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SOMMARIO del 07/07/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Nel segno della riconciliazione, pubblicato il Motu proprio di Benedetto XVI "Summorum Pontificum" sull'uso del Messale Romano del 1962
  • Il commento di padre Federico Lombardi al Motu proprio di Benedetto XVI
  • Il cardinale arcivescovo di Westminster, Murphy-O'Connor: il Motu proprio del Papa permetterà una nuova comprensione a livello ecumenico
  • Udienze e nomine
  • Il Papa ha nominato il cardinale Ruini suo inviato speciale alle celebrazioni "Missioni Cittadine Europee" del prossimo settembre a Budapest
  • Lettera di Benedetto XVI al cardinale Erdő per l’ottavo centenario della nascita di Santa Elisabetta di Turingia o d’Ungheria, “Santa 'europea'”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Due foto testimonienerebbero dell'incolumità di p. Bossi, rapito nelle Filippine. Intervista con padre Bernardo Cervellera
  • Il mondo in concerto con il "Live Earth", mega-manifestazione per sensibilizzare sul problema dei cambiamenti climatici indotti dall'inquinamento
  • "Un tuffo contro la povertà": in tre spiagge di Italia, Spagna e Portogallo un'iniziativa di sensibilizzazione agli Obiettivi del Millennio dell'ONU
  • Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti
  • Chiesa e Società

  • Campane a festa a Lorenzago di Cadore per accogliere Benedetto XVI. Domani fiaccolata in attesa dell’arrivo del Papa
  • Valencia celebra il primo anniversario della visita di Benedetto XVI con varie iniziative. Oggi una Messa dell’arcivescovo, Garcia-Gasco Vicente
  • Sarà dedicata al 50.mo anniversario dell’Enciclica "Fidei Donum" la 60.ma Settimana di Missionologia di Burgos, in Spagna
  • In Bolivia, il cardinale Terrazas indice, per il 27 luglio, una Giornata di preghiera per la riconciliazione e la pace
  • In Perù, si celebra domani la Giornata Nazionale del Malato missionario, sul tema “Per la Croce alla Luce”
  • I vescovi statunitensi chiedono ad Amnesty International di rivedere la sua posizione sull’aborto
  • Domani a Gualdo Tadino, in Umbria, l’inaugurazione di una parrocchia di rito copto-ortodosso
  • Le iniziative dei Salesiani per i giovani di tutta Europa su un nuovo sito internet
  • Quattro giovani italiani potranno svolgere per un anno servizio civile in Australia per la GMG
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Pakistan, resta altissima la tensione nella Moschea rossa di Islamabad: il leader degli studenti integralisti ha dichiarato che non si arrenderanno e che sono pronti al martirio - A Londra, si commemora oggi il secondo anniversario degli attentati terroristici che provocarono 52 vittime

  • Il Papa e la Santa Sede



    Nel segno della riconciliazione, pubblicato il Motu proprio di Benedetto XVI "Summorum Pontificum" sull'uso del Messale Romano del 1962

    ◊   “Riconciliazione”: è questa la parola chiave, “la ragione positiva” del Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI sull’uso del Messale Romano del 1962, pubblicato oggi. A sottolinearlo è il Papa stesso nella Lettera indirizzata ai presuli di tutto il mondo, che accompagna il documento. Lo sguardo al passato, “alle divisioni” che “hanno lacerato il Corpo di Cristo”, scrive il Pontefice, mi hanno spinto a “fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente”. Sui punti salienti del Motu proprio, che entrerà in vigore il 14 settembre di quest’anno, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, il servizio di Alessandro Gisotti:


    Sin dall’art. 1, il Motu proprio stabilisce che il Messale Romano, promulgato da Paolo VI nel 1970 è l’espressione ordinaria della lex orandi della Chiesa cattolica di rito latino. Il Messale promulgato da San Pio V e nuovamente edito dal Beato Giovanni XXIII deve essere, perciò, considerato come forma straordinaria. Non si crea, dunque, in alcun modo una divisione nella “legge della fede”, giacché si tratta di “due usi dell’unico rito romano”. E’ lecito, quindi, celebrare la Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano del 1962. A tal fine, il Motu proprio di Benedetto XVI indica nuove regole, che sostituiscono quelle stabilite dai documenti anteriori “Quattuor abhinc annos” ed “Ecclesia Dei”. Viene stabilito che nelle Messe celebrate, senza popolo, ogni sacerdote cattolico di rito latino, possa, senza bisogno di alcun permesso, usare il Messale del 1962 o quello promulgato da Paolo VI. E ciò in qualsiasi giorno, “eccettuato il Triduo Sacro”. Ancora, si dispone che le comunità degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica possano celebrare la Santa Messa, nei propri oratori, secondo l’edizione del Messale del 1962. A tali celebrazioni sono ammessi anche i fedeli che lo desiderino.

     
    L’art. 5 si sofferma sulla realtà delle parrocchie, disponendo che laddove esista “stabilmente un gruppo di fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica, il parroco accolga volentieri le loro richieste per la celebrazione della Santa Messa”, secondo il rito del Messale del 1962. Il parroco dovrà provvedere, affinché “il bene di questi fedeli si armonizzi con la cura pastorale ordinaria della parrocchia, sotto la guida del vescovo”, “evitando la discordia e favorendo l’unità di tutta la Chiesa”. Tale celebrazione “può aver luogo nei giorni feriali, nelle domeniche e nelle festività”. Può essere permessa inoltre, in circostanze particolari, come matrimoni, esequie e pellegrinaggi. I sacerdoti che usano il Messale di Giovanni XXIII “devono essere idonei e non giuridicamente impediti”. Nelle Messe celebrate con il popolo, secondo il Messale del 1962, le letture potranno essere proclamate anche nella lingua vernacola. Se un gruppo di fedeli laici “non abbia ottenuto soddisfazione alle sue richieste da parte del parroco”, l’art. 7 stabilisce che di ciò venga informato il vescovo diocesano, che “è vivamente pregato di esaudire il loro desiderio”. Qualora non potesse, la questione va riferita alla Commissione Pontificia Ecclesia Dei eretta da Giovanni Paolo II nel 1988. Lo stesso il vescovo dovrà fare laddove fosse ostacolato nel rispondere alle richieste dei fedeli laici. All’art. 9, si dispone che il parroco possa concedere la licenza di usare il rituale più antico nell’amministrazione dei Sacramenti del Battesimo, Matrimonio, Penitenza e Unzione degli Infermi. Agli Ordinari viene anche concessa la facoltà di celebrare il Sacramento della Confermazione e, qualora sia ritenuto opportuno, di erigere una parrocchia personale o nominare un cappellano, per le celebrazioni secondo la forma più antica del rito romano. Negli ultimi articoli del documento, si conferma che la Pontificia Commissione Ecclesia Dei continua ad esercitare il suo compito. Oltre alle facoltà di cui già gode, tale Commissione eserciterà l’autorità della Santa Sede, vigilando sull’osservanza e applicazione delle disposizioni del Motu proprio.

    Come sottolineato, il documento è accompagnato da una Lettera, indirizzata ai vescovi di tutto il mondo. Il Papa spiega le motivazioni di questo Motu proprio, che risponde a “insistenti preghiere” di non pochi fedeli, a lungo soppesate già da Giovanni Paolo II e oggetto di approfondimento nel Concistoro, tenutosi il 22 marzo 2006. Il Pontefice non manca di costatare che “notizie e giudizi fatti senza sufficiente informazione hanno creato non poca confusione”, suscitando “reazioni molto divergenti” per “un progetto il cui contenuto in realtà non era conosciuto”. Quindi, affronta quei timori che si opponevano più direttamente a questo documento, come ci riferisce, ancora, Alessandro Gisotti:


    Benedetto XVI si sofferma sul timore che venga “intaccata l’Autorità del Concilio Vaticano II”, mettendo in dubbio “una delle sue decisioni essenziali”, la riforma liturgica. “Tale timore - avverte - è infondato”. Il Pontefice ribadisce che il Messale pubblicato da Paolo VI “è e rimane la Forma normale, Forma ordinaria, della Liturgia Eucaristica”. L’ultima stesura del Missale Romanum, anteriore al Concilio, e pubblicata da Giovanni XXIII nel 1962, “potrà invece essere usata come Forma extraordinaria della Celebrazione liturgica”. Per questo, è il richiamo del Papa, “non è appropriato parlare di queste due stesure del Messale Romano come se fossero "due Riti”, ma piuttosto di un duplice uso “dell’unico e medesimo Rito”. D’altro canto, Benedetto XVI attira l’attenzione “sul fatto che questo Messale non è stato mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in principio, restò sempre permesso”. Introdotto il nuovo Messale, ha ricordato, non furono emanate norme per “l’uso possibile” del Messale anteriore, supponendo che si sarebbe trattato di pochi casi facilmente risolvibili. In realtà, però, si legge nella Lettera, “non pochi rimanevano fortemente legati a questo uso del Rito romano”.

     
    Il Papa si sofferma così sul movimento guidato dall’arcivescovo Lefebvre, la cui “fedeltà al Messale antico divenne un contrassegno esterno”. Le ragioni di questa spaccatura, spiega il Papa, si trovavano “più in profondità”, giacché molte persone che accettavano il Concilio Vaticano II ed erano fedeli al Papa e ai vescovi, “desideravano tuttavia anche ritrovare la forma, a loro cara, della sacra Liturgia”. E ciò anche perché “in molti luoghi non si celebrava in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale”. Anzi, sottolinea il Pontefice, il nuovo Messale veniva perfino “inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale ha portato spesso a deformazioni della Liturgia, al limite del sopportabile”. Papa Benedetto confida ai confratelli nell’episcopato la sua esperienza personale. “Ho visto - scrive - quanto siano state ferite, dalle deformazioni arbitrarie della Liturgia, persone che erano totalmente radicate nella fede della Chiesa”. Ed è per questo, rammenta, che Giovanni Paolo II fu obbligato a dare con il Motu proprio Ecclesia Dei del 1988, un quadro normativo per l’uso del Messale del 1962. Tale documento, però “non contiene prescrizioni dettagliate”, ma si appellava alla generosità dei presuli verso “le giuste aspirazioni” di quei fedeli che richiedevano l’uso del Rito romano. Era quel documento teso anche ad aiutare la Fraternità San Pio X “a ritrovare la piena unità con il Successore di Pietro, cercando di guarire una ferita sentita sempre più dolorosamente”. Riconciliazione “finora non riuscita”, è il rammarico di Benedetto XVI. D’altra parte, l’uso del Messale del 1962 è rimasto difficile, anzitutto perché i vescovi, in mancanza di precise norme giuridiche, “temevano che l’autorità del Concilio fosse messa in dubbio”. Tuttavia, anche per il crescente numero di giovani attirati da questa forma liturgica, “è sorto il bisogno di un regolamento giuridico più chiaro” non prevedibile vent’anni fa. Evidenzia, inoltre, che queste norme “tendono anche a liberare i vescovi dal dover sempre di nuovo valutare come rispondere alle diverse situazioni”.

     
    Il Papa rivolge poi il pensiero alla seconda preoccupazione emersa nelle discussioni sul Motu proprio, ovvero che una più ampia possibilità dell’uso del Messale del 1962 potrebbe portare a “disordini o addirittura a spaccature nelle comunità parrocchiali”. “Anche questo timore - afferma il Papa - non mi sembra realmente fondato”, soprattutto perché l’uso del Messale antico “presuppone una certa misura di formazione liturgica e un accesso alla lingua latina”. Condizioni, che “non si trovano tanto di frequente”. Per questo, si ribadisce nel documento, il nuovo Messale “rimarrà, certamente, la Forma ordinaria del Rito romano”. Certo, viene riconosciuto che “non mancano esagerazioni” di fedeli “legati all’antica tradizione liturgica latina”. Del resto, è l’invito del Papa, le due Forme dell’uso del Rito Romano “possono arricchirsi a vicenda” inserendo “nuovi santi e alcuni dei nuovi prefazi” nel Messale antico. Allo stesso modo, nel Messale di Paolo VI, si potrà manifestare ancor più quella “sacralità che attrae molti all’antico uso”. Ed esorta a rendere “visibile la ricchezza spirituale e la profondità teologica di questo Messale”.

     
    Benedetto XVI ribadisce dunque che “non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum”. E rammenta che nella “storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura”, sottolineando che ciò che per le generazioni anteriori era sacro “non può improvvisamente essere del tutto proibito o addirittura dannoso”. A loro volta, anche i sacerdoti delle comunità aderenti all’uso antico non possono, “in linea di principio, escludere la celebrazione secondo i libri nuovi”. Nell’ultima parte della Lettera, il Papa rassicura i vescovi. “Queste nuove norme - scrive - non diminuiscono in nessun modo la vostra autorità e responsabilità”, essendo il vescovo “moderatore della liturgia nella propria diocesi”. Il Papa invita, inoltre, i vescovi a scrivere un resoconto sulle loro esperienze, tre anni dopo l’entrata in vigore del Motu proprio. E ciò in modo che, qualora fossero venute alla luce delle serie difficoltà, “potranno essere cercate vie per trovare rimedio”.

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    Il commento di padre Federico Lombardi al Motu proprio di Benedetto XVI

    ◊   Per un commento al Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, ecco una nota del direttore della Sala stampa, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

    Il modo migliore per capire bene il significato del nuovo documento è naturalmente leggere con attenzione la lettera del Papa che lo accompagna. Benedetto XVI non intende compiere alcuna rivoluzione rispetto all’odierno uso liturgico rinnovato dal Concilio, che continuerà ad essere seguito dalla stragrande maggioranza dei fedeli; non impone alcun ritorno indietro; non vuole nessun indebolimento dell’autorità del Concilio né dell’autorità e della responsabilità dei Vescovi.

     
    Il Papa intende semplicemente offrire a chi ne sente un motivato e profondo desiderio, una più facile possibilità di celebrare la liturgia secondo la forma del rito romano precedentemente in uso, di farlo serenamente, sentendosi benevolmente accolto e inserito nella grande comunità cattolica. Se nonostante le obiezioni il Papa ha preso questa decisione - dopo lunga riflessione, consultazione e preghiera, come dice egli stesso - in favore di un numero relativamente piccolo di persone, ha certamente dei motivi degni di essere ben compresi. Benedetto XVI ha una visione teologica e spirituale molto profonda della liturgia, e quindi un senso di grandissimo rispetto per quanto viene celebrato: la morte e la risurrezione di Gesù. La liturgia è qualcosa che ci viene donato, non è un nostro prodotto, è la sorgente della nostra vita. L’Eucaristia è il luogo più alto dell’incontro fra Dio e l’uomo.

     
    Il Papa ritiene quindi suo compito e dovere aiutare tutti i fedeli a vivere questo incontro nel modo più degno e consapevole, sia che ciò avvenga con la forma del rito romano rinnovato, sia che - per motivi di formazione, cultura o esperienza personale - per alcuni ciò avvenga più facilmente con la forma più antica del rito. In ogni caso, il Papa si augura che la coesistenza delle due forme del rito porti ambedue non a contrapporsi ed escludersi, ma ad arricchirsi a vicenda, da una parte con un maggior spessore della sacralità della celebrazione, dall’altra con una più ampia varietà ed espressività di elementi. Anche per chi non prevede in alcun modo di cambiare il proprio uso liturgico rispetto all’attuale c’è dunque un importante messaggio: la liturgia va celebrata con cura e rispetto proprio perché attraverso di essa si comunica con il mistero di Dio. Se manca questo rispetto, non è solo il singolo ma la Chiesa intera a soffrirne, perché gli abusi sono sempre seme di divisione.

     
    C’è chi teme che la coesistenza delle due forme del rito possa essere causa di divisione. Il Papa - con ammirevole prudenza, ma con grande fiducia - dice di ritenere che questo timore non sia realmente fondato. Anzi, fa chiaramente capire che la sua intenzione è esattamente l’opposta, cioè “fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla pienamente”. Benedetto XVI si sente profondamente responsabile dell’unità, e pensa naturalmente a chi si trova oggi ancora in rottura con la comunione ecclesiale, ma pensa anche a chi si trova in tensione all’interno di essa, e invita tutti all’apertura reciproca nell’unità della stessa fede. Ricorda che, come non si possono considerare proibiti o dannosi i libri liturgici più antichi, così nessuno ha il diritto di considerare negativamente quelli rinnovati. Chiunque si volesse quindi appellare al Motu proprio per accendere tensioni invece che per alimentare lo spirito di riconciliazione ne tradirebbe radicalmente lo spirito. Benedetto XVI ci ha spiegato che la corretta lettura del Concilio Vaticano II deve insistere sulla “continuità” piuttosto che sulla “rottura”. Anche la coesistenza delle due forme di un unico rito liturgico si deve interpretare in questa linea. Il nuovo si inserisce vitalmente sul precedente senza rifiutarlo.

     
    Il Papa afferma in modo reciso che il timore che il documento intacchi l’autorità del Concilio è un timore infondato. Anche nella recente esortazione postsinodale Sacramentum caritatis ha ricordato “il benefico influsso che la riforma liturgica attuata a partire dal Concilio ha avuto per la vita della Chiesa”. Del resto, lo vediamo celebrare continuamente solennemente secondo il rito rinnovato. Lo abbiamo visto accogliere e lo abbiamo sentito spiegare egli stesso - possiamo ben dire affascinati - le sagge ed espressive innovazioni dei grandi riti dell’inaugurazione del suo Pontificato. Non abbiamo dunque alcun motivo di temere. Benedetto XVI non ci farà tornare indietro, ma ci conduce in avanti, tenendoci ben inseriti nella continuità del cammino storico della Chiesa. Un andare in avanti che mira anzitutto a progredire - come persone e come comunità - nella profondità dell’incontro con Dio.

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    Il cardinale arcivescovo di Westminster, Murphy-O'Connor: il Motu proprio del Papa permetterà una nuova comprensione a livello ecumenico

    ◊   E sulle sfide e opportunità che possono nascere da questo documento, in particolare per i fedeli di alcune aree del mondo, Philippa Hitchen, della nostra redazione inglese, ha intervistato il cardinale Cormac Murphy-O'Connor, arcivescovo di Westminster:


    R. - Clearly, it has more importance in some Countries than in others: parts of Europe…
    Ovviamente, ha una rilevanza maggiore in alcuni Paesi piuttosto che in altri: in alcune nazioni dell’Europa o dell’America, in uno o due Paesi dell’Asia, ad esempio. Per la Chiesa cattolica nel suo insieme, non si tratta in realtà di una questione cruciale. Tuttavia, in alcuni Paesi lo è. Quindi, i vescovi ed i cardinali presenti alla riunione che si è tenuta alcuni giorni fa in Vaticano con il Santo Padre hanno avuto la possibilità di valutare le sfide che si potevano intravedere in tutto ciò, le difficoltà che sarebbero potute nascere. In linea di massima, i vescovi hanno dato il consenso per la celebrazione della Messa tridentina, non solo nelle maggiori città ma anche altrove. Nell’insieme, direi che i vescovi sono stati generosi e comunque sempre attenti a preservare l’unità delle diocesi, l’unità della Chiesa. Credo che l’unico “pericolo” che avremmo potuto correre in Inghilterra si sarebbe verificato se un gruppo di persone avesse chiesto la facoltà di celebrare la Messa in latino con l’unico scopo di manifestare il proprio dissenso con tutto il Magistero del Concilio Vaticano II, provocando così una vera e propria rottura tra il prima e il dopo del Concilio. Nel concedere questo permesso, sicuramente il Santo Padre ha valutato che non esistono due diritti, bensì un unico diritto con due espressioni del medesimo. Credo che questo Motu Proprio sarà bene accetto dai vescovi.

     
    D. - Sicuramente, ci sarà chi penserà che questo sia un tentativo della parte più conservatrice della Chiesa per tornare ad una mentalità preconciliare. Lei pensa che sia così?

     
    R. - I think that the intention of this is really to achieve reconciliation within the Church…
    Io penso che l’intenzione di questo documento sia quella di raggiungere veramente la riconciliazione all’interno della Chiesa. Ci sono alcuni gruppi che hanno un desiderio legittimo e questo diritto non è mai stato avocato, ed è per questo motivo che per il Santo Padre - come per molti altri con lui - quando ci siano i presupposti, e in considerazione del fatto che si tratta di una legittima tradizione di liturgia nella Chiesa, tale diritto deve essere permesso.

     
    D. - Lei non crede che in Inghilterra questo documento possa aumentare il divario tra quelli che potremmo definire i “progressisti” ed i “tradizionalisti”?

     
    R. - No, I think there were always tensions in different groups within the Church…
    No, io credo che ci siano sempre state tensioni tra i vari gruppi all’interno della Chiesa, è sempre accaduto. Ma credo anche che tutto dipenda dal vescovo: il vescovo è il centro dell’unità come all’interno della Chiesa universale il Papa è il centro dell’unità e della verità. Per questo, penso all’ecclesiologia della Chiesa cattolica, che si incentra sul vescovo e su tutti i vescovi e che nella comunione con Pietro è di cruciale importanza per ogni aspetto della Chiesa e della sua missione, e quindi anche della sua liturgia.

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina, in successive udienze, il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e l’arcivescovo Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato. Il Papa ha ricevuto anche la signora Dagmar Babčanová, ambasciatore di Slovacchia, in visita di congedo, e l’arcivescovo Fernando Filoni, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato.

    In tarda mattinata, ha prestato poi giuramento, nella cappella Urbano VIII, il Camerlengo di Santa Romana Chiesa, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Nel pomeriggio, il Santo Padre riceverà inoltre in udienza il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Benedetto XVI ha elevato alla dignità di arcivescovo mons. Carlo Liberati, vescovo prelato di Pompei, delegato Pontificio per il Santuario della Beata Maria Vergine del S. Rosario.

    Il Papa ha nominato segretario dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica mons. Domenico Calcagno, finora vescovo di Savona-Noli, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo.

    Per mandato del Pontefice, il cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha nominato segretario aggiunto della medesima Pontificia Commissione il rev.do mons. Mario Marini.

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    Il Papa ha nominato il cardinale Ruini suo inviato speciale alle celebrazioni "Missioni Cittadine Europee" del prossimo settembre a Budapest

    ◊   Benedetto XVI ha nominato il cardinale vicario, Camillo Ruini, come suo inviato speciale alle celebrazioni conclusive delle “Missioni Cittadine Europee”, che avranno luogo a Budapest, in Ungheria, dal 16 al 22 settembre 2007.

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    Lettera di Benedetto XVI al cardinale Erdő per l’ottavo centenario della nascita di Santa Elisabetta di Turingia o d’Ungheria, “Santa 'europea'”

    ◊   “Santa ‘europea’”, “si rivelò vera figlia della Chiesa, offrendo una testimonianza concreta, visibile e significativa della carità di Cristo”: è quanto afferma Benedetto XVI, nella lettera indirizzata al cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate d’Ungheria, in occasione dei festeggiamenti in corso per l’ottavo centenario della nascita di Santa Elisabetta di Turingia o d’Ungheria.

    “Formulo fervidi voti – auspica il Papa – affinché la conoscenza approfondita della personalità e dell'opera di Elisabetta di Turingia possa aiutare a riscoprire con sempre più viva consapevolezza le radici cristiane dell’Ungheria e della stessa Europa, spingendo i responsabili a sviluppare in modo armonico e rispettoso il dialogo tra la Chiesa e le società civili, per costruire un mondo realmente libero e solidale”. L’Anno internazionale elisabettiano è stato inaugurato a Roma il 17 novembre 2006. La Messa di chiusura è in programma il 17 novembre prossimo, presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. (A cura di Roberta Moretti)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il Papa affida ai Fratelli nell'Episcopato una nuova Lettera Apostolica "Motu Proprio data" sull'uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970.
    Servizio estero - Somalia: cinque bambini uccisi da una mina.
    Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano sull'urbanistica e il sentimento del bello.
    Servizio italiano - In rilievo il tema delle pensioni.

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    Oggi in Primo Piano



    Due foto testimonienerebbero dell'incolumità di p. Bossi, rapito nelle Filippine. Intervista con padre Bernardo Cervellera

    ◊   Novità nel rapimento di padre Giancarlo Bossi, il missionario sequestrato quasi un mese fa nelle Filippine. La Farnesina sta esaminando le fotografie, in possesso dei mezzi di informazione di Manila, che ritraggono il religioso più magro e con la barba lunga. Ci sarebbe anche un audio in cui Padre Bossi rassicura la famiglia. Intanto, AsiaNews, agenzia del PIME, il Pontificio Istituto Missioni Estere, ha confermato che è vivo. E a commentare queste foto Paolo Ondarza ? Ascoltiamo padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews:


    R. - Anzitutto, queste foto sono il primo segno che il padre Giancarlo è vivo perché secondo quanto ci ha confermato padre Gianni Sandalo, il superiore del PIME nelle Filippine, queste foto sono senz’altro scattate dopo il rapimento. Padre Giancarlo Bossi in queste foto è molto dimagrito, molto sciupato, e dall’altra ha in mano una radio, probabilmente un segno convenzionale per dire il periodo in cui è stata scattata. Il ricevimento di queste foto è una cosa molto positiva, anche perché mostra che c’è un contatto finalmente più stabile con i rapitori.

     
    D. - Che cosa vogliono dire, i rapitori, con queste foto e cosa vogliono dire soprattutto con tutta la vicenda del rapimento di padre Bossi?

     
    R. - Ancora non si sa chi siano i rapitori o per lo meno l’esercito che ha avuto i primi contatti non ha ancora rivelato l’identità di questi rapitori, quindi non possiamo fare troppe supposizioni. Quello che è certo è che queste foto sono il segno che è vivo perché, come dicevo, padre Sandalo e l’appello del PIME nelle Filippine di una settimana fa, chiedevano appunto un segno che il padre era vivo.

     
    D. - Secondo le autorità filippine, dietro il rapimento ci sarebbero estremisti islamici…

     
    R. - Si tratta solo di ipotesi. Finché non c’è un vero e stabile contatto con i rapitori non si può dire niente.

     
    D. - Vogliamo ricordare l’appuntamento del prossimo 10 luglio?

     
    R. - Sì, questo è importantissimo perché su padre Bossi si parla tanto, si fanno tante speculazioni, ma il PIME ha promosso un gesto molto semplice: pregare per lui. Nelle comunità del PIME, il 10 luglio, ad un mese dal suo rapimento, noi ci troveremo a pregare e tutti sono invitati. Chi non potrà venire al nostro appuntamento, può benissimo pregare in casa sua, come segno di partecipazione alla sua fatica e come segno anche di domanda al Signore che cambi il cuore dei suoi rapitori e che sostenga il padre in questa enorme fatica.

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    Il mondo in concerto con il "Live Earth", mega-manifestazione per sensibilizzare sul problema dei cambiamenti climatici indotti dall'inquinamento

    ◊   New York, Londra, Sydney, Rio de Janeiro, Johannesburg, Amburgo, Shangay e Tokyo. Otto città, un concerto globale. E’ il "Live Earth", organizzato dall’ex vice-presidente statunitense, Al Gore, per sensibilizzare le giovani generazioni sui cambiamenti climatici causati dai gas serra e convincere i governi e le multinazionali a prendere provvedimenti seri prima di una catastrofe ambientale irreversibile. Le note dei più importanti artisti del panorama musicale mondiale hanno già cominciato a risuonare stamani a partire da Sydney - quando in Italia erano le 3.30 di notte - e proseguiranno lungo i fusi orari per tutte le 24 ore. Linda Bordoni della nostra redazione inglese ne ha parlato con John Rigo, uno degli organizzatori dell’evento, che ci spiega così il senso di questo evento:


    R. - I think it’s a work ... I think people are aware of the problem out there…
    Credo che sia un lavoro… credo che la gente si renda conto dei problemi che ci sono, che abbia compreso che sia necessario fare qualcosa. In molti luoghi sul pianeta ci sono alcuni settori della società, alcuni governi che si stanno muovendo e credo che le persone, i singoli, possano fare da catalizzatori aiutandoci a risolvere il problema: sono un grosso primo passo nella lotta ai cambiamenti climatici. “Live Earth” contribuisce a risvegliare non solo la presa di coscienza, ma anche ad ispirare e a motivare le persone attraverso la voce degli artisti, insegnando loro come agire per portare il proprio contributo, con semplici accorgimenti nella vita quotidiana: possono contribuire chiedendo interventi ai politici, ma anche solo scegliendo il modo di acquistare i prodotti o semplicemente riducendo alcuni consumi.

     
    D. - Questa iniziativa segna l’inizio di una campagna che si estenderà per anni e che ha per scopo di indurre individui e governi a intervenire per combattere il riscaldamento della Terra. Cosa implica questo progetto?

     
    R. - My job is primarily ... a lot of my work entails the greening of the events…
    Il mio lavoro consiste sostanzialmente nel monitoraggio degli eventi, nell’istituire politiche ambientali e contribuire ad insegnare alle industrie come ridurre nella quotidianità, attraverso le decisioni che si prendono ogni giorno, l’impatto di questi eventi sulla natura. Eventi che colpiscono quotidianamente e coinvolgono milioni e milioni di persone ogni anno. Questa campagna si svolge in più anni è guidata dai nostri partner: ne abbiamo in tutto il mondo, in particolare godiamo della tutela di Al Gore.

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    "Un tuffo contro la povertà": in tre spiagge di Italia, Spagna e Portogallo un'iniziativa di sensibilizzazione agli Obiettivi del Millennio dell'ONU

    ◊   Migliaia le persone che oggi in tre spiagge d’Europa, Italia, Spagna e Portogallo hanno preso parte all’iniziativa “Un tuffo contro la povertà” promosso dalla Campagna del Millennio delle Nazioni Unite “No excuse 2005”. I cittadini d’Europa e del mondo, attraverso una serie di eventi, previsti dalla campagna, ricordano alle autorità la necessità di mantenere gli impegni presi nel settembre del 2000 per sconfiggere la povertà estrema. Il servizio è di Cecilia Seppia:


    Un tuffo contro la povertà in occasione del Mid-Term 2007, ovvero la data di mezzo verso la scadenza del 2015. Tra poco più di sette anni, i capi di Stato e di governo di 189 Paesi che nel 2000 avevano sottoscritto la Dichiarazione del Millennio, impegnandosi a raggiungere importanti obiettivi di sviluppo, si riuniranno di nuovo per osservare il pianeta e valutare i cambiamenti avvenuti. Moltissime le persone che oggi contemporaneamente in tre spiagge d’Europa sono entrate in acqua per testimoniare la loro adesione alla mobilitazione globale, per sconfiggere fame, sete e miseria. L’iniziativa promossa dalla Campagna del Millennio delle nazioni unite è un monito per ricordare ai governi di rispettare la parola data. Realizzare l’uguaglianza tra uomini e donne, assicurare l’istruzione primaria, combattere le malattie, ma soprattutto dimezzare la povertà estrema che affligge milioni di persone. Ma questo bagno tutto europeo è anche un modo, insieme con il "Live Earth 2007", per sottolineare la necessità di considerare la questione ambientale come prioritaria. Marta Guglielmetti, responsabile ONU di Campagna del Millennio:

     
    “I problemi ambientali, come quando si parla di cambiamenti climatici, di sviluppo sostenibile, sono strettamente legati alla questione della lotta alla povertà, in quanto sono i più poveri che subiscono maggiormente le conseguenze negative dei cambiamenti climatici. E' un nesso importante e ricordiamoci che ci sono sempre delle persone più svantaggiate che subiscono in maniera più forte di altri queste cose".

     
    Non ci sono più scuse, dunque, come recita lo slogan della campagna, e di questo, come ha spiegato Marta Guglielmetti, sono in molti ad avere coscienza. Oggi i cittadini ricordano gli impegni supportando però anche l’attività dei governi.

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    Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti

    ◊   Nella XIV Domenica del Tempo ordinario, il Vangelo di Luca presenta il brano nel quale Gesù invia i settantadue discepoli avanti a sé, a due a due, per annunciare il suo prossimo arrivo, congedandoli con questo mandato:

    "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa".

    Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    Mentre domenica scorsa le Letture ci invitavano a riflettere sulla sequela, sull’andare dietro a Cristo, oggi ci richiamano al fatto che quegli stessi che stavano andando dietro a Lui sono inviati ad andare avanti a Lui: “Ante Facciem suam”, come dice la tradizione di Girolamo. Ogni cristiano è sempre situato in questa tensione tra l’andar dietro e l’esser mandato avanti a Lui. La correlazione, l’equilibrio tra queste due dimensioni ordinarie del vivere cristiano, è delicatissima. Come vengono mandati avanti? A due a due perché la relazione nuova attesta la novità di Cristo e inoltre con il potere da Lui conferito loro perché il cristiano è reso ministro di un potere che non è suo e che è invincibile. E qual è l’esito di questo inizio di missione? “Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore” - dice Gesù - la vittoria, i cristiani, sono ministri della vittoria nella letizia, rallegratevi".

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    Chiesa e Società



    Campane a festa a Lorenzago di Cadore per accogliere Benedetto XVI. Domani fiaccolata in attesa dell’arrivo del Papa

    ◊   La diocesi di Belluno-Feltre darà il benvenuto al Papa facendo suonare a festa le campane di tutte le chiese. Domani e lunedì, a mezzogiorno, saluteranno così Benedetto XVI i fedeli di Lorenzago di Cadore, la località che ospiterà il Pontefice dal 9 al 27 luglio. “Il suono a distesa sarà un segno dell’accoglienza festosa che gli riserveremo – dice mons. Giuseppe Andrich, vescovo di Belluno-Feltre, in un “saluto a nome di tutti al Pontefice” pubblicato sul numero in uscita del settimanale diocesano “L’Amico del Popolo”, ripreso dall'Agenzia Sir. “Siamo capaci di accoglienza? In questi giorni – scrive il vescovo – tale vocazione, esigente per noi cristiani, la riconosciamo nel dono di accogliere il Papa. Egli presiede la carità universale e guida le comunità cristiane a essere segno e strumento di attenzione e di salvezza per l’umanità”. Siamo consapevoli – prosegue il presule – che la nostra terra non può ostentare ricchezze che non siano quelle che ci mettono in relazione diretta con l’Autore di ogni bellezza. Anche la nostra più genuina cultura è contraria ad avvantaggiarci di questa eccezionale presenza del Santo Padre per fregiarci di vanti effimeri o per prendere gloria gli uni dagli altri. Contro ogni artificiosità desideriamo offrire un ambiente rispettoso dell’ospite, che esprima quiete e accoglienza”. “I messaggi dei due Angelus domenicali – afferma mons. Andrich - saranno da noi accolti con ascolto partecipe e orante. La Messa che presiederò a Lorenzago domenica 22 luglio, appena prima dell’arrivo del Papa per l’Angelus, sarà offerta perché il suo coraggioso servizio sia sostenuto dalla forza che viene da Dio e dalla sinfonica preghiera di tutti i cristiani. Le comunità cristiane e tante persone di buona volontà sappiano sempre più apprezzare e sostenere la sua opera per la pace, per il progresso culturale dell’Europa, per la salvaguardia della vita umana e della famiglia, per l’educazione delle nuove generazioni”. Nel suo messaggio il presule scrive inoltre: “Mi permetto di chiedere pubblicamente al Santo Padre la sua preghiera e benedizione per gli ammalati che sono negli ospedali e nelle case, per quanti, anche giovani, soffrono moralmente e si sentono disperati e soli... Santo Padre, la Sua presenza fra noi ci conforta. Vogliamo che l’amore per Lei, soprattutto da parte delle persone più deboli, bambini e ammalati, rappresenti quello di tutti i battezzati della nostra Chiesa di Belluno-Feltre che in Lei riconoscono il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità della Chiesa”. In attesa dell’arrivo del Papa, domani, a Lorenzago di Cadore, si svolgerà una fiaccolata di preghiera e di accoglienza sul tema “La memoria del XX anno. L’attesa di Benedetto XVI”. (T.C.)

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    Valencia celebra il primo anniversario della visita di Benedetto XVI con varie iniziative. Oggi una Messa dell’arcivescovo, Garcia-Gasco Vicente

    ◊   Ad un anno dalla visita di Benedetto XVI a Valencia, in Spagna in occasione del V Incontro Mondiale delle Famiglie, diverse le celebrazioni per ricordare l’evento. Oggi, alle 19, l’arcivescovo di Valencia, Agustin Garcia-Gasco Vicente presiederà una Messa di ringraziamento in Cattedrale. Ieri nella facoltà di Teologia di Valencia si è svolto un atto accademico sui messaggi pronunciati dal Papa durante l’Incontro. Numerose, scrive l’agenzia Fides, le pubblicazioni inviate a tutte le parrocchie e ai movimenti con le quali si cerca di "spingere di nuovo la pastorale familiare nelle parrocchie, ricordare ed aggiornare il Messaggio del Santo Padre a Valencia ed aiutare a rivivere l'ambiente e la speranza vissuta durante quei giorni". Numerose diocesi di tutto il mondo hanno portato avanti, durante l’anno, svariate iniziative di aiuto alle famiglie come centri, sinodi, congressi, corsi, basati sui discorsi del Papa. A Cuba tutte le diocesi hanno elaborato un progetto per la creazione di centri di orientamento familiare ispirati ai messaggi dell'EMF e ai contenuti dei distinti congressi celebrati durante l'evento, come ha spiegato il missionario valenzano Blas Silvestre. I centri, che saranno vincolati agli episcopati delle undici diocesi di Cuba, conteranno su una équipe composta da cinque a dieci persone, tra psicologi, operatori sociali, pedagoghi, maestri, medici e sacerdoti. Tutti offriranno orientamenti sulla convivenza tra coniugi, sulla soluzione delle crisi, sull’educazione dei figli, oltre all’aiuto psicologico e spirituale. In Argentina, il vescovo della diocesi di Posadas, mons. Juan Rubén Martínez, ha esortato i suoi parrocchiani a studiare i messaggi di Benedetto XVI al V EMF per preparare il primo Sinodo diocesano convocato per il 50.mo anniversario della diocesi, che tratterà, tra gli altri temi, quello della famiglia “come testimonianza di comunione”, e cercherà di dare orientamenti alla pastorale familiare nei prossimi anni. A Taiwan, il missionario spagnolo Esteban Aranaz, ha tradotto in cinese mandarino i messaggi dal Santo Padre a Valencia, che sono attualmente utilizzati nei corsi per fidanzati mentre nello Zimbabwe il missionario spagnolo Ricardo Dávila ha pubblicato una serie di “quaderni” per la formazione di fidanzati e coniugi. In Madagascar, infine, un gruppo di fedeli che ha partecipato al V EMF ha proiettato delle videocassette dell'evento nelle comunità cristiane traducendole anche in lingua malgascia. (T.C.)

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    Sarà dedicata al 50.mo anniversario dell’Enciclica "Fidei Donum" la 60.ma Settimana di Missionologia di Burgos, in Spagna

    ◊   Avrà inizio lunedì a Burgos, in Spagna, la celebrazione della 60.ma Settimana di Missionologia sul tema "Africa, una provocazione per il mondo e per la Chiesa", scelto in occasione dei 50 anni dell’Enciclica “Fidei Donum”. La Settimana, che si concluderà il 13 luglio, intende offrire un’ampia panoramica sulla situazione della missione della Chiesa in Africa, perchè la Chiesa universale, e quella spagnola in particolare, continuino a sostenere l’evangelizzazione dell’Africa ed il suo progresso umano, morale, sociale, culturale. Le sessioni di studio, riferisce l’agenzia Fides, saranno precedute dal saluto di mons. Francisco Gil Hellín, arcivescovo di Burgos e dalla conferenza inaugurale di mons. Robert Sarah, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Martedì 10 le relazioni saranno incentrate sul tema “L’Africa nel dinamismo della missione”, ed avranno per titolo: “Fidei Donum: contesto sociopolitico ed ecclesiale” (Eloy Bueno de la Fuente, della Facoltà di Teologia di Burgos); “La situazione geopolitica dell'Africa attuale” (Juan Enrique Guerra Álvarez, dell'IEME, Istituto Spagnolo per le Missioni Estere). Nel pomeriggio avrà luogo una tavola rotonda sui 50 anni dalla fondazione di Ocasha, sugli africani in Spagna ed i sacerdoti Fidei Donum. “L’Africa e l’impegno per la missione” sarà l’argomento degli interventi di mercoledì 11 luglio. Roberto Calvo Pérez, della Facoltà di Burgos, parlerà di “Africa tra due Sinodi: apertura alla missione”, ed Antonio del Pozzo, missionario comboniano, di “Un'altra Africa è possibile: apporto dell’Africa al mondo e alla Chiesa”. Giovedì 12 luglio il tema centrale sarà “Protagonisti della missione in Africa”, con la partecipazione di Francisco Bautista, della Società delle Missioni Africane, che si intratterrà su “Le Chiese locali e le piccole comunità cristiane”, mentre Lino Hierro Pietro, dei missionari di Mariannhill, offrirà una riflessione su “La vita consacrata in Africa”. Infine il tema di venerdì 13 sarà “L’Africa dai nuovi paradigmi della missione”. Gerardo González Calvo, redattore-capo della rivista Mundo Negro, parlerà di “Una missione dai conflitti: riconciliazione e giustizia”, mentre padre Agustín Arteche, dei Padri Bianchi, esporrà il tema “L'incontro con le religioni; l’Islam”, infine Anastasio Gil García, vicedirettore delle Pontificie Opere Missionarie della Spagna, concluderà trattando della “Cooperazione missionaria della Chiesa spagnola in Africa”. (T.C.)

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    In Bolivia, il cardinale Terrazas indice, per il 27 luglio, una Giornata di preghiera per la riconciliazione e la pace

    ◊   "Desideriamo chiedervi anzitutto che ciascuno di voi comprenda che tutti i punti che abbiamo sottolineato all'attenzione dell'Assemblea costituente non sono privilegi da difendere, bensì valori che tutti dobbiamo sostenere come fondamentali per la nostra azione": sono parole dell'arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra e presidente della Conferenza episcopale boliviana, il cardinale Julio Terrazas Sandoval, a proposito del documento dei vescovi consegnato ai costituenti. Nel testo i presuli sottolineano come tematiche centrali: il rapporto Chiesa-Stato, l'educazione, la famiglia e la scuola. Mons. Edmundo Luis Flavio Abastoflor Montero, arcivescovo di La Paz e vicepresidente della Conferenza episcopale, parlando giorni fa del terzo articolo della Costituzione, ha rilevato che la sua attuale formulazione "dà l'impressione che la Chiesa cattolica sia privilegiata rispetto ad altre confessioni religiose presenti nel Paese". Il cardinale Terrazas, lo scorso 3 luglio, ha rilevato che la Chiesa vuole porre all'attenzione dell'opinione pubblica "principi basici del bene comune al servizio della persona umana a partire dalla fede". Il porporato ha inoltre invitato l'intero popolo boliviano a osservare, il 27 luglio, una giornata di preghiera per chiedere al Signore una società in cui "si plasmi la riconciliazione e la pace", valori che, a suo avviso, dovrebbero ispirare il testo della nuova Carta costituzionale in discussione da quasi un anno. Nel suo appello il cardinale ricorda ai costituenti di non "dimenticare mai la necessità di unire la fede con la vita quotidiana" rispettando così la natura profonda della Nazione. Il cardinale Terrazas ha anche sottolineato che l'intero Paese desidera una Carta Magna che interpreti il sentire di tutti e "non un pezzettino per ogni parte e le molliche per i più deboli". “Abbiamo bisogno dell’aiuto del Signore della Vita - conclude il porporato nel suo messaggio ai boliviani - e la nostra preghiera comunitaria deve servire anche perché Dio illumini i nostri costituenti”. (L.B. -T.C.)

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    In Perù, si celebra domani la Giornata Nazionale del Malato missionario, sul tema “Per la Croce alla Luce”

    ◊   E’ organizzata dalle Pontificie Opere Missionarie del Perù attraverso l’Unione Malati ed Anziani Missionari, la Giornata Nazionale del Malato Missionario che sarà celebrata domani in Perù. Sul tema “Per la Croce alla Luce”, la giornata, scrive l’agenzia Fides, ha l’obiettivo di far sì che i fratelli che soffrono per qualche malattia possano dare testimonianza di Cristo pur nelle loro limitazioni. Anziani, persone sofferenti, sacerdoti, operatori pastorali della salute, medici e volontari che lavorano in diversi centri sanitari, rifletteranno sul segno della Croce, che è simbolo dell’Amore donato, e dove ogni persona trova consolazione per la sua debolezza e la sua malattia. Ad Arequipa, in occasione di questa Giornata, le POM diocesane hanno organizzato la celebrazione di diverse Messe in varie strutture tra cui una casa per anziani, alcuni ospedali e la parrocchia di San Giovanni di Dio. L’Unione Malati ed Anziani Missionari propone ai malati, alle persone con limitazioni fisiche ed agli anziani in generale di offrire le loro sofferenze associandole alla Passione di Cristo, per la redenzione del mondo e per far scoprire loro che il dolore li unisce a Cristo e li rende membri attivi dell’opera evangelizzatrice della Chiesa. (T.C.)

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    I vescovi statunitensi chiedono ad Amnesty International di rivedere la sua posizione sull’aborto

    ◊   Dopo gli svariati appelli da parte della Chiesa e di organizzazioni cattoliche nel mondo, anche i vescovi statunitensi hanno chiesto ad Amnesty International di rivedere la sua posizione in materia di aborto. In una dichiarazione diffusa nei giorni scorsi, il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), mons. William Stephen Skylstad, rileva che la svolta abortista intrapresa dall’autorevole organizzazione per i diritti umani, mina la sua credibilità morale, la allontana dalla sua vera missione e dividerà i suoi membri, molti dei quali cattolici e difensori dei diritti dei bambini non nati. Secondo il vescovo di Spokane, questa nuova politica mette in pericolo il sostegno di cui Amnesty International gode in numerosi Paesi e tra molte religioni nel mondo. Kate Gilmore, segretaria generale aggiunta dell’organizzazione a Londra, ha da parte sua puntualizzato che Amnesty non si è pronunciata a favore dell’aborto, “ma perché i diritti delle donne siano liberati dalle paure, dalle minacce e dalla coercizione quando si trovano ad affrontare le conseguenze di uno stupro, di un incesto o di una grave violazione dei diritti umani” ed ancora che vuole permettere alle donne di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza quando è in pericolo la loro vita. La questione sarà esaminata alla prossima Assemblea del Consiglio internazionale di Amnesty International prevista ad agosto a Città del Messico. (L.Z.)

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    Domani a Gualdo Tadino, in Umbria, l’inaugurazione di una parrocchia di rito copto-ortodosso

    ◊   Sarà istituita domani, in Umbria, a Gualdo Tadino la parrocchia di rito copto-ortodosso dedicata a Santa Marina che avrà sede nella chiesa di Santa Margherita. La cerimonia, riferisce l’agenzia SIR, si svolgerà in occasione della festa di Santa Marina, che in Oriente viene celebrata domani. Alle 9.30, nella cittadina umbra, nella cattedrale di San Benedetto, si svolgerà una celebrazione ecumenica alla quale prenderanno parte mons. Domenico Sorrentino, vescovo della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, e mons. Barnaba El Soryany, vescovo generale della Chiesa Copta Ortodossa in Italia. Alle 10.30, verrà benedetta la chiesa di Santa Margherita (o Santa Marina) e celebrata la messa di rito copto-ortodosso. Il primo parroco di Santa Margherita, nominato da mons. El Soryany, è fra Bakhomius El Soryany. “La chiesa di Santa Margherita - assicura mons. El Soryany - rimarrà aperta a tutti i gualdesi che vorranno pregare con copti e ortodossi nel rispetto reciproco e per la gloria di Dio”. La parrocchia di Santa Marina custodirà una reliquia della santa donata dal patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola. La comunità copta-ortodossa di Gualdo Tadino è formata da poco più di un centinaio di immigrati egiziani e sudanesi. Tra le prime iniziative della parrocchia: l’apertura di una scuola professionale per icone sacre che riserverà la metà posti a giovani gualdesi, a testimonianza degli ottimi rapporti fra i cattolici gualdesi e i copti-ortodossi. “I rapporti fra queste due comunità - dice don Gianni Brunetti, parroco coadiutore di San Benedetto a Gualdo Tadino - sono ottimi. Per don Brunetti, “i copti-ortodossi vanno ammirati, perché sono cristiani convinti, osservanti e rispettosi della loro secolare tradizione di fede e di liturgia”. “Sono davvero un esempio per noi cristiani italiani. E noi – afferma il sacerdote – vista anche la persecuzione che subiscono quotidianamente nei loro Paesi d’origine, abbiamo il dovere morale di esser loro vicini, di assisterli e di collaborare con loro. Attualmente, in Italia il numero dei fedeli copti-ortodossi si aggira intorno ai 15-17 mila, suddivisi nelle diocesi di Torino-Firenze-Roma e Milano. (T.C.)

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    Le iniziative dei Salesiani per i giovani di tutta Europa su un nuovo sito internet

    ◊   Si chiama www.mgseurope.org il nuovo sito del Movimento Giovanile salesiano dell’Europa. Il sito, scrive l’agenzia SIR, vuole essere un punto di incontro, di confronto e di scambio per i giovani appartenenti alle varie realtà salesiane dell’Europa e del Medio Oriente. Le pagine web – informa l’agenzia salesiana Ans - contengono sezioni che raccolgono le diverse iniziative nazionali, i materiali prodotti dalle singole realtà e i links ai vari siti dei Paesi e delle organizzazioni europee che si occupano della realtà giovanile. L’iniziativa è coordinata da una giovane polacca in collaborazione con vari rappresentanti di diverse Nazioni. “È necessario – ha detto la web master – lo sforzo, il contributo e il lavoro di tutti affinché questa nuova ‘piazza virtuale’ possa diventare un luogo d’incontro vivo e fruttuoso per tutti i giovani europei”. (T.C.)

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    Quattro giovani italiani potranno svolgere per un anno servizio civile in Australia per la GMG

    ◊   Un anno per mettersi alla prova, per conoscere se stessi e fare nuove amicizie; per condividere con altri giovani i propri vissuti attraverso la dimensione comunitaria e la sensibilizzazione. A proporlo sono il Servizio nazionale Cei per la pastorale giovanile, la Caritas italiana, il Tesc (Tavolo ecclesiale per il servizio civile), la Fondazione Migrantes e Fci Australia, che lanciano un bando per 4 posti a Brisbane, in Australia, con un periodo di servizio anche a Sydney in concomitanza con la Gmg (15-20 luglio 2008). Si tratta, riferisce l’agenzia SIR, di un anno di servizio civile per giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni non compiuti alla data di presentazione della domanda (e comunque entro il 12 luglio 2007). “Si propone - spiegano i promotori - un anno di formazione intesa come competenza del servizio che si svolge, ma anche come momento di auto-riflessione, di ripensamento e di scoperta. L’intento è quello di offrire un’esperienza che cerchi e costruisca senso. Un’esperienza che cambi la vita”. Notizie e informazioni sull’iniziativa si possono trovare all’indirizzo internet: www.esseciblog.it/esseciblog/2007/06/guidaalbando.html. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Pakistan, resta altissima la tensione nella Moschea rossa di Islamabad: il leader degli studenti integralisti ha dichiarato che non si arrenderanno e che sono pronti al martirio - A Londra, si commemora oggi il secondo anniversario degli attentati terroristici che provocarono 52 vittime
     

    ◊   In Pakistan resta alta la tensione attorno alla Moschea rossa di Islamabad, dove il leder degli studenti islamici asserragliati ha appena affermato che le forze governative, nel corso degli scontri che si susseguono da cinque giorni, hanno ucciso 70 miliziani, di cui 30 donne. Il nostro servizio:

    Continua ad essere altissima la tensione ad islamabad dove è cominciato il quinto giorno di assedio di centinaia di agenti e militari che circondano la moschea rossa, occupata dagli studenti integralisti islamici che non hanno alcuna intenzione di arrendersi. La polizia pakistana, prima dell'alba, è riuscita tuttavia a prendere il controllo di una scuola coranica affiliata alla moschea rossa, cuore dell'integralismo filo-talebano della capitale del Paese. Decine gli studenti arrestati dalle forze dell’ordine che sul posto hanno lasciato un presidio di agenti. Ma nella notte il teatro degli scontri più cruenti è stata di nuovo la moschea rossa, dove per diverse ore ci sono stati combattimenti con una serie di esplosioni e colpi di arma da fuoco. Intanto, stamani gli ulema di diverse scuole coraniche si sono riuniti per tentare una mediazione con Abdul Rashid Ghazi, il leader dei miliziani rimasto all'interno della moschea e con il fratello, catturato mercoledì scoso. L’iniziativa, però, non ha dato alcun esito poiché Ghazi ha rifiutato di riceverli, temendo un blitz delle forze di sicurezza, e ha poi ribadito che lui e i suoi seguaci preferiscono la morte ad una resa.
    - In Afghanistan, 11 poliziotti afghani sono rimasti uccisi in attacco condotto dai talebani nell’ ovest del Paese. Mentre nel sud quattro militari della NATO sono rimasti feriti a seguito di un esplosione che investito il loro convoglio. Violenze anche Iraq. Nel nord, Almeno 30 persone sono rimaste uccise e 105 ferite in un attentato suicida compiuto con un'autobomba nel mercato di un villaggio vicino Kirkuk. In un villaggio al confine con l'Iran poi, un attentatore suicida si è fatto saltare in aria provocando 22 morti tra un gruppo di sciiti di etnia curda. Morti anche tra le truppe statunitensi: il comando militare americano ha reso noto che nelle ultime 48 ore sono stati uccisi sei soldati. Le truppe britanniche, invece, sono state impegnate nella notte in una imponente operazione di rastrellamento di miliziani nei dintorni di Bassora. Durante gli scontri è rimasto ucciso un soldato della coalizione e tre sono rimasti feriti.

    - In questi giorni si assiste, dunque, ad una recrudescenza della violenza sia in Iraq che Afghanistan. E’ giusto chiedersi se esista un legame fra le situazioni dei due paesi? Francesca Fialdini ha girato la domanda a Rachele Schettini, già Alto dirigente del Ministero dell’Interno ed esperta in terrorismo internazionale:

    R. - Una sorta di regia, forse non unica ma plurima sicuramente c’è. Il problema di fondo a mio avviso è che tutta la destabilizzazione dell’area è voluta proprio in relazione al predomino dell’area e da chi deve assumerne il predominio. Da una parte c’è la rete di Al Qaeda, con il suo progetto dello stato islamico e della destabilizzazione, ancora più forte anche dei governi arabi per poter assumere poi la predominanza; dall’altra c’è il problema dell’Iran che, a sua volta, ritiene di poter arrivare ad avere anche un predominio, soprattutto nell’area irachena, considerata anche la maggioranza sciita da parte degli iracheni.

    D. - Quindi a fronteggiarsi ci sarebbe da un lato Al Qaeda dall’altro uno Stato sovrano come l’Iran?

    R. - Sì, certo, l’Iran non vuole occupare i territori, ma sicuramente vuol essere la nazione leader nei nuovi assetti della zona.

    D. - A suo avviso c’è un punto di incontro tra l’Iran sciita e Al Qaeda sunnita?

    R. - Ci potrebbe anche essere e questa sarebbe poi l’ipotesi più pericolosa in assoluto. Una sorta di intesa, quanto meno su un progetto a grandi linee, tra Al Qaeda e Iran sarebbe estremamente pericoloso: per la stabilizzazione e per poter far sì che gli assetti che si vengono a determinare poi si mantengano.

    - Rafforzate le misure di sicurezza a Londra in occasione del secondo anniversario degli attentati terroristici del 7 luglio 2005, che provocarono la morte di 52 persone. Il premier britannico Gordon Brown, ha partecipato, insieme a centinaia di familiari delle vittime delle stragi, alla cerimonia di commemorazione del secondo anniversario degli attacchi terroristici. Brown ha deposto una corona di fiori nella stazione di King's Cross, poco dopo le 9 del mattino, l'ora in cui, due anni fa, il primo dei quattro kamikaze si fece esplodere in un vagone della metropolitana tra le fermate di Liverpool Street e Aldgate.

    - In Spagna il governo presenterà un calendario per la chiusura centrali nucleari entro il 2030. E’ quanto ha annunciato il ministro dell’Ambiente, Cristina Narbona aggiungendo che la chiusura progressiva delle centrali “sarà compatibile con la garanzia di approvvigionamento energetico”. La prima ad essere dismessa sarà quella di Garona, a Burgos, in funzione da 35 anni.

    - Il Marocco ha portato al livello “massimo” lo stato di allerta nazionale. La decisione – si legge in un comunicato del ministero dell’Interno - è stata presa per contrastare “un’effettiva minaccia terroristica, basata su informazioni credibili”. L’annuncio è arrivato al termine di una riunione a Rabat tra vertici di polizia, servizi segreti e forze paramilitari. La riunione si è tenuta pochi giorni dopo i falliti attentati di Londra e a Glasgow e l’arresto a Barcellona, lo scorso 26 giugno, di quattro marocchini sospettati di essere legati ad Al Qaeda.

    - In Somalia, 5 bambini sono morti, i di un drammatico episodio. In una zona periferica di Mogadiscio uno dei piccoli ha notato un oggetto, in parte interrato, che si trovava vicino ad un campo di calcio. Si trattava purtroppo di una mina, esplosa poi tra le mani del bambino. Le vittime avevano tra 7 e 12 anni. Secondo il responsabile della sicurezza, la mina è stata “piazzata da terroristi per colpire funzionari o militari fedeli al governo”.

    - Il viceministro dell'Interno ceceno, Akhmed Dakaev, è stato ucciso nella notte dai ribelli, durante un’operazione di polizia in un quartiere della capitale cecena Grozny. Le autorità locali hanno precisato che Dakaev stava verificando, insieme ad alcuni agenti, un’informazione sulla presenza del miliziano Iunis Akhmadov in una casa del quartiere della Minuta. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 188

     

     
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