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SOMMARIO del 23/06/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Pace in Medio Oriente, futuro dell'Unione Europea e dialogo interreligioso al centro dell'incontro tra il Papa e Tony Blair
  • Il Papa ai docenti universitari d'Europa: per rispondere alla crisi della modernità e costruire un nuovo umanesimo, il continente deve riscoprire la sua eredità cristiana
  • La solidarietà del Papa all'arcivescovo ortodosso greco Christodoulos, colpito da malattia
  • Dal 9 al 27 luglio, il Papa a Lorenzago di Cadore: la gioia dei vescovi di Belluno e Treviso
  • In Italia la Giornata della Carità del Papa: si raccoglie l'Obolo di San Pietro per i più poveri
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Dopo lunghi negoziati, il Vertice UE trova l'accordo per riformare il Trattato costituzionale
  • La società civile contro la Giornata dell'orgoglio pedofilo
  • Il commento di don Massimo Serretti alla Natività di San Giovanni Battista
  • Chiesa e Società

  • I vescovi del Brasile denunciano la corruzione delle istituzioni e chiedono una profonda riforma dell'attuale sistema politico
  • I vescovi spagnoli intervengono a difesa della libertà di educazione
  • Filippine: nuovi canali per la liberazione di padre Giancarlo Bossi
  • “La nostra comune testimonianza nell’Asia contemporanea”: tema della IV Assemblea del Movimento asiatico per l’unità dei cristiani, conclusasi in Malesia
  • Terra Santa: il Consiglio Ecumenico delle Chiese lancia il “Forum ecumenico Palestina-Israele”
  • Identificato il mittente della lettera con 3 proiettili recapitata a mons. Bagnasco
  • Timor Est: un quinto della popolazione ha bisogno di assistenza alimentare
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Afghanistan, più di 60 ribelli morti per un'offensiva della NATO - La Corea del Nord chiuderà il reattore di Yongbyon
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pace in Medio Oriente, futuro dell'Unione Europea e dialogo interreligioso al centro dell'incontro tra il Papa e Tony Blair

    ◊   La crisi in Medio Oriente e il futuro dell’Unione Europea: questi i temi forti del colloquio tra Benedetto XVI e il primo ministro britannico Tony Blair avvenuto stamani in Vaticano. Nell’udienza, si è parlato anche dell’impegno per il dialogo interreligioso preso da Blair, che si appresta a lasciare l’incarico di capo dell’esecutivo del Regno Unito. Il sevizio di Alessandro Gisotti:

    Nel corso dell’incontro, durato circa mezz’ora in un clima di cordialità – informa una nota della Sala Stampa della Santa Sede – sono stati passati in rassegna alcuni contributi significativi del premier durante i suoi dieci anni di governo. E’ stata dunque la volta di “un franco confronto sull’attuale situazione internazionale, non tralasciando di affrontare questioni particolarmente delicate quali il conflitto in Medio Oriente e il futuro dell’Unione Europea a seguito del vertice di Bruxelles”. Dopo uno scambio di opinioni su alcune leggi recentemente approvate dal Parlamento del Regno Unito, prosegue la nota, sono stati formulati dal Papa “auguri di ogni bene” a Tony Blair in procinto di lasciare l’incarico di primo ministro, tenendo conto che il leader laburista “ha espresso il vivo desiderio di impegnarsi in modo particolare per la pace in Medio Oriente e per il dialogo interreligioso”, soprattutto impegnandosi in una Fondazione. Proprio il dialogo interreligioso è uno dei temi al centro della visita del premier all’istituto cattolico Venerabile Collegio Inglese, in corso in queste ore. Al colloquio con il Papa, si è aggiunto anche l'arcivescovo di Westminster, cardinale Cormac Murphy O’ Connor. A conclusione dell’udienza, è stata la volta del tradizionale scambio di doni: il premier Blair ha regalato a Benedetto XVI alcune foto del grande cardinale inglese John Henry Newman. Il Papa ha ricambiato con alcuni rosari e delle medaglie celebrative. Allo scambio dei doni ha preso parte anche la moglie del premier, Cherie, e lo staff di Tony Blair. Dopo l’incontro con il Papa, il premier britannico uscente ha avuto un incontro anche con il cardinale segretario di StatoTarcisio Bertone e l'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

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    Il Papa ai docenti universitari d'Europa: per rispondere alla crisi della modernità e costruire un nuovo umanesimo, il continente deve riscoprire la sua eredità cristiana

    ◊   L’Europa deve riappropriarsi della sua tradizione di autentica culla dell’umanesimo, fondata sui valori cristiani e le università del continente devono indagare a fondo la “crisi della modernità”, permettendo alla fede e alla ragione di cooperare e di rispondere ai bisogni culturali e spirituali dell’essere umano. Con un discorso di grande respiro intellettuale, Benedetto XVI ha accolto questa mattina in udienza i docenti e i rettori delle Università europee, che partecipano in questi giorni, a Roma, al convegno intitolato “Un nuovo umanesimo per l'Europa. Il ruolo delle Università”. Il servizio di Alessandro De Carolis.

    In una Europa che “attualmente sta avvertendo una certa instabilità sociale e una diffidenza di fronte ai valori tradizionali”, la promozione di un nuovo umanesimo “richiede una chiara comprensione di cosa significhi realmente la modernità”. Attorno a questa che a più riprese Benedetto XVI sottolinea come un imperativo improcrastinabile, il Papa ha sviluppato un’ampia riflessione sul ruolo che gli atenei del Vecchio continente possono e devono giocare “a servizio di un'Europa più unita”:

     
    Far from being the fruit of a superficial desire…
    "Lungi dall’essere frutto di un desiderio superficiale per la novità, la ricerca di un nuovo umanesimo deve tenere in serio conto il fatto che oggi l’Europa sta avvertendo un massiccio spostamento culturale, in cui uomini e donne sono sempre più coscienti della loro chiamata ad essere attivamente impegnati nel cambiare la loro storia. Storicamente, è in Europa che l’umanesimo si è sviluppato, grazie alla fruttuosa interazione fra le varie culture della sua gente e alla fede cristiana. L’Europa oggi deve conservare e riappropriarsi della sua tradizione autentica, se essa vuole rimanere fedele alla sua vocazione di culla dell’umanesimo”.

     
    Benedetto XVI ha quindi richiamato l’attenzione dei suoi circa duemila ospiti, guidati dal cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, su tre questioni che impongono, ha osservato, un’analisi approfondita. In primo luogo, ha accennato “all’esigenza di uno studio esauriente sulla crisi della modernità”: nozione, ha detto, che nei secoli più recenti, ha “fortemente condizionato” la cultura europea. Il Papa ha messo in guardia dalla falsa dicotomia creata tra l’“umanesimo autentico” - che guarda anche al trascendente - e un certo “teismo”, entrambi considerati come estremi di un “inconciliabile conflitto fra legge divina e libertà umana”. Chiediamoci piuttosto, ha affermato il Pontefice, se - come scrisse Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptor hominis - in questa era di progressi economici e tecnici “l'uomo, come uomo, nel contesto di questo progresso, diventi veramente migliore, cioè più maturo spiritualmente, più cosciente della dignità della sua umanità, più responsabile, più aperto agli altri, in particolare verso i più bisognosi e più deboli, più disponibile a dare e portare aiuto a tutti”.

     
    Benedetto XVI ha poi riflettuto sul rapporto tra fede e ragione, affermando tra l’altro che l'aumento delle università europee è stato promosso in base alla convinzione che fede e ragione possano cooperare “nella ricerca della verità, ciascuna rispettando la natura e la legittima autonomia dell'altra, tuttavia funzionando insieme in modo armonioso e creativo a servizio della realizzazione della persona umana nella verità e nell'amore”:

     
    The present cultural shift is often seen as a 'challenge…
    "L’attuale spostamento culturale è visto spesso come ‘una sfida’ alla cultura dell'università e allo stesso cristianesimo, piuttosto che come ‘orizzonte’ alla luce del quale possono e devono essere trovate soluzioni creative”.

     
    Ecco, dunque, la terza questione proposta dal Papa, quella “del contributo che il cristianesimo può dare all'umanesimo del futuro”. La cosiddetta “questione dell'uomo” - oggetto di dibattito al Convegno romano dei rettori e docenti universitari - “sfida la Chiesa - ha sottolineato Benedetto XVI - a concepire dei modi efficaci di proclamare alla cultura contemporanea ‘il realismo’ della propria fede nell’opera di salvezza di Cristo. Il cristianesimo - ha obiettato il Papa - non deve essere relegato nel mondo del mito e dell'emozione, ma deve essere rispettato affinchè il suo annuncio faccia luce sulla verità circa l'uomo, in modo da trasformare spiritualmente gli uomini e le donne e permettere loro di realizzare la propria vocazione nella storia”:

     
    Knowledge can never be limited to the purely…
    "La conoscenza non può mai essere limitata al campo puramente intellettuale, essa include anche la rinnovata capacità di guardare alle cose in un modo libero da pregiudizi e da preconcetti e di permetterci d’essere stupiti dalla realtà la cui verità può essere scoperta unendo l’intelletto all’amore. Solo quel Dio che ha il volto umano, rivelato in Gesù Cristo, può impedirci di ridurre la realtà proprio quando richiede livelli di comprensione sempre nuovi e sempre più complessi. La Chiesa è cosciente della sua responsabilità di dover offrire questo contributo alla cultura contemporanea”.

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    La solidarietà del Papa all'arcivescovo ortodosso greco Christodoulos, colpito da malattia

    ◊   Un messaggio di vicinanza in un momento delicato. Benedetto XVI ha espresso solidarietà all’arcivescovo ortdosso di Atene e di tutta la Grecia, Christodoulos, che versa in difficili condizioni di salute. Il Papa e l’arcivescovo ortodosso si erano incontrati per la prima volta in Vaticano il 14 dicembre del 2006 e avevano sottoscritto una Dichiarazione comune nella quale si chiedeva di perserverare in “un dialogo teologico costruttivo” e di “rafforzare il dialogo interreligioso”. In quell’udienza, Benedetto XVI aveva anche sollecitato cattolici e ortodossi “a offrire il loro contributo culturale e soprattutto spirituale” in difesa delle radici cristiane dell’Europa.

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    Dal 9 al 27 luglio, il Papa a Lorenzago di Cadore: la gioia dei vescovi di Belluno e Treviso

    ◊   La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto oggi il programma del periodo di riposo, dal 9 al 27 luglio prossimi, che il Papa trascorrerà a Lorenzago di Cadore, in provincia e diocesi di Belluno, ospite di una casa nella diocesi di Treviso. Il Pontefice giungerà a Lorenzago intorno alle 12.00 di lunedì 9 luglio. Per quanto riguarda l’Angelus, il Papa reciterà la preghiera mariana domenica 15 luglio dalla residenza del Castello di Mirabello e domenica 22 luglio nella Piazza Calvi di Lorenzago. Il rientro del Papa a Castel Gandolfo è previsto nella serata di venerdì 27 luglio. Sono pertanto sospese le udienze generali dei mercoledì 11, 18 e 25 luglio: riprenderanno mercoledì 1° agosto alle ore 10.00. Durante questo periodo, sono sospese tutte le udienze private e speciali. Dunque, mancano poco più di due settimane all’arrivo del Papa a Lorenzago, mentre i fedeli lo aspettano con trepidazione. Ecco la testimonianza del vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, raccolta da Alessandro Gisotti:

    R. – Io ho invitato la diocesi ad accogliere la presenza come un grande dono che ci onora e ci privilegia. Gli occhi del mondo intero si punteranno sulla nostra provincia delle Dolomiti e quindi è un apprezzamento che va alla nostra terra, alla laboriosità della nostra gente ... Mi sono rivolto in particolare alle comunità cristiane per dire quanto la vicinanza fisica ci pone nella condizione di sentire il nostro nesso essenziale con il Papa, con Pietro. Un nostro concittadino, che è diventato Papa – Papa Albino Luciani – da prete già diceva: “Noi continuamente non stacchiamoci dalla roccia”: noi abbiamo qui rocce meravigliose, ma lui parlava della roccia che è Pietro!

     
    D. – Quali sono le aspettative dei fedeli della sua diocesi?

     
    R. – Le aspettative sono anche per quei momenti pubblici, che saranno soltanto due. L’attesa c’è anche per la richiesta che il vescovo di Treviso, che ospita il Papa nelle strutture di montagna della diocesi, ma anche io, abbiamo immediatamente fatto, memori di quello che è avvenuto in Val d’Aosta lo scorso anno: cioè, un incontro con i sacerdoti. E questa è un’attesa grande per chi guida le comunità cristiane ma anche per tutti i cristiani presenti della nostra Terra.

     
    D. – Ecco, come sottolineava anche lei con la citazione di Papa Luciani, questa è una terra che ama ed è amata dai Pontefici ...

     
    R. – Ma, certamente! Perché, morto Papa Luciani, esattamente ad un anno dalla sua elezione, Giovanni Paolo II ha voluto fare la prima visita ad una diocesi d’Italia, venendo nel paese natale di Papa Luciani, ma poi per sei volte Giovanni Paolo II è venuto a Lorenzago, in Cadore. Quindi la terra del Cadore, che ha una sua peculiarità, ha in programma anche un segno particolare di riconoscenza verso Papa Benedetto XVI.
     

    Oltre alla diocesi di Belluno, sarà interessata dal soggiorno del Papa anche la diocesi di Treviso, dove si vive con particolare emozione l’attesa per l’arrivo di Benedetto XVI. A sottolinearlo è proprio il vescovo di Treviso, mons. Bruno Mazzocato, raggiunto telefonicamente nella cittadina veneta da Alessandro Gisotti:


    R. - L’attesa si fa più concreta e quindi anche sostenuta, come potremmo dire, dai preparativi che oramai stanno diventando anche più febbrili. Sono contento perché l’organizzazione funziona bene e sento i sacerdoti e anche i laici che ormai sentono questo arrivo, anche affettivamente, in maniera forte.

     
    D. - Benedetto XVI ama la montagna. Certo avrà degli scenari straordinari da poter ammirare…

     
    R. - Già nella villetta che lo ospiterà avrà intanto molto verde perché c’è uno splendido bosco di conifere che credo gli ricorderanno i boschi della Germania, con degli scorci di paesaggio sulle vallate del Cadore e su alcune cime delle dolomiti. Quando si sposterà anche di pochi chilometri potrà entrare in mezzo ai gruppi più suggestivi delle Dolomiti. Muovendosi anche di pochi chilometri cambiano continuamente gli scenari, come è tipico delle Dolomiti.

     
    D. - C’è qualche evento particolare che avete preparato per la visita del Papa?

     
    R. - Ci stiamo preparando all’Angelus di Domenica 15, che sarà riservato in modo particolare alla diocesi di Treviso. Lo stiamo organizzando nel modo migliore, intanto per riuscire ad avere il maggior numero persone e poi perché sia un incontro fruttuoso tra la Chiesa di Treviso e il Santo Padre.

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    In Italia la Giornata della Carità del Papa: si raccoglie l'Obolo di San Pietro per i più poveri

    ◊   Domani si svolge in Italia la Giornata della Carità del Papa, l’iniziativa volta a sensibilizzare i cristiani alle necessità del prossimo attraverso la raccolta del cosiddetto Obolo di San Pietro. A curare la gestione dei fondi che giungono al Santo Padre per le sue opere di carità è il Circolo San Pietro. Il servizio di Tiziana Campisi:


    Gli orfani del Rwanda, le popolazioni colpite da terremoti ed alluvioni, i contadini e gli indigeni dell’America Latina: sono solo alcune delle migliaia di persone che hanno ricevuto sostegno grazie all’Obolo di San Pietro, l’aiuto economico che i fedeli offrono al Papa e che viene destinato ad opere ecclesiali, progetti umanitari ed iniziative di promozione sociale. Segno di adesione alla sollecitudine del Successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi, le offerte che giungono al Santo Padre da tutto il mondo durante l'anno, vengono raccolte in particolare nella Giornata della Carità del Papa, un’iniziativa volta a sensibilizzare le comunità cristiane sul valore dell’Obolo di San Pietro:

     
    “L’Obolo di San Pietro è l’espressione più tipica della partecipazione di tutti i fedeli alle iniziative di bene del Vescovo di Roma nei confronti della Chiesa universale. E’ un gesto cha ha valore non soltanto pratico, ma anche fortemente simbolico, come segno di comunione col Papa e di attenzione alle necessità dei fratelli”.

    Con queste parole, lo scorso anno, Benedetto XVI, nel discorso al Circolo San Pietro, ha spiegato il significato dell’Obolo, sul quale è possibile trovare informazioni nell’apposita sezione del sito vaticano www.vatican.va. Nel 2006 le diocesi italiane hanno donato al Papa circa 3 milioni di euro. La Giornata della Carità del Papa si celebra nei cinque continenti il 29 giugno, mentre in Italia nella domenica più vicina alla solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo. A Roma la raccolta delle offerte è curata da oltre un secolo dal Circolo San Pietro. Al microfono di Giovanni Peduto il prof. Alberto Bochicchio, presidente della Commissione Obolo del Circolo, ricostruisce la storia della Giornata della Carità del Papa:


    "La Giornata della Carità del Papa è una dimostrazione e una testimonianza di fede del mondo intero verso la carità del Papa. La pratica è antica, addirittura qualcuno azzarda a dire che risale ai tempi apostolici, quando cioè, per andare incontro alle necessità della Chiesa ed aiutare quanti si trovavano nel bisogno le comunità raccoglievano fondi. Nei tempi moderni i vari Papi hanno dato vita a quello che oggi è l’Obolo di San Pietro, che con la Giornata della Carità del Papa riceve ulteriori offerte da tutte le diocesi del mondo. A Roma la raccolta, dal 1880 circa, viene curata dal Circolo San Pietro, che poi dona le offerte direttamente al Santo Padre per la sua carità personale. La cosa bella è la testimonianza che dà l’uomo della strada. C’è un 30 per cento delle offerte che ci pervengono dalla carità personale di persone umili, sconosciute, che mandano un loro conto corrente, magari con 5 euro, e questo fa felice il Santo Padre".

     
    “L’amore ha bisogno di organizzazione quale presupposto per un servizio ordinato”, scrive Benedetto XVI nella sua Enciclica “Deus caritas est” per dirci che la Chiesa è chiamata a praticare la carità verso il prossimo anche come comunità. L’Obolo di San Pietro è proprio un segno di questa unità nella Chiesa.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI durante l’udienza ai partecipanti all’incontro europeo dei docenti universitari. Nell’occasione il Papa ha sottolineato che oggi l’Europa deve tutelare la sua antica tradizione e riappropriarsene se desidera restare fedele alla sua vocazione.

    Servizio estero - In evidenza l’Iraq, dove proseguono gli atti di violenza.

    Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “Riscoprire l’‘antico’ che c’è in noi ripercorrendo il gusto di epoche passate”: in mostra le “Ceramiche attiche e magnogreche” rinvenute nel XIX secolo nell’odierna Ruvo di Puglia.

    Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Dopo lunghi negoziati, il Vertice UE trova l'accordo per riformare il Trattato costituzionale

    ◊   Il Consiglio europeo ha trovato l’accordo sul futuro dell’Unione per una maggiore efficienza e per far ripartire il processo di allargamento. Ad annunciarlo, stamani all’alba, il cancelliere tedesco Angela Merkel, esausta ma soddisfatta dell’intesa che più volte ha rischiato di fallire per l’intransigenza della Polonia. “C’è una grande opportunità - ha detto - per avere un nuovo Trattato in vigore nel 2009” al posto dell’ormai naufragata Costituzione comunitaria. Da Bruxelles, Giovanni Del Re:


    Un accordo preceduto da un lunghissimo summit più volte sul punto di fallire, soprattutto per la posizione polacca, apparsa intransigente fin quasi alla fine. Il nocciolo era il sistema della votazione, in seno al Consiglio, basato sulla doppia maggioranza, che da prima la Polonia rifiutava seccamente. Alla fine, dopo varie minacce di veto da Varsavia, grazie anche alla mediazione del presidente francese, Nicolas Sarkozy, è passata una complicata formula, che praticamente rinvia il nuovo sistema di voto al 2017. Per il resto sono mantenute le principali riforme previste dal defunto trattato costituzionale, come la presidenza fissa dell’Unione, la personalità giuridica dell’UE, il carattere vincolante della Carta dei Diritti. Inoltre, vi è un alto rappresentante per la politica estera che sarà anche vice presidente della Commissione. Molte concessioni, tuttavia, sono state fatte dalla presidenza tedesca alla Gran Bretagna. Così Londra è esentata dall’applicazione della Carta e in vari settori si guarda anche alla giustizia. In più, per accontentare l’Olanda è stato rafforzato il potere dei parlamenti nazionali, aumentando il loro potere di chiedere alla Commissione Europea una revisione di bozze e di direttive. Adesso la Conferenza intergovernativa dovrà trasformare in un vero e proprio trattato tutti questi contenuti sotto la presidenza portoghese, che inizia il primo luglio, probabilmente entro ottobre. (Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI)

    Ma si può veramente parlare di successo del summit europeo dopo l’accordo a Bruxelles, che potrebbe entrare in vigore solo tra 10 anni? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Federico Eichberg, esperto di questioni internazionali presso la Commissione del Parlamento europeo:


    R. – E’ un accordo in linea con le ambizioni mostrate dalla Germania in questo semestre - ricordiamo – sia sul clima al G8, sia sulle riduzioni di emissioni legate al settore energetico ed in occasione del Consiglio di primavera. Un successo, perché rimette in moto una macchina che si era arenata dopo il referendum francese ed olandese e che, in qualche misura, sembra ricompattare le ambizioni e dare una veste istituzionale al cammino europeo.

     
    D. – Chi esce vincitore da questo vertice?

     
    R. – Escono vincitori i Paesi con spirito costruttivo. Ovviamente, è inclusa la presenza tedesca e ovviamente la Francia. Escono vincitori anche i dieci dell’allargamento e, successivamente, Romania e Bulgaria, perchè hanno mostrato comunque interesse a far sì che un meccanismo, segnato da limiti dopo l’allargamento, possa invece continuare a funzionare.

     
    D. – Possiamo dire che l’Unione Europea si avvia veramente a diventare un super Stato, a questo punto?

     
    R. – Indubbiamente, il processo di integrazione e il processo istituzionale sono due processi paralleli. Quindi, il processo integrativo andrà avanti, a mio avviso, sempre di più nell’ambito di cooperazioni rafforzate in campi specifici. Il processo istituzionale, in qualche misura, lo segue; per cui crescerà in quei campi, soprattutto a livello internazionale, in cui ci sarà più bisogno. Invece, su altri, a mio avviso, si andrà progressivamente verso un disimpegno, perché c’è stato un sovraccarico istituzionale, rispetto a quello che invece è il cammino integrativo. Non credo, quindi, che nascerà un super Stato. Nasceranno delle istituzioni forti in quei campi dove l’Unione Europea vuole essere forte; invece, si creerà un maggior decentramento a livello di Stati o, addirittura, a livello di regioni, in quei campi in cui l’Unione ha meno competenze e meno esigenze istituzionali.

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    La società civile contro la Giornata dell'orgoglio pedofilo

    ◊   Colosseo illuminato da mille luci, questa sera, per dire no alla pedofilia: è solo una delle tante iniziative per contrastare la Giornata dell’orgoglio pedofilo programmata per oggi. Un’iniziativa condannata sia dalle istituzioni che dalle tante associazioni a difesa dei bambini e che ha fatto parlare di “un mondo al rovescio”. Come contrastare, allora, questa Giornata? Isabella Piro lo ha chiesto a don Roberto Dominici, assistente per i minori vittime di violenze dell’Oratorio salesiano ‘San Luigi’ di Messina:


    R. - Credo che bisognerebbe fare delle manifestazioni opposte. Io ho avuto delle esperienze molto drammatiche di bambini che venivano con i segni delle sigarette spente sul loro corpicino, bambini che si facevano la pipì addosso, un bambino addirittura aveva perduto tutti i capelli, e alcune volte bambini anche legati, trasportati con i pulmini per darli in pasto a questa gente. Tutte cose di cui credo non ci sia proprio niente da gloriarsi ma piuttosto da vergognarsi.

     
    D. - Al di fuori dell’Italia, come viene arginato il reato della pedofilia?

     
    R. - Non credo che sia arginato più che da noi. Anzi, in alcuni Paesi è addirittura sfruttato dal turismo sessuale. Da qualche anno è diventato un reato punibile in Italia anche per gli italiani che abusano dei bambini all’estero ma non è così in tutte le legislazioni.

     
    D. - C’è poi il problema delle nuove tecnologie: oggi la pedofilia viaggia sempre più frequentemente su internet: come contrastarla?

     
    R. - Con l’educazione e l’attenzione dei genitori che non devono lasciare i bambini indifesi davanti a internet, alcune volte anche ai telefonini.

     
    D. - La paura, spesso, impedisce ai bambini di chiedere aiuto…

     
    R. - Loro devono sapere che parlando sono aiutati. Un’altra cosa grave è che anche i pedofili dicono ai bambini: "se tu parli vai a finire a in collegio" ... e nella mia esperienza la paura del collegio ha bloccato molti bambini dal tentativo di difendersi.

     
    D. - Un minore che ha subito violenza riesce poi a dimenticare e a rifiorire ad una nuova vita…

     
    R. - E’ difficile che dimentichi. Anzi alcuni cominciano poi loro a fare violenza anche su altri bambini. Ho conosciuto bambine di 8 anni che a scuola facevano poi violenza anche ad altre bambine oppure addirittura le portavano dai pedofili, perché ne abusassero, anche perché loro usano il sistema infame di dare i soldi a chi porta altri bambini. I casi in cui ho visto dei bambini riferire sono stati soltanto quando li ho visti affidati a famiglie nuove che li hanno presi in cura con grandissimo amore.

     
    D. - A livello educativo, quali strumenti bisognerebbe utilizzare, secondo lei, per contrastare la pedofilia?

     
    R. - Bisognerebbe dare una visione più esatta della sessualità. Sessualità come valore, come mezzo di espressione di amore, piuttosto che un capriccio. Fin quando sarà considerato un gioco, tutte le altre difese credo che crolleranno facilmente.

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    Il commento di don Massimo Serretti alla Natività di San Giovanni Battista

    ◊   In questa Domenica la Chiesa celebra la Natività di San Giovanni Battista. La Liturgia ci presenta il Vangelo in cui si racconta la nascita, la circoncisione e l’infanzia di questo grande profeta, precursore di Cristo, che destava stupore in tutti. E in molti si domandavano:

    “Che sarà mai questo bambino?”. E “davvero la mano del Signore stava con lui. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele”.

    Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    Ogni nascita di ogni bimbo è una festa, perché ogni bambino che nasce è un nuovo sì di Dio all’umanità intera, perchè è il mistero di una nuova e sconosciuta identità, che viene ad impreziosire la comunità degli uomini. Perché la vita che nasce, la vita della persona umana, ha un destino di eternità e il suo venire alla luce, ricco di una forza di attrazione singolarissima, è la forza di ciò che comincia. La Chiesa festeggia la nascita di questo bambino, avvenuto 2000 anni orsono, per tutti i motivi citati e per un altro ancora. “Che sarà mai questo bambino?” Si chiedevano tutti. La sua nascita preparava a quella di un altro Bambino e in tutto quel che la circondava già si annunciava l’aurora e la vera luce che veniva nel mondo: Gesù Cristo Signore. Anche nella nascita, come in tutta la sua vita, Giovanni non brilla di luce propria, ma in lui riluce la gloria di Cristo e proprio qui risiede la sua grandezza.

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    Chiesa e Società



    I vescovi del Brasile denunciano la corruzione delle istituzioni e chiedono una profonda riforma dell'attuale sistema politico

    ◊   “Democrazia ed Etica”: è il titolo della nota redatta dai vescovi del Brasile, durante la riunione del loro Consiglio permanente, in cui parlano del momento politico nazionale e denunciano la corruzione regnante con la mancanza di coscienza morale. Come riferisce l'agenzia Fides, i presuli constatano che “cresce l'indignazione etica di fronte alla violazione dei valori fondamentali per la società” e sollecitano i poteri pubblici ad “assumersi la propria responsabilità davanti alla corruzione e all’impunità”. Inoltre, chiedono una profonda riforma dell’attuale sistema politico, che non si limiti a rivedere il sistema elettorale, ma a perfezionare i meccanismi di democrazia rappresentativa, e che favorisca la democrazia partecipativa. Il Brasile – esortano i presuli – “deve recuperare la speranza”. Perciò, sollecitano i cristiani a entrare nel mondo della politica, ricordando loro che “vale la pena dedicarsi alla nobile causa del bene comune” e che “l’esercizio responsabile della cittadinanza è un imperativo etico per tutti”. Esortano tutti gli uomini di buona volontà e le organizzazioni della società “a prendere posizione con fermezza, ripudiando le deviazioni e l’impunità, costruendo una convivenza sociale sana e proteggendo l’esercizio del potere con onestà”. I vescovi brasiliani considerano infine che l’attuale crisi possa essere “un’opportunità affinché le istituzioni democratiche del Paese maturino”. (R.M.)

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    I vescovi spagnoli intervengono a difesa della libertà di educazione

    ◊   I vescovi spagnoli, riuniti dal 19 al 21 giugno a Madrid nella Commissione episcopale permanente (CEE), si sono nuovamente pronunciati riguardo alla Legge organica sull’educazione (LOE), perché “la gravità della situazione non permette posizioni passive, né cedevoli”. Come riferisce l’agenzia SIR, già il 28 febbraio scorso i presuli si erano pronunciati sulla questione, spiegando che “questa nuova legislazione non regola l'insegnamento della religione in modo che siano salvaguardati i diritti di tutti”. I vescovi criticano il reale decreto del primo giugno 2007, che regola il rapporto di lavoro dei professori di religione, perché non risponde all’“Accordo sull’insegnamento tra lo Stato spagnolo e la Santa Sede”, che “per i cattolici traduce concretamente in questo campo il diritto di libertà religiosa, riconosciuto in modo generico dalla Costituzione spagnola”. Altra questione affrontata dai presuli è quella della nuova materia obbligatoria, “Educazione alla cittadinanza,” il cui obiettivo è la formazione della coscienza morale degli alunni. Per i vescovi, si tratta di “una lesione grave del diritto originario e inalienabile dei genitori e della scuola, in collaborazione con loro, a scegliere la formazione morale che desiderano per i propri figli”. Con l'introduzione della materia – denunciano i presuli spagnoli – “lo Stato si arroga il ruolo di educatore morale, che non è proprio di uno Stato democratico di diritto”. Secondo i presuli, “i centri educativi dello Stato, perdendo la loro obbligata neutralità ideologica, imporranno a quanti hanno optato per la religione e la morale cattolica un’altra formazione morale, non scelta da loro”. In questo modo, “tutti gli alunni, cattolici o no, restano lesi nei loro diritti, poiché a nessuno può essere imposta una formazione morale non scelta da lui o dai suoi genitori”. Di fronte a tale situazione, si può “ricorrere a tutti i mezzi legittimi per difendere la libertà di coscienza e di insegnamento, che è quello che è in gioco”. Infatti – concludono –“quando si tratta di un diritto tanto fondamentale, come quello della libertà di coscienza e di insegnamento, tutti (e i cattolici, in particolare) devono mostrarsi uniti nella sua difesa”. (R.M.)

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    Filippine: nuovi canali per la liberazione di padre Giancarlo Bossi

    ◊   Nelle operazioni di ricerca di padre Giancarlo Bossi, missionario italiano del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) rapito nell'isola filippina di Mindanao lo scorso 10 giugno, “si ipotizza di aprire nuovi canali legati alla società civile e ad ONG locali”. Lo ha riferito ad AsiaNews padre Sandalo, superiore regionale dell’Istituto nelle Filippine. Dopo un incontro con i responsabili delle ricerche, il missionario ha spiegato che “esercito e polizia filippini hanno chiesto un aiuto che vada oltre l’opzione militare, avendo riconosciuto che la sola forza forse non basta”. “Abbiamo proposto di formare un gruppo di persone di statura morale profonda e conosciute sul posto – ha aggiunto – con la possibilità di studiare come entrare in contatto con i rapitori”. L’attivazione di nuovi canali – hanno sottolineato al PIME - non è alternativa al lavoro dei gruppi congiunti dell’esercito filippino e del Fronte islamico di liberazione Moro. Il PIME ha subito messo in chiaro che qualora verrà concretizzata l’ipotesi di un nuovo gruppo di mediatori, l’Istituto “non è disposto a pagare gli informatori”; questo, “per evitare che si crei una catena di persone con notizie presunte e con continue richieste”. Intanto, un gran numero di forze armate continua  a pattugliare la zona occidentale di Mindanao. Il sostegno e la preghiera per il missionario italiano sono costanti: ieri sera, si sono svolte due fiaccolate a Zamboanga e ad Abbiategrasso, paese di origine di padre Bossi. (R.M.)

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    “La nostra comune testimonianza nell’Asia contemporanea”: tema della IV Assemblea del Movimento asiatico per l’unità dei cristiani, conclusasi in Malesia

    ◊   Per dare un segno visibile di unità, “le Chiese cristiane in Asia sono chiamate ad assumere un ruolo profetico contro ogni forma di discriminazione, che sia di casta, di classe, razziale o sessuale, in quanto incompatibile con l’insegnamento del Vangelo”. Con questa raccomandazione, si è conclusa nei giorni scorsi a Kuala Lumpur, in Malesia, la IV Assemblea del Movimento asiatico per l’unità dei cristiani (AMCU IV). Il movimento è stato fondato nel 1994 dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell'Asia (FABC) e dalla Conferenza cristiana dell’Asia (CCA), che riunisce le confessioni protestanti, anglicana e ortodossa asiatiche. “La nostra comune testimonianza nell’Asia contemporanea” è stato il tema scelto per questa sessione, cui hanno partecipato, per la prima volta, anche rappresentanti dell’ Associazione evangelica dell’Asia (EFA). L’incontro si proponeva, in particolare, di discutere “le possibilità per una comune testimonianza di fede di fronte alle sfide sociali dell’ingiustizia e della discriminazione, nel complesso e articolato contesto religioso e culturale asiatico”. “Questa testimonianza – evidenzia il comunicato finale – implica anche una capacità di autocritica, per essere più consapevoli di come le strutture del peccato siano penetrate anche nella vita delle comunità cristiane asiatiche”. In questo senso, “per essere credibili in Asia i cristiani si devono opporre all’ingiustizia e allo sfruttamento, non solo quando sono loro le vittime, ma anche in quei casi in cui queste discriminazioni sono perpetrate da cristiani ai danni dei seguaci di altre religioni”. Alla luce di queste sfide, i partecipanti hanno invitato la FABC, la CCA e l’EFA a lavorare insieme per tre obiettivi: un maggiore coinvolgimento dei giovani cristiani asiatici nell’impegno ecumenico; fare delle comunità cristiane locali e dei loro pastori il fulcro di questo cammino verso una piena e visibile unità; intensificare gli scambi per conoscersi meglio e realizzare progetti comuni. (L.Z.)

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    Terra Santa: il Consiglio Ecumenico delle Chiese lancia il “Forum ecumenico Palestina-Israele”

    ◊   Il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) ha lanciato una nuova iniziativa ecumenica per la pace in Medio Oriente. Si tratta del “Forum ecumenico Palestina-Israele”, presentato questa settimana nella capitale giordana, Amman, durante una conferenza intitolata: “Le Chiese insieme a favore della pace e della giustizia in Medio Oriente”. L’iniziativa, come hanno evidenziato i partecipanti (130 rappresentanti di Chiese e organizzazioni cristiane di tutto il mondo), “vuole essere un’espressione dell’impegno delle Chiese a favore di una campagna interreligiosa per la pace e la giustizia al servizio dei popoli della regione”. Il Forum – ha spiegato, in particolare, il segretario generale del CEC, il pastore Samuel Kobia – sarà “un gruppo aperto alla partecipazione delle Chiese e delle organizzazioni che desiderano incontrarsi, interagire e cooperare al servizio di una causa comune” e muove dalla convinzione “che ogni testimonianza unitaria e credibile delle Chiese possa cambiare il corso degli eventi”. “L’Appello di Amman”, il documento costitutivo del nuovo Forum, riconosce che in Terra Santa “i figli di Dio (cristiani, musulmani ed ebrei) sono vittime di una escalation di violenza, umiliazione e disperazione”, ma anche che “il ruolo delle Chiese è di guarire e portare tutte le parti in causa alla riconciliazione”. A guidare l’operato del nuovo Forum – precisa il documento – saranno tre imperativi fondamentali: quello etico e teologico di una pace giusta, l’imperativo ecumenico dell’unità dell’azione e quello evangelico della solidarietà. (L.Z.)

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    Identificato il mittente della lettera con 3 proiettili recapitata a mons. Bagnasco

    ◊   La Digos di Genova ha identificato e denunciato il mittente della lettera con tre proiettili recapitata il 9 giugno all'arcivescovo di Genova e presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco. Si tratta di un uomo di 43 anni residente a Cuneo, che ha agito non per motivi politici, ma per vendetta nei confronti di due albanesi, sui quali voleva far ricadere la colpa della lettera minatoria. Il mittente, di cui la polizia ha reso noto solo le iniziali del nome, C.E., era infatti uscito dal carcere i primi di maggio, dopo essere stato denunciato dai due albanesi per una vicenda di criminalità comune. E’ accusato di calunnia nei confronti della coppia di albanesi, minacce aggravate e detenzione abusiva di munizioni. All’alba di oggi gli agenti della Digos di Genova hanno perquisito la sua abitazione e quella dei due albanesi, su mandato del sostituto procuratore della Repubblica, Anna Canepa, titolare dell'inchiesta. (R.M.)

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    Timor Est: un quinto della popolazione ha bisogno di assistenza alimentare

    ◊   A Timor Est, la siccità persistente e l’invasione delle locuste hanno devastato i raccolti del 2007, riducendo la produzione di mais del 30% e costringendo un quinto della popolazione (in totale, un milione di abitanti) a dipendere dagli aiuti alimentari dei Paesi donatori: lo riferiscono l'Organizzazione dell’ONU per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e il Programma Alimentare Mondiale (PAM), secondo cui le centinaia di migliaia di persone residenti nelle aree più remote del Paese avranno bisogno di 15 mila tonnellate di viveri d’emergenza, soprattutto nei sei mesi della stagione ‘secca’, da ottobre 2007 a marzo 2008. “Lo scarso raccolto di quest’anno – ha spiegato Anthony Banbury, direttore del PAM per l’Asia, citato dall’agenzia MISNA – ha peggiorato le già fragili condizioni di vita della popolazione in tutta Timor, in particolare tra la popolazione più povera residente nelle aree rurali e più remote. Scorte di cibo ristrette – ha aggiunto – comportano che gli sfollati, che dopo il conflitto dello scorso anno continuano a vivere fuori dalle loro comunità, dovranno continuare a dipendere dall’assistenza alimentare”. I contadini hanno inoltre bisogno urgente di sementi di mais e riso, e di fertilizzanti per i prossimi raccolti. (R.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Afghanistan, più di 60 ribelli morti per un'offensiva della NATO - La Corea del Nord chiuderà il reattore di Yongbyon

    ◊   In Afghanistan, decine di ribelli sono morti per un’offensiva lanciata da forze della NATO nel sudest del Paese. Il Ministero dell’interno ha reso noto, inoltre, che sono stati uccisi, dal mese di marzo, almeno 1600 ribelli. Sono stati arrestati anche 530 militanti, compresi 23 potenziali kamikaze. Le forze dell'Alleanza atlantica hanno annunciato, intanto, l’apertura di un’inchiesta sul raid condotto la scorsa notte e costato la vita anche a diversi civili. Il nostro servizio:


    La NATO ha definito “un errore” il bombardamento avvenuto la notte scorsa nel sud del Paese, dove da giorni è in corso un'offensiva delle forze della coalizione. L’offensiva ha provocato la morte di 20 insorti ma anche di 25 civili, tra cui 12 membri di una famiglia. L’episodio è stato fermamente condannato dal presidente afghano, Hamid Karzai, secondo cui sono morti, nel sud del Paese, almeno 50 civili negli ultimi tre giorni. Alcuni alti ufficiali hanno anche espresso il loro “profondo rincrescimento” nel corso di un incontro con i capi tribali afghani. Il segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, ha chiesto inoltre l’apertura di un'inchiesta. In base alle prime ricostruzioni, i soldati dell’Alleanza atlantica avrebbero risposto ad un attacco dei talebani asserragliati in alcuni edifici. Si teme che i talebani abbiano usato alcuni civili come scudi umani. “Il rischio cui sono stati esposti - sottolineano infatti fonti della NATO - era probabilmente deliberato”. Il numero dei civili vittime di cosiddetti danni "collaterali" della guerra è in costante aumento in Afghanistan: si stima che dall’inizio dell’anno siano più di 260 quelli morti a causa di scontri e bombardamenti. Nel sud est dell’Afghanistan, intanto, una serie di attacchi aerei e terrestri sferrati da forze dell’Alleanza Atlantica, ha provocato la morte di almeno 60 presunti talebani.

    - In Iraq, prosegue l’offensiva americana a nord di Baghdad: l’ultimo attacco, condotto con l’appoggio dell’aviazione, ha provocato la morte di 17 ribelli. Nella capitale, due poliziotti sono rimasti uccisi per l'esplosione di una bomba. Continua poi a salire il numero di morti tra i soldati americani: nelle ultime 24 ore, sono rimasti uccisi almeno 14 militari statunitensi, a causa di attentati e agguati compiuti in varie zone del Paese. Il nostro servizio:


    La più vasta operazione militare statunitense dal 2003 ha ormai le caratteristiche di una guerra: teatro del conflitto è l’area sunnita di Baquba, dove migliaia di soldati americani stanno cercando di scovare centinaia di militanti di Al Qaeda. Molti di questi ribelli provengono da Baghdad, dove il piano di sicurezza statunitense avviato più di tre mesi fa sembra aver inflitto duri colpi all’organizzazione terroristica. La guerra, sempre più drammatica in Iraq e impopolare negli Stati Uniti, potrebbe comunque avere importanti sviluppi: secondo un generale statunitense, la situazione sta gradualmente migliorando e la prossima primavera l’esercito americano potrebbe cominciare a ritirare parte delle proprie truppe. L’obiettivo è di trasferire ai soldati iracheni il controllo di aree conquistate nelle ultime offensive. Ma le speranze in un futuro finalmente stabile continuano a scontrarsi con la tragica realtà che non risparmia neanche i bambini: l’UNICEF denuncia, in particolare, i gravi rischi cui sono esposti gli orfani in Iraq. Rischi drammaticamente confermati da casi di abusi compiuti in un orfanotrofio di Baghdad e documentati da immagini  trasmesse nei giorni scorsi. A Mossul, intanto, è stato sequestrato un giovane cristiano ma non mancano comunque buone notizie: ieri sono stati rilasciati e sono in buone condizione gli otto cristiani - 5 studenti e 3 professori - rapiti lo scorso 20 giugno nei pressi di Mossul. Si terrà infine il 4 luglio in piazza Santi Apostoli a Roma una manifestazione in sostegno dei cristiani perseguitati in Oriente.

     
    - Proseguono gli sforzi per promuovere la pace in Medio Oriente: il presidente palestinese, Abu Mazen, si recherà in giornata ad Amman per consultazioni con il re Abdallah II di Giordania e con vari esponenti del governo. L’obiettivo dell’incontro è di preparare il vertice regionale sul Medio Oriente che si terrà lunedì prossimo a Sharm al-Sheikh, in Egitto. Martedì prossimo, poi, Abu Mazen incontrerà le delegazioni del cosiddetto "quartetto" formato da Stati Uniti, Russia, ONU e Unione Europea. Ma cosa si potrebbe fare per dare stabilità al Medio Oriente? Luca Collodi lo ha chiesto a Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:


    R. - Io ritengo che, in questa fase, quello che deve essere fatto sia prendere in parola Olmert. Il premier israeliano diceva che se ci fosse stato un governo palestinese attendibile e privo di componenti di Hamas avrebbe sicuramente accettato di trattare e di avviare anche una discussione profonda sul negoziato finale. Ora, da questo punto di vista, gli ostacoli sono finiti e quindi è necessario a questo punto procedere rapidamente adottando misure per stabilire la fiducia. E’ necessario anche non pensare che la situazione a Gaza possa essere affrontata come se si trattasse di termiti, per cui l’unica questione sia quella di sigillare i confini. Non possono, un milione mezzo di palestinesi, essere abbandonati a loro stessi: c’è un problema umanitario di proporzioni gigantesche. L’ultimo aspetto - forse il più importante - è l’accelerazione sul negoziato finale. Se non si riesce a procedere rapidamente sul negoziato e sui punti fondamentali - cioè su Gerusalemme e sullo Stato palestinese, sulla questione dei rifugiati - è difficile che si possa dare un orizzonte politico, in grado di ricomporre la situazione interna palestinese.

    - Stati Uniti e Corea del Nord hanno raggiunto un'intesa che prevede entro tre settimane la chiusura del reattore nucleare di Yongbyon, il principale del Paese asiatico. Lo ha annunciato Christopher Hill, negoziatore americano sul programma atomico nordcoreano. La chiusura del reattore atomico di Yongbyon era una delle condizioni dell’accordo, raggiunto lo scorso febbraio a Pechino, dalle delegazioni dei sei Paesi che partecipano ai negoziati. In cambio, erano stati promessi alla Corea del Nord aiuti umanitari e finanziari. Il dialogo sullo smantellamento nucleare nordcoreano era però stato sospeso in seguito al congelamento, da parte statunitense, di 25 milioni di dollari, in una Banca di Macao. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

      Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 174

     
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