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SOMMARIO del 16/06/2007
Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il primate ortodosso di Cipro, Chrysostomos II. Firmata una Dichiarazione comune per l'unità dei cristiani e lanciato un appello per la pace in Medio Oriente
◊ “Un’opera immane” ci attende, al di là delle capacità umane, per giungere alla piena comunione tanto auspicata da Cristo: con parole di gioia e gratitudine Benedetto XVI ha accolto stamani in Vaticano l’arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, Chrysostomos II, giunto a Roma martedì scorso. L’incontro è stato suggellato con la firma di una Dichiarazione Comune, e si è poi concluso con un momento di preghiera. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Un dono del Dio della perseveranza e della consolazione”, la visita dell’arcivescovo ortodosso Chrysostomos II, accolto da Benedetto XVI nella Biblioteca privata, quale Pastore di una Chiesa d’Oriente antica e illustre:
“Del dono della perseveranza facciamo oggi esperienza poiché, nonostante la presenza di secolari divisioni, di strade divergenti, e malgrado la fatica di ricucire dolorose ferite, il Signore non ha cessato di guidare i nostri passi sulla via dell’unità e della riconciliazione. E questo è per tutti noi motivo di consolazione, poiché l’odierno incontro si inserisce in un cammino di sempre più intensa ricerca di quella piena comunione tanto auspicata da Cristo: ut omnes unum sint”.
Da Cipro a Roma non semplicemente per uno “scambio di cortesia ecumenica”, ha sottolineato il Papa, ma perché sospinti dalla necessità e dall’urgenza di “proseguire, senza scoraggiarci il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme”. Un’“opera immane”, “che va la di là delle capacità umane”, per cui “è necessario affidarsi innanzitutto alla preghiera”, ma anche porre in atto “ogni valido mezzo umano, che possa giovare allo scopo”. Dunque, ha raccomandato Bnedetto XVI, “uno sforzo costante, animato da una volontà certa e da una speranza incrollabile nella potenza del Signore”.
Richiamando le origini della Chiesa di Cipro, ricca di Santi tra cui Epifanio e Barnaba, il Santo Padre ha evidenziato sfide e problematiche comuni ai nostri giorni:
“Come allora, anche oggi occorre vigilare attentamente per mettere in guardia il Popolo di Dio dai falsi profeti, dagli errori e dalla superficialità di proposte non conformi all’insegnamento del divino Maestro, nostro unico Salvatore”.
Ha fatto eco alle preoccupazioni del Papa, l’arcivescovo Chrysostomos II, evidenziando come l’Europa, “culla della civiltà occidentale” e “sede gloriosa dello spirito cristiano”, stia “attraversando un periodo di crisi e di disorientamento, di ateismo e di dubbio, di secolarizzazione e di decadenza”. “La società e l'uomo del nostro tempo ha sete e cerca”, ha detto l’arcivescovo cipriota, invitando le Chiese d’Europa a rispondere unite, pena il fallimento di tanti sforzi isolati e la condanna alla disperazione esistenziale di tanti uomini e donne del nostro tempo.
La visita a Benedetto XVI giunge alla vigilia dei 35 anni dei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Repubblica di Cipro, ha ricordato l’arcivescovo ortodosso, facendo appello alla preghiera del Papa per il ritorno alla pace e all’unità nell’isola di Cipro, dove “i diritti umani vengono calpestati”, ha denunciato Chrysostomos II, e dove “la Chiesa soffre ma anche resiste dignitosamente”.
Quindi, in un clima di grande fraternità è stata firmata una Dichiarazione comune di impegni e speranze per la “piena unità tra tutti i cristiani”, rispondendo alle attese dei tempi. Nel documento si elencano le urgenze drammatiche per la pace in Medio Oriente, e si fa appello a tutti quelli che nel mondo alzano la mano contro i propri fratelli a deporre le armi. Si pone quindi la difesa dei diritti umani a partire dalla libertà religiosa. Si chiede poi all’Europa di non limitarsi ad una cooperazione meramente economica ma di poggiare su “solide basi culturali” e su “condivisi riferimenti etici”, e di aprirsi alla “dimensione religiosa”. Ci sono poi le sfide della bioetica che vanno ad intaccare la dignità dell’uomo e dell’ambiente che minacciano il Creato e ancora della povertà, della fame e delle malattie in cosi tanti Paesi. Infine, l’invocazione al Signore della storia perché “l’annuncio di salvezza del Vangelo raggiunga le nuove generazioni e sia luce per tutti gli uomini”.
L’incontro tra il Santo Padre e l’arcivescovo Chrysostomos si è concluso nella Cappella Redemptoris Mater con un momento di preghiera comune.
Una valutazione del primate ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, sui rapporti tra cattolici e ortodossi
◊ Da giorni in Italia, dove ha potuto incontrare i vertici dell'episcopato nazionale e ricevere, giovedì scorso, una Laurea honoris causa in Missiologia, conferitagli dalla Pontificia Università Urbaniana, il primate della Chiesa ortodossa di Cipro, Chrysostomos II, si è soffermato al microfono di Fabrizio Mastrofini sullo stato dei rapporti frea cattolici e ortodossi:
(parole in greco)
R. - Penso che i rapporti che già abbiamo siano rapporti ottimi e la mia speranza è che diventino ancora migliori, dal momento che collaboriamo e che questo è ciò che desideriamo noi tutti come cristiani - sia ortodossi sia cattolici - perché è la volontà di Dio.
D. - Su quali temi concreti può svilupparsi ulteriormente il dialogo tra il mondo cattolico e il mondo ortodosso? La pace, l’ecologia, la difesa del Creato, i giovani...
(parole in greco)
R. - Penso che il dialogo teologico può condurci a tutto ciò che possiamo desiderare, e il nostro riavvicinamento come cristiani ci porta all’amicizia, all’amore, alla pace, alla collaborazione e tutto questo è frutto del nostro incontro.
Altre udienze e nomine
◊ Benedetto XVI riceverà nel pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.
In Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Città di Castello, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Pellegrino Tommaso Ronchi, dei Francescani Minori Cappuccini. Al suo posto, il Pontefice ha nominato padre Domenico Cancian, superiore generale dei Figli dell’Amore Misericordioso. Il 60.enne neo presule, ha conseguito la Licenzia in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana. Ha frequentato corsi di indirizzo biblico alla Pontificia Università Gregoriana ed all’Istituto Biblico di Roma, conseguendo la Laurea in Teologia Biblica. Nel corso del suo ministero ha ricoperto, tra gli altri, gli uffici di insegnante di latino e greco al Seminario dei Figli dell’Amore Misericordioso a Collevalenza, responsabile della comunità di Collevalenza, insegnante di Teologia Biblica e Pastorale all’Istituto Teologico di Assisi. Ha ricoperto l’incarico di rettore del santuario di Collevalenza e dal 15 luglio 2004 è superiore generale dei “Figli dell’Amore Misericordioso”.
Vigilia ad Assisi della prima visita di Benedetto XVI. La gioia della comunità locale nelle parole dell'arcivescovo, Domenico Sorrentino
◊ Assisi e l’Umbria attendono con gioia la visita di Benedetto XVI che domani compirà la sua prima visita apostolica nella città di San Francesco e Santa Chiara. L’arrivo del Santo Padre è previsto per le 8.20 del mattino a Rivotorto, dove giungerà in elicottero e dove verrà accolto dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Domenico Sorrentino, dal presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Romano Prodi, e dai rappresentanti degli enti locali. Il servizio è di Stefano Leszczynski.
La visita pastorale di Benedetto XVI ad Assisi si svolge nel segno dell’VIII centenario della “conversione di San Francesco” e la sua presenza, così come la sua parola, rappresentano il culmine di questa celebrazione già in corso dall’ottobre 2006. Il tema della conversione di Francesco è particolarmente caro al Papa, e tra le primissime tappe di questa importante visita sarà proprio il crocifisso di San Damiano presso la Basilica di Santa Chiara, dove il Papa sosterà per un momento di preghiera in privato. La custodia del Crocifisso da parte delle Clarisse è particolarmente significativa proprio per la scelta di vivere in maniera radicale e profonda il Vangelo che accomunava Chiara e Francesco, come ci spiega la storica medievista Chiara Frugoni:
R. - Per tutta la vita, Chiara ribadì di essere la pianticella di Francesco e che comunque, morto Francesco, Chiara aveva coscienza di portarne avanti la proposta più genuina, perché voleva dire l’attuazione radicale del Vangelo e quindi assai difficile poi da mettere in pratica. Di fronte ai cambiamenti che avvenivano nell’Ordine maschile, Chiara ebbe nettissima la coscienza di essere colei che portava avanti il vero messaggio di Francesco: lei e le sue compagne. E questo aspetto lei lo ribadisce anche nel testamento, nel quale dice: noi dobbiamo essere specchio sia per i Francescani sia, però, per tutto il mondo, anche per laici, quindi far rivivere nel mondo veramente il messaggio d’amore del Vangelo.
Subito dopo l'arrivo, il corteo papale raggiungerà la Curia provinciale dei Frati minori cappuccini, dove Benedetto XVI vestirà i paramenti liturgici della celebrazione che si svolgerà nella Piazza inferiore di San Francesco, alle ore 10. Dopo l’Angelus, Benedetto VI visiterà in privato la tomba di San Francesco, accompagnato dal custode del Sacro Convento, padre Vincenzo Coli. Nel pomeriggio, il Papa incontrerà nella Cattedrale di San Rufino il clero diocesano, i seminaristi, i religiosi e le religiose di Assisi. Infine, prima di ripartire per Roma, l’attesissimo incontro con i giovani nel Piazzale della Basilica di Santa Maria degli Angeli. La Pastorale giovanile regionale ha diffuso in tutta l’Umbria, nelle scorse settimane, ben 158 mila depliant-inviti ed ha predisposto un sito internet informativo all’indirizzo www.giovaniassisi.it. Sulle attese e le speranze dei giovani, abbiamo raccolto il commento di Ilaria Vellani, vicepresidente nazionale del settore giovani dell’Azione Cattolica:
R. - E’ un incontro molto bello, anche perché Assisi è il luogo della preghiera con le altre religioni - come non ricordare il rpimo appuntamento dell’86 - quindi è un luogo carico di tanti significati che rende questo incontro sicuramente prezioso.
D. - Un incontro tra l’altro che avviene nell’VIII centenario della conversione di Francesco. Anche questo è un elemento simbolico molto forte…
R. - Sì, un elemento simbolico forte anche perché Francesco ha la capacità di suscitare grande fascino ancora oggi, soprattutto sui giovani. Un fascino legato alla sua figura ma soprattutto, credo, proprio alla sua capacità di ascolto del Signore e di ciò che Lui gli chiedeva.
Come detto, ad accogliere domani il Pontefice al suo arrivo nella cittadina umbra vi sarà, tra gli altri, l'arcivescovo della diocesi locale, mons. Domenico Sorrentino. Giovanni Peduto lo ha intervistato:
R. - Ottocento anni fa, San Francesco era un giovane di questa città alla ricerca di gioia, alla ricerca di gloria, alla ricerca di successi mondani. Nel suo animo c’era tanta tristezza nonostante tutto. Passò la grazia ed egli si sentì portato a rivedere la sua vita. Incontrò Gesù Cristo e da quel momento Gesù Cristo fu tutto per lui e diventò San Francesco. La sua vita cambiò e cambiò la vita di questa città. Noi ad Assisi ci sentiamo continuamente interpellati dalla sua figura, dal suo messaggio. La ricorrenza del centenario ci ha dato certamente una spinta in più, per rivedere anche noi stessi. E’ nato l’Anno della Conversione come commemorazione della conversione di Francesco, ma soprattutto impegno per noi. Ed è proprio nel quadro di questo anno che arriva qui il Santo Padre.
D. - Dopo otto secoli, Francesco è più attuale che mai: in cosa è consistita la sua profezia?
R. - Francesco, come è noto oggi, viene accolto da tanti e perfino da non cristiani e da tutti coloro che hanno a cuore le sorti del mondo, le sorti dell’uomo, le sorti della storia e questo perché ha messaggi che vanno in tante direzioni. Il cuore del suo messaggio, che lo rende tanto attuale, è il fatto che egli ha saputo vivere il Vangelo in una maniera tale che è realmente espressione di un Vangelo che è verità dell’uomo e che è capace di dare senso alla vita, al punto tale da poter essere realizzato, applicato, senza sconti e con la pienezza della vita interiore ed anche dell’espressione esteriore della vita. Francesco fece una vita di povertà e attraverso di essa, tutta dedita al Signore, scoprì anche il senso del cosmo, la letizia, il canto, la lode. Oggi, siamo in un realtà storica che ha tanti valori, tante cose belle, tante possibilità anche sotto il profilo economico, tecnico, ma c’è anche tanta tristezza, c’è anche tanto vuoto, c’è anche tanto bisogno di senso. La profezia di Francesco va proprio in questa direzione: ci dice che è possibile trovare in Gesù e nel suo Vangelo il senso della vita.
D. - Lei, eccellenza, da oltre un anno è il pastore della Città del Serafico, come è denominata Assisi: vuole descriverci la realtà pastorale di questa terra? Vive ancora lo spirito di Francesco?
R. - Direi di sì. Assisi e Francesco fanno corpo: non si capirebbe Francesco senza Assisi ed ora non si capirebbe nemmeno Assisi senza Francesco. E’ stato un cammino interiore, quello di Francesco, che ha avuto in gran parte le sue tappe, quelle fondamentali, proprio in questa città. Non a caso egli ha voluto anche morire in questa città. Si potrebbe dire che tutto parla di lui in questa città. C’è uno spirito francescano che si sente, che si sente nei figli di Francesco che qui abitano, ma anche nel calore con cui tutta questa Chiesa avverte il senso di questo suo grande figlio e si sente privilegiata a poterne seguire il messaggio. Naturalmente, siamo anche fragili ed anche noi abbiamo i nostri limiti e le nostre distanze dall’ideale e misurarci quindi con Francesco, che ci riporta il Vangelo nella sua verità più profonda, ci fa sempre sentire anche tanto limitati e bisognosi di conversione. Ecco perché ce la stiamo mettendo tutta, anche come Chiesa, per una conversione che non sia soltanto spirituale, ma anche pastorale e che ci metta cioè in grado di dare risposte vive alle tante urgenze pastorali del nostro tempo.
D. - Quali saranno le tappe del Pontefice ad Assisi e secondo quali criteri sono state fissate?
R. – Alcune tappe sono quelle che evocano in maniera specifica la conversione di Francesco: il Papa comincerà da Rivo Torto, dove atterrerà e farà una brevissima visita al Santuario. Passerà poi davanti ad una piccola chiesa che era quella dell’antico lebbrosario di Assisi: ciò perché nella vita di Francesco l’incontro con i lebbrosi ed il servizio ai lebbrosi rappresentò un primo momento della sua conversione. E’ il Santo stesso che lo dice nel suo Testamento. Benedetto XVI si recherà poi nella chiesa di San Damiano, che è il luogo dove il Crocifisso parlò a Francesco, dandogli la sua missione: “Va Francesco, ripara la mia casa”. Il Papa passerà poi per la chiesa di Santa Chiara, dove è conservato il Crocifisso originario di San Damiano. Queste tappe evocano tutte la prima conversione. Successivamente, ci sarà l’incontro alla Basilica di San Francesco, che sarà il luogo della concelebrazione eucaristica: come tutti sanno qui sono conservate le spoglie mortali di San Francesco. Nel pomeriggio poi, il Papa si recherà a San Ruffino, la cattedrale dove è conservato il battistero in cui Francesco ricevette il Battesimo e qui il Papa incontrerà, oltre ai sacerdoti, i religiosi e le religiose. La cattedrale è il luogo dell’unità, è il luogo della comunione. In questo momento, il Papa ha voluto che Assisi fosse particolarmente unificata. Sono note le vicende del "motu proprio", con il quale il Santo Padre ha unificato la pastorale assisana, anche quella delle grandi basiliche, intorno al vescovo di Assisi e nell’ambito della Chiesa assisana. Il Papa sarà, infine, a Santa Maria degli Angeli, alla Porziuncola, avrà il grande incontro con i giovani e sarà - direi - una consegna o meglio una riconsegna di Francesco ai giovani. Francesco è un Santo che rimase giovane, con la santità e con la giovinezza il Papa lo riconsegnerà come messaggio e come figura ai giovani.
D. – Di recente lei ha fatto dono al Papa di un suo libro: vuole parlarcene?
R. – E’ un libro intitolato “L’esperienza di Dio”. E’ un libro che mette a fuoco le dinamiche dell’esperienza spirituale cristiana. Era da tempo che lo avevo in cantiere, ma la Provvidenza ha voluto che fosse pubblicato proprio qui ad Assisi e nel contesto di questa visita, al punto che l’ho dedicato a Benedetto XVI in visita ad Assisi. E perché questo legame particolare? Le dinamiche della vita cristiana sono dinamiche universali che si possono riscontrare in tutte quante le figure dei santi. Ma indubbiamente Francesco è un santo che presenta un vissuto speciale, particolarmente toccante, che riesce ad illustrare in modo straordinario, cosa sia realmente la vita cristiana quando viene vissuta in profondità. In questo libro c’è un particolare tocco francescano che aiuta a capire che cosa è l’incontro di ciascuno di noi con il Signore. Io spero che anche questo, nell’ambito della visita pastorale, nell’ambito di questo momento speciale che la nostra comunità cristiana di Assisi sta vivendo, possa contribuire a portare frutti di santità.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - "Benedetto XVI nella Capitale delle Beatitudini percorrendo la strada che 'allarga' la vita": la visita pastorale ad Assisi in occasione dell'VIII centenario della conversione di San Francesco.
Servizio estero - Medio Oriente: non si prospetta una ricomposizione della profonda frattura tra i palestinesi. Abu Mazen nomina un nuovo Primo Ministro.
Servizio culturale - Un articolo di Giovanni Marchi dal titolo "Lì dove Alfieri divenne Alfieri": il rapporto del tragediografo con la città di Roma.
Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.
Il cardinale Achille Silvestrini ricorda il prof. Giuseppe Alberigo , insigne storico del cristianesimo, scomparso giovedì scorso a Bologna
◊ Un uomo che unì la creatività intellettuale ad una profonda passione per la storia della Chiesa, talvolta analizzata e scritta nel suo stesso divenire, come accadde all’inizio degli anni Sessanta con lo svolgersi del Concilio Vaticano II. Furono queste alcune delle qualità che hanno reso celebre il lavoro del prof. Giuseppe Alberigo, insigne storico del cristianesimo, scomparso due giorni fa a Bologna all’età di 81 anni. Il suo nome è legato non solo alla stagione conciliare, ma anche a colui che del Concilio fu promotore, il Beato Papa Giovanni XXIII, oltre che al Centro studi di Giuseppe Dossetti. Le esequie del prof. Alberigo saranno celebrate a Bologna lunedì prossimo, alle 15, nella Chiesa di San Bartolomeo. Alessandro De Carolis ha chiesto ad un amico del docente scomparso, il cardinale Achille Silvestrini, di tracciarne un ricordo:
R. - E’ stato una persona straordinariamente cordiale, accogliente. Ogni volta che ci incontravamo era reciprocamente un’occasione di gioia, di festa. L’ultima volta, l’ho visto a Bologna per la Messa di suffragio di Beniamino Andreatta. Lui è venuto a salutarmi e a ringraziarmi per aver partecipato alla celebrazione. Poi, soprattutto, bisogna esprimere grande ammirazione per il prof. Alberigo: è stato uno studioso di grande livello e non solo per la tradizione da cui veniva - i suoi maestri sono stati Giuseppe Dossetti, mons. Hubert Jedin e il professor Delio Cantimori. La convinzione che aveva era che la storia del cristianesimo richiedesse uno studio accurato per poter indicare agli studiosi, al mondo della cultura, alla gente cosa avesse rappresentato il cristianesimo nella storia del mondo e particolarmente dell’Italia. La sua stagione ecclesiale viene da Giovanni XXIII, dal cardinale Lercaro: Alberigo ha seguito il Concilio Vaticano II con grandissima partecipazione e con grande convinzione ed energia ha voluto trattare fin da subito una storia del Concilio. In modo analogo, Alberigo aveva raccolto le testimonianze che sono servite per la Causa di beatificazione di Giovanni XXIII. Quindi, Giovanni XXIII e il Vaticano II sono state un po’ le tematiche più importanti alle quali lui si è dedicato.
D. - Negli ultimi tempi, è stato celebrato in diverse occasioni il quarantennale del Concilio Vaticano II: dove risiede, in particolare, l’eredità del professor Alberigo?
R. - Anzitutto, nella sua Storia del Concilio Vaticano II: quei cinque volumi sono unici. Ed è interessante che il Santo Padre, Benedetto XVI, quando lo ricevette in udienza, nel febbraio scorso, gli disse di voler lasciare a lui e all’archivio bolognese le sue carte conciliari, un segno di grande stima. Ora, il suo progetto sarà portato avanti dal Centro di studi da lui fondato insieme con Giuseppe Dossetti, che è un grande Centro sia per una straordinaria, accuratissima biblioteca, sia proprio per l’archivio che custodisce.
D. - Dunque, all’inizio del terzo millennio cristiano, quel è, eminenza, l’importanza dell’“officina bolognese”?
R. - Sta anzitutto nel proseguire con lo stesso slancio la ricerca storica, perché abbiamo bisogno di ricerca storica, ma seria, com’era quella che il prof. Alberigo aveva condotto per il Concilio e per Giovanni XXIII. Perché allora si è davvero sicuri che si può conoscere e parlare di questo tempo, e quindi anche ricavarne indicazioni per il futuro della storia cristiana.
D. - Un aspetto questo, che Benedetto XVI sottolinea sempre...
R. - Sì, sì: sempre. Non si può ignorare quello che è accaduto, perché questo ci aiuta a capire e anche a sperare, a operare per quello che sarà il futuro della Chiesa.
Nel pomeriggio previsto, nei Territori Palestinesi, l'insediamento del nuovo governo
◊ Nei Territori Palestinesi, è attesa in giornata l’investitura ufficiale a Ramallah di Salam Fayyad, nominato ieri nuovo premier del governo palestinese. Subito dopo, è prevista la formazione del governo di emergenza, ritenuto già illegittimo da Hamas, che considera il passaggio istituzionale come un colpo di Stato. Il primo ministro uscente, Ismail Haniyeh, esponente del movimento integralista, ha escluso intanto la proclamazione nella Striscia di Gaza - ormai nella mani di Hamas - di uno Stato palestinese distinto dalla Cisgiordania. Per un’analisi della situazione nei Territori Palestinese, Luca Collodi ha raggiunto telefonicamente a Betlemme, Charlie Abou Saada, giornalista arabo cristiano direttore del “Juthouruna Youth Forum”:
R. - L’Autorità Palestinese ha paura che i disordini di Gaza si estendano pure in Cisgiordania. Ecco, quindi, perché ha dichiarato lo stato d’emergenza su tutto il territorio. Intanto, è già iniziata una battaglia legislativa fra le due parti, al Fatah e Hamas. Hamas dice che Abu Mazen non ha la facoltà di dichiarare lo stato d’emergenza. Aspettiamo ora di vedere chi vincerà questa battaglia istituzionale. Alcuni parlano addirittura di un golpe islamico. Anche al Fatah vuole dimostrare questo, perché intende avere il maggiore appoggio internazionale possibile. Ma io credo che la cosa non sia così. Ciò che sta succedendo, semplicemente e purtroppo, è una faida interna tra alcuni generali della guerra.
D. - Com’è il comportamento, in queste ore, dello Stato israeliano?
R. - Questa lotta interna tra al Fatah e Hamas fa comodo agli israeliani: è quello che vogliono loro, la guerra tra fratelli. Il grande vincitore, quindi, è Israele. Ma ancora il governo israeliano non ha preso alcuna decisione, tranne la chiusura delle frontiere tra Gaza e Israele.
D. - Perché c’è questa guerra civile all’interno di Gaza, che in qualche modo va a rendere molto difficile la vita ad un futuro Stato palestinese?
R. - Il problema nasce nel 1993, cioè dagli Accordi di Oslo, quando Arafat ha preso la guida della nazione con gli uomini di al Fatah, ma purtroppo il premier e anche la polizia palestinese non comanda: chi comanda è il governo israeliano. E quindi, gli uomini di al Fatah non hanno potuto governare per bene. Tutto questo ha fatto sì che la popolazione in generale abbia avuto sempre meno simpatia per gli uomini di al Fatah. Ed ecco che nelle elezioni di due anni fa, la maggioranza ha scelto Hamas come contro-reazione, ma purtroppo né quel governo, né il governo di oggi è riuscito a governare.
D. - Esiste il rischio di infiltrazione del fondamentalismo islamico in questa situazione di caos nella Striscia di Gaza?
R. - Certo. Gaza ha una superficie di circa 136 chilometri quadrati, ci vivono meno di due milioni di palestinesi. Le frontiere sono tutte chiuse, il lavoro è quasi nullo, turismo chiaramente non ce n’è, il terreno è arido e quindi grande è la povertà, tante le malattie... ecco il terreno adatto per il fondamentalismo islamico. Ecco perché a Gaza la maggioranza assoluta della popolazione appoggia Hamas.
D. - Un’ultima domanda sulla situazione degli arabi cristiani, nella Striscia di Gaza. Che notizie hai?
R. – Il giornale israeliano Maariv ha parlato di 14 mila persone che sono uscite dalla Striscia di Gaza dal 2005, cioè dal ritiro dell’esercito israeliano; tra queste 14 mila, ci sono decine di cristiani arabi palestinesi. Oggi ci sono solo duemila cristiani, ci sono due chiese, due scuole, ci sono le Piccole Sorelle di Gesù Bambino, ci sono le Suore del Rosario. Chiaramente stanno soffrendo molto. Il parroco latino di Gaza ha lanciato un appello contro la violenza e per il dialogo. Ma, quello che mi preoccupa moltissimo è se Hamas veramente riuscisse ad applicare la legge islamica su Gaza. Chiaramente, lì proprio hanno bisogno non solo di molte preghiere, ma anche di essere aiutati.
Sul terreno, intanto, centinaia di militanti armati di Al Fatah hanno attaccato le istituzioni controllate da Hamas in Cisgiordania, compreso l'edificio del Parlamento a Ramallah. I militanti di Al Fatah hanno tentato, inoltre, di catturate il vicepresidente del Consiglio legislativo Palestinese, Hassan Khuraishan. Anche la sede del Consiglio comunale di Nablus, controllato da Hamas, è stata occupata da militanti del movimento del presidente.
I medici dell'Ordine di Milano a convegno per discutere delle proposte normative sul "Testamento biologico"
◊ Sono diversi i progetti al vaglio del parlamento italiano riguardanti il cosiddetto "Testamento biologico", un tema delicato che si incrocia con le problematiche sollevate dall'accanimento terapeutico e dall'eutanasia. Su questo argomento, medici e ricercatori sono a confronto da questa mattina, all'Università di Milano, al Convegno promosso dall'Ordine dei Medici ambrosiano. Ce ne parla, in questo servizio, Fabio Brenna:
La prospettiva di regolare per legge un momento delicato e complesso come la fine dell’esistenza, non convince i medici milanesi. Nel convegno, organizzato dall’Ordine che ha messo di fronte giuristi come il presidente del Comitato nazionale di Bioetica, Francesco Casavola, il filosofo Vito Mancuso e il vescovo di San Marino, Luigi Negri, è emersa l’inadeguatezza delle proposte al vaglio dei legislatori ed anzi l’idea stessa di testamento biologico che sposta il rapporto medico-paziente tutto su quest’ultimo, cui si chiede di essere in grado di prevedere una situazione della quale non solo non ha esperienza, ma che verosimilmente si presenterà dopo molti anni in un contesto sconosciuto. Così si è espresso il professor Alfredo Anzani, docente di Etica clinica all’Università San Raffaele. Più che ad una risposta di carattere normativo, la soluzione per queste fasi critiche della vita, va ricercata nel contesto di una rinnovata alleanza terapeutica. Sentiamo il dottor Valerio Brucoli, responsabile della commissione di bioetica dell’ordine milanese dei medici:
R. - Diciamo che il Testamento biologico era nato come una garanzia contro l’accanimento terapeutico. Il Codice deontologico già vieta al medico l’accanimento terapeutico: leggendo le proposte di legge mi sembra che stia prendendo un altro significato il Testamento biologico che, fino a quella che è la sottolineatura, è “l’imposizione dei propri desideri”.
Troppe poi le competenze e le conoscenze medico scientifiche che sarebbero richieste ad una persona comune per poter decidere a riguardo del momento in cui ci si confronta con la propria morte:
R. - Quello che si pensa che dovrebbe essere, ma nella realtà non è, bisogna rendere certo. E’ normale il fatto che la volontà del paziente debba essere presa in considerazione, quello è sicuro. Però, deve essere inserita in un contesto di presa di coscienza di tutta una serie di indicazioni e l’indicazione principale è che uno per capire cosa gli sta succedendo deve esserci in quel fatto.
La parabola umana e artistica di uno dei geni musicali assoluti dell'antichità raccontata nel film "Io e Beethoven", nei cinema italiani
◊ Sugli schermi italiani approda "Io e Beethoven" della regista polacca, Agnieszka Holland: un coinvolgente ritratto del compositore tedesco nei suoi ultimi anni di vita, tormentato dalla solitudine e dalla sordità. Mentre una generosa e coraggiosa copista gli si affianca nel momento in cui nasce uno dei capolavori considerato patrimonio dell’intera umanità: la Nona Sinfonia. Il servizio di Luca Pellegrini:
"La musica è il linguaggio di Dio e non esiste essere umano che sia più vicino a Lui di noi compositori. Sentiamo la sua voce, leggiamo le sue labbra".
(musica)
Genio puro, ma profondamente umano, spirito irriducibile di libertà, che a volte rasenta una sublime arroganza. Personaggio complesso, difficile, contraddittorio, anche se capace di totale generosità. Non era certo un uomo schivo e prono alle consuetudini, Beethoven. In molta della sua musica possiamo scorgere i fermenti di un’epoca rivoluzionaria, perché Beethoven, a modo suo, era un rivoluzionario - non dimentichiamo che aveva il busto di Bruto sulla scrivania - un genio però anche avvezzo ai compromessi e, comunque, pieno di contraddizioni. Un provocatore nato. Mai un compositore ideologico. Ogni immagine che ci facciamo di lui e del suo tempo per questo non esclude, ma completa le altre. E per questo il film di Agnieszka Holland, con un magistrale Ed Harris nel ruolo del compositore, è un tassello in più di conoscenza storica, musicale ed umana che oggi possiamo avere di lui. Pur nella finzione della giovane copista Anna, interpretata da Diane Kruger, che mette a disposizione tutta se stessa e, tra le pieghe del burbero, scoprirà quelle dell’uomo sofferente e dell’artista profeta, la storia ci rende palpabile uno dei momenti creativi più intensi e memorabili della storia umana, quello che portò, nella primavera del 1824, alla nascita della Nona Sinfonia, proprio mentre l’autore perdeva progressivamente e totalmente l’udito. Scopriamo ancora una volta, nella ricostruzione plausibile e accurata, come in Beethoven ogni nota, ogni accordo, sia musica pura. E le immagini ci portano fin dentro le note del fugato finale della Nona, espressione dell’eroico e faticoso gesto di fuggire la miseria - anche quella dolorosa dei tempi presenti - con Beethoven che ci esorta ancor oggi a prenderci per mano, per cercare, salire, toccare il vertice, semplice ed assoluto, dell’amore. Quella mano che Anna gli prenderà tra le sue nel momento della morte, quell’amore di cui così difficilmente Beethoven fece esperienza nel corso della sua tormentata, desolata esistenza.
Il commento al Vangelo della domenica di don Massimo Serretti
◊ L'XI domenica del Tempo ordinario presenta il brano del Vangelo di Luca dove Gesù perdona i peccati alla donna che compie il gesto di lavargli i piedi con i suoi capelli. La donna, una pubblica peccatrice, suscita la riprovazione del fariseo che aveva invitato a pranzo Gesù, ma questi gli risponde:
"Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”.
Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
Gesù è il perdono di Dio vivente e presente. Tutta la sua persona dice: “Prima ancora di dire, la remissione e il condono”. Per questo egli infatti è venuto. “Lo chiamerai Gesù - dice l’Angelo a Giuseppe - egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. La sua stessa presenza prima ancora dell’azione, prima ancora della parola, è presenza di perdono. E’ Dio che cerca l’uomo e nell’uomo Cristo Gesù lo raggiunge. Dietro il perdono di Dio c’è l’amore di Dio e chi accoglie Gesù, il suo perdono, il perdono del Padre che per suo tramite viene gratuitamente donato, accoglie l’amore, entra nel dinamismo dell’amore che tutto muove e tutto accende. Così quella prostituta è perdonata e ama. Ama ed è perdonata. L’amore introduce al perdono e il perdono rinnova l’amore, non un amore qualsiasi ma quello personalissimo. Infatti, Gesù non le dice: “Và, il tuo amore ti ha salvata”, ma le dice: “Và, la tua fede ti ha salvata”, la fede in Lui.
A vent’anni dalla visita di Giovanni Paolo II, il cardinale Tarcisio Bertone inaugura a Zaspa, in Polonia, il “Monumento Verde”
◊ Dopo la celebrazione eucaristica presso la Chiesa della Divina Provvidenza di Danzica, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, inaugura oggi a Zaspa il “Monumento Verde”, un parco dedicato alla memoria di Giovanni Paolo II che proprio in questa località celebrò la Santa Messa nel 1987. Si tratta di un’ampia area in cui dimorano simbolicamente 27 tigli - uno per ogni anno di Pontificato - e una grande quercia centrale. Il labirinto di bosso, che orna il parco, vuole rievocare la vita umana come pellegrinaggio a volte tortuoso ma orientato verso la meta comune dell’incontro con il Padre. Qui, il 16 di ogni mese, centinaia di pellegrini polacchi si ritrovano per pregare e ricordare il giorno dell’elezione a pontefice del cardinale arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyła. In una lettera diffusa dall’arcivescovo di Danzica, Tadeusz Gocłowski, viene sottolineato che l’anniversario ventennale della visita del Santo Padre Giovanni Paolo II deve essere una speciale occasione di preghiera per la Beatificazione del Servo di Dio e per mantenere vivo lo spirito del suo insegnamento. Nella stessa città di Danzica, prima della liturgia, il cardinale Bertone ha benedetto un Centro di documentazione intitolato al Papa polacco. (F.F.)
I vescovi austriaci e croati riuniti per la prima volta dal 1991, anno di indipendenza della Croazia
◊ Si è svolta nei giorni scorsi, a Zagabria, una riunione delle Conferenze episcopali dell’Austria e della Croazia, la prima dal 1991, anno dell’indipendenza del Paese. Al termine dell’assemblea, è stata celebrata una Santa Messa nella cattedrale della città, seguita poi da una processione cui hanno preso parte il cardinale Cristoph Schonborn, arcivescovo di Vienna, e mons. Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria. Meta del cammino è stata la cappella Kamenita Vrata, dove è custodita una famosa immagine della Madonna. Proprio la Vergine è stata al centro della riflessione del cardinale Schonborn: "Chi si interroga su cosa sia la Chiesa nella sua essenza - ha detto - trova la sua risposta in Maria”. Precedentemente, il porporato aveva fatto riferimento al legame storico e di fede che unisce Austria e Croazia, menzionando la grande diaspora croata a Vienna e in altre città austriache. Circa l’eventualità dell’entrata della Croazia nell’UE, il porporato ha risposto: “L’Unione europea sarà europea davvero solo se ci sarà anche la Croazia, perché la Croazia è in Europa”. (F.F.)
In Spagna, approvata la legge sulla clonazione terapeutica, che permette esperimenti sugli embrioni umani. Netta opposizione del Partito popolare e delle associazioni cattoliche
◊ In Spagna, il Congresso dei deputati ha approvato definitivamente la Legge di ricerca biomedica con cui si incentiva e si regola la cosiddetta “clonazione terapeutica”. A votare contro alcuni punti del testo finale, è stato solo il Partito popolare. Il governo spagnolo diventa, dunque, il quarto fra quelli europei a promuovere la ricerca scientifica in questa direzione. Il presidente del Foro della Famiglia, Benigno Blanco ha dichiarato che la Legge rappresenta “una retrocessione etica totalmente ricusabile” perché trasforma l’embrione umano in “mero materiale” di investigazione. L’Agenzia Fides riporta anche la posizione dell’Associazione Nazionale di Bioetica ed Etica Medica secondo cui l’iter della legge non ha tenuto in considerazione le opinioni degli esperti in materia; mentre la direttrice di VidaCord, membro della Pontificia Accademia per la Vita, Monica Lopez Barahona, ha affermato che in questo modo si permette di trasferire un nucleo in un ovulo “come se quello che si generasse non fosse uno zigote, e dunque un embrione”. “Stiamo parlando di un essere umano - ha detto Lopez Barahona - non c’è ragione scientifica che giustifichi la clonazione”.(F.F.)
Lunedì prossimo, al via il capitolo generale dei Missionari Saveriani
◊ Da lunedì prossimo, a Tavernerio in provincia di Como, si aprirà il Capitolo generale dei Missionari Saveriani. Un mese circa di attività e preghiera per 820 religiosi, diffusi in 19 Paesi (Bangladesh, Brasile, Burundi, Camerun, Ciad, Colombia, Congo, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Indonesia, Italia, Messico, Mozambico, Filippine, Sierra Leone, Spagna, Cina-Taiwan, Usa) per riflettere sulla spiritualità della congregazione “nelle mutate condizioni dei tempi e della missione stessa” e infine eleggere la nuova direzione generale. L’agenda dei lavori, come specifica l’Agenzia MISNA, prevede in primo luogo l’ascolto delle relazioni di tutte le Regioni saveriane, quindi una relazione della direzione generale uscente farà il punto sul lavoro svolto nei sei anni di mandato, con particolare attenzione alle problematiche da prendere in considerazione per il futuro. La riflessione comune verterà sulle modalità di accoglienza degli aspiranti missionari, che ormai provengono da molti Stati (soprattutto Indonesia, Congo e Camerun), per capire come formare questi giovani alla missione e fare in modo che le diverse provenienze non vadano a scapito dell’unità della famiglia”. L’Istituto saveriano - fondato dal Beato Guido Maria Conforti - nella stessa plenaria eleggerà anche il nuovo superiore generale e i quattro consiglieri che lo affiancheranno nei prossimi sei anni. (F.F.)
“Africa for Life”: un Convegno della Comunità di Sant’Egidio per abolire la pena di morte in Africa
◊ Due giorni di discussione e confronto, per rafforzare un’alleanza etica tra pensiero africano e quello europeo. Due giorni per fare il punto sullo stato attuale della tendenza abolizionista in Africa, alla luce degli sviluppi positivi in atto nel continente. E’ lo scopo del Convegno “Africa for Life”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, che si svolgerà lunedì e martedì prossimi, a Roma. Si tratta del secondo evento del genere, al quale sono invitati a partecipare i ministri della Giustizia africani. Il primo si è svolto nel novembre del 2005, per dare inizio ad un dibattito pubblico sul tema della pena capitale. Attualmente, essa è bandita dagli ordinamenti di 14 Stati: ad essi vanno aggiunti altri 22 Paesi che possono essere considerati abolizionisti "di fatto". "Vorremmo 'premiare' questa tendenza - si legge nel comunicato, rilanciato dall’Agenzia Fides - offrendo visibilità e sostegno ai processi in atto, e sostenere attraverso una sinergia Europa-Africa, lo sviluppo di modificazioni legislative atte a segnare punti di non ritorno del Diritto proprio di ciascuno di questi Paesi. E’ soprattutto in Europa ed in Africa che il processo universale di abolizione della pena di morte ha ottenuto, sino ad oggi, i maggiori risultati”. La Comunità di Sant’Egidio, come è noto, è particolarmente impegnata a sostenere la pace nel continente africano, fino a diventare nel tempo un punto di riferimento diplomatico per molti governi: dalla Liberia alla Costa d’Avorio, dal Togo alla Repubblica Democratica del Congo. “Nel nostro impegno contro la pena di morte - si legge ancora nel docuemtno di Sant'Egidio - abbiamo voluto partire dall'Africa, dai suoi problemi ma anche dal suo umanesimo. Crediamo, infatti, che l'Africa sia decisiva in questa battaglia di civiltà e di umanità, per i contenuti morali dell'umanesimo africano così importanti per la cultura mondiale, ma anche a causa delle storiche relazioni che l'Africa ha intessuto con l'Europa. La realtà della nostra storia comune può essere trasformata in un'alleanza etica”. (F.F.)
Si celebra oggi la Giornata internazionale della Gioventù africana
◊ La piaga della povertà e dell’analfabetismo dei giovani africani “è una ferita aperta dell'umanità e la mancata volontà politica da parte della Comunità internazionale e di molti governi africani sono gli ostacoli principali per il raggiungimento del secondo Obiettivo del Millennio". La denuncia è di Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento europeo, nel corso di un evento organizzato il 14 giugno all'Europarlamento di Strasburgo, cui hanno preso parte più di dieci ambasciate africane, diverse ONG e l’ambasciatore dell'UNDP, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. A definire le cifre di questa carenza è stato Jean-Jacques Schul, coordinatore dell'IDAY, piattaforma di circa 200 ONG impegnate per la causa dell'istruzione nell'Africa subsahariana. Presentando il manifesto a sostegno del secondo Obiettivo del Millennio, Schul ha sottolineato che ad essere interdetti dal diritto all’istruzione sono circa 70 milioni i giovani africani, di cui 38 milioni bambini tra i 6 e i 12 anni. A loro, si aggiungono i minori "dimenticati": bambini-soldato, schiavi, ragazzi di strada, orfani o servi che non hanno né famiglia né uno status civile. “Questi, non solo rappresentano circa la metà del numero totale di giovani analfabeti nel mondo ma rappresentano anche un fenomeno in crescita". Luisa Morgantini, considerando l’ondata migratoria che interessa i Paesi europei ha denunciato la fuga disumana cui sono costretti i ragazzi africani “che scappano dalle loro terre e spesso muoiono prima ancora di raggiungere le nostre coste o di essere rinchiusi nei CPT. L'Africa, ha continuato, è ricca di risorse umane e materiali e la sua società civile è perfettamente in grado di prendere in mano il proprio destino". “In quanto rappresentanti della politica, della cultura e della società civile, abbiamo la responsabilità di sostenere i giovani africani, non solo perché in futuro saranno coloro che governeranno il continente, ma soprattutto perché sono già una delle parti più importanti della società di oggi. “Per questo - ha concluso la vicepresidente del Parlamento europeo - la commemorazione della Giornata internazionale della gioventù africana deve essere un'opportunità per ricordare a tutti i Paesi la promessa di garantire l'istruzione primaria per tutti i bambini e le bambine, consentendo loro di vivere finalmente una vita dignitosa". (F.F.)
Dopo nove anni di restauri, riapre la celebre cattedrale siciliana di Noto, monumento del barocco italiano
◊ Lunedì prossimo, la celebre e preziosa cattedrale di Noto sarà riaperta al pubblico. Dopo nove anni, questo monumento del Barocco italiano, già Patrimonio dell’umanità, distrutto da un crollo improvviso una notte di marzo del 1996, sarà benedetto da una solenne cerimonia eucaristica di riapertura, presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re. Alla celebrazione saranno presenti anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, l'arcivescovo Angelo Bagnasco, e il nunzio apostolico in Italia, l'arcivescovo Giuseppe Bertello. Per il governo italiano, invece, presenzierà il presidente del Consiglio, Romano Prodi. Secondo l’architetto Salvatore Trincali, che ha seguito i lavori, “la cattedrale ricostruita riassume in sé la storia della vecchia e la contemporaneità del nostro tempo, proiettata nella speranza per un futuro migliore”. (F.F)
In Afghanistan liberato Rahmatullah Hanefi, manager di Emergency accusato di coinvolgimento nel rapimento di Mastrogiacomo. Sul terreno, ancora vittime tra i civili
◊ In Afghanistan, attentati kamikaze e operazioni militari condotte da soldati delle forze della coalizione continuano a provocare vittime tra i civili. Nel Paese asiatico, intanto, è stato liberato Rahmatullah Hanefi, il manager dell’ospedale di Emergency, accusato dalle autorità afgane di coinvolgimento nella vicenda del rapimento del giornalista italiano, Daniele Mastrogiacomo. Il nostro servizio:
Il portavoce di Emergency ha confermato la notizia aggiungendo di non escludere, adesso, un ritorno dell’organizzazione umanitaria nel Paese asiatico. Nel comunicato di Emrgency, si precisa, inoltre, che permangono “le preoccupazioni per la salute di Hanefi e per il suo ritorno in ambienti nei quali sono state diffuse false accuse contro di lui”. Sul terreno, intanto, la quotidianità di un quartiere affollato di Kabul è stata improvvisamente sconvolta dall’esplosione di una bomba: un attentatore suicida a bordo di un taxi si è fatto saltare in aria quando ha visto passare, vicino alla propria auto, un mezzo militare della NATO. La deflagrazione ha provocato la morte del kamikaze e di tre civili. Si tratta del secondo attacco, nelle ultime 24 ore, contro obiettivi della NATO. Ieri, un kamikaze si era fatto esplodere nella provincia di Uruzgan, nei pressi di un convoglio dell’Alleanza Atlantica, uccidendo 5 bambini, altri 4 civili e un soldato olandese. Il segretario generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, ha assicurato intanto che farà di tutto per evitare, o quantomeno ridurre al minimo, le vittime tra i civili. Secondo la NATO, il recente miglioramento delle procedure ha già portato a risultati tangibili. Ma le rigide procedure di ingaggio spesso non sono sufficienti. L’ultimo episodio che ha causato i cosiddetti “danni collaterali” è avvenuto questa mattina a Kabul, quando soldati americani, temendo un nuovo attentato kamikaze, hanno aperto il fuoco per errore sulla folla e ucciso una persona, un civile.
- E di Afghanistan si è parlato ieri anche a Bruxelles, nell’ultima giornata di incontri tra i ministri della Difesa della NATO. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:
Sono i talebani con le loro azioni a provocare la morte di civili, non le truppe di intervento internazionale. Lo hanno sottolineato a Bruxelles 26 ministri della Difesa della NATO ed 11 extra alleanza, ma partecipanti alla missione in Afghanistan. Maggiori mezzi da combattimento, uomini ed unità per l’addestramento dei militari locali verranno forniti nel prossimo futuro. Il ministro della Difesa americano, Gates, ha brevemente incontrato anche il collega russo Serdiukov. Sul progetto di scudo USA no comment. Gates ha però espresso qualche giorno fa scetticismo sull’offerta di Putin di utilizzo della base radar ex sovietica in Azerbaijan. A Vienna, intanto, si è chiusa la Conferenza d’emergenza sul CFE richiesta da Mosca. Non si è riusciti nemmeno a mettersi d’accordo sul documento finale. Gli occidentali hanno ribadito l’importanza del trattato sul controllo delle armi convenzionali in Europa e l’auspicato dialogo.
- In Iraq, il segretario alla Difesa statunitense, Robert Gates, ha incontrato stamani a Baghdad i vertici militari per definire il calendario del dispiegamento dei rinforzi voluti dal presidente americano, George W. Bush. Gates, arrivato ieri a sorpresa a Baghdad, ha anche invitato il popolo iracheno a lavorare per la riconciliazione nazionale. Ma le violenze non si interrompono: oggi sono stati trovati i cadaveri di 13 atleti rapiti un anno fa. A Bassora, nel sud del Paese, è stata attaccata inoltre un’altra moschea sunnita. Mercoledì scorso, era stato parzialmente distrutto il mausoleo sciita di Samarra.
- Tensione alta anche in Libano: l’esercito libanese ha ripreso i bombardamenti contro postazioni dei miliziani islamici asserragliati da ormai quasi un mese nel campo profughi palestinese di Nahr el-Bared. Si teme che gli scontri possano causare altre vittime tra i civili. Un ulteriore rischio è quello costituito dalle mine, posizionate dai miliziani nell’area per impedire incursioni da parte di militari libanesi. Si stima che nel campo siano rimasti più di duemila rifugiati.
- In Turchia, il presidente Ahmet Necdet Sezer ha respinto la riforma voluta dal governo filoislamico del premier, Tayyip Erdogan, e convocato un referendum costituzionale. La consultazione probabilmente non si terrà, perché lo stesso Sezer ha annunciato un suo ricorso alla Corte Costituzionale chiedendo l’annullamento della riforma. Tale proposta prevede l’elezione popolare diretta del capo dello Stato, la riduzione da 5 a 4 anni della legislatura e la riduzione da 367 a 184 del numero legale per gli emendamenti costituzionali. L’opposizione, composta soprattutto da partiti laici, è contraria a questo progetto di legge perché teme una predominanza islamica nelle istituzioni.
- La Corea del Nord ha chiesto agli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia atomica (AIEA) di discutere sul piano per la chiusura del reattore nucleare di Yongbyon. La Corea del Nord aveva accettato la chiusura dell’impianto in seguito ad un accordo raggiunto lo scorso febbraio a Pechino. L’attuazione del programma, che prevede aiuti alla Corea del Nord, è stata però rallentata dall’intricata questione dei fondi nordcoreani congelati presso una banca di Macao. Tali fondi sono ritenuti di provenienza sospetta.
- In Thailandia, quattro persone sono state uccise nel sud del Paese, zona a maggioranza musulmana e teatro di violenze. Sempre nel sud, sette soldati sono rimasti uccisi ieri nell'esplosione di una bomba. Secondo gli inquirenti, l’attentato è stato compiuto dai ribelli separatisti. Più di 2.200 persone sono morte nelle violenze nella regione da gennaio 2004.
- Sono stati liberati, in Nigeria, dieci lavoratori indiani, sequestrati un mese fa nella regione petrolifera del Delta del Niger. Secondo fonti di stampa, il rilascio è avvenuto subito dopo la scarcerazione di un leader separatista, arrestato dalle autorità nigeriane nel 2005. Nel sud del Paese africano i ribelli del sedicente “Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger” (MEND) sono spesso responsabili di episodi di violenze e sequestri. Gli insorti chiedono, in particolare, una diversa distribuzione delle risorse derivanti da attività petrolifere.
- I cosmonauti russi a bordo della Stazione spaziale internazionale (ISS) sono riusciti a rimettere in funzione due dei tre calcolatori fuori uso da quattro gironi. Sembra così scongiurato il pericolo di un abbandono forzato della Stazione da parte dell’equipaggio. I tre astronauti avrebbero dovuto utilizzare la Soyuz attraccata alla stazione proprio per le situazioni di emergenza. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 167
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