gettarsi in mare aperto e sono annegati nel tentativo di raggiungere la riva a nuoto. Altri sono stati aggrediti dagli squali, altri ancora picchiati dai trafficanti. Alcuni corpi sono stati sepolti da pescatori yemeniti della zona. Nonostante la lotta e il controllo contro i trafficanti, sono state individuate nuove rotte e nuovi punti di sbarco lungo i 400 chilometri di costa yemenita, ma è aumentata la durata della traversata già molto rischiosa. A causa delle cattive condizioni del mare, il traffico di persone, nel golfo di Aden, si è al momento fermato, ma è da poco ricominciato nel Mediterraneo. E anche se quest’anno il numero degli arrivi irregolari in Italia rispetto al 2006 è diminuito, i morti e i dispersi nel solo mese di giugno dimostrano quanto sia pericoloso attraversare il Mediterraneo. (T.C.)


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    24 Ore nel Mondo



    La Russia sospende la sua partecipazione al CFE, il Trattato sulla limitazione delle Forze convenzionali in Europa - Al via, domani a Mogadiscio, la Conferenza di riconciliazione nazionale in Somalia

    ◊   Il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato stamani un decreto che sospende la partecipazione della Russia al Trattato sulla limitazione delle Forze convenzionali in Europa, il cosiddetto CFE. Si tratta di un nuovo motivo di scontro politico con il resto della comunità internazionale, dopo l’opposizione di Mosca all’indipendenza del Kosovo e le accuse di Putin alla NATO di aver violato il Trattato sui missili balistici con l’avvio del progetto statunitense dello Scudo spaziale. Il rammarico della NATO: “Un passo nella direzione sbagliata”. Il servizio di Giuseppe D’Amato:


    In aprile, Mosca aveva annunciato la richiesta di una riunione d’urgenza dei Paesi membri del CFE. A Vienna, in giugno, lo scontro è stato frontale, non si è trovata una soluzione, il Cremlino si è trovato isolato. Il CFE fu firmato nel 1990, fra la NATO e il Patto di Varsavia; è entrato in vigore nel 1992 e serviva per limitare la presenza di armi e truppe in Europa. Ad Istanbul, nel '99, la nuova versione aggiornata alla situazione post crollo dell’URSS. Questa variante è stata ratificata solo da quattro Paesi: tre Repubbliche ex-sovietiche e la Russia. I Paesi occidentali l’hanno da anni rimandata, poiché la Russia non ha ritirato le sue truppe dalla Transnistria e dalla Georgia. Diversa è invece l’interpretazione data da Mosca. Adesso, in linea teorica, la Russia potrebbe dislocare truppe e armamenti vicino ai confini occidentali, ma non essendoci un nemico, tali spostamenti sono considerati dagli esperti inutili. (Da Mosca per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)

    - E’ iniziata in Corea del Nord la missione dei dieci ispettori dell’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Cinque anni fa l’ultima spedizione ONU. In giornata, la visita al sito di Yongbyon, a 130 chilometri dalla capitale, Pyongyang, una struttura che le autorità nord-coreane si sono impegnate a chiudere nell’ambito degli accordi di Pechino maturati nei colloqui a sei con Coree, USA, Russia, Giappone e Cina. In cambio, Pyongyang riceverà 50 mila tonnellate di carburante.

    - Il 25 e 26 luglio, a Vienna, si terrà la nuova tornata di colloqui sul controverso programma nucleare iraniano tra gli inviati di Teheran e l’AIEA, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica. L’annuncio segue di poche ore il via libera concesso dall’Iran agli ispettori dell’AIEA ad esaminare il reattore ad acqua pesante di Arak, in grado di produrre il plutonio necessario alla realizzazione di ordigni nucleari.

    - In Pakistan, almeno 18 soldati sono morti in un attentato suicida nella regione del Nord Waziristan, al confine con l'Afghanistan. Intanto, ondata di proteste, ieri in diverse parti del Paese, contro il presidente Musharraf, per criticare il sanguinoso attacco alla Moschea Rossa di Islamabad, costato la vita a quasi cento persone. Il nostro servizio:


    In migliaia sono scesi in piazza a Islamabad, bruciando immagini di Musharraf, insieme a effigi americane. Nutrita la presenza anche nelle regioni nord occidentali, dove l’integralismo islamico è più radicato. Giovedì, in un messaggio alla nazione, il presidente pakistano aveva definito “inevitabile” l’attacco alla Moschea Rossa, dopo il fallimento dei negoziati, annunciando che nel Paese non saranno più tollerate madrasse, le scuole coraniche, dove si predichi la jihad e l'estremismo religioso. Intanto, in 20 mila si sono riuniti ieri davanti a una moschea di Lahore per pregare per le vittime, mentre sul campo non si arresta la violenza. Stamani, un kamikaze a bordo di un’autobomba si è lanciato contro un convoglio di militari nel Nord Waziristan, la turbolenta regione tribale al confine con l'Afghanistan in cui è forte la presenza dei miliziani filo-talebani. Almeno 18 i soldati uccisi e 24 i feriti.

     
    - In Libano, l’esercito di Beirut continua a bombardare con colpi sporadici le postazioni del gruppo estremista islamico, Fatah al Islam, nel campo palestinese di Nahr al Bared, dove si combatte dal 20 maggio. I miliziani integralisti barricati rifiutano di arrendersi e rispondono sparando razzi katiusha. Due i soldati libanesi morti nella mattinata, mentre non si conosce il numero delle vittime tra i guerriglieri. Intanto, a Parigi, su iniziativa del ministro degli Esteri, Kouchner, i rappresentanti dei partiti libanesi siedono intorno a un tavolo informale per cercare di superare lo stallo politico.

    - Pronto un nuovo accordo tra le autorità israeliane e quelle palestinesi per un’amnistia in favore di 178 miliziani di al Fatah, vicini al presidente dell’ANP, Abu Mazen, accusati di “terrorismo”. L’intesa prevede che i miliziani si impegnino a deporre le armi. Forze dello stato ebraico, intanto, hanno occupato l’aeroporto di Gaza. E nei territori è ancora impasse politica: Hamas ha nuovamente attaccato il governo del neo premier Fayyad definendolo “incostituzionale”. Ieri sera, le dimissioni dell’esecutivo nelle mani di Abu Mazen, che poi ha riaffidato a Fayyad l’incarico di formarne uno nuovo. Hamas ha convocato per domani una nuova seduta del Parlamento per minare alle basi il nuovo esecutivo.
     
    - In Iraq, le forze USA hanno ucciso almeno sei “militanti”, in un raid aereo contro un edificio nella provincia settentrionale di Diyala, dove dei ribelli avevano preso in ostaggio e poi rilasciato donne e bambini, utilizzati come “scudi umani”. Uccisi, poi, a colpi d'arma da fuoco otto uomini appartenenti a una stessa famiglia di sciiti, in un attacco notturno a Jbela, sobborgo a sud della capitale.

    - Due poliziotti afghani e sei presunti talebani sono morti stamani in nuovi combattimenti nella provincia meridionale di Kandahar, l'ex roccaforte dei talebani nel sud dell'Afghanistan. Fonti militari hanno riferito di oltre 20 talebani uccisi negli ultimi due giorni nel sud del Paese. Intanto, un ufficiale dei servizi afghani ha fatto sapere che almeno sette civili, accusati di essere spie, sono stati decapitati dai talebani negli ultimi dieci giorni.

    - Si apre domani nel segno dell’incertezza la Conferenza di riconciliazione nazionale in Somalia. Forti le spaccature all’interno dei principali clan pertanto gli osservatori internazionali non sembrano nutrire grandi speranze nell’esito del vertice. Le defezioni di ONU e Unione Europea. Il servizio di Giulio Albanese:
     
    La Somalia si accinge ad aprire domani, a Mogadiscio, la tanto agognata conferenza di riconciliazione nazionale. Il clima è a dir poco drammatico, sia dal punto di vista della sicurezza, quasi inesistente, che da quello politico e dei rapporti tra i vari clan, soprattutto gli Hawiye, divisi tra favorevoli e contrari, questi ultimi tutti personaggi legati alle corti islamiche estromesse dal potere nel dicembre scorso. Forse la metà degli oltre 1300 delegati previsti saranno presenti e molti osservatori ritengono probabile una sorta di inaugurazione formale e poi un successivo aggiornamento in tempi brevi. Troppo alti i rischi, troppa spaccata l’assise al di là delle buone intenzioni e delle pressioni internazionali. Inutile nasconderselo, il dialogo con l’opposizione islamica è fermo e sembra che gli avversari del governo di transizione somalo del premier Ali Mohamed Gedi terranno una riunione alternativa ad Asmara dove in larga misura risiedono. (Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese)

    - Valutare il progresso della soluzione politica alla crisi nella martoriata regione del sudanese del Darfur: con questo intento, si apre domani in Libia una Conferenza internazionale di due giorni, co-presieduta dall’ONU e dall’Unione Africana (UA). Alla riunione sono stati invitati 13 Paesi, tra cui Libia, Sudan, Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina. Partecipano anche Lega Araba e Unione Europea. Ieri a Khartoum, l’inviato speciale americano per la regione aveva denunciato una ripresa dei bombardamenti sui civili da parte del governo sudanese.

    - Un nuovo progetto di risoluzione per il Kosovo sarà esaminato lunedì dai 15 membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Lo ha riferito l'ambasciatore USA, Zalmay Khalizad. La bozza è stata messa a punto da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, favorevoli all'indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese, alla quale si è finora opposta la Russia.

    - Italia: i cadaveri di tre clandestini sono stati scoperti dalla Polstrada all'interno della cella frigorifera di un tir in sosta in un’area di servizio lungo la A4, nei pressi di Mestre. Un quarto immigrato, in fin di vita, è stato trasportato all'ospedale. Il camion, con targa ceca, proveniva dalla Grecia ed era diretto in Germania, dove avrebbe dovuto portare un carico di angurie.

    - Il violento tifone Man-Yi, che ieri ha investito l'arcipelago di Okinawa, nel Sud del Giappone, si è spostato sulla grande isola meridionale di Shikoku e potrebbe proseguire verso Nord-Ovest fino a lambire Tokyo domani sera. Man-Yi porta venti fino a 220 chilometri orari e piogge torrenziali. Nella città di Kagoshima, nel Sud dell'isola di Kyushu, 5.400 persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni. Il numero complessivo degli sfollati si aggira intorno ai 50 mila; il bilancio è di un morto e 56 feriti. (A cura di Roberta Moretti)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 195

     
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