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SOMMARIO del 17/06/2007
Sulle orme di San Francesco il Papa pellegrino ad Assisi, nell’ottavo centenario della sua conversione, rilancia dalla città della pace un pressante appello a deporre le armi in tutto il mondo, a partire dal Medio Oriente
◊ Per rivivere oggi la conversione di San Francesco, quale grande atto d’amore, Benedetto XVI è giunto oggi pellegrino ad Assisi, ripercorrendo dopo 8 secoli quei luoghi dell’anima che videro il giovane Francesco ripartire da Cristo, per andare al cuore del messaggio cristiano e giungere alle radici dell’esistenza umana. Arrivato stamane in elicottero nel campo sportivo di Rivotorto, il Papa è stato accolto dal presidente del Consiglio italiano Romano Prodi e dal nunzio apostolico in Italia mons. Giuseppe Bertello, insieme alle autorità locali civili ed ecclesiali. Prima tappa della visita il Santuario di Santa Maria di Rivotorto, quindi il Santo Padre ha raggiunto la Basilica di Santa Chiara dove ha sostato in preghiera davanti il Crocefisso di San Damiano ed ha incontrato nel Convento le Suore clarisse. Tra i rintocchi festosi delle campane di tutta Assisi Benedetto XVI ha poi fatto ingresso alla guida di un corteo sacerdotale nella piazza della Basilica Inferiore, dove ha celebrato alle 10 la Santa Messa, davanti migliaia di fedeli, radunati nel cortile e raccolti nelle vie circostanti, che hanno seguito il Rito attraverso i maxischermi. Ha richiamato il Papa nell’omelia l’incontro di preghiera per la pace celebrato ad Assisi, nel 1986, per “intuizione profetica” di Giovanni Paolo II e forte di quello spirito che continua a soffiare Benedetto XVI ha lanciato all’Angelus un nuovo accorato appello per la pace nel mondo, in particolare per il Medio Oriente. Infine la preghiera particolare sulla tomba di San Francesco. Su questa mattinata intensa di avvenimenti ci riferisce il nostro inviato Stefano Leszczynski:
Con la recita dell’Angelus si è conclusa la prima parte della visita pastorale di Benedetto XVI nella città di San Francesco e Santa Chiara. Di fronte al premier italiano Romano Prodi, alle molte autorità civili e religiose, e a migliaia di fedeli, Benedetto XVI ha lanciato “un pressante ed accorato appello affinché cessino tutti i conflitti armati che insanguinano la terra”. Rammentando la vocazione di Assisi ad essere città della pace, e la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace voluta nel 1986 da Giovanni Paolo II, il Pontefice ha rivolto il proprio pensiero in particolare alla gravissima crisi che oggi sconvolge il Medio Oriente.
Sentiamo spiritualmente qui presenti tutti coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della guerra e delle sue tragiche conseguenze, in qualunque parte del mondo. Il nostro pensiero va particolarmente alla Terra Santa, tanto amata da San Francesco, all’Iraq, al Libano, all’intero Medio Oriente. Le popolazioni di quei Paesi conoscono, ormai da troppo tempo, gli orrori dei combattimenti, del terrorismo, della cieca violenza, l’illusione che la forza possa risolvere i conflitti, il rifiuto di ascoltare le ragioni dell’altro e di rendergli giustizia.
Nel corso dell’omelia svoltasi sul Piazzale della Basilica di San Francesco, inondato dal sole, Benedetto XVI ha fatto più volte riferimento allo “Spirito di Assisi”, che da quell’evento di preghiera tra i rappresentanti delle confessioni cristiane e delle diverse religioni continua a diffondersi nel mondo, opponendosi “allo spirito di violenza e all’abuso della religione come pretesto per la violenza”. “Assisi - spiega il Papa richiamandosi all’insegnamento di Francesco – ci dice che la fedeltà alla propria convinzione religiosa si esprime nel sincero rispetto dell’altro, nel dialogo, nell’impegno per la pace e la riconciliazione. La vita e il messaggio di Francesco – dice Benedetto XVI – “poggiano così visibilmente sulla scelta di Cristo, da respingere a priori qualunque tentazione di indifferentismo religioso, che nulla avrebbe a che vedere con l’autentico dialogo interreligioso”.
Non potrebbe essere atteggiamento evangelico, né francescano, il non riuscire a coniugare l’accoglienza, il dialogo e il rispetto per tutti con la certezza di fede che ogni cristiano, al pari del Santo di Assisi, è tenuto a coltivare, annunciando Cristo come via, verità e vita dell’uomo, unico Salvatore del mondo.
L’intensa lectio del Papa nel corso dell’omelia ha avuto come tema centrale quello della conversione spiegata attraverso la figura di tre personaggi: quella di Davide, riferita nell’Antico Testamento; quella di Francesco e, infine, quella dell’apostolo Paolo nella Lettera ai Galati. Il cammino della conversione – che lo stesso Benedetto XVI incontrando le monache Clarisse questa mattina ha descritto come talvolta molto arduo – è un tema particolarmente caro al Papa, a maggior ragione in quest’anno dedicato all’ottavo centenario della conversione di San Francesco.
L’uomo è davvero grandezza e miseria: è grandezza perché porta in sé l’immagine di Dio ed è oggetto del suo amore; è miseria perché può fare cattivo uso della libertà che è il suo grande privilegio, finendo per mettersi contro il suo Creatore.
Lo stesso Francesco ammette nel suo Testamento il tempo in cui “era nei peccati”. Peccati, che Benedetto XVI descrive come “il suo concepire ed organizzarsi una vita tutta centrata su di sé, inseguendo vani sogni di gloria terrena”. Fino al momento in cui, iniziato il cammino di conversione illuminato dalla grazia e dall’amore di Dio, Francesco apprese ed esercitò la misericordia nei confronti dei lebbrosi.
Fu allora che l’amarezza si mutò in “dolcezza di anima e di corpo”. Sì, miei cari fratelli e sorelle, convertirci all’amore è passare dall’amarezza alla “dolcezza”, dalla tristezza alla gioia vera. L’uomo è veramente se stesso, e si realizza pienamente, nella misura in cui vive con Dio e di Dio, riconoscendolo e amandolo nei fratelli.
Venendo poi al cuore evangelico dell’odierna Parola di Dio Benedetto XVI, per spiegare il dinamismo dell’autentica conversione, fa riferimento al Vangelo di Luca additando ad esempio l’episodio della donna peccatrice riscattata dall’amore per Gesù. La misericordia che Gesù riserva a questa donna, sfruttata da tanti e da tutti giudicata, tuttavia non si esprime mettendo tra parentesi la legge morale.
A scanso di equivoci, è da notare che la misericordia di Gesù non si esprime mettendo tra parentesi la legge morale. Per Gesù, il bene è bene, il male è male. La misericordia non cambia i connotati del peccato, ma lo brucia in un fuoco di amore. Questo effetto purificante e sanante si realizza se c’è nell’uomo una corrispondenza di amore, che implica il riconoscimento della legge di Dio, il pentimento sincero, il proposito di una vita nuova.
E fu proprio una vita nuova, condotta nella scelta di vivere il Vangelo in maniera quotidiana, quella che caratterizzò il percorso di conversione di San Francesco, interamente teso a Cristo e al desiderio di ‘trasformarsi’ in Lui. E’ questo l’esempio che il Papa esorta a seguire per affrontare, nel pieno spirito d’Assisi, i grandi temi del nostro tempo, come la ricerca della pace, la salvaguardia della natura, la promozione del dialogo tra tutti gli uomini.
La visita di Benedetto XVI ad Assisi - dopo il pranzo con i vescovi dell’Umbria nel Sacro Convento cui ha partecipato anche il capo del Governo italiano Prodi - proseguirà nel pomeriggio nella Basilica Superiore di San Francesco dove riceverà il saluto del Capitolo generale dei Frati Minori Conventuali e poi nella Cattedrale di San Rufino, dove incontrerà il clero e i religiosi, per poi sostare nella Cappella della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli ed infine concedersi al grande abbraccio dei giovani che lo attenderanno alle 18 nel piazzale antistante la Basilica patriarcale. Su quest’ultimo evento ascoltiamo l’intervista a Fra Roberto, responsabile dei giovani volontari, raccolta sempre da Stefano Leszczynski:
R. - Credo che i giovani abbiano fatto l’esperienza, con Giovanni Paolo II, della vicinanza del Papa alla loro vita, per cui Giovanni Paolo II ha aperto le porte a questa comunione profonda con il Papa che i giovani continuano ad avere adesso con Benedetto XVI. Loro indubbiamente si aspettano una parola di speranza, si aspettano in Benedetto XVI un padre che li aiuti a perseverare in questo cammino per loro difficile di sequela del Signore Gesù.
D. - Questo primo incontro con Benedetto XVI anche impegnativo sul piano della conversione, punto centrale della visita del Papa
R. – Sì, indubbiamente. L’Umbria è una terra di santi ma ha bisogno comunque di convertirsi quindi ha bisogno di incontrare in Benedetto XVI soprattutto un testimone.
D. – Assisi è una città dedicata in gran parte ai giovani, alla loro spiritualità e alla loro ricerca di Dio…
R. – Sì, senza dubbio. Qui vengono giovani da tutta Italia soprattutto per la ricerca della loro vocazione, un po’ sulla scia appunto delle parole del Crocifisso a San Francesco: “Và Francesco, ripara la mia casa”. Anche qui tanti giovani durante l’anno, in varie modalità, con varie esperienze, arrivano per chiedersi anche loro qual è il progetto che Dio ha per la loro vita.
Ed ascoltiamo ancora uno dei tanti giovani, Samuele, in attesa di incontrare il Papa questo pomeriggio:
R. – Un luogo per noi, per me soprattutto, importante, perché quattro anni fa sono venuto con motivazioni da turista, se così vogliamo dire, e poi sono tornato a casa come pellegrino, come qualcuno che ha trovato qualcosa di importante. Come non sentirsi attratti da questo luogo e dalla figura di Francesco. E’ qualcosa che ha rafforzato anche quello che avevo ricevuto dall’educazione dei familiari. Quindi, se adesso continuo a tornare è perché ho trovato qualcosa di importante, delle risposte importanti per la mia vita.
D. – Nella tua esperienza e nell’esperienza anche degli altri ragazzi, cos’è che lega i giovani ad Assisi?
R. – Quattro anni fa mai avrei pensato che ci sarebbe stato questo sodalizio, questa comunione con questa spiritualità francescana. Credo che come è stato possibile per me, così anche per gli altri sia importante trovare dei giovani che hanno trovato qualcosa qui, che hanno trovato delle risposte. Questo credo sia importante. Ognuno poi torna nella propria città. Io, per esempio, torno a Firenze e lo racconto ad un altro e l’altro vede in me la gioia, vede in me un comportamento diverso e questo non perché io sia bravo, ma perché ho trovato qualcosa che ha illuminato il mio volto, ha dato una risposta alla mia vita.
La nostra emittente seguirà l’incontro con il clero e i religiosi nella Cattedrale di San Rufino, a partire dalle ore 16.40, sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz; alle 17.50 avrà inizio il collegamento in diretta, sulle stesse lunghezze d’onda, per l’Incontro con i giovani presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli. (A cura di Roberta Gisotti)
Vasta eco alla visita ieri al Papa del primate ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, nuova tappa verso la piena unità dei cristiani. L’arcivescovo cipriota lamenta la divisione del suo Paese e la sofferenza della Chiesa
◊ Vasta eco ha suscitato la visita di ieri in Vaticano del primate ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, che ha firmato con il Papa una dichiarazione comune di impegni per la piena unità dei cristiani e collaborare nel campo della pace, della bioetica, dell'ambiente e per rilanciare l'Europa cristiana. Con Benedetto XVI l’arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro ha parlato anche della drammatica situazione di divisione del suo Paese e delle conseguenze sulla Chiesa. Lo ha raccontato lo stesso Chrysostomos II ieri pomeriggio incontrando i giornalisti. Il servizio di Tiziana Campisi:
La Chiesa di Cipro vuole impegnarsi attivamente per promuovere e far crescere il dialogo tra tutti i cristiani. Lo ha sottolineato più volte l’arcivescovo di Nuova Giustiniana a di Tutta Cipro, Chrysostomos II, che ha anche affermato di voler visitare tutte le chiese ortodosse per questo:
R. - (parole in greco)
Tutti gli ortodossi credono che il nuovo Papa, Benedetto XVI, sia un ottimo teologo il quale conosce molto bene certamente la teologia in genere, la teologia cattolica, ma allo stesso tempo conosce bene, in profondità, anche la teologia ortodossa. E tutti sono convinti che il Santo Padre contribuirà all’unità tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. La volontà di Dio è la pace, l’amore e la fraternità tra i popoli. Dobbiamo diventare Uno: questo è il comandamento di Dio; come Una è la Santissima Trinità.
Quanto ai rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa, Chrysostomos II si è mostrato ottimista. Del suo incontro con Benedetto XVI – ha detto – parlerà ad Alessio II, che incontrerà il 13 luglio. E su un possibile incontro tra Benedetto XVI ed Alessio II, il Primate ortodosso di Cipro si è offerto come mediatore, auspicando che possa aversi entro un anno:
R. - (parole in greco)
Tra la Chiesa del Patriarcato di Russia e la Chiesa di Roma ci sono dei contatti e delle relazioni. Secondo me, il problema è la mancanza di un incontro tra i due capi, il Papa e il Patriarca russo.
Chrysostomos II ha inoltre riferito di aver parlato con il Papa della realtà dell’Isola di Cipro. Ed ha spiegato:
R. - (parole in greco)
Rispetto alla questione delle chiese cristiane in rovina nella parte occupata della nostra Isola, ho visto grande interesse in lui per questa questione, e sono sicuro che lui farà il suo meglio per la soluzione di questa questione.
E sulla possibilità di una visita di Benedetto XVI a Cipro, così ha detto ai giornalisti Chrysostomos II:
R. - (parole in greco)
Mi ha riferito volentieri che quando deciderà di andare a Gerusalemme, a visitare la Terra Santa, penserà di passare anche da Cipro, facendo un pellegrinaggio sui passi di San Paolo che è allo stesso tempo apostolo di Cipro come anche apostolo della Chiesa di Roma.
Infine, sulla Turchia: così si è espresso Chrysostomos II:
R. - (parole in greco)
Riguardo alla Turchia, ho riferito al Santo Padre che, se la Turchia vuole compiere un percorso europeo, dovrà fare come tutti gli altri Paesi europei, cioè rispettare le condizioni che pone l’Unione Europea.
“Desertificazione e cambiamenti climatici – Un’unica sfida per il Pianeta”: tema dell’odierna Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità
◊ “La desertificazione non è soltanto il problema ecologico più serio; è anche un forte ostacolo al soddisfacimento dei bisogni fondamentali degli abitanti delle zone aride”: è quanto afferma il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità, sul tema: “Desertificazione e cambiamenti climatici – Un’unica sfida per il Pianeta”. Un fenomeno, quello dell’inaridimento dei suoli, che compromette la salute e il benessere di un miliardo e 200 mila persone in oltre 100 Paesi. Sul rapporto tra desertificazione e cambiamenti climatici, Roberta Moretti ha intervistato il prof. Giampiero Maracchi, direttore dell’Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze:
R. – Nel tema “desertificazione”, peraltro abbastanza complesso, una componente ovviamente è legata anche al clima, nel senso che si mescola l’aspetto del clima con quello dell’impatto dell’uomo. Spesso la desertificazione è un effetto di degradazione del territorio, dovuto ad un eccesso di sfruttamento dal punto di vista agricolo. Antiche civiltà, come quelle mesopotamiche, sono finite proprio perché, avendo sfruttato troppo il territorio, sono cominciate forme di erosione.
D. – Quali sono le cause?
R. – L’eccesso o la mancanza d’acqua. L’eccesso, come per esempio nel nostro Mezzogiorno d’Italia, dove sono tipiche le “ciumare”, che hanno forme di erosione, di esondazione. La mancanza d’acqua, perché ovviamente dove non c’è acqua, non c’è neanche vegetazione e la vegetazione, da un punto di vista generale, è il maggior presidio del terreno.
D. – Quali sono le conseguenze sull’uomo?
R. – Naturalmente le zone cosiddette desertificate, che sono appunto più di quanto non siano i deserti naturali, sono generalmente contraddistinte da grande povertà, perché la produzione, che è la fonte principale di ricchezza per l’uomo, manca. Bisogna anche dire, però, che generalmente un appropriato uso dell’acqua con delle tecniche di tipo tradizionale, anche antico, permette di coltivare anche terre dove le precipitazioni sono molto poche. Basti pensare, per esempio, a quello che hanno fatto i coloni israeliani in aree semidesertiche, dove invece sono riusciti a coltivare il pompelmo, che esportano in tutto il mondo, utilizzando la tecnica moderna dell’irrigazione a goccia.
D. – Secondo lei, dopo il G8 in Germania, conclusosi con un accordo sul clima, ci sarà qualche miglioramento concreto rispetto al fenomeno della desertificazione o c’è bisogno di un impegno più forte a livello internazionale?
R. – I cambiamenti climatici in atto, tutto sommato, riguardano prevalentemente i Paesi industrializzati, comunque la fascia temperata piuttosto che la fascia tropicale. Sulla fascia tropicale il problema sono i modelli di sviluppo. Noi stiamo esportando modelli di industrializzazione negli ultimi due secoli che mal si adattano a quelle popolazioni. Dovremmo invece esportare modelli di sviluppo che tengano conto delle dure realtà locali e quindi anche delle disponibilità di capitali, della possibilità di utilizzare tecnologie. Dovremmo cercare di aiutarli ad utilizzare al meglio, anche con tecniche antiche, le risorse dei loro territori.
L’ONU dichiara il 2 ottobre, compleanno del Mahatma Gandhi, giornata internazionale della non violenza
◊ Grande gioia e orgoglio in tutta l’India per la decisione dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di dichiarare il 2 ottobre, compleanno del Mahatma Gandhi, Giornata internazionale della non violenza. L’ONU raccomanda a tutti i Paesi membri di osservare giornata della non violenza in maniera adeguata, assicurando la diffusione del giusto messaggio, soprattutto fra le nuove generazioni, promuovendo a tal fine campagne di sensibilizzazione nelle scuole. La notizia, diffusa ieri da fonti ufficiali di Nuova Delhi, è stata interpretata dal popolo indiano come il giusto tributo al messaggio di fratellanza e di pace che sta alla base della filosofia gandhiana. Particolare soddisfazione è stata espressa dai membri del governo del Paese asiatico. “E' un momento di grande orgoglio per l'India. Sono davvero molto contento per questa decisione”, ha commentato il Primo Ministro indiano, Manmohan Singh. Mentre il sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, Anand Sharma, ha messo in evidenza l'importanza di Gandhi nel mondo attuale, caratterizzato sempre più da conflitti e tensioni. “La non violenza - ha sottolineato Sharma - non ha nulla a che fare con la passività e la debolezza”. L'idea di fare del giorno del compleanno del Mahatma la festa della non violenza è derivata, secondo Sharma, da una Conferenza internazionale dal titolo “Pace, Non violenza e responsabilizzazione, la filosofia gandhiana nel ventunesimo secolo”, tenutasi a Delhi lo scorso gennaio. “La mobilitazione di massa e la non violenza di Gandhi - ha concluso Sharma - hanno determinato la caduta del colonialismo, rafforzato il concetto di sovranità popolare ed esaltato i diritti politici, civili ed economici, influenzando molti altri leader mondiale come Nelson Mandela e Martin Luther King”. (M.G.)
L'Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati chiede alla nuova presidenza portoghese dell’UE di dare priorità al tema dei profughi e del diritto d’asilo
◊ In vista della presidenza dell'Unione Europea del Portogallo per il secondo semestre del 2007, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha espresso le sue Raccomandazioni al Governo lusitano. In un incontro che si è svolto in nei giorni scorsi a Lisbona, L'UNHCR ha esortato, infatti, il Portogallo a mantenere la protezione dei rifugiati in Europa tra le priorità dell'Unione Europea. Durante la visita si è parlato delle politiche in materia di asilo all'interno dell'Unione Europea che, nei prossimi mesi, saranno sottoposte a consultazioni pubbliche lanciate dalla Commissione Europea e, a tal proposito, si sono affrontate anche le problematiche relative alle lacune presenti nell'attuale legislazione dell'UE e alle discrepanze tra il diritto europeo in materia d'asilo e le politiche degli Stati membri. l’UNHCR ha poi invitato la Presidenza entrante dell'UE a lavorare affinché le misure prese al fine di scoraggiare la migrazione irregolare non comportino violazioni dei diritti fondamentali, fra cui il diritto di cercare e godere dell'asilo. In particolare, sull'intercettazione ed il soccorso in mare, l'UNHCR ha chiesto al Portogallo, e agli altri Stati membri, di mettere maggiormente in risalto l'obbligo assoluto dei capitani di assistere persone che si trovano in pericolo in mare. L'UNHCR ha esortato la Presidenza portoghese anche a lavorare per superare la mancanza di chiarezza per quanto riguarda le responsabilità relative allo sbarco di persone soccorse in mare. Per l’occasione, l'UNHCR ha inoltre richiesto al Portogallo di impegnarsi affinché la cooperazione dell'UE con i Paesi terzi in materia di protezione dei rifugiati sia intrapresa in uno spirito di effettiva collaborazione, in modo da far fronte ai bisogni dei rifugiati e trovare soluzioni durature ai loro problemi. L'UNHCR spera che la Presidenza entrante promuova il dibattito sul re-insediamento dei rifugiati nell'Unione Europea. Al momento soltanto sei Paesi hanno programmi annuali di re-insediamento. L'UNHCR ha incoraggiato pertanto gli altri Paesi ad unirsi a questo sforzo. (M.G.)
La via della sostenibilità per le amministrazioni locali è il tema del IV Forum dell’Informazione cattolica per la salvaguardia del Creato organizzato a Firenze
◊ Un progetto di educazione alle famiglie per un abbassamento dei consumi dell’energia, e la nascita di un parco geo-minerario in Sardegna: sono tra i progetti illustrati questa mattina, nella giornata conclusiva del IV Forum dell’Informazione cattolica per la salvaguardia del Creato aperto venerdì a Firenze, promosso dall’Associazione culturale “Green Accord”. Il primo progetto, presentato dall’Associazione torinese “Vado al minimo”, sta già coinvolgendo un campione di famiglie del Piemonte e della Valle d’Aosta e si avvale della collaborazione degli enti locali mentre il secondo, coordinato da Giampiero Pinna, presidente del Parco, prevede la ristrutturazione degli antichi villaggi minerari lungo la costa per la nascita di strutture che favoriscano un turismo responsabile. E ieri, nella seconda giornata dei lavori, l’Associazione “Green Accord” ha presentato il progetto “L’impronta ecologica delle parrocchie”. L’impronta ecologica, idea nata dallo studioso americano Mathis Wackernagel, per controllare quanta natura abbiamo a disposizione e quanta ne usiamo, prevede – da parte delle parrocchie che hanno aderito a questa iniziativa – un ruolo-guida verso le famiglie per la diffusione di uno stile di vita responsabile e per un uso più intelligente dell’energia e dei beni di consumo. Di una profonda conversione culturale di tipo etico ha parlato anche padre Luigi Lorenzetti, direttore della rivista di teologia morale, mettendo in evidenza come la crisi ambientale sia soprattutto una crisi morale e, proprio per questo, bisogna aiutare l’uomo a superarla per creare e vivere un nuovo rapporto con la natura e con l’ambiente. (A cura di Marina Tomarro)
L’UNICEF lancia un nuovo allarme sull’Africa: le aree meridionali e orientali del continente sono il regno dei trafficanti di bambini
◊ I Paesi dell'Africa australe e orientale rischiano di diventare il regno dei trafficanti di bambini. L’allarme è stato lanciato dall’UNICEF, l'agenzia delle Nazioni Unite per l'infanzia, in occasione della giornata del bambino africano celebrata ieri. “Ogni anno 1,2 milioni di bambini sono vittime del traffico, sia all'interno dei paesi che oltre confine”, ha dichiarato il Direttore generale UNICEF Ann Veneman. “I bambini vengono trafficati per destinarli alla prostituzione, ai gruppi armati come bambini soldato, per ottenere lavoro a poco prezzo o gratuito e per farli lavorare come domestici o mendicanti. - ha poi aggiunto Ann Veneman - Il traffico espone i bambini a violenze, abusi sessuali, gravi stati d'incuria e all'infezione da HIV; viola i loro diritti di essere protetti, di crescere in un ambiente familiare e avere accesso all'istruzione”. Mentre Engebak, responsabile dell'UNICEF per l'Africa australe e orientale, ha sottolineato che nella regione vivono "oltre otto milioni di bambini orfani malati di Aids". In quest’area, il traffico degli esseri umani rende 9,5 miliardi di dollari l'anno, attraendo bande di organizzazioni criminali e portando la corruzione su scala globale. Per questi motivi L’UNICEF si appella alle comunità e alle famiglie, rilanciando un lavoro comune che deve partire dalla sicurezza della punizione dei trafficanti, seguito da un’azione per contrastare i fattori economici e sociali che sono dietro a questo crimine. A livello legislativo, però, solamente il Mozambico e il Sudafrica - rileva l'agenzia delle Nazioni Unite - hanno fatto progressi nell'adozione di leggi contro la tratta dei bambini. (M.G.)
Assegnata, ieri, a Rapolano la “Goccia d’Oro al merito della solidarietà”. Tema di questa edizione la “solidarietà con i bambini e giovani”
◊ Si è svolta ieri la sedicesima edizione del Premio Internazionale “Goccia d’Oro al merito della solidarietà”. Teatro dell’iniziativa il paese Rapolano Terme in provincia di Siena, da molti definito a buon diritto “capitale” morale del volontariato in Italia, dato che il 70 per cento dei suoi 4800 abitanti è composto da volontari. Il Premio, promosso dall’amministrazione comunale e dalla parrocchia di Santa Maria Assunta, viene assegnato ogni anno, oltre che a due volontari del luogo, a personalità, istituzioni pubbliche e private, associazioni e testate giornalistiche che si siano distinti in particolari operazioni di solidarietà o abbiano collaborato con i servizi di volontariato. Tema dell’edizione “La solidarietà con i bambini e giovani”. Per questo l’artistica goccia in oro zecchino dall’alto valore simbolico quest’anno è stata assegnata all’Ufficio presso la Segreteria generale dell’ONU che si occupa dei bambini soldato; al giornalista Giuseppe Carrisi per il suo libro “Kalami va alla guerra”; all’Unicef; all’ILO, l’Organizzazione Internazionale per il lavoro che si occupa dello sfruttamento dei minori; a Save the Children; a Shirim Ebadi, Premio Nobel per la pace per il suo impegno in favore dei diritti dell’infanzia; a Cino Tortorella, il mitico Mago Zurlì, per i progetti di solidarietà dell’Antoniano di Bologna e a Salvatore Verde, maestro della Basilicata, ideatore e sceneggiatore del film “l’Asilo di un Maestro”. La manifestazione si è aperta subito dopo la santa Messa presieduta da mons. Giovanni Marra, arcivescovo emerito di Messina, nella splendida cornice di Piazza Matteotti. Al termine della consegna delle “Gocce d’Oro”, le strade del cittadina toscana hanno ospitato una grande cena all’aperto, a cui hanno preso parte premiati, ospiti, volontari e tutta la popolazione di Rapolano. (M.G.)
Sri Lanka: ribelli Tamil continuano a reclutare bambini
◊ I guerriglieri Tamil e quelli della fazione Karuna (ribelli scissi dai Tamil nel 2004), nonostante i ripetuti appelli della comunità internazionale, continuano ad arruolare minorenni per rinforzare i loro contingenti armati nello Sri Lanka. Lo ha rivelato ieri un gruppo di lavoro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che si occupa di tutela dei bambini nei conflitti armati. Le Nazioni Unite hanno invitato le Tigri per la liberazione dell’Eelam Tamil (LTTE) ad “agire immediatamente e in modo trasparente, restituendo i piccoli alle famiglie, rispettando la neutralità delle scuole e consentendo l’ingresso di aiuti umanitari nelle zone sotto il loro controllo nel nord e nell'est dello Sri Lanka”. Il gruppo di lavoro dell’ONU, composto da 15 membri in rappresentanza dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza, ha anche inviato una lettera al governo dello Sri Lanka, chiedendogli di mettere tra le sue priorità la tutela dei minori, individuando chi ne abusa e punendolo severamente. Secondo i dati diffusi dall’UNICEF, al 31 dicembre 2006 le Tigri avrebbero arruolato almeno 1.685 minori e il gruppo Karuna almeno 165. Stando, però, all'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch, il numero potrebbe essere superiore. (M.G.)
Svolta politica nei Territori palestinesi: Abu Mazen dichiara Hamas “fuori legge”, mentre si insedia a Ramallah il nuovo governo dell’ANP
◊ Il nuovo governo di emergenza palestinese, guidato da Salam Fayyad, ha prestato stamani giuramento a Ramallah, in Cisgiordania, di fronte al presidente dell’ANP, Abu Mazen. Intanto, con un decreto, lo stesso Abu Mazen, ha dichiarato “fuori legge” la forza esecutiva di Hamas e le “milizie” del movimento islamico, che non riconoscono il nuovo gabinetto, congelando i fondi bancari del precedente governo di unità nazionale, guidato da Hamas. Forte, l’appoggio internazionale al nuovo esecutivo, la cui composizione è stata definitivamente approvata nella notte con un decreto presidenziale. Roberta Moretti:
Un appello all’unità tra tutti i Territori palestinesi, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, ora nelle mani dei radicali di Hamas, è stata la prima dichiarazione resa dal neo-premier dell’ANP, Fayyad. Il mandato del suo governo, che avrà per il momento dieci ministri e che non dovrà ricevere la fiducia del Parlamento, durerà trenta giorni e potrà essere rinnovato per un altro mese. Si tratta di un esecutivo di tecnici, che non appartengono né a Fatah, né ad Hamas. Da Gaza, Hamas ha fatto sapere di considerare il governo di Fayyad “illegittimo” e “illegale”, mentre il Quartetto internazionale sul Medio Oriente, formato da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite, ha garantito “pieno sostegno” ad Abu Mazen. “Un governo che non è un governo di Hamas è un partner (per la pace)”, ha dichiarato il premier israeliano, Olmert, che martedì a Washington incontrerà il presidente USA, Bush. Stamani, intanto, truppe israeliane sono entrate nel settore nord della Striscia di Gaza per una non meglio precisata “attività preventiva” di carattere militare, come ha informato a radio Gerusalemme il vice ministro della Difesa israeliano, Efraim Sneh. E mentre Israele ha sospeso le forniture di benzina verso Gaza, centinaia di palestinesi si sono affollati sul valico di Erez, chiuso “fino a nuovo ordine” di Israele, nel tentativo di raggiungere la Cisgiordania. E proprio in Cisgiordania, dove in questi giorni miliziani di al-Fatah hanno sferrato una serie di attacchi armati contro rivali politici di Hamas, due palestinesi sono stati uccisi la scorsa notte a Nablus dal fuoco di miliziani locali. Intanto, Hamas ha dichiarato che oggi sarà liberato Alan Johnston, il reporter della BBC rapito a Gaza tre mesi fa. - Il Quartetto internazionale sul Medio Oriente, formato da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite, potrebbe rinviare l'incontro previsto per il 26 giugno al Cairo, fino a quando non si sarà chiarita la situazione nei Territori palestinesi. Lo ha reso noto il ministero degli Esteri egiziano. Intanto, gli Stati Uniti si sono detti pronti a revocare le sanzioni economiche imposte all'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) dopo l'avvento al potere di Hamas. Lo ha riferito il console generale statunitense a Gerusalemme, anticipando l'annuncio ufficiale di Washington. Il Quartetto non si è ancora pronunciato sulle sanzioni.
- Sono ripresi questa mattina in Libano i bombardamenti dell’esercito contro le postazioni dei miliziani del gruppo integralista Fatah al Islam, che da quattro settimane sono asserragliati nel campo profughi palestinese di Nahr al Bared, a Nord di Beirut. Lo riferisce l'agenzia ufficiale libanese NNA, secondo cui diversi edifici in cui si annidavano cecchini di Fatah al Islam sono ora sotto il controllo dei militari.
- Afghanistan. Almeno 35 ufficiali della polizia, tra cui quattro stranieri, sono morti a Kabul per l'esplosione di un ordigno nascosto sull’autobus che li trasportava all'Accademia istruttori delle forze dell’ordine. Lo ha riferito il capo della polizia criminale, aggiungendo il veicolo è stato completamente distrutto dalla deflagrazione, avvenuta davanti al quartier generale. L'attentato è stato rivendicato dai guerriglieri talebani. Intanto, altri 10 poliziotti e 8 ribelli sono morti negli scontri esplosi stamani nell’ovest dell’Afghanistan, al confine con la frontiera iraniana.
- Ritrovato a Baghdad, in Iraq, il cadavere di un noto giornalista iracheno, Fleieh Wadday Migtahb, caporedattore del quotidiano filogovernativo al Sabah, rapito mercoledì scorso. Intanto, nella capitale è stato abrogato il coprifuoco, imposto quattro giorni fa, dopo la bomba che ha distrutto i minareti della moschea di Samarra e che ha fatto temere una nuova ondata di violenze confessionali. La misura di sicurezza resta invece in vigore a Samarra. E non si ha ancora nessuna notizia di padre Hany Abedlahad, il sacerdote caldeo rapito recentemente a Baghdad, nel territorio della sua Parrocchia. Il sequestro è avvenuto tre giorni dopo l’assassinio del suo confratello, padre Ragheed Gani, e tre diaconi nella città di Mosul. Sul fenomeno dei rapimenti di religiosi in Iraq, Emer Mc Carthy ha intervistato padre Amer Najeem, che conosce personalmente padre Abedlahad:
R. – Forse si parla poco dei preti rapiti in Iraq, perché ormai è una cosa normale. Questi sacerdoti, che vengono rapiti ogni tanto, vengono trattati male e umiliati. Alcuni di loro subiscono anche violenze durante il rapimento. Fino adesso, grazie a Dio, nessuno di quelli che sono stati rapiti, non è tornato. Sono tornati tutti, sempre, però, pagando alti riscatti, che sfruttano la Chiesa. Questa è una conseguenza della mancanza di sicurezza. Non sono sempre organizzazioni terroristiche, molti di loro, infatti, sono ladri. In un Paese che non ha un governo, un’istituzione chiara, si può fare del male a tutti e facciamo fatica a contattarli. Fanno in modo di tagliare le notizie solo per aumentare i soldi chiesti e per suscitare paura e terrore.
D. – Quante chiese sono state chiuse a Baghdad ultimamente?
R. – Sarebbero sette le chiese chiuse o perché i cristiani non ci sono, in quanto forzati ad andare via o perché volevano, o perché i sacerdoti, dopo essere stati rapiti, per forza – non c’è altra scelta – non possono tornare nella zona.
D. – Quali sono i suoi sentimenti di timore, di speranza, per il futuro della sua Chiesa, della sua missione, del suo popolo in Iraq?
R. – Timore e preoccupazione. Non si possono nascondere questi sentimenti, perchè non sono semplicemente i sentimenti di uno che ha solo paura di tornare o ha paura di quello che c’è dietro al terrorismo. Si tratta del futuro di tutto un Paese.
- L’Iran ha accusato la Gran Bretagna di essersi “messa contro le Nazioni islamiche” per l’onoreficenza concessa ieri dalla Regina Elisabetta all’“apostata” Salman Rushdie, autore del romanzo “I versi satanici”, che nel 1989 gli costò una ‘fatwa’ di condanna a morte da parte dell'ayatollah Ruhollah Khomeini. “Concedere un’onoreficenza ad una persona tra le più odiate dalla comunità islamica - ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran - è un chiaro esempio delle manovre anti-islamiche delle autorità britanniche”.
- Seggi aperti in Francia per il secondo turno delle elezioni legislative per designare i 577 deputati dell'Assemblea nazionale. Alle 12.00 aveva votato il 22,90% degli elettori. Tutti i sondaggi danno per certa una vittoria nettissima della destra, che si riconosce nel neo presidente, Sarkozy. Da Parigi, Francesca Pierantozzi:
Il risultato dei ballottaggi di oggi è stato ampiamente annunciato dal primo turno di una settimana fa: vincerà l’UMP, il partito di Sarkozy, perderà la sinistra, dai verdi ai comunisti, decimati, fino ai socialisti. Resta da vedere quale sarà l’entità della vittoria per gli uni e della sconfitta per gli altri. Molto dipenderà dalla mobilitazione degli elettori. Con quasi il 40 per cento di astensione, il primo turno di domenica scorsa ha registrato un record di indifferenza nella storia della Quinta Repubblica. Oggi i francesi sembrano appena più motivati: a mezzogiorno il tasso di partecipazione era del 22,9%, circa mezzo punto in più rispetto a una settimana fa. Il centro destra punta al record e spera di superare i 400 deputati sui 577 del Parlamento. Il Partito socialista punta invece a non scendere sotto quota 100: ogni risultato a tre cifre, il meno lontano possibile dai 149 parlamentari socialisti dell’Assemblea uscente, verrà considerato come una sconfitta “accettabile”. I comunisti sperano di salvare il loro gruppo parlamentare e di riuscire ad avere almeno 20 deputati, anche se nessun sondaggio ci crede. Deludente esordio per il nuovo Movimento Democratico del centrista François Bayrou: dei quattro candidati ancora in gara, soltanto Bayrou è sicuro di vincere il ballottaggio nella sua circoscrizione.
- Dopo le elezioni amministrative regionali e locali dello scorso 27 maggio, ieri è stata la data limite per la costituzione degli otto mila Consigli municipali di Spagna. Per una visione di insieme delle forze politiche che governeranno per i prossimi quattro anni, ascoltiamo il servizio di Ignazio Arregui:
Benché i Popolari abbiano ottenuto la maggioranza totale dei voti, i socialisti sono riusciti a superare i popolari per una maggiore capacità di formazione di alleanze, laddove mancava una maggioranza assoluta. E’ così che i socialisti avranno, a partire da oggi, il governo di 25 capoluoghi, mentre ai Popolari ne sono affidati 23. Altre forze politiche governeranno nei restanti 2 capoluoghi delle 50 province spagnole. Non cambia la situazione, invece, nelle grandi città. I Popolari avranno il governo locale di Madrid e Valencia, mentre i socialisti continueranno a governare a Barcelona, Sevilla, Zaragoza, mentre Bilbao resta sotto il controllo dei nazionalisti moderati. Rispetto alle precedenti elezioni amministrative del 2003, si registra un sensibile incremento del potere locale in favore dei socialisti, che allora governavano in 15 capoluoghi, mentre i Popolari in 32. Ieri, nelle cerimonie di costituzione dei Consigli municipali, si sono registrati alcuni incidenti, in particolare nei Paesi Baschi, a causa di movimenti di protesta di militanti della sinistra radicale, che sono stati esclusi dalle elezioni del 27 maggio per la loro vicinanza al gruppo armato ETA.
- E’ stato arrestato nel Montenegro e sarà trasferito all’Aja l’ex generale della Polizia serba, Vlastimir Djordjevic, ricercato dalla giustizia internazionale per crimini di guerra durante il conflitto del 1998-'99 in Kosovo. Lo ha reso noto il procuratore del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia.
- Arrestato in Indonesia il capo supremo del gruppo terrorista islamico, Jemaah Islamiya. Si tratta dell'emiro Zarkasi, che è stato bloccato alcuni giorni fa a Giava, subito dopo la cattura del capo militare dell'organizzazione, Abu Dijana. Lo ha riferito la Polizia indonesiana. L’organizzazione Jemaah Islamiyah, legata ad Al Qaeda, è responsabile degli attentati a Bali nel 2002, dell’attentato al Marriot Hotel di Giakarta nel 2003 e di quello contro l’ambasciata australiana nel 2004.
- Andiamo nello Yemen. I ribelli sciiti della provincia settentrionale di Saada hanno accettato un cessate il fuoco con le truppe governative, dopo un accordo mediato dal Qatar per mettere fine a una crisi interna cominciata nel 2004, che ha provocato centinaia di morti e migliaia di sfollati. La TV di Stato ha reso noto che il capo dei ribelli, Al Huthi, e altri leader dovranno lasciare lo Yemen ed andare per un periodo imprecisato a Doha, la capitale del Qatar, astenendosi da attività politiche e mediatiche contro il governo yemenita.
- Una persona è morta di influenza aviaria in Vietnam, nella provincia di Ha Tay, prima vittima nel Paese dal 2005. Lo ha annunciato ieri la Televisione statale, citando un rapporto del governo. Sale così a 43 il numero totale delle vittime del virus in Vietnam. Secondo un comunicato del ministero della Sanità, il decesso è avvenuto la settimana scorsa. (Panoramica Internazionale a cura di Roberta Moretti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 168
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