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SOMMARIO del 29/06/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Papa impone il Pallio a 46 arcivescovi e rilancia l'impegno ecumenico. All’Angelus, l’annuncio della visita a Napoli il 21 ottobre
  • Il Papa riceve la delegazione del Patriarcato di Costantinopoli: l'amore reciproco è la condizione per superare i pregiudizi e giungere all'unità
  • Nella Basilica di San Paolo fuori le Mura il Papa lancia l'Anno Paolino a 2000 anni dalla nascita dell'Apostolo delle Genti
  • Sarà pubblicata domani la Lettera del Papa ai cattolici in Cina
  • Il cardinale Bertone incontra il premier libanese Siniora: appello al dialogo per superare la crisi nel Paese
  • Concluso in Polonia il Congresso mondiale dell'Apostolato del Mare
  • Oggi in Primo Piano

  • Morto in un incidente aereo il padre cappuccino Giorgio Zulianello
  • La CEI pubblica la nota pastorale dopo il Convegno di Verona
  • Don Mario Picchi, fondatore del CEIS, ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio
  • Domani sera l'esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • Chiesa e Società

  • Accorato appello del PIME per la liberazione di padre Giancarlo Bossi
  • La Croce Rossa denuncia violazioni dei diritti umani in Myanmar. Detenuti costretti a lavorare fino allo sfinimento
  • A luglio visita in Vietnam del preposito generale dei gesuiti, padre Peter-Hans Kolvenbach
  • Ad Antiochia terminato l'XI Simposio su San Paolo promosso dall'Istituto francescano di spiritualità
  • Nessuna restrizione per la marcia per la democrazia prevista il primo luglio a Hong Kong. La commissione di appello ha negato le motivazioni della polizia
  • La vita consacrata nella Chiesa all’esame della prossima Assemblea della Conferenza episcopale della Colombia, dal 2 al 6 luglio a Bogotà
  • La religione avrà un peso rilevante nelle prossime elezioni presidenziali statunitensi. Lo affermano due diverse ricerche pubblicate nei giorni scorsi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Raggiunto accordo preliminare in Corea del Nord per lo smantellamento della centrale nucleare di Yongbyon - In Iraq, uccisi altri cinque soldati statunitensi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Papa impone il Pallio a 46 arcivescovi e rilancia l'impegno ecumenico. All’Angelus, l’annuncio della visita a Napoli il 21 ottobre

    ◊   Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Benedetto XVI ha ribadito il suo impegno per ricercare la piena comunione dei cristiani. Parole ancor più significative per la presenza, alla solenne celebrazione nella Basilica Vaticana, di una delegazione del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Nell’omelia, il Papa ha messo l’accento sull’unicità di Gesù, che non è solo un profeta, ma il Figlio di Dio. All’Angelus, poi, il Pontefice ha ribadito l’importanza del cammino ecumenico, ha rivolto un saluto speciale a Roma, nel giorno in cui festeggia i suoi Patroni ed ha annunciato che si recherà in visita pastorale a Napoli, il prossimo 21 ottobre. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
    (Canto d’ingresso)

     
    Nella professione di fede di Pietro, “possiamo sentirci ed essere tutti una cosa sola, malgrado le divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato l’unità della Chiesa con conseguenze che perdurano tuttora”. Nella Messa per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Benedetto XVI ha messo l’accento sulla ricerca della “piena comunione”, sempre presente, ha detto, nella volontà del Patriarca ecumenico di Costantinopoli e del Vescovo di Roma. Il Papa, nella sua omelia, ha offerto ai fedeli una riflessione appassionata sul significato della confessione di Pietro, “momento decisivo del cammino dei discepoli con Gesù”. Ed ha ribadito il valore dell’attribuzione a Simone del soprannome Cefa, Pietra:

     
    "Gesù afferma di voler edificare 'su questa pietra' la sua Chiesa e, in questa prospettiva, conferisce a Pietro il potere delle chiavi (cfr Mt 16,17-19). Da questi racconti emerge chiaramente che la confessione di Pietro è inseparabile dall’incarico pastorale a lui affidato nei confronti del gregge di Cristo".

     
    Tutti gli evangelisti, ha ricordato, sottolineano che la confessione di Pietro avviene quando Gesù, dopo la predicazione in Galilea, “si dirige risolutamente verso Gerusalemme per portare a compimento, con la morte in croce e la risurrezione, la sua missione salvifica”. I discepoli sono coinvolti in questa decisione:
     
    "Gesù li invita a fare una scelta che li porterà a distinguersi dalla folla per diventare la comunità dei credenti in Lui, la sua 'famiglia', l’inizio della Chiesa. In effetti, ci sono due modi di 'vedere' e di 'conoscere' Gesù: uno – quello della folla – più superficiale, l’altro – quello dei discepoli – più penetrante e autentico. Con la duplice domanda: 'Che cosa dice la gente – Che cosa dite voi di me?', Gesù invita i discepoli a prendere coscienza di questa diversa prospettiva".
     
    La gente, ha proseguito, “pensa che Gesù sia una profeta”. Questo “non è falso”, “ma non basta; è inadeguato”. E’ necessario, ha avvertito, “andare in profondità”, “riconoscere la singolarità della persona di Gesù di Nazaret, la sua novità”.

     
    "Anche oggi è così: molti accostano Gesù, per così dire, dall’esterno. Grandi studiosi ne riconoscono la statura spirituale e morale e l’influsso sulla storia dell’umanità, paragonandolo a Buddha, Confucio, Socrate e ad altri sapienti e grandi personaggi della storia. Non giungono però a riconoscerlo nella sua unicità".
     
    Spesso, ha detto ancora, “Gesù è considerato anche come uno dei grandi fondatori di religioni, da cui ognuno può prendere qualcosa per formarsi una propria convinzione”. Come allora, ha costatato, la gente “ha opinioni diverse su Gesù” e come allora, anche a noi Gesù ripete la sua domanda: “E voi, chi dite che io sia?”. Ecco, allora, ha esortato Papa Benedetto, che dobbiamo fare nostra la risposta di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Ha, quindi, rivolto il pensiero al rapporto personale tra Gesù e Pietro e all’incarico conferitogli dal Signore che è proprio radicato “nel rapporto personale che il Gesù storico ebbe con il pescatore Simone”. A Pietro “affidò un compito particolare, riconoscendo così in lui uno speciale dono di fede da parte del Padre celeste”. Di qui, l’unicità dell’esperienza di Simon Pietro:

     
    "Il parallelismo tra Pietro e Paolo è suggestivo, ma non può sminuire la portata del cammino storico di Simone con il suo Maestro e Signore, che fin dall’inizio gli attribuì la caratteristica di 'roccia' su cui avrebbe edificato la sua nuova comunità, la Chiesa".
     
    Il Pontefice ha poi rammentato che, nei Vangeli sinottici, la confessione di Pietro è sempre seguita dall’annuncio da parte di Gesù della sua prossima passione. Annuncio di fronte al quale, Pietro reagisce “perché non riesce ancora a capire”. Eppure è un elemento fondamentale su cui Gesù “insiste con forza”. Si comprende, dunque, che “l’avvenimento della Croce rivela il suo senso pieno soltanto se quest’uomo che ha patito ed è morto in croce, era veramente il figlio di Dio”. La via verso la gloria, ha proseguito, è una “via stretta, un modo scandaloso per i discepoli di ogni tempo, che inevitabilmente sono portati a pensare secondo gli uomini e non secondo Dio”:

     
    "Anche oggi, come ai tempi di Gesù, non basta possedere la giusta confessione di fede: è necessario sempre di nuovo imparare dal Signore il modo proprio in cui egli è il Salvatore e la via sulla quale dobbiamo seguirlo. Dobbiamo infatti riconoscere che, anche per il credente, la Croce è sempre dura da accettare. L’istinto spinge ad evitarla, e il tentatore induce a pensare che sia più saggio preoccuparsi di salvare se stessi piuttosto che perdere la propria vita per fedeltà all’amore".
     
    Per molti, ancora oggi, ha detto Benedetto XVI è difficile accettare che Gesù “rivendichi per sé la stessa autorità di Dio”. Gli stessi discepoli “giunsero a poco a poco a capire che Egli era il Messia”, la loro fede quindi si dovette adeguare progressivamente. La nostra fede si presenta perciò come “un pellegrinaggio che ha il suo momento sorgivo nell’esperienza del Gesù storico, trova il suo fondamento nel mistero pasquale, ma deve poi avanzare ancora grazie all’azione dello Spirito Santo”.

     
    (Canti)

     
    Dopo l’omelia, si è svolta la suggestiva cerimonia dell’imposizione - a 46 arcivescovi metropoliti - del Pallio, la stola di lana bianca, simbolo della potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il metropolita acquisisce nella propria provincia ecclesiastica. Arcivescovi provenienti da tutto il mondo, espressione dell’universalità della Chiesa. Tra loro gli italiani Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, e Calogero La Piana, arcivescovo di Messina. E poi, tra gli altri, l’arcivescovo di San Paolo, Odilo Scherer, di Toronto, Christopher Collins, di Bombay, Oswald Gracias e di Bujumbura, Evariste Ngoyagoye. I fedeli hanno pregato per il Papa, la Chiesa di Roma e per il Patriarcato di Costantinopoli. E, ancora, per i nuovi arcivescovi metropoliti, per gli uomini che soffrono a causa dell’ingiustizia e della violenza e per i missionari, testimoni del Vangelo per le vie del mondo.

     
    (Tu es Petrus)

     
    La solenne celebrazione si è conclusa con la preghiera del Papa al sepolcro di San Pietro, mentre l’assemblea intonava il Tu es Petrus. All’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato l’indizione dell’Anno giubilare dedicato a San Paolo ed ha auspicato che tale evento possa “rinnovare il nostro entusiasmo missionario”, rendendo più intense le relazioni con i fratelli dell’Oriente. Quindi, ha rinnovato l’impegno ad agire convintamente per “la causa dell’unità di tutti i discepoli di Cristo”, per la piena comunione tra l’Oriente e l’Occidente cristiani:

     
    "I nostri incontri, le visite reciproche, i dialoghi in corso non sono dunque dei semplici gesti di cortesia, o tentativi per giungere a compromessi, ma il segno di una comune volontà di fare il possibile perché quanto prima possiamo giungere a quella piena comunione implorata da Cristo nella sua preghiera al Padre dopo l’Ultima Cena: ut unum sint”.

     
    Poi, al momento dei saluti, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero speciale a Roma, alla sua città, come lo è di ogni Successore di Pietro:

     
    "Nella festa dei Santi Patroni di Roma, rivolgo uno speciale augurio di pace e di cristiana prosperità a questa Città e a tutti coloro che vi abitano. Incoraggio in modo particolare i fedeli a comportarsi sempre in maniera degna del Vangelo, per essere 'lievito' in ogni ambiente di vita".

    Infine, il Papa ha annunciato che si recherà a Napoli in autunno:

    "In questa importante ricorrenza sono inoltre lieto di annunciare che, accogliendo l’invito dell’arcivescovo, cardinale Crescenzio Sepe, domenica 21 ottobre mi recherò in visita pastorale a Napoli. Saluto con affetto la cara comunità napoletana, che invito a preparare l’incontro nella preghiera e nella carità operosa".

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    Il Papa riceve la delegazione del Patriarcato di Costantinopoli: l'amore reciproco è la condizione per superare i pregiudizi e giungere all'unità

    ◊   Il Papa, dopo l’Angelus, ha ricevuto nel Palazzo Apostolico la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, composta dall’arcivescovo greco ortodosso di Francia Emmanuel, dal metropolita di Sassima Gennadios e dal diacono Andreas del Fanar. Con loro si è quindi trattenuto a pranzo. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Un incontro fraterno all’insegna dell’ecumenismo. Il Papa ha ricordato con commozione la “calorosa accoglienza” ricevuta al Fanar per la festa di sant’Andrea, nel corso della sua visita apostolica in Turchia lo scorso novembre, e l’incontro definito “indimenticabile” con il Patriarca Bartolomeo I. “L’abbraccio di pace scambiato tra di noi durante la Divina Liturgia – ha affermato - resta un sigillo e un impegno per la nostra vita di Pastori nella Chiesa, giacché siamo tutti persuasi che l’amore reciproco è condizione previa per giungere a quella piena unità nella fede e nella vita ecclesiale verso la quale siamo con fiducia incamminati”:
     
    “A questo, in verità, tendono le nostre comuni iniziative: ad intensificare cioè i sentimenti e i rapporti di carità fra le nostre Chiese e fra i singoli fedeli, in modo da superare quei pregiudizi e quelle incomprensioni che derivano da secoli di separazione per affrontare, nella verità ma con spirito fraterno, le difficoltà che impediscono ancora di accostarci alla stessa mensa eucaristica. A tal proposito, la preghiera riveste un ruolo indispensabile perché solo il Signore può orientare e guidare i nostri passi, essendo l’unità prima di tutto dono di Dio da chiedere con corale invocazione e da accogliere con umile docilità, consapevoli dei sacrifici che comporta il cammino di avvicinamento all’unità”.

     
    Il Papa esprime la propria gioia per il fatto “che il dialogo teologico abbia ripreso il suo corso con rinnovato spirito e vigore”. Nel prossimo autunno la Commissione Mista Internazionale competente si incontrerà per continuare lo studio su una questione centrale e determinante come è quella delle conseguenze ecclesiologiche e canoniche della struttura sacramentale della Chiesa, in particolare della collegialità e dell’autorità nella Chiesa:


    “Noi tutti vogliamo accompagnarne i lavori con perseverante preghiera. Che il Signore illumini i Membri cattolici e ortodossi perché trovino, sulla base della Sacra Scrittura e della Tradizione della Chiesa, proposte di soluzione capaci di far compiere passi significativi verso la piena comunione. Sono ben lieto di sapere che il Patriarcato Ecumenico e lo stesso Patriarca Bartolomeo I seguono con analoghi sentimenti l’attività di questa Commissione”.

     
    Ma per la ricerca della piena unità – ha aggiunto - “è necessario il coinvolgimento, sotto forme differenti, dell’intero corpo delle nostre Chiese”:


    “In questo itinerario spirituale un ruolo privilegiato svolgono le Facoltà teologiche e gli Istituti di ricerca e di insegnamento. Lo aveva già indicato il Decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II quando, con chiarezza, sottolineava che 'l’insegnamento della sacra teologia e delle altre discipline specialmente storiche deve essere fatto anche sotto l’aspetto ecumenico, perché abbia sempre meglio a corrispondere alla verità dei fatti'”.

     
    In tale prospettiva, il Papa ha sottolineato l’importanza dei contatti personali e culturali fra i giovani studenti e la necessità di una “formazione catechetica delle nuove generazioni, perché abbiano piena coscienza della propria identità ecclesiale e dei legami di comunione esistenti con gli altri fratelli in Cristo, senza dimenticare i problemi e gli ostacoli che tuttora impediscono la piena comunione tra noi”. Infine il Pontefice, ringraziando la delegazione ortodossa per la visita, ha rinnovato l’espressione del suo affetto e della sua stima al Patriarca Bartolomeo I, nell’auspicio che sia intensificato “ogni possibile sforzo” nel cammino verso la piena comunione.

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    Nella Basilica di San Paolo fuori le Mura il Papa lancia l'Anno Paolino a 2000 anni dalla nascita dell'Apostolo delle Genti

    ◊   Anche oggi Cristo ha bisogno di apostoli pronti a sacrificare se stessi, di testimoni e martiri come San Pietro e San Paolo: è quanto ha sottolineato ieri pomeriggio Benedetto XVI nell’omelia dei Primi Vespri della festa dedicata ai due Apostoli. Il Papa ha presieduto la liturgia nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura ed ha indetto l’“Anno Paolino”, uno speciale anno giubilare dedicato all’Apostolo delle Genti in occasione del bimillenario della sua nascita. Il servizio di Tiziana Campisi:


    Non hanno temuto “difficoltà e persecuzioni” Pietro e Paolo ed hanno annunciato il Vangelo “con totale dedizione a Cristo”. Ed è soprattutto dal loro “coinvolgimento personale”, ha detto Benedetto XVI, che ogni cristiano può “trarre una lezione quanto mai importante”:

     
    “L’azione della Chiesa è credibile ed efficace solo nella misura in cui coloro che ne fanno parte sono disposti a pagare di persona la loro fedeltà a Cristo, in ogni situazione. Dove manca tale disponibilità, viene meno l’argomento decisivo della verità da cui la Chiesa stessa dipende”.
     
    Pur se quella dei due Santi è stata una missione differente e benché il rapporto tra di loro non fosse esente da tensioni”, ha evidenziato il Papa, i due Apostoli, hanno operato “con carismi diversi per un’unica causa”: “la costruzione della Chiesa di Cristo”. Un esempio, il loro, ha affermato, che invita ad uno sguardo ecumenico:

     
    “Questa Basilica, che ha visto eventi di profondo significato ecumenico, ci ricorda quanto sia importante pregare insieme per implorare il dono dell’unità, quell’unità per la quale san Pietro e san Paolo hanno speso la loro esistenza sino al supremo sacrificio del sangue”.
     
    Nel ricordare che la tradizione cristiana celebra insieme Pietro e Paolo e il legame che come fondatori della Chiesa di Roma li accomuna alla città, il Santo Padre ha sottolineato che i due Apostoli appaiono “come gli iniziatori di una nuova città, come concretizzazione di un modo nuovo e autentico di essere fratelli, reso possibile dal Vangelo di Gesù Cristo”. L’omelia di Benedetto XVI si è soffermata poi, in particolare sulla figura di San Paolo, che più volte ebbe a ribadire come la propria missione fosse “frutto dell’iniziativa gratuita e misericordiosa di Dio”. Quindi il Papa, ha indetto l’“Anno Paolino”:

     
    “Sono lieto di annunciare ufficialmente che all’apostolo Paolo dedicheremo uno speciale anno giubilare dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, in occasione del bimillenario della sua nascita, dagli storici collocata tra il 7 e il 10 d.C.”.
     
    Infine, esortando a riscoprire la ricchezza degli insegnamenti di San Paolo, Benedetto XVI ha invitato i fedeli a prodigarsi, come l’Apostolo delle Genti, per l’unità e la concordia di tutti i cristiani.

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    Sarà pubblicata domani la Lettera del Papa ai cattolici in Cina

    ◊   Sarà pubblicata domani la Lettera del Papa ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese. Lo ha reso noto la Sala Stampa vaticana. Ce ne parla Sergio Centofanti.


    La decisione di inviare una Lettera ai cattolici in Cina era stata annunciata lo scorso 20 gennaio al termine di una riunione di due giorni in Vaticano per analizzare i problemi ecclesiali più gravi e urgenti che riguardano la Chiesa in Cina, primo fra tutti quello della libertà religiosa. La riunione, presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, era stata convocata da Benedetto XVI “nel desiderio di approfondire la conoscenza della situazione della Chiesa cattolica nella Cina Continentale”. Presenti all’incontro alcuni rappresentanti dell’Episcopato cinese (Hong Kong, Macao e Taiwan) e coloro che, per la Santa Sede, seguono più da vicino la questione.

     
    Durante i lavori – aveva reso noto la Sala Stampa vaticana – si era preso atto, “con profonda riconoscenza, della luminosa testimonianza, offerta da vescovi, sacerdoti e fedeli, i quali, senza cedere a compromessi, hanno mantenuto la propria fedeltà alla Sede di Pietro, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Con particolare gioia” si era constatato che “oggi la quasi totalità dei vescovi e dei sacerdoti è in comunione con il Papa”. “Sorprendente, inoltre – sottolineava il comunicato della Sala Stampa - è stata la crescita numerica della comunità ecclesiale che, anche in Cina, è chiamata ad essere testimone di Cristo, a guardare in avanti con speranza e a misurarsi, nell’annuncio del Vangelo, con le nuove sfide che la società sta affrontando”.

     
    Nella molteplicità dei contributi dei partecipanti, salutati dal Papa alla fine dell’incontro, era emersa “la volontà di proseguire il cammino di un dialogo rispettoso e costruttivo con le Autorità governative, per superare le incomprensioni del passato”. Si era inoltre auspicato “di pervenire a una normalizzazione dei rapporti ai vari livelli, al fine di consentire la pacifica e fruttuosa vita della fede nella Chiesa e di lavorare insieme per il bene del Popolo cinese e per la pace nel mondo”. Il Papa, ampiamente ragguagliato in merito alle proposte maturate nel corso della riunione aveva quindi deciso di indirizzare una sua Lettera ai cattolici in Cina.

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    Il cardinale Bertone incontra il premier libanese Siniora: appello al dialogo per superare la crisi nel Paese

    ◊   Nel pomeriggio di ieri, in Vaticano, il premier libanese Fouad Siniora ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che era accompagnato dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Il cordiale colloquio - rende noto la Sala Stampa vaticana - è servito per passare in rassegna la delicata situazione regionale, accennando alle condizioni e ai problemi delle comunità cristiane nel Medio Oriente. Ci si è poi soffermati sulle difficoltà politiche del Libano, sulle gravi minacce alla sua sicurezza e sulle iniziative in corso per cercare di superare la presente crisi. In particolare, è stata ribadita la necessità di rilanciare il dialogo tra tutte le componenti della società, ognuna delle quali è chiamata a contribuire al bene comune del Paese. Alla Comunità internazionale - conclude il comunicato - si chiede di accompagnare e sostenere tale sforzo, decisivo per il Libano e per tutto il Medio Oriente”.

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    Concluso in Polonia il Congresso mondiale dell'Apostolato del Mare

    ◊   Volgersi, affidarsi a Dio davanti “... all’immensità del mare, alla sua forza e al suo splendore” e “promuovere un umanesimo marittimo vivificato dalla Speranza cristiana”. Parole solenni e impegnative, ma insieme semplici e consolatorie, hanno risuonato questa mattina sulle rive del Baltico, a Gdynia, in Polonia, dove si è concluso il XXII Congresso mondiale dell'Apostolato del Mare, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Il servizio di Pierluigi Natalia:


    Per questo appuntamento, l’Apostolato del Mare aveva voluto darsi un tema di forte impegno pastorale: “In solidarietà con la Gente del Mare, testimoni di speranza con la Parola di Dio, la Liturgia e la Diaconia”. Questa convinzione ritorna nel Messaggio che il Congresso ha rivolto al mondo marittimo, dopo sette giorni di intensi lavori ai quali il cardinale Renato Raffaele Martino e l’arcivescovo Agostino Marchetto, presidente e segretario del Pontificio Consiglio, hanno assicurato una presenza continua e un contributo prezioso di indirizzo e di ascolto, di stimolo e di sintesi.

     
    Testimoniare speranza, dunque. Portare questo dono prezioso e irrinunciabile alla “gente di mare”, ai marinai e ai pescatori che sono spesso i più poveri tra i poveri, ma anche a quanti al mare si accostano per ricercarvi, persino in modo appena cosciente, una dimensione meno alienante del tempo libero, del riposo, del turismo. A chi sulle navi lavora, l’Apostolato del Mare assicura vicinanza e concreta solidarietà nella sua condizione sempre difficile, spesso dolente, troppo spesso drammatica. Senza equivoci è la denuncia di come alcuni progressi materiali e nuove tecnologie, lungi dal tradursi in vantaggio, spesso diventino strumenti per imporre altro peso ai marinai e ai pescatori, obbligandoli a ritmi da automi, in spregio dei loro diritti e del loro equilibrio umano, familiare e spirituale.

     
    Ma oggi dalle rive del Baltico è stato ricordato che il mare è anche un luogo della speranza e della verità; è stato ricordato che quanti vi trascorrono e vi affidano la vita conservano autentici valori di solidarietà e vero coraggio e realizzano “convivenze amichevoli tra personalità, culture e religioni diverse”.

     
    Da Gdynia, l’Apostolato del Mare riprende la sua navigazione con piena coscienza delle incertezze e dei pericoli che si sperimentano ogni giorno, ma anche con maggiore convinzione sulle rotte da seguire nell’annuncio della Parola di Dio, nella Liturgia e nella Diaconia di servizio, soprattutto ai più poveri.

     
    A Maria, la Stella Maris, è affidato l’impegno a promuovere questo umanesimo marittimo, a farsi sempre più testimoni di speranza in solidarietà con la gente del mare”. (Da Gdynia, per la Radio Vaticana, Pierluigi Natalia)

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    Oggi in Primo Piano



    Morto in un incidente aereo il padre cappuccino Giorgio Zulianello

    ◊   Sciagura aerea in Angola: un Boeing 737 delle linee angolane Taag si è schiantato ieri in fase di atterraggio a M'Banza Congo. L'impatto ha provocato la morte di 6 persone, tra le quali il missionario cappuccino padre Giorgio Ziulianello. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L'aereo, con a bordo 78 persone, ha perso stabilità al momento di un atterraggio di emergenza e si è schiantato contro un edificio nel nord dell'Angola, vicino al confine con la Repubblica Democratica del Congo. In base alle prime ricostruzioni, l'esplosione di due pneumatici ha fatto perdere il controllo al pilota. Il velivolo è della compagnia angolana Taag, inserita dall'Unione Europea nella lista dei vettori aerei che saranno banditi dai cieli europei. L'incidente ha provocato la morte di 6 persone, tra cui padre Giorgio Zulianello, missionario dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini e da 35 anni in Angola. Padre Giorgio era un punto di riferimento per l'intera comunità della missione di M'banza Congo, nel nord dell'Angola. Anche nei momenti più difficili non perdeva mai la speranza di poter affrontare gravi emergenze: in particolare, durante i tempi bui della guerra civile che ha drammaticamente segnato la storia recente dell'ex colonia portoghese, padre Giorgio ha sempre riposto la propria fiducia verso la bontà dell'animo umano. Ogni volta che tornava cercava sempre di coinvolgere il maggior numero di persone per dare sostegno alle attività caritative della propria missione. Seguendo lo spirito più autentico e profondo del Vangelo, padre Giorgio ha poi sempre cercato di aiutare i più bisognosi. Ha dedicato la propria vita, soprattutto, alla formazione dei giovani. Non è un caso che anche ieri ci fosse al suo fianco uno di quei giovani: si tratta di una ragazza, rimasta gravemente ferita, che padre Giorgio aveva deciso di aiutare sottraendola ad una drammatica realtà di stenti e abusi. Per un ricordo del missionario cappuccino, ascoltiamo frate Pietro, raggiunto telefonicamente a Luanda da Massimiliano Menichetti:
     
    R. – Lui è arrivato nel ’72 come cooperatore in varie missioni e dal ’92 è stato superiore o parroco a M’Banza Congo. Gli ultimi 15 anni li ha passati là.

     
    D. – Sempre vicino ai bisognosi...

     
    R. – Sì, noi siamo impegnati in primo luogo nella pastorale. Oltre alla pastorale, lui ha organizzato un centro di raccolta per i ragazzi emarginati dalle famiglie, perché considerati portatori di sfortuna e fautori di malocchio. Lui aveva accolto i primi già nel ’93 e nel ’94, appena arrivato là. Attualmente, siccome il problema è grosso, stava costruendo un centro, in cooperazione con il governo, per raccogliere questi ragazzi emarginati ed abbandonati.

     
    D. – Qual è l’eredità che lascia padre Zulianello?

     
    R. – Noi lo chiamavamo “il patriarca”: un uomo calmo, accogliente, che sapeva accogliere tutti. Infatti, quando ha cominciato a manifestarsi il problema di questi bambini che venivano emarginati, lui si è mosso subito per poterli accogliere e dare loro scuole, una casa, un lavoro. Stava accompagnando proprio oggi una ragazzina che fa 18 anni in questi giorni. Il governo gli aveva trovato un posto di lavoro e lui la stava accompagnando, perché trovasse una casa.

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    La CEI pubblica la nota pastorale dopo il Convegno di Verona

    ◊   Il rispetto della dignità della persona umana e della sua centralità in ogni momento della vita a partire dalla scelte economiche e dalle politiche sociali del Paese. E’ quanto invoca la Conferenza Episcopale Italiana nella nota pastorale relativa al quarto Convegno ecclesiale di Verona dello scorso ottobre, pubblicata oggi con il titolo “Rigenerato per una speranza viva. Testimoni del grande 'sì' di Dio all’uomo”. Nel documento, approvato nella 57ª Assemblea Generale, i vescovi invocano politiche di contrasto all’illegalità dilagante e invitano le future generazioni alla cura del creato e a sfruttare le opportunità positive della globalizzazione, promuovendo un ordine più giusto tra gli Stati. “Essenziale in questo cantiere aperto – si legge nella nota – il contributo di credenti sul piano etico, spirituale, culturale, economico e politico". Paolo Ondarza:


    Il "rispetto della dignità della persona umana in ogni momento della vita", per ''il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio'', per ''la giustizia e la pace'', per ''lo sviluppo integrale e il bene della comunità civile, nazionale e internazionale'', fa parte della ''testimonianza che la Chiesa è chiamata a rendere al Vangelo''. Così la nota pastorale della CEI del “dopo- Verona”. “La sollecitudine per il bene della società umana –scrivono i vescovi italiani - fa sì che la Chiesa, senza rischiare sconfinamenti di campo, parli e agisca non per preservare un 'interesse cattolico', bensì per offrire il suo peculiare contributo per costruire il futuro della comunità sociale in cui vive e alla quale è legata da vincoli profondi”. I presuli rimarcano la profonda comunione con il Papa nel solco del Concilio e, con il Santo Padre, invitano i credenti, in particolare i politici cattolici, a 'fronteggiare, con determinazione e chiarezza di intenti, il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicono i fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell'essere umano”.

     
    E’ “essenziale accelerare l’ora dei laici, rilanciandone l’impegno ecclesiale”: un ruolo specifico spetta agli sposi chiamati a divenire “Vangelo vivo tra gli uomini”. “Compito della fede cristiana, - si legge nella nota - è quello di purificare la ragione e aiutarla a essere veramente se stessa”. I credenti ''sanno che il Vangelo chiede di mettersi dalla parte degli ultimi, senza i quali non potrà realizzarsi una società più giusta e fraterna”: dai diversamente abili alle famiglie disgregate a quelle forzatamente separate a causa dell'emigrazione. I vescovi denunciano inoltre i “segni di lacerazione” che caratterizzano il tessuto della convivenza civile. Quindi definiscono “l'immigrazione” “nuovo areopago di evangelizzazione” spiegando come “molti di quelli che oggi si accostano da adulti al fonte battesimale sono di origine straniera''. I vescovi rinnovano anche l’impegno verso chi già battezzato sente il bisogno di riavvicinarsi alla fede. Attenzione anche alle sfide della disoccupazione, della precarietà del lavoro e del rispetto dei diritti inalienabili del lavoratore: l'organizzazione del lavoro – scrivono i vescovi - sia attenta ai tempi della famiglia''.

     
    Un appello i presuli italiani lo rivolgono anche all’Europa perché non rinneghi le proprie radici cristiane'', dando ''spazio a quei principi etici che costituiscono parte integrante e fondamentale del suo patrimonio spirituale''. Il Vecchio Continente ''con la sua storia recente di conflitti superati e cammini di riconciliazione'' – si legge ancora - è “esempio di unione nella diversità che può favorire una globalizzazione rispettosa delle persone”. “La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui – concludono i vescovi - ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto le porte dell’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini, pietre vive che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità”.

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    Don Mario Picchi, fondatore del CEIS, ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio

    ◊   Sono stati commemorati ieri i 50 anni di sacerdozio di don Mario Picchi, fondatore del CEIS, il Centro Italiano di Solidarietà, che si occupa del recupero di tossicodipendenti. In serata si è tenuta una Santa Messa nella sede del Centro a Roma per celebrare questa importante ricorrenza. Ma come è cominciato l'impegno di questo sacerdote nel mondo del volontariato? Risponde lo stesso don Mario Picchi, al microfono di Eliana Astorri:


    R. - Direi che è cominciato prima che diventassi sacerdote, perché è stata tutta una scelta volontaria quella di diventare prete e poi è stata, ogni giorno, un’alba nuova a mettermi nelle mani di Dio e lasciare lavorare lui, essere più duttile possibile, magari deludendo anche un po’ il Padre Eterno. Per dieci anni sono stato vice parroco a Pontecurone, nel Paese di don Orione, un piccolo paese agricolo, nella padana inferiore e diciamo pseudo industriale. Dopo 10 anni io avevo programmato di andare forse a fare un’esperienza in Inghilterra, eravamo nel ’67, ’68, e ero curioso di vedere da vicino che cosa volevano i giovani, mi sentivo anche molto giovane - sono del ’30 - e invece sono venuto a Roma e il Padre Eterno ha voluto diversamente. Veramente non ero partito con l’intenzione di occuparmi della droga, ma volevo vivere in mezzo ai giovani. Ero cappellano degli operai, però gli operai avevano dei figliuoli e quindi con i figliuoli avevamo creato dei gruppi di animazione all’interno delle parrocchie contro la guerra, contro la fame nel mondo e insomma facendo qualcosa di concreto contro il disagio, l’emarginazione. E stavamo facendo anche delle piccolissime cose, però insieme a questi gruppetti di giovani che creavamo, poi, sono cominciati ad arrivare i capelloni, i figli dei fiori, tutta quella bellissima e meravigliosa giovinezza che esplodeva intorno agli anni ’67-’70, e ci siamo incontrati con il problema della droga senza sapere cosa fare e quindi ci rivolgevamo a medici, cliniche, a qualcuno che ci desse una mano. Abbiamo cominciato a girare, andare a vedere all’estero cosa si faceva, e abbiamo creato questa associazione “Centro Italiano di Solidarietà” e poi abbiamo cominciato a scopiazzare, ma la mia idea era quella di mantenere vivo il rapporto umano: l’abbiamo chiamata “Progetto uomo”.

     
    D. – Oggi siete un importante punto di riferimento...

     
    R. – Oggi lo siamo forse perché abbiamo maturato dentro di noi questa crescita, abbiamo preso un po’ da tutti, però abbiamo messo soprattutto la grande volontà di incontrare l’uomo, di non lasciare spegnere la speranza che in ogni persona è possibile la risurrezione. Diceva don Tonino Bello che il cuore dell’uomo è sempre coperto di questo masso che ne impedisce la respirazione e solo con la risurrezione c’è l’esplosione di questo masso che libera i cuori verso l’infinito.

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    Domani sera l'esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   In occasione della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la Basilica di San Paolo fuori le Mura ospiterà domani sera, alle 21.00, l’esecuzione della “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi. L’evento, organizzato dalla Courtial International e con il patrocinio dell’Associazione Amici della Musica Sacra e della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, vedrà sul palco l’Orchestra italiana Roma Symphonia e l’antico coro tedesco “Stuttgarter Liederkranz”. Il servizio è di Salvatore Sabatino:


    Una collaborazione artistica, quella tra l’Italia e la Germania, che si rigenera ogni volta, nel nome della buona musica; nel nome di un grande compositore, Giuseppe Verdi, per proporre il suo massimo capolavoro sacro in una cornice di grande suggestione. E’ la Messa da Requiem, eseguita nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, domani sera, in onore della solennità dei Santi Pietro e Paolo. Sul palco, l’Orchestra italiana Roma Symphònia ed uno dei più antichi cori tedeschi, fondato nel 1824 a Stoccarda, lo Stuttgarter Liederkranz. Quasi 600 elementi, di cui 250 attivi nei cori concertanti o nell’orchestra sinfonica. E grande è l’emozione per questa straordinaria rappresentazione, come conferma il direttore Walddörfer:

     
    "Per me la musica italiana è sempre un sogno. Il Papa ha sempre un’affinità con la musica, suona il pianoforte - come ho sentito - e per noi è un grande evento. E’ la prima volta nella nostra storia che facciamo un concerto a Roma, l’emozione sarà grande".

     
    Nello Stuttgarter Liederkranz anche un elemento italiano, Annamaria Castello, che spiega così l’unicità di questo coro:

     
    "Si esibisce una volta all’anno con un grande pezzo come per esempio il Mefistofele di Enrico Boito che avremo a novembre e poi forse non sarà più ripetuto: si esibisce in una prima e poi non ci sarà più".

     
    La Messa da Requiem, con le sue note di grande spiritualità, nel tempo è divenuta un testo che esprime le domande che il Maestro di Busseto si è posto sul mistero della vita e della morte. Emozioni uniche, dunque, che guideranno gli stessi orchestrali e coristi, oltre che il pubblico.

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    Chiesa e Società



    Accorato appello del PIME per la liberazione di padre Giancarlo Bossi

    ◊   Il Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) ha lanciato un accorato appello per la liberazione di padre Giancarlo Bossi, il missionario italiano rapito lo scorso 10 giugno nelle Filippine. Sulla sua sorte non si hanno notizie certe e nel messaggio si esprime grande preoccupazione anche perchè la tragica vicenda del missionario è ancora avvolta nel mistero. Secondo il PIME, sono state diffuse finora notizie non verificabili. Il PIME sottolinea che il sequestro non è stato ancora rivendicato, non è stato chiesto un riscatto e non sono chiare le motivazioni del rapimento. Nel testo non mancano, comunque, segnali di speranza: “Abbiamo ricevuto molte dichiarazioni di solidarietà e molte persone sincere di tutte le fedi si sono unite in preghiera”. “Crediamo, speriamo e preghiamo – si legge ancora nel documento - che Giancarlo sia vivo”. Si chiede poi a quanti sanno cosa veramente sia successo a padre Bossi di rivelare la verità. Gesù ha detto: "La verità vi farà liberi”. “Allo stesso modo – si legge infine nel testo - Allah non può sopportare i falsi, perché è un amante della verità”.(A.L.)

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    La Croce Rossa denuncia violazioni dei diritti umani in Myanmar. Detenuti costretti a lavorare fino allo sfinimento

    ◊   Myanmar ancora sotto accusa per nuovi e continui casi di violazioni dei diritti umani. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha denunciato infatti gravi violazioni compiute dal regime militare dell’ex Birmania da almeno 6 anni. Il presidente del Comitato, Jakob Kellenberger, ha accusato in particolare le forze armate del Myanmar di far lavorare fino allo sfinimento migliaia di prigionieri, tra cui donne e bambini. “Il persistente utilizzo di carcerati come facchini per le forze armate è una grave fonte di preoccupazione”, ha aggiunto Kellenberger. Tra i casi di violenze vengono denunciati anche omicidi, arresti arbitrari e distruzioni “su larga scala” di riserve di cibo. Il CICR sottolinea, poi, che le varie operazioni di repressione condotte dall’esercito del Myanmar hanno portato ad un sentimento di “costante paura” tra la popolazione e hanno costretto migliaia di persone a fuggire dalle loro case. Le denunce della Croce Rossa si sono basate su inchieste compiute dal proprio personale in Myanmar tra il 2000 e il 2005. (A.L.)

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    A luglio visita in Vietnam del preposito generale dei gesuiti, padre Peter-Hans Kolvenbach

    ◊   Dal 6 al 15 luglio il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Peter-Hans Kolvenbach, si recherà in Vietnam. Porterà con sé il decreto di erezione che trasformerà la Regione indipendente in una Provincia dell'Assistenza dell'Asia Orientale-Oceania. La presenza dei gesuiti in Vietnam risale al 17.mo secolo. Questa presenza si è poi interrotta nel 1773, anno della soppressione dell'Ordine. La Compagnia di Gesù è tornata in Vietnam nel 1953, quando alcuni ex-alunni di una Università gesuita cinese suggerirono che alcuni dei missionari espulsi dalla Cina si recassero nel Paese per prendersi cura della comunità cinese locale. Nel 1956 i primi gesuiti espulsi dalla Cina arrivarono a Saigon e un anno dopo la comunità era già una realtà. Contemporeamente, assunsero la gestione del seminario pontificio a Dalat. L'attività apostolica continuò fino al 1975, quando in seguito agli sconvolgimenti politici e alla salita al potere dei comunisti, i missionari stranieri furono costretti ad abbandonare il Paese. Alla fine del 1975 la Compagnia aveva in Vietnam 11 sacerdoti, 10 scolastici, un fratello, 4 novizi e 15 candidati.(L.Z.)

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    Ad Antiochia terminato l'XI Simposio su San Paolo promosso dall'Istituto francescano di spiritualità

    ◊   Con una solenne liturgia ecumenica della Parola, si è concluso ufficialmente questa mattina, presso la Grotta di San Pietro ad Antiochia, l’XI Simposio sull’apostolo Paolo, organizzato dall’Istituto Francescano di Spiritualità di Roma, in collaborazione con il vicariato apostolico dell’Anatolia. Nelle ultime relazioni si è parlato dell’attività di San Giovanni Crisostomo a Costantinopoli. Quest’anno si è parlato di lui in occasione del XVI centenario della morte, perché fu tra i primi e più profondi commentatori delle lettere di Paolo. Si è parlato anche del perché sia stato accanitamente perseguitato dalla corte di Costantinopoli. L’ultima relazione ha trattato della santità martiriale femminile: è stato detto che essa prospettò, grazie anche alle parole del Crisostomo, un ideale che ebbe uno straordinario influsso sulle giovani cristiane per tutto il IV secolo, facendone uno dei periodi più gloriosi della storia della Chiesa. Il gruppo dei partecipanti al Simposio ha ricordato come alle fatiche apostoliche di Pietro, che costituì la prima comunità con i “Giusti di Israele”, vanno aggiunte quelle più intense di Paolo tra i pagani, partito proprio da Antiochia per la loro evangelizzazione. La presenza di tanti studiosi davanti alla Grotta di Pietro, tra musulmani, ortodossi, cattolici e armeni che in Antiochia – forse caso unico al mondo – vivono in perfetta armonia, ricorda come l’insegnamento dei due apostoli, ispirandosi al Vangelo, possa contribuire in modo determinante alla pacifica convivenza tra i popoli, concetto ribadito anche dall'arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim Meisner, durante la concelebrazione eucaristica nel cortile della missione cattolica di fronte all’intera comunità antiochena. (Da Antiochia, per la Radio Vaticana, padre Egidio Picucci)

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    Nessuna restrizione per la marcia per la democrazia prevista il primo luglio a Hong Kong. La commissione di appello ha negato le motivazioni della polizia

    ◊   Si terrà senza restrizioni la marcia per la democrazia, organizzata per domenica prossima ad Hong Kong. Lo ha deciso la commissione di appello su incontri e marce pubbliche, precisando che non sono ritenute “valide” le limitazioni imposte in passato dalla polizia. Secondo la commissione, manifestare in pubblico – riporta l’agenzia AsiaNews – è un “fondamentale diritto costituzionale”. Tra i divieti che la polizia aveva imposto, l’obbligo di terminare la manifestazione entro tre ore e la possibilità di marciare solo in una via della città. La commissione di appello ha disposto, invece, che tutte le strade della zona occidentale siano chiuse al traffico e che la marcia possa durare anche quattro ore, considerando l’enorme affluenza nelle precedenti edizioni. Il primo luglio ricorre ad Hong Kong l’anniversario della riunificazione alla Cina. Ma da diversi anni questa data ha assunto anche una valenza politica. Nel 2003, oltre 500 mila persone sono scese in piazza per contestare una proposta di legge anti sommossa. Quest’anno, gli organizzatori invitano la popolazione a chiedere l’approvazione del suffragio universale, previsto per il 2007, ma rimandato dal governo a data da destinarsi. Il presidente cinese, Hu Jintao, sarà in città per l’anniversario, ma non parteciperà alla marcia.(B.B.)

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    La vita consacrata nella Chiesa all’esame della prossima Assemblea della Conferenza episcopale della Colombia, dal 2 al 6 luglio a Bogotà

    ◊   La vita consacrata come dono di Dio per la Chiesa particolare. Questo il tema centrale dell’83.ma Assemblea della Conferenza episcopale colombiana, che si terrà dal 2 al 6 luglio a Bogotà. All’incontro – riporta l’agenzia Fides - prenderanno parte circa 90 vescovi, in rappresentanza delle 76 giurisdizioni ecclesiastiche. La Commissione episcopale per la vita consacrata e la Commissione mista vescovi-religiosi hanno assunto la responsabilità di preparare questo tema di grande rilevanza per la Chiesa cattolica in Colombia. Obiettivo generale dell’Assemblea sarà approfondire la riflessione sul carisma della vita consacrata e cercare le strade affinché, vivendo una spiritualità di comunione, i consacrati possano assumere la loro vocazione propria come discepoli e missionari del Signore in ognuna delle Chiese particolari. Ci si attende che l’appuntamento spinga e incoraggi i piani comuni di collaborazione di pastori e realtà della vita consacrata per rispondere, con il coraggio del Vangelo, alle sfide che presenta la realtà. Sfide legate al relativismo, all’indifferenza, alla violenza e alla crisi sociale e politica che vive la Colombia.(E.B.)

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    La religione avrà un peso rilevante nelle prossime elezioni presidenziali statunitensi. Lo affermano due diverse ricerche pubblicate nei giorni scorsi

    ◊   La fede religiosa dei candidati e degli elettori potrebbe giocare un ruolo determinante alla prossime presidenziali del 2008 negli Stati Uniti. E’ la comune conclusione cui sono pervenuti due recenti sondaggi di opinione indipendenti condotti dal Polling Institute dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Fairfield (Connecticut) e dal noto istituto di ricerca internazionale Gallup. Secondo la ricerca dell’istituto cattolico, il 60,7 per cento degli americani ritiene che il presidente degli Stati Uniti dovrebbe essere “una persona credente”, contro il 39,3 per cento che invece non ritiene rilevante tale dato. Interrogati su quanto la fede personale incida sulle proprie scelte di voto, quasi metà degli intervistati ha risposto affermativamente. Secondo lo stesso sondaggio, quasi un terzo del campione considera importante per le proprie scelte di voto la fede religiosa di un determinato candidato. L’altra ricerca della Gallup ha rilevato che il 66 per cento dei Repubblicani, il 57 per cento dei Democratici e il 48 per cento degli elettori indipendenti considera la religione una parte importante della propria vita. Secondo la professoressa June-Ann Greeley, direttrice del centro studi sul pensiero, la cultura e l’etica cattolica dell’Università del Sacro Cuore, i sondaggi confermano nell’insieme che per la maggior parte dei cittadini americani, l’appartenenza religiosa ha un peso significativo nella scelta di un candidato.(L.Z.)

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    24 Ore nel Mondo



    Raggiunto accordo preliminare in Corea del Nord per lo smantellamento della centrale nucleare di Yongbyon - In Iraq, uccisi altri cinque soldati statunitensi

    ◊   In Iraq, in un’imboscata, sono stati uccisi almeno cinque soldati statunitensi e altri sette sono rimasti feriti. L’agguato è avvenuto in un quartiere sunnita di Bagdad. Intanto si registra, da parte della polizia, il ritrovamento di nuovi cadaveri. In tutto, sono stati rivenuti quindici corpi, sparsi in diversi punti della città. Le tracce delle sevizie lasciano intendere che si tratta delle sanguinose rappresaglie tra sciiti e sunniti. Violenze anche nella notte: quattro persone hanno perso la vita a seguito di un attacco in una zona periferica di Baghdad, mentre una moschea sunnita è stata completamente distrutta da un’esplosione presso Baquba. Dal canto suo, il leader sciita radicale, Moqtada Sadr, ha annullato la prevista marcia del 5 luglio con cui un milione di suoi seguaci avrebbe dovuto raggiungere la città di Samarra in segno di protesta contro i ripetuti attentati al mausoleo sciita della Cupola d’Oro.

    - In Afghanistan, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, è giunto stamani a Kabul per una visita a sorpresa, a pochi giorni dalla conferenza internazionale sullo stato di diritto e i diritti umani in Afghanistan, che si terrà a Roma martedì prossimo. Ban Ki-moon è stato ricevuto dal presidente Hamid Karzai, con il quale ha avuto un colloquio a porte chiuse. Intanto, sul terreno continuano gli attacchi suicidi della guerriglia talebana. Stamani, un kamikaze a bordo di un camion-bomba si è lanciato contro un convoglio ISAF provocando almeno un morto e sei feriti. L'esplosione ha ucciso un civile afghano e ne ha feriti altri tre, lesioni anche per due soldati della forza internazionale guidata dalla NATO e per uno dei loro interpreti. L'attentato è avvenuto nei pressi della località di Orgun-i, dove le truppe dell'ISAF vigilano sui lavori per la costruzione di una strada. Almeno altri quattro civili, tutti appartenenti alla stessa famiglia, sono invece morti durante un’operazione della coalizione contro un'abitazione ritenuta un rifugio per talebani. Il blitz, avvenuto nella parte orientale del Paese, ha portato all’arresto di 15 civili, sospettati di dare assistenza ai ribelli, e al sequestro di lanciarazzi e granate.

    - Il presidente dello Stato di Israele, Moshe Katsav, ha rassegnato stamani le dimissioni al presidente del parlamento, Dalia Itzik. A questo punto la Itzik, diventerà presidente ad interim fino alla scadenza naturale del mandato di Katsav, il 15 luglio, data in cui s'insedierà il nuovo presidente Shimon Peres, già nominato dal parlamento. Katsav, 61 anni, si era autosospeso dall'incarico a gennaio, quando è finito sotto inchiesta per abusi sessuali ai danni di alcune impiegate del suo staff. Ieri, il presidente dimissionario, aveva accettato il patteggiamento della pena firmando la dichiarazione di colpevolezza per una serie di reati sessuali. Katsav rischia ancora, però, il carcere se dal proseguimento delle indagini emergesse anche il reato di stupro. Sempre da Israele arriva la notizia della conclusione dell’incursione dell’ esercito israeliano avviata ieri nella casbah di Nablus, in Cisgiordania. Durante l'azione, che aveva lo scopo di neutralizzare alcune strutture dei gruppi armati palestinesi, è stato ucciso un miliziano di al-Fatah ed altri otto sono stati arrestati. Cinque, invece, i soldati israeliani feriti, due dei quali versano in gravi condizioni.

    - L’Egitto dichiara illegale la circoncisione dei genitali femminili. Lo stabilisce un decreto del governo egiziano, presentato dal ministro della Salute, Hatem el Gabali. Le autorità religiose locali sostengono la decisione del governo e ribadiscono che la mutilazione genitale non è giustificata né dal Corano, né dalla Bibbia. Il provvedimento arriva pochi giorni dopo la morte di una bambina di 12 anni, in seguito ad una complicazione durante l’operazione chirurgica. L'infibulazione in Egitto era stata bandita già nel 1997, ma i medici erano autorizzati a praticarla “in casi eccezionali di malformazioni e malattie”. Secondo uno studio del ministero della Sanità egiziana in collaborazione con l'ONU, il 97% delle donne egiziane sposate è circoncisa. Per la tradizione del Paese, infatti, una bambina diventa donna solo in seguito all’operazione.

    - Al termine di due giorni di ispezioni agli impianti nucleari nordcoreani, gli ispettori dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AEIA) hanno raggiunto un'intesa preliminare sulle modalità della chiusura della centrale di Yongbyon, l’impianto, che lo scorso ottobre, ha fornito il materiale fissile per il primo esperimento atomico del Paese asiatico. Gli ispettori hanno inoltre espresso la loro soddisfazione per l’eccellente collaborazione da parte delle autorità di Pyongyang, spiegando che hanno potuto esaminare liberamente tutto quello che hanno chiesto di vedere. La missione dell'AIEA aveva l’obiettivo di stabilire le modalità di chiusura del reattore ancora in funzione, nel quadro dell'accordo per la fine del programma nucleare della Corea del Nord, raggiunto in febbraio nei colloqui a sei fra Stati Uniti, Cina, Giappone, Russia e le due Coree. E proprio nell’ambito di questo accordo, oggi si incontrano delegazioni delle due Coree per discutere della fornitura delle prime 50 mila tonnellate di greggio per la Corea del Nord.

    - La polizia britannica, questa notte, ha scoperto e subito disinnescato una bomba, ad Haymarket, nel centro di Londra. L’ordigno è stato trovato dagli artificieri all’interno di un’auto e, secondo le prime dichiarazioni, era di evidente fattura artigianale. Ancora sconosciuti i responsabili e gli eventuali obiettivi. Scotland Yard ha aperto un'inchiesta di antiterrorismo. Il neopremier britannico Gordon Brown ha dichiarato che il Paese è “sotto una minaccia terroristica costante e grave”. Intanto, appena 24 ore dopo essere stato nominato premier, Gordon Brown ha presentato la sua squadra di governo. Rivoluzionata la composizione rispetto alla precedente. I nuovi volti si mescolano a vecchie conoscenze come Jack Straw, nominato ministro della Giustizia. Da Londra, ci riferisce Sagida Syed:

     
    Un dicastero in meno, quello dell’Industria e del Commercio; 49 anni, l’età media dei nuovi ministri; meno donne, rispetto alla precedente amministrazione, ma con incarichi più prestigiosi e qualche rientro eccellente. E’ già pronta la squadra di governo di Gordon Brown, in linea con la sua politica di cambiamento. Il primo ministro britannico ha optato per sette volti nuovi e, a sorpresa, ha affidato il ministero degli Interni a Jacqui Smith, prima donna ad assumere questo incarico. Alistair Darling, suo stretto collaboratore, va a capo del ministero dell’Economia e garantirà la continuità con la politica economica dello stesso Brown, Cancelliere dello Scacchiere per dieci anni. David Milliband, considerato da molti l’astro nascente dei laburisti, diventa il ministro degli Esteri di una delle diplomazie più importanti del mondo, a soli 41 anni, e si pone in antitesi con il precedente ministro per la sua posizione contro la guerra in Iraq. Estromesso dal governo Blair, per lo stesso motivo, torna anche Jack Straw, ora a capo del dicastero della Giustizia.(Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed)


    - In Italia: aumenti delle pensioni più basse e riduzione dell’Ici a partire dal prossimo anno. Sono queste le novità più importanti contenute nel DPEF, il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria approvato ieri all’unanimità dal Consiglio dei ministri. Il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, ha espresso “profonda preoccupazione per il limitato consolidamento pianificato per il 2008 e gli anni successivi”. Almunia “prende anche atto della persistente incertezza” che riguarda la riforma del sistema pensionistico. Molto soddisfatto, invece, il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi. Fortemente critica, poi, l’opposizione. E tra i due schieramenti torna la polemica sul caso Visco-Guardia di Finanza dopo l’iscrizione del viceministro nel registro degli indagati. Il servizio di Giampiero Guadagni.

     
    L’economia italiana è in ripresa e le maggiori entrate tributarie consentiranno di evitare nel 2008 la manovra correttiva. E’ questo uno dei punti salienti del documento di programmazione economica approvato ieri. Il debito pubblico sarà coperto da parte dell’extragettito, il famoso "tesoretto", 3,1 miliardi di euro in tutto, destinato anche allo sviluppo e a misure specifiche per le categorie più deboli. Dunque, il DPEF prevede la riduzione dell’Ici sulla prima casa a partire dal prossimo anno. Ma anche un sostegno del reddito per le famiglie con figli minori e risorse economiche per gli ammortizzatori sociali. Per le pensioni più basse (oltre 2 milioni di persone) si stanzieranno 900 milioni di euro già in autunno e l’assegno potrà variare dai 300 ai 450 euro. Dal DPEF è stato invece stralciato lo "scalone", il passaggio dal prossimo anno dell’età pensionabile da 57 a 60 anni, con 35 anni di contributi. I sindacati hanno espresso la loro forte contrarietà che ha portato alla rottura della trattativa con il Governo. Esulta comunque Romano Prodi, che giudica quella di ieri la giornata della svolta per il rilancio dell’economia e anche per la ritrovata coesione politica della maggioranza. Ma per l’opposizione mancano scelte strutturali e aver lasciato irrisolto il nodo dello scalone toglie ogni credibilità al DPEF. Per Berlusconi, alle promesse seguirà un aumento di tasse. Ma ad alimentare la polemica politica anche la notizia che il viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, è indagato dalla Procura di Roma per tentato abuso di ufficio e presunte minacce nei confronti dell'ex comandante della Guardia di finanza, il generale Roberto Speciale. Il centrodestra torna a sollecitare le dimissioni di Visco, mentre il generale Speciale annuncia il ricorso al TAR contro la decisione del Governo che gli aveva revocato l’incarico. (Giampiero Guadagni per la Raio Vaticana)


    - Voto contrario del Senato americano alla legge sull'immigrazione. Il disegno di legge prevedeva un rafforzamento dei controlli, l'ampliamento della barriera anti-clandestini al confine con il Messico e la regolarizzazione di circa 12 milioni di immigrati. La maggioranza necessaria per l’approvazione del decreto era di 60 voti. Non sono stati, dunque, sufficienti i 46 voti favorevoli, contro i 53 contrari che hanno affossato il provvedimento. A votare contro, stavolta, anche molti membri dello stesso partito del presidente. George Bush, che aveva fatto di questa legge uno dei temi cardine della fine del suo mandato alla Casa Bianca, ha dichiarato di essere deluso dall’esito della votazione. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Beatrice Bossi)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 180

     

     
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