![]() | ![]() |

SOMMARIO del 19/06/2007
Annunciato il tema della Giornata mondiale della pace 2008: "Famiglia umana: una comunità di pace"
◊ “Famiglia umana: comunità di pace”. E’ questo il tema annunciato oggi della prossima Giornata mondiale della pace, che si celebrerà il primo gennaio 2008. Il servizio di Roberta Gisotti:
“La percezione di un comune destino e l’esperienza della comunione sono fattori essenziali” per realizzare “il bene comune e per la pace dell’umanità”. Su questo convincimento di Benedetto XVI - informa una nota di presentazione sulla Giornata - si fonda la scelta del tema, in linea con quanto affermato nel Concilio Vaticano II circa tutti i popoli che “formano una sola comunità, hanno un’unica origine, perché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra”, per cui “ogni gruppo deve tener conto dei bisogni e delle legittime aspirazioni degli altri gruppi, anzi del bene comune dell’intera famiglia umana”. “Se la dignità della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, è rivelata all’uomo già nell’Antico Testamento, l’unità del genere umano è tra le verità più originali del cristianesimo”.
Dunque, il tema “Famiglia umana: comunità di pace“ - prosegue la nota - sviluppa in maniera coerente la riflessione proposta da Benedetto XVI nei Messaggi per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace del 2006 “Nella verità, la pace” e del 2007 “La persona umana, cuore della pace”. “Riconoscere l’unità della famiglia umana - conclude la Nota - è quanto mai provvidenziale nel presente momento storico, segnato dalla crisi delle organizzazioni internazionali e dalla presenza di gravi inquietudini nella comunità internazionale.” “Ogni uomo, ogni popolo - questo l’auspicio finale sotteso al tema della Giornata - è chiamato a vivere e a sentirsi parte della Famiglia umana concepita da Dio come comunità di pace!”.
Oggi pomeriggio, le esequie del cardinale Felici celebrate da Benedetto XVI in San Pietro
◊ Come annunciato ieri, oggi pomeriggio, alle 17, Benedetto XVI presiederà all'Altare della Cattedra, nella Basilica di S. Pietro, la Messa esequiale per il cardinale Angelo Felici, scomparso due giorni fa a Roma, all'età di 88 anni. In un telegramma di cordoglio, ieri il Papa aveva celebrato con riconoscenza i lunghi anni trascorsi dal porporato scomparso a servizio della Santa Sede, prima in veste di diplomatico e poi di prefetto della Congrgazione delle Cause dei Santi e quindi di presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei".
Paolo Cipriani nominato nuovo direttore generale dello IOR
◊ Cambio della guardia al vertice dello IOR, l’Istituto per le Opere di religione. La Commissione cardinalizia di Vigilanza dell'Istituto, sotto la presidenza del cardinale Angelo Sodano, ha nominato come nuovo direttore generale il 53.enne Paolo Cipriani - attualmente vicedirettore generale - al posto dell’uscente comm. Lelio Scaletti, 80 anni, che il prossimo primo ottobre la scerà la guida dell’Istituto. La notizia è stata diffusa da un comunicato della Sala Stampa Vaticana. Alla riunione per la nomina erano presenti anche il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e i cardinali Juan Sandoval Íñiguez e Attilio Nicora. Nel corso della riunione, il Consiglio di Sovrintendenza - presieduto dal prof. Angelo Caloia - ha ringraziato il comm. Scaletti, che assumerà la carica di direttore generale emerito. Prima di entrare in servizio allo IOR, il neo-direttore generale Cipriani ha lavorato presso il Banco di Santo Spirito e la Banca di Roma, con compiti di rappresentanza di questi Istituti in Lussemburgo, a New York e a Londra.
Sull'appello per la pace lanciato da Benedetto XVI ad Assisi, una riflessione di mons. Vincenzo Paglia
◊ Due giorni dopo la prima visita di Benedetto XVI ad Assisi, non si è ancora spenta l'eco del vibrante appello del Papa per la pace e contro le guerre, levato da un luogo divenuto - in particolare dal 1986 - un centro planetario di dialogo. Stefano Leszczynski ha domandato al vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo Paglia - presente ad Assisi sin dalla prima Giornata di preghiera interreligiosa convocata da Giovanni Paolo II - quale impressione gli abbiano suscitato le parole di Benedetto XVI:
R. - Devo dire che sono stato toccato nel cuore, perché devo dire che nel 1986 io mi trovavo proprio lì quando Papa Giovanni Paolo II chiamò a raccolta tutti gli uomini di religione per invocare dall’alto quella pace che gli uomini non sembra sappiano darsi. E purtroppo, all’inizio di questo millennio, vediamo quanta fatica fanno gli uomini a trovare la pace e quanto facilmente, invece, intraprendono la guerra. Basti pensare a quel che sta accadendo in questi giorni a Gaza per restare veramente drammaticamente sorpresi. Ed ecco perché questo appello, che parte dalla piazza di Assisi, per la pace - che ha trovato in San Francesco uno degli artefici, oltretutto uno di coloro che non ha avuto paura, allora, in tempi di Crociata, di andare in queste terre pacificamente - questo appello credo che debba essere ascoltato perché davvero siamo sull’orlo dell’abisso. C’è urgenza di pace, di ascoltare queste parole del Papa, in un momento nel quale non possiamo più essere distratti dal pensare alle nostre cose perché la guerra è diventata troppo facile.
D. - Un appello forte, ma non un appello disperato: il Santo Padre indica che una via di soluzione c’è. E forse questo si può ricollegare proprio al modo di effettuare il dialogo interreligioso...
R. - Esattamente, perché la pace è possibile. Questi incontri interreligiosi che dal 1986 fino ad oggi non si sono mai interrotti, hanno mostrato che la pace è possibile, e io potrei portare esempi concreti per sottolineare quanto la tenacia nella preghiera e nell’incontro sia fruttuosa. Ne porto uno solo. L’anno successivo al 1986, quando ripetemmo la preghiera per la pace in Santa Maria in Trastevere, all’ultimo momento i partecipanti islamici, avendo visto che c’era un ebreo, non volevano salire sul palco. Si può immaginare l’imbarazzo: falliva completamente tutta la manifestazione. Bene, questo ebreo se ne accorse, si tolse la kippa e si poté realizzare l’incontro. Oggi, ebrei e musulmani non solo vengono vestiti con i loro abiti anche religiosi, ma fanno a gara nell'abbracciarsi, a farsi vedere assieme. E' come un sogno: come aprire una finestra su un sogno possibile, che pur essendo di religioni diverse, non necessariamente dobbiamo andare gli uni contro gli altri. Possiamo essere anche gli uni accanto agli altri, pur restando diversi ma uniti nell’invocazione della pace per tutti.
D. - A questo argomento possiamo forse collegare un ultimo punto, che è essenziale e che forse è anche molto “francescano”, indicato dal Papa: un netto discernimento morale tra ciò che è bene e ciò che è male...
R. - Il Papa ha fatto bene a chiarire con nettezza che il perdono, che è l’altra faccia dell’amore, non significa annullare i confini, annullare il bene e il male, come dire: annulliamo le parole. No. Il perdono è quella forza spirituale che permette all’uomo di non restare schiavo del male, schiavo del peccato, schiavo della solitudine, schiavo della violenza. In questo senso, l’esempio di Francesco è emblematico. Il problema non è annullare il male, confondendolo; il problema è un altro. E’ che l’amore è una forza assolutamente straordinaria e invincibile.
La difesa della dignità umana al centro del documento Orientamenti per la Pastorale della Strada, presentato alla Sala Stampa della Santa Sede
◊ Presentato stamani, nella Sala Stampa della Santa Sede, il documento "Orientamenti per la Pastorale della Strada". Si tratta di un testo, in quattro parti, che affronta diversi aspetti del fenomeno della mobilità umana. Il documento è stato presentato dal cardinale Renato Raffaele Martino e dall’arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. Con questa conferenza, ha sottolineato inoltre padre Federico Lombardi, sono state inaugurate le nuove strutture tecnologiche della Sala Stampa vaticana. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Gli utenti della strada e della ferrovia, le donne e i ragazzi di strada, i senza fissa dimora: sono questi i quattro grandi temi al centro degli "Orientamenti per la pastorale della Strada", documento che si confronta con il complesso fenomeno della mobilità umana. Nel suo intervento, il cardinale Renato Martino ha messo l’accento sugli aspetti morali della guida, ricordando che a causa “della trasgressione e della negligenza della disciplina stradale”, ogni anno, sulle strade del mondo, muoiono 1,2 milioni di persone, mentre 50 milioni sono i feriti. Ecco, allora, che la prudenza diventa una virtù necessaria per chi guida un veicolo. Gli "Orientamenti" presentano anche un vero e proprio “Decalogo” per l’automobilista. Un invito a guidare con correttezza, ad aiutare il prossimo in difficoltà, ad essere responsabile sulla strada e, ancora, ad aiutare le famiglie delle vittime degli incidenti e a convincere i giovani a non mettersi alla guida quando non si è in condizioni di farlo. Il presidente del dicastero vaticano ha così sintetizzato la missione della Chiesa e dello Stato, in tale contesto:
“Ciascuno nell’ambito delle proprie competenze - deve operare al fine di creare una coscienza generale e pubblica per quel che riguarda la sicurezza stradale e promuovere, con tutti i mezzi, una corrispondente e adeguata educazione dei conducenti, dei viaggiatori e dei pedoni”.
La Chiesa, ha proseguito, vuole quindi suscitare una “rinnovata presa di coscienza degli obblighi inerenti alla strada e della responsabilità morale circa la trasgressione delle norme stradali” e per tale fine “propone anche la formazione religiosa” degli utenti della strada. L’arcivescovo Agostino Marchetto si è concentrato invece sulla pastorale per la liberazione delle donne e dei bambini di strada. Alle soglie del Terzo Millennio, è stato il suo richiamo, non si può rimanere impassibili a questo fenomeno. Di qui, la ferma condanna della violenza sessuale contro le donne, nuova forma di schiavitù, come anche il maltrattamento e sfruttamento dei bambini. Denuncia corredata da un rinnovato impegno:
“La Chiesa ha la responsabilità pastorale di difendere e promuovere la dignità umana delle persone sfruttate a causa della prostituzione, e di perorare la loro liberazione fornendo, a questo scopo, un sostegno economico, educativo e formativo”.
Per questo, ha aggiunto, la Chiesa “dovrà chiedere l’applicazione di leggi che proteggano le donne dalla piaga della prostituzione e dal traffico di esseri umani”. Inoltre, è stato ribadita la necessità di una pastorale dell’incontro e dell’accoglienza nei confronti dei ragazzi di strada e dei bambini costretti a lavorare in tenera età. Mons. Marchetto non ha poi mancato di rivolgere il pensiero ai clochard, i senza fissa dimora. La Chiesa, ha affermato, deve incoraggiare i cristiani a servire e accompagnare queste persone, “qualunque sia la situazione morale o personale nella quale si trovino”. E’ stato così annunciata - per il mese di novembre di quest’anno - la realizzazione del primo Incontro internazionale della Pastorale per i senza fissa dimora, sul tema “In Cristo e con la Chiesa al servizio dei senza fissa dimora”. E’ stata dunque la volta delle domande dei giornalisti. Il cardinale Martino ha lanciato l’allarme per l’estensione del drammatico fenomeno dei bambini di strada, che oggi sono almeno 100 milioni nel mondo, tutti esposti a rischi gravissimi. Dal canto suo, mons. Marchetto ha spiegato la posizione della Santa Sede nei confronti dei “clienti” delle prostitute: "Noi andiamo, e saremmo propensi alla linea seguita negli ultimi anni dalla Svezia, e cioè non soltanto la protezione delle donne, ma che ci fosse anche una penalizzazione dei clienti".
Ritornando, poi, sul tema della prudenza nella guida, il cardinale Martino ha affermato che un veicolo può essere strumento di peccato quando se ne fa uso in modo irresponsabile e dunque anche un sorpasso spericolato “può essere un'occasione di peccato”. Alla fine della conferenza, il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, ha espresso i suoi auguri al cardinale Martino, in occasione del suo 50.mo anniversario di sacerdozio.
Per un approfondimento sulle ragioni che hanno portato alla stesura di questo documento, Giovanni Peduto ha intervistato l’arcivescovo Agostino Marchetto:
R. - Il Documento nasce dalla sollecitudine della Chiesa per gli utenti della strada e dela ferrovia, per chi vive della e sulla strada, vale a dire le donne e i ragazzi della strada, e i senza fissa dimora (clochard), in linea con le esigenze di una realtà pastorale particolare e specifica, inserita nello slancio missionario della Chiesa. Obiettivo del Documento è stimolare l’azione pastorale in tutte le realtà ecclesiali nel mondo della strada e incoraggiare le Conferenze Episcopali in cui essa è strutturata, aiutando ad organizzarsi, sia pur poveramente, quelle dove ancora essa non esiste. Gli Orientamenti sono il frutto di una lunga opera di ascolto, di ponderazione e di discernimento, che ha condotto a uno studio attento e profondo, con partecipazione di vescovi, membri e consultori del nostro dicastero, oltre che periti. Sono state interpellate, inoltre, istanze ecclesiali non direttamente coinvolte in questo tipo di pastorale, in modo tale da situarla adeguatamente nella più ampia cornice della missione universale della Chiesa. Spetterà dunque, alle Chiese locali adeguare criteri, indicazioni e suggerimenti contenuti nel Documento alle situazioni concrete di luogo e di tempo.
D. - Eccellenza, Lei ha menzionato problemi relativi alla sicurezza stradale, cioè gli incidenti. Può darci in poche parole qualche cifra a questo riguardo?
R. - L’obiettivo di molte istituzioni, e anche nostro, è sempre quello di combattere la condotta aggressiva dell’automobilista, nell’intento di scoraggiare una guida aggressiva ed incoraggiare invece la cortesia e il rispetto per gli altri utenti della strada, e dunque diminuire gli incidenti e il numero di morti e feriti. Riguardo alle cifre degli incidenti stradali, ogni anno muoiono nel mondo più di un milione 200 mila persone, mentre dobbiamo contare 50 milioni di feriti. Solo nell’Unione Europea, sono 40 mila i morti e un milione 700 mila i feriti ogni anno. In Italia, si contano 8.000 morti e 300 mila feriti. È da sottolineare poi il fatto che il 90% di questi incidenti è dovuto al fattore umano. Nel confrontarsi con questi problemi, le istituzioni civili ed ecclesiali devono compiere un migliore coordinamento di energie e risorse nella promozione della dignità dell’uomo, anche in quanto utente della strada. È importante, cioè, sviluppare un piano educativo insieme alle organizzazioni responsabili della sicurezza stradale con lo scopo di diminuire il triste dramma segnalato e le orripilanti cifre ricordate.
D. - Quali frutti si augura per questo documento?
R. - Auspico che le indicazioni e i suggerimenti contenuti in questi Orientamenti possano confortare e incoraggiare tutti quelli che già si dedicano direttamente o indirettamente alla Pastorale della Strada, e dirigere nuove forze al servizio di questa pastorale specifica. La Chiesa ha dunque una parola da dire, qualcosa di proprio da offrire, nella linea del Buon Samaritano, anche al mondo della mobilità umana, ed essa si impegna perché non vi manchino aiuto, solidarietà e sostegno spirituale.
A Napoli, l’Assemblea nazionale della Federazione italiana dell’Unione apostolica del Clero
◊ Si è svolta a Napoli, presso la Casa Sant’Ignazio dei Padri Gesuiti, l’Assemblea nazionale della Federazione Italiana dell’Unione Apostolica del Clero, un'Associazione fondata nel 1862 a Treviso che si occupa di aiutare sacerdoti e diaconi a vivere profondamente il proprio ministero, a servizio della diocesi e della parrocchia di appartenenza. Giovanni Peduto ha chiesto al riconfermato presidente del sodalizio, mons. Vittorio Peri, di descrivere le iniziative svolte dall'Associazione nel triennio appena trascorso:
R. - Nel passato triennio, abbiamo cercato di qualificare ulteriormente l'Associazione sotto il profilo culturale. Non è soltanto un movimento spirituale, ma anche culturale. Abbiamo tenuto molti convegni e fatto molte pubblicazioni, una delle quali - recentissima - è sulla spiritualità diocesana: si tratta di un volumetto che verrà pubblicato ogni anno sul tema, proprio per aiutare i preti a rendersi consapevoli di questa loro comunione con il vescovo e a servizio del popolo di Dio.
D. - Quali programmazioni per il futuro sono state indicate nell’Assemblea di Napoli?
R. - Per il prossimo triennio, abbiamo indicato tre tappe per ogni anno. Il primo anno – il prossimo, quindi - vorremmo riflettere particolarmente sul significato del servizio pastorale al popolo di Dio. Quello successivo, invece, sull’importanza del presbiterio diocesano. Questa realtà, fondata sul sacramento dell’Ordine, non è un fatto solamente affettivo o di collaborazione, ma è un realtà ontologica sacramentale, che ci rende famiglia. Nel terzo anno, infine, vorremmo riflettere riguardo alla collaborazione dei ministri ordinati preti e diaconi con i vescovi. E questo perché un prete non può agire individualmente poiché essendo mandato dal vescovo, agisce a suo nome.
D. - Qual è l’incidenza dell’Associazione in seno alla Chiesa italiana?
R. - Direi, forse anche con un po’ di presunzione, buona. Ad esempio questo concetto di spiritualità diocesana, che è tipico proprio della nostra realtà associativa, è stato recepito recentemente nel documento dei vescovi italiani “La formazione dei presbiteri nei seminari”, nel quale si parla - credo per la prima volta - di "spiritualità diocesana": aiutare cioè i futuri preti a vivere il proprio ministero non in modo autonomo ed individuale, come spesso è accaduto nel passato, ma in piena sintonia con il vescovo e a pieno servizio nelle chiese locali.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - Presentazione del tema della XLI Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2008): “famiglia umana, una comunità di pace”.
Servizio estero - In primo piano il Medio Oriente: USA e Unione Europea revocano le sanzioni ai palestinesi mentre centinaia di persone tentano di fuggire dalla Striscia di Gaza controllata da Hamas.
Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “L’antica Roma al centro di Milano: resti dell'impero nel rinnovato Museo Archeologico”.
Per la rubrica “L'Osservatore Libri”, un articolo di Marco Impagliazzo dal titolo “Un confronto di civiltà riletto con finezza e con profondità culturale: il Cristianesimo in India nel XVI secolo”.
Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.
Da Stati Uniti e UE aiuti al nuovo governo palestinese guidato da Al Fatah. Israele proclama l'embargo nella Striscia di Gaza, controllata da Hamas
◊ Sempre più intricata la situazione nei Territori Palestinesi: Stati Uniti, Unione Europea e Israele appoggiano il nuovo governo guidato da Al Fatah, dicendosi pronti a sbloccare i fondi destinati all’ANP. Isolamento totale, invece, nella Striscia di Gaza, dove nel nord si sono dispiegate truppe israeliane appoggiate da carri armati. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L'odierno, duplice volto dei Territori palestinesi alterna speranza e sofferenza: in Cisgiordania si può sperare nell'appoggio della comunità internazionale al governo di emergenza varato dal presidente Abu Mazen. Nella Striscia di Gaza, invece, si continua a soffrire per l'isolamento e per la mancanza di aiuti. Le laceranti divisioni tra Al Fatah e Hamas, sfociate recentemente in sanguinosi scontri tra i miliziani delle due fazioni, non si manifestano più sul terreno e alimentano prospettive divergenti. Gli Stati Uniti hanno annunciato, in particolare, la rimozione dell'embargo all'Autorità Nazionale Palestinese, imposto 15 mesi fa dopo la vittoria di Hamas alle elezioni. Anche l'Unione Europea intende riprendere "immediatamente" normali relazioni con il nuovo esecutivo di emergenza palestinese guidato da Al Fatah. Lo Stato di Israele è intenzionato, poi, a rafforzare l'Autorità nazionale palestinese e a scongelare i fondi derivanti da dazi doganali, circa 600 milioni di dollari. Ma i benefici di questo rinnovato corso della comunità internazionale riguardano in realtà solo la Cisgiordania, dove hanno sede gli uffici del nuovo esecutivo palestinese. Nella Striscia di Gaza, invece, la presenza dei miliziani di Hamas rende ancora più drammatica la situazione economica e umanitaria. Da segnalare, poi, che truppe israeliane si sono dislocate nel nord della regione, all'altezza del valico di confine di Erez. Israele vuole anche imporre un embargo totale: il piano prevede, solo nell'area di Gaza, il mantenimento del blocco dei proventi dei dazi e di altre imposte per impedire la normale gestione dei servizi di base. Il quadro palestinese, apparentemente spaccato in due, è in realtà più complesso di quello che sembra. Nello Stato ebraico non mancano, infatti, sospetti legati al contrasto tra le fazioni palestinesi. Secondo alcune fonti dei servizi segreti israeliani, lo strappo di Al Fatah con Hamas potrebbe essere stata in realtà una scelta calcolata da Abu Mazen per ottnere il sostegno americano e concessioni da parte di Israele. Il passo successivo, secondo l'intelligence israeliana, potrebbe essere la riconciliazione con Hamas.
L'attuale fase nei Territori palestinesi è dunque segnata da realtà contrastanti e complesse. Per un’analisi politica degli ultimi risvolti, ascoltiamo Michelguglielmo Torri, docente di Storia moderna e contemporanea dell'Asia presso l’Università degli Studi di Torino e grande esperto di questioni mediorientali. L'intervista è di Salvatore Sabatino:
R. - Da quando Hamas è stato eletto democraticamente come partito di maggioranza e ha formato il governo, all’inizio del 2006, è in atto un processo di destabilizzazione nei confronti del gruppo radicale. Questo processo di destabilizzazione si è basato essenzialmente su due elementi. Il primo è stato il blocco economico dei Territori Occupati che ha provocato un vero e proprio crollo delle condizioni di vita della popolazione. Questo avrebbe dovuto spingere la popolazione a ribellarsi contro Hamas. Ma la popolazione non si è ribellata. L’altra parte del progetto era quello di indurre il presidente Abu Mazen ad un vero e proprio colpo di Stato: questo piano sarebbe dovuto essere appoggiato dalle forze di al Fatah, riarmate dagli americani. Questo è ciò che è stato fatto nei mesi scorsi.
D. - Bloccando completamente i fondi a Gaza, si va a colpire la popolazione civile che è composta da oltre un milione e mezzo di persone. Non si rischia, con questa tattica, di provocare una divisione ancora più netta tra le due fazioni palestinesi?
R. - Questo è un obiettivo perseguito, se non dagli americani, sicuramente dal governo israeliano fin dal tempo di Sharon. La politica di Sharon, che poi è stata ripresa dai suoi successori, è di dividere i Territori palestinesi in una serie di zone tra di loro isolate e completamente circondate dal territorio israeliano. Da questo punto di vista, questo sviluppo - la frattura che si è determinata tra Cisgiordania e Gaza - è qualcosa che è coerente con il piano messo in atto dallo Stato d’Israele. Del resto, già prima che questo succedesse, andando contro la lettera degli Accordi di Oslo, di fatto il governo israeliano ormai da anni rendeva impossibile le comunicazioni tra Gaza e la Cisgiordania.
La preghiera e i pellegrinaggi costituiscono il più importante aiuto per la Terra Santa, che ieri ha visto anche una chiesa bruciata a Gaza. Tracey McCLure ne ha parlato con padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa:
R. - La prima cosa da fare, innanzitutto, è sempre pregare, anche se mi rendo conto che può sembrare banale dire una cosa del genere. Poi, bisogna venire in Terra Santa, con i pellegrinaggi: sono importanti. Il pellegrinaggio è sicuro, le zone a rischio sono molto lontane dalle zone dove vanno i pellegrini, quindi non c’è assolutamente nessun rischio. E venire in Terra Santa è una forma molto concreta di solidarietà, non solo economica ma anche umana e psicologica, alla piccola minoranza cristiana di Terra Santa.
D. - Mi può raccontare brevemente dell’attentato - se così vogliamo chiamarlo - alla chiesa della Santa Famiglia?
R. - Non sappiamo esattamente, anche noi abbiamo dati molto parziali. Però, quello che possiamo dire è che un gruppo, un’organizzazione, una fazione non bene identificata è entrata ed ha saccheggiato la scuola delle Suore del Rosario e parzialmente anche le proprietà della chiesa limitrofa, grazie a Dio durante l’assenza sia delle suore sia del prete, perché la scuola era chiusa.
D. - E adesso, cosa si sta cercando di fare? Quello che è avvenuto è indicativo anche di problemi, di frizioni fra cristiani e musulmani a Gaza?
R. - No: veramente no. Fino ad ora, tra cristiani e musulmani a Gaza non c’erano stati grossi problemi. Si erano verificate a volte delle piccole tensioni che erano però da interpretare non come tensioni tra musulmani e cristiani, ma tra abitanti, cose normali di vita da tutti i giorni.
D. - E’ importante notare che anche le autorità di Hamas hanno denunciato questo fatto...
R. - E’ vero, hanno subito chiamato, hanno telefonato esprimendo la loro solidarietà, assicurando che nei prossimi giorni faranno di tutto per ristabilire l’ordine e per impedire che queste cose accadano di nuovo.
Nella Striscia di Gaza, intanto, la crisi umanitaria continua ad aggravarsi. La regione, sotto il controllo dei miliziani di Hamas, è totalmente chiusa. Gli aiuti non arrivano nonostante Israele abbia garantito di di voler autorizzare l'invio di rifornimenti alimentari e di carburante. Nella città di Gaza, è bloccata anche Meri Calvelli, operatrice umanitaria dell'organizzazione non governativa CRIC, Centro regionale di intervento per la cooperazione. Francesca Sabatinelli l'ha raggiunta telefonicamente:
R. - A Gaza, in questi giorni si vive una calma apparente. Non c’è molto movimento, non ci sono più gruppi armati che cercano di ricostruire un po’ tutto quello che è stato distrutto da loro stessi: quello che preoccupa è che cosa succederà adesso, in questo momento, che praticamente Gaza è praticamente chiusa. Ci sono migliaia di persone che stanno alla frontiera verso Israele. Molte di queste persone abitano in Cisgiordania ed erano a qui a Gaza per lavoro. Non riescono a passare, perché comunque le autorità israeliane hanno chiuso quella frontiera, completamente sigillata sia in entrata sia in uscita. Non stanno facendo entrare neanche gli aiuti umanitari, quelli che in genere sono previsti per la Striscia di Gaza.
D. - Quindi, il discorso umanitario sta peggiorando sempre di più?
R. - C’è un’autonomia che durerà molto poco: già la farina sta scarseggiando, chiaramente benzina non ce n’è più. Gli ospedali sono stati pieni e impossibilitati comunque a rispondere per tutti i feriti che ci sono stati e che sono ancora lì...
D. - Questa divisione estrema, adesso, tra la Cisgiordania di Fatah e Gaza di Hamas, come viene vissuta dal popolo?
R. - C’è un forte disappunto tra la popolazione, anche quella di Fatah che comunque qui dentro continua ad esserci; c’è disappunto su questa decisione di accettare questa divisione tra Cisgiordania e Striscia di Gaza: la gente è molto arrabbiata, soprattutto i sostenitori dei Fatah che hanno chiesto di condannare quello che hanno fatto i dirigenti del loro partito, andandosene e lasciando questa situazione. Nessuno sa che cosa può accadere in futuro; percepiscono che la situazione è molto difficile ...
D. - I tuoi colleghi sono usciti, tu sei rimasta ancora lì perché bloccata: ecco, qual è la situazione, la tua situazione?
R. - Noi lavoriamo soprattutto nel sociale, quindi avevamo dei progetti sull’educazione, su scambi culturali che chiaramente adesso non possono essere realizzati in quanto le frontiere sono chiuse. Io sono bloccata perché per me c’era un problema di uscita dalla parte del valico di Erez a causa del divieto di entrata in Israele: ero passata dalla frontiera di Rafah, che in questo momento è chiusa. L’associazione delle ONG sta rivolgendo un appello affinché l’unità di crisi della Farnesina si attivi per farmi uscire.
E’ tempo di bilanci per il Consiglio per i diritti umani, ad un anno dalla sua seduta inaugurale
◊ Un anno fa il 19 giugno inaugurava i suoi lavori a Ginevra, nell’ambito delle Nazioni Unite, il Consiglio per i diritti umani. Il servizio di Roberta Gisotti:
Un organismo ex novo, il Consiglio, che ha sostituito la Commissione per i diritti umani, sciolta dopo ripetute contestazioni internazionali che ne avevano minato la credibilità circa la neutralità e l’efficacia delle sue risoluzioni e gli obiettivi del suo mandato. Il nuovo Consiglio, formato da 47 Stati membri dell’ONU eletti dall’Assemblea generale, è nato dunque per restituire un ruolo primario a questo organismo deputato a vigilare sul rispetto dei diritti umani, puntando ad una maggiore efficienza e possibilità di controlli anche sul suo operato, con procedure snellite Per acquistare prestigio il Consiglio ha puntato su alcune novità: più incontri durante l’anno per monitorare la situazione nel mondo ed anche sedute speciali e controlli regolari e ripetuti nel tempo sui Paesi presi in esame, ponendo attenzione a non politicizzare gli interventi e coinvolgendo quanto più possibile la società civile, attraverso la partecipazione delle organizzazioni non governative e il ricorso a consulenti esterni. Il bilancio di lavoro del primo anno è stato di quattro sessioni ordinarie e quattro sedute speciali su casi specifici, che hanno portato a 30 risoluzioni, 24 decisioni e 2 dichiarazioni presidenziali. Dopo un anno possono dunque iniziare le prime valutazioni di merito se il Consiglio stia rispondendo alle attese dell’Assemblea generale che l’ha istituito.
Tutela dell'ambiente e controllo dei consumi al centro del IV Forum dell'informazione cattolica, promosso dall'Associazione GreenAccord
◊ Si è concluso la scorsa domenica a Firenze il IV Forum dell’informazione cattolica e della salvaguardia del Creato, promosso dall’Associazione culturale GreenAccord, che quest’anno ha avuto come tema “La via della sostenibilità per le amministrazioni locali”. Tra i punti più importanti dell’incontro la presentazione di una ricerca da parte del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa sull’impegno della Chiesa sui temi dell’ambiente e del consumo responsabile dell’energia. Il servizio di Marina Tomarro:
Nel 1999, solo le Conferenze episcopali di Svizzera, Ungheria e Austria avevano un incarico definito per l’ambiente. Oggi, sono 19 le Conferenze europee che si occupano di sensibilizzare la società alla salvaguardia del creato. Questo - è il dato principale della ricerca - responsabilità del creato in Europa, promossa dal Consiglio per le Conferenze episcopali d’ Europa e presentata al IV Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del creato. Simone Morandini, tra i curatori dell’ indagine:
“C’è particolare attenzione per la dimensione formativa che caratterizza l’impegno delle Chiese. Talvolta c’è un impegno su specifici problemi, talvolta c’è un’attenzione per la dimensione politica, ma soprattutto c’è attenzione per la dimensione teologica, su cosa sarà il Creato. C’è una attenzione per la formazione dei fedeli, anche a livello catechistico, pastorale, liturgico. E c’è una attenzione per il rinnovamento degli stili di vita. Questa è una, questione su - quasi indipendentemente ma parallelamente - numerose Conferenze episcopali hanno assunto iniziative”.
Ma spesso la crisi ambientale, è strettamente collegata anche ad una crisi morale dell’uomo. Padre Luigi Lorenzetti, direttore della rivista di teologia morale:
“Bisogna rendersi conto che l’ambiente fa veramente questione. Si va allora alla ricerca delle cause, è in questione naturalmente un certo modello di sviluppo, ma se si vuole davvero alla radice del problema, bisogna ritornare all’atteggiamento dell’uomo e della donna che hanno dimostrato di avere un atteggiamento di dominio e di sfruttamento della natura, piuttosto che di servizio, secondo il messaggio biblico che richiama l’essere umano a custodire e a favorire la creazione.
E durante il convegno, sono stati presentati diversi progetti, per l’educazione alle famiglie ad un uso responsabile ed intelligente dell’energia e dei beni di consumo. Ma cosa possiamo fare di concreto per contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta? Andrea Masullo presidente del comitato scientifico di GreenAccord:
“Sono piccoli gesti quotidiani come utilizzare un po’ di meno l’automobile, utilizzare lampadine a basso consumo, che costano sì un pochino di più, ma che poi negli anni ci fanno risparmiare anche soldi oltre che energia. Stare attenti a piccole cose, a volte anche semplici e quasi banali come non tenere accesi i termosifoni inutilmente se abbiamo le finestre aperte. Sono tante le piccole cose che alla fine, insieme, formano i grandi problemi. Non dimentichiamo che i 23 miliardi di anidride carbonica che minacciano la vita sul nostro pianeta dipendono dai tanti piccoli grammi e chilogrammi che ogni giorno, con il nostro comportamento, emettiamo nell’atmosfera questi gas così nocivi”.
Quindi, per salvare la terra serve il contributo di tutti e nessuno si deve ritenere escluso da questo impegno.
Nelle sale cinematografiche "Il sole nero", film di Krzystof Zanussi. Intervista con il regista polacco
◊ Dall'anno de "Il Sole quieto" - era il 1984 e vinse il Leone d’Oro a Venezia - all’anno de "Il sole nero", in questi giorni sui nostri schermi, sono trascorsi ventitré anni e Krzysztof Zanussi non rinuncia a raccontare, anche se in forme diverse, l’eterna lotta tra il bene e il male. Il servizio è di Luca Pellegrini:
Il sole che splende e si rabbuia sulle tragiche vite di Agata, interpretata da una intensa e drammatica Valeria Golino, Manfredi e Salvo, ci riporta ad una Sicilia archetipica intrisa di passione, vendetta e sacrificio. In questo nuovo film del regista polacco, tratto da un lavoro teatrale di Rocco Familiari, si affrontano i drammi della vita che si oppone ad una cultura della morte, raccontati con austera e tragica classicità: Agata, la protagonista, vuole vendetta cercando di uccidere il balordo, Salvo, che le ha assassinato il marito, Manfredi, amore per lei unico, insostituibile. Un piano che ha in sé elementi di forte carica simbolica, come lo saranno anche il suicidio di Agata e la morte, inaspettata, dell’assassino. Mentre la Sicilia è un contesto perfetto per ritornare alle dimensioni elementari dell’uomo, spesso propenso o costretto a destabilizzare il suo equilibrio esistenziale, affettivo e morale. Il sole, dunque, si eclissa fino a diventare nero. In questo universo sospeso tra luce e oscurità, Krzysztof Zanussi affronta le dimensioni tipiche del suo cinema, come lui stesso precisa:
R. - Si parla del bene e del male, dell’opposizione tra sole, lucidità, speranza e odio e della caduta dell’Angelo invidioso. E qui ci sono delle analogie: il protagonista negativo della nostra storia è uno che uccide per invidia, perché non può tollerare il fatto che gli altri siano felici, che gli altri siano giovani, belli e ricchi. Questa invidia è un po’ simile all’invidia dell’Angelo caduto.
D. - Entra in gioco, dopo la tragedia e nel drammatico epilogo, la questione della giustizia, sentimento che dilania Agata sostituendosi a quello dell’amore prima e del perdono poi. Perché viene affrontato questo tema?
R. - Perché viviamo in un'epoca in cui la gente nei Paesi sviluppati, nei Paesi ricchi, perde un po’ il sentimento, la nozione della dimensione metafisica della giustizia. La giustizia non è solamente una "comodità", come pensano molti. La giustizia è il tentativo di ristabilire un certo ordine dell’universo che è stato distrutto da un delitto. Chi ha commesso un atto criminale deve cercare la redenzione tramite il riconoscimento della sua colpa. E questo, nel concetto di oggi, manca.
Incontro, in Bielorussia, dei segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa: per le migrazioni, occorre un “impegno politico e culturale”
◊ E’ decisivo “un impegno politico a livello mondiale, che affronti le cause ultime che portano alla migrazione forzata: la povertà, la violenza, l’ingiustizia, il sottosviluppo, la disoccupazione”; ma è altrettanto decisivo “un impegno culturale per la formazione alla centralità della persona, la critica alla xenofobia, spesso favorita dai media, il sostegno ad una integrazione vera che salvi l’identità delle persone”. A queste conclusioni sono pervenuti i segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa, riuniti nei giorni scorsi a Minsk, in Bielorussia, su iniziativa del CCEE, il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Tema dei lavori: “Migrazioni: una sfida per l’Europa”. “La Chiesa – si legge nella nota conclusiva, ripresa dall’agenzia SIR – è preoccupata dei problemi sociali legati al fenomeno migratorio: illegalità, disoccupazione, invecchiamento della popolazione nei Paesi di partenza, traffico di persone, disgregazione delle famiglie, bambini che crescono senza genitori”. “L’attività caritativa e solidale dei cristiani – continua il testo – è una risposta urgente e immediata a queste sfide”, ma ad essa si deve aggiungere “un impegno politico e culturale”, una particolare cura pastorale “dei diversi gruppi etnici” e la capacità di gestire “l’incontro tra le diverse religioni, una novità per alcuni Paesi”. Anche “l’approfondimento della cattolicità” – si legge ancora nella nota – è stato al centro della riflessione dei segretari generali. Quanto al processo di unificazione europea, dall’incontro di Minsk è emersa la preoccupazione per il futuro del Trattato e per il ruolo della Chiesa. Generale “il consenso sull’urgenza di avere una rete europea di laici cristiani competenti, in grado di contribuire alle problematiche dell’UE: dai problemi bioetici, a quelli sociali, a quelli giuridici”. (R.M.)
I vescovi di Stati Uniti e Messico chiedono ai loro governi di “collaborare per mettere fine alla sofferenza che colpisce gli emigranti nei due Paesi"
◊ Il Comitato per l’emigrazione della Conferenza episcopale degli Stati Uniti e la Pastorale della mobilità umana dell’Episcopato messicano hanno emesso un comunicato congiunto, nel quale rendono noto il loro punto di vista riguardo alla legislazione sulla riforma migratoria presentata al Congresso degli Stati Uniti. La nota - riferisce l'agenzia Fides - è stata emessa dopo una riunione celebrata a San Bernardino, California, per studiare la situazione e definire la posizione della Chiesa davanti al recente rifiuto del Senato USA di una riforma sul tema delle migrazioni. Nel comunicato, i due organismi esortano il Senato “ad approvare, il più presto possibile, un disegno di legge per una riforma migratoria integrale e giusta”, dato che il tema delle migrazioni “colpisce la dignità, i diritti e la vita degli esseri umani”. Ricordano poi che i migranti “continuano a soffrire sfruttamento, abuso e perfino la morte, tentando di trovare lavoro e di provvedere al mantenimento delle loro famiglie”. I presuli esortano anche il governo del Messico “ad adottare riforme economiche che creino posti di lavoro” e assegnino salari proporzionati agli operai messicani non qualificati, per evitare che i cittadini messicani e le loro famiglie abbiano come unica opzione “vivere nella povertà o intraprendere una strada pericolosa e costosa verso gli Stati Uniti, per trovare lavoro”. Invece, devono avere l’opzione di provvedere al necessario per le loro famiglie nei luoghi di origine. “I nostri due governi – continua il testo – devono collaborare per mettere fine alla sofferenza che colpisce i migranti nei nostri due Paesi”. I vescovi concludono ricordando che “la Chiesa cattolica negli Stati Uniti e nel Messico persiste nel suo impegno di difendere i diritti degli emigranti in entrambi i Paesi”. “Continueremo a lottare per loro – si legge – fino a quando non si farà giustizia”. (R.M.)
Stati Uniti: i vescovi del Massachusetts delusi per la bocciatura di un emendamento sul matrimonio
◊ Una decisione che vuole impedire ai cittadini di esprimersi e che mina gli sforzi per proteggere i bambini, le famiglie e la società: i vescovi del Massachusetts, negli Stati Uniti, hanno espresso grande delusione per la bocciatura dell’emendamento alla Costituzione dello Stato volto a definire esplicitamente il matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna. La proposta è stata respinta nei giorni scorsi dal Parlamento locale, con 151 voti contro 45. Il voto ha permesso di rinviare al 2012 un eventuale referendum popolare sulla questione, confermando quindi, almeno per il momento, la validità della controversa sentenza con cui, nel 2003, la Corte Suprema dello Stato aveva dichiarato incostituzionale il divieto ai matrimoni civili tra persone delle stesso sesso. Secondo i vescovi del Massachusetts, la decisione è frutto delle forti pressioni delle lobby a favore dei matrimoni omosessuali, che vogliono evitare un referendum da cui temono di uscire sconfitti. “Le strategie di pressione sono state concepite per fare in modo che non possa prevalere la volontà popolare”, hanno denunciato i presuli in una dichiarazione, in cui hanno espresso l’auspicio che in futuro il Legislatore abbia il coraggio di lasciare ai cittadini la possibilità di votare “su una questione così importante per l’avvenire delle famiglie”. (L.Z.)
I vescovi ugandesi, riuniti in Plenaria, esprimono sostegno all’arcivescovo di Gulu, mons. Odama
◊ Nella loro recente Plenaria celebrata a Nsambya, i vescovi dell’Uganda hanno espresso sostegno al loro confratello, l’arcivescovo di Gulu, mons. John Baptist Odama. Il presule infatti è impegnato a Juba, in Sudan, nei negoziati per restituire alla pace la zona dell’arcidiocesi di Gulu che confina col Sudan meridionale. I vescovi ugandesi hanno anche rivolto un appello alla pacificazione tra l’esercito regolare dell’Uganda e i ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore, in lotta ormai da anni. Sono state quindi prese in esame le tristi condizioni in cui versano i luoghi di pena in Uganda e i problemi che affliggono le famiglie. Conclusa, inoltre, la revisione dei testi che regolamentano la formazione al sacerdozio nei seminari. I vescovi hanno infine deliberato un nuovo segretariato della Commissione per le comunicazioni sociali. (A.M.)
Sri Lanka: i ribelli tamil si impegnano a non arruolare più bambini. Solidarietà dei vescovi per i tamil costretti a lasciare Colombo
◊ Entro la fine dell’anno, in Sri Lanka, il movimento separatista delle Tigri per la liberazione della patria tamil (LTTE) non recluterà più minori. L’impegno del LTTE – riferisce l’agenzia MISNA – è stato rinnovato dopo l’invito del Consiglio di sicurezza dell’ONU a restituire al più presto i bambini reclutati alle loro famiglie. Il movimento indipendentista sostiene di aver già liberato dalle armi, negli ultimi sei mesi, almeno 135 ragazzi sotto i 17 anni. Inoltre, prevede di “adeguare le modalità di reclutamento agli standard internazionali entro il 2007”. Secondo gli ultimi dati UNICEF, a maggio erano quasi 1600 i bambini entrati a far parte del LTTE. Nel frattempo, in un messaggio pubblicato su due giornali cattolici (English Messenger e Sinhala Pradeepaya) la conferenza episcopale dello Sri Lanka (Cbcsl) ha espresso tutta la sua solidarietà verso la comunità tamil costretta a lasciare Colombo. I vescovi del Paese invitano il governo e le altre autorità ad impedire in futuro, qualsiasi limitazione alla vita di civili innocenti che desiderano spostarsi liberamente nel Paese. Sullo stesso tema il Congresso delle religioni dello Sri Lanka ha pubblicato una dichiarazione congiunta firmata dal venerabile Bellanvila Wimalarathana Nayaka Thero e dall’arcivescovo Oswald Gomis nella quale si esprime profondo dolore e angoscia per le deportazioni, i rapimenti e gli omicidi di civili innocenti e indifesi e si condanna con forza una tale azione inumana che va contro ogni religione. Nel corso di una conferenza stampa che si è svolta alla presenza di esponenti buddisti, indù, musulmani, monaci e sacerdoti, il Congresso ha invitato tutta la gente dello Sri Lanka “a lottare incessantemente per costruire un luogo dove tutti possano vivere in pace, armonia e dignità secondo i valori della religione che negli anni hanno arricchito il Paese”. (B.B.)
Nel 10.mo anniversario della riunificazione con la Cina, il vescovo di Hong Kong, il cardinale Zen Ze-kiun, lancia l’allarme povertà e invita i fedeli a manifestare per il suffragio universale
◊ Il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong, ha invitato tutti i fedeli a scendere in piazza il prossimo primo luglio, anniversario della riunificazione con la Cina continentale, per chiedere al governo di introdurre il suffragio universale nel Territorio. Domenica scorsa, durante un incontro della Commissione episcopale Giustizia e Pace – riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews – il porporato ha affermato che, a 10 anni dalla riunificazione con la Cina, la situazione dei poveri e degli svantaggiati non è migliorata, ma anzi va peggiorando. Un allarme, questo, confermato oggi anche dai dati del governo, che evidenziano una crescita dello squilibrio economico di Hong Kong negli ultimi 10 anni. Il cardinale ha quindi incoraggiato i cattolici a manifestare, per esprimere il proprio desiderio di consultazioni elettorali libere e universali. Sabato, i leader delle sei religioni riconosciute a Hong Kong (cattolici, protestanti, buddisti, confuciani, musulmani e taoisti) si erano riuniti per celebrare la riunificazione. In questa occasione, il cardinale Zen Ze-kiun aveva pregato per la libertà e l’uguaglianza sociale e per lo sradicamento della povertà dalla società. La marcia verso la democrazia è diventata una tradizione dal primo luglio 2003, quando oltre mezzo milione di persone si riversarono nelle strade per contestare una bozza di legge anti-sedizione e criticare i fallimenti del primo governatore scelto dalla Cina, l’armatore Tung Chee-hwa. (R.M.)
62.mo compleanno agli arresti domiciliari per Aung San Suu Kyi, Nobel per la pace e simbolo della lotta per la democrazia in Myanmar (ex Birmania)
◊ Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991 e simbolo della lotta per la democrazia in Myanmar (ex Birmania), “festeggia” il suo 62.mo compleanno agli arresti domiciliari. La leader dell’opposizione birmana è detenuta da 18 anni. Negli ultimi 11, è stata privata anche della linea telefonica e delle visite: nella sua casa di Yangon, può ricevere solo le cure mediche. Recentemente – riferisce l’agenzia AsiaNews – la sua detenzione è stata prolungata di un altro anno. Circa 300 persone si sono riunite nella sede della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), il partito dell’opposizione di cui è leader Aung San Suu Kyi, per celebrare la ricorrenza e riportare all’attenzione dell’opinione pubblica la problematica dei diritti umani in Myanmar. Nel 1990, il partito NLD vinse le elezioni, ma si vide negare il potere dalla giunta militare. Oggi, il partito chiede la liberazione della sua leader e degli oltre mille detenuti politici nel Paese. Solo nell’ultimo mese, circa 100 persone sono state arrestate per aver chiesto la liberazione di Aung San Suu Kyi. Manifestazioni di protesta anche in USA, India, Giappone, Canada e Corea del Sud. A Bangkok, capitale della Thailandia, circa 200 donne manifesteranno in modo pacifico per la leader dell’opposizione birmana. (B.B.)
In Francia, il sacerdote salesiano, don Jean-Marie Petitclerc, nominato consultore del ministro per la Casa e la Città
◊ Christine Boutin, ministro per la Casa e la Città del nuovo governo francese, ha nominato come suo consultore il sacerdote salesiano, don Jean-Marie Petitclerc. Ne dà notizia l’agenzia salesiana ANS, ripresa dall’agenzia SIR. Don Petitclerc gestisce l’Associazione Valdocco, impegnata in diversi progetti a favore dei ragazzi e dei giovani in difficoltà delle periferie parigine, di Argenteuil e di Lyon. Il sacerdote è anche membro del Consiglio nazionale delle città e dell’Agenzia nazionale per il rinnovamento urbano (ANRU). Impegnato ogni giorno con le problematiche della violenza tra i giovani, don Petitclerc – riferisce ancora l’ANS – sottolinea i motivi del successo dei programmi della Associazione Valdocco, che “valorizzano le capacità intellettuali, emotive e fisiche di ogni giovane, incoraggiandolo e facendogli recuperare fiducia in se stesso”. Tali programmi riuniscono i ragazzi a partire dai loro interessi, “canalizzano le loro energie in attività sportive e li incoraggiano ad ampliare i propri orizzonti sociali e geografici”. Lo scorso anno, quando si verificarono episodi di violenza nelle periferie delle città francesi, don Petitclerc scrisse una lettera all’allora ministro per gli Affari Interni, illustrando i motivi “più reconditi del problema e offrendo soluzioni basate soprattutto su un approccio educativo e formativo”. (R.M.)
Commozione, ieri a Bologna, alle esequie del prof. Giuseppe Alberigo, insigne storico della Chiesa
◊ Si sono svolte nel pomeriggio di ieri a Bologna le esequie del prof. Giuseppe Alberigo, insigne storico della Chiesa scomparso venerdì scorso a 81 anni. E’ stato l’amico di lunga data, don Pino Ruggieri, a pronunciare l’omelia funebre durante il rito di commiato, celebrato nella chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano, particolarmente cara al professore scomparso. Il parroco, mons. Stefano Ottani, ha ricordato che la fede nella Pasqua è stato il filo conduttore dell’esistenza umana di Alberigo: un filo professato e sempre testimoniato. Da parte sua, don Ruggieri ha sottolineato che la strada dello studioso è sempre stata caratterizzata dalla ricerca della verità. I suoi studi – ha affermato il sacerdote – hanno avuto sempre “una passione morale rigorosa, un’onestà intellettuale senza sconti, un approccio razionale che non tollerava scorciatoie. Alberigo – ha aggiunto – si considerava prima di tutto un cristiano comune, un battezzato che ha avuto all’origine della sua ricerca una fede delicata e robusta. Una fede che genera libertà e non ha paura della ragione. Nel suo lavoro di indagine storiografica – ha concluso don Ruggieri – la fede di Alberigo si incontrava con la convinzione della radicale storicità del cristianesimo. Da qui, il suo grande amore per il mistero della Chiesa”. (A cura di Stefano Andrini)
In Iraq, decine di morti per un'imponente offensiva americana. Nuovo attentato a Baghdad e scontri nel sud del Paese
◊ In Iraq, le forze militari americane hanno annunciato di aver lanciato oggi, a nord di Baghdad, una imponente offensiva contro al Qaeda. L'operazione coinvolge circa 10.000 uomini ed è una delle più imponenti dalla fine dell'invasione dell'Iraq nel 2003. Secondi fonti militari, sono stati uccisi finora una ventina di ribelli. A Baghdad, poi, 75 persone sono rimaste uccise in seguito all'esplosione di una bomba nei pressi di una moschea sciita. Tra le vittime, ci sono molti fedeli che uscivano dopo la preghiera del pomeriggio. Violenze si registrano anche nel sud del Paese: almeno 35 persone sono morte a causa di recenti scontri, nei pressi di Nassiriya, tra agenti iracheni e guerriglieri dell'Esercito 'al-Mahdi', la milizia personale dell'imam radicale sciita Moqtada al-Sadr.
- Spostiamoci in un'altra area calda, l'Afghanistan, dove almeno 10 civili, 4 poliziotti e più di 60 presunti talebani sono morti durante furiosi combattimenti scoppiati nei giorni scorsi nella provincia meridionale di Uruzgan. I talebani, intanto, hanno occupato un distretto nella provincia di Kandahar.
- Rahmatullah Hanefi, il manager dell'ospedale di "Emergency" a Lashkargah, tenuto prigioniero per tre mesi dai servizi di sicurezza afgani, è libero. Alle ore 16 locali di oggi, ha varcato il cancello del carcere Investigation Department 17a Kabul. Ad attenderlo, il leader di "Emergency", Gino Strada.
- "La campagna per l'abolizione della pena di morte è una battaglia fondamentale per il comune progresso civile e per la difesa dei diritti umani, cui l'Italia è fortemente impegnata". Lo ha detto il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ai ministri africani ed europei, riuniti nel convegno "Africa for life", promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. Napolitano ha aggiunto che il cammino per l'abolizione della pena capitale "è lungo e progressivo, ma il giorno della sua sparizione sarà più vicino se si allargherà" il fronte abolizionista.
- Prosegue la missione in Africa degli inviati del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per verificare la fattibilità della "forza ibrida" ONU-Unione Africana da dispiegare in Darfur. Nella martoriata regione sudanese rimane però l’emergenza. Sono due milioni le persone che hanno dovuto abbandonare i loro villaggi e dipendono completamente dagli aiuti umanitari per la loro sopravvivenza. Duecentomila i rifugiati nel vicino Ciad. A rivelarlo è "Medici Senza Frontiere", che con oltre 2 mila operatori, internazionali e sudanesi, proprio in Darfur attua il suo intervento più consistente. Ce ne parla Konstantinos Moschochoritis, direttore generale di "Medici Senza Frontiere-Italia", intervistato da Giada Aquilino:
R. - In Darfur, è in corso un conflitto che dura da quattro anni. La situazione della popolazione è drammatica. Ci sono più di due milioni di persone che vivono nei campi degli sfollati, da dove non possono uscire a causa dell’insicurezza esterna. La gente quindi non può andare a raccogliere legna né a prendere acqua: potrebbe essere attaccata. Dopo l’accordo di pace del maggio 2006, c’è stata una frammentazione dei vari gruppi armati. Il controllo del territorio - vasto come la Francia - può cambiare mano da un giorno all’altro. E, in questo quadro, il personale umanitario, che fa capo a oltre 80 organizzazioni, con 13 mila operatori, non ha accesso alla popolazione fuori dai campi e dalle città.
D. - Quali sono le emergenze individuate da "Medici Senza Frontiere" in Darfur?
R. - Nei campi degli sfollati, i problemi sono le infezioni respiratorie e la diarrea. Fuori dai campi, dove non c’è assistenza umanitaria, abbiamo riscontrato il morbillo - una malattia fatale per i bambini sotto i cinque anni, che può essere facilmente sconfitta con un semplice vaccino - poi la meningite; ma anche la malnutrizione, causata proprio dai gravi problemi di sicurezza, che non permettono nemmeno di coltivare la terra.
- Tragedia nella Corea del Nord. Oltre cento persone hanno perso la vita nell’esplosione di un oleodotto nella contea di Sonchon. A riferire stamani dell’incidente, avvenuto il 9 giugno scorso, un’organizzazione umanitaria sud-coreana, secondo la quale l’esplosione sarebbe avvenuta, mentre decine di persone cercavano di sottrarre carburante alla struttura.
- I 25 di milioni di dollari nordcoreani congelati nel settembre 2005 in una banca di Macao risultano definitivamente depositati in un conto controllato dal regime di Pyongyang in Russia. Lo ha confermato oggi a Tokyo il negoziatore americano Christopher Hill. La mancata risoluzione della vertenza finanziaria aveva finora fatto incagliare l'attuazione dell'accordo firmato il 13 febbraio a Pechino dalle due Coree e da Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone. L’intesa prevede aiuti umanitari ed economici in cambio dello smantellamento del programma nucleare da parte della Corea del Nord. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 169
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano