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SOMMARIO del 27/06/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Necessaria una catechesi integrale per essere testimoni credibili di Gesù: così, Benedetto XVI nella sua centesima udienza generale. Appello perchè la ricerca scientifica non sia a scapito di altri esseri umani
  • Il Papa nomina mons. Claudio Maria Celli nuovo presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
  • Domani il Papa indice l'Anno Paolino nel bimillenario della nascita dell'Apostolo delle Genti
  • Il cardinale Bertone apre il Triduo Petro-Paolino: il magistero del Papa sia un punto di riferimento meditato e seguito
  • Altre nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Piovanelli ricorda don Milani: ci ha insegnato la radicalità della fede
  • Rapporto ONU sulla popolazione: un miliardo di persone nelle baraccopoli
  • Chiesa e Società

  • Sono liberi i due cristiani sequestrati a Mosul, in Iraq, la settimana scorsa
  • Sempre più drammatiche le condizioni dei rifugiati palestinesi al confine tra Iraq e Siria
  • I cristiani libanesi hanno bisogno di aiuto: appello dei rappresentanti delle Chiese tedesche in visita in Libano ed Egitto
  • Presentato dall’ONU a Nairobi, in Kenya, un piano per sconfiggere la fame nel Corno d’Africa
  • Avviate le consultazioni per la stesura di un trattato internazionale sul commercio di armi promosso dalla Campagna “Control Arms”
  • Migliaia persone hanno preso parte nei giorni scorsi, in Bolivia, ad una marcia per chiedere di rispettare la vita nella nuova Costituzione
  • I vescovi del Messico richiamano a vivere in stato di missione permanente senza dimenticare i doveri sociali
  • Un milione di firme, entro il 30 settembre, per promuovere la tutela dei diritti dei disabili in Europa
  • Perdita del lavoro e precarietà fra le cause della povertà in Italia: così il direttore della Caritas mons. Vittorio Nozza
  • La "Messa da Requiem" di Verdi sabato sera sarà eseguita nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • 24 Ore nel Mondo

  • Undici palestinesi uccisi in un raid israeliano a Gaza - Dure proteste in Iran contro il piano di razionamento della benzina voluto dal presidente Ahmadinejad
  • Il Papa e la Santa Sede



    Necessaria una catechesi integrale per essere testimoni credibili di Gesù: così, Benedetto XVI nella sua centesima udienza generale. Appello perchè la ricerca scientifica non sia a scapito di altri esseri umani

    ◊   La catechesi integrale di San Cirillo di Gerusalemme, modello di introduzione alla fede cristiana, è stata al centro dell’udienza generale del mercoledì, la centesima di Benedetto XVI. Ma, nel salutare i pellegrini, il Papa ha anche ribadito la posizione della Chiesa sulla ricerca scientifica ed ha auspicato che alle persone malate non manchi la vicinanza delle persone care, in questi mesi estivi. L’udienza generale si è articolata oggi in due momenti: una prima parte nella Basilica di San Pietro, l’altra in Aula Paolo VI. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
    Accolto festosamente dai fedeli nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI ha ricordato l’imminenza della festa degli Apostoli Pietro e Paolo. “Il loro esempio – ha detto – e la loro costante protezione, vi sostengano nello sforzo di seguire Cristo e di testimoniare nella vostra vita un’adesione fedele e coraggiosa ai suoi insegnamenti”. Il Papa si è, dunque, recato in Aula Paolo VI dove ha tenuto una catechesi incentrata su San Cirillo di Gerusalemme. Un figura che ci invita ad una testimonianza credibile del Vangelo:

     
    “Preghiamo il Signore che ci aiuti ad imparare un cristianesimo che realmente coinvolga tutta la nostra esistenza e ci faccia così testimoni credibili di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo”.
     
    San Cirillo di Gerusalemme, ha ricordato il Papa, fu coinvolto suo malgrado “nelle accese controversie che travagliavano” la Chiesa d’Oriente nel IV secolo. Subì tre esili e fu sospettato di avere ottenuto la nomina episcopale, “mediante concessioni all’arianesimo”. Accusa smentita dai vescovi orientali nel 382 con una lettera inviata al Pontefice. D’altro canto, il Papa ha rilevato che anche oggi per i cristiani c’è la tentazione di negare la divinità di Cristo, come sosteneva l’eresia dell’arianesimo. Di questo padre della Chiesa conserviamo 24 catechesi, che, ha sottolineato il Santo Padre, sono “modello anche oggi per l’introduzione alla fede cristiana”. Le prime 18 indirizzate ai catecumeni, furono pronunciate nella Basilica del Santo Sepolcro. Benedetto XVI ha messo l’accento sul valore di questi insegnamenti:

     
    “Questo è un momento molto importante, non è una catechesi solo intellettuale ma un cammino per imparare a vivere la vita della comunità cristiana sempre accompagnati da questa comunità ... Nel loro complesso le omelie di Cirillo costituiscono una catechesi sistematica e realistica sulla rinascita del cristiano mediante il Battesimo”.
     
    E’, quella di San Cirillo, una catechesi integrale che coinvolge “corpo, anima e spirito”. Una catechesi a tre dimensioni: dottrinale, morale e mistagogica. Proprio la componente mistagogica, ha proseguito, “segnava il vertice dell’istruzione che Cirillo impartiva non più ai catecumeni, ma ai neobattezzati o neofiti durante la settimana pasquale”:

     
    “Essa li introduceva a scoprire, sotto i riti battesimali della Veglia pasquale, i misteri in essi racchiusi e non ancora svelati. Illuminati dalla luce di una fede più profonda in forza del Battesimo, i neofiti erano finalmente in grado di comprenderli meglio, avendone ormai celebrato i riti”.
     
    Particolarmente vive, ha sottolineato, sono le catechesi di San Cirillo sul Mistero del Battesimo. “Come chi è nella notte non vede”, chi invece “è nel giorno gode la luce”, afferma San Cirillo che aggiunge: “Mentre prima eravate immersi nella notte e non vedevate nulla, riemergendo invece vi siete trovati in pieno giorno”.

     
    (Cori fedeli)

     
    Dopo la catechesi, è stata la volta del momento dei saluti, più volte interrotto dal coro "Benedetto!", intonato dai fedeli. Rivolgendosi ai partecipanti ad un Convegno internazionale sulle cellule staminali, organizzato dall’Università La Sapienza di Roma, ha ribadito la posizione della Chiesa nei confronti del progresso scientifico:

     
    "La posizione della Chiesa, suffragata dalla ragione e dalla scienza, è chiara: la ricerca scientifica va giustamente incoraggiata e promossa, sempre che non avvenga a scapito di altri esseri umani la cui dignità è intangibile fin dai primi stadi dell’esistenza".
     
    Ha, infine, rivolto il pensiero all’estate, “per molti tempo di ferie e di riposo”. Il Papa ha auspicato che ai malati “non manchi durante questi mesi estivi la vicinanza” delle persone care. Ha esortato i giovani a far sì che questo periodo sia “un’occasione per utili esperienze sociali e religiose” e agli sposi novelli a farne un opportuno periodo per cementare la loro unione. Al termine dell'udienza generale, il Papa ha salutato il leader dell'opposizione italiana, Silvio Berlusconi, accompagnato dalla madre. Il Papa ha anche incontrato i rappresentanti della Comunita' di Sant'Egidio, tra cui il fondatore Andrea Riccardi, ed ha benedetto una targa di un centro per la cura dell'AIDS intitolato proprio a Benedetto XVI a Conakry, capitale della Guinea.

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    Il Papa nomina mons. Claudio Maria Celli nuovo presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali

    ◊   Il Papa ha nominato oggi il nuovo presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali: si tratta dell’arcivescovo Claudio Maria Celli, finora segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Mons. Celli, nato 66 anni fa a Rimini, è noto in particolare per il suo impegno diplomatico teso a favorire il dialogo tra Santa Sede e Paesi come la Cina e il Vietnam. Il presule succede all’arcivescovo John Patrick Foley, nominato Pro-Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, dopo la rinuncia all’incarico di Gran Maestro dell’Ordine presentata, per ragioni d’età, dal cardinale Carlo Furno.

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    Domani il Papa indice l'Anno Paolino nel bimillenario della nascita dell'Apostolo delle Genti

    ◊   Domani pomeriggio alle 17.30, nella vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo, Benedetto XVI presiederà la celebrazione dei Primi Vespri nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura e in questa occasione indirà ufficialmente l’Anno Paolino per il bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti. L'evento partirà il 29 giugno del prossimo anno per concludersi il 29 giugno del 2009. Promotore dell'iniziativa è stato il cardinale arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Giovanni Peduto lo ha intervistato:

     
    R. – Come lei sa, io sono cardinale arciprete della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura da ormai circa 2 anni. Fin dall’inizio ho pensato e ho ricercato una qualche data che potesse aiutarci a fissare una celebrazione particolare, sia per la figura di San Paolo e particolarmente per l’insegnamento di San Paolo, che avesse un valore per tutta la Chiesa cattolica. Dicono gli esperti di Sacre Scritture che San Paolo doveva avere più o meno una decina di anni meno di Cristo, quindi la sua nascita si colloca tra l’anno 7 e l’anno 10 dell’era cristiana. E ho pensato: perché non celebrare un bimillenario? Così ho chiesto al Santo Padre se non ritenesse che potesse essere di un certo interesse, per tutta la Chiesa cattolica, indire una celebrazione bimillenaria, cioè un anno dedicato alla vita, alla figura, all’insegnamento e all’attività di San Paolo. Il Papa ha accolto ciò con molto interesse, ha promesso prima di pensarci e dopo mi ha comunicato che era sua intenzione indire l’Anno Paolino. Noi prevediamo un programma che comprenda un anno di preparazione, indetto adesso, un anno di celebrazioni ed eventualmente un terzo anno, con tutte le conseguenze e le conclusioni che abbiamo intenzione di fare, cioè di lanciare e di indire molti particolari programmi. In particolare vorrei segnalarne subito uno: la Basilica di San Paolo, per decisione dei Papi, ha un carattere diverso dalle altre tre ed è esattamente il senso e la dimensione dell’ecumenismo. Il Papa dà molta importanza a tutte le attività che si fanno in San Paolo, da quelle liturgiche a quelle culturali, a quelle di studio, a quelle dei convegni, una dimensione ecumenica, che ci possa aiutare a studiare e a realizzare sempre meglio quella che è l’unità di tutti i cristiani nel mondo.

     
    D. - Quali saranno i principali appuntamenti dell’Anno Paolino?

     
    R. – Tra gli appuntamenti finora già stabiliti c’è un Colloquio paolino, che da diverso tempo si celebra ogni due anni e ha un carattere ecumenico. Infatti, il direttore di quello che sarà l’incontro, che dovrebbe avvenire nell’ottobre del 2008, è un noto teologo luterano. Il Colloquio paolino si è già celebrato un anno e mezzo fa e per ogni biennio si stabilisce un tema particolare di approfondimento, fatto proprio in comunione con le altre famiglie cristiane, non cattoliche. Abbiamo molte idee per la testa e vedremo adesso, dopo l’indizione ufficiale dell’Anno paolino, di cominciare a concretizzarle. Io stabilirò – è già stato programmato – un particolare ufficio presso la nostra amministrazione, presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, proprio per tutto quello che riguarda la celebrazione dell’Anno Paolino. Pensiamo di promuovere dei programmi di carattere liturgico in Basilica, dei cicli di preghiera, di organizzare sempre meglio - e più ancora di quanto già si faccia – pellegrinaggi da tutto il mondo alla Basilica di San Paolo, di promuovere anche pellegrinaggi che girino il vicino Oriente, le piste di San Paolo, per studiare tutti quei luoghi della Terra Santa che sono così ben chiaramente definiti. Basta leggere gli Atti degli Apostoli. Pensiamo anche a dei programmi culturali da celebrarsi nella Basilica o nelle adiacenze della Basilica o anche altrove e di promuovere, di lanciare dei concorsi per studi particolari o particolari pubblicazioni o anche per opere musicali o cose del genere. Tutto allo studio!

     
    D. - Cosa colpisce di più nella fede di San Paolo?

     
    R. – La profondità, la sicurezza e l’ampiezza della sua fede, che ha saputo trasmettere con grande forza, con grande vigore e questo senso di apertura al mondo. Non per nulla è chiamato “l’Apostolo delle genti”, perché dal vicino Oriente si è portato, attraverso varie aree dell’Anatolia, in quello che era il mondo conosciuto di allora: la Grecia, Roma… Ha sfidato le autorità del tempo, quando è stato accusato, per dire: “Sono cittadino romano. Voglio essere giudicato dall’imperatore”. Ed è stato trasferito a Roma, dove è venuto e poi è morto, ha subito il martirio. C’è in lui questo senso della universalità. E’ proprio l’Apostolo delle genti, quello che può veramente farci approfondire sempre di più la fede in Cristo, che è una ed una sola e deve portarci all’unità di tutto il gregge cristiano.

     
    D. - Come annuncerebbe oggi il Vangelo San Paolo?

     
    R. – Lo annuncerebbe con parole e una lingua più moderna, ma la sostanza è quella. In San Paolo colpisce la forza con la quale pronunzia le sue sentenze, afferma quelli che sono i principi. Ricordiamoci che lui stesso dice di avere una cultura ebraica, rabbinica, ma ha avuto questa apertura alla luce, alla fede, attraverso delle rivelazioni. Lui stesso lo dice. Quindi, la forza, l’ampiezza, la sicurezza con la quale annunzia quello che nelle sue varie lettere ha scritto, penso sarebbero le stesse. Certo, il linguaggio sarebbe diverso, ma la forza del contenuto sarebbe quella.

     
    D. - Di recente in questa Basilica è stata riportata alla luce la Tomba di San Paolo …

     
    R. – Sì, è vero. Fin dall’inizio mi ha colpito il fatto che la Tomba di San Paolo, da venti secoli – quindi dall’inizio – ritenuta senza alcun dubbio in quella posizione, in quel punto, dove è sempre stato concentrato per venti secoli il culto, è circondata da muratura sicuramente del IV secolo e forse anche in alcune parti anteriore. Ci si domanda perché sia stata fatta questa muratura, sulla quale poggia l’attuale altare papale, tutta intorno. Con molta probabilità, perché ci si trovava nell’ansa del Tevere e il Tevere ogni anno, dopo le piogge, era soggetto ad alluvioni e arrivava non solo a lambire, ma a coprire una grande parte di quella che era la Basilica. Tanto è vero che esiste un documento dove, nei secoli passati, un Papa, in seguito ad un’alluvione venne in barca per vedere i danni che poteva aver subito la Tomba di San Paolo. Il Tevere poi, piano, piano, molto cortesemente si è allontanato, tanto che oggi non c’è più pericolo di alluvioni. Allora, il mio pensiero è stato quello di riuscire ad aprire da qualche parte almeno una finestra per arrivare a vedere, cosa che è stata fatta con molta attenzione per l’equilibrio e la stabilità di quello che è il baldacchino di Arnolfo di Cambio, che poggia su quattro colonne, che sono proprio ai lati, ai quattro angoli dell’altare papale. Scavando dalla parte dell’ipogeo, aprendo una finestra di circa 70 cm siamo arrivati al fianco del sarcofago, che oggi è visibile, anche se non sarebbe certo facilmente apribile o estraibile per tutta la struttura che c’è intorno. L’abbiamo, però, almeno sistemato con una grata e un’opportuna illuminazione in modo che i fedeli possano vedere il fianco del sarcofago di San Paolo, che è di marmo di Carrara molto grezzo, non lucidato. Quindi, non ha iscrizione, non ha nulla, ma è sicuro che da venti secoli quello è il fianco del sarcofago della tomba di Paolo.

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    Il cardinale Bertone apre il Triduo Petro-Paolino: il magistero del Papa sia un punto di riferimento meditato e seguito

    ◊   Ieri pomeriggio il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha aperto il Triduo Petro-Paolino nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura. Nella sua omelia, il porporato, che ha presieduto i Vespri e la Messa, ha invitato i fedeli a camminare uniti alla luce degli insegnamenti del Papa. Di fronte alle sfide e alle difficoltà di oggi, ha detto, la comunità cristiana è chiamata a stringersi attorno al Santo Padre. Il servizio di Tiziana Campisi:

    “Amare Cristo, la passione che consumò l’esistenza di Pietro e di Paolo”, “deve diventare anche la nostra quotidiana ricerca”, solo aprendosi all’amore di Gesù, ha spiegato nella sua omelia il cardinale Tarcisio Bertone, è possibile “diventare annunciatori convinti e convincenti della Parola che salva, testimoni credibili e gioiosi del suo Vangelo di speranza e di pace”. Nel primo giorno del triduo che precede la solennità dei Santi Pietro e Paolo, il porporato ha sottolineato che questa festa – una delle più antiche dell’anno liturgico, inserita nel Calendario già nel IV secolo – ci invita a rinnovare il nostro amore per il Papa, perché si traduca nell’ascolto docile del suo magistero, ci spinga “a sostenerne in maniera fattiva il ministero secondo i nostri diversi ruoli e responsabilità”, “ci renda responsabili costruttori d’una Chiesa unita e fedele” ed ancora ci induca “a vivere con piena fedeltà la nostra vocazione cristiana”. Il cardinale Bertone ha ricordato anche le differenti personalità di Pietro e di Paolo: umile e forte il primo, entusiasta e zelante il secondo. “Con le loro diverse ricchezze, con il loro personale carisma”, ha affermato il cardinale segretario di Stato, “hanno contribuito ad edificare un’unica Chiesa”, e “la tradizione cristiana”, accomunandone il ricordo, ha come voluto “comporre in unità la loro testimonianza”. Una testimonianza scaturita anzitutto dalla loro sincera amicizia verso Cristo, che li ha spinti a dare persino la vita per Lui. Ed è questo che Dio “attende anche da noi” ha proseguito il cardinale Bertone: “essere suoi amici, amarlo sopra ogni cosa e nulla mai anteporre al suo amore”. Un amore che converte l’uomo ridandogli dignità ed autorità, che trasforma l’esistenza e rende capaci di cogliere e realizzare la propria vocazione. E il porporato ha esortato in particolare quanti vivono nella capitale a prendere spunto dalla festa dei Santi Pietro e Paolo per maturare la consapevolezza della speciale missione che la Chiesa di Roma è chiamata a svolgere. Avere come Pastore il Papa, il successore di Pietro, per Roma è una grande grazia e responsabilità, ha concluso il cardinale Bertone, abbiamo “la certezza e la sicurezza che il Vangelo nel quale crediamo e su cui scommettiamo ogni giorno, pur con le nostre fragilità e incoerenze, è lo stesso Vangelo proclamato dagli Apostoli”, quello di Cristo. “E questa certezza di ortodossia la dobbiamo a Pietro e ai suoi successori”. “Chiediamo al Signore – ha detto il porporato – che ci renda attenti a quanto il Papa insegna, preghiamo perché il suo magistero sia sempre per l’intera Chiesa un punto di riferimento cercato, desiderato, meditato attentamente e, con la grazia di Dio, seguito”.

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    Altre nomine

    ◊   In Uganda, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Tororo presentata da mons. James Odongo, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Denis Kiwanuka Lote, finora vescovo di Kotido.

    Sempre in Uganda, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Soroti presentata da mons. Erasmus Desiderius Wandera, per raggiunti limiti di età. Gli succede padre Emmanuel Obbo, rettore del Seminario Minore della Congregazione degli Apostoli di Gesù di Nadiket, Moroto. Padre Emmanuel Obbo è nato il 7 ottobre 1952, nel villaggio di Nagoke/Kirewa, Contea di West-Budama, arcidiocesi di Torero, ed è stato ordinato sacerdote il 13 dicembre 1986.

    In Brasile, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Uruguaiana presentata da mons. Ângelo Domingos Salvador, dei Frati Minori Cappuccini, per raggiunti limiti di età. Gli succede padre Aloísio Alberto Dilli, dell’Ordine dei Frati Minori, finora maestro dei novizi della Provincia "São Francisco de Assis" no Brasil e guardiano della Fraternità di Daltro Filho nella diocesi di Caxias do Sul. Padre Aloísio Alberto Dilli è nato il 21 giugno 1948 nella città di Montenegro, nello Stato di Rio Grande do Sul, arcidiocesi di Porto Alegre ed è stato ordinato sacerdote il 1° gennaio 1977.

    In Uruguay, il Papa ha nominato vescovo di San José de Mayo mons. Arturo Eduardo Fajardo Bustamante, del clero della diocesi di Minas, Rettore del Seminario Diocesano. Mons. Arturo Eduardo Fajardo Bustamante è nato il 17 luglio 1961 ad Aiguá, dipartimento di Maldonado, diocesi di Minas. E’ stato ordinato sacerdote da Giovanni Paolo II in Florida l’8 maggio 1988.

    Nelle Filippine, il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Antipolo mons. Francisco Mendoza De Leon, del clero dell’arcidiocesi di Manila, finora rettore del santuario arcidiocesano della Divina Misericordia, assegnandogli la sede titolare vescovile di Boseta. Mons. Francisco Mendoza De Leon è nato a Parañaque, Manila, l'11 giugno 1947 ed è stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1975.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

    Servizio estero - Medio Oriente: sangue sugli sforzi di pace. Undici palestinesi uccisi in incursioni israeliane nella Striscia di Gaza.

    Servizio culturale - Un articolo di Claudio Toscani in ricordo di Luigi Meneghello.

    Servizio italiano - In rilievo il tema delle pensioni.

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Piovanelli ricorda don Milani: ci ha insegnato la radicalità della fede

    ◊   "Un diamante trasparente e duro... che doveva ferirsi e ferire", ma solo "per amore di Dio, dei poveri e della Chiesa". Con queste parole il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, ha ricordato ieri mattina, nella chiesa di Barbiana, don Lorenzo Milani. Alla Santa Messa, celebrata 40 anni dopo la morte del sacerdote, hanno partecipato oltre 200 persone. Il cardinale ha sottolineato l'attaccamento di don Milani alla Chiesa e, in particolare, al sacramento della Confessione. Per un ricordo del sacerdote ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, l'arcivescovo emerito di Firenze, cardinale Silvano Piovanelli, compagno di seminario e amico di don Milani:

     
    R. – Come compagno di seminario devo riconoscere che ci ha subito colpito. Don Milani è arrivato con la temperie del convertito; si è interamente dato a questa strada che cominciava all’improvviso. Tutti sappiamo come sia avvenuta la sua conversione. Era alla ricerca e si confrontava con il confessore, che poi era confessore di tanti di noi, don Raffaele Benzi; questi l’ha portato con sé quando è andato a far visita alla salma di un giovane prete, suo amico. Don Benzi era afflitto per la perdita di questo giovane prete e quando sono usciti dalla stanza, don Milani ha detto: “Io prendo il suo posto”. Di punto in bianco è passato dalla ricerca di Dio ad intraprendere la strada per diventare suo ministro. Ci ha colpito in modo particolare per la sua sete di povertà, provenendo lui da un ambiente molto ricco.

     
    D. – Ecco, un sacerdote senza mezze misure si è detto...

     
    R. – Senza mezze misure. C’è un episodio piccolo, piccolo che può in qualche maniera dirci qualcosa sulla sua decisione di vivere così. Si trovava una volta in una strada del rione di San Frediano, dove è il nostro seminario, e stava mangiando un po’ di pane bianco. A quel tempo, il pane che noi tutti mangiavamo era un pane nero. Il pane bianco lo mangiavano i ricchi. Una donna da una finestra gli ha detto: “Si ricordi che non si mangia il pane dei ricchi nel rione dei poveri”. E lui, in tutta la sua vita, è stato vicino ai poveri, vestendosi della loro veste ed entrando nella loro situazione.

     
    D. – Quale, in poche parole, l’eredità che ci ha lasciato questa figura...

     
    R. – Il messaggio da cogliere è questo: il Vangelo richiede coerenza. I cristiani sono chiamati a dare testimonianza coerente del Vangelo in questo mondo. E’ solo così che essi appariranno diversi dalla cultura nella quale noi viviamo.

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    Rapporto ONU sulla popolazione: un miliardo di persone nelle baraccopoli

    ◊   L’urbanizzazione è inevitabile, ma può anche essere un fenomeno positivo. Bisogna imparare a sfruttare le opportunità che offre. E’ questo il messaggio che sta alla base del rapporto del Fondo ONU sullo stato della popolazione nel mondo 2007 (UNFPA) presentato oggi a Roma e in diverse altre capitali. Il tema scelto è “Liberare il potenziale della crescita urbana” con l’obiettivo di fornire orientamenti per un futuro sostenibile delle grandi città, in cui i nuovi abitanti possano essere considerati una risorsa per l’intera comunità locale. Alla presentazione del rapporto c’era per noi Gabriella Ceraso:


    I nuovi abitanti delle città crescono a velocità esponenziale: dai 3,3 miliardi di oggi ai quasi 5 miliardi nel 2030. L'80% vive in Asia e Africa, a volte in zone a forte rischio ambientale. Sono in grande maggioranza poveri, per la maggior parte sono donne e giovani, e un miliardo di loro vive nelle baraccopoli. Il futuro è questo: per l’ONU nelle città si concentrerà la povertà, ma anche la speranza di uscirne, con servizi, informazione, tutela; le città creano problemi per l’ambiente, ma possono anche risolverli, con attente politiche di prevenzione e piani di governabilità mirati. Il rapporto esamina tutte queste implicazioni e discute cosa fare in merito, partendo da alcune considerazioni. Giulia Vallese, vice rappresentante del Fondo ONU nel Pacifico:

     
    R. – Mette in evidenza come per la prima volta nella storia più della metà della popolazione vive in centri urbani e come in realtà la maggior parte di questa urbanizzazione è legata ad un fenomeno, non tanto di flussi migratori tranne qualche eccezione, quanto di crescita naturale all’interno delle città e mette anche in evidenza che l’urbanizzazione si concentra soprattutto nelle piccole città e non tanto sulle megalopoli, cosa che finora non si sapeva. Un altro punto fondamentale è che l’urbanizzazione è inevitabile e che quindi dal momento che è inevitabile che continuerà a crescere, occorre quindi sfruttare al massimo le potenzialità.

     
    A partire da ciò si impongono 3 iniziative ampiamente descritte in 6 capitoli dettagliati: accettare il diritto dei poveri a vivere in città, adottare una visione più ampia e lungimirante riguardo l’uso dello spazio urbano e avviare uno sforzo concertato a livello internazionale per sostenere le strategie necessarie al futuro. Dunque cercare di identificare prima che si verifichino i problemi più importanti del fenomeno inevitabile dell’urbanizzazione: rimboccarsi le maniche perché un futuro, se pur in città superaffollate, è possibile.

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    Chiesa e Società



    Sono liberi i due cristiani sequestrati a Mosul, in Iraq, la settimana scorsa

    ◊   Nadir Mansour Koja, il giovane autista cristiano di Alqosh, nel nord dell’Iraq, rapito lo scorso 22 giugno è stato liberato e sta bene. Sequestrato mentre viaggiava da Baghdad a Mosul, Nadir, scrive l’agenzia AsiaNews, con il suo lavoro mantiene la moglie, 3 figli, i genitori e 2 sorelle rimaste vedove con prole. E sempre in Iraq, è stato liberato anche un altro cristiano, originario di Batnaya, rapito il 20 giugno. La notizia giunge da Mosul, roccaforte sunnita. Per entrambi i sequestri era stato chiesto un riscatto, ma nulla si sa di un eventuale pagamento. I rapimenti costituiscono da tempo una vera e propria industria in Iraq; secondo osservatori locali, però, prendere in ostaggio un cristiano, soprattutto al nord, oggi significa opporsi alla proposta assira di creare un "safe haven", un’enclave per i cristiani nella Piana di Ninive, limitrofa proprio a Mosul. Numerosi cristiani, negli ultimi anni, sono migrati dalle città più pericolose del Paese verso il nord, ma la sicurezza ormai vacilla anche qui. (T.C.)

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    Sempre più drammatiche le condizioni dei rifugiati palestinesi al confine tra Iraq e Siria

    ◊   Peggiorano di giorno in giorno le condizioni degli oltre 1.400 palestinesi fuggiti da Baghdad e bloccati nei campi al confine tra Iraq e Siria. A lanciare l’allarme è L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che sollecita sia i Paesi della regione che quelli più distanti, a contribuire a porre fine alla sofferenza di queste persone. C’è urgente bisogno di cure mediche e di una soluzione umanitaria immediata. La scorsa settimana una squadra dell'UNHCR ha visitato il campo di Al Waleed, che si trova sul lato iracheno del confine ed ospita più di mille palestinesi; qui quattro bambini e un giovane uomo necessitano di assistenza medica. Un giovane, in particolare, soffre di un grave disturbo cardiaco ed ha bisogno di un’operazione salvavita, mentre due bambini, a causa del linfoma di Hodgkin, sono soggetti a ricadute. Un altro giovane rischia di perdere la gamba a causa di una patologia vascolare ed un uomo soffre di una grave forma di diabete che gli sta causando la perdita della vista. L'UNHCR e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) stanno cercando con ogni mezzo di fornire adeguate cure mediche, ma le operazioni in questo campo di confine infestato da serpenti e scorpioni e dove mancano acqua, servizi igienici, cure e alloggi adeguati, risultano assai difficili. Un’ulteriore preoccupazione è data dal fatto che le condizioni di sicurezza nell’area stanno rapidamente peggiorando. La scorsa settimana un gruppo di uomini armati ha minacciato i rifugiati pretendendo la consegna di parte delle provviste. I rifugiati sono sempre più spaventati e frustrati, intrappolati in una terra di nessuno e incapaci di comprendere il motivo per cui nessun governo riesca ad aiutarli o a permettere loro di raggiungere un luogo sicuro. A peggiorare le cose sono le elevate temperature che durante il giorno raggiungono i 50 gradi. Diverse agenzie che operano in questa zona hanno ricevuto minacce dagli iracheni che vivono nei paraggi e a volte è stato loro impedito di offrire assistenza ai palestinesi bloccati. (T.C.)

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    I cristiani libanesi hanno bisogno di aiuto: appello dei rappresentanti delle Chiese tedesche in visita in Libano ed Egitto

    ◊   Appello del vescovo evangelico di Monaco, Johannes Friedrich e del vescovo ausiliare e vicario episcopale di Amburgo, mons. Hans-Jochen Jaschke, in questi giorni a Beirut, in Libano, perché i cristiani vengano aiutati. “Hanno bisogno della nostra solidarietà”, affermano i due ecclesiastici a capo di una delegazione congiunta della Chiesa evangelica (Ekd) e della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), in visita alle Chiese del Libano e dell’Egitto fino al 29 giugno. Il viaggio, scrive l’agenzia SIR, intende essere un segno di solidarietà verso i cristiani di quei Paesi, nonché un segnale di dialogo con l’Islam. I rappresentanti delle Chiese hanno evidenziato che i cristiani in Libano “continuano ad essere sottoposti a grandi pressioni. Molti lasciano il Paese. Gli sviluppi politici restano incerti”. La visita ha destato grosso interesse sia nelle Chiese locali che presso gli islamici ed è stata valutata come segno di incoraggiamento e di rafforzamento della volontà di pace delle religioni. Un atteggiamento ribadito dal vescovo evangelico di Monaco e da mons. Jaschke nel corso dei colloqui con i rappresentanti sunniti e sciiti: “Non c’è alternativa al dialogo tra le religioni. Chiediamo espressamente la condanna di qualsiasi forma di violenza perpetrata in nome della religione. La libertà di religione e di fede rappresentano una condizione irrinunciabile per il dialogo interreligioso”. (T.C.)

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    Presentato dall’ONU a Nairobi, in Kenya, un piano per sconfiggere la fame nel Corno d’Africa

    ◊   Lotta alla desertificazione, sostegno economico alle comunità pastorali e rafforzamento del ruolo della donna nella società rurale: sono alcuni punti del piano definito dall’ONU e dai sei governi africani di Gibuti, Eritrea, Etiopia, Kenya, Somalia e Uganda, per sconfiggere la fame nel Corno d’Africa. La regione dell’Africa dell’est, soggetta a ripetute siccità, scrive l'agenzia Misna, potrebbe registrare nei prossimi mesi una crisi alimentare che coinvolgerebbe oltre 20 milioni di persone. Il documento, presentato ieri a Nairobi, in Kenya, contiene 170 progetti che hanno lo scopo di fronteggiare l’insufficienza di cibo con una strategia capace di prevenire l’emergenza. Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e il Food and Agricolture Organization (FAO) finanzieranno alcuni dei progetti previsti nel prossimo anno. Un primo incontro di valutazione si terrà nel 2008 in Uganda, per verificare lo stato di applicazione del piano. (B.B.)

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    Avviate le consultazioni per la stesura di un trattato internazionale sul commercio di armi promosso dalla Campagna “Control Arms”

    ◊   Ottanta governi hanno partecipato al processo di consultazione, avviato dall’ONU, riguardo la definizione di un trattato internazionale per regolare il commercio di armi. All’accordo sulla redazione del trattato si è giunti in seguito alla Campagna Control Arms, promossa da Oxfam International, Amnesty International, Rete internazionale d’azione sulle armi leggere e Rete Italiana per il disarmo. Attraverso la convenzione si vogliono istituire standard sulla compravendita delle armi che possano valere a livello mondiale e sulla base dei quali quanti commerciano armi in modo irresponsabile possano essere chiamati a rispondere del proprio operato. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki-Moon, ha sostenuto l’idea nata dalla campagna “Control Arms” ricordando l’avvio da parte dell’ONU di un processo multilaterale di negoziazione per dar vita ad un documento che regoli “l’importazione, l’esportazione e il trasferimento di tutte le armi convenzionali”. “Un trattato del genere – ha detto Ban ki-Moon – potrà dare un grande contributo al raggiungimento degli obiettivi mondiali umanitari, di diritti umani e di sviluppo”. In vista del trattato i responsabili della Campagna Control Arms hanno realizzato delle consultazioni popolari - oltre 100 - ed anche i governi di molti Paesi in cui queste si sono svolte hanno presentato pareri alle Nazioni Unite. Il prossimo anno, anche in base ai pareri raccolti, un gruppo di esperti inizierà la stesura del trattato. Tra i governi che sostengono la campagna Control Arms, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) e il Consiglio dell’Unione Europea. Nei prossimi mesi è prevista l’adesione anche dell’Unione Africana, della Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale e il Forum delle isole del Pacifico. (B.B.)

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    Migliaia persone hanno preso parte nei giorni scorsi, in Bolivia, ad una marcia per chiedere di rispettare la vita nella nuova Costituzione

    ◊   Oltre 20 mila persone hanno partecipato nei giorni scorsi a Sucre, in Bolivia, ad una marcia in difesa della vita e contro proposte che pretendono di legalizzare l’aborto nella nuova Costituzione. I partecipanti alla marcia - riferisce l'Agenzia Fides - hanno chiesto ai costituenti di rispettare valori e principi della vita. L’arcivescovo di Sucre, mons. Jesús Pérez Rodríguez, ha sottolineato la straordinaria partecipazione alla marcia. Chi ha aderito a questa iniziativa – ha aggiunto il presule – "lo ha fatto nel nome del Signore e della vita". Dopo la marcia, è stato anche consegnato ai membri della Commissione Diritti, Doveri e Garanzie dell’Assemblea Costituente, un manifesto di difesa della vita. Nel documento si sottolinea come “la scienza non sia riuscita assolutamente a dimostrare che la vita non abbia inizio dal concepimento”. Si propone, in particolare, che nella nuova Costituzione boliviana rimanga il principio secondo cui il matrimonio è fondato sull’unione dell’uomo e della donna. Si mettono in guardia, infine, i costituenti dal non lasciarsi sorprendere dalle rivendicazioni di quei movimenti che cercano il riconoscimento di unioni al di fuori del matrimonio. (A.L.)

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    I vescovi del Messico richiamano a vivere in stato di missione permanente senza dimenticare i doveri sociali

    ◊   Cercare le persone più lontane dalla Chiesa affrontando la sfida dell’evangelizzazione senza dimenticare i doveri sociali. E’ l’obiettivo indicato dai vescovi messicani durante la conferenza stampa per la presentazione del documento intitolato “Il Messico nella Missione Continentale”. I presuli – riferisce l’Agenzia Fides - hanno anche invitato i messicani a “riaccendere il fuoco dello Spirito per sperimentare un incontro personale con Gesù Cristo vivo e, come discepoli, seguirLo con coerenza e dinamismo”. La Conferenza episcopale messicana si è poi dichiarata in missione permanente e i vescovi hanno rinnovato il desiderio di lavorare “affinché tutti i cattolici approfondiscano la loro identità come discepoli e missionari di Gesù Cristo”. Quasi un mese dopo la conclusione della V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi – aggiungono i presuli – “stiamo lavorando ad alcune iniziative per la realizzazione della Missione continentale”. Tra le priorità, viene evidenziata la necessità “di lavorare in comunione con tutti i messicani, per rafforzare le istituzioni e consolidare la formazione di governi che siano capaci di dialogare ed assumere le proposte dei diversi partiti, come una dimostrazione di maturità e di crescita nella democrazia”. Nel comunicato si sottolineano, quindi, i mali del Messico. Tra questi, i vescovi citano il narcotraffico, la corruzione e la violenza che minaccia gran parte della popolazione. Il testo si chiude con un accorato appello a “conservare la gioia dell’evangelizzazione, perfino quando bisogna seminare tra le lacrime”. (A.L.)

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    Un milione di firme, entro il 30 settembre, per promuovere la tutela dei diritti dei disabili in Europa

    ◊   Un milione di firme per la tutela dei disabili di tutta Europa: è la campagna lanciata dall’European Disability Forum (EDF) per ottenere una più incisiva legislazione europea a favore della disabilità. “Ogni singola firma è un gesto importante – si legge nel comunicato stampa della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) – ne servono ancora moltissime”. 1milion4disability”, questo il nome della campagna, vuole promuovere in tutta l’Europa la tutela dei diritti delle persone con disabilità che affrontano quotidianamente discriminazioni e pregiudizi. La raccolta delle firme terminerà il prossimo 30 settembre. (B.B.)

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    Perdita del lavoro e precarietà fra le cause della povertà in Italia: così il direttore della Caritas mons. Vittorio Nozza

    ◊   A margine del 31° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, che riunisce fino a domani a Montecatini oltre 600 delegati da tutta Italia, mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, ha detto che la situazione delle povertà in Italia sta cambiando in peggio. “Non è più solo il disagio dovuto a scelte di vita errate che portano all’emarginazione e all’abbandono – ha spiegato mons. Nozza – oggi ci troviamo di fronte persone o famiglie che hanno sempre vissuto in maniera dignitosa e all’improvviso non ce la fanno più, a causa della perdita del lavoro, della precarietà o di altri incidenti di percorso”. A tal proposito per il direttore della Caritas italiana, scrive l’agenzia Sir, è necessario “sostenere ed accompagnare le Caritas più piccole, come in alcune diocesi in Basilicata, Marche, Piemonte, Campania” e di “tessere reti e legami tra realtà ecclesiali diverse, in modo che la carità illumini le menti, i cuori, le scelte di vita”. Negli ultimi 4 anni la CEI ha affidato alla Caritas, tramite l’otto per mille, la gestione di 1.200 progetti (nell’anno in corso 260, pari a 22 milioni di euro). Si tratta di opere e servizi nei diversi ambiti delle povertà, dalla salute mentale al carcere, alla tratta, all’immigrazione. “La nostra sfida attuale è cercare di avere delle comunità dove il cristianesimo è inteso e vissuto come stile di vita”, ha detto mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo di San Marcos e presidente della Conferenza episcopale del Guatemala, in questi giorni ospite al convegno della Caritas. Mons. Ramazzini, invitato a presiedere oggi l’assemblea dedicata allo sviluppo solidale dell’umanità, ha spiegato che in America Latina ci sono “molti cattolici nominali (battezzati), ma pochi discepoli veri”, “molti si dicono cristiani”, ma “maggiori sono le disuguaglianze tra ricchi e poveri. Questo significa che c’è un divario tra fede e vita”. Riguardo ai mutamenti nella situazione socio-politica, “con governi democratici che hanno sostituito i precedenti governi dittatoriali - osserva mons. Ramazzini - è necessario allertare la popolazione perchè abbia senso critico e controlli il loro operato. Come vescovi dobbiamo rafforzare il senso di cittadinanza”. (T.C.)

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    La "Messa da Requiem" di Verdi sabato sera sarà eseguita nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   In occasione della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la Basilica romana di San Paolo fuori le Mura ospiterà, sabato, alle 21.00, un concerto dell’Orchestra italiana Roma Symphonia e di uno dei più antichi cori tedeschi, fondato nel 1824 a Stoccarda, lo Stuttgarter Liederkranz, entrambi diretti dal maestro Ulrich Walddörfer. Orchestra e coro eseguiranno la “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi. La serata è stata organizzata dal Courtial International e con il patrocinio dell’Associazione Amici della Musica Sacra e della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra. L’esecuzione del capolavoro verdiano è un omaggio alla città di Roma all’indomani della solennità dei suoi Santi patroni. Un evento musicale di altissimo livello, prosecuzione della straordinaria collaborazione tra complessi artistici italiani e tedeschi, riuniti insieme nel nome di Verdi. Solisti di canto saranno il soprano Roxana Briban, ospite abituale della Wiener Staatsoper e della Volksoper Wien, il mezzosoprano Carmen Mammoser, membro fisso dell’Ensemble della Staatsoper di Stoccarda, il tenore Levent Gündüz, membro permanente dell’Ensemble dell’Opera Statale di Izmir ed ancora il basso Marcel Rosca, membro dell’Ensemble del Teatro Aalto ad Essen. (S.S.)

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    24 Ore nel Mondo



    Undici palestinesi uccisi in un raid israeliano a Gaza - Dure proteste in Iran contro il piano di razionamento della benzina voluto dal presidente Ahmadinejad

    ◊   - Cambio ufficiale della guardia alla guida del governo britannico. Dopo 10 anni di premierato, Tony Blair ha rimesso stamani la carica nelle mani della Regina Elisabetta II. Subito dopo, la sovrana del Regno Unito convocherà a Buckingham Palace il neo-leader laburista Gordon Brown per la formazione del nuovo esecutivo. Oggi stesso Blair potrebbe essere nominato inviato speciale in Medio Oriente da ONU, Unione Europea, Stati Uniti e Russia, che formano il cosiddetto Quartetto, riunito in questi giorni a Gerusalemme. Nell’ultimo question time alla Camera dei Comuni, l’ex premier ha ribadito che l'unica soluzione per portare la pace in Medio Oriente è quella dei due Stati, uno israeliano e l'altro palestinese, che convivano fianco a fianco. Poi ha ribadito che gli interventi militari in Afghanistan e Iraq, pur a costo di numerose vittime, servono a portare sicurezza nella comunità internazionale. Ma con il cambio tra Blair e Gordon, quale sarà ora l’atteggiamento britannico in politica estera, in particolare in ambito europeo? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Adriana Cerretelli, corrispondente de "Il Sole 24 Ore" da Bruxelles:

     
    R. - Credo che forse cambierà più nei toni che nella sostanza. Certamente Blair a parole era un grande eurofilo ma nei fatti non è che abbia fatto poi grandi cose “pro-Europa”. Penso che Brown, al contrario, sia un uomo molto più ufficialmente euro-scettico ma come spesso succede con gli euro-scettici – vedi il caso della Thatcher – poi possa anche riservare delle sorprese nel senso che Thatcher è stata un’anti europeista ma al tempo stesso è stata una delle artefici della creazione del mercato unico che porta decisamente la sua impronta.

     
    D. – Sembra che si stia allontanando comunque il momento dell’adozione dell’euro da parte della Gran Bretagna, stando alle prime dichiarazione di Brown...

    R. – Per il momento, appunto, non lo vedrei come un problema sul tappeto. Bisognerà vedere Brown se rivincerà le elezioni ma nel caso in cui dovesse vincere un nuovo mandato, secondo me potrebbe essere appunto il classico primo ministro che potrebbe fare un passo in quella direzione. Naturalmente dipenderà molto da dove nel frattempo andrà l’Europa. Se vedrà che ci sono delle condizioni che possono fare l’interesse del suo Paese, io penso che potrebbe anche fare quel passo.

     
    D. – Sicuramente a Gordon Brown spetta il gravoso compito di ricucire lo strappo con l’opinione pubblica per la missione in Iraq...

    R. – Sì, certo. Brown era molto più riservato di Blair sulla questione. Certamente lo aspettano decisioni difficili. Al tempo stesso però Brown non è un anti americano, quindi presumo che dietro le quinte tenterà di negoziare una soluzione che non sia dannosa per il proprio governo, il proprio Paese, al tempo stesso non rappresenti uno sgarbo nei confronti degli americani.

    - In Iraq non si arresta la serie di esecuzioni che sta segnando le ostilità tra sunniti e sciiti. Questa mattina sono stati ritrovati 21 cadaveri a Bagdad, 18 nella zona ovest a maggioranza sunnita e 3 nella parte est della città a maggioranza sciita. Nella capitale è inoltre esplosa un'autobomba provocando almeno 3 morti e 10 feriti.

    - In Italia, interrotta, in piena notte, la trattativa sulle pensioni tra governo e sindacati. La mediazione si è fermata, dopo dieci ore di confronto, sulla richiesta di CGIL, CISL e UIL di introdurre gli incentivi per l'aumento dell'età per la pensione di anzianità oltre i 57 anni di età. Secondo fonti sindacali, il governo avrebbe accettato gli incentivi, ma a partire dai 58 anni e avrebbe chiesto, inoltre, la disponibilità ad ulteriori aumenti dell'età pensionabile.

    - Sempre in Italia, il Comitato per la famiglia guarda oltre il “Family Day”. L’organismo, promosso dai consultori cristiani, in poche settimane ha raccolto oltre duecento mila firme in tutta Italia per chiedere alle forze politiche un’adeguata politica di aiuto alle famiglie. Ora si punta alla Finanziaria e agli strumenti concreti da mettere in campo. Il servizio di Alessandro Guarasci:


    Dopo la grande manifestazione del 12 maggio a piazza San Giovanni, le famiglie hanno capito che possono e devono contare di più. Lo dimostrano anche le oltre 200 mila firme raccolte in poche settimane e si tratta non solo di famiglie cattoliche ma anche di non credenti di destra come di sinistra. D’altronde, avere una famiglia costa: ad esempio si pagano più tasse, le tariffe di acqua e gas crescono in proporzione al numero dei componenti, l’esenzioni di ticket sanitari tiene conto dell’età e non del reddito. L’obbiettivo è intervenire già nella prossima Finanziaria. Il presidente del Comitato per la Famiglia, Olimpia Tarzia:

     
    R. – Sicuramente partire dall’aspetto fiscale delle deduzioni di quello che riguarda ad esempio il quoziente familiare, il senso è questo. Prima di tutto partire dando un segnale reale, vero, concreto di voler rispondere a quelle famiglie.

     
    D’accordo con il Comitato per la famiglia promosso dalla Confederazione italiana dei consultori di ispirazione cattolica, oltre 50 parlamentari di entrambi gli schieramenti. Ma il Comitato si propone anche di fermare le leggi sui DICO e di attuare concretamente la legge 194 sull’aborto per quanto concerne i consultori. Ancora Olimpia Tarzia:

    R. – Oggi non è accettabile che una mamma in difficoltà per una gravidanza trovi in una struttura pubblica, come il consultorio – purtroppo nella maggior parte dei casi - non un’accoglienza e una possibilità di aiuto, di ascolto, ma un certificato di aborto che non è la risposta, non è una soluzione.

     
    Il Comitato non diventerà un partito ma sarà qualcosa di più di un sindacato per tutelare tutte le famiglie.

    - È previsto per domani il sopralluogo degli ispettori ONU nella centrale nucleare di Yongbyon, nella Corea del Nord. Lo ha annunciato il finalndese Olli Heinonen, capo degli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), durante la visita nel Paese asiatico. Secondo l’agenzia di stampa sudcoreana il sopralluogo, non previsto nel programma originario, rappresenta “un segno significativo” della disponibilità del regime ad attuare il disarmo nucleare, stabilito dalle intese internazionali dello scorso 13 febbraio a Pechino. L’intesa - concordata dalle due Coree, Giappone, Stati Uniti, Russia e ONU - prevede lo smantellamento del programma atomico nordcoreano in cambio di aiuti umanitari e finanziari al governo di Pyongyang.

    - Sono undici i palestinesi rimasti uccisi durante l’operazione condotta stamane dalle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza. L’attacco è stato condotto attraverso due incursioni terrestri ed un raid aereo, che avevano come obiettivi un dirigente del braccio armato della Jihad islamica e la distruzione di infrastrutture terroristiche. Nel corso dei combattimenti, alcuni razzi sparati da Gaza sono caduti in territorio israeliano senza provocare vittime. Da Gaza, poi, si fa vivo, di nuovo, il gruppo palestinese che da marzo tiene in ostaggio il giornalista britannico Alan Johnston, chiedendo il rilascio di tre presunti membri di Al Qaeda.

    - Caos e proteste in Iran contro il piano di razionamento della benzina: nella notte sono state incendiate, secondo varie fonti, diverse stazioni di servizio. Alcuni giovani hanno anche criticato il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    In Iran, quarto Paese produttore di petrolio al mondo, l’entrata in vigore del piano di razionamento della benzina ha innescato dure proteste. Nella notte, centinaia di giovani hanno incendiato alcune stazioni di servizio a Teheran e scandito slogan contro il presidente Ahmadinejad. La risposta del governo è stata dura ed immediata: la polizia anti-sommossa ha preso posizione in varie strade della capitale ed è più volte intervenuta per disperdere i manifestanti. Ma la situazione resta caotica e i dimostranti continuano a protestare contro il piano di razionamento che prevede, al massimo, l’acquisto di poco più di 3 litri al giorno per ogni auto privata. L’obiettivo dell’amministrazione iraniana è quello di ridurre le importazioni di carburante. Nonostante le straordinarie riserve energetiche, l’Iran è infatti carente nella produzione di petrolio raffinato e deve importare circa il 40 per cento degli oltre 70 milioni di litri di benzina consumati ogni giorno nel Paese. Le importazioni rappresentano una grossa spesa per lo Stato anche perché il carburante è venduto a prezzi sovvenzionati. La benzina viene venduta infatti a circa 11 centesimi di dollaro al litro, una delle tariffe più basse al mondo. Il governo iraniano vuole ridurre le importazioni per far fronte inoltre a nuove, possibili sanzioni dell’ONU. La comunità internazionale ha minacciato, infatti, l’adozione di ulteriori misure restrittive se l’Iran non interromperà il proprio programma nucleare. Ma il governo di Teheran ha sempre ribadito, finora, di non voler sospendere le attività atomiche.

    - In Cina è stata completata ieri la costruzione del ponte più luogo del mondo. L’opera, lunga 36 chilometri, collegherà la capitale economica del Paese, Shanghai, con il polo industriale di Ningbo, attraversando il Golfo di Hangzhou, nel mar della Cina orientale. Il costo dei lavori, eseguiti in tre anni, è di circa 1,5 miliardi euro. La struttura sarà, tuttavia, operativa solo dall’agosto 2008. Da quel momento la distanza tra Shanghai e Ningbo passerà da 400 a soli 80 km poiché si potrà sormontare la baia invece che aggirarla. Il ponte è fatto per resistere ai tifoni che spesso colpiscono quel tratto di mare.  - La scorsa notte sono state eseguite due condanne a morte negli Stati Uniti. Patrick Knight, un uomo di 39 anni condannato alla pena capitale per aver ucciso una coppia di vicini nel 1991, è stato giustiziato nel carcere di Hontsville, in Texas. Nello stesso momento, Jimmy Bland, veniva messo a morte, mediante iniezione, in un carcere dell'Oklahoma. Quest’ultimo aveva fatto parlare di se poiché aveva un cancro in fase terminale ed i suoi legali avevano chiesto invano alla magistratura di lasciarlo morire di morte naturale. Una terza esecuzione – che porterebbe a 29 il numero delle pene eseguite nel 2007 negli USA – è invece prevista per le prossime ore. Ieri, intanto, la moratoria sulla pena di morte, presentata dalla delegazione italiana, ha ricevuto un mozione di sostegno, votata all’unanimità, dall'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Si tratta di un passo decisivo sulla strada che porta verso il voto all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Beatrice Bossi)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 178

     

     
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