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SOMMARIO del 30/06/2007
Un atto d’amore del Papa per la Chiesa della Cina: pubblicata la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici del grande Paese asiatico. Il commento di padre Federico Lombardi
◊ Un documento a lungo atteso, segno dell’amore e della vicinanza del Papa per la comunità cattolica presente in Cina: con questo spirito, è stata pubblicata oggi la Lettera di Benedetto XVI indirizzata ai vescovi, presbiteri, consacrati e fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese. Il documento pontificio, che nella versione italiana consta di 54 pagine e 20 capitoli, offre orientamenti sulla vita della Chiesa e sull’opera di evangelizzazione in Cina, rispondendo a numerose richieste pervenute alla Santa Sede negli ultimi anni. In una nota, diramata dalla Sala Stampa vaticana, si sottolinea che la Lettera “tratta questioni eminentemente religiose” e “non è quindi un documento politico” né “vuol essere un atto di accusa contro le autorità governative, pur non potendo ignorare le note difficoltà che la Chiesa in Cina deve affrontare quotidianamente”. Tali problematiche, spiega una Nota esplicativa, sono state analizzate in Vaticano da una Commissione ristretta. Il 19 e 20 gennaio, poi, il Papa ha deciso di convocare una riunione che ha visto la partecipazione di vari ecclesiastici anche cinesi. A seguito di questo incontro, la Commissione si è adoperata per preparare il documento, che, significativamente, è stato firmato dal Papa il 27 maggio scorso, domenica di Pentecoste. Con la Lettera, il Papa istituisce una Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, da celebrarsi il 24 maggio. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Un profondo affetto per tutta la comunità cattolica in Cina ed un’appassionata fedeltà ai grandi valori della tradizione cattolica in campo ecclesiologico: sono questi i due principi a cui si ispira Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici cinesi ai quali il Papa manifesta innanzitutto la sua “fraterna vicinanza”. “Voi - scrive Papa Benedetto, all’inizio della Lettera - sapete bene quanto siete presenti nel mio cuore”. E fin dalle prime righe, esprime la sua intensa gioia per la fedeltà dei cattolici cinesi a Cristo e alla Chiesa, “a volte anche a prezzo di gravi sofferenze”. Una testimonianza di fedeltà, ribadisce, offerta “in circostanze veramente difficili”. Ai fedeli, il Santo Padre chiede dialogo, comprensione e perdono quando è necessario. Li invita dunque ad un cammino serio verso una completa comunione per rimanere fedeli a Cristo e al Successore di Pietro, in un dialogo “rispettoso e costruttivo” con il governo. Il Papa mostra apprezzamento per il raggiungimento da parte della Cina di significative mete di progresso economico sociale, e rileva che, specie tra i giovani, da una parte cresce l’interesse per la dimensione spirituale; dall’altra, si avverte “la tendenza al materialismo e all’edonismo”. Il Pontefice esorta, così, la Chiesa che è in Cina ad essere testimone di Cristo, “a guardare in avanti con speranza e a misurarsi, nell’annuncio del Vangelo, con le nuove sfide che il popolo cinese deve affrontare”
D’altro canto, con la Lettera, il Pontefice invia anche un particolare messaggio alle autorità civili. La Santa Sede riafferma la disponibilità al dialogo e sottolinea di non voler interferire negli affari interni delle comunità politiche. “Lo sappia la Cina - afferma il Papa - la Chiesa cattolica ha il vivo proposito di offrire, ancora una volta, un umile e disinteressato servizio, in ciò che le compete, per il bene dei cattolici cinesi e per quello di tutti gli abitanti del Paese”. Tuttavia, Benedetto XVI ribadisce la posizione della Santa Sede sulla libertà religiosa. “La soluzione dei problemi esistenti - si legge al capitolo IV - non può essere perseguita attraverso un permanente conflitto con le legittime autorità civili; nello stesso tempo, però, non è accettabile un’arrendevolezza alle medesime, quando esse interferiscano indebitamente in materie che riguardano la fede e la disciplina della Chiesa”. Le autorità civili, scrive Benedetto XVI, “sono ben consapevoli che la Chiesa, nel suo insegnamento, invita i fedeli ad essere buoni cittadini”, “ma è altresì chiaro che essa chiede allo Stato di garantire” ai cittadini cattolici “il pieno esercizio della loro fede, nel rispetto di un’autentica libertà religiosa”. La Santa Sede, dunque, a nome dell’intera Chiesa cattolica, auspica l’apertura di uno spazio di dialogo con le autorità di Pechino, affinché, superate le incomprensioni del passato, si possa lavorare assieme per il bene del popolo cinese. Il Papa riconosce che tale normalizzazione di rapporti richiederà tempo. Tuttavia, come il suo predecessore Giovanni Paolo II, è convinto che tale normalizzazione offrirà un impareggiabile contributo alla pace nel mondo.
Venendo agli aspetti più specificamente ecclesiali, il Papa si sofferma sulla “situazione di forti contrasti che vede coinvolti fedeli laici e pastori” cinesi. Il Papa rammenta che per l’unità della Chiesa nelle singole nazioni, ogni vescovo deve essere in comunione con gli altri vescovi e tutti, a loro volta, in comunione visibile e concreta con il Papa. “La Chiesa che è in Cina - si legge nella Lettera - è chiamata a vivere e a manifestare questa unità, in una più ricca spiritualità di comunione”. Al capitolo sette, il documento pontificio si sofferma sull’Associazione Patriottica, che, viene ribadito, è un organismo voluto dallo Stato, estraneo allo struttura della Chiesa, con la pretesa di porsi sopra i vescovi stessi e di guidare la comunità ecclesiale. Le sue dichiarate finalità di attuare i principi d’indipendenza e autonomia, autogestione e amministrazione della Chiesa sono dunque inconciliabili con la dottrina cattolica, ed hanno, inoltre, “causato divisioni sia tra il clero sia tra i fedeli”. Ancora, la Lettera evidenzia che la comunione e l’unità “sono elementi essenziali e integrali della Chiesa cattolica; pertanto il progetto di una Chiesa ‘indipendente’, in ambito religioso dalla Santa Sede è incompatibile con la dottrina cattolica”.
Nei capitoli otto e nove, il Papa rivolge l’attenzione alla condizione dell’episcopato cinese ed affronta il delicato tema delle ordinazioni episcopali, che, come ricorda la Lettera, “tocca il cuore stesso della vita della Chiesa” e rappresenta “un elemento costitutivo del pieno esercizio del diritto alla libertà religiosa”. Viene ribadito che la nomina dei presuli spetta al Papa “a garanzia dell’unità della Chiesa” e che un’ordinazione illegittima rappresenta una “dolorosa ferita alla comunione ecclesiale”. La Lettera auspica il raggiungimento di un accordo con il governo per risolvere alcune questioni concernenti la scelta dei candidati, la pubblicazione della nomina e il riconoscimento da parte delle autorità civili. La legittimazione dei vescovi ordinati senza mandato apostolico, evidenzia il documento, è una questione molto delicata e riguarda soprattutto la persona del vescovo. Per questo, ogni caso va studiato a sé, specie quando manca un vero spazio di libertà. “Quale grande ricchezza spirituale - scrive il Papa - ne deriverebbe per tutta la Chiesa in Cina, se in presenza delle necessarie condizioni, anche questi pastori pervenissero alla comunione con il Successore di Pietro e con tutto l’episcopato cattolico”.
Al capitolo 10, si apre la seconda parte della Lettera, dedicata interamente agli Orientamenti di vita pastorale. Il Santo Padre mette l’accento sull’importanza della formazione dei cristiani, del clero come dei laici. E non manca di soffermarsi sul ruolo della famiglia in Cina, invitando i cattolici a “sentire in modo più vivo e stringente la sua missione” per il bene di tutta la società. Benedetto XVI chiede anche ai fedeli cinesi di vivere intensamente la propria vocazione missionaria. In varie parti della Lettera, il Papa si sofferma sulla testimonianza dei cristiani che hanno dato la vita per la fede e rappresentano l’esempio e il sostegno della nuova evangelizzazione. Nelle pagine conclusive, il Papa, considerando alcuni positivi sviluppi della situazione della Chiesa in Cina, comunica la revoca delle facoltà e direttive di ordine pastorale concesse in tempi particolarmente difficili per la Chiesa. La Lettera si conclude con l’annuncio da parte del Papa dell’istituzione di una Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, da osservarsi il 24 maggio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, venerata con tanta devozione nel santuario mariano di Sheshan a Shanghai. Nella medesima giornata, è l’auspicio del Papa, i cattolici del mondo intero chiedano al Signore per i fedeli della Cina “il dono della perseveranza nella testimonianza” certi che le sofferenze passate saranno premiate, “anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento”.
Con la sua lunga Lettera, Benedetto XVI esprime dunque il proprio auspicio per una Chiesa che sia pienamente cinese e pienamente cattolica. Per un commento a questo importante documento del Papa, ascoltiamo la nota del direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:
La lettera del Papa ai cattolici cinesi non delude la lunga attesa, anzi sorprende positivamente. Ha uno stile originale, che evoca le grandi epistole del Nuovo Testamento, scritte dagli Apostoli nella fede per confortare e orientare le comunità lontane di credenti nella prova, in uno spirito di comunione nella più ampia comunità della Chiesa universale.
Non erano mancati i messaggi dei Papi precedenti per la Chiesa e il popolo cinesi, né gli orientamenti fatti pervenire per diverse vie ai vescovi che li domandavano, ma qui ci troviamo davanti a un documento ampio, esplicito, pubblico, che dice a tutti con grande chiarezza e serenità che cosa è e che cosa vuol essere la comunità della Chiesa cattolica che vive nel più popoloso Paese del mondo, dove deve affrontare ancora una situazione difficile a seguito delle incomprensioni e limitazioni che ne impediscono la vita e la crescita in piena libertà. E’ la risposta a domande nate in situazione di sofferenza e disorientamento, rivolte con fiducia da molti anni a Roma, al Papa come all’unica persona da cui può venire una risposta con vera autorità.
La lettera di Benedetto XVI è dunque animata da due grandi amori: per la Cina e per la Chiesa cattolica nella sua vera natura, quale essa appare dalla tradizione e dalla dottrina più genuina.
Il discorso – secondo lo stile caratteristico del Papa – è insieme denso di affetto e di gratitudine per la fedele testimonianza di tanti cattolici cinesi, ed è allo stesso tempo denso di teologia della Chiesa, con ampie citazioni che vanno dal Nuovo Testamento al Concilio Vaticano II. E’ un discorso essenzialmente religioso e pastorale, diretto appunto ai membri della Chiesa cattolica in Cina, e non vuole addentrarsi in problemi politici o diplomatici.
Il Papa non cerca scontri con nessuno. Non pronuncia accuse nei confronti di nessuno, né dentro, né fuori la Chiesa; conserva sempre un tono sereno e pieno di rispetto, anche quando deve riferirsi alle limitazioni della libertà, agli atteggiamenti non accettabili, alle tensioni interne alla Chiesa. Una Chiesa che viene sempre considerata un’unica Chiesa, profondamente desiderosa di unione con il Papa e al suo interno, anche se apparentemente divisa. L’esortazione all’unione, alla riconciliazione, al perdono reciproco è uno dei messaggi più intensi, che pervadono tutto il documento.
La chiara esposizione della natura caratteristica della comunità ecclesiale e del ruolo dei vescovi conduce necessariamente a toccare i punti critici della nomina dei Vescovi e dell’azione di organismi statali che mirano ad attuare nella vita della Chiesa in Cina principi inconciliabili con la visione cattolica, come quelli della “indipendenza, autonomia e autogestione”. Se da parte delle autorità cinesi si teme tradizionalmente una interferenza esterna nella vita interna del Paese, da parte della Chiesa si sente invece il rischio di una interferenza indebita dello Stato nella sua vita interna. Perciò il Papa mette ogni impegno per spiegare la corretta distinzione fra il piano politico e quello religioso, fra le responsabilità delle autorità civili e quelle della Chiesa, e dichiara fiduciosamente la disponibilità della Chiesa al dialogo per superare le incomprensioni e i punti controversi, anche nel procedimento di nomina dei vescovi. Il cammino verso la normalizzazione dei rapporti fra Santa Sede e Cina non è quindi l’argomento della lettera, ma sullo sfondo viene chiaramente auspicato un suo sviluppo positivo tramite il dialogo su problemi concreti.
Del resto, la lettera manifesta più volte che la Chiesa in Cina non solo è cresciuta numericamente nei decenni trascorsi, ma anche che ora sente di poter camminare in modo più normale, con spazi di movimento più ampi che in passato. Significativa in questo senso – anche se forse non immediatamente evidente ai non specialisti di diritto canonico – è la revoca delle facoltà eccezionali concesse in passato per le situazioni particolarmente difficili della Chiesa in Cina. Quanto a dire: oggi la Chiesa in Cina può e deve seguire le norme comuni in tutta la Chiesa universale.
Dai passi iniziali, che si riferiscono con attenzione, simpatia e partecipazione al grande e difficile impegno di sviluppo della Cina di oggi, fino ai paragrafi conclusivi rivolti alle diverse componenti della comunità cattolica, tutta la lettera guarda in una prospettiva molto positiva e ricca di speranza verso la crescita di una Chiesa che sia pienamente cinese e pienamente cattolica. Una Chiesa inserita vitalmente e costruttivamente nella vicenda del suo popolo e della sua cultura, solidale e capace di portare ad esso la ricchezza spirituale del Vangelo e della testimonianza operosa della fede. La Chiesa vuole e può essere veramente cinese, vuole essere per la Cina, per offrirle il Vangelo di Gesù e senza cercare nulla per sé stessa. Sarà e potrà essere veramente cinese, quanto più e quanto meglio potrà essere pienamente se stessa. Questo è in ultima analisi, il grande, fiducioso e meraviglioso, messaggio del Papa.
Le sfide della Chiesa portoricana di fronte al relativismo morale e all’indifferenza religiosa: ne ha parlato Benedetto XVI ai vescovi del Paese centroamericano in visita "ad Limina"
◊ Preservare e accrescere il dono dell’unità nella Chiesa per fronteggiare i rivolgimenti sociali, culturali e religiosi che stanno attraversando il Porto Rico: il pressante invito di Benedetto XVI ai presuli del Paese centroamericano associato agli Stati Uniti, ricevuti stamattina in udienza, al termine della loro visita ad Limina. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Preoccupazione per le sfide e le difficoltà” da affrontare in questo momento storico sono state espresse stamani al Papa i vescovi del Porto Rico. E Benedetto XVI ha condiviso le inquietudini dei presuli per i cambiamenti sopraggiunti nel loro Paese in ambito sociale, economico ed anche religioso, che hanno favorito l’indifferenza religiosa e il relativismo morale, intaccando le strutture della stessa società. Da qui, la raccomandazione “a proclamare con vigore la fede cattolica per una migliore formazione dei fedeli”, preservando e accrescendo “il dono dell’unità” nella Chiesa per testimoniare “una autentica spiritualità di comunione”, che si manifesta “nella mutua collaborazione e nella vita fraterna”. Ha chiesto il Santo Padre ai presuli portoricani di dedicare particolare attenzione pastorale ai sacerdoti, e così anche ai candidati al sacerdozio perché abbiano educatori idonei.
Tra i segni negativi emergenti nella società portoricana, Benedetto XVI ha evidenziato come si vada diffondendo “una mentalità inspirata ad un laicismo che, in forma più o meno cosciente, conduce gradualmente al disprezzo o all’ignoranza del sacro, relegando la fede alla sfera del meramente privato. In questo clima - ha osservato il Papa - un giusto concetto di libertà religiosa non è compatibile con tale ideologia, che invece si presenta come l’unica voce della razionalità”. Ha sottolineato poi Benedetto XVI i rischi cui è sottoposta in particolare la famiglia, “assediata dalle tante insidie del mondo moderno, come sono il materialismo imperante, la ricerca del piacere immediato, la mancanza di stabilità e fedeltà nella coppia, influenzata continuamente dai media”. “Quando un matrimonio non è costruito sopra la roccia ferma dell’amore vero e del mutuo impegno, viene trascinato facilmente dalla corrente divorzista, eludendo insieme il valore della vita, soprattutto quella dei non nati. Da qui, la necessità indicata dal Papa di intensificare “una pastorale familiare incisiva, che aiuti gli sposi cristiani ad assumere i valori fondamentali del Sacramento ricevuto”.
Quindi, un pensiero speciale ai giovani, che tanto più influenzati da “un facile permissivismo morale”, hanno invece diritto “ad essere educati nella fede e nei sani costumi”. E se “l’educazione integrale dei più giovani non può prescindere dall’insegnamento religioso nella scuola”, ha osservato Benedetto XVI, “una solida formazione religiosa sarà, dunque, una protezione efficace all’avanzare delle sette e di altri gruppi religiosi di ampia diffusione attuale”.
Infine, l’auspicio del Santo Padre perché la generosità già manifestata dai portoricani in tante occasioni possa far crescere la solidarietà di chi vive nell’abbondanza verso chi soffre di gravi carenze, e vive nella povertà.
Nell’udienza agli arcivescovi metropoliti insigniti ieri del pallio, il Papa invita alla comunione con il Successore di Pietro e alla preghiera per l’unità
◊ Benedetto XVI ha ricevuto stamattina in udienza, in Aula Paolo VI, i 46 arcivescovi metropoliti insigniti ieri del Pallio e i loro familiari. Il Papa ha indirizzato i suoi saluti ai presuli italiani esortandoli “ad edificare nella carità le comunità diocesane affidate alle loro cure spirituali”, quindi, in varie lingue, ha rivolto l’invito ad approfondire la comunione ecclesiale. Il servizio di Tiziana Campisi:
“Gesù Buon Pastore vi aiuti, nel vostro ministero episcopale, ad edificare nella carità le comunità diocesane affidate alle vostre cure spirituali, aiutandole ad essere sempre Chiese vive, ricche del dinamismo della fede e dello spirito missionario”.
Con queste parole, Benedetto XVI si è rivolto agli arcivescovi metropoliti italiani, poi ha salutato i presuli di lingua francese ricordando il significato che il pallio riveste:
"Puissent les croix que les archevêques métropolitains…
Possano le croci che gli arcivescovi metropoliti portano sul loro pallio ricordare ai membri delle diverse comunità cristiane che la testimonianza al Cristo risorto va resa, attraverso la parola e la vita, in una fedeltà sempre più grande alla Chiesa".
Rivolgendo il suo pensiero ai fedeli di lingua inglese, il Santo Padre ha ricordato che il Pallio è anche un segno che richiama i cristiani al dovere di pregare per i loro pastori e a cooperare generosamente nella trasmissione del Vangelo e nella crescita della Chiesa. E ai presuli spagnoli Benedetto XVI ha chiesto di rendere più salda la comunione ecclesiale:
"Estos nuevos Pastores metropolitanos, al recibir esta insignia pontifical …
Questi nuovi pastori metropoliti, nel ricevere questa insegna pontificia sentano il dovere di rafforzare stretti vincoli di comunione con il Successore di Pietro e nelle loro diocesi perché risplenda l’immagine di Cristo”.
Infine, Benedetto XVI ha parlato ai fedeli di lingua portoghese, polacca ed ungherese, chiedendo a Dio di rendere sempre più saldamente uniti i pastori con i sacerdoti, i religiosi e l’intero popolo cristiano, perché possano essere un cuor solo e un’anima sola.
Altre udienze e nomine
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, i cardinali Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze. Inoltre, il Papa ha ricevuto l'ambasciatore di Nigeria, Sunny Ebenyi Kingsley, e l'ambasciatore d’Irlanda, Philip McDonagh, entrambi in visita di congedo;
In Serbia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Zrenjanin, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo László Huzsvár.
In Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Fidenza, presentata dal vescovo Maurizio Galli, in conformità al canone 401 paragrafo 2 del Codice di Diritto canonico.
Sempre in Italia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lucera-Troia, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Francesco Zerrillo. Al suo posto, Benedetto XVI ha nominato il sacerdote Domenico Cornacchia, finora parroco della parrocchia "SS. Redentore" ad Altamura. Il neo presule, 57 anni, è stato alunno del Seminario Romano Maggiore ed ha seguito i corsi di Filosofia e di Teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Dopo l'ordinazione, ha svolto, tra gli altri, gli incarichi di parroco, assistente dei giovani dell’Azione Cattolica, assistente Spirituale dei gruppi, movimenti e istituti secolari. Per dodici anni è stato Padre Spirituale nel Seminario Regionale Teologico di Molfetta. Dal 1984 è Insegnante di Teologia Spirituale presso la Facoltà Teologica Pugliese.
In Canada, il Papa ha nominato vescovo di Pembroke mons. Michael Mulhall, finora vicario generale di Peterborough. Mons. Mulhall, 45 anni, ha frequentato la Trent University di Peterborough, dove ha ottenuto il "Bachelor of Arts". Quindi, ha compiuto gli studi di Teologia presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino di Roma, conseguendovi il Baccalaureato nel 1989. Nel 1991 ha ottenuto la Licenza in Patrologia presso l’Istituto Patristico Augustinianum di Roma.Ordinato sacerdote, è stato vicario foraneo, officiale della Congregazione per le Chiese Orientali e parroco.
In India, il Pontefice ha nominato vescovo di Kottar mons. Peter Remigius, finora vescovo di Kumbakonam.
Nelle Filippine, Benedetto XVI ha nominato vescovo-prelato di Ipil mons. Julius Sullan Tonel, finora vicario generale dell'arcidiocesi di Davao. Il 51.enne neo presule è originario di Davao City. Ha svolto gli studi della sua formazione seminaristica prima a Davao e poi a Manila. Si è successivamente specializzato in liturgia, conseguendo la Licenza in Teologia Liturgica presso l'Anselmianum di Roma.Ordinato sacerdote, è stato tra l'altro direttore dell'Apostolato della Famiglia. Dopo gli studi a Roma, è stato direttore del Centro liturgico arcidiocesano, nonché professore, direttore spirituale e rettore del Seminario Regionale Maggiore di Davao.
In Venezuela, il Papa ha nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Maracaibo padre Cástor Oswaldo Azuaje Pérez, del'Ordine dei Carmelitani Scalzi, finora delegato generale per il Venezuela del suo Istituto. Il nuovo presule ha 55 anni. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia nel Seminario dei Padri Cappuccini e nel Seminario Arcidiocesano di Saragozza, dove ha trascorso un anno presso il Monastero Carmelitano del Monte Carmelo (Israele) e in seguito ha compiuto gli studi di Teologia presso il Pontificio Istituto di Spiritualità Teresianum di Roma. Ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma e ha frequentato inoltre studi di Spiritualità presso il Centro Internazionale di Teologia Spirituale di Ávila. Dopo l'ordinazione, ha lavorato in Costa Rica, poi tornato in Venezuela dove ha svolto il suo ministero nelle città di Barquisimeto e di Mérida, anche come professore di teologia nei rispettivi seminari arcidiocesani. Ha ricoperto inoltre l’ufficio di vicario episcopale per la Vita consacrata nell’arcidiocesi di Mérida.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - Lettera del Santo Padre Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese.
Servizio estero - Gran Bretagna: l'incubo di un attacco terroristico incombe di nuovo su Londra; sventato nel cuore della capitale un duplice attentato dinamitardo.
Servizio culturale - Un articolo di Michele Piccirillo dal titolo: "Salvato in Siria un capolavoro dell'arte cristiana": l'intervento di restauro del mosaico pavimentale della chiesa dei Santi Martiri di Taybat al-Imam.
Servizio italiano - In primo piano il tema degli incidenti sul lavoro.
Sventato doppio attentato dinamitardo a Londra. Si sospetta la mano di Al Qaeda. Il parere dell'esperto, Maurizio Calvi
◊ Nuova riunione oggi a Londra dell’unità di crisi del governo britannico, al centro dei colloqui gli sviluppi sugli attentati sventati ieri nella City dove sono state trovate due auto imbottite di esplosivo. Tra le piste vagliate da Scotland Yard non sembra esclusa quella di Al Qaeda. Ma come si collegano questi falliti attentati con il nuovo governo di Gordon Brown? Isabella Piro lo ha chiesto a Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Studi per la lotta al terrorismo:
R. - Il terrorismo internazionale di tradizione al Qaida, traduce la sua violenza nei momenti in cui c’è un passaggio politicamente di alto livello. Il passaggio da Blair a Brown è un grande evento e come tale viene configurato, dal punto di vista della comunicazione collettiva, un evento tale che qualsiasi minaccia di carattere terroristico assume una connotazione di comunicazione globale di alto livello. Il grande evento è un evento mediatico e loro approfittano dell’evento mediatico, di questo passaggio di consegne, perché la comunicazione della minaccia diventi globale.
D. - Il livello di allerta cresce ora per tutta l’Europa?
R. - La comunicazione e la minaccia vogliono aumentare il livello di insicurezza nel contesto mediatico dei Paesi europei. Quindi, questa minaccia va vista, va valutata, per quella che è. E’ una minaccia di carattere costante, forte, e ci sono tutte le condizioni perché il livello di insicurezza nella nostra Europa possa essere una forte preoccupazione di cui gli Stati si devono preoccupare, sia in termini di prevenzione, sia in termini di contrasto. In questa fase, gli analisti sono importanti dal punto di vista dell’analisi, del volto della minaccia e della violenza che si manifesta nel mondo.
D. - Perché colpire proprio la Gran Bretagna e non, ad esempio, la Francia che pure recentemente ha visto il grande evento dell’elezione di un nuovo presidente...
R. - Dal punto di vista politico, la Francia non si è inserita nel contesto allora in Iraq. L’Inghilterra è un Paese collegato con l’America. La minaccia è forte dove i Paesi sono collegati in termini di azione di contrasto nei confronti del terrorismo internazionale. La presenza delle truppe inglesi e la presenza delle truppe americane in Iraq è stata una volontà forte, sia inglese che americana. Di conseguenza è lì che la minaccia si fa forte e non in Francia.
Il 50° "Festival dei due mondi" di Spoleto ha aperto con le note del suo fondatore: la "Maria Golovin" di Gian Carlo Menotti
◊ Nel segno di Gian Carlo Menotti si è inaugurata ieri sera, a Spoleto, la 50.ma edizione del Festival dei Due Mondi: in scena la sua opera “Maria Golovin”, accolta da emozione e successo di pubblico. Il servizio di A.V.:
Il fondatore della manifestazione, Gian Carlo Menotti, è scomparso da pochi mesi, ma è tanto più presente e vivo nel Festival che creò nel 1958. Stesso anno del debutto di Maria Golovin, all’Esposizione Universale di Bruxelles, e poi in Italia alla Scala di Milano. Un doppio anniversario, dunque, quello festeggiato ieri sera, insieme alla riapertura del Teatro Nuovo di Spoleto dopo il restauro. La scelta è stata delle più felici: il melodramma di stampo “neorealista”, ambientato nel dopoguerra, ha fatto apprezzare e rimpiangere le doti di Menotti non solo compositore, ma anche drammaturgo e librettista, fine psicologo e uomo di teatro a tutto tondo, evocandone quasi la presenza sulla scena. La protagonista, il soprano Nuccia Focile:
“Devo dire, un matrimonio perfetto tra parole e musica, e la musica è veramente profonda, va fino in fondo, ti entra proprio nell’anima, nel cuore. Non si può non rimanere toccati da questa musica, emotivamente, e poi con il dramma: una donna tormentata tra l’amore passionale e il dovere di madre e di moglie... Devo dire, un viaggio sul palcoscenico molto intenso. Bisogna veramente ascoltarla quest’opera e scoprirla, perché purtroppo è una delle opere meno conosciute del maestro Gian Carlo Menotti, e direi che forse, invece, è la più bella che lui abbia mai scritto”.
L’allestimento rigoroso - sia nella ricostruzione storica che nell’essenzialità delle scene - e l’ottima performance artistica fanno intendere che il cartellone quest’anno lascerà poco al caso, mantenendo alta la qualità degli interpreti e il primato alla musica, dalle primizie barocche di Alan Curtis - l’"Ariodante" di Haendel - ai violoncelli dei Berliner Phiharmoniker, fino all’estremo omaggio a Menotti nel giorno del suo compleanno, il 7 luglio, e con il concerto finale in Piazza Duomo il 15: musica sacra e sinfonica quale testamento artistico e spirituale del grande Maestro.
Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della XIII Domenica del Tempo ordinario
◊ In questa XIII Domenica del tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il brano del Vangelo nel quale, mentre si incammina verso Gerusalemme per la sua ultima Pasqua, Gesù rivolge ad alcune persone che lo incrociano per la via l'invito a seguirlo, ottenendo però risposte esitanti:
A un altro disse: “Séguimi”. E costui rispose: “Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.
Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
Gesù cammina e passa, e nel passare incontra e chiama. Già Sant'Agostino esprimeva il timore del Signore che passa; il suo passare, infatti, è un istante che mette alla prova l’intera vita di coloro che lo incontrano. Nel momento stesso in cui Egli passa, nel momento stesso in cui Egli chiama, tutta la libertà dell’uomo è chiamata in questione. Quante volte il Signore è passato, quante volte è risuonato l’invito decisivo: "Seguimi!". Tutto per noi si gioca in quel frangente che si crea tra il risuonare del Suo invio e il movimento del nostro spirito. E’ in quell’istante che qualcosa o qualcuno, normalmente, si frappone tra Lui e noi, tra Lui e me. Ma l’appello di Cristo non ammette frapposizioni: Egli è venuto a ricreare la piena comunione tra il Creatore e la sua Creatura. Scriveva San Tommaso che non c’è nulla che stia in mezzo tra la nostra libertà e la Sua chiamata.
Sono arrivate a 120 mila le iscrizioni per la Giornata Mondiale della Gioventù 2008, in programma a Sidney
◊ A poco più di un anno dal suo inizio, sono 120 mila i giovani “registrati” per la GMG di Sidney prevista dal 15 al 20 luglio 2008. In un comunicato diffuso nei giorni scorsi dal Comitato organizzatore, si legge che “quasi 2 mila gruppi che comprendono più di 120 mila persone si sono iscritti per partecipare alla Gmg”. Il trend in crescita delle iscrizioni - afferma l’agenzia SIR - lascia pensare gli organizzatori che “probabilmente il numero previsto di 125 mila pellegrini internazionali verrà superato. Al momento, abbiamo circa 100 mila pellegrini dall’estero e quasi 23 mila australiani", ha riferito Danny Casey, direttore esecutivo della GMG, che spera che “il numero di pellegrini australiani cresca con l’avvicinarsi dell’evento”. Tra i Paesi con il maggior numero di registrazioni al momento ci sono gli Stati Uniti, con più di 30 mila giovani, l’Australia con circa 23 mila, l’Italia con 15 mila e la Germania con 8 mila. Spicca, in questo quadro, il dato relativo isole Fiji, che parla di ben 2 mila pellegrini. A questi numeri presto si uniranno quelli delle iscrizioni individuali che si apriranno nel mese di luglio. Intanto, domani arriveranno in Australia dalla Nuova Zelanda i simboli della GMG, la Croce e l’icona mariana. Ai giovani che parteciperanno al pellegrinaggio dei simboli verrà concessa l’indulgenza plenaria. (E. B.)
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati chiede l’immediata evacuazione da un campo profughi in Iraq di una dozzina di bambini palestinesi gravemente malati
◊ Appello dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per l’immediata evacuazione di almeno una dozzina di palestinesi gravemente malati, in maggioranza bambini, che sono attualmente bloccati a Baghdad o nel campo di Al Waleed, dalla parte irachena del confine con la Siria. Senza un’assistenza medica migliore, queste persone potrebbero morire o subire conseguenze per il resto della loro vita. Al momento, i casi bisognosi di essere evacuati con urgenza per problemi di salute sono dodici. Il più piccolo ha solo 15 mesi. Tra le patologie figurano il linfoma di Hodgkin, una malformazione cardiaca e problemi vascolari, un caso di diabete grave che sta causando la perdita della vista ad un giovane. C’è anche un bambino di due anni affetto da paralisi cerebrale. L’UNHCR ed il Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) hanno provato con ogni sforzo a fornire un'assistenza medica appropriata a queste persone, ma ciò è molto difficile nei campi polverosi di confine e nella situazione di insicurezza costante a Baghdad. Nel campo in questione, che ospita un migliaio di profughi, vi è un solo un medico che non riesce a fare fronte a tutti i problemi medici. Le fonti dell’UNHCR a Baghdad continuano ad indicare che i palestinesi si rifiutano di recarsi in ambulatori medici perché temono di essere vittime di attacchi. Alcune persone sono morte nelle proprie case perché non si sono rivolte alle strutture sanitarie per timore di subire violenze. (E. B.)
Si moltiplicano le iniziative a carattere interassociativo nel 150.mo delle apparizioni mariane a Lourdes
◊ “Pellegrinaggi di unità e fraternità”. Così il Segretariato pellegrinaggi italiani (SPI) ha battezzato l’iniziativa di risposta all’appello rivolto dal vescovo di Lourdes, Jacques Terrier, perché ci sia una mobilitazione straordinaria di fedeli italiani in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni mariane nella cittadina francese sui Pirenei. Come riporta l’agenzia SIR, “per la prima volta le oltre 40 associazioni che compongono lo SPI - ha spiegato il segretario generale, don Luciano Mainini - creeranno viaggi della speranza, in aereo e in treno, a carattere interassociativo. Normalmente, le associazioni di volontariato per Lourdes operano nel periodo marzo-ottobre, in quanto prima di quelle date il Santuario è chiuso e inoltre la celebrazione delle caratteristiche funzioni (processione eucaristica, flambeaux, Messa internazionale) è sospesa. Quest’anno, invece, data l’eccezionalità dell’evento è previsto che nel periodo che va dall'8 dicembre 2007 (apertura dell’anno Giubilare) al 25 marzo 2008 (Pasqua di Resurrezione) si terranno pellegrinaggi unitari targati SPI”. Il vescovo francese ha chiesto all’Italia, vista la sua tradizionale robusta presenza a Lourdes, un “particolare sforzo perché garantisca una presenza continua di pellegrinaggi italiani durante tutto l’anno giubilare”. (E. B.)
Promuovere l’impegno missionario in Salvador. E’ l’obiettivo del primo Congresso missionario in programma nel Paese centroamericano per il 2008
◊ “Parrocchia, comunità missionaria”: questo il tema del primo Congresso missionario in Salvador, in programma dal 16 al 18 maggio dell’anno prossimo, che avrà come slogan: “Parrocchia Missionaria, oltre le frontiere”. Secondo quanto riferisce all'agenzia Fides padre José Norberto, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, l’obiettivo generale del Congresso sarà di promuovere la coscienza e l’impegno missionario nella Chiesa salvadoregna in modo che portino, a livello parrocchiale e diocesano, ad un’azione concreta per la missione ad gentes. Tra gli obiettivi specifici: creare e sviluppare un piano di formazione missionaria, realizzare congressi o incontri missionari a livello parrocchiale e diocesano, proporre alcuni elementi che possano impregnare dello spirito missionario la pastorale ordinaria. Per questi obiettivi, l’iniziativa prevede di realizzare un congresso missionario nelle otto diocesi del Paese e di riunire 1.800 persone delegate di ogni diocesi, delle commissioni nazionali, dei consigli nazionali dei movimenti apostolici, per riflettere su come spingere la dimensione missionaria nei diversi livelli dell'azione pastorale. In progetto c'è pure la pubblicazione degli apporti dei congressisti per un ulteriore studio ed approfondimento dopo il congresso e la formazione una èquipe interdiocesana che renda effettive le conclusioni e le proposte del congresso. Per l’attuale fase preparatoria sono state create diverse Commissioni che fanno capo a un Ufficio di coordinamento centrale: una Commissione di sensibilizzazione rivolta al clero, che visiterà i differenti presbiteri diocesani per presentare l'idea del congresso e chiedere il loro sostegno, un'altra di elaborazione dei materiali per la riflessione intorno alla tematica del congresso, una di segreteria per la gestione della corrispondenza e dell’archivio di tutti i materiali e una dei mezzi di comunicazione per la pubblicità del congresso. Il responsabile del Coordinamento centrale è mons. Rodrigo O. Cuéllar Cabrera, presidente della Commissione delle Missioni della Conferenza episcopale del Salvador. (L. Z.)
Compie 5 anni l'AJAN, il network dei Gesuiti in Africa che si batte contro l’AIDS
◊ In questo mese giugno compie cinque anni di vita “Africa Jesuit Aids Network” (AJAN), l’iniziativa intrapresa nel 2002 dalla Conferenza dei superiori di Africa e Madagascar della Compagnia di Gesù (JESAM) per coordinare gli sforzi dei Gesuiti nella lotta contro l’AIDS nel continente. Per l’occasione, il network che ha sede a Nairobi, in Kenya, ha commissionato una ricerca di valutazione per fare un bilancio dell’attività svolta nel quinquennio e fare il punto su quello che resta da fare per migliorare questo prezioso servizio. Dallo studio emerge l’immagine di un’organizzazione giovane, dinamica e intraprendente e con grandi potenzialità. La Compagnia di Gesù è presente oggi in trenta Paesi dell’Africa subsahariana, con 1377 tra sacerdoti, fratelli e studenti. La missione dell’AJAN è appunto di incoraggiarli ed aiutarli a sviluppare una pastorale sociale specifica per le persone affette dal virus dell’HIV, finalizzata anche alla prevenzione attraverso un’opera di sensibilizzazione e responsabilizzazione nel rispetto delle culture e fedi locali. I risultati complessivi sono molto positivi, anche se bisogna lavorare soprattutto per quel che riguarda il coordinamento, la disponibilità di risorse umane e la comunicazione. Dalla sua sede nel quartiere di Kagemi, alla periferia di Nairobi, il network è riuscito, anche attraverso corsi di formazione, a sensibilizzare e coinvolgere un numero crescente di gesuiti nella pastorale dell’AIDS in Africa e a sostenere i diversi progetti in cantiere permettendo così a rendere più “visibile” la presenza della Chiesa in Africa. Informazioni aggiornate sulle iniziative dei gesuiti in Africa contro l’AIDS si possono trovare nel sito del network http://www.jesuitaids.net. (L. Z.)
Al via il primo Master in Medioevo francescano promosso da un gruppo di atenei
◊ Fornire competenze per l’edizione di testi attraverso capacità di valutazione e di lettura dei codici manoscritti. Questo l’obiettivo della prima edizione del Master in Medioevo francescano, organizzato dalla Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia della Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) di Roma, che partirà il prossimo mese di ottobre. Il corso, che durerà fino a giugno 2009, consente, inoltre, di acquisire le nozioni fondamentali sul profilo storico, istituzionale, filosofico e teologico relativo ai testi francescani medievali. Come riporta l’agenzia Zenit, tra le materie di studio, figurano la Codicologia generale e speciale, “Teorie filosofiche in autori francescani medievali”, “Francesco d’Assisi e i Minori tra agiografia e storia”, “Movimento religioso femminile e francescanesimo”, “Raimondo Lullo e la tradizione del ‘lullismo’”. L’ateneo ha fatto sapere che sarà ammessa la partecipazione ad un massimo di 20 studenti. La domanda di iscrizione dovrà essere presentata a partire dal 17 settembre 2007 presso la Segreteria della Pontificia Università Antonianum. (E. B.)
In occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, questa sera nella Basilica di San Paolo fuori le Mura la "Messa da Requiem" di Giuseppe Verdi: una collaborazione artistica tra Italia e Germania nel segno della grande musica sacra
◊ L’Orchestra giovanile Roma Symphonia ed uno dei più antichi cori tedeschi, lo Stuttgarter Liederkranz, fondato nel 1824 a Stoccarda, diretti da Ulrich Walddörfer: dalla felice collaborazione tra complessi artistici italiani e tedeschi scaturisce l’omaggio musicale della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra a Roma e ai suoi Santi Patroni. Un evento che richiama i sommi maestri della cultura italiana dell’Ottocento: il compositore Giuseppe Verdi ma anche lo scrittore Alessandro Manzoni, cui il "Requiem" è dedicato, e Gioacchino Rossini, per il quale fu scritta la prima cellula dell’opera, Libera me, Domine. Nella "Messa da Requiem", Verdi si confronta non solo con un testo liturgico, ma anche con diverse tradizioni musicali a partire da quella della musica sacra dei secoli passati. Tuttavia, anche questa composizione religiosa è permeata dal “senso drammatico” del Cigno di Busseto, uomo di teatro per cui l'interpretazione del mistero della vita e della morte nasce dall'incontro tra parola e musica. Ancora una volta, l’arte si dimostra via privilegiata per una meditazione religiosa che contemplando l’esistenza umana cerca l’Eterno. (A.V.)
Raid delle forze internazionali in Afghanistan: uccisi almeno 8 civili e 39 talebani. La Corea del nord conferma che chiuderà la centrale atomica di Yongbyon
◊ In Afghanistan, almeno 8 civili e 39 talebani sono rimasti uccisi in seguito ad un attacco delle Forze internazionali condotto la scorsa notte nella turbolenta provincia meridionale di Helmand, nel sud del Paese. A riferirlo sono fonti della polizia locale. In Afghanistan, sono dispiegate truppe della NATO e Forze della coalizione a guida statunitense. Intanto, ieri, durante la visita a sorpresa in Afghanistan, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, aveva chiesto maggiore incisività nella lotta contro la corruzione. Il colloquio è avvenuto in vista della Conferenza di Roma sulla giustizia in Afghanistan che si apre lunedì prossimo.
- In Iraq, proseguono i raid dell’esercito statunitense contro i guerriglieri islamici. All’alba, alla periferia di Bagdad, le Forze americane hanno ucciso 26 ribelli sospettati di aver introdotto armi iraniane nel Paese. Un comunicato dell'esercito statunitense precisa che l’attacco è stato portato a termine in due distinte operazioni che hanno incontrato una forte resistenza. A nordest della capitale, poi, un ennesimo attacco kamikaze ha provocato la morte di almeno 16 aspiranti poliziotti. Sul fronte politico, intanto, si profila una crisi in seno al parlamento iracheno. Ieri, infatti, il Fronte della Concordia, principale blocco sunnita, ha chiesto ai suoi sei ministri di boicottare il governo dopo l’arresto per terrorismo del capo del dicastero della Cultura, Al Ashimi.
- Attentato in Spagna: un ordigno è esploso nell’aeroporto dell’isola di Ibiza, nell’arcipelago spagnolo delle Baleari. Lo scalo era stato precedentemente evacuato dalle autorità iberiche in seguito ad una telefonata di avvertimento da parte del gruppo separatista basco dell’ETA. Al momento, non si ha notizia di vittime.
- Viaggio negli Stati Uniti per il presidente russo, Vladimir Putin, atteso nel ranch del presidente George W. Bush nel Maine per i colloqui informali che verteranno su temi spinosi come lo Scudo Spaziale, il Kosovo, l’Iraq ed il programma nucleare iraniano. Nessun accenno, almeno nelle intenzioni, ai rapporti tra Mosca e Caracas che sono all’insegna della collaborazione. Ieri, il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha annunciato, nella sua visita in Russia, di trattare l’acquisto di cinque sottomarini e di apparecchiature per la sua Aeronautica.
- La Germania conclude oggi il semestre di turno della presidenza europea. Da domani, sarà la volta del Portogallo. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha voluto caratterizzare in maniera forte la guida dell’Unione. Tanti gli appuntamenti importanti in questo periodo, tra i quali il recente vertice di Bruxelles in cui si è riparlato di Costituzione. Per un commento sul semestre di presidenza tedesco, Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Francesco Quintano, dell’Ansa di Berlino:
R. - E' stato un semestre molto importante questo per il futuro dell’Unione Europea, visto che proprio la Germania si è trovata a gestire un nodo importante della Costituzione. Dopo la bocciatura del referendum, in Francia e in Olanda, c’era la necessità di far ripartire l’Europa. Il bilancio si è visto molto chiaramente al vertice di Bruxelles della scorsa settimana, con un compromesso al ribasso, almeno per i Paesi più fortemente impegnati per l’integrazione europea a cominciare dall’Italia. Sicuramente, la Merkel è riuscita a ottenere il minimo, che era quello di far ripartire l’Europa, cercando di dare all’Unione un nuovo trattato sul quale basare il futuro dell’Unione Europea. Il cancelliere tedesco, nei giorni scorsi, ha fatto un bilancio definendo un successo la presidenza tedesca, ma in altri Paesi si sarebbe voluto di più; questo è da addebitare a quei Paesi che hanno lavorato per frenare l’Europa a cominciare dalla Gran Bretagna e dalla Polonia.
D. - L’Europa per quanto tempo è destinata a rimanere a due velocità?
R. - L’Europa a due velocità è ormai una realtà nel senso che ci sono dei Paesi disposti ad andare sulla strada dell’integrazione e ci sono Paesi che invece frenano. Quindi, probabilmente, se resteranno le posizioni, soprattutto di Londra e di Varsavia - quelle attuali - non si potrà altro che andare a due velocità.
D. - Quali riflessi ha avuto all’interno della Germania questo semestre di presidenza per la Merkel e per il governo tedesco?
R. - Sicuramente, Angela Merkel, ne esce molto rafforzata proprio per le sue qualità di mediazione e capacità di riconciliare. La Merkel esce rafforzata e questo sicuramente le farà bene anche sul piano interno, dove invece il governo di grossa coalizione che lei presiede non gode di grande popolarità.
- Il primo ministro polacco, Jaroslaw Kaczynski, ha assicurato ieri sera che la Polonia non ha intenzione di rinegoziare il trattato dell’Unione Europea. Alcune ore prima, una dichiarazione del premier polacco aveva invece fatto temere che il governo Varsavia non volesse rispettare l’intesa raggiunta una settimana fa a Bruxelles durante il vertice del Consiglio europeo. Kaczynski aveva preteso garanzie specifiche sul meccanismo di blocco delle decisioni che saranno prese in futuro. Il compromesso sulle modifiche da apportare alla carta dell’UE prevede un sistema di voto a doppia maggioranza. La norma entrerà in vigore non prima del 2014.
- Il governo della Corea del Nord è pronto a chiudere la centrale nucleare di Yongbyon ma non ha ancora indicato una data. Lo ha riferito il capo della delegazione degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Olli Heinonen. E’ stato anche raggiunto un accordo sulle modalità con le quali verranno effettuati i controlli dopo la chiusura del reattore atomico. La visita, nei giorni scorsi, di una delegazione dell’AIEA in Corea del Nord è stata la prima dopo l’espulsione, nel dicembre del 2002, degli ispettori dell’agenzia dell’ONU. La chiusura della centrale nucleare di Yongbyon è stata concordata nell’ambito dell’intesa multilaterale raggiunta il 13 febbraio a Pechino tra due Coree, Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone. L’accordo prevede anche l’invio di aiuti umanitari e finanziari al governo di Pyongyang. La Corea del Sud ha già inviato, stamani, un primo pacchetto di aiuti.
- L'AIEA ha reso noto che una delegazione dell'Agenzia dell'ONU si recherà a Teheran dall'11 al 13 luglio per discutere sul programma nucleare iraniano. l'Iran ha sempre ribadito, finora, ha sempre reso noto di non voler sospendere le proprie attività atomiche.
- Sono iniziate regolarmente e senza incidenti le operazioni di voto a Timor Est, dove la popolazione è chiamata, per la terza volta in due mesi, all’appuntamento con le urne dopo il doppio turno delle presidenziali. Oggi, sono chiamati al voto 500 mila elettori per rinnovare il Parlamento. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
I partiti in lizza sono 14, ma la sfida è solo tra due: tra il partito dell’ex presidente, Xanana Gusmao, e il suo rivale, Mari Alkatiri, ex combattente a capo del partito Fretilin. Visto il precedente trionfo del premio Nobel per la pace, José Ramos-Horta, eletto presidente a maggio, è probabile che a vincere sia l’eroe indipendentista Gusmao, che sarà chiamato come primo ministro a formare una coalizione di governo. A otto anni dalla violenta separazione dall’Indonesia e a cinque anni dalla nascita come Stato indipendente, Timor est continua a essere uno stato fragilissimo, lacerato da un alto tasso di disoccupazione, da corruzione, nepotismo, e disordini sociali, come quelli di un anno fa che hanno costretto decine di migliaia di persone a lasciare le proprie case.
- Il segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, ha ribadito durante un incontro con il presidente kosovaro, Fatmir Sejdiu, che l’Alleanza atlantica è sempre favorevole all’indipendenza del Kosovo. Ma anche aggiunto che è necessaria, come previsto dal piano del mediatore dell’ONU, Maarti Ahtisaari, la supervisione internazionale. Scheffer ha poi invitato tutte le parti coinvolte ad avere pazienza e a non abbandonare il processo in corso. A preoccupare maggiormente la NATO, che in Kosovo ha dispiegato circa 16 mila soldati, è la posizione del governo di Mosca. La Russia continua infatti a rifiutare ogni tentativo di discutere il futuro status della regione serba abitata in maggioranza da albanesi. Anche il governo di Belgrado appare irremovibile e ha chiarito di non voler cedere la regione in cambio dell’appartenenza all’Unione Europea o alla NATO.
- Malgrado l’attacco, bisogna mantenere il calendario della pace. Così si è espresso il primo ministro ivoriano, Guillaume Sorò, all’indomani dell’agguato all’aereo sul quale viaggiava. Illeso il primo ministro - immediatamente trasferito in un luogo sicuro - ma quattro persone che viaggiavano con lui sono rimaste uccise. Giulio Albanese:
Mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non perde tempo, condannando l’attentato e definendolo senza mezzi termini un tentativo di destabilizzare il processo di pace nel Paese africano, tre razzi sono stati lanciati ieri intorno alle 10.30 ora locale contro l’aereo presidenziale, che stava atterrando con a bordo il neopremier Soro. Gli aggressori, comunque, non sono riusciti ad uccidere il primo ministro, ma hanno impresso un duro colpo al processo di riconciliazione in atto da pochi mesi nell’ex colonia francese. Quattro passeggeri hanno perso la vita e altre cinque persone sarebbero in gravi condizioni. Per il momento non è chiara l’identità degli aggressori. Dopo cinque anni di guerra civile contro il presidente Laurent Gbagbo, Soro ha firmato l’accordo di Ouagadougou con il capo di Stato ivoriano, lo scorso quattro marzo. Vi sono, però, alcune frange ribelli insoddisfatte che accusano Soro di tradimento, a riprova che il cammino verso la pacificazione del Paese è solo ancora agli inizi.
- Il governo ugandese e i ribelli del sedicente “Esercito di Resistenza del signore” (LRA) hanno siglato ieri, a Juba nel sud del Sudan, il terzo protocollo del processo di pace per il nord Uganda. Il protocollo indica procedure e garanzie precise sul tema della responsabilità per i crimini commessi e sulle conseguenze di tali atti in vista di un percorso di riconciliazione. Una speciale attenzione è stata dedicata al tema dei crimini contro le donne e i bambini, due volte vittime poiché oggetto di continui abusi ma anche di reclutamenti forzati nelle milizie combattenti. Il governo ugandese si è anche impegnato a rimuovere l'LRA dalla lista delle organizzazioni terroristiche al termine del processo. Secondo gli osservatori, si tratta di un passo in avanti per il buon esito dell'intero processo. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 181
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